15-8-2007
Intervento: parlavamo della soddisfazione e di come si avvia il
linguaggio quindi di come all’avviarsi del linguaggio le prime posizioni che
hanno avuto esito favorevole mantengano il loro
statuto nel discorso quasi come se ci fosse la conclusione perenne di questo
discorso che coerentemente continua a costruire in base alle prime posizioni,
alla prima posizione… un discorso che si è avviato partendo da questa prima
posizione e poi aggiungendosi elementi sempre coerenti fino a cominciare a
verificare se quell’elemento è vero o falso mantiene comunque questa
impostazione tale per cui ciò che ricerca quel discorso è come se fosse la
prima soddisfazione che non viene “sentita” come tale, vale a dire che una
persona rispetto al gioco della realtà non immagina di essere guidata da delle
posizioni logiche in base alle quali il suo discorso si costruisce, il discorso
di ciascuno è linguaggio che sta funzionando e il linguaggio esige di
concludere a partire da ciò che chiama vero, da quel vero che costruisce per
poter funzionare… quindi qui quando parliamo delle posizioni del linguaggio
parliamo in ambito logico, già ci avviciniamo all’impianto logico a ciò che la
logica ha utilizzato misconoscendo la sua condizione, ciò che utilizziamo è la
posizione di un discorso, nel luogo e nel modo in cui ha concluso, ha portato a
buon fine… Ciò che poi in seguito il discorso chiama piacere… come dire che il
discorso sarà segnato da questo qualcosa che funziona indipendentemente da
quello che lui se ne dice e solo potendo considerare di essere discorso si può
intendere effettivamente cosa si dice quando si parla di piacere, ovviamente se
non si può considerare ciò che attrae un discorso perché la persona non è
null’altro che il discorso che produce… come sappiamo questa attrazione può
rivolgersi a qualsiasi proposizione che il discorso si trovi ad utilizzare e
che permetta la conclusione, e quindi fare i conti con il proprio destino è
fare i conti con le posizioni logiche che giocano in un discorso… poi può
succedere di intendere che siano due, due cose distinte da una parte un
processo logico e dall’altra un processo retorico ma tutto questo avviene a
partire da ciò che mantiene l’interesse in quel momento in cui si gioca… ci
siamo trovati a considerare che ciò che interessa l’umano è essere interessante
per qualcuno, senza questo soddisfacimento che all’umano appare necessario ecco
che il pensiero potrebbe essere responsabile di ciò che pensa…
Ciò che attrae è il compimento, è sempre il compimento, la conclusione, è questo che attrae. All’installarsi del linguaggio ciò che il corpo percepisce, gli occhi vedono per esempio, viene stabilito come qualche cosa che costituisce la premessa per i passaggi successivi, tutti questi passaggi conducono alla conclusione che è il compimento e che funziona come nella logica funziona un teorema: si parte da una premessa e poi attraverso dei passaggi coerenti si giunge all’ultima formula che è il teorema che è una tautologia, cioè sempre vero necessariamente, e così avviene nel discorso, sia quando si installa sia quando prosegue, ciò su cui ci siamo interrogati l’altra volta è perché alcuni, chiamiamoli pure teoremi, iniziali sembra che pilotino tutta l’esistenza con poche varianti, apposta si parlava delle fantasie erotiche cioè come quelle prime immagini, scene che producono il maggiore piacere. Ciò che si costituisce come un teorema, quindi necessariamente vero, costituirà la base da cui partire per costruire altre cose quindi tutto ciò che si pone all’installarsi del linguaggio come base per potere costruire altre cose sicuramente acquisisce una notevole importanza, come dire che rappresentano, questi teoremi, la condizione per costruire altre proposizioni, essendo veri i teoremi. Quindi il linguaggio utilizza qualche cosa che il corpo percepisce come uno strumento, infatti il corpo è uno strumento del linguaggio al pari di altri, e in base a questo costruisce connessioni coerenti vale a dire che non negano la percezione di partenza e la percezione non viene mai negata, una percezione non viene negata perché se qualche cosa viene percepito dal corpo con qualunque dei cinque sensi, se viene percepito allora questa percezione è qualcosa che esiste, se esiste non si può negare, voglio dire che la percezione si stabilisce come un’affermazione, un’affermazione innegabile, è un’affermazione di esistenza, in fondo ogni percezione è un’affermazione di esistenza, una volta che esiste…
Intervento: il bimbo dice: io piango quindi viene la mamma… si instaura questa…
Il bambino non ha ancora chiari i termini della struttura del linguaggio…
Intervento: per arrivare alla struttura del linguaggio?
