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12-1-1999

 

giochi linguistici 2

 

Intervento:…

La volta scorsa dicevamo dell’analista della parola e dei giochi linguistici, avevamo definiti giochi linguistici un discorso. Un discorso come una sequenza di elementi linguistici e pertanto un discorso e quindi un gioco linguistico non è altro che una sequenza di elementi linguistici e pertanto elementi connessi tra loro, in quanto elementi linguistici, inesorabilmente connessi tra loro. Quindi potremmo dire che questo personaggio, l’analista della parola, è definito dall’essere un gioco linguistico, dal non essere altro che un gioco linguistico. La questione è che essendo un gioco linguistico non può non considerare ciascun elemento che interviene, come ciò che lo circonda o come se stesso, al pari di un gioco linguistico. In tutto questo si tratta di considerare come, come si pone questo personaggio nei confronti del discorso che si trova ad ascoltare, perché una persona che si rivolge a lui, chiedendo per esempio di essere liberata dai suoi mali, tutte le volte accade, come si diceva tempo fa formula una domanda paradossale, ché se fosse effettivamente questo che vuole si sarebbe già liberato, come dire proprio perché è un gioco linguistico non può non sapere che il gioco linguistico che viene proposto comporta una regola, non solo una ma molte, tra queste una vieta di considerare questo discorso, il discorso che fa il tizio, come un gioco linguistico, lo vieta in modo tassativo e rigoroso, esattamente così come un gioco di carte che vieta che una carta valga come qualunque altra, ché altrimenti non può giocare e in effetti per lo stesso motivo esiste questa regola, che vieta di considerare il suo discorso un gioco linguistico, ché se lo considerasse smetterebbe di giocare, e invece questo (di smettere di giocare questo gioco) non ha nessuna intenzione di farlo, questo è sicuramente l’intoppo maggiore che può incontrarsi, intoppo, diciamo una questione, il fatto che questo gioco che si ascolta comporti questa regola, che vieta di considerare il gioco che sta facendo un gioco linguistico, la vieta tassativamente. Ora pertanto non si tratta di accogliere il gioco del tizio in quanto tale, ciò che lui domanda non ha nessuna importanza, cioè di essere liberato dal suo male, si trova piuttosto a considerare che il gioco in atto, e ciò che occorre che l’analista della parola faccia è qualcosa che non ha nulla a che fare con ciò che gli chiede il tizio in questione, nulla, è come se si trovasse di fronte a un gioco rispetto al quale si pone in una posizione particolare, l’analista, vale a dire come colui che, mettiamola così provvisoriamente e poi preciseremo, non è soddisfatto del gioco che si sta giocando e allora ne inserisce un altro, questo sempre indipendentemente dalla richiesta che gli viene fatta, ché come dicevo prima non ha nessuna importanza, e allora avviene questo che inserisce all’interno del gioco che sta facendo il tizio un altro gioco. Come lo inserisce? Chiaramente per fare giocare qualcuno occorre che questo qualcuno occorre che sia attratto dal gioco, sia divertito, non posso insistere con Roberto di giocare a poker se non ha nessuna voglia di giocare a poker, devo fare in modo che il gioco del poker gli risulti divertente oppure farlo giocare qualche cosa che a lui diverta per esempio gli scacchi (so che una volta mi parlava…), che cosa interessa la persona? È qualcosa che è connesso con ciò che enuncia come problema, connesso, ciò che apro una parentesi e poi la chiudo, un tal Sigmund Freud aveva l’idea che la buona parte dei malanni delle persone procedessero da qualcosa che lui