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13-8-2008

 

Stiamo parlando di clinica psicanalitica e ciò che volevo dirvi questa sera riprende le cose dette la volta scorsa, e cioè ciò che si fissa nel discorso, si fissa talvolta al punto tale da rendere la persona inaccessibile, come se si psicotizzasse e la psicotizzazione ha questa virtù cioè rende la persona inaccessibile al dialogo, alla conversazione, alla messa in discussione di ciò che pensa. Mentre il nevrotico è ancora disponibile a discutere delle questioni che lo riguardano lo psicotico no nel senso che ha l’assoluta e incrollabile e ostinata certezza che quello che pensa è assolutamente vero e quindi non ha da essere messo in discussione. Questa sera cercheremo di intendere perché avviene questo fenomeno e di che cosa è fatto. Ancora Freud ci dà una direzione, nella sua Interpretazione dei Sogni considera la connessione fra la psicosi e il sogno, che cosa avviene nel sogno intanto? Freud ci racconta che nel sogno si ritira l’attenzione dal mondo esterno per concentrarsi unicamente sui pensieri, ma cosa significa che si ritira dal mondo esterno? Cosa avviene esattamente quando una persona si addormenta? È vero che si ritira dal mondo esterno ma addormentandosi non tiene più conto di tutte quelle cose che ha dovuto apprendere per e nella veglia, e che cosa ha appreso una persona nella veglia? Una quantità sterminata di giochi linguistici naturalmente, buona parte dei quali riguardano anche il gioco della realtà, sa che per esempio se si butta dal balcone del quinto piano non rimarrà librato nell’aria, ci sono buone probabilità che questo non accada mentre nel sogno sì, una persona si tuffa nel nulla e rimane lì per esempio, come dire che il sogno, e questo lo sappiamo già, non si attiene a consequenzialità spazio temporali che sono tipiche della veglia, tipiche della veglia perché una persona le ha imparate e sa che per esempio, non può essere simultaneamente in posti diversi. Una persona ha appreso una quantità sterminata di giochi che sono quelli che pratica durante la veglia, sa che se gli serve un pacchetto di sigarette deve uscire di casa, andare dal tabaccaio etc. non compaiono magicamente, quand’è che invece si pensa una cosa del genere? Ovviamente prima che tutti questi giochi che riguardano conseguenze spazio temporali e di causa effetto vengano appresi e cioè praticamente nel momento in cui si installa il linguaggio. A un bambino che incomincia a parlare mancano quelle connessioni di cui dicevo prima e cioè quelle connessioni che gli consentono di considerare che se per esempio si lancia nel vuoto non rimarrà sospeso; a questo punto ciò che dobbiamo considerare è che il sogno, tolti tutti i giochi linguistici che si sono appresi perché non ne ha più bisogno, perché la situazione in cui si trova non richiede che ponga in atto una serie di giochi di questo genere, dunque sbarazzatosi di tutti questi giochi rimangono le cose più importanti, quelle che ha apprese inizialmente e che dopo ha dovuto abbandonare, almeno razionalmente, diciamola così, in termini provvisori, ha dovuto abbandonare perché si è reso conto che erano falsi ma non dovendo più occuparsi del mondo intorno a lui tutti i giochi che la persona ha appresi per potere sopravvivere nel mondo che la circonda compaiono quelle cose che sono state le prime, quelle che poi ha dovuto abbandonare ma che comunque sono rimaste, di che cosa si tratta? Sono scene, immagini per lo più molto semplici connesse fra loro senza una precisa connessione spazio temporale, cosa che ha imparata dopo a gestire, ecco quindi le immagini oniriche molto simili a quelle immagini che compaiono in alcuni film di Dreyer per esempio, queste immagini oniriche che appaiono nella veglia o nel racconto che talvolta se ne fa, assolutamente slegate, quasi sempre sconnesse fra loro esattamente come avviene nel linguaggio quando non si sono ancora apprese delle regole del gioco che invece consentono di situare degli elementi in una sequenza spazio temporale, ma se questa non c’è ancora, le immagini accadono senza essere connesse fra loro perché non hanno motivo di essere connesse, sono soltanto delle immagini, delle scene che il discorso ha ritenuto essere assolutamente vere e che quindi mantengono il loro posto, sono quindi soltanto delle forme che servono per la costruzione di altre forme, di altre sequenze, di altre proposizioni, non hanno nessun altro scopo, però come sappiamo queste immagini, queste scene si sono fissate perché essendo le prime, proprio per i motivi detti precedentemente non hanno potuto essere messe alla prova di altre sequenze argomentative che saranno acquisite dopo. Un bimbetto è disponibile a credere a qualunque cosa gli si dica e anche per questo motivo il bimbetto è ricattabile “se fai così la mamma va via e non torna più” per il bambino questo è vero, è assolutamente vero, per un adulto no. Come abbiamo detto in altre occasioni ogni cosa, ogni affermazione, ogni immagine per il bimbetto è estrema, estrema proprio perché non è vincolata a dei parametri con i quali confrontarla, questo comporta che ogni immagine, ogni scena e quindi ogni sensazione risulti estrema e inappellabile e sono esattamente queste immagini, queste scene che compaiono nei sogni con la stessa forza, con la stessa cogenza e compaiono queste perché sono quelle che si sono fissate indipendentemente o al di qua di ogni possibile considerazione, di ogni possibile argomentazione o ragionamento perché come dicevo ancora non si sono appresi una serie di giochi linguistici che in seguito invece funzionano da parametro “se non fai così arriva l’uomo nero” per un bambino è una minaccia terribilissima, per un adulto no. Ecco cosa si fissa e che cosa continua con buona probabilità a pilotare l’esistenza di ciascuno, non tanto ciò che ha acquisito in seguito perché mano a mano che passa il tempo le cose, per dirla in termini così un po’ spicci, si fissano sempre di meno perché sono sempre di più esposte all’argomentazione, alla ratio, tant’è che è noto che per una persona adulta sono sempre di meno le cose importanti mentre per il bimbetto che incomincia lo sono tutte praticamente, ogni cosa che compare è, come abbiamo detto prima, estrema, per l’adulto no ed è proprio per questo, per il fatto che è estrema che si fissa perché essendo estrema è quindi assolutamente e inappellabilmente vera e costituisce la premessa per qualunque cosa, è utilizzabile sempre e per qualunque cosa contrariamente invece a molte cose che accadono agli adulti e che non sono affatto utilizzabili perché o trovate false o risibili, risibili nel senso che non offrono nessuna possibilità di parola. Dicevamo la volta scorsa che le cose importanti sono quelle che danno possibilità di parola e più danno possibilità di parola più sono importanti, una cosa si considera irrilevante e ridicola se non offre nessuna possibilità di parola, come se io dicessi con solennità “questo è un accendino”, è risibile la cosa perché non porta da nessuna parte, non dice niente infatti chiunque direbbe di rimando: “e allora?” ché si aspetta che ci sia qualche altra cosa per cui questa affermazione risulti di qualche interesse …

