13-9-2005
Avete riflettuto sulle ultime questioni?
Intervento: come sia
necessario continuamente compiere nel proprio discorso quella confutazione che
porta a mettere in gioco qualsiasi cosa si ponga come baluardo della realtà, direi che la cosa che mi interessa di più è fare in modo che
si instauri nel mio discorso questo esercizio di portare qualsiasi cosa io
creda esistente
E dove la porta?
Intervento: alle sue
estreme conseguenze, portare qualsiasi argomentazione che si pone nel discorso
come vera…
Potrebbe dirci come fa?
Intervento: il problema
ciascuna volta è di non farmi travolgere…
E quando riesce a non farsi travolgere
come opera?
Intervento: cerco di
costruire quelle regole che portino il mio discorso a
fare un certo gioco, lo decido… io decido che di fronte a una certa questione
per riuscire a confutarla… ho girato su molte questioni per molto tempo
concludendo in un certo modo e sviando poi il discorso trovando il modo di
occuparmi di altro e invece no occorre che ciascuna premessa sia fornita di
conclusione, almeno per intendere quello che si va dicendo, questo per agire il
linguaggio per non essere travolti dal linguaggio perché al momento in cui qualcosa
è considerata inattaccabile, qualsiasi cosa, inattaccabile riesco se non a
deviare, cambiare direzione… quindi cercare di concludere qualsiasi questione
dalla più stupida e più insignificante, quindi qualsiasi aspetto di una
questione, cercare di fissare delle regole per cui si possa avere modo di…
Modificare la conclusione. Sì, è questo che generalmente
avviene in un’analisi, modificare la conclusione, che finché resta la stessa
non cambia niente.
Intervento: mi chiedevo
cosa avviene nella struttura che funziona attraverso i suoi elementi che sono in relazione tra loro, che sono connessi tra loro e il
nostro lavoro sarà quello di rendere curioso…. esplicite
tutte quelle implicazioni per un uditorio, per le conferenze…
Possono essere infinite le conclusioni…
Intervento: pensavo
questo arrivare a un’altra conclusione… modificare la
conclusione è arrivare alla conclusione che di giochi linguistici se ne può
creare un’infinità
Intervento: certo ma
questo fa parte del gioco che noi facciamo solo facendo questo gioco è
possibile… sono due parti che si legano a vicenda
Sì, e questo è il compito della retorica: mostrare che
la conclusione cui si giunge non è l’unica, mentre per la logica sì, la logica deve portare all’unica conclusione possibile, invece
la retorica no, la retorica è fatta apposta per potere giungere a qualunque
conclusione partendo dalle stesse premesse, e mostrare che dalle stesse
premesse è possibile inferire qualunque altra cosa, e questo è ovvio che
comporta non avere più la necessità di credere nulla. Cesare, supponiamo che
lei in una conferenza giunga ad affermare che qualsiasi cosa è un elemento
linguistico, e supponiamo ancora che qualcuno dalla sala le chieda perché lei
ha affermato questo, lei cosa risponderebbe in quel caso?
Intervento: in prima istanza qualsiasi cosa è un elemento linguistico perché se
così non fosse non potrebbe esistere nulla perché un qualsiasi cosa che sia
fuori dalla struttura del linguaggio non è dicibile per cui non potrei saperne
nulla, nella migliore delle ipotesi supporre che ci sia qualche cosa che
preesista
E perché? Perché
non esisterebbe nulla?
Intervento: non ci
sarebbe il linguaggio che funziona
Ma le cose ci sono…
Intervento: è
un’ipotesi non si può dimostrare questo, è un fantasia
tutto sommato
Il fatto che io veda delle cose è un’ipotesi?
