14-11-2000
Avete riflettuto sui quattro punti?
1) provare che gli umani parlano per affermare cose
vere.
2) questo vero che li muove a parlare non è
provabile ed è assolutamente arbitrario
3) che a questo punto se non parlano per affermare
il vero ché non lo possono fare e allora parlano per il piacere di farlo
4) il piacere di parlare non è altro che il non
potere non farlo
Quali di questi punti avete considerato con maggiore
attenzione? (mi pare che questi punti siano legati l’uno all’altro per cui se
noi non ci fermiamo al primo punto e cioè “parlano per affermare cose vere”
tutte gli altri cadono o meglio non possiamo dimostrare che ciò che si dice non
è né vero e né falso e tantomeno non possiamo affermare a fortiori che parlano
per piacere e quindi l’ultimo punto che dice che gli umani non possono non
farlo…) sì quindi occorre potere affermare con sicurezza il primo punto (sì
occorre rendere universale questa proposizione) sì (mi pare sia importante
trovare il modo di universalizzare le proposizioni, Aristotele si è trovato ad
affermare quella proposizione che dice “tutti gli animali sono mortali” etc. e
questa è la realtà, rendere universale il primo punto, ciò che ci importa è
partire da questo punto per procedere con gli altri passaggi) non negabile è
universale e vale sempre (ciò che ci occorre è rendere negabile questo punto
per poter fare il secondo passaggio) bene partiamo da questo punto “è vero che
gli umani parlano per dire cose vere?” (mi sono interrogata su questo “è vero
che gli umani parlano per dire cose vere?” è chiaro che già ponendosi la
domanda in questi termini ciò che ne discende parte da un giudizio di verità o
di falsità) poniamola pure in altri termini (non è possibile perché la domanda
risponde a un vero, la domanda pare funzioni così perché pur ponendo la domanda
che chiede se gli umani cercano il vero facendo questa operazione io mi trovo a
scegliere fra due verità, una falsa perché la posso negare e cioè non risponde
a dei requisiti di cui io “so” e quindi di qui non posso proseguire, e una vera
che accolgo e quindi di lì proseguo…) dicono ciò che credono, possono credere
ciò che ritengono falso? Posso credere che Beatrice sia finlandese mentre so
che invece è italiana? (no, non lo posso fare l’abbiamo detto tante volte per
una regola grammaticale) quindi questo è già un elemento. Gli umani affermano
ciò che credono? O affermano ciò che non credono? (taglierei molto corto, gli
umani affermano ciò che credono, perché qualunque sia il motivo per cui lo
fanno comune si attengono ad un vero che utilizzano) si tratta di una regola
grammaticale anche questa se affermano è perché lo credono, affermano ciò che
credono e negano ciò che non credono, (sempre di credere stiamo parlando non mi
soffermerei molto sul contrario e cioè sul mentire) credere non significa
nient’altro che pensare una certa cosa vera, ma senza poterlo provare, se non è
affermare con certezza, dicevo se no non è credere, è affermare con certezza
perché per credere occorre che ciò io credo non sia necessario, se no non credo
che sia così so che è così, questa è la differenza fra il sapere e il credere,
però quando affermo che so che una cosa è così in realtà non potendolo provare
essere necessariamente vera, questo sapere si traduce in una credenza, in una
supposizione, in una superstizione. Ora a questo punto sappiamo che ciò che gli
umani affermano è anche ciò che credono, perché se sanno, affermano di sapere
non potendo provare questo sapere, questo sapere non è altro che una
superstizione, un atto di fede, quindi se affermano ciò che credono comunque
ciò che credono è per definizione ciò che è pensato vero, e non è possibile
credere ciò che si sa essere falso e pertanto necessariamente se affermano
qualcosa lo pensano vero. Ora gli umani non è che parlano solo per affermare
delle cose, potrebbe pensarsi anche questo, ci sono delle cose che non sono
affermazioni, una preghiera non è una affermazione, un’imprecazione neppure, un
gestaccio…quindi non tutto ciò che gli umani dicono è necessariamente
un’affermazione ma, ma (il dovere…) certo ce ne sono molti…..dobbiamo invece
vedere se è possibile ricondurre qualunque cosa che può essere dicibile a una
affermazione o un effetto di una affermazione, se a uno casca un ferro da stiro
sopra ad un piede e tira una madonna, ecco, dove sta qui l’affermazione? cosa
sta affermando qualcosa o non sta affermando niente? Sta affermando che gli fa
male il piede. Per esempio (sta affermando che ce l’ha con il destino che gli
ha fatto cadere il ferro sul piede) stiamo valutando se sia possibile parlare
senza affermare qualcosa infatti giustamente affermando che il destino ingrato
gli ha fatto cascare il ferro da stiro sul piede (mi sembra che anche questa
imprecazione sia qualcosa a cui crede, sembra dovuto ad una accusa alla
madonna, al destino o a dio, qualcosa di universale qualcosa di preesistente
quasi, io che sono un devoto così mi hai trattato) ma non cercherei tanto il
significato di una interiezione o di una imprecazione quanto piuttosto il fatto
che questa imprecazione o interiezione muovono da un’altra affermazione, per
esempio se casca il ferro da stiro sul piede l’imprecazione afferma che mi sono
fatto male. Non è facile sostenere una cosa del genere dobbiamo ancora
lavorarci, perché se non tutto ciò che si dice è una affermazione allora
abbiamo una teoresi molto ridotta, cosa vuol dire affermare? Stabilire, tenere
fermo letteralmente, istituire… abbiamo il dizionario? Allora: affermare
“dichiarare apertamente, dare per certo con piena consapevolezza, dimostrare
con ragioni e con fatti… ecc..” quindi affermare è dare per certo qualcosa,
ogni cosa che si dice dà per certa qualcosa? È necessario che avvenga questo
oppure no? Questa è una domanda a cui dobbiamo rispondere e abbiamo dati alcuni
esempi in cui parrebbe non essere così, l’interiezione, l’esclamazione,
l’ordine, la domanda, la preghiera, l’invocazione, recitare una poesia. Tutte
queste situazioni appaiono non essere situazioni affermative, qualche idea?
facciamo così voi fate degli esempi in cui appaia non esserci nessuna
affermazione e troverò l’affermazione che produce l’esclamazione per esempio…