Intervento: il bimbo, queste cose che a lui rimangono impresse può anche essere nella veglia non avendo tanti elementi, gli si dice dell’uomo nero …

Sto parlando del bimbetto sveglio, non addormentato, e sto parlando invece del sogno dell’adulto, è il sogno dell’adulto che evoca, che rimette in gioco quelle antiche cose che da bimbetto nella veglia ha considerate estreme, ciò che l’adulto sogna è ciò su cui molto probabilmente si è fissato da bimbetto quando il linguaggio ha incominciato a funzionare, sono queste le cose che pilotano poi l’esistenza di un adulto quasi sicuramente, anche perché sono quelle che sono rimaste più importanti in assoluto, più importanti nell’accezione che abbiamo indicata prima cioè quelle che hanno fornita e continuano a fornire la possibilità illimitata di parole, al linguaggio serve solo questo, non ha bisogno di altro. Potremmo dire un po’ parafrasando Freud e un po’ giocando, che nella veglia generalmente gli umani sono nevrotici quando dormono sono psicotici, prendetela per quello che vale, un po’ una boutade, ma giusto per indicare che nella veglia tutto ciò che ha costituito questi elementi fondamentali oltreché fondanti sono comunque vincolati a una serie di parametri che sono i giochi linguistici che una persona ha imparato nella sua vita. Ciò che rende possibile l’accesso a questi elementi antichi che continuano a permanere è proprio l’abbandonare tutti i giochi linguistici che sono quelli che danno la possibilità di mettere in sequenza spazio temporale degli eventi e che invece nel sogno non hanno necessità di esserlo perché la persona non ha più il contatto e il controllo con ciò che la circonda e quindi non servono, nella veglia sì …

