INDIETRO

 

13-9-2005

 

 

Avete riflettuto sulle ultime questioni?

Intervento: come sia necessario continuamente compiere nel proprio discorso quella confutazione che porta a mettere in gioco qualsiasi cosa si ponga come baluardo della realtà, direi che la cosa che mi interessa di più è fare in modo che si instauri nel mio discorso questo esercizio di portare qualsiasi cosa io creda esistente

E dove la porta?

Intervento: alle sue estreme conseguenze, portare qualsiasi argomentazione che si pone nel discorso come vera…

Potrebbe dirci come fa?

Intervento: il problema ciascuna volta è di non farmi travolgere…

E quando riesce a non farsi travolgere come opera?

Intervento: cerco di costruire quelle regole che portino il mio discorso a fare un certo gioco, lo decido… io decido che di fronte a una certa questione per riuscire a confutarla… ho girato su molte questioni per molto tempo concludendo in un certo modo e sviando poi il discorso trovando il modo di occuparmi di altro e invece no occorre che ciascuna premessa sia fornita di conclusione, almeno per intendere quello che si va dicendo, questo per agire il linguaggio per non essere travolti dal linguaggio perché al momento in cui qualcosa è considerata inattaccabile, qualsiasi cosa, inattaccabile riesco se non a deviare, cambiare direzione… quindi cercare di concludere qualsiasi questione dalla più stupida e più insignificante, quindi qualsiasi aspetto di una questione, cercare di fissare delle regole per cui si possa avere modo di…

Modificare la conclusione. Sì, è questo che generalmente avviene in un’analisi, modificare la conclusione, che finché resta la stessa non cambia niente.

Intervento: mi chiedevo cosa avviene nella struttura che funziona attraverso i suoi elementi che sono in relazione tra loro, che sono connessi tra loro e il nostro lavoro sarà quello di rendere curioso…. esplicite tutte quelle implicazioni per un uditorio, per le conferenze…

Possono essere infinite le conclusioni…

Intervento: pensavo questo arrivare a un’altra conclusione… modificare la conclusione è arrivare alla conclusione che di giochi linguistici se ne può creare un’infinità

Intervento: certo ma questo fa parte del gioco che noi facciamo solo facendo questo gioco è possibile… sono due parti che si legano a vicenda

Sì, e questo è il compito della retorica: mostrare che la conclusione cui si giunge non è l’unica, mentre per la logica sì, la logica deve portare all’unica conclusione possibile, invece la retorica no, la retorica è fatta apposta per potere giungere a qualunque conclusione partendo dalle stesse premesse, e mostrare che dalle stesse premesse è possibile inferire qualunque altra cosa, e questo è ovvio che comporta non avere più la necessità di credere nulla. Cesare, supponiamo che lei in una conferenza giunga ad affermare che qualsiasi cosa è un elemento linguistico, e supponiamo ancora che qualcuno dalla sala le chieda perché lei ha affermato questo, lei cosa risponderebbe in quel caso?

Intervento: in prima istanza qualsiasi cosa è un elemento linguistico perché se così non fosse non potrebbe esistere nulla perché un qualsiasi cosa che sia fuori dalla struttura del linguaggio non è dicibile per cui non potrei saperne nulla, nella migliore delle ipotesi supporre che ci sia qualche cosa che preesista

E perché? Perché non esisterebbe nulla?

Intervento: non ci sarebbe il linguaggio che funziona

Ma le cose ci sono…

Intervento: è un’ipotesi non si può dimostrare questo, è un fantasia tutto sommato

Il fatto che io veda delle cose è un’ipotesi?

Intervento: no, però c’è una struttura che permette di vedere queste cose

Le vedo sì, perché c’è una struttura che è quella oculare, c’è l’occhio, la cornea, la retina e tutte le…

Intervento: le cose sono tali perché sono all’interno di una struttura linguistica perché supponiamo che le cose che lei può vedere proprio perché c’è questa struttura che funziona che permette di inferire, di dire

Questo sicuramente, ma mi permette anche di vedere, quindi non sono gli occhi che mi consentono di vedere ma è il linguaggio, questo sta affermando? È una affermazione impegnativa, saprebbe dimostrarlo? Quindi gli occhi non servono a niente, io potrei accecarmi e…

Intervento: i sensi percepiscono in funzione del linguaggio, cioè i sensi cosa sono? Sono gli strumenti che il linguaggio ha posto per giocare questi giochi, per funzionare tutto sommato

Come fa a saperlo?