Intervento: no, però
c’è una struttura che permette di vedere queste cose
Le vedo sì, perché c’è una struttura che è quella oculare, c’è l’occhio, la cornea, la retina e tutte
le…
Intervento: le cose
sono tali perché sono all’interno di una struttura linguistica perché
supponiamo che le cose che lei può vedere proprio perché c’è questa struttura
che funziona che permette di inferire, di dire
Questo sicuramente, ma mi permette anche di vedere, quindi
non sono gli occhi che mi consentono di vedere ma è il
linguaggio, questo sta affermando? È una affermazione
impegnativa, saprebbe dimostrarlo? Quindi gli occhi
non servono a niente, io potrei accecarmi e…
Intervento: i sensi
percepiscono in funzione del linguaggio, cioè i sensi
cosa sono? Sono gli strumenti che il linguaggio ha posto per giocare questi
giochi, per funzionare tutto sommato
Come fa a saperlo?
Intervento: perché se
così non fosse, se non fossero una costruzione del linguaggio i sensi non funzionerebbero
Ce lo ha già detto, ma non ci ha detto
perché…
Intervento: perché non
potrei saperne nulla… io posso solo supporlo che le cose siano fuori dal linguaggio però posso solo supporlo, io non potrei
mai dimostrare perciò se non posso dimostrarlo non ha nessuna validità in
ambito teorico
Perché se lei si pesta un dito con un
martello il fatto di non poterlo provare le impedisce di provare male?
Intervento: questo è un
gioco che il linguaggio mi permette di conoscere e che io ho costruito
E quindi senza linguaggio lei non
proverebbe nessun dolore?
Intervento: no, non
potrei saperne nulla
Come fa a saperlo?
Intervento: se io
lascio cadere un bicchiere…
Però il bicchiere non è provvisto di
terminazioni nervose, lei sì…
Intervento: ma queste
terminazioni nervose senza linguaggio non sono nulla sono solo delle funzioni
che il linguaggio ha posto… invece ciò che noi affermiamo che qualsiasi cosa è
un elemento linguistico lo possiamo dimostrare
Perché è importante dimostrare qualcosa?
Intervento: perché si
cerca sempre che il proprio discorso sia vero… ed è proprio il linguaggio che
pone questa condizione
Vero, è importante, ma è anche necessario?
Intervento: è
necessario per far sì che il proprio discorso…
Lei parla di mostrare o di dimostrare? È diverso. Cesare,
perché la fa tanto lunga? Potrebbe rispondere semplicemente che per andare
avanti nel parlare io devo giungere a una conclusione
vera, perché se so che è falsa non posso proseguire, ecco perché è necessario
che sia.
Intervento:…
In ogni caso che io ci creda oppure no, se ci credo è
perché penso anche che sia vero, se invece non ci credo è perché penso che sia
falso, è bell’è fatto. Sandro, e con i sentimenti come
la mettiamo? I grandi sentimenti, l’amore, l’onore, la nobiltà d’animo, tutte
queste grandi cose sono fuori dal linguaggio, vorrà
concludere con me che necessariamente non appartengono al linguaggio?
Intervento: per quale
motivo non esisterebbero fuori dal linguaggio?
