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11-11-2003

 

L’ostacolo e la conclusione

 

 

Questioni circa la sua prossima conferenza Sandro?

Intervento: sì l’ostacolo, se l’ostacolo non sia l’obiettivo

Funziona esattamente come nella tragedia greca, c’è il momento ritardante, la catastasi, cioè c’è un impiccio per cui il nostro eroe non raggiunge immediatamente il suo obiettivo, e cioè la principessa, c’è la principessa e in mezzo c’è il drago, bisogna darsi da fare….

Intervento: il fatto che la storia si costruisca attorno alla difficoltà e senza fine a questo punto sembra che l’ostacolo stesso sia l’obiettivo

Non è l’obiettivo della storia, è ciò che consente alla storia di svolgersi, di fare tutta una serie di giri…

Intervento: sì certo è una sorta di artificio retorico letterario che consente alla storia di proseguire

Sì, potremmo dire che è l’obiettivo del linguaggio costruire proposizioni, cioè proseguire se stesso, ma non l’obiettivo della storia, ché la storia pone l’ostacolo come impedimento, è ostacolo rispetto a qualche cosa, tolto l’ostacolo…

Intervento: a questa scena, la scena appartiene a questo sogno…

L’amore passionale non è necessariamente un amore difficile…

Intervento: tutti questi ostacoli sono in qualche modo attraversati da una fantasmatica nel senso che ciò che è un mio ostacolo non è il suo ostacolo

Può considerare Shakespeare, il “Romeo e Giulietta”, l’ostacolo era la lotta tra famiglie…

Intervento:…

Dipende, se lei è cattolica e lui un fondamentalista islamico qualche problema c’è…

Intervento:…

lei si domanda delle cose intorno all’ostacolo, come lo pone l’ostacolo, come intende porlo nella sua conferenza? L’ostacolo cioè ciò che rende l’amore difficile e quindi attraente. La questione è perché gli umani si rendono la vita difficile anche quando amano…

Intervento:…

Sì, l’ostacolo costringe o consente al linguaggio di fare uno o più giri, giri in più per il raggiungimento della meta che si è prefissata…

Intervento: l’ostacolo ha la funzione di mantenere l’aspettativa, di mantenere l’attesa…l’idea che sia un’aspettativa, una conclusione senza rilancio

Potremmo dire che l’ostacolo impedisce al linguaggio di fermarsi? Potremmo, in effetti la catastasi, cioè il rinviare la soluzione è ciò che rende interessante il racconto, se uno raccontasse che il principe ha trovato la principessa e vissero felici e contenti, poco importerebbe, se invece ha dovuto uccidere il drago e poi un altro, ecco che allora c’è una soddisfazione, ma questa soddisfazione da dove viene? Non viene dal raggiungimento dell’obiettivo in questo caso, ma dalla produzione di parola, di racconto. Pensate a un’altra forma narrativa, il racconto giallo, si potrebbe dire dalla prima pagina: il tipo è stato ucciso da tizio e tizio, e il giallo dove sta? Sarebbe soddisfatto? Il lettore deve pilotato in qualche modo dallo scrittore e trovare lui, attraverso tutta una serie di percorsi tortuosi, di difficoltà, di ostacoli, trovare lui l’assassino. L’ostacolo è ciò che consente l’emozione, l’emozione è data dalla costruzione di proposizioni, ma proposizioni che mirano a una soluzione, cioè devono avere una direzione, non qualunque proposizione, ma proposizioni che hanno una direzione che è quella che consentirà di giungere alla verità, che è poi l’obiettivo finale sempre, il vero rispetto a quel gioco, come dire che l’ostacolo è effettivamente ciò che impedisce al linguaggio di arrestarsi, l’ostacolo qui certo in ambito letterario però, però cos’è che impedisce al linguaggio di arrestarsi? La sua stessa struttura, cioè il fatto di non potere non farlo, cioè di costruire continuamente proposizioni però proposizioni costruite in un certo modo perché la loro configurazione deve essere tale che ciascuna di queste proposizioni segua alla precedente e miri all’ultima proposizione, che è quella vera, sarebbe il teorema in ambito logico, deve raggiungere la proposizione vera, ma questo è soltanto un mezzo per proseguire, il suo obiettivo non è la costruzione di una proposizione vera ma proseguire se stesso, utilizza anche questo, non solo, utilizza anche un sistema inferenziale, utilizza un principio di identità, e anche la costruzione di proposizioni vere, certo devono essere vere se no non sono accolte, però l’obiettivo è proseguire se stesso e in definitiva ciò che chiamiamo ostacolo non è altro che una delle condizioni per potere adempiere a questo scopo, proseguire se stesso cioè costruire proposizioni, è questo che dà l’emozione…

