11-10-2005
Potremmo preparare le conferenze utilizzando quello
stesso sistema che abbiamo utilizzato facendo esercizi di retorica, incominciando
a esporre delle cose intorno alle vostre conferenze e
io o altri porremo delle obiezioni in modo da ottenere gli stessi risultati che
abbiamo ottenuti negli esercizi di retorica, una vostra maggiore velocità e
precisione di pensiero, che in una conferenza può essere molto utile. Ogni
volta qualcuno che si è preparato sulla sua conferenza incomincia a esporla e faremo lo stesso lavoro che facevamo con gli
esercizi di retorica, dimodoché oltre a sveltirsi e imparare a pensare più
rapidamente e in modo più preciso, si trovi anche, durante la conferenza, con
ben altra sicurezza perché ha già trovato qual è la migliore soluzione da porre
in atto rispetto a qualunque obiezione…
Intervento: si parte
dal luogo comune per arrivare alla questione del linguaggio… la questione dell’inventio per esempio trovare appunto luoghi
comuni, confrontarsi e cosa utilizzare come pretesto…
Sì, bisogna creare una aspettativa,
in genere si crea utilizzando la pars destruens, si mostra l’inconsistenza e
l’insostenibilità delle cose dopodiché le persone si aspettano una proposta, e
a questo punto interviene la pars costruens. È una tecnica creare l’aspettativa, pensate ai film, come si crea l’aspettativa?
Alludendo a qualcosa che non arriva, che viene sempre
rinviato, d’altra parte anche nel teatro funziona, nei film è più evidente, si
crea l’aspettativa di qualche cosa che si sa che verrà ma che non arriva mai…
Intervento: il
meccanismo della paura
Sì, arriva solo alla fine se il film è fatto bene, e
anche alla fine non è ben identificato cosa sia. Alludere
a qualcosa che ancora non c’è ma che si fa intendere che verrà, nel nostro caso
come trasformare la conferenza in un film? Beh, la prima cosa da fare è sapere
quello che si deve dire, ma come dunque in ciò che si dice si deve alludere a
qualcosa che ancora non è, e fare intendere che sarà? Esistono vari modi, per
esempio Eisenstein, il famoso regista russo di Ivan il
terribile, è stato forse il primo a utilizzare la tecnica per creare
un’aspettativa, cioè mostrare degli eventi che alludono a qualcosa che sarà ma
che ancora non c’è, però lasciando intendere che succederà. Tutti i film, anche
quelli più recenti utilizzano questo artificio, pensate
a un film come lo Squalo, in questo film c’è lo squalo che non si vede
dall’inizio, lo si avverte, si avverte la presenza di questa bestia
terribilissima ma non la si vede, solo ad un certo punto viene mostrata, ma
all’inizio non si vede, si sa che c’è, che è lui che fa tutti i disastri ma non
lo si vede. Ma dicevo, come realizzare all’interno del discorso che facciamo
nelle conferenze, cioè torno a dirvi, come trasformare
la conferenza in un film? Perché in fondo se riuscissimo in
un’operazione del genere avremmo maggiore successo. Iniziare dalla pars destruens, mostrare l’illusorietà di tutto ciò
che è considerato una certezza senza dare tante spiegazioni: ciò che gli umani
credono è illusorio, falso, e le cose più sicure, più certe in realtà possono
essere credute soltanto avendo fede. Naturalmente occorre anche eliminare la
fede, la fede si sa che non utilizza l’intelligenza
propriamente, perché se là dove arriva la fede potesse arrivare l’intelligenza
non ci sarebbe bisogno della fede…
Intervento:…
Sì, è come dare dei cretini a coloro
che credono in qualche dio, come abbiamo fatto alcune volte
chiacchierando e scatenando delle rivolte. Certo, dove la ragione si interrompe là inizia la fede, ma perché si interrompe la
ragione? Perché non può andare oltre a un certo punto,
e se potesse allora la fede non avrebbe bisogno di essere, che se ne farebbe
della fede? Nessuno ha fede sul fatto che esistano i motori a scoppio, non è
una questione di fede, non c’è bisogno perché lo sa…
Intervento: se avessero
potuto provare l’esistenza di dio non ci sarebbe stato
bisogno della fede
Ci hanno provato non riuscendoci, ecco che si è
inventata questa storia… sì per cui dicevo dell’illusorietà,
e l’illusorietà si può mostrare come spesso abbiamo fatto, però lo si può fare
in modo più acconcio, mostrando che qualunque affermazione, qualunque certezza
venga proposta e mostrata dal discorso occidentale in realtà tale non è, non lo
è perché qualunque procedimento argomentativo a sostegno di qualunque tesi o
affermazione non può essere provato come assolutamente vero, e anche in questo
caso lo stesso discorso fatto per la fede può farsi per l’ermeneutica, dove la
ragione e quindi il pensiero forte ha fallito ecco che interviene questa sorta
di mezza fede che è l’ermeneutica; la struttura è la stessa: il pensiero non
può stabilire una verità assoluta e quindi nel caso della scienza si inventa
l’ermeneutica, nel caso della religione si inventa la fede per supplire
all’incapacità, all’impotenza della ragione, anche in questo caso se la ragione
potesse mostrare e dimostrare l’esistenza della verità assoluta anche
l’ermeneutica non avrebbe nessun senso…
Intervento:…
Sì, quindi andiamo a demolire il pensiero comune o, più
propriamente, il discorso occidentale come quel discorso che promette la
certezza, promette la verità ma non può in nessun modo
mantenere tale promessa e quindi mostrando anche l’inganno, la menzogna, la
truffa. A questo punto mostrato tutto questo alludere al fatto che invece è
possibile fare questa promessa, cioè offrire una
verità assoluta che è ciò che gli umani cercano da sempre, fare dunque questa
promessa e mantenerla…
Intervento: il nostro
discorso viene abbastanza accolto come una sorta di
scetticismo…
Possiamo anche inserire un altro elemento: perché il
discorso occidentale da sempre promette la verità? Forse perché è l’unico modo
per potere governare gli umani, poiché in qualche modo si è avvertito che è
l’unica cosa che cercano e con la quale li si può tenere
a bada promettendo loro la verità? Che succederebbe se anziché prometterla la si offrisse?
