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16-1-2003

 

Sandro legge sue riflessioni intorno al mondo interno ed esterno costruzioni linguistiche all’interno di una struttura linguistica che le produce e che le crede reali. Contrapposizione fra scienza e psichico. Questione del sapere, come si produce il sapere. La conoscenza comporta il sapere e il sapere è subordinato ad una struttura, a un sistema inferenziale e quindi senza il sistema inferenziale non esiste nulla perché non lo conoscerei e quindi non lo potrei pensare.

 

Considerazioni, obiezioni? Ha posto il linguaggio come condizione del sapere…

Intervento: il sapere si effettua, si utilizza con il linguaggio…

Questo sapere è quello che mi consente di parlare della legge di gravità, a questo punto è la legge di gravità che mette in discussione o è questo sapere?

Intervento: io non metto in discussione la legge di gravità, la legge di gravità è un gioco, un insieme di regole ma è determinata in quella maniera in quanto qualcosa mi permette di costruirlo

Intervento: la esclusione e quindi la non esistenza di ciò che non affermo, la distruzione…

Beatrice, ha risolto il quesito della volta scorsa? Qual era il quesito?

Intervento: ciò che cade dal quarto piano è un atto linguistico e quindi di fronte a questo atto linguistico non ci sono stati psicologici

Sì, io sostenevo che se il cadere dal quarto piano è un elemento linguistico allora le chiedevo di provarlo lanciandosi nel vuoto, giusto? Nel luogo comune se una persona si lancia dal quarto piano si sfracella sul selciato sottostante…

Intervento: questo è il fatto, è la conclusione

Bene, che io quindi dopo il volo mi sfracelli sul selciato significa qualcosa o significa niente? Ovviamente significa qualcosa, non soltanto per me ma anche per quelli che assistono. Ora quand’è che qualcosa significa qualcosa per qualcuno? Quando è inserito in una combinatoria tale per cui acquista un senso, che è ciò che chiamiamo gioco linguistico, quindi questa cosa significa qualcosa se è inserita all’interno di una combinatoria, se non è inserita all’interno di una combinatoria cosa succede? Posso cadere? Cioè fare che cosa esattamente? Questo cadere occorre che significhi qualcosa e che sia utilizzabile per significare qualcosa e quindi o significa qualcosa o significa nulla, se significa nulla non si può porre nemmeno la questione perché non ho nessuno strumento per farlo, se significa qualcosa, allora significa qualcosa perché inserito all’interno di una combinatoria, di un sistema che fornisce a questo elemento un significato, quello che io le sto attribuendo cioè cadere, cioè spostarsi rapidamente da una posizione a un’altra in verticale per esempio. Ora portiamo ancora oltre la questione, questo tizio potrebbe continuare ad insistere che io compia questa operazione, ma a questo punto sappiamo già che questo cadere e sfracellarsi significa qualcosa, e questo qualcosa che significa, per esempio, in questo momento non mi piace, non mi soddisfa, è legittimo, il fatto che sia un elemento linguistico non significa che non mi piaccia o non mi dispiaccia, il fatto stesso che significhi qualcosa comporta che rinvii a qualche altra cosa rispetto alla quale io posso benissimo avere un giudizio, una attribuzione…

Intervento: posso apprezzarlo o non posso apprezzarlo

Certamente, se non lo apprezzo non lo faccio, se lo apprezzo sì, così come accade. Ma per potere decidere se farlo oppure no occorre che significhi qualcosa, se non significa niente io non posso decidere niente perché non c’è nessun rinvio e quindi è una mia decisione che segue a una serie di considerazioni. Abbiamo detto che una premessa che giunge a un’altra che è una conclusione ha bisogno per potere farsi di una sequenza, e questa sequenza è quella che noi chiamiamo gioco linguistico, se non significasse niente allora sarebbe fuori dal gioco linguistico, ma se non significasse niente, cioè non avesse nessun rinvio, allora nessuno potrei pormi questa questione? Non significa assolutamente niente, se me la pongo è perché significa qualcosa, io posso accogliere oppure no questo significato, rimane una mia decisione. Perché non ha pensato questo?