Intervento: …la condizione perché la storia possa proseguire

Sì, più che la condizione perché possa proseguire è la condizione perché il linguaggio sia soddisfatto, cioè possa produrre proposizioni. Questa è una questione importante ché sì è vero, il linguaggio deve proseguire se stesso, ma non comunque, in ogni caso le proposizioni che costruisce sono vincolate a delle regole, ed essendo vincolate a delle regole e quindi facendo parte di un gioco hanno una conclusione, questa conclusione è ciò che deve raggiungere ciascuna volta. Ma poniamola in modi precisi: l’obiettivo del linguaggio abbiamo detto è proseguire se stesso, l’obiettivo, il linguaggio fa questo, prosegue se stesso, ora per fare questo utilizza la costruzione di proposizioni, stringhe di proposizioni ma queste stringhe di proposizioni, proprio perché proposizioni, sono inserite all’interno di un gioco cioè muovono da una premessa e giungono a una conclusione, questa è la struttura fondamentale, è questa conclusione che interessa il linguaggio? No, non sa che farsene, cioè sa cosa farsene ma non è questa la sua meta, la conclusione certo è una proposizione che deve essere vera rispetto al gioco, ma è il gioco il vero funzionamento del linguaggio, il gioco, regole, proposizioni coerenti e fino all’ultima proposizione. Gli umani non hanno torto, e non hanno torto perché sono fatti di linguaggio, di avvilirsi quando raggiungono la conclusione, perché se questa conclusione non è l’occasione per fare partire da lì un’altra stringa di proposizioni, cioè un altro gioco, effettivamente non sanno cosa farsene, non serve a niente, l’unica funzione della conclusione è quella di essere l’occasione per un altro gioco. A questo punto la questione si fa importante perché è come dire che il linguaggio è un gioco, nient’altro che questo, è vero che ci sono procedure, c’è un sistema inferenziale per fare funzionare questo gioco, però il modo in cui si dà il linguaggio è il gioco e pertanto necessita, come dicevo, di premesse e conclusioni, queste fanno parte del gioco, non è la conclusione l’obiettivo, è un aspetto del gioco esattamente come la premessa o il sistema inferenziale, detto questo la chance che noi possiamo dare agli umani è che la conclusione di un gioco non è altro che la condizione per un altro gioco, è solo a queste condizioni che la riuscita, il successo ecc. non costituiscono una paralisi, né un’occasioni per diventare malinconici, occorre che sia l’occasione, l‘innesco per un altro gioco, è ovvio che il modo migliore perché questo si verifichi è trovarsi in un ambito teoretico dove ciascuna conclusione in effetti non è altro che il punto di partenza per costruire un altro gioco, esattamente l’andamento che abbiamo seguito in questi anni, per cui ciascuna conclusione non ferma nulla anzi è l’occasione per un altro gioco, per giocare ancora, ciò che sfugge agli umani è proprio questo, anche in ambito amoroso una volta ottenuto l’obiettivo ecco che interviene “adesso cosa facciamo?” e le relazioni si interrompono. Non sto dicendo che questo sia bene o sia male, questo non alcuna importanza, però viene rappresentata questa cosa con tragedie, con cose immani, è chiaro che se l’obiettivo viene scambiato per il gioco stesso allora una volta raggiunto è finita. In fondo si tratta solo di questo di accorgersi che l’obiettivo che ci si è prefissati in realtà fa parte del gioco…