Ci vuole un lavoro notevole…
Intervento: però sembra che per i primi anni non si arrivi alla struttura ciascuno è imbevuto di realtà…
Cesare, a parte noi non c’è nessuno che…
Intervento: certo che poi Faioni è arrivato alla questione però pare ineluttabile che funzioni così… Ha sempre funzionato così in effetti, però la questione centrale è che senza il linguaggio è possibile vedere così come “vede” una telecamera, come abbiamo detto tante volte, ma senza il linguaggio non c’è nessuna affermazione. Il linguaggio compie questa operazione: l’atto del vedere viene a costituirsi come un’affermazione di esistenza, io vedo quindi esiste, una volta stabilità l’esistenza ecco che da lì, l’esistenza di qualcosa che è vera perché la percezione non viene messa in dubbio come tutti i dati sensoriali, costituisce la premessa per qualunque proposizione che concluderà in modo vero perché se la premessa è vera e se la conclusione non contraddice la premessa è necessariamente vera ed è vera per il fatto che il linguaggio prosegue, non si ferma, quindi dopo chiamerò questo fatto vero. Rimane il fatto che il corpo come strumento del linguaggio consente di percepire, e ciò che è percepito viene stabilito come un’esistenza, che una volta stabilita esisterà per sempre. Da lì, come dicevo prima, si costruiscono dei teoremi cioè delle proposizioni sempre vere, il fatto che siano sempre vere da l’opportunità da lì di partire per costruire altre cose sempre e comunque, ma dicevo, perché sono così importanti queste prime? Anche dopo i dati sensoriali non vengono mai messi in discussione, la vista, per esempio è uno dei luoghi comuni: lo vedo dunque esiste, e si mantiene sempre questa equazione “lo vedo quindi c’è”, lo vedo e per il fatto di vederlo si stabilisce esattamente come un’affermazione di esistenza, anche se non viene percepita come tale ovviamente però funziona come tale perché poi da lì si costruisce qualunque cosa. Cosa avviene in questi primi teoremi? Perché sono così importanti? Per via del piacere che producono, del piacere che si produce in quell’occasione, per la prima è possibile giungere a un teorema, giungere cioè a una conclusione necessariamente vera. Il bimbetto si accorge che se strilla viene la mamma, se non ci fosse linguaggio non ci sarebbe nessuna affermazione in base a questo, anche un animale ha una memoria, si ricorda delle cose ma non c’è nessuna possibilità di una affermazione quindi nessuna elaborazione, nessuna consapevolezza della cosa, è un automatismo, così come è un automatismo per un’ape andare a cercare il miele o una cosa del genere, come diceva Benveniste, non è linguaggio perché il linguaggio consente di potere variare, un’ape non può variare il suo comportamento così come una lampadina non può decidere di non spaccarsi se cade sul pavimento. Allora dicevo del piacere, il piacere che nasce nel momento in cui il primo o i primi teoremi si installano nel linguaggio, quella è la soddisfazione più grande, difficilmente ripetibile perché la prima, perché è una novità, cioè l’attesa è maggiore e quando riconosce ciò che sta per accadere e il piacere di cui riesce a trarre la conclusione, l’inferenza “se io strillo quell’altro arriva” “se A allora B ma A dunque B” è una vittoria, è un piacere enorme ed è questo piacere che rende quell’inferenza così importante, così duratura al punto da permanere per tutta l’esistenza, in fondo è lo stesso motivo per cui alcune cose si ricordano e altre no, si ricordano quelle che per un motivo o per l’altro sono state importanti, tutto ciò che non ha nessun rilievo viene cancellato, non lascia traccia, e le cose importanti sono tali perché danno piacere, come dire importanza = piacere, più è importante e più da piacere, e ciò che da piacere naturalmente è la conclusione e l’attesa è connessa con questo…
Intervento: però di qui a far ammettere alle persone che la morte è un
piacere?
