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13-7-2000

 

Allora su cosa avete riflettuto in questi giorni in modo che possiamo affrontare la questione?

Intervento: cosa blocca gli umani? La questione della responsabilità

Intervento: la fusione fra responsabilità e colpa

Sì, sì in effetti non è pensabile che la responsabilità sia del linguaggio, che ciascuno sia l’effetto del linguaggio, (…)

Beatrice ha riflettuto sulla questione della colpa? (…) non aveva mica torto Freud, senza senso di colpa non si governa (il senso di colpa autorizza a pensare una economia del discorso) certo dà una direzione il senso di colpa, questo è male e quindi quello è bene (giusto, sbagliato, vero/falso,  non c’è la colpa non c’è la necessità di abbandonare ciò che fa vivere) sì il linguaggio pare strutturato in modo tale di impedire l’accesso a sé stesso, cioè da impedire che possa riconoscersi che cosa sta funzionando. Tempo fa facevo una sorta di metafora, è come se il discorso occidentale, il discorso comune, il discorso di chiunque fosse una sorta di virus informatico che impedisce l’accesso al sistema operativo, il sistema operativo è il linguaggio. Ciò che abbiamo fatto in questi anni è costruire un antivirus cioè consentire l’accesso al sistema operativo. Come funziona una cosa del genere? Come si può impedire l’accesso ad un sistema in modo così perfetto, così funzionante, così efficace? Il sistema che si adotta e che si è adottato è dire che non esiste il sistema operativo, non esiste, non che non esiste il linguaggio, ma esiste in quanto strumento, in quanto ciò che consente altro, in effetti è un sistema efficace, per impedire l’accesso a qualche cosa fare in modo che l’altro pensi che questo qualche cosa non esista. Impedire l’accesso al sistema operativo avviene in parte attraverso questo sistema cioè far credere che il linguaggio non esista se non come strumento, porta anche altri effetti, la costruzione, o meglio ancora la possibilità di costruire un sistema religioso. Che cos’è un sistema religioso? È un sistema in cui è necessario credere in qualcosa non importa che cosa, questo è assolutamente marginale ma credere in qualche cosa e cioè che qualche cosa sia necessariamente e che questo qualche cosa non sia il linguaggio, perché come abbiamo visto non c’è accesso al sistema operativo quindi la domanda legittima “da dove vengono le cose?” necessita di un’altra risposta e quindi del discorso religioso. Il discorso religioso potrebbe essere quella sorta di, per riprendere la metafora di prima di virus che ha questa funzione, ed è la condizione questa che non ci sia accesso al sistema operativo perché possa esistere un pensiero religioso, se no non è possibile, non c’è niente da fare. (tanti si sono avvicinati al sistema operativo) il sistema operativo, già porlo come sistema operativo è un passo oltre, sì del linguaggio se ne sono occupati moltissimi, certo senza però accorgersi che era il sistema operativo, è stato considerato comunque come una cosa fra le altre, non quella che consentiva loro in quel momento di compiere quella operazione, perché anche costoro non hanno avuto accesso al sistema operativo, qualcosa lo ha impedito. Eppure è molto semplice ma questo passaggio che appare semplice in effetti, inesorabile, comportando la dissoluzione del discorso religioso, comporta un certo numero di implicazioni, però adesso questo non ci interessa, ci interessa invece come funziona il virus in questo caso, come è possibile non accedere al sistema operativo, ho accennato prima al fatto di renderlo non esistente, però non basta è un buon modo certo molto efficace, occorre una minaccia, vedete qualunque forma di religione ha la struttura di una minaccia, cioè se non segui questo allora fai male, una forma di religione si struttura come una minaccia, cioè se non fai così allora farai male, le pene, le colpe, però se non si fa questo si è nell’errore, nel male ecc. come se l’accesso al sistema operativo fosse stato barrato da una minaccia, che esiste da sempre, un guaio a chi ci si avvicina, in effetti già tempo fa riflettendo su come alcuni personaggi fra cui lo steso Wittgenstein non sia stato in condizioni di compiere quel passo che pareva vicino ma non si è fatto e già allora sembrava che incombesse qualcosa di terribile come se si trattasse di varcare le colonne di Ercole, almeno nella mitologia c’era qualcosa del genere, sfidare gli dei o qualcosa del genere, come dire che accogliendo, riconoscendo il sistema operativo, si toglie necessariamente ogni potere a chi suppone di averlo, non c’è più nessuno che possa arrogarsi il diritto di possedere la volontà, la ragione, qualunque cosa sia, in definitiva si toglie la possibilità di governare, di comandare, ecco la minaccia, ora perché si sia formata una cosa del genere poco ci interessa, quello che ci interessa è ciò che sta