indicava come questione sessuale, ora non aveva torto se consideriamo il fatto che questo aspetto, per esempio non solo comunque, questo aspetto interessa la più parte e sul perché non ci riguarda oggi ma è una cosa che interessa, dico non soltanto ma ci sono altri aspetti che interessano; ora si tratta di far giocare quella persona, il tizio, con gli elementi di cui dispone e farla giocare con qualcosa con cui si diverta, come si può venire a sapere ciò che lo diverte? Ora vi dicevo, come si reperisce ciò che lo interessa? Non si tratta di reperirlo perché è già lui che lo dice, ciò che lo interessa è ciò che lo preoccupa, ciò che lo angustia, però occorre inserire un elemento a fianco a ciò che lo angustia e lo preoccupa che lo diverta, questo elemento che lo diverte è quello con cui lo farete giocare. In che senso giocare? Dicevo prima che occorre inserire all’interno del suo gioco un altro gioco, non per il suo bene, il suo bene ci è assolutamente indifferente ma perché non siamo soddisfatti di quel gioco (perché non siamo soddisfatti) non siamo soddisfatti per definizione (perché?) è come se questa persona volesse farci giocare un gioco che non ci interessa minimamente perché è un gioco che non ha nessun interessa (sì però potrebbe anche essere un gioco interessante) non è interessante perché è un gioco che comporta ed ha tra le sue regole una regola fondamentale la quale impone che il gioco che si sta facendo escluda che sia un gioco linguistico e siccome troviamo qualcosa di divertente all’interno di qualcosa che sia un gioco linguistico, se no si arresta immediatamente e quindi non giochiamo più e in effetti se non lo poniamo come un gioco linguistico abbiamo due scelte o prendiamo atto “bene” e la cosa è terminata oppure gli si sostituisce la sua religione con un’altra, una cosa che avviene comunemente la psicanalisi fa questo. Nessuna tecnica o teoria psicanalitica al giorno d’oggi è in condizioni di volgere il discorso che ascolta in un gioco linguistico, nessuna lo può fare, ecco siccome dicevo non siamo soddisfatti del gioco che si sta facendo dicevo ne inseriamo un altro, utilizzando il modo che indicavo e all’interno di questo nuovo gioco cosa si fa propriamente? Intanto occorre dire che se si instaura un gioco, in accezione più corrente del termine cioè se si instaura qualcosa di ameno, di divertente, già si è fatto un passo notevole dal momento che il tizio sarà più disposto ad accogliere il fatto che è un gioco. Un gioco, vale a dire, qualcosa che ha perso almeno in parte la gravità, la gravità di tutto ciò che è considerato non essere gioco linguistico, per definizione una cosa greve, una cosa pesante, massiccia, insidiosa…ma bisogna sempre tenere presente l’obiettivo che è quello di volgere questo gioco che contiene questa regola in un altro che invece contiene un’altra regola che è quella che esclude che ciò che si sta dicendo possa essere altro da un gioco linguistico, la prima esclude che lo sia, la seconda che possa non esserlo. La parte di cui accennavo prima cioè quella dell’aspetto ludico della questione può risultare fondamentale, fondamentale non soltanto per i fatti in atto per l’analista della parola ma anche rispetto ad aspetti retorici che andiamo considerando connessi per esempio all’intervento, conferenze e cose del genere, quando in alcune conferenze avevo inserito questo aspetto dell’agone dialettico questo provocava in parte l’aspetto ludico cioè di divertimento, di spettacolo e non è a caso che le conferenze che faremo vadano in questa direzione, rispetto alla pratica l’analista della parola occorre che intervenga qualcosa di molto simile, se non addirittura la stessa cosa