Occorre che ci sia un’attesa perché sia un piacere, e cioè un’attesa di altre cose belle e importanti, per alcuni lo è, per esempio per il fondamentalista islamico immagina che la morte sia soltanto il passaggio al paradiso delle 70 vergini che attendono, ecco che la morte è un piacere, infatti si uccidono con estrema facilità, noi un po’ meno, non avendo questa aspettativa diventa una cosa che non avendo alcuna aspettativa non ha nessuna importanza, nessun rilievo anzi, il mondo occidentale toglie qualunque aspettativa nella fantasia generale quindi, non è una bella cosa, toglie la parola, toglie tutto…
Intervento: sì però è una conclusione vera per cui
deve dare piacere…
Dipende da com’è considerata la morte, di per sé non è niente se la considera una conclusione vera allora la morte diventa l’ultima verità e allora delle persone possono andare incontro tranquillamente alla morte, ma non sempre si configura in questo modo, per alcuni è la peggiore delle catastrofi possibili, un evento non desiderato e non voluto che può accadere certo, però procrastinato il più possibile…
Intervento: sì però Faioni al pari della sofferenza, la morte ha la
stessa struttura è voluta…
E allora?
Intervento: …
Io per esempio non voglio darmi una martellata sul piede e allora secondo lei io voglio darmela? Non è così automatico...
Intervento: sì però di chi soffre la sofferenza in genere
è un piacere poi tutto sommato cioè non è intesa in questa maniera tutto
sommato come la morte non è intesa come piacere nel luogo comune…
C’è una differenza: il piacere può essere avvertito dal discorso la morte no, non può essere esperita, non c’è esperienza, mentre qualunque piacere può essere esperito, avvertito, riprodotto la morte è l’idea del fuori del linguaggio e ciò che è fuori dal linguaggio non può essere esperito dal linguaggio in nessun modo quindi non c’è, per questo dicevo che dipende dall’idea che uno ne ha, l’idea nient’altro che questo, e il piacere sì, il piacere è importante, dà la misura di quanto degli eventi siano rilevanti per una persona, dicevo prima che di infinite cose non c’è assolutamente traccia perché non hanno nessuna importanza e quindi non danno nessun piacere, accadono milioni di cose al giorno delle quali ciascuno si dimentica totalmente perché non hanno nessuna importanza, è ancora la stesso motivo per cui il vecchietto si ricorda di quando era bambino e non si ricorda cosa ha mangiato a pranzo perché quando era bambino le cose che faceva erano importanti perché davano piacere, ciò che avviene adesso non ha nessuna importanza e quindi non ha nessun motivo per fermarsi, e perché si ferma ciò che ha importanza? Perché dando piacere consente al linguaggio di costruire altre proposizioni, per potere avere questa particolarità occorre che ci sia del piacere cioè occorre che si siano prodotte da quell’elemento moltissime proposizioni, moltissime proposizioni che abbiano potuto concludere con un teorema, se non concludono con un teorema vengono abbandonate oppure continuano a interrogare a seconda di quanto è l’attesa del piacere che produce il compimento, per esempio il fanciullino che è in attesa del sì della fanciullina si aspetta molto da questo evento, da altre cose magari non ci si aspetta assolutamente niente, come se la memoria fosse selettiva sì certo, ma anche pilotata perché ciò che è importante per il discorso cioè ciò che produce piacere permane, permane così come in una teoria permane un teorema, allo stesso modo, come quell’elemento che essendo vero non può essere cancellato in nessun modo, e tutto ciò che costituisce un teorema rimane all’interno del discorso, può avere sì più o meno importanza però comunque un’importanza ce l’ha sempre cioè rimane comunque lì, tutto ciò che ha dato da fare per giungere alla conclusione rimane e poi una volta stabilita la conclusione rimane e fa parte del linguaggio, non è una questione di neuroni, è come una teoria logica: tutto ciò che è vero fa parte di quella teoria non può essere tolto, il linguaggio non può togliere ciò che sa essere vero perché ciò che è vero è ciò che esiste, che partecipa del linguaggio, dovrebbe espellerlo da se stesso e dove lo espelle? Fuori dal linguaggio? Non lo può fare, per cui rimane, è questa la struttura fondamentale della memoria senza andare a cercare nessuna traccia elettrochimica…
Intervento: e quindi ciò che fa funzionare il sistema inferenziale sono regole, regole di esclusione e regole di
composizione per cui si dimentica ciò che non è funzionale al proprio discorso…
