INDIETRO

 

 

15-10-2008

 

Intervento: il senso di colpa non è mosso solo da fantasie altrimenti sarebbe un po’ più nascosto il senso di colpa invece una persona se lo sente proprio il senso di colpa …

Sì, però è prodotto da una fantasia, se non avessi nessuna fantasia non avresti nessun senso di colpa. Intervento: ma non sono fantasie prodotte dal nulla sono fantasie ma prodotte da questioni sociali, questioni da virtù morali che non te le inventi così …

No, però le accogli, le accogli le fai tue e le dai per buone, a questo punto diventa una premessa generale su cui misurare tutto ciò che ne segue. Supponiamo che tu abbia ucciso qualcuno per niente, solo così perché in quel momento ti stava antipatico, allora a questo punto poi tu ci ripensi: “però non meritava di essere ucciso così sull’istante in fondo non aveva fatto niente” allora ti viene il senso di colpa, ti viene il senso di colpa perché supponi di avere commesso un crimine di cui sei responsabile e lo associ immediatamente alla necessità di una punizione, come dire che il senso di colpa si aspetta la punizione, vuole essere punito e allora finché non trovi qualcosa che ti punisca senti questa sensazione, però per sentire questa sensazione, questo senso di colpa tu devi sapere che uccidere qualcuno è male e cioè devi sapere di avere commesso un crimine, se un cane sbrana un gatto, dopo non ha nessun senso di colpa, come mai? Magari lo ha fatto per niente, solo perché gli è passato davanti e allora l’ha fatto, ma come mai non ha sensi di colpa?

Intervento: cosa c’entrano le fantasie? Cioè è il punto dove vuole arrivare questo senso di colpa, il punto dove vuole arrivare attraverso la punizione …

La fantasia non è nient’altro che ciò che la persona pensa, per cui se accogli un certo numero di giochi linguistici che si praticano all’interno di una certa società i quali prevedono che l’omicidio sia un reato è ovvio che commettendo una cosa del genere questa cosa scatenerà una quantità di fantasie, di punizione “adesso cosa mi faranno? Cosa succederà?” una quantità di cose che sono prodotte in realtà dal linguaggio come dicevamo prima, in assenza di linguaggio tutto ciò non esisterebbe né potrebbe esistere, come dire che tutto è in base alle cose che hai imparate e al modo in cui le cose che hai imparate funzionano per te. Ecco dove c’entrano le fantasie che possono funzionare in modo devastante oppure in tutt’altro modo, come dire che il modo in cui si costruisce, si configura in te il senso di colpa questo è determinato dalle tue fantasie cioè dai tuoi pensieri, dalle cose che tu hai pensate, acquisite negli anni. Le cose che tu pensi, che tu dai per vere, assodate, sicure, quelle su cui hai costruita la tua stessa esistenza sono le premesse generali su cui si costruiscono tutti i tuoi giudizi che saranno pilotati da queste premesse e queste premesse sono fatte di fantasie in buona parte, fantasie su cose che hai acquisite e che hai accolte, come per esempio nel caso estremo dell’omicidio, l’omicidio non è consentito se non in alcuni casi: in guerra, nei confronti dei nemici o per legittima difesa, sono le uniche condizioni, che io sappia, per cui è consentito uccidere qualcuno. Ma il senso di colpa è importante, come diceva Freud senza senso di colpa non si governa, il senso di colpa tiene tutti quanti buoni, tranquilli, fermi, zitti perché una persona che è piena di sensi di colpa è molto facilmente gestibile, sentendosi in colpa non oserà fare niente, penserà che l’unica cosa che gli è consentita è quella di nascondersi da qualche parte in silenzio assoluto, essendo colpevole è meritevole di punizione e quindi si aspetta sempre e comunque la punizione al punto tale che, sempre il nostro amico Freud, giunge a considerare che in alcuni casi alcune persone diventano criminali per senso di colpa, come dire che il crimine anticipa il senso di colpa o più propriamente da un significato a qualcosa che è avvertito come senso di colpa ma che non ha propriamente un motivo di essere: finalmente ammazzo qualcuno ecco che adesso il senso di colpa ha ragione di essere, così come l’impulso a confessare che Theodor Reik. Proprio Theodor Reich si chiedeva perché gli umani hanno questo impulso a confessare, uno tradisce la moglie e sta zitto per un po’, poi non riesce più a stare zitto e deve dirglielo a tutti i costi. È il senso di colpa che spinge a confessare, proprio per essere puniti, e la punizione seda il senso di colpa come dire: è meglio la punizione piuttosto che il senso di colpa esattamente ciò che Theodor Reik afferma. Reik chiaramente non aveva gli strumenti per intendere la questione in termini radicali  del perché una persona deve assolutamente confessare, sente questa spinta impellente alla confessione.

