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11-10-2006

 

Una questione che potrebbe essere utile nelle conferenze, nella preparazione di esse: la connessione tra l’innamoramento, il poker e la religione. C’è qualche connessione tra questi tre elementi? Intanto sono dei giochi linguistici tutti e tre, i primi due sembrano tra loro più fortemente connessi: finita la partita si smette di giocare, mentre nel caso della religione no, la partita sembra non finire. Questo è già un elemento che li distingue, in fondo come ciascuno di voi sa nell’innamoramento accade che una persona che all’inizio sembra la persona ideale dopo un po’ cessa di interessare, perché questa persona che sembrava la migliore del mondo diventa di nessun interesse? Perché l’innamoramento comporta un entusiasmo iniziale?

Intervento:…

Sì, qualunque cosa nuova, ma potrei mostrarti un accendino nuovo ma non per questo ti entusiasmi…

Intervento:…

Hai detto bene, è un gioco che promette molte cose, soprattutto da parte della fanciulla l’impegno a modificare il fanciullo, a conoscerlo in fondo, a sapere che cosa desidera in modo da controllarne il desiderio, questo è l’obiettivo, per un fanciullo è un po’ diverso ma cambia poco, e cioè arrivare al punto in cui ottieni l’obiettivo prefissato, so che cosa vuole, so che cosa pensa, so di lui quanto volevo sapere. A questo punto che cosa altro ha da dire quest’altra persona? Poco, poco perché se so già quello che pensa diventa, ed è questa una delle prime avvisaglie, diventa scontata, diventa prevedibile, ovvia e di conseguenza noiosa. Allora quella partita incomincia a non interessare più, per lo stesso modo nel poker nessuno avrebbe voglia di ricominciare la stessa partita appena giocata, con le stesso carte, le stesso mosse, chi farebbe una cosa del genere? Nella relazione accade qualcosa del genere, quando la partita è terminata, cioè si è raggiunto l’obiettivo che ci si era prefissato, a quel punto si può considerare chiusa la partita. È ovvio che proseguire a giocare, esattamente così come avverrebbe nel poker, diventa molto noioso, non desta più nessun interesse, cos’ha invece la religione di così diverso, per cui la partita continua? Intanto l’avversario è fuori portata, non si mostra, non dice la sua se non tramite dei portavoce, ma poco affidabili. In fondo è una relazione anche quella con dio, però questo partner non si manifesta, come faccio a controllarlo, a gestirlo? In questo caso è proprio radicalmente impossibile, proprio per dottrina, e quindi può consentire alla relazione di proseguire nel tempo perché l’obiettivo non è mai raggiunto, qualcuno potrebbe dire che annoia ma invece no perché la condizione perché annoi è che la persona continui a ripetersi, cioè sia conosciuta, che diventi ovvia, scontata e quindi che sia lì, che parli e dica la sua che è sempre la stessa; ma se invece non parla mai dice quello che io immagino che dica, il controllo su di lui diventa impossibile e allora è l’amante ideale, manca l’aspetto sessuale, però potrebbe non essere necessario, in modo particolare per una fanciulla, insomma è la relazione ideale, quella con una persona che non c’è e non ci sarà mai perché lascia sempre in sospeso il desiderio, mentre il poker no, la partita si conclude, che abbia vinto o perso comunque la partita è conclusa, nel caso di dio no, non è mai conclusa, è una partita sempre aperta, in fondo è quello che una persona si auspica all’inizio, che spera all’inizio di una relazione e cioè che sia una partita che rimanga sempre aperta, che non si chiuda, se no non incomincerebbe probabilmente neanche la partita. Questa è una delle differenze tra l’innamoramento e il poker, nel poker uno sa che la partita si concluderà, nella relazione sentimentale spera che questo non accada, tuttavia sono partite che si concludono perché hanno a che fare comunque con delle persone, le quali persone dicono, parlano, esprimono opinioni, sentenze a seconda dei casi e quindi mostrano il loro desiderio. Per controllare una persona occorre controllare il suo desiderio se no non la si controlla, in fondo ciò che attrae una fanciullina all’inizio di una relazione è proprio questa curiosità: sapere che cosa vuole lui, non è che è una cosa indifferente, nella fantasia delle fanciulle il bel tenebroso perché attrae così tanto perché è più difficile conoscere il suo desiderio, se invece il fanciullino si getta ai suoi piedi dichiarando il suo amore eterno…