Intervento: non ha più accesso alla motilità …

No, si muove, ci sono certi che agitano …

Intervento: sì ma questo riguardo alla censura, alla morale quindi …

Questi son tutti giochi che vengono appresi dopo, ciò che riguarda il bimbetto non ha nulla a che fare con la morale, è per questo che non c’è censura perché non c’è alcun parametro …

Intervento: sì d’accordo però c’è poi l’elaborazione secondaria quando si racconta il sogno …

Questo è un altro discorso ancora, quando si racconta il sogno si è svegli e allora sono attivati tutti i giochi linguistici che consentono a ciascuno di esistere all’interno del “mondo esterno” per così dire, certo, quindi tutti questi elementi sono attivi, nel sogno no, sono disattivati, questo dà come dicevo prima l’accesso a questi elementi …

Intervento: queste immagini che compaiono nel sogno e che sono così “strane” tra virgolette quando poi si ripensa al sogno e si cerca di tradurlo, di interpretarlo attraverso “l’elaborazione secondaria” così chiama lui il discorso della persona, queste immagini che sarebbero poi le premesse poi tutto sommato del discorso della persona perché sono queste che danno la possibilità di costruire poi tutto il discorso della persona … per cui sono i primi input che ciascuna volta rivivono e questi creano parola, la possibilità del discorso di costruire proposizioni il poter considerale queste immagini come premesse e quindi togliendo da tutta la struttura che si forma dopo, fisica etc. danno ancora la possibilità di costruire delle proposizioni però dovrebbero inficiare un discorso che continua programmato a costruire sempre le stesse cose, l’elaborazione quando in un’analisi interviene il sogno, il sintomo occorre tenerne conto di queste cose perché ovviamente il discorso della persona certe volte si chiude e va per una certa direzione però queste immagini del sogno intervengono continuamente a dare la loro direzione … come trattare queste questioni, come fare entrare in un discorso? perché non è così automatico che le cose intervengano e si riesca a collocare queste immagini in un discorso che abbia un senso, a volte sono molto contraddittorie tra di loro …

Contraddittorie rispetto al discorso che si è costruito dopo ma di fatto non sono neanche contraddittorie, sono immagini …

Intervento: messe lì ma tutte le volte che intervengono a raccontare un particolare, a dare un senso a un particolare in molti casi, non si sa come collocarle sono soltanto sequenze, proposizioni che danno la possibilità di verità, sono queste che costruiscono quel file di cui si parlava per cui se interviene quell’immagine, quella storia ...

Sono quelle scene che come ho detto prima pilotano la vita della persona, la sua stessa esistenza, nel senso che sono, costituiscono le cose che teme e le cose che cerca, vengono da lì perché lì si sono stabilite, sono scene belle oppure brutte in ogni caso sono quelle che gli danno ogni volta la direzione potremmo quasi dire che non ha altre direzioni se non queste il discorso di una persona anche perché deve partire da qualche cosa, da che cosa parte un discorso se non dalle cose che ha acquisite? Le prime che ha acquisite sono quelle che permangono più saldamente per i motivi che abbiamo detto cioè per il fatto che consentono l’avviarsi di infiniti discorsi e soprattutto non sono state né sono potute essere state messe in discussione quindi sono assolutamente vere, per cui è importante ciò che una persona sogna nel senso che quelle immagini che il sogno ha vivificato sono quelle di cui vive costantemente, giornalmente, ogni ora nella sua vita quando cerca qualcosa che gli piace o quando fugge ciò che teme, vengono da lì, da queste prime, rozze, certo, semplici ma potenti costruzioni e soprattutto indubitabili, indubitabili primo perché il discorso non ha nessun motivo per metterle in dubbio e secondo perché questa indubitabilità è essenziale alla costruzione di qualche cosa, se un discorso incomincia a dubitare delle sue premesse non procede, ha bisogno di certezze per così dire, cioè di una premessa che il discorso riconosca come vera allora può costruire da lì altri discorsi se no non lo può fare proprio per la struttura del linguaggio che lo impedisce, queste scene sono degli indicatori, indicano delle direzioni che ha stabilite fin dall’origine e sono quelle che continuano a operare, possono essere eliminate, cancellate, modificate? È difficile, difficile che possa farsi una cosa del genere, possono essere conosciute sì certo, e quindi rese meno potenti però cancellate del tutto questo appare arduo …