Intervento: io dicevo che la questione è simile a quella della notizia…

Quand’è che una questione fa notizia, quando significa? Ma non è soltanto che significhi, perché qualunque cosa se è una qualche cosa significa, nella notizia sul giornale c’è qualche cosa in più, oltre significare qualcosa deve anche attirare l’attenzione in un certo modo, che è diverso: qualunque cosa significa ma non per questo attrae l’attenzione. La soluzione più semplice avviene sempre attraverso i giochi linguistici e cioè sul fatto che una certa cosa possa essere anche soltanto domandata o posta, occorre che significhi qualcosa per qualcuno, se non significa niente per nessuno cosa vuol dire questa cosa? Al di là del paradosso che sto enunciando perché mi sto chiedendo che cosa significa se non significa niente, che non ha nessun rinvio, che non c’è nessuna possibile apodosi, conclusione, quindi questo elemento non ha un rinvio, non ha un conseguente, e se non ha un conseguente allora non è inserito in un sistema inferenziale e allora se non è inserito in nessun sistema inferenziale che succede? Se non è inserito in un sistema inferenziale non ha un antecedente cioè non viene da niente, non c’è nulla che lo produca, non essendo prodotto da nulla effettivamente non c’è, né può porsi in alcun modo. Per quanto riguarda la questione dell’esistenza qui ovviamente la questione è più agevole in quanto è sempre possibile rinviare la questione chiedendo cosa si intende esattamente con esistenza, e mostrare eventualmente, se uno ha voglia di farlo, che l’esistenza necessariamente segue qualcosa e rinvia a qualche altra, l’esistenza esiste per sé o esiste per altro? Per esempio, lei può dire che esiste per sé e cioè non segue a nient’altro e a questo punto ha buon gioco: se non segue a nulla cioè non è prodotto da nulla, allora in che modo posso affermare che c’è? Se invece segue a qualche altra cosa allora dipende da qualche altro elemento e non esiste per sé, il fatto di dipendere da qualche altro elemento ci porta immediatamente a intendere quale elemento ci consente di concludere che esiste: se questo allora esiste, ed è un sistema inferenziale. Ora un’obiezione che può farsi ancora e che poteva anche farsi nei confronti di ciò che ha detto anche Sandro è che il sapere in effetti può essere l’organizzazione attraverso il linguaggio di elementi non linguistici, che il linguaggio semplicemente esprime, cioè dà una forma in modo da potere organizzare questi elementi in un insieme di informazioni organizzate note come sapere, a questo punto l’obiezione può essere valida, come dire che il linguaggio descrive cose che non sono linguaggio…

Intervento: che il linguaggio è un mezzo

Sì, certo, a questo punto ovviamente è l’esperienza l’unico elemento su cui si può basare un’argomentazione del genere, l’esperienza mi insegna che se urto contro un tavolo mi faccio male, a questo punto cosa dobbiamo opporre a una cosa del genere? Abbiamo due modi: uno è quello che abbiamo indicato prima rispetto al discorso del cadere dal ventesimo piano, l’altro riguarda l’esperienza in quanto tale, è un discorso che abbiamo già fatto, e inserire necessariamente questa esperienza all’interno di un sistema inferenziale cioè domandarci se l’esperienza è esperienza di qualcosa o esperienza di nulla, se esperienza di nulla allora non c’è esperienza, se è esperienza di qualcosa allora ciò che esperisco non è altro che qualcosa che segue a qualche altro elemento e se segue a qualche altro elemento e a questo è connesso per potere dire che è esperienza, allora senza un sistema inferenziale non può darsi nessuna esperienza, dicendo che il sistema inferenziale è la condizione dell’esperienza a questo punto abbiamo già detto ciò che ci interessava dire, cioè che il linguaggio è la condizione dell’esperienza…