Perché sorgono spontaneamente e non in seguito ad una attenta e ponderata valutazione, quando una fanciulla si
innamora di un fanciullo non è che ha considerato con attenzione e scrupolo e
metodo tutta la questione. Consideriamo il colpo di fulmine, la persona rimane
folgorata come Paolo sulla via di Damasco e per cui
non c’è stata nessuna considerazione, nessuna valutazione, niente…
Intervento: il colpo di
fulmine comporta una affermazione che io amo questa
persona
È la conseguenza…
Intervento: l’affermazione
per esempio “io lo amo” si pone come una conclusione… porre
il colpo di fulmine come ciò che produce una conclusione, ora il fatto che io
possa avvertire dell’innamoramento nei confronti di una persona si pone come
conclusione e a questo punto l’antecedente…
Però lei surrettiziamente me lo pone come conclusione, e
se io le dicessi che è una constatazione? Constato ad
un certo punto di amare una certa persona e lo constato
perché è avvenuto questo fenomeno: esattamente il colpo di fulmine di cui si
diceva, se non ci fosse stato colpo di fulmine…
Intervento: e pertanto
il colpo di fulmine come antecedente rispetto…
Sì ma un antecedente temporale, non logico…
Intervento: comunque all’interno di un’inferenza… c’è stato un colpo di
fulmine quindi di conseguenza l’innamoramento, conseguenza temporale sì ma
comunque sempre all’interno di un’inferenza, all’interano di una successione…
quindi il fatto che il colpo di fulmine… la funzione è questa se il colpo di
fulmine procede dal nulla e quindi si è spontaneamente creato
Non dal nulla, procede da il
moto dell’animo…
Intervento: allora se
parliamo di moto dell’anima possiamo chiederci che
cos’è che muove quest’anima… e che cos’è che lo muove? Sono i pensieri
E se fossero solo sensazioni?
Intervento: sensazioni?
Quindi fuori da questa struttura di pensiero
Così come la sensazione di benessere
o di malessere, o la sensazione di caldo o di freddo o di disagio…
Intervento: quelle che vengono chiamate sensazioni fisiche, spirituali ecc.
Sempre sensazioni sono…
Intervento: sì, si
potrebbero fare delle distinzioni… l’origine di queste sensazioni si trova
all’interno del pensiero è solo all’interno del pensiero che queste sensazioni
trovano un senso
Molte volte accadono proprio senza senso, tant’è che la
stessa persona non sa darsene nessuna ragione…
Intervento: non sa in
qualche modo ripercorrere quelle che sono tutte le varie inferenze che hanno
prodotto quella conclusione, per esempio “che io sono innamorato di quella
certa persona” come se in questo caso il colpo di fulmine avesse saltato tutta
una serie di passaggi, passaggi logici che portano appunto a questa conclusione
questo crea una sorta di non consapevolezza di quello che sta accadendo ma se
uno si provasse a raccontare la storia del proprio innamoramento potrebbe in
qualche modo reperire tutta una serie di elementi che hanno
preparato tutto questo innamoramento, hanno preparato nel senso che provano… cioè
questi elementi una volta considerati possono essere reperite tutta una serie
di connessioni, tutta una serie di relazioni tra questi elementi, relazioni che
hanno prodotto tutta una serie di inferenze coerenti e che l’hanno condotto a
questo innamoramento
Bene, a questo punto generalmente la persona che le fa
questa domanda non sa più cosa dirle ma se è una fanciulla
allora sposta la questione su un’altra interrogazione, e cioè: ma allora a
questo punto l’innamoramento non è più niente? Diventa una cosa di testa,
razionale e si perde tutto il pathos?
Intervento: no, il
fatto stesso che ci sia questo colpo di fulmine… baypassare
tutti questi passaggi logici è una costruzione quasi “voluta” perché
quell’effetto che produce forti emozioni che può comportare un colpo di fulmine
è in qualche modo agevolato e aiutato proprio…
Se io ricostruisco tutti i passaggi ad uno a uno alla fine anche l’innamoramento si decostruisce, quindi
non ci si innamora più di nessuno?
Intervento: no, non è
che ci si innamora più di nessuno, ci si innamora in
modo differente
Come si fa ad innamorarsi in modo consapevole?
Intervento: non è che
nel colpo di fulmine non ci sia una decisione, c’è una decisione solo che
questa decisione è in qualche modo deresponsabilizzata
mentre invece laddove una persona può interrogarsi sulla propria storia, sui
propri amori può constatare che questi innamoramenti o quel determinato
innamoramento ha seguito un suo percorso molto preciso, il che comunque fa sì
che l’innamoramento possa anche essere più così travolgente, in quanto lo si
subisce… la forte emozione che si è costruita un certo percorso… non toglie il
piacere dell’innamoramento il fatto di sapere come si costruisce
Sì certo, il piacere non si toglie ma
per lei cos’è il piacere, se è qualcosa ? Non sta proprio in questa sorpresa,
in questo straniamento? Tant’è che le fanciulline per lo più che cosa chiedono: sorprendimi…
Intervento: questi sono
giochi che servono ai grandi sentimenti per funzionare e provocare delle grandi
passioni, grandi travolgimenti
Non sono forse queste le cose più belle della vita?