Intervento: è la condizione per poter proseguire

Sì non è l’obiettivo in realtà, è soltanto una delle condizioni del gioco, uno degli strumenti per giocare, avere quell’obiettivo…

Intervento:…

Quando noi diciamo che in qualche modo insegniamo a giocare, diciamo anche questo, che il raggiungimento dell’obiettivo non significa nient’altro che una componente per giocare ma non significa nient’altro che questo, non è niente assolutamente niente fuori dal gioco in cui è inserito, mentre per gli umani generalmente non è così…

Intervento: si parla di rinuncia laddove c’è una scelta, la questione che non si pone mai è la questione della scelta in termini di decisione…

Sì certamente, fa quella cosa che generalmente la diverte o la interessa di più…

Intervento: pone l’accento non sulla decisione ma sulla rinuncia di una vita difficile

Intervento: porre il linguaggio in modo ancora più esasperato per rimanga nel linguaggio

Ma la proibizione della droga, e di infinite altre cose, è una regola di esclusione che serve per giocare, ciascuno sa che più ci sono regole e più il gioco si fa complicato, tant’è che i giochi più complicati sono in genere quelli che hanno un maggiore numero di regole di esclusione, ora a questo punto se ciascuno lo sa, anche lo stato lo sa che più proibisce, più ci sono regole di esclusione e più il gioco diventa difficile, pertanto più emozionante. Perché più emozionante? Beh perché si mettono più ostacoli, mettendo più ostacoli si fanno più giri, e questi ostacoli poi vengono chiamati in vario modo, in ogni caso vengono raffigurati come il segno del male, per cui se togliamo gli ostacoli allora finalmente saremo felici…

Intervento:…

Abbiamo appena detto qual è il vantaggio…

Intervento: costruire altre proposizioni

Sì, immettendo regole di esclusione: “vietare la droga” è una di queste così come vietare di fumare, vietare di correre, vietare di fare, porre una infinita serie di divieti, più ci sono divieti e più è complicato raggiungere un certo obiettivo…

Intervento:…

Questo è un effetto collaterale, l’obiettivo è sempre la felicità, un mondo migliore, tutte queste storie, in fondo il paradiso è la stessa cosa. Ci sono tanti ostacoli per raggiungere il paradiso, dovete non fumare, non drogarvi, non fare innumerevoli altre cose…

Intervento: la legge dello stato che vieta una particolare cosa questa sarà un ostacolo e quindi si inserirà nel discorso per poterla superare

È funzionale…

Intervento: qual è il vantaggio retorico per lo stato

La stessa operazione che ha fatto la chiesa con la sessualità, vietandola se ne è assunta il monopolio, limitandola l’ha resa più desiderabile, però a questo punto c’è un doppio vantaggio: da una parte si demonizza questo desiderio e dall’altra parte lo si alimenta, quello che dicevamo la volta scorsa rispetto all’ultima conferenza,si immette un desiderio ma anche la paura di questo desiderio, cioè la sua demonizzazione in un certo senso, cioè dire che è male, ti dico: “desidera questo”, però dico anche che questo è male, è sempre una mossa vincente…

Intervento: questo consente di mantenere il massimo controllo sul cittadino

Esattamente, e così avviene…

Intervento: così permette di costruire della proposizioni “assolutamente” vere

Certo, lì l’obiettivo è dato come il paradiso, la felicità assoluta, il modello è come quello della chiesa, però non è che si raggiunga così facilmente, per raggiungerlo ci sono tutta una serie di ostacoli, come giocare a scacchi, la meta è vincere l’altro ovviamente, però prima di arrivarci non è mica così semplice, soprattutto se l’altro è bravo, e anche il diavolo è bravo, lui tenta. A questo punto si innesta un altro discorso che adesso accenniamo appena, lo faremo la volta prossima, che riprende la questione del corpo, che è sempre interessante, cioè come il linguaggio pone la questione del corpo, come la premessa assolutamente vera su cui costruire, in effetti tutte le proposizioni che vengono costruite dal corpo sono vere perché muovono da una premessa vera, ed è vera perché, come dicevamo forse qualche volta fa, tutte le proposizioni che il discorso attribuisce a sé da quel momento esistono, questo è fondamentale. Abbiamo detto in varie occasioni che il linguaggio non può, per il suo stesso funzionamento, porre un elemento e poi negarne l’esistenza, non lo può fare, non lo può fare perché il linguaggio a questo punto avrebbe costruito un paradosso e cioè una di quelle proposizioni inutilizzabili per proseguire e quindi non lo fa…