funzionando, ci interessa considerare ciò che sta accadendo adesso, qui, non ciò che è accaduto miliardi di anni fa, non ero neanche nato tutto sommato….dunque ciò che sta accadendo ora e questo ciò che sta accadendo ciascuno di voi lo riscontra direi nel quotidiano appena inizia ad accennare una questione del genere c’è immediatamente come ciascuno di voi sa un tirarsi indietro istantaneo, come dire non è possibile, già nelle stesse conferenze si avvertiva una cosa del genere, sì tutto interessante, logico ma non è possibile che sia così, come se, adesso stiamo dicendo di una eventuale fantasia, come se accogliendo una cosa del genere si fosse costretti a distruggere tutto, in effetti questo è anche accaduto di ascoltarlo cioè non c’è più niente, lo stato il governo, l’amore filiale, paterno, materno… una sorta di abisso, di nulla, spesso ha scatenato l’horror vacui e in effetti ciò che la cosiddetta civiltà ha operato in questi ultimi duemila anni è questo: fare paura ai bambini, è questo che ha fatto soprattutto, ed è riuscito, ai bambini si sa non è difficile fare paura, basta fare buh, si spaventano, gli adulti un po’ meno, ma fare paura ai bambini è inculcare una sorta di minaccia, se lasci la via succederanno una serie di cose, però questo funziona grammaticalmente nella sintassi, nella grammatica della educazione, in questo senso che la struttura sintattica e grammaticale del discorso con cui si educa ciascun bambino è come ciascuno di voi sa improntato alla minaccia che è sicuramente un sistema molto efficace per far apprendere alcune cose anzi uno dei più efficaci, è chiaro che tenendo conto del discorso che stiamo facendo, lo stesso sistema educativo potrebbe essere modificato, i bambini vengono addestrati all’obbedienza (…) cioè addestrati a credere. Qual è il sistema operativo nel discorso occidentale? Cosa è inteso come tale? Aristotele già disse “quanto di meglio gli umani hanno saputo fare, è l’istituzione delle leggi” nel discorso occidentale il sistema operativo sono le leggi, sì perché? “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare” la legge ha una portata fondamentalissima nel discorso occidentale perché è il fondamento anche Aristotele lo sapeva benissimo, e dopo di lui tutti gli altri, rendendo la legge come sistema operativo cosa accade? accade che ciò che ha consentito la formulazione delle leggi e cioè il linguaggio, scompare, se dovesse mai ricomparire allora tutto il discorso intorno alle leggi dovrebbe rifarsi, rifacendosi tutto il discorso intorno alle leggi le leggi crollerebbero, crollando le leggi crolla lo stato, il governo, crollano le istituzioni, crolla tutto a cascata… inserire un antivirus all’interno di questo virus che impedisce l’accesso al sistema operativo è sicuramente la cosa Più sovversiva che mai sia stata pensata perché toglie alle leggi ogni valore ogni dignità riconducendole al ghiribizzo del momento, imposto dai più. Se voi considerate la questione in questi termini e cioè come una sorta di virus, tutto il discorso occidentale, forse trovate anche il modo per affrontarlo in altri termini, provate a pensarlo come un programma impazzito, adesso continuo questa metafora informatica, che non riconosce più il suo sistema operativo, è chiaro che combina un sacco di macelli, crea cose strane abnormi come le superstizioni, le credenze, che non stanno né in cielo né in terra, e son tutto il sistema di credenze di superstizioni ecc… questo sistema impazzito in che modo può essere bloccato? bloccato intendo costretto a riconoscere un sistema operativo, come quando un certo programma non vede ciò che dovrebbe vedere, non vede un file, nel caso di Beatrice era diverso perché era Beatrice che non vedeva… come si fa con il computer si costringe a vedere ciò che non si riesce a fare, come si costringe a vedere? Riscrivendo delle stringhe per file che mancano o che sono andati a male o che sono deteriorati, mancano degli elementi, questo accade nel discorso occidentale mancano degli elementi, delle stringhe, molte volte quando si inchioda un computer è sufficiente aggiungere una stringa, con una certa sintassi ovviamente, e tutto ritorna a funzionare, rivede tutto, le periferiche tutto quanto, mancava quella stringa, faccio l’esempio lo stesso del computer perché non è che gli umani pensino come il computer è il contrario, i computer sono stati costruiti in questo modo, con la stessa struttura, ma è al discorso occidentale che per questo programma impazzito mancano delle stringhe, queste stringhe devono fargli riconoscere il sistema operativo. Il problema è che questo programma impazzito è costruito in modo tale che delle nuove stringhe che possono inserirsi vengono distrutte, ha una sorta di autoprotezione, ci sono alcuni programmi fatti in questo modo che impediscono….se uno va a modificarlo, lui si ripristina (…ricostruisce la stringa