Intervento: al momento
in cui si possa considerare come si costruisce l’amore…
Se lei toglie il piacere una delle cose
più belle della vita, della vita cosa resta?
Intervento: se il
piacere di un sentimento è dato dal travolgimento e dalla grande
passione…
Le più grandi emozioni e passioni vengono proprio da lì,
dal travolgimento…
Intervento: questo mi
ricorda tanto i giochi che fanno i bambini che hanno bisogno di costruire
sempre lo stesso gioco…
Cos’ha contro i bambini?
Intervento: nulla
contro i bambini, poi man mano che il bambino cresce… e quindi il bambino mano a mano abbandona… ma se noi continuiamo a trarre dai
grandi sentimenti, dai grandi ideali la necessità di costruire il travolgimento…
non possiamo considerare quello che è effettivamente l’amore, questo grande
traino dell’umanità… intendo dire che nell’amore non è tanto l’oggetto in
quanto tale a questo punto…
Come non è l’oggetto in quanto tale? Soprattutto
nell’amore, lei provi a togliere ad un fanciullo la
sua innamorata e mettergliene un’altra, non è la stessa cosa, non è
intercambiabile, delle volte lo è ma non sempre…
Intervento: sempre
queste storie travolgenti per cui io non sono
responsabile di quello che vado facendo, se invece si potesse considerare
l’amore come ciò che permette delle cose meravigliose per cui l’oggetto d’amore
è partecipe
Quali cose meravigliose? Dica una cosa meravigliosa…
Intervento:…
Andiamo avanti. E quindi c’è
responsabilità nell’innamoramento…
Intervento: occorre che
ci sia responsabilità se no ci si trova a ricercare nell’innamoramento quelle
che sono le storie cui è abituato e che producono quelle tali emozioni e
sensazioni…
Intervento: nell’amore
il partner è ciò che fa star bene
Dipende, può anche essere quello che fa stare male in
alcuni casi, se il partner per esempio tradisce, succede che allora l’altra
persona sta male…
Intervento: con l’idea
che se non lo tradisse starebbe bene, nel senso che questo stare bene è
attribuito alla responsabilità di questa persona
Lei dunque sta negando che sia così?
Intervento: sto
riflettendo partendo da un modo di dire per cui la
persona diventa irrinunciabile perché è la condizione del proprio benessere… con
la questione della verità
Ma la verità che cos’ha a che fare?
Intervento: la
questione del bene il fatto che questa persona in qualche modo… pensavo alla questione iniziale della responsabilità che
laddove questo bene è la verità, è rappresentato da questo partner è chiaro che
a questo punto…
Perché questa sovrapposizione tra bene e
verità?
Intervento: l’abbiamo
già svolta nelle conferenze, lei voleva proprio ricostruirla… il primo a
parlare del bene è stato Platone… quando parlava prima
del piacere mi veniva in mente qualche cosa che è pensata come il male non può
condurre al piacere…
Perché no? Una persona sa che mangiare
certe cose le fanno male però le mangia lo stesso
perché le fanno piacere…
Intervento: non che faccia bene o che faccia male… qualche cosa che
produca una sensazione anche di benessere. Ma al momento in cui
mangia produce una sensazione di benessere il malessere viene dopo… il piacere
è connesso con qualcosa che non può far stare male
E un masochista?