Intervento:…

Abbiamo appena detto Beatrice, l’olocausto è un accidente che occorre che significhi qualcosa, se significa qualcosa allora significa qualcosa per qualcuno…

Intervento: significa qualcosa per qualcuno perché se non significa qualcosa per qualcuno

Quindi giungiamo a concludere, come conclusi in quella occasione, che fuori dal linguaggio l’olocausto non è mai esistito. Però, Beatrice dovrebbe inventare una risposta ancora più breve, efficace divertendosi in questo modo a prendere in giro chiunque abbia voglia di porle questa domanda. Come potrebbe fare? Inventi un’altra cosa più veloce e più leggiadra, perché se lei non sa rispondere a questa domanda allora tutto ciò che ha detto in precedenza non significa assolutamente niente ecco perché. Lei dunque pone la domanda intorno all’olocausto, lei potrebbe porre questa domanda: se non ci fosse il linguaggio con cosa la porrebbe? E io potrei risponderle: senza linguaggio con che cosa lo farei? Lei sa dell’olocausto, ma potrebbe sapere qualcosa senza questa struttura che organizza delle informazioni? Evidentemente no. Potrebbe esistere qualcosa di cui in nessun modo sia possibile sapere? E a quali condizioni qualcosa può esiste? E qui torniamo alla questione dell’esistenza; l’esistenza esiste di per sé oppure no, se esiste di per sé allora è svincolata da qualunque cosa quindi non ha nessuna connessione, se non ha nessuna connessione non possiamo neanche domandarci della sua esistenza, perché già domandare pone delle connessioni quindi non possiamo neanche rispondere. Se non esiste di per sé allora esiste per altro, questo altro ne è la condizione, e cioè c’è un antecedente che è la condizione di questo esistere che è il conseguente, e questa è esattamente ciò che chiamiamo struttura inferenziale, cioè linguaggio, pertanto senza linguaggio non esiste. La cosa più banale che viene posta è che le cose esistono, ma allora esistono di per sé o esistono per qualche altra cosa, se esistono di per sé allora sono sganciate da qualunque cosa e quindi non sono inserite in nessuna combinatoria, se sono inserite in qualche cosa allora sono il conseguente di un antecedente e pertanto all’interno di una struttura inferenziale, e quindi hanno questo come condizione per esistere, per potere dire che esiste. Sì Sandro ho ripreso le cose che diceva però sono disposte in modo un po’ più veloce…

Intervento: mi riallaccio a ciò che poneva Sandro cioè all’esclusione e cioè che questo discorso si riduce a qualcosa di vero o falso e quindi a un’esclusione completa come se ci fosse il nulla, come se la direzione fosse falsa…

Da dove viene la realtà? Sapete come si costruisce? Viene costruita dal linguaggio ovviamente, dagli operatori deittici, sono questi che la costruiscono. Gli operatori deittici sono quegli elementi all’interno del discorso che localizzano la posizione del discorso, sono per esempio i pronomi, come dire il discorso viene da lì. Se il discorso viene da lì ecco che allora è questo lì che lo fa sorgere e da qui è sorta la nozione di realtà, è ciò che consente di pensare che il discorso sia sganciato dall’operatore che a questo punto diventa ciò che lo produce, perché viene da lì, viene da me, questo me quindi come luogo, produzione del discorso è ciò che produce il discorso. Questo appare come ciò che costruisce continuamente la realtà…

Intervento: la difficoltà è quella di potersi pensare qualcosa d’altro che non sia linguaggio

Sì, è questo l’inghippo che consente di pensare che qualcosa sia fuori dal linguaggio, un indicatore che indica il luogo da cui procede e proviene il discorso per esempio, se dico il suo discorso ecco che do una collocazione grammaticale ma viene pensato sempre come il luogo in cui si produce, il luogo in cui si produce comporta un produttore del linguaggio che in questo caso è lei, e invece Gabriele a che punto siamo con il testo?