Intervento: riguardo all’intervento dell’analista mi chiedevo se nella pratica non si possa intervenire come in un agone dialettico, con più interventi, con più sottolineature….

Sì, sì certo certamente, si può reperire questo aspetto perché vi accorgete immediatamente che intorno ad una certa questione la persona si eccita, si interessa (si irrigidisce!) (…) è possibile rilevare che rispetto ad un certo elemento c’è un interesse molto vivo, molto vivace, la persona si attiva… (il problema della questione è che si tratta di sostituire ad una metafisica incontrollata una metafisica controllata… quando dobbiamo inserire all’interno del sistema un nuovo gioco noi dobbiamo conoscere questo gioco… nel senso che dobbiamo riuscire a trovare un gioco che riesca… noi dovremmo essere come un Ippia con un sapere enciclopedico…) ma il gioco che viene inserito in effetti non è inventato da noi ovviamente è un aspetto del discorso del tizio, ma è come se lui fosse concentrato su un gioco particolare, adesso facciamo un esempio banale del suo malessere, ora il gioco che noi inseriamo non è questo cioè quello del suo malessere ma un gioco che è sempre connesso con il suo discorso, con la sua storia ma che lo interessa, che poi è connesso comunque con tutto ciò che lo riguarda ed è come se lo “costringessimo” fra virgolette a giocare quel gioco anziché il suo, che è sempre suo poi, solo che è guidato, è pilotato ed è pilotato in un modo particolare perché sembra che lo abbiamo introdotto anche se è un suo gioco, siamo noi che lo manteniamo in piedi, lo facciamo vivere. Ora per quanto riguarda la questione metafisica…il fatto che si possa instaurare una apparente metafisica no, l’essenziale è che in ogni caso questa metafisica possa essere demolita in qualunque momento, dicevo che appare essenziale non tenere conto di ciò che chiede contrariamente a ciò che è sempre stato pensato ma, per dirla così, andare dritti per la propria strada, qualunque cosa lui chieda, la propria strada ha questo obiettivo, inserire un gioco all’interno di un altro gioco in modo che questo risulti meno, come dire, banale, diciamola così provvisoriamente, in teoria nient’altro che questo. Un funzionamento che teoricamente potrebbe avere degli effetti sulla riuscita almeno per un buon motivo che il tizio, questo è un aspetto retorico, è continuamente a suo agio che ciò che si va facendo c’è qualcosa che lo riguarda strettamente ché in effetti il gioco che lo costringi a giocare è un gioco che lo riguarda, che lo diverte e quindi l’aspetto noto come captatio benevolentiæ fa essere soddisfatti, e questo come dicevo può funzionare anche in una conferenza dove la situazione non è così differente, nel caso della conferenza non c’è una persona ma ce ne sono molte, questo può rendere le cose un pochino più complesse però, però sappiamo che cosa generalmente attrae le persone e quindi su questo è possibile giocare. Anche in un incontro le questioni che ponevi tu la volta scorsa “gli uditori differenti” come utilizzare il fatto che un uditorio sia fatto in un certo modo anziché in un altro e quindi come utilizzare che una persona sia interessata particolarmente a una cosa anziché ad un’altra, qui facevo prima questa parentesi, ciò che affermava Freud, che lui si era accorto che una delle questioni che più interessava era la questione sessuale, perché di questo tutti quanti si interessano in un modo o nell’altro, è uno dei luoghi comuni più accreditati, dei più utilizzabili, come abbiamo avuto una dimostrazione poc’anzi, dal vivo. Questo ma non soltanto questo ovviamente anche altri, può accadere che una persona sia particolarmente attratta da un dibattito, da un agone dialettico…allora si gioca questo gioco (…) sì, sì questo funziona però ha le sue controindicazioni perché appena lo rifiuta c’è l’eventualità che se ne allontani e in ogni caso può essere utilizzato non in questo aspetto ma in altro modo cioè il fatto che una persona, il tizio, si trova a giocare un gioco che pensava di conoscere del quale invece scopre nuove regole che gli consentono di giocare in modo molto più divertente, da qui si instaura una novità che può essere sempre utilizzata però tenendo conto che se si instaura questo rinvio a una sempre maggiore mobilità poi è difficile tenere il ritmo, è come se uno fosse richiesto ciascuna volta di sorprendere, alla tremillesima volta uno cessa di essere sorpreso, però se una persona è sorpresa dal suo stesso discorso, pilotato ovviamente, allora sì funziona (…) ecco però scusi se la interrompo un istante, questo gioco che viene inserito al momento in cui viene inserito non modifica quell’altro (mi chiedevo se si trattasse semplicemente di un gioco di sostituzione o se si trattasse delle stesso gioco con la regoletta “consapevolezza” che si tratta anche di un altro cioè di un gioco