Intervento: ha una
diversa concezione del bene e del male però è qualche cosa che produce un benessere…
ciò che può essere bene per me per un altro può voler dire nulla… il masochista
utilizza delle cose per produrre del bene che io non utilizzerei
ma questo non significa che qualcosa non sia degno…
Retoricamente il discorso che lei sta facendo è corretto,
però la porta attraverso tantissimi passaggi prima di giungere alla questione
che era in gioco, cioè la sovrapposizione tra il bene
e la verità, e in effetti, sempre in ambito retorico, potrebbe essere utile in
questo caso porre subito la questione in questi termini “ciò che gi umani
cercano da sempre, la cosa più importante per loro è avere ragione, ragione
dell’altro” per esempio, avere ragione dell’altro per la fanciullina è la
sicurezza di avere il possesso sul fanciullo e per il fanciullo lo stesso,
avere un potere tale, per esempio, da concedere alla fanciulla di avere potere
su lui, che è il massimo, e in effetti funziona così quasi sempre: concedere
all’altro il potere su di sé, lo concedo io quindi sono più forte perché sta a
me dartelo oppure no. Dunque avere ragione dell’altro e questa ragione non è
nient’altro che il potere concludere che le cose stanno così come dico io, che
è così, quindi la verità è ciò che io affermo. A questo punto sì, la sovrapposizione fra bene e verità è immediata, il mio bene è avere ragione dell’altro perché
solo a queste condizioni io sono veramente felice, cioè quando gli altri sono
in mio potere, qualunque tipo di potere non ha importanza, e cioè mi danno
ragione con i fatti o con le parole, con i fatti piegandosi alla mia volontà,
con le parole essendo d’accordo con me…
Intervento: il testo di
Severino… Eschilo diceva che gi uomini hanno sempre
cercato la verità per essere felici…
Tutta la filosofia greca è sorretta su questo…
Intervento: se il fine
degli umani è l’avere ragione dell’altro e quindi il potere…
Funziona così: non potendosi trovare la verità la si dà da qualche altra parte con la speranza…
Intervento: nell’era
moderna è abbastanza esplicito che sia il potere che dà la felicità…
In tutta la filosofia greca, da Platone in prima istanza l’uomo degno di vivere è l’uomo teoretico, gli
altri…
Intervento:…
L’idea è di possedere la verità, ciò che nella vulgata rende
assolutamente superiore a qualunque altro, per questo dicevamo la volta scorsa dell’importanza
che ha oggi l’informazione, chi ha maggiori informazioni
ha potere su tutti…
Intervento: tutto ciò
che è informazione è costruito
Questa è un’altra questione ancora, le informazioni non
sono per i cittadini, sono per chi li controlla…
Intervento: il potere
Sì, sapere tutto dell’altro dà potere sull’altro. Chi
saprebbe retoricamente mostrarci che è necessaria questa operazione?
Intervento: quale?
L’imbrigliatura dell’informazione?
Esattamente, perché se così non fosse sarebbe
una catastrofe…
Intervento: se noi
leggiamo gli avvenimenti del mondo come se fossero un racconto, come se fossero
la bibbia questi avvenimenti devono giungere agli utenti ai consumatori…
Ecco, ma perché devono?
Intervento: devono
perché il potere può salvaguardare se stesso o mantenere se stesso solo se
riesce a persuadere il cittadino del suo potere necessario… instillare nel
cittadino qual è il bene e qual è il male…
Sì, ma qualcuno saprebbe mostrare che questo è
necessario che sia?
Intervento: è
necessaria soprattutto questa distinzione tra il bene e il male
Perché è necessaria?