Intervento: perché se così non fosse, se non fossero una costruzione del linguaggio i sensi non funzionerebbero

Ce lo ha già detto, ma non ci ha detto perché…

Intervento: perché non potrei saperne nulla… io posso solo supporlo che le cose siano fuori dal linguaggio però posso solo supporlo, io non potrei mai dimostrare perciò se non posso dimostrarlo non ha nessuna validità in ambito teorico

Perché se lei si pesta un dito con un martello il fatto di non poterlo provare le impedisce di provare male?

Intervento: questo è un gioco che il linguaggio mi permette di conoscere e che io ho costruito

E quindi senza linguaggio lei non proverebbe nessun dolore?

Intervento: no, non potrei saperne nulla

Come fa a saperlo?

Intervento: se io lascio cadere un bicchiere…

Però il bicchiere non è provvisto di terminazioni nervose, lei sì…

Intervento: ma queste terminazioni nervose senza linguaggio non sono nulla sono solo delle funzioni che il linguaggio ha posto… invece ciò che noi affermiamo che qualsiasi cosa è un elemento linguistico lo possiamo dimostrare

Perché è importante dimostrare qualcosa?

Intervento: perché si cerca sempre che il proprio discorso sia vero… ed è proprio il linguaggio che pone questa condizione

Vero, è importante, ma è anche necessario?

Intervento: è necessario per far sì che il proprio discorso…

Lei parla di mostrare o di dimostrare? È diverso. Cesare, perché la fa tanto lunga? Potrebbe rispondere semplicemente che per andare avanti nel parlare io devo giungere a una conclusione vera, perché se so che è falsa non posso proseguire, ecco perché è necessario che sia.

Intervento:…

In ogni caso che io ci creda oppure no, se ci credo è perché penso anche che sia vero, se invece non ci credo è perché penso che sia falso, è bell’è fatto. Sandro, e con i sentimenti come la mettiamo? I grandi sentimenti, l’amore, l’onore, la nobiltà d’animo, tutte queste grandi cose sono fuori dal linguaggio, vorrà concludere con me che necessariamente non appartengono al linguaggio?

Intervento: per quale motivo non esisterebbero fuori dal linguaggio?

Perché sorgono spontaneamente e non in seguito ad una attenta e ponderata valutazione, quando una fanciulla si innamora di un fanciullo non è che ha considerato con attenzione e scrupolo e metodo tutta la questione. Consideriamo il colpo di fulmine, la persona rimane folgorata come Paolo sulla via di Damasco e per cui non c’è stata nessuna considerazione, nessuna valutazione, niente…

Intervento: il colpo di fulmine comporta una affermazione che io amo questa persona

È la conseguenza…

Intervento: l’affermazione per esempio “io lo amo” si pone come una conclusione… porre il colpo di fulmine come ciò che produce una conclusione, ora il fatto che io possa avvertire dell’innamoramento nei confronti di una persona si pone come conclusione e a questo punto l’antecedente…

Però lei surrettiziamente me lo pone come conclusione, e se io le dicessi che è una constatazione? Constato ad un certo punto di amare una certa persona e lo constato perché è avvenuto questo fenomeno: esattamente il colpo di fulmine di cui si diceva, se non ci fosse stato colpo di fulmine…

Intervento: e pertanto il colpo di fulmine come antecedente rispetto

Sì ma un antecedente temporale, non logico…

Intervento: comunque all’interno di un’inferenza… c’è stato un colpo di fulmine quindi di conseguenza l’innamoramento, conseguenza temporale sì ma comunque sempre all’interno di un’inferenza, all’interano di una successione… quindi il fatto che il colpo di fulmine… la funzione è questa se il colpo di fulmine procede dal nulla e quindi si è spontaneamente creato

Non dal nulla, procede da il moto dell’animo…

Intervento: allora se parliamo di moto dell’anima possiamo chiederci che cos’è che muove quest’anima… e che cos’è che lo muove? Sono i pensieri

E se fossero solo sensazioni?

Intervento: sensazioni? Quindi fuori da questa struttura di pensiero

Così come la sensazione di benessere o di malessere, o la sensazione di caldo o di freddo o di disagio…

Intervento: quelle che vengono chiamate sensazioni fisiche, spirituali ecc.