Oppure ciò che crea problemi, a volte qualcosa viene dimenticato perché è troppo importante e allora siccome va urtare contro ad un altro gioco e questa incompatibilità costituisce una sorta di incompossibilità fra giochi uno può venire come eliminato, apparentemente, poi in realtà non lo è, viene come mascherato, se una cosa non gli piace e si gira dall’altra parte non è che non c’è più, continua a esserci tant’è che lui continua a star girato proprio perché c’è quella cosa, se no smetterebbe di girarsi…
Intervento: regole di esclusione e composizione a mantenere ciò che mi piace… il delirio di onnipotenza per quel bambino che deve costruire il mondo…
La struttura è molto semplice Beatrice, torniamo all’esempio del bimbetto che vuole attirare la mamma strillando, una volta che ha verificata questa cosa esiste nel suo discorso, e allora lui ha trovato un modo per piegare il mondo alla sua volontà, la mamma o chi per lei però la struttura è quella, se io riesco a compiere questa inferenza e concludere in un modo vero cioè è vero come dico io allora il mondo si piega al mio volere, questa è la struttura che continuerà a mantenere per tutta la vita, se se ne accorge allora potrà cessare di farlo se no va avanti per tutta la vita, lo strillare si trasformerà in qualche altra cosa, non dovrà fare intervenire la mamma ma altre persone però la struttura è sempre la stessa, non cambia, ha costruito un teorema da una premessa che ha esperito cioè il fatto che l’urlo fa venire qualcuno, ha percepito questo e questo è stato percepibile ovviamente perché esiste il linguaggio, quindi ha assunto la dignità di esistenza questo fenomeno, quindi se urlo arriva la mamma ma urlo quindi arriva la mamma, la struttura del sillogismo anapodittico degli stoici, è antico e funziona così e continuerà a funzionare così, come dire che il piacere, la gioia sta non tanto nel piegare l’altro, che arrivi oppure no la mamma, ma essere riuscito a costruire un teorema che conclude in un modo vero, ha piegato la realtà, a quel punto sì certo può partire l’idea dell’onnipotenza che spesso si trova nei bambini, quindi se sono riuscito a costruire questo teorema posso costruire qualunque teorema…
Intervento: sì poi uno può pensare di costruire qualunque cosa ma
finché non l’ha costruita questa cosa non esiste è un po’ quello che facciamo
noi si intende un discorso ma finché non si costruisce
non si gioca…
Non si va da nessuna parte…
Intervento: per esempio nel teorema viene
messo in discussione nel rapporto interpersonale…
Il teorema non può essere messo in discussione ché è una tautologia…
Intervento: per esempio quella cosa io l’ho posseduta…
Il problema Cesare è che il teorema continua a stare in piedi perché come dicevo è una tautologia, è come se dicesse “se A allora A” è sempre vero, se non si verifica è perché qualcuno non sta alle regole del gioco, se io chiamo qualcuno e questo qualcuno viene, allora se lui non viene è perché c’è qualcosa di sbagliato in lui, perché se io chiamo qualcuno, qualcuno viene, e questo è assolutamente certo…
Intervento: perché accanirsi contro qualcuno
che non viene…
Perché diventa un ostacolo, è come se non si attenesse a quello che è suo dovere fare, cioè se io chiamo qualcuno allora qualcuno necessariamente viene, io di questo sono assolutamente sicuro, se non viene è perché lui ha qualcosa che non va, lui è nell’errore, ecco che diventando un ostacolo, diventa un nemico e quindi va eliminato per ricondurlo al teorema che è sempre vero, non può essere falso se no non è un teorema. Il teorema rimane sempre valido, soltanto quella persona non rientra nello schema che è previsto, ché è deviata, ché è cattiva, ché è incapace, ché non sa niente. Nella logica il teorema come dicevo prima è l’ultima forma di una sequenza coerente, il teorema in realtà non dice niente, è una tautologia, dice che se A allora A, questo dice, e come diceva già Wittgenstein la logica non dice niente o come diceva Russel in logica si disquisisce e si teorizza su cose di cui non si sa assolutamente niente: se A allora B, cosa vuole dire? Vuol dire che c’è un’inferenza, un elemento, ma quale elemento? E perché? Nessuno lo sa, semplicemente è una forma, dicevamo tempo fa quando parlavamo della logica, una forma che è vuota, non dice niente è solo una forma e così il teorema cioè l’ultima forma non dice niente, afferma che una cosa è quella cosa, tutto lì, se un elemento viene posto come teorema non può essere considerato falso, ma rimane sempre, sono quelle fantasie originarie che pilotano l’esistenza di ciascuno per tutta la vita, continuerà ad aspettarsi