Intervento: aveva solo parlato della coerenza

Quando esiste questo elemento non può negarlo in nessun modo perché se lo negasse allora avrebbe costruito un elemento che esiste ma che anche non esiste, del quale afferma che esiste e non esiste simultaneamente, e cioè avrebbe costruito un paradosso, ma il paradosso impedisce al linguaggio di proseguire e quindi non lo fa. Detto questo, dobbiamo articolare ancora meglio la questione, una volta stabilita una proposizione che riguarda se stessa, cioè che riguarda lo stesso discorso, ha posto un elemento linguistico che esiste necessariamente per questo è assolutamente vero, per questo tutto ciò che il discorso attribuisce a sé, e cioè il corpo, è assolutamente vero e non lo può negare, il linguaggio stesso non lo può negare, ma è vero in che senso? Che si dà come elemento linguistico, è questo che non può negare, qualunque altra cosa può negarla bellamente, ma non che si ponga come elemento linguistico, questo c’è necessariamente, una volta che ha stabilito che un elemento partecipa del linguaggio, cioè è un elemento linguistico, e da quel momento non può cessare di esserlo, dovrebbe uscire fuori dal linguaggio e questo non lo può fare, per questo è assolutamente vero, ma in questa accezione, per cui per il discorso tutte le proposizioni che, adesso usiamo questa formula un po’ bizzarra, che vengono dal corpo sono sempre necessariamente vere, ché sono elementi linguistici che fanno parte del suo discorso, cioè è il discorso stesso, e quindi non lo può negare, sono lì, non potendole negare sono necessariamente vere, perché se le negasse costruirebbe una proposizione autocontraddittoria che è esattamente il metodo che noi abbiamo utilizzato per costruire questo discorso, ciò che lo rende necessario è il fatto che negandolo costruisce una proposizione autocontraddittoria, e non lo può fare, se lo facesse il linguaggio si fermerebbe, perché a questo punto avrebbe costruito un’inferenza di una tale potenza che si bloccherebbe tutto, è come se dicesse questa cosa esiste e simultaneamente non esiste e adesso come prosegue? Non può proseguire, si ferma, e il linguaggio cesserebbe di esistere in un certo senso, e insieme con il linguaggio qualunque cosa…

Intervento:…

Sì, da quel momento tutto ciò che voi riuscite a pensare non sarebbe mai esistito, però questo non si verifica, è ancora da elaborare meglio perché è detta in un modo molto sommario, però la direzione è questa per intendere ancora meglio come funziona, come funzionano le cosiddette sensazioni, e perché non possono essere negate, ché produrrebbe una proposizione autocontraddittoria all’interno del sistema operativo…

Intervento: lei a questo riguardo diceva che una sensazione che costruisce il mio corpo per esempio” ho mal di denti” era assolutamente vera perché non potevo costruire una proposizione coerente che la negasse

Lo so, ho aggiunto qualche elemento, altri li aggiungeremo, ché è importante per intendere il funzionamento del linguaggio, e cioè il fatto che funziona attraverso giochi linguistici, è il gioco linguistico che rappresenta meglio il funzionamento del linguaggio, ché è vero ciò che abbiamo sempre detto, che il linguaggio costruisce proposizioni, ma non qualunque, le proposizioni che costruisce sono vincolate a delle regole cioè sono inserite all’interno di un gioco linguistico, sempre e necessariamente, altrimenti non le costruisce e probabilmente non le può neppure costruire, è da verificare, potrebbe essere così, è una possibilità, dovremo considerarla certamente, e sempre costruendo proposizioni vere.