Intervento: …

Questo lo diceva già lui però occorre porre la questione in termini più radicali, se una persona ha acquisito e date per buone alcune cose che gli sono state insegnate, cioè se le ha accolte e fatte sue e cioè che il bene è una certa cosa, il male una certa altra, se uno commette il male allora deve aspettarsi la punizione perché è giusto così, sa che commettendo il male si pone in una condizione che è fuori da quella del consenso civile cioè letteralmente è bandito, bandito dalla società, bandito in generale, allora tutto questo gli crea una condizione tale per cui è come per un appassionato di cruciverba iniziarne uno e non finirlo, deve essere compiuto assolutamente, deve essere concluso cioè questa cosa che è rimasta aperta, è rimasta in sospeso, deve concludersi …

Intervento: …

La questione è un po’ più complessa, adesso stavo parlando dell’impulso a confessare, impulso a confessare che deve togliere il senso di colpa attraverso la punizione perché è come un programma: crimine/punizione. Se c’è crimine e manca la punizione il programma è in sospeso, ci vuole qualcosa che lo concluda, non può restare in sospeso così come tutte le cose importanti che hanno qualche rilievo. Gli umani necessitano di un percorso che è costruito in questo modo: premessa, passaggi coerenti, conclusione. Se manca la conclusione questa operazione rimane in sospeso ed è una delle cose più difficilmente tollerabili dagli umani, non perché siano fatti in modo strano, è semplicemente perché il linguaggio di cui sono fatti esige che una combinatoria concluda in un modo o nell’altro, deve trovare la conclusione. Questa è la questione posta in termini radicali, ovviamente per quanto riguarda il funzionamento del linguaggio ciò che lei diceva riguarda sì il senso di colpa che interviene in molto casi senza avere commesso nessun crimine, ma soltanto per averlo. Ad alcune madri accade, per esempio, di sentirsi in colpa per non fare abbastanza per il figlio, il più delle volte questo senso di colpa appare non giustificato agli occhi di chi osserva la situazione dall’esterno, però supponiamo che ci sia da parte della madre un desiderio poco raccomandabile nei confronti del figlio, un pensiero di morte per esempio, questo desiderio di morte è ovvio che crea una quantità enorme di sensi di colpa al punto tale che in alcuni casi occorre cancellare il senso di colpa perché è ancora troppo prossimo a questo desiderio che è assolutamente inconfessabile, e allora si capovolge la situazione, si capovolge in una enorme e continua preoccupazione che al figlio possa accadere qualcosa di brutto, non gli accadrà nulla se non glielo farà lei naturalmente, però questa enorme apprensione è la testimonianza di un desiderio che non ha avuto e non ha nessun modo per manifestarsi. Facciamo l’esempio di qualche tempo fa del bimbetto e della marmellata: “non sono io che voglio fargli del male ma è qualcun altro che vuole farglielo” e allora che la cosa si piega generalmente sul mondo esterno che è pieno di perigli e di minacce, un sacco di macchine che corrono, la malavita che c’è in giro, tutti che si drogano, tutti che stuprano, nessuno si fa gli affari suoi, ma in realtà tutte queste cose, tutte queste giustificazioni che la mamma apprensiva si da sono per lei più che legittime, è vero che ci sono un sacco di crimini, è vero che avvengono un sacco di incidenti e che succedono un sacco di storiacce e quindi tutto ciò che lei teme è assolutamente vero però questo le da sicuramente la giustificazione in modo di potere evitare accuratamente di occuparsi di ciò che pensa lei invece, però la sua preoccupazione è perfettamente coerente con tutto quello che si sente in giro …

Intervento: cosa sarebbe?

Il desiderio di morte nei confronti del figlio, più frequente di quanto si possa immaginare, ma ne abbiamo parlato in lungo e in largo di questa storia …

Intervento: …

Sì è come il dovere dire la verità a tutti i costi. Facciamo l’esempio del marito che ha tradito la moglie …

Intervento: al momento in cui confessa immagina di essere perdonato e di riacquistare una sorta di innocenza …

In alcuni casi, però non sempre di sicuro, c’è la necessità di dire la verità questo sì, qualunque cosa accada, il più delle volte sa che confessando questa cosa succede l’ira di dio, e nell’esempio che facevo è molto probabile però questo non gli impedisce di raccontare, certo che dopo la cosa riguarda anche altri è ovvio.