Intervento:…

Esatto, perché sa già quello che vuole…

Intervento: potrò non conoscere il desiderio del bel tenebroso, però conosco il desiderio di tutte quante quelle che vedono il bel tenebroso…

Questo è ovvio perché il potere va esibito, se no che potere è? Invece nel caso della religione rimane bello e impossibile e quindi continua ad attrarre, mantiene la partita aperta, non consente mai che si chiuda perché non dice mai quello che vuole o se vuole qualche cosa sono cose impossibili…

Intervento: quello che attrae è l’insicurezza, come si combina con la ricerca della verità? Gli umani hanno inventato l’impossibilità della verità per rendersi attivi, per potere muoversi per potere pensare… cioè hanno bisogno di sapere che qualche cosa non è raggiungibile solo a quel punto sembra che trovino un motivo per giocare ma come si combina? La ricerca della verità tiene uniti perché nella coppia questo gioco della ricerca… la ricerca può essere svolta insieme… una coppia per rimanere insieme comunque per rimanere unita deve saper produrre emozioni… l’avvertire che la partita è continuamente aperta e proprio questa apertura… mi serve un passaggio per arrivare alla questione della verità e quindi del linguaggio…

Intervento: prima parlavi del gioco del poker e dell’insicurezza il gioco del dio può creare l’insicurezza se il gioco che si sta facendo prevede l’insicurezza ma soprattutto la grande certezza, dipende dalla struttura di discorso…

L’emozione è l’incontro con la verità inattesa, inaspettata, se invece questa verità è assolutamente ovvia ecco che non produce emozione, se io dicessi a Eleonora “oggi è mercoledì” lei mi direbbe: “è vero” e chiederebbe giustamente: e allora? Cioè si aspetta che questa asserzione, per quanto vera, abbia un prosieguo ché di per sé, se pure è una verità cionondimeno non dice niente, perché lo sapeva già che era mercoledì. È vero che il discorso per procedere necessita ciascuna volta di giungere a qualcosa che sia vero all’interno di quel gioco, cioè non contraddica le premesse ma questo non significa affatto che dia delle emozioni; considerando delle cose uno compie una serie di passaggi e incontra degli elementi che sono veri ma questo non dà emozione perché non è così inaspettato, in qualche modo è previsto che accada, nonostante il linguaggio funzioni così ciò che si aggiunge come dicevamo è l’aspetto inatteso, ma che significa esattamente inatteso? Comporta l’eventualità che possa non accadere ciò che io mi aspetto così come appunto nella partita a poker non so se vincerò, spero di vincere, però potrebbe accadere che non avvenga e quindi se avverrà questo, cioè se vincerò sarà inatteso, quindi può dare un’emozione. Diciamo che il reperimento di qualcosa di vero inatteso rispetto al gioco in cui è inserito è ciò che comunemente si chiama emozione, questa sorta di moto giubilatorio, che poi l’emozione può essere non necessariamente bella, può anche essere brutta, ma in ogni caso ci si trova di fronte a una verità inattesa…

Intervento: dicevamo a proposito di un’emozione inattesa…’agganciavamo alla sensazione come se questa emozione potesse verificarsi agganciandosi alle sensazioni cioè a quel qualcosa che per quel discorso funziona, funziona e fa parte del suo desiderio… come dire ancora che perché ci sia emozione occorre che questo qualche cosa di inatteso e di imprevisto vada a verificare una certa condizione attesa e prevista, si agganci a qualche cosa che è all’interno di quel discorso, che quel discorso costruisce per cui conta, per cui vale, un particolare, per esempio come se queste sensazioni avessero a che fare con l’istallarsi del linguaggio in qualche modo, riportassero qualche cosa che è peculiare a quel discorso nel senso che va a giocare con la sua struttura e con quegli elementi che sono veri…