Intervento: perché se
uno stato non fosse in grado di creare un nemico e quindi il male da
combattere, quello in termini logici il falso… il bene cioè
quello indicato dallo stato comincerebbe a vacillare… e questo è il compito di
uno stato
Sì, e quindi segue da tutto ciò che invece noi andiamo dicendo che se le cose che andiamo dicendo avessero degli
effetti concreti sulla società ci sarebbe la dissoluzione della società e
quindi il caos e l’anarchia…
Intervento: questo è
quello che passa quando diciamo…
Intervento: l’idea è
quella della mafia, il concetto di protezione, lo stato nasce per difendere i
valori, la sicurezza e quindi tutto ciò che è vero nel discorso di quella
cultura intellettuale che lo stato favorisce… convince il cittadino che è
continuamente in pericolo
Mettere in discussione i valori fondamentali, mettere in
discussione la stessa esistenza, certo lo stato ha
questa funzione, proteggere i cittadini, sia da aggressioni esterne, sia da
aggressioni interne…
Intervento:…
In alcuni casi sì, per esempio se la persona minaccia la
propria incolumità lo stato si impegna a fare in modo
che questa persona cessi di farlo, per esempio se nel 1940 gli Stati Uniti non
fossero scesi in guerra contro la Germania nazista con il loro esercito cosa
sarebbe successo in Europa? Lì non si trattava per gli inglesi o i francesi di
difendere dei valori ma di difendere la stessa incolumità, difendere il loro
lavoro, la loro ricchezza che sarebbe stata portata via dal nemico quindi a
questo punto lo stato serve anche a questo oltreché a regolamentare gli scambi
all’interno della nazione e fuori della nazione in modo da non lasciarli in
mano ai singoli che potrebbero approfittarne e mantenere quindi i prezzi ad un
certo livello, se fosse per le compagnie petrolifere magari la benzina
costerebbe duecento euro al litro, mentre grazie al governo la benzina si
mantiene entro limiti ragionevoli o comunque è un bene
acquistabile da tutti, più o meno, e non solo da pochi ricchi perché in quel
caso solo pochi ricchi avrebbero la macchina e potrebbero andarsene in giro a divertirsi.
Questa è la funzione dello stato e non quella di manipolare l’informazione, e se
lo fa in alcuni casi, ma non sempre, è per esempio per evitare il panico che
procurerebbe molti più guai e più danni di quanto il male in atto potrebbe
farne. Provate a scatenare il panico all’interno di una città di cinque milioni
di abitanti, fate milioni di morti, se invece la
notizia di una meteora che sta per piombare giù non viene data ecco che magari
i morti sono diecimila anziché cinque milioni, il compito dello stato è anche
prendere queste difficili, gravose decisioni…
Intervento: i duecento
mila morti di Hiroshima e Nagasaki sono stati fatti per evitarne qualche
milione, almeno la scusa ufficiale è questa
Certo, e soprattutto morti nostri. Qualunque madre americana avrebbe
preferito la morte di 100 giapponesi piuttosto che la morte di suo figlio,
questo è facilmente intuibile, e quindi ben vengano le bombe su Hiroshima e
Nagasaki…
Intervento: bisogna
tornare indietro parecchio
In un agone dialettico non le è concesso di tornare
indietro parecchio, deve trovare argomentazioni subito, e che siano in condizioni di rintuzzare argomentazioni così
fortemente retoriche ed emotive come questa, che fanno presa sul pubblico
perché qualunque madre sarebbe felicissima della morte di 100 giapponesi
piuttosto che della morte di suo figlio, il suo unico figlio, è quindi
assolutamente disposta al lancio di ordigni nucleari, non sulla sua città ma su
quella altrui ovviamente. Stavo mostrando la necessità dello stato, questo rientra nell’esercizio di retorica perché a questo punto di
fronte ad argomentazioni retoriche che puntano in modo così bieco, così basso,
sulle emozioni, sui sentimenti di tutti, può essere molto difficile rintuzzarle,
