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11-5-2004

 

Dovremo esporre, come suggeriva l’amico Cesare, in modo molto semplice che cos’è il linguaggio. C’è qualcuno che saprebbe esporre in modo semplice che cos’è il linguaggio?

Intervento: è quella struttura che mi permette di pormi questa domanda, per esempio

Un modo un po’ più articolato, o devo pensare che nessuno sarebbe in condizioni di dire che cos’è il linguaggio? È questo che volete che io pensi?

Intervento: è ciò che consente di pensare

Intervento: ciò che consente di pensare il pensiero

Perché è una struttura? Di cosa è fatta questa struttura?

Intervento: struttura chiusa

Ma anche aperta. Cos’è una struttura? Cesare definisca struttura…

Intervento:…

Quindi, definita la struttura come un insieme di elementi tale per cui se ne viene modificato uno allora si modificano tutti gli altri, allora intendiamo con linguaggio una struttura tale per cui se all’interno del linguaggio viene modificato un elemento, di cosa è fatta questa struttura?

Intervento: è fatta di elementi linguistici

Cos’è che la fa funzionare?

Intervento: un criterio

Sì, un’insieme di informazioni che consentono alcune mosse, alcuni passaggi e altri li eliminano, il criterio è questo, come una regola dunque, certo è fatto anche di regole ovviamente, di procedure, sì cos’è che renderebbe una spiegazione del linguaggio molto semplice e molto facile da recepire?

Intervento: parlare del linguaggio come gioco

Questa sera pongo la questione del linguaggio perché la volta scorsa avevamo definito una traccia dell’intervento mio al San Filippo e, visto che si parla della religione del terrore, c’erano almeno due possibilità: parlare del terrore e poi considerare come il terrore proceda dalla religione e quindi dal supporre che ci sia un elemento fuori dal linguaggio, oppure muovere dal linguaggio, mostrare che cos’è il linguaggio, mostrare come se non si intende come funziona il linguaggio allora inevitabilmente c’è questa struttura nota come terrore o religione e da lì indicare come se ne possa uscire attraverso l’acquisizione del funzionamento del linguaggio, e questa seconda ipotesi ci è apparsa la più interessante, quindi si parte dal linguaggio. Si pone la questione di trovare un modo semplice, diretto, chiaro, efficace, persuasivo e logico per mostrare che cosa noi intendiamo con linguaggio, ecco perché vi chiedevo che cosa intendete con linguaggio quando ne parlate, e in effetti diceva Cesare che è la cosa che più interessa tutti quanti quando si incomincia a parlare nella nostre conferenze, è il linguaggio di fatto che costituisce l’oggetto della massima attenzione e curiosità e quindi…

Intervento: la cosa che secondo me nasce spontanea è che tutto è molto semplice al momento in cui si capiscono determinate, cose puntare su esempi per soffrire di meno…

Il tema è la religione del terrore, quindi occorre attenersi al titolo, potremmo dire che il linguaggio permette a ciascuno di sapere di essere qualcuno, per esempio, una persona come sa di essere quello che è? Lo ha imparato, certo, però per impararlo occorre che queste informazioni che vengono fornite siano organizzate in un certo modo, queste stesse informazioni vengono da altri che le hanno elaborate e ciò che consente di acquisire, elaborare e pertanto imparare le informazioni, è ciò che chiamiamo linguaggio, il quale linguaggio funziona con delle procedure. Una delle questioni più difficili da intendere per il pubblico in linea di massima è la questione del sistema inferenziale, il linguaggio come sistema inferenziale, questa risulta ostica e allora dobbiamo trovare un’altra formulazione anche ponendo la questione del sistema inferenziale, però facendolo giungere al termine di un’argomentazione. Tutto ciò che io imparo per esempio per venire a sapere quello che sono, di che cosa sono fatto, qual è il mio posto nella società, per esempio, come può avvenire? Avviene organizzando delle informazioni, cosa significa organizzare delle informazioni? Disporle in una sequenza ma non in una sequenza casuale ma causale “questa è la causa e quest’altro è l’effetto”. Senza linguaggio non sarebbe possibile organizzare niente e quindi non potrei sapere cosa sono, da dove vengo, dove vado, cosa faccio, chi sono, e quindi che cosa mi consente di venire a sapere tutto questo? Una relazione di causa ed effetto, questa relazione di causa ed effetto è uno degli elementi che fa funzionare quella struttura che chiamiamo linguaggio, anzi è una delle strutture principali, quella che comunemente si chiama sistema inferenziale, appunto “se A allora B” a questo punto il linguaggio comincia a non essere più semplicemente come molti possono intendere il chiacchierare con gli amici al bar ma qualcosa di più radicale, quella struttura per cui io so di essere quello che sono, per esempio, è abbastanza semplice? Che dice Eugenia?