linguistico, cioè la persona non cambia gioco linguistico, per cui questo affiancamento di un altro gioco non sia per giungere alla consapevolezza che comunque quello che sta facendo non è altro che un gioco linguistico, lo stesso gioco) sì, sì perché inizialmente il gioco del tizio non viene modificato semplicemente si inserisce all’interno un altro gioco che vive una sua vita particolare (occorre partire da un accoglimento del gioco linguistico) sì dicevo dei bambini ha presente, i bambini, una tragedia terrificante, lacrime e urla, cosa accade? Dipende dall’età ma… una caramella, la tragedia finisce a vantaggio della caramella, cosa è avvenuto in questo caso? Una distrazione, è stato distratto, facevo l’esempio su questa scia, una persona adulta con una depressione ed è schiacciata dai suoi problemi, se si accorge che l’appartamento in cui abita sta andando a fuoco i suoi problemi scompaiono, così come quando gioca a poker con gli amici anche se è depresso in quel momento lo vedrete attivissimo, agitato e preoccupatissimo per il gioco che sta facendo, la sua depressione è scomparsa, ora non è che si tratti soltanto di distrarlo ovviamente ma utilizzare questa figura retorica. È inutile stare lì all’interno del gioco che lui intende giocare finché si rimane lì dentro non c’è via d’uscita, dicevo le vie sono soltanto due o si converte a un’altra religione oppure si prende atto e non si parla più, perché questo suo gioco se continua ad essere giocato continua ad avere questa regola per potersi giocare e cioè quel gioco è fuori e quindi non è un gioco linguistico e pertanto sarà assolutamente inaccessibile a meno che non venga spostato su un’altra cosa la quale continua ad affermare che non è un gioco linguistico, ecco perché dicevo il suo discorso, del tizio, rimane assolutamente immutato come se non gli interessasse minimamente, semplicemente si inserisce questo altro elemento, si inserisce “la caramella”, “la caramella “ non è altro che il pilotarlo verso qualcosa che lo interessa ora può accadere che non sia facilissimo in alcuni casi elementi che lo interessano ma laddove si enuncia un totale disinteresse per le cose, il più delle volte è questo che interessa, (il più totale disinteresse delle cose) precisamente e su questo è possibile lavorare, poi mano a mano che procederemo vedremo anche i dettagli magari delle descrizioni che possano servire da esempio. Una volta ottenuta questa distrazione, una persona comincia a giocare questo altro gioco che noi andiamo costruendo, perché questo nuovo gioco che inseriamo all’interno del suo è sì un gioco che lui ha voglia di giocare ma stiamo costruendo noi, passo dopo passo, fino al punto in cui questo gioco che stiamo costruendo, questo questione che dobbiamo risolvere nel prosieguo, diventa talmente importante e fondamentale che il gioco precedente scompare. Ora non è questo l’obiettivo che ci interessa, che scompaia quell’altro gioco, non ci importa niente ma semplicemente visto che stiamo chiacchierando con questa persona che la conversazione non sia del tutto “annoiante” solo questo. (la difficoltà di inserire un gioco è comunque più facile andare all’estremo delle sue convinzioni cioè…) lei ha fatto esattamente questa operazione in quel caso ciò che divertiva la persona (…) dicendo questo gioco si reperisce dal discorso dell’altro, notando l’interesse della persona, che cosa gli interessa, in questo caso ha fatto esattamente ciò che stavo descrivendo (…) se l’interlocutore è molto curioso (…) (sì però poi arrivato si è accorta di questo vuoto ed è sempre questo il problema) questa curiosità potrebbe essere per esempio l’innesco per una prosecuzione di conversazioni che mirino a esplorare tutte le varie potenzialità del linguaggio, occorre imparare a farlo funzionare il linguaggio, come si impara a fare funzionare il computer, uno usa un programmino mentre il computer usa (la gente si trova sempre un vuoto enorme, questo è così, questo è così…) sì ma le sensazioni che taluni hanno di fronte un computer, il fatto che possa fare una quantità di cose, si spaventano come se fosse (…) infatti tutto ciò è un abbozzo della questione una direzione, si tratta esattamente di reperire lungo questa direzione armi retoriche sempre più potenti, tenendo conto che ciò abbiamo indicato come analista della parola è il gioco linguistico nient’altro che questo e come tale fa funzionare il linguaggio, trova il modo per farlo funzionare ciascuna volta e il trovare questo modo è un operazione retorica. Potremmo dire che l’analista della parola è il gioco linguistico che necessariamente trova il modo, qualunque cosa incontri che sia un gioco linguistico, anziché una stupidata cioè qualunque cosa che pensi di sé di non essere un gioco linguistico… (la complicità…) il gioco di parola certo non può essere fermato in alcun modo…