se non addirittura smontarle. Chi riuscirebbe a dimostrare addirittura il
contrario di quello che dicevo prima, e cioè che una
madre sarebbe disponibile ad ammazzare 100 giapponesi per salvare suo figlio. E così è stato fatto, sono stati ammazzati 200.000
giapponesi per evitare la morte di milioni di giovani americani che in questo
modo sono potuti tornare a casa dalle mamme, mangiarsi la torta al cioccolato,
sposarsi, fare figli e vivere felici e sereni e fare prosperare la nazione
americana, tanto più che non sono stati gli americani a scatenare la guerra
contro il Giappone, ma hanno subito un attacco a tradimento del Giappone. Certo
voi potreste dirmi che gli americani avevano messo in
ginocchio il Giappone mettendogli l’embargo sul petrolio e che quindi i
giapponesi sarebbero rimasti sì e no con sei mesi di approvvigionamenti
petroliferi e quindi la loro industria sarebbe crollata…
Intervento: in quel
caso sarebbe bastata una
Di che cosa? Di bombe? Ma due
sono più sicure. Tra l’altro sono stati straordinariamente gentili perché non
hanno bombardato né Tokio né Kioto, ma Hiroshima e
Nagasaki dove c’erano prevalentemente industrie di armi, a quel punto perché
non gettarla su Tokio, si sarebbero arresi con ancora più facilità, lì
vaporizzavano anche l’imperatore. Sono queste le argomentazioni che qualunque
politico messo alle strette tirerebbe fuori, è sicuro…
Intervento: la
necessità di credere in qualcosa di superiore che garantisca la propria sicurezza
Sì Sandro, va bene quello che dice
però di fronte a un’argomentazione retorica di così basso livello la
cosa da fare è mostrare come muovendo dalle stesse premesse si giunga a
conclusioni diametralmente opposte, e cioè questa stessa necessità dello stato
è quella stessa necessità che scatena le guerre…
Intervento: volevo dire che la costruzione dello stato è stata fatta a suon di
massacri perché gli stati sono gli effetti di guerre…
Retoricamente si può portare come esempio il Vaticano, o
l’Inghilterra, il Vaticano si è costruito il suo potere sulla menzogna, su false
donazioni, l’Inghilterra si è costruita il suo impero massacrando a destra e a
manca, razziando, e senza parlare dell’America, quindi se retoricamente si mostra
come la nascita degli stati sia costruita su massacri allora non si può dopo
venire a dire che gli stati proteggono dalle guerre se
gli stati sorgono da guerre, se sono loro che fanno le guerre per istituirsi e
certificarsi come stati. Vedete che è sempre possibile retoricamente prendere qualunque
questione e capovolgerla e poi capovolgerla ancora e
poi ancora e poi ancora all’infinito, come dicevamo all’inizio, cosa che la
logica non fa…
Intervento: quindi la domanda che dovrebbe intervenire è: gli stati come
sono nati? E da lì
partire…
Tenendo conto che l’obiezione è questa: il fatto che
alcune persone si mettono insieme perché si accorgono che essendo in dieci è
più facile respingere l’aggressione di quattro, e
quindi ecco che ci si aggrega, nascono le tribù, le città, gli stati e questo
per mostrare che la retorica si occupa di questo: mostrare vera e falsa
qualunque cosa indifferentemente…
Intervento: però come
rendere esplicita la questione che il linguaggio ha necessità di costruire il
nemico per costruire proposizioni, come riuscire
retoricamente…
Certo, se so che ciò che io penso è assolutamente vero
allora chi pensa in modo diverso da me pensa il falso,
se invece so che ciò che io penso non è né vero né falso chi pensa altrimenti
penserà anche lui qualcosa che non è né vero né falso e quindi non abbiamo
bisogno di combatterci…
Intervento: non abbiamo
bisogno di costruire un nemico, si può riportare anche la questione
dell’innamoramento a questa questione… perché finché
si cerca l’amore dell’altro per una questione di potenza…
È sempre la stessa struttura certo. Ma qualcuno potrebbe
dirci a questo punto: “e come se ne esce?” e la
risposta è questa: ascoltandoci.