che è stata modificata (…) viene sovrascritto esattamente, naturalmente occorre a questo punto e gli hackers lo sanno bene, andare a modificare un certo numero di stringhe, in modo tale che questo stesso programma sia impedito ad autoripararsi, occorre che noi intendiamo che cos’è che consente al discorso occidentale di autoripararsi. Questo programmino che gli consente di autoripararsi generalmente è noto come paura, con tutto ciò che comporta e quindi la minaccia, la colpa, tutte queste storie qua, è questo che gli consente di ripararsi, cioè di togliere immediatamente delle stringhe che potrebbero dargli l’accesso al sistema operativo (la colpa, la paura sono un discorso all’interno di un discorso) certamente come all’interno di un programma che ha la funzione di autoripararsi laddove c’è stato un mal funzionamento, una persona che incomincia a pensare che il linguaggio sia il sistema operativo potete considerarla rispetto al discorso occidentale come un mal funzionamento. Prendo questa metafora perché è abbastanza semplice perché rende l’idea, ovviamente è una metafora, quindi lavorare su ciò che consente a questo sistema di autoripararsi, Freud come dicevo all’inizio l’aveva intuito, giustamente come diceva Sandro funziona anche nel singolo e non soltanto a livello pubblico, sociale, il senso di colpa, il senso di colpa ripara un sistema danneggiato, rimette le cose a posto, l’aveva intuito Freud, tolto il senso di colpa non si rimette più a posto niente e succede un macello, a questo punto il sistema non è più in condizione di autoripararsi, e possiamo inserire delle stringhe….stavo pensando in questi giorni il sistema occidentale ha questo sistema di autoriparazione, pensate a moltissime persone che ci hanno frequentate, molto interessate, hanno accolto certe cose e ad un certo punto è come se avessero ripristinato il discorso precedente, qualcosa interviene e ripristina il discorso precedente, quindi c’è un sistema di autoprotezione, in informatica si chiama firewall, muro di fuoco che impedisce l’accesso per esempio a intromissioni di hackers o queste cose, forse anche in meccanica c’è….uno sbarramento che quando intravede il pericolo ripristina e il senso di colpa è uno di questi elementi, sicuramente uno dei più efficaci, il senso di colpa poi con tutte le sue infinite varianti ovviamente “ma allora se faccio così vuol dire che non vuoi più bene alla mamma e allora sei….” Infinite oppure “tutto quello che ho fatto non significa niente” potete prendere una infinità di cose….se ne possono dire a bizzeffe…queste proposizioni funzionano come un f: muro di fuoco che ripristina il sistema precedente e cioè ripara la stringa danneggiata (…) sì esatto, è un bel programma il discorso occidentale è programmato bene, non so chi sia il programmatore però è un bel lavoro… (…) che è poi ciò che si tratta di fare in una analisi, sbarazzare del senso di colpa (la funzione di quei verbi come identificazione, immedesimazione, quando c’è colpa quando io mi identifico con l’altro entro nell’altro e di qui subisco la colpa cioè il mio agire diviene un subire) potremmo al posto di colpa usare la paura questo termine forse è più semplice (perché ci sia paura, colpa, capacità o incapacità deve avvenire quel processo di immedesimazione per cui da quel punto posso provare queste emozioni, intervengono quelle stringhe note come emozioni, cioè giudizi di bene o di male, non ci sarebbe questa struttura se il linguaggio non permettesse sincretismi tra un io e un tu per cui quando provo pena per una persona? Quando io mi immagino di essere quella persona per cui a quel punto provo, interviene il discorso della pena, così gran parte delle altre emozioni, sensazioni) e quindi? (non mi accorgo che sono io che parlo e che produco un discorso per cui la persona che parla con me non è capace per esempio, si trova in pericolo, per esempio, subisce una situazione umiliante, che la umilia. Freud si è dilungato a parlare dell’identificazione come il luogo da cui io uccido l’altro ma questo altro che uccido continua il mio discorso, per cui se ho ucciso l’altro non può parlare perché so che è morto, da qui la incapacità di parola, del dire, perché un morto non può parlare, non può dire e se il sapere funziona per una questione grammaticale gli è barrato il dire, e questa uccisione può avvenire al momento in cui mi universalizzo cioè gli altri diventano tutti uguali a me a quel punto interviene giocoforza la colpa, la paura è un passaggio successivo, si tratta di sopravvivenza, e quindi la deresponsabilizzazione, questi pronomi parlano non permettono di accorgersi delle affermazioni che faccio parlando, questi verbi che permettono il continuo spostamento del discorso, d’altra parte se non ci fosse differenza per cui un termine è quel termine non ci sarebbe parola…cosa vuol dire identificarsi con l’altro vuol