INDIETRO

 

16-4-2003

 

Beatrice legge il suo testo “Rinuncia a vivere” (conferenza del 17.4.03) si discutono le questioni che da quel testo si possono trarre e soprattutto si discute di come rendere utilizzabile da parte di un uditorio ciò che si deve continuare a dire.

 

Siamo senza morale, in effetti uno degli aspetti più tremendi, quando viene avvertito, è l’assenza di morale, per esempio affermare che il linguaggio è un sistema operativo per il quale costruire la depressione più nera, la tragedia più feroce o la gioia più sfrenata è esattamente la stessa cosa. Questo non è assolutamente pensabile ed è una questione morale…

Intervento: cerca il suo conformismo e qualcosa che lo confermi che confermi le sue credenze e quindi le confermi se non le trova

Intervento: non ci resta che inventare una nuova religione e quindi continuare a dire che il linguaggio è un mezzo per dire che le cose stanno in un certo modo

Non ne sappiamo ancora abbastanza del linguaggio, mancano delle cose, c’è ancora da lavorare. Soprattutto ciò di cui dicevamo la volta scorsa dell’avvio del linguaggio, questo potrà consentirci di sapere meglio cosa si cerca: tenere conto di cosa succede quando si avvia, cosa si costruisce. Perché certe costruzioni portano alla paura e altre no, ché lì tutto comincia, ma non è facile, anche se la struttura del linguaggio è sempre quella, non è che sia diversa, ciascun elemento deve sempre confermare quello precedente e mostrare di sé di non contraddire le premesse da cui muove, trovare un elemento che soddisfa questi requisiti è la prima emozione, potrebbe anche essere strutturale questa cosa, in effetti l’emozione non è altro che questo reperire quell’elemento che soddisfa questi requisiti. La prima emozione, che ne è? Cosa fa? La prima è come se aprisse una via, una via da percorrere, dobbiamo saperne molto di più del linguaggio, sappiamo ancora troppo poco, dobbiamo ancora tornare a parlare della questione delle emozioni certo, ciò che abbiamo detto appare solido ma non sufficiente, è solo questo: occorre che verifichi l’elemento precedente e non sia contraddittorio con le premesse da cui muove? O c’è qualche altra cosa che ci è sfuggita? Questo sì sicuramente, ma è solo questo o c’è qualche altra cosa? Per esempio verifica l’elemento precedente in base a un criterio di verità, che è sì dato dal gioco che sta facendo, certo, ma anche l’avvio di una emozione ha utilizzato un criterio di verità per verificare l’elemento precedente, ma in quale gioco? Con quali regole? Eppure sono questioni determinanti, no, sappiamo ancora troppo poco del linguaggio Beatrice, bisogna che ci diamo da fare, non basta, potrebbe anche essere che queste lacune siano quelle che non ci consentono di essere così persuasivi, potrebbe anche essere. Ciò che abbiamo reperito non è sufficiente, è vero sì, non è negabile, ma non basta, c’è qualche altra cosa, dobbiamo pensarci bene, capire cosa avviene quando si avvia il linguaggio, cosa avviene e non può non avvenire. Avete già qualche ipotesi, qualche idea a questo riguardo, giusto per dirigere meglio la riflessione?

Intervento: l’altra volta dicevamo che il bambino, diciamo così, parte da una premessa che non può verificare e non potendola verificare cosa succede?

Che tutto ciò che ne seguirà sarà strampalato…

Intervento: sarà strampalato o questo è qualcosa… la torre di Babele, diceva

Il fatto che sia sgangherato lo costringe a cercare di confermarlo, cioè trovare qualcosa di vero intorno a questo votandolo a un lavoro inutile. Qui c’è qualcosa di importante… costretto a cercare di verificare le premesse che non ha potuto verificare mai, potrebbe anche essere passa la vita a fare questo, potrebbe anche essere… beh ci pensiamo. Vedremo di risolvere questo problema o quanto meno di dare una direzione…