Sempre sensazioni sono…

Intervento: sì, si potrebbero fare delle distinzioni… l’origine di queste sensazioni si trova all’interno del pensiero è solo all’interno del pensiero che queste sensazioni trovano un senso

Molte volte accadono proprio senza senso, tant’è che la stessa persona non sa darsene nessuna ragione…

Intervento: non sa in qualche modo ripercorrere quelle che sono tutte le varie inferenze che hanno prodotto quella conclusione, per esempio “che io sono innamorato di quella certa persona” come se in questo caso il colpo di fulmine avesse saltato tutta una serie di passaggi, passaggi logici che portano appunto a questa conclusione questo crea una sorta di non consapevolezza di quello che sta accadendo ma se uno si provasse a raccontare la storia del proprio innamoramento potrebbe in qualche modo reperire tutta una serie di elementi che hanno preparato tutto questo innamoramento, hanno preparato nel senso che provano… cioè questi elementi una volta considerati possono essere reperite tutta una serie di connessioni, tutta una serie di relazioni tra questi elementi, relazioni che hanno prodotto tutta una serie di inferenze coerenti e che l’hanno condotto a questo innamoramento

Bene, a questo punto generalmente la persona che le fa questa domanda non sa più cosa dirle ma se è una fanciulla allora sposta la questione su un’altra interrogazione, e cioè: ma allora a questo punto l’innamoramento non è più niente? Diventa una cosa di testa, razionale e si perde tutto il pathos?

Intervento: no, il fatto stesso che ci sia questo colpo di fulmine… baypassare tutti questi passaggi logici è una costruzione quasi “voluta” perché quell’effetto che produce forti emozioni che può comportare un colpo di fulmine è in qualche modo agevolato e aiutato proprio…

Se io ricostruisco tutti i passaggi ad uno a uno alla fine anche l’innamoramento si decostruisce, quindi non ci si innamora più di nessuno?

Intervento: no, non è che ci si innamora più di nessuno, ci si innamora in modo differente

Come si fa ad innamorarsi in modo consapevole?

Intervento: non è che nel colpo di fulmine non ci sia una decisione, c’è una decisione solo che questa decisione è in qualche modo deresponsabilizzata mentre invece laddove una persona può interrogarsi sulla propria storia, sui propri amori può constatare che questi innamoramenti o quel determinato innamoramento ha seguito un suo percorso molto preciso, il che comunque fa sì che l’innamoramento possa anche essere più così travolgente, in quanto lo si subisce… la forte emozione che si è costruita un certo percorso… non toglie il piacere dell’innamoramento il fatto di sapere come si costruisce

Sì certo, il piacere non si toglie ma per lei cos’è il piacere, se è qualcosa ? Non sta proprio in questa sorpresa, in questo straniamento? Tant’è che le fanciulline per lo più che cosa chiedono: sorprendimi…

Intervento: questi sono giochi che servono ai grandi sentimenti per funzionare e provocare delle grandi passioni, grandi travolgimenti

Non sono forse queste le cose più belle della vita?

Intervento: al momento in cui si possa considerare come si costruisce l’amore…

Se lei toglie il piacere una delle cose più belle della vita, della vita cosa resta?

Intervento: se il piacere di un sentimento è dato dal travolgimento e dalla grande passione…

Le più grandi emozioni e passioni vengono proprio da lì, dal travolgimento…

Intervento: questo mi ricorda tanto i giochi che fanno i bambini che hanno bisogno di costruire sempre lo stesso gioco…

Cos’ha contro i bambini?

Intervento: nulla contro i bambini, poi man mano che il bambino cresce… e quindi il bambino mano a mano abbandona… ma se noi continuiamo a trarre dai grandi sentimenti, dai grandi ideali la necessità di costruire il travolgimento… non possiamo considerare quello che è effettivamente l’amore, questo grande traino dell’umanità… intendo dire che nell’amore non è tanto l’oggetto in quanto tale a questo punto…

Come non è l’oggetto in quanto tale? Soprattutto nell’amore, lei provi a togliere ad un fanciullo la sua innamorata e mettergliene un’altra, non è la stessa cosa, non è intercambiabile, delle volte lo è ma non sempre…

Intervento: sempre queste storie travolgenti per cui io non sono responsabile di quello che vado facendo, se invece si potesse considerare l’amore come ciò che permette delle cose meravigliose per cui l’oggetto d’amore è partecipe