Intervento: non c’è bisogno di cancellarle ma avere la possibilità di proseguire a dire senza che ci siano queste continue interferenze …

Certo non c’è bisogno di cancellarle, stavo considerando questa eventualità. Detto tutto questo ciò su cui una persona si fissa, cioè le cose rispetto alle quali appare irremovibile e sicuro, vengono da lì? Ci sono buone probabilità,1 anche se potrebbero essere considerate sovrastrutture di una struttura originaria ma ci sono buone possibilità che vengano da lì e questo è il motivo per cui è molto difficile che una persona abbandoni i propri sintomi o le cose di cui vive in definitiva, le cose in cui crede, quelle cose che mai e poi mai metterebbe in discussione perché non gli viene neanche in mente di farlo, come dire che da pochi elementi da lì si incomincia a costruire tutto, ma questi pochi elementi permangono come il fondamento di tutto per questo non vengono mai neanche considerati perché quello che si considera generalmente è ciò che è stato stabilito dopo, non quegli elementi, quegli elementi compaiono ogni tanto quando si sogna, queste immagini strane, bizzarre che di per sé non significano niente certo però per quel discorso hanno un significato, sono quelle che per la logica sono gli assiomi cioè ciò che consente di costruire qualunque dimostrazione, arbitrari certo ma assolutamente veri, hanno questa funzione: potremmo dire che è quanto di più autentico ci sia in una persona ma in un’accezione particolare, nel senso che è ciò che di più antico ha mosso il suo discorso, ciò che ha dato l’avvio, quelle immagini, quei ricordi che qualche volta magari qualcuno ha presente nel sogno non essendo distratto ininterrottamente da miliardi di cose che accadono incessantemente, allora il suo pensiero va agli unici elementi di cui dispone e cioè quelle poche, semplici ma potenti cose che ha stabilito per prime. Freud parla anche dei resti diurni, qualche cosa che avviene durante il giorno e che il sogno comunque utilizza per ricostruire quelle scene, sì il discorso ha sempre bisogno di un avvio cioè di qualche cosa che funzioni da premessa perché il linguaggio non può partire da niente, ha bisogno di stabilire dei principi, degli assiomi dai quali partire e quali sono gli assiomi da cui parte il bimbo? Le cose che vede, che gli accadono, connesse magari con un’altra semplicissima cosa stabilisce una connessione rigidissima che molto probabilmente permane per tutta la sua esistenza …