Intervento: e di provare quello che sentono, è questo che vogliono sentire: le emozioni, le sensazioni

Certo, potremmo anche, a questo punto, utilizzare una reductio ad absurdum, mostrando che il linguaggio è la condizione perché io sappia di essere quello che sono e di conseguenza qualunque altra cosa, mostrare che a questo punto non c’è qualcosa che possa essere fuori dal linguaggio, cioè fare il passo successivo e indicare che qualunque cosa, se è qualcosa, appartiene al linguaggio…

Intervento: per questo dicevo mi sembrava più semplice, questa struttura non può che muovere degli elementi linguistici

Sì però siamo ancora al punto in cui per qualcuno potrebbe porsi la questione “sì il linguaggio è quello strumento che mi consente di sapere delle cose, di descrivere, di definirle e quindi di acquisirle, ma queste cose nulla hanno a che fare con il linguaggio…

Intervento: sì, ma la questione si pone in questo modo: tutti sanno che il linguaggio è una struttura complessa, fatta in un certo modo ecc. però la questione del linguaggio come mezzo e quindi come quel qualcosa che mi serve per descrivere delle cose, rimane intatta, per questo dicevo che questa struttura non può essere fatta che di elementi linguistici e solo di elementi linguistici

Certo, se è linguaggio è chiaro che è fatto di elementi linguistici, qual è la questione? Però è chiaro che si tratta a questo punto di inserire quell’altro elemento che consente alle persone di intendere che qualunque cosa appartiene al linguaggio, come inserire quest’altro elemento? Come lo inseriamo Gabriele?

Intervento: dicendo che per definire qualunque cosa è necessario un criterio che è un insieme di regole

Questo per definirle sicuramente, e fino a qui ti seguirebbero tutti anzi, acconsentirebbero perché il linguaggio è appunto quello che serve a definire…

Intervento: la cosa in sé… porre la questione dell’esistenza è molto importante in un contesto del genere… si potrebbe dire che l’esistenza è appunto un criterio perché per definire l’esistenza mi occorre il linguaggio e quindi anche la cosa in sé è all’interno del linguaggio

Supponiamo che io affermi che esiste qualcosa fuori dal linguaggio, allora questa mia affermazione occorre che abbia un senso e occorre soprattutto, in ambito teorico, che possa essere provata, perché se non viene provata e soprattutto se non può essere provata, allora si è nella fede, allora io credo che sia così, va bene, o credo il contrario, va bene, in effetti perché credere in dio anziché in paperino? logicamente hanno la stessa struttura, perché scegliere uno anziché l’altro visto che né l’uno né l’altro può essere provabile in alcun modo? C’è un motivo?

Intervento:…

Supponiamo che io sostenga esattamente il contrario e cioè che dio viene da paperino? Che è lui l’artefice massimo? Nessuno potrebbe confutare quello che dico, dunque che qualcosa esiste fuori dal linguaggio può essere affermato ma non può essere provato in nessun modo, anche perché, come ciascuno di voi sa perfettamente qualunque criterio si costruisca questo criterio sarà fatto di linguaggio, e questo non va senza conseguenze, cioè per provare qualcosa io ho bisogno del linguaggio ma che cosa avrò provato a questo punto se non la consistenza, la coerenza all’interno del linguaggio, nient’altro che questo, e quindi posso affermare che qualcosa esiste fuori dal linguaggio, così come posso affermare qualunque cosa in generale, ma questa affermazione che senso ha? Ha un senso oppure è un non senso? Supponiamo che io indichi con senso qualunque cosa io ritenga opportuna, allora se affermo qualcosa questo qualcosa ha un senso perché io ho deciso che abbia un senso, ma d’altra parte questo senso è qualcosa che procede da un’elaborazione, un’articolazione, una considerazione, giunge in seguito a un’argomentazione, ma se io affermo che qualcosa è fuori dal linguaggio ecco che allora succede un problema, perché questa formulazione abbia un senso occorre che segua a un’argomentazione, ma se affermo che una certa cosa è fuori dal linguaggio allora questa cosa di conseguenza non ha nessun senso, essendo fuori dal linguaggio non può seguire a un’argomentazione, nulla, neanche senso che, come abbiamo visto, segue a un’argomentazione, e pertanto questa cosa che è fuori dal linguaggio è sprovvista di senso, che soltanto il linguaggio può dare. Parlare di esistenza è possibile, perché di fatti se ne parla, ma questa esistenza fuori dal linguaggio non può essere provata in nessun modo quindi può soltanto essere supposta, ma a questo punto il passo da considerare è che la nozione stessa di esistenza e quindi l’esistenza stessa è un effetto dell’esistenza del linguaggio, o meglio del funzionamento del linguaggio il passo è breve, in realtà che cosa esiste? Tutto ciò che il linguaggio produce, nient’altro che questo. Per questo è possibile dimostrare l’esistenza di dio…

Intervento: però in un oratorio è possibile dimostrare il passaggio del figlio sulla terra… negare l’esistenza fuori del linguaggio pare assurdo…

Unicamente perché ci sono questi scritti? Lei dice che basta uno scritto…

Intervento: il passaggio sulla terra c’è stato e quindi è appartenuto al linguaggio

Questo chiunque lo può fare, Gabriele scrive un saggio in cui dimostra di essere dio, questo lo rende tale? Come mai no? C’è qualche motivo?