Quali cose meravigliose? Dica una cosa meravigliosa…

Intervento:…

Andiamo avanti. E quindi c’è responsabilità nell’innamoramento…

Intervento: occorre che ci sia responsabilità se no ci si trova a ricercare nell’innamoramento quelle che sono le storie cui è abituato e che producono quelle tali emozioni e sensazioni…

Intervento: nell’amore il partner è ciò che fa star bene

Dipende, può anche essere quello che fa stare male in alcuni casi, se il partner per esempio tradisce, succede che allora l’altra persona sta male…

Intervento: con l’idea che se non lo tradisse starebbe bene, nel senso che questo stare bene è attribuito alla responsabilità di questa persona

Lei dunque sta negando che sia così?

Intervento: sto riflettendo partendo da un modo di dire per cui la persona diventa irrinunciabile perché è la condizione del proprio benessere… con la questione della verità

Ma la verità che cos’ha a che fare?

Intervento: la questione del bene il fatto che questa persona in qualche modo… pensavo alla questione iniziale della responsabilità che laddove questo bene è la verità, è rappresentato da questo partner è chiaro che a questo punto…

Perché questa sovrapposizione tra bene e verità?

Intervento: l’abbiamo già svolta nelle conferenze, lei voleva proprio ricostruirla… il primo a parlare del bene è stato Platone… quando parlava prima del piacere mi veniva in mente qualche cosa che è pensata come il male non può condurre al piacere…

Perché no? Una persona sa che mangiare certe cose le fanno male però le mangia lo stesso perché le fanno piacere…

Intervento: non che faccia bene o che faccia male… qualche cosa che produca una sensazione anche di benessere. Ma al momento in cui mangia produce una sensazione di benessere il malessere viene dopo… il piacere è connesso con qualcosa che non può far stare male

E un masochista?

Intervento: ha una diversa concezione del bene e del male però è qualche cosa che produce un benessere… ciò che può essere bene per me per un altro può voler dire nulla… il masochista utilizza delle cose per produrre del bene che io non utilizzerei ma questo non significa che qualcosa non sia degno…

Retoricamente il discorso che lei sta facendo è corretto, però la porta attraverso tantissimi passaggi prima di giungere alla questione che era in gioco, cioè la sovrapposizione tra il bene e la verità, e in effetti, sempre in ambito retorico, potrebbe essere utile in questo caso porre subito la questione in questi termini “ciò che gi umani cercano da sempre, la cosa più importante per loro è avere ragione, ragione dell’altro” per esempio, avere ragione dell’altro per la fanciullina è la sicurezza di avere il possesso sul fanciullo e per il fanciullo lo stesso, avere un potere tale, per esempio, da concedere alla fanciulla di avere potere su lui, che è il massimo, e in effetti funziona così quasi sempre: concedere all’altro il potere su di sé, lo concedo io quindi sono più forte perché sta a me dartelo oppure no. Dunque avere ragione dell’altro e questa ragione non è nient’altro che il potere concludere che le cose stanno così come dico io, che è così, quindi la verità è ciò che io affermo. A questo punto sì, la sovrapposizione fra bene e verità è immediata, il mio bene è avere ragione dell’altro perché solo a queste condizioni io sono veramente felice, cioè quando gli altri sono in mio potere, qualunque tipo di potere non ha importanza, e cioè mi danno ragione con i fatti o con le parole, con i fatti piegandosi alla mia volontà, con le parole essendo d’accordo con me…

Intervento: il testo di Severino… Eschilo diceva che gi uomini hanno sempre cercato la verità per essere felici…

Tutta la filosofia greca è sorretta su questo…

Intervento: se il fine degli umani è l’avere ragione dell’altro e quindi il potere…

Funziona così: non potendosi trovare la verità la si dà da qualche altra parte con la speranza…

Intervento: nell’era moderna è abbastanza esplicito che sia il potere che dà la felicità…

In tutta la filosofia greca, da Platone in prima istanza l’uomo degno di vivere è l’uomo teoretico, gli altri…

Intervento:…

L’idea è di possedere la verità, ciò che nella vulgata rende assolutamente superiore a qualunque altro, per questo dicevamo la volta scorsa dell’importanza che ha oggi l’informazione, chi ha maggiori informazioni ha potere su tutti…

Intervento: tutto ciò che è informazione è costruito

Questa è un’altra questione ancora, le informazioni non sono per i cittadini, sono per chi li controlla…

Intervento: il potere

Sì, sapere tutto dell’altro dà potere sull’altro. Chi saprebbe retoricamente mostrarci che è necessaria questa operazione?