È vero questo che dice ma riguarda un’altra questione, e cioè perché per una persona alcune cose producono emozioni mentre invece per altre no, allora sì il discorso che fa riguarda l’installarsi del linguaggio, certo, nel momento in cui il linguaggio si installa è ovvio che prova delle emozioni molto forti, cioè le verità che il linguaggio incontra sono assolute, come abbiamo detto varie volte non ci sono gli strumenti per sottoporli a un criterio verofunzionale, cioè sono vere immediatamente e producono quell’effetto che chiamiamo emozione, ora è probabile che il discorso di ciascuno tenti di riprodurre quel momento, quell’occasione in cui effettivamente come diceva Beatrice ha trovato una quantità sterminata di porte aperte, quindi di possibilità di parola e quindi di altre emozioni. Come si sa con l’andare degli anni le cose che emozionano si assottigliano però la forza che hanno all’inizio in cui il linguaggio si istalla è difficilmente ripercorribile poiché si sono aggiunti talmente tanti elementi che quella cosa non viene più considerata alla stregua di qualcosa che apre al mondo, non apre più a niente. È probabile che un qualche cosa, qualunque cosa abbia prodotte quelle primissime emozioni, è probabile che permanga all’interno del discorso come il modello di ciò che produce le emozioni più forti e che quindi le più ampie possibilità di parlare e quindi le vada a cercare e costituiscono il modello per ciascuno di ciò che costituisce il godimento assoluto, qualcosa che si approssima a ciò che per ciascuno costituisce le cosiddette fantasie erotiche…

Intervento: la felicità perduta…

Sì, le fantasie erotiche sono quelle immagini, quelle sequenze che ciascuno utilizza generalmente per raggiungere il massimo del piacere, e perché proprio quelle consentono il massimo del piacere e non altre? Perché probabilmente si agganciano a qualcosa che si è costruito al momento in cui il linguaggio si è installato, e aggiungo ancora “probabilmente” hanno a che fare con il corpo poiché sono le prime sensazioni quelle che il bambino avverte quando viene accudito da qualcuno, viene accudito tendenzialmente da un essere umano, vi ho detto probabilmente perché per il momento sono soltanto delle ipotesi, delle congetture che si tratterrà di verificare, verificare riflettendo sul modo in cui il linguaggio funziona, è l’unico modo per potere verificare una cosa del genere, se no non ce n’è nessuno, però resta il fatto che le fantasie erotiche generalmente rimangono sempre le stesse o comunque con pochissime varianti, perché? E perché proprio quelle? Ché come ciascuno di voi sa sono diverse da una persona all’altra, perché come mai? Anche se tendenzialmente riguardano il corpo però questo potrebbe essere indicativo del fatto che le prime considerazioni possono essere state fatte proprio in seguito a questo, che qualcuno, un altro corpo umano si è occupato del mio, per esempio…

Intervento: forse c’è il potere massimo nel possedere un altro corpo…

Ma perché dovrebbe essere il potere massimo?

Intervento: perché si è imparato fin da piccoli, ed è anche a portata di tutti…

Generalmente si, ma la questione è complessa anche perché è molto difficile tenere conto soltanto del funzionamento del linguaggio e torno a ripetervi non abbiamo nessun altro strumento per potere giungere a delle conclusioni vere, tutto il resto sono ipotesi, illazioni, fantasie di ogni sorta che in ambito teorico poco importano…

Intervento: è proprio il parlare quando il bambino comincia a giocare nel linguaggio, non distingue la parola dalla cosa, la cosa sono tante parole, non c’è differenza fra parola e cosa e la parola gioca soprattutto con il corpo…

Certo e soprattutto è quando si installa il linguaggio che ha la possibilità di incominciare a distinguere sé dal resto del mondo, senza linguaggio questa distinzione non avviene, non si pone neanche il problema quindi incomincia ad accorgersi di avere un corpo e che anche altri ne hanno uno e questo probabilmente non è marginale: avere il controllo del corpo dell’altro, perché? Sicuramente non perché è ciò che lo sfama, chiunque o qualunque cosa potrebbe farlo, no non è questo, ha a che fare con qualcosa che soddisfa la struttura stessa del linguaggio, solo questo potrebbe rendere conto della, diciamo così, della volontà o della necessità di controllare il corpo di qualcun altro…

Intervento: è un corpo che modifica il mondo, l’azione proviene solo da un corpo così è costruito il discorso occidentale anima e corpo…

Anche ma non solo, potrebbe anche essere posto in secondo piano visto che il corpo mi serve per prendere questo aggeggio ma se non c’è un discorso che costruisce una proposizione tale che mi consente di desiderare di prendere quell’aggeggio il corpo è totalmente inutile, non serve a niente, non ha nessuna utilità, occorre che ci sia un linguaggio che desidera qualcosa, che vuole ottenere qualcosa, allora il corpo ha una funzione. Questo significa riprendere la questione del corpo e aggiungere altre cose, non basta dire che è uno strumento del linguaggio. Sapevi Eleonora che se non ci fosse linguaggio non avresti neanche un corpo? Adesso lo sai.