dire enunciare le proprie credenze e le proprie superstizioni) se uno chiede a una persona “perché si sente in colpa? “ perché per esempio ho fatto qualcosa che ha danneggiato una persona che mi è cara, allora perché l’hai danneggiata? Può rispondere “l’ho fatto senza volere” senza volere, cosa vuol dire fare qualcosa senza volere? Chi agisce quando faccio qualcosa ma non voglio? Chi agisce al posto mio? Qui è stata inventata la psicanalisi, l’inconscio, però a questo punto si può giocare sul fatto che una persona abbia fatto qualcosa senza volere, il fatto di chi l’ha fatta, chi l’ha mosso? Certo è un primo modo molto rozzo per approcciare la questione del senso di colpa, non si tratta in effetti di sapere se voleva farlo né se non voleva farlo, ma del perché si sente in colpa, cioè perché afferma che non voleva farlo, indipendentemente dal fatto che volesse farlo oppure no, non interessa, così dicevamo questa sera con Beatrice tempo fa si diceva se una persona dice in analisi una certa cosa è quella e vuol dire quello, potrebbe non essere così automatico, provate a considerare che ciò che sta dicendo non significhi niente, niente a questo punto, una volta si diceva qualunque cosa che dice l’analizzante è l’unica cosa di cui si dispone, e se noi disponessimo soltanto del fatto che sta parlando? Nient’altro che questo e cioè che sta utilizzando questo sistema, a questo punto il che cosa dice perde buona parte del suo rilievo, certo può essere utilizzato è ovvio, ma forse si perde quella idea cara fino ad alcuni anni fa che se ha detto quello allora pensava quello, non è così automatico, non sapremo mai che cosa stesse pensando, ha pronunciato una stringa di elementi, bisogna ritrovarne il senso? Sì e no. Sì perché in questo modo la persona prosegue a parlare, no, perché quando lo trova non sa cosa farsene, non lo utilizza. Come dire che se una persona dice una certa cosa non è che questa abbia chissà quale valore di per sé, potrebbe anche non averne nessuno, importa il fatto che sta dicendo qualche cosa, non importa che cosa e reperire un senso è soltanto un modo perché prosegua a parlare, visto che almeno in quel momento solo proseguendo a parlare c’è l’eventualità di accorgersi di ciò che sta funzionando in ciò che dice, cioè il linguaggio… questo può avere dei risvolti nella cosiddetta tecnica analitica non indifferenti. Abbiamo detto già da tanto tempo una persona in analisi dice una certa cosa, io posso interpretarla in tre miliardi di modi, non è quello il problema ma supponiamo che sia la persona anch’essa ad interpretarla cioè a dare un senso a ciò che ha detto, questo cosa ci dice esattamente? Se io immagino che sia questa la sua verità o quello che stava pensando, c’è l’eventualità che compia una sorta di atto di fede, visto che non lo so, “quella persona ha detto questo e quindi….” (quando si dice in quel discorso era presente il male ma è chi l’ascolta che dà il senso, non chi la dice) il tale che dice ho sognato una donna ma non era mia madre, sì dicevamo espone la questione della madre, sì? Ha pronunciato il significante madre, certo, è così automatico che quello che pensa lui, penso io? Potrebbe non esserlo, potrebbe anche non porsi affatto la questione della madre, a questo punto sic stantibus rebus, ciò che dice l’analizzante, il suo cosiddetto contenuto, non ha più nessun rilievo salvo l’opportunità di fare in modo che prosegua a dire, ma che stia parlando del papà che l’ha violentata da piccola oppure il fatto che non gli è venuto bene il punto e croce, è esattamente la stessa cosa, c’è questa eventualità dobbiamo rifletterci ancora molto bene, però come dire non significano niente né l’una cosa , né l’altra e occorre che sia così anche per la persona, che non significhi niente (questo è il punto d’arrivo dell’analisi) sì, però sto dicendo dei passaggi in modo da poterci arrivare meglio (se si inseriscono molto prima allora si può dire cosa si vuole, come quando si diceva allora tutto è parola e quindi…) certo però in seguito alle cose che vi ho detto questa sera, va riconsiderata questa questione molto attentamente, perché è vero può indurre a questo moto giubilatorio, sì risolvendo questo problema facciamo un bel passo avanti, questo consente di chiarire molte cose in effetti giungere a considerare che quello che si dice non significa nulla, significa soltanto intendere che non costringe all’assenso, è complessa la cosa però giovedì prossimo, credo che lo risolveremo (non costringe all’assenso ma non costringe alla negazione soprattutto perché se io non arrivo ad assentire alla cosa è ovvio che la nego e a quel punto non c’è linguaggio cioè non si parla, se io nego cioè dico non è così è chiaro che non la elaboro, perché non entra nel discorso, perché non la ammetto) sì è un po’ più complicato però questa è la direzione, va bene proseguiamo giovedì prossimo.