Intervento: il sogno … mi interessava parlare del sintomo ancora una volta, per esempio, un sintomo isterico Freud lo paragona ad un sogno, funziona come un sogno per cui intervengono delle immagini a creare questo sintomo che viene mostrato e ripetuto all’altro – in un ostensione di verità – per esempio per rendere più semplice una questione di questo genere per intendere anche le connessioni che intervengono, per esempio, a creare un sintomo isterico mi viene in mente il sintomo di quella tosse stizzosa che interveniva, non ricordo il nome e in quale saggio, che attraverso un’analisi ha potuto evolvere in un certo modo perché attraverso appunto l’analisi, attraverso il racconto di questi immagini, nei vari modi in cui si connettevano man mano l’una con l’altra, perché effettivamente la persona non può intendere facendo un discorso – il discorso sensato che fa una persona a quaranta o cinquanta anni quando parla – non può intendere perché una certa questione è un’altra questione quindi solo attraverso, il discorso, l’analisi è possibile trovare le connessione per cui per esempio in questo caso questa tosse spaventosa, questo vomito aveva avuto inizio in un posto assolutamente impensabile … perché in quel posto aveva visto bere il cane in un bicchiere, però perché questo abbia potuto dirsi, abbia potuto evolvere questo sintomo dello schifo, vomito, tosse c’è stato appunto bisogno dell’argomentazione, della parola per cui la persona ha connesso, inteso che quella tosse interveniva tutte le volte perché c’era una serie di questioni che la portavano a “vedere” il cane che beveva nel bicchiere, una sorta di film che si proiettava, al momento in cui la persona ha potuto intendere questo discorso che andava facendo con tutte le varie ramificazioni, le varie sequenze a quel punto non era più così importante la questione e quindi aveva potuto evolvere, a quel punto poteva dire altre cose … è di questo che io voglio parlare nelle conferenze perché lì si intende come le parole, le proposizioni si connettano in modi differenti da quella che è l’elaborazione secondaria per cui data una causa c’è un certo effetto, gli effetti e cause che il senso comune ha attribuito … no, se il discorso non è esposto all’argomentazione e quindi al giudizio non può trovare in qualche modo una connessione che possa giustificare qualcosa che crede inamovibile e ormai facente parte del suo discorso …

Ciò che andavo dicendo è qualcosa che è al di qua di tutto ciò …

Intervento: sì, ho inteso che è al di qua ma a volte le persone dicono “ma io come faccio a capire certe questioni?” Se non puoi esporre il tuo discorso a queste interrogazioni non riuscirai mai a vedere quali sono effettivamente le connessioni che legano delle cose che non hanno un senso … certo quello che lei ha detto va molto al di là però almeno questo per intendere come è fatto e poi di che cosa è fatto il film che ci si proietta e che dirige tutta la propria vita …

Potrebbe essere interessante chiedersi perché ci sono degli effetti, l’esempio riportato da Freud ripercorre questa catena, allora in alcuni casi il sintomo scompare? Perché?

Intervento:  ha trovato una connessione che può dare senso, concludere una catena irrisolta, si può continuare il discorso in qualche modo se no ciascuna volta il discorso si interrompe sull’interrogazione della cosa che l’ha prodotta e che non ha senso e qui ricomincia il giro … oppure sfiduciato chiede “cosa me ne faccio?”

Mi sembra più complicato, perché se diciamo a questo punto che le connessioni aprono una direzione nuova, per esempio, che è possibile intraprendere questo soddisferebbe il linguaggio che ha trovato un’altra via e quindi prosegue, però questo contraddice l’esistenza stessa del sintomo che è stato costruito per potere continuare a parlare, no la questione passa attraverso la verità, è la verità che ha effetti terapeutici: se una persona crede che sia così, è convinta che sia così allora guarisce come è sempre accaduto. Sì, ha detto bene, “giustificare” rendere giusto, rendere vero, è questo l’effetto terapeutico …

Intervento: sì ma per quanto tempo l’analisi va avanti se non ci fossero degli effetti di verità ciascuna volta e continuamente, perché se no tutto si fermerebbe almeno all’inizio ci vogliono e si hanno degli effetti per cui …

È una cosa che abbiamo sempre detta: è la verità che da l’effetto terapeutico, reperire la verità, è ovvio che se la verità che si reperisce è una verità relativa unicamente a un certo gioco allora può sempre costruirsi un altro discorso altrettanto vero che si oppone al precedente, l’unica verità alla quale non può opporsi nulla è quella verità che andiamo proponendo ed è per questo motivo, come talvolta ci è capitato di considerare, che l’obiettivo dell’analisi è l’instaurarsi di un percorso teoretico, se non c’è questo si gira a vuoto, sì ci sono effetti terapeutici ogni volta che la persona ritiene che quello che ha pensato o detto o costruito è vero, ha un effetto benefico ma provvisorio e questa è una questione che merita di essere considerata molto attentamente, cosa che faremo mercoledì prossimo.