Intervento: non
l’avrebbero riconosciuta, come gli ebrei…
Gli ebrei non l’hanno riconosciuta neanche a torto, sono
un sacco di fesserie, non che le loro siano migliori
intendiamoci, non ho nulla contro gli ebrei, e neanche nulla a favore…
Intervento: la verità
una volta mostrata non sarebbe riconosciuta
Da cosa si riconosce la verità? È vero quello che lei
dice…
Intervento: non si sa
che cosa sia e quindi come si fa mostrarla
Si, prima occorre mostrare che cosa sia,
e allora, sempre rispetto alla pars destruens, dimostrare come questa promessa
sia funzionale al governo degli umani, al mantenerli buoni nella totale
ignoranza e quindi che ci sia anche un buon motivo per continuare a promettere
la verità, quindi mostrare tutti i danni che una cosa del genere comporta,
danni immani che questo ha provocato. Innanzitutto
retoricamente la cosa più evidente e manifesta sono le guerre, le guerre e
quindi la povertà, la sofferenza, il dolore, le tragedie, le catastrofi, i
genocidi, che sono sempre opera del pensare religioso “la mia verità contro la
tua”. L’esempio tipico è quello degli americani, i quali suppongono che il loro
stile di vita sia quello migliore del pianeta e pertanto sono assolutamente
convinti di doverlo imporre su tutto il pianeta, e che imponendolo tutti quanti
saranno felici di accoglierlo perché essendo il migliore del mondo non possono
non accoglierlo: “la mia verità essendo la verità è
quella unica, perché è quella migliore, quella indiscutibile” e pertanto gli
altri se non l’accolgono vanno eliminati. Conclusa la pars
destruens si passa a quella costruens mostrando l’unica via d’uscita a una
situazione del genere, non ce ne sono altre, l’unica via è quella
dell’intelligenza. Però tutti in qualche modo reputano che l’unica via sia
quella dell’intelligenza, il problema è che se non si hanno gli strumenti non la si può praticare, si continua a girare in tondo, le
stesse superstizioni…
Intervento:…
Sì, poiché se si mostra che cosa inevitabilmente è e non
può non essere ciò che chiamiamo verità, allora cessa
la necessità di doverla difendere da qualcuno perché a questo punto si difende
da sé e non c’è bisogno che io la difenda, è questo il passo fondamentale, non
devo difenderla con le armi, si difende da sé poiché è una conclusione
necessaria, è una costrizione logica, così come andiamo dicendo cioè si impone
da sé, ma questa verità non è qualcuno o qualcosa è semplicemente la
considerazione cui inesorabilmente si giunge e cioè che ciascuno non è
nient’altro che il linguaggio di cui è fatto, ciascuno è linguaggio. Naturalmente
bisognerà sapere di cosa è fatto il linguaggio, mostrato questo, se non c’è più
la verità da difendere o da salvaguardare o da proteggere, allora gli umani
cessano come per incanto di massacrarsi gli uni con gli altri perché non hanno
più nessun motivo di farlo, ovviamente occorre una
breve precisazione anche politica, se no a questo punto l’obiezione è
inevitabile: e l’assassino, e gli altri
che sono brutti e cattivi? E qual è la questione
politica? Che ciascuno trova da sé l’inutilità di cercare una verità al di sopra degli altri, perché non ha più nessun bisogno di
fare una cosa del genere, e allora cessa di credere per esempio alla necessità
del potere, il potere a cosa serve se non a imporre la mia verità su gli altri,
che sia economico, militare, fisico, qualunque cosa sia a cosa serve se non a
imporre la mia volontà e quindi la mia verità sul prossimo? Se io non ho
bisogno di fare questo non ho bisogno di cercare il potere
e quindi non ho più la necessità di infierire né massacrare altri in vario modo
per mantenere tale potere. Per fare un esempio molto banale, non ho bisogno di
mantenere nella più assoluta indigenza e povertà milioni di persone a vantaggio
di una potenza, e con questo tutto l’ordinamento politico, sociale, economico verrebbe completamente riscritto, rifatto, rivisto perché l’attuale
risulterebbe totalmente, oltre che falso, anche insufficiente, risulterebbe
ridicolo. Questo è il risvolto politico, la politica