che si verifichi quel teorema, che si ripeta in quanto vero, se non cambia il modo di pensare cioè se non c’è un percorso notevole quella struttura rimane all’infinito perché una volta che è considerata vera diventa un problema considerarla falsa, non so nemmeno se il discorso possa farlo, se non ha gli strumenti per farlo ovviamente ché una volta che si pone come teorema vuole dire che esiste e non può il linguaggio stabilire che prima esiste e poi non esiste più, non lo può fare, se esiste, esiste per sempre perché fa parte del linguaggio, se cessasse di esistere a quel punto che cesserebbe di essere un elemento del linguaggio e questo costituisce un problema notevole per il linguaggio, perché non lo può fare, se esiste da quel momento esiste sempre, è possibile costruire delle varianti, delle modificazioni, esattamente lo stesso ha fatto la logica di fronte a dei problemi, ha costruito delle limitazioni, delle varianti come dire: è sempre vero, però ci sono dei casi in cui è vero parzialmente ma la struttura rimane vera; la storia della logica, tutti i problemi che ha incontrato e che in qualche modo ha cercato di risolvere è la storia del pensiero ma non soltanto per quanto riguarda l’ontogenesi cioè il ciascuno ma anche la filogenesi cioè il pensiero da quando esiste traccia degli umani, la logica si è trovata di fronte a delle affermazioni che erano formalmente sempre vere, non poteva negarle in nessun modo, avrebbe dovuto negare la struttura stessa della logica e allora ha trovato degli escamotage, delle limitazioni la Teoria dei Tipi di Russel è una di queste, delle eccezioni, della particolarità…
Intervento: per evitare la contraddizione…
La contraddizione è costituita dal fatto che se una cosa esiste allora esisterà sempre, non può più non esistere, non è previsto che non esista, se un elemento linguistico è tale non può più ad un certo punto cessare di esserlo, dovrebbe essere proiettato fuori dal linguaggio, e come? Come dicevo prima in questo modo ci si sbarazza di tutte le fantasie attorno alla memoria e al suo funzionamento, la memoria funziona esattamente come funziona il linguaggio, una volta che qualche cosa si è stabilito e se si è stabilito è perché c’è stato un percorso, una elaborazione in qualche modo, una sequenza di cose che hanno concluso in modo vero producendo piacere, e il piacere non è altro che concludere in modo vero, adesso per dirla in modo breve tutto ciò rimane sempre, non viene cancellato mai più, costituisce il database del linguaggio e quindi sta lì in attesa di essere utilizzato, sono tutte cose che il linguaggio può utilizzare e quindi non se ne sbarazza perché può utilizzarle sempre e rappresenta il bagaglio di strumenti che può utilizzare in qualunque circostanza, si aggancia di tanto in tanto a questo o a quest’altro, fa connessioni e continua a costruire cose sempre partendo dai teoremi iniziali. Ma dicevo del fatto della novità, l’attesa è maggiore perché non so che cosa succederà, l’attesa è maggiore quindi la soddisfazione del discorso è maggiore, perché è maggiore? Perché ci sono più varianti da prendere in considerazione, è più difficile, risolvere un gioco più difficile da maggiore soddisfazione, perché? Potrei farvi un gioco, facciamo finta che uno più uno faccia due, due più uno faccia tre, allora tre più uno quanto farà? Un gioco del genere non diverte nessuno perché non costringe a una elaborazione, non costringe il discorso a impegnarsi a costruire cose, non c’è neanche la soddisfazione perché la soddisfazione è la conclusione attesa o per la difficoltà del procedimento che consente di giungere alla conclusione o per gli effetti, in ogni caso la soddisfazione è sempre connessa con il prodursi del linguaggio o per l’impegno che deve metterci per giungere alla conclusione oppure per gli effetti che produrrà una volta che ha concluso, per esempio se uno fa una vincita miliardaria al totocalcio non ha fatto nessuno sforzo però tutto questo gli da l’occasione di cose mirabolanti che potrà fare, invece risolvere il problema che si è trovato di fronte Gödel da una certa soddisfazione, o il problema che ci siamo trovati di fronte noi quando abbiamo costruita la teoria che abbiamo costruita, era difficile, impegnativa, ci abbiamo messo parecchio tempo da qui la soddisfazione. Tutto ciò che non da occasione di linguaggio non ha importanza, letteralmente non ha nessuna importanza, più da occasioni di linguaggio più ha importanza cioè piacere, è per questo motivo che per alcuni certe cose sono importanti e per altre sono totalmente irrilevanti.