Intervento: quale? L’imbrigliatura dell’informazione?

Esattamente, perché se così non fosse sarebbe una catastrofe…

Intervento: se noi leggiamo gli avvenimenti del mondo come se fossero un racconto, come se fossero la bibbia questi avvenimenti devono giungere agli utenti ai consumatori…

Ecco, ma perché devono?

Intervento: devono perché il potere può salvaguardare se stesso o mantenere se stesso solo se riesce a persuadere il cittadino del suo potere necessario… instillare nel cittadino qual è il bene e qual è il male…

Sì, ma qualcuno saprebbe mostrare che questo è necessario che sia?

Intervento: è necessaria soprattutto questa distinzione tra il bene e il male

Perché è necessaria?

Intervento: perché se uno stato non fosse in grado di creare un nemico e quindi il male da combattere, quello in termini logici il falso… il bene cioè quello indicato dallo stato comincerebbe a vacillare… e questo è il compito di uno stato

Sì, e quindi segue da tutto ciò che invece noi andiamo dicendo che se le cose che andiamo dicendo avessero degli effetti concreti sulla società ci sarebbe la dissoluzione della società e quindi il caos e l’anarchia…

Intervento: questo è quello che passa quando diciamo…

Intervento: l’idea è quella della mafia, il concetto di protezione, lo stato nasce per difendere i valori, la sicurezza e quindi tutto ciò che è vero nel discorso di quella cultura intellettuale che lo stato favorisce… convince il cittadino che è continuamente in pericolo

Mettere in discussione i valori fondamentali, mettere in discussione la stessa esistenza, certo lo stato ha questa funzione, proteggere i cittadini, sia da aggressioni esterne, sia da aggressioni interne…

Intervento:…

In alcuni casi sì, per esempio se la persona minaccia la propria incolumità lo stato si impegna a fare in modo che questa persona cessi di farlo, per esempio se nel 1940 gli Stati Uniti non fossero scesi in guerra contro la Germania nazista con il loro esercito cosa sarebbe successo in Europa? Lì non si trattava per gli inglesi o i francesi di difendere dei valori ma di difendere la stessa incolumità, difendere il loro lavoro, la loro ricchezza che sarebbe stata portata via dal nemico quindi a questo punto lo stato serve anche a questo oltreché a regolamentare gli scambi all’interno della nazione e fuori della nazione in modo da non lasciarli in mano ai singoli che potrebbero approfittarne e mantenere quindi i prezzi ad un certo livello, se fosse per le compagnie petrolifere magari la benzina costerebbe duecento euro al litro, mentre grazie al governo la benzina si mantiene entro limiti ragionevoli o comunque è un bene acquistabile da tutti, più o meno, e non solo da pochi ricchi perché in quel caso solo pochi ricchi avrebbero la macchina e potrebbero andarsene in giro a divertirsi. Questa è la funzione dello stato e non quella di manipolare l’informazione, e se lo fa in alcuni casi, ma non sempre, è per esempio per evitare il panico che procurerebbe molti più guai e più danni di quanto il male in atto potrebbe farne. Provate a scatenare il panico all’interno di una città di cinque milioni di abitanti, fate milioni di morti, se invece la notizia di una meteora che sta per piombare giù non viene data ecco che magari i morti sono diecimila anziché cinque milioni, il compito dello stato è anche prendere queste difficili, gravose decisioni…

Intervento: i duecento mila morti di Hiroshima e Nagasaki sono stati fatti per evitarne qualche milione, almeno la scusa ufficiale è questa

Certo, e soprattutto morti nostri. Qualunque madre americana avrebbe preferito la morte di 100 giapponesi piuttosto che la morte di suo figlio, questo è facilmente intuibile, e quindi ben vengano le bombe su Hiroshima e Nagasaki…