così come è immaginata oggi e cioè come l’organizzazione che serve a mantenere
il privilegio di chi ha potere, perché a questo serve e a nient’altro che
questo, cesserebbe di esistere naturalmente, perché non avrebbe più nessun
motivo di esistere, perché le persone che sono al potere e debbono mantenerlo
non possono più pensare una cosa del genere, cessa di avere qualunque interesse
perché non ho più da imporre nessuna verità al prossimo, di nessun tipo, non ho
bisogno di impoverirlo, non ho bisogno di sfruttarlo, non ho bisogno di
ucciderlo, non ho più bisogno di fare nessuna di queste cose. Sarebbe un mondo
migliore? Non è certo questa la questione che ci interessa,
ci basta soltanto un po’ più di intelligenza, e con l’intelligenza si torna
alla questione centrale, per poterla utilizzare occorrono gli strumenti,
ciascuno può farlo se ha gli strumenti per farlo, non è appannaggio di pochi, chiunque
può farlo, assolutamente chiunque, bisogna dare gli strumenti e questi
strumenti non sono strumenti di qualcuno contro qualcun altro, come si è sempre
fatto per manipolare o sfruttare qualcuno, sono semplicemente delle istruzione
per potere utilizzare il linguaggio di cui è fatto, per potere agirlo anziché
subirlo, tutto qui, nient’altro che questo. Questo dunque è il risvolto politico. Ma ho soltanto dato una direzione,
occorre trovare, dire dei modi per creare questa attesa,
per attirare l’attenzione esattamente come in un film, quindi pensare bene la
cosa in modo tale che chi ascolta si trovi preso in queste cose, letteralmente
trascinato da ciò che andiamo dicendo, dobbiamo prenderli e portarli con noi là
dove vogliamo andare e mostrare che questo modo che diciamo dovrà essere
necessariamente in futuro come andiamo dicendo, prima o poi dovrà succedere
perché è inevitabile, è inesorabile che si giunga a considerare ciò che è stato
da sempre sotto gli occhi di ciascuno. Allora dovremo pensare bene intanto alla pars destruens, in modo da farla bene, e qui ha detto
bene Sandro, si inserisce la questione della creazione del nemico di cui
abbiamo detto un migliaia di volte, sempre nella pars destruens, cioè di come
sia necessaria la creazione del nemico e come sia inevitabile se si pensa nel
modo in cui pensa il discorso occidentale: se subisco il linguaggio allora c’è
qualcuno che mi perseguita, qualcuno o qualcosa, è l’idea da sempre, “se lo
elimino allora finalmente sarò felice”, c’è qualcuno che è cattivo e che
manovra tutto, la guerra è sempre l’ultima, fatta perché non ci siano più
guerre, dalla guerra di Troia almeno in poi, finalmente gli ultimi cattivi sono
stati eliminati…
Intervento: la parte
politica comporta anche l’aspetto anche della persuasione… questa
persuasione rivolta a questa insicurezza… per esempio
l’aspetto catastrofico, i tornado, i terremoti…
Serve a mantenere la minaccia costante su tutto, che in
fondo è quello che ha fatto Bush per giustificare la guerra in Iraq, mantenere
per un anno gli Stati Uniti in massima all’erta, come dire: guardate che il
pericolo c’è, state attenti…
Intervento: la maggiore
esigenza di stato… paura di perdere privilegi… si aggrappa alla sinistra
La pars destruens è quella che crea l’attesa,
e la seconda è giocata dalla prima. Se la prima funziona allora funziona anche
la seconda, se la prima non funziona la seconda va a vuoto, come talvolta è
accaduto, la seconda parte non ha avuto l’effetto desiderato proprio perché non
c’era attesa, queste persone hanno sentito delle cose ma
non hanno inteso a cosa servono, cosa significano, il senso della seconda è
dato dalla prima. Bene, direi che dovremo fare così:
ciascuno incomincia a preparare delle cose rispetto alla sua conferenza, degli
argomenti, non è necessario che sia la sua conferenza, ma argomenti intorno al
tema della sua conferenza e poi li mettiamo alla prova, chi la prossima volta
vuole cominciare a dire delle cose? Sì, Beatrice sulla depressione
Intervento: la
depressione ormai è un modo di vita, c’è chi storna il suo pensiero proprio
perché è depresso, perché ha paura, questa realtà tragica incombe…