Intervento: bisogna tornare indietro parecchio

In un agone dialettico non le è concesso di tornare indietro parecchio, deve trovare argomentazioni subito, e che siano in condizioni di rintuzzare argomentazioni così fortemente retoriche ed emotive come questa, che fanno presa sul pubblico perché qualunque madre sarebbe felicissima della morte di 100 giapponesi piuttosto che della morte di suo figlio, il suo unico figlio, è quindi assolutamente disposta al lancio di ordigni nucleari, non sulla sua città ma su quella altrui ovviamente. Stavo mostrando la necessità dello stato, questo rientra nell’esercizio di retorica perché a questo punto di fronte ad argomentazioni retoriche che puntano in modo così bieco, così basso, sulle emozioni, sui sentimenti di tutti, può essere molto difficile rintuzzarle, se non addirittura smontarle. Chi riuscirebbe a dimostrare addirittura il contrario di quello che dicevo prima, e cioè che una madre sarebbe disponibile ad ammazzare 100 giapponesi per salvare suo figlio. E così è stato fatto, sono stati ammazzati 200.000 giapponesi per evitare la morte di milioni di giovani americani che in questo modo sono potuti tornare a casa dalle mamme, mangiarsi la torta al cioccolato, sposarsi, fare figli e vivere felici e sereni e fare prosperare la nazione americana, tanto più che non sono stati gli americani a scatenare la guerra contro il Giappone, ma hanno subito un attacco a tradimento del Giappone. Certo voi potreste dirmi che gli americani avevano messo in ginocchio il Giappone mettendogli l’embargo sul petrolio e che quindi i giapponesi sarebbero rimasti sì e no con sei mesi di approvvigionamenti petroliferi e quindi la loro industria sarebbe crollata…

Intervento: in quel caso sarebbe bastata una

Di che cosa? Di bombe? Ma due sono più sicure. Tra l’altro sono stati straordinariamente gentili perché non hanno bombardato né Tokio né Kioto, ma Hiroshima e Nagasaki dove c’erano prevalentemente industrie di armi, a quel punto perché non gettarla su Tokio, si sarebbero arresi con ancora più facilità, lì vaporizzavano anche l’imperatore. Sono queste le argomentazioni che qualunque politico messo alle strette tirerebbe fuori, è sicuro…

Intervento: la necessità di credere in qualcosa di superiore che garantisca la propria sicurezza

Sì Sandro, va bene quello che dice però di fronte a un’argomentazione retorica di così basso livello la cosa da fare è mostrare come muovendo dalle stesse premesse si giunga a conclusioni diametralmente opposte, e cioè questa stessa necessità dello stato è quella stessa necessità che scatena le guerre…

Intervento: volevo dire che la costruzione dello stato è stata fatta a suon di massacri perché gli stati sono gli effetti di guerre…

Retoricamente si può portare come esempio il Vaticano, o l’Inghilterra, il Vaticano si è costruito il suo potere sulla menzogna, su false donazioni, l’Inghilterra si è costruita il suo impero massacrando a destra e a manca, razziando, e senza parlare dell’America, quindi se retoricamente si mostra come la nascita degli stati sia costruita su massacri allora non si può dopo venire a dire che gli stati proteggono dalle guerre se gli stati sorgono da guerre, se sono loro che fanno le guerre per istituirsi e certificarsi come stati. Vedete che è sempre possibile retoricamente prendere qualunque questione e capovolgerla e poi capovolgerla ancora e poi ancora e poi ancora all’infinito, come dicevamo all’inizio, cosa che la logica non fa…

Intervento: quindi la domanda che dovrebbe intervenire è: gli stati come sono nati? E da lì partire…

Tenendo conto che l’obiezione è questa: il fatto che alcune persone si mettono insieme perché si accorgono che essendo in dieci è più facile respingere l’aggressione di quattro, e quindi ecco che ci si aggrega, nascono le tribù, le città, gli stati e questo per mostrare che la retorica si occupa di questo: mostrare vera e falsa qualunque cosa indifferentemente…

Intervento: però come rendere esplicita la questione che il linguaggio ha necessità di costruire il nemico per costruire proposizioni, come riuscire retoricamente…

Certo, se so che ciò che io penso è assolutamente vero allora chi pensa in modo diverso da me pensa il falso, se invece so che ciò che io penso non è né vero né falso chi pensa altrimenti penserà anche lui qualcosa che non è né vero né falso e quindi non abbiamo bisogno di combatterci…

Intervento: non abbiamo bisogno di costruire un nemico, si può riportare anche la questione dell’innamoramento a questa questione… perché finché si cerca l’amore dell’altro per una questione di potenza…

È sempre la stessa struttura certo. Ma qualcuno potrebbe dirci a questo punto: “e come se ne esce?” e la risposta è questa: ascoltandoci.