Intervento: è un grandissimo luogo comune

Il fatto che sia creduto da molti questo non significa nulla…

Intervento: l’umanità fin da quando era piccola ha sempre avuto bisogno di qualcosa… si possono ammettere dei diversi in cui l’umanità crede ma ciò che li accomuna è questa necessità di dio…

Quindi?

Intervento: è un’obiezione che mi aspetto

Come la parerebbe? Retoricamente ci vuole una rispostaccia al pari della domanda. Lei dice che gli umani da quando c’è traccia di loro si adeguano a qualche religione e quindi che la religione fa parte degli umani e quindi deve esserci, potremmo fare lo stesso discorso per la guerra? Oppure no? La guerra esiste ancora da prima, è stata praticata da sempre e quindi è necessaria anche la guerra? L’abilità del retore sta nel sapere trovare il contro esempio, laddove una formulazione tende a porsi in modo necessario e vero quando in nessun modo lo è, ecco che il contro esempio pone l’altra faccia della questione muovendo dalle stesse premesse in modo necessario e vero, quando in nessun modo lo è, ecco che il contro esempio pone l’altra faccia della questione: muove dalle stesse premesse, in questo caso se una cosa esiste da quando esistono gli umani e allora è funzionale al funzionamento degli umani, la guerra è il caso più evidente che rende falsa questa affermazione, e cioè che la religione, essendo sempre stata allora è necessaria…

Intervento: più che renderla falsa costringe in qualche modo a pensare in un altro modo

Esatto, costringe a pensare, è esattamente questo che noi vogliamo che accada, che le persone pensino…

Intervento: questo contro esempio potrebbe fare confluire il discorso sul bene e sul male

In questo caso mi invita a nozze. Questa è una tecnica che possiamo anche utilizzare, cioè inserire all’interno delle argomentazioni tutte le possibili obiezioni e stroncarle prima ancora che vengano fatte oppure, se ci interessa invece che si pongano domande allora no, allora porre delle provocazioni in modo che ci siano domande, questo dipende da cosa ci interessa che avvenga…

Intervento:…

Sì, all’interno di una chiesa sì, ché non siamo proprio in chiesa, siamo lì a fianco, non siamo in un posto consacrato. Rispetto alla questione del bene e del male… è una possibilità che si ponga questa questione, cosa direste?

Intervento: io direi che tutte le religioni, i principi che tendono a difendere il bene creando il male per mantenerlo, per definirsi perché se avessi solo bene a cosa mi servirebbe continuare a credere nel bene, è un dato scontato, allora anche il titolo della religione del terrore viene spiegato c’è questa operazione linguistica il lavoro dei due opposti che si mantengono inalterati quindi dimostrare come in realtà la crociata degli Albigesi non sia servita a niente perché il Manicheismo c’è ancora

Oppure un’altra nozione molto retorica: considerare che i valori di bene e di male sono talmente variabili e soggettivi da risultare inutilizzabili, visto che variano con gli umori, le mode, i tipi di religione e di governo. Quindi lo vogliamo provocare questo pubblico, però bisogna poi vedere quanta gente c’è il tipo di pubblico…

Intervento: padre Goi diceva: lasciate voi una speranza alle persone che vengono ad ascoltarvi?) perché dovremmo?

Intervento: sarebbe molto provocatorio dire che siamo a favore della guerra e incominciare a dire quale guerra

Intervento: però Faioni per quanto mi riguarda siccome è la prima volta che…

Teme l’anatema dei frati?

Intervento: mi piacerebbe che fosse proprio basata sul linguaggio e di conclusioni ce ne possono essere quante se ne vogliono ma se 1+1 fa 2… mette bene in evidenza che fa così

Ma queste sono divagazioni intorno a eventuali obiezioni…

Intervento: se questo è così, questo è così ciò che si conclude è questo

Essendo un prete interrogherà sicuramente sulla questione del sentimento, del sentire, ché tutta o buona parte della religione è fondata su questo, e dal nostro discorso potrebbe apparire che tutto ciò non è preso in considerazione…

Intervento: troppo razionalista

Sì, poi la questione è quella certo, e quindi dobbiamo prevedere una questione sul sentire, sul sentimento…

Intervento: lui parlava anche di coscienza no?

Dovremmo innanzitutto sapere che cosa intendiamo con coscienza per sapere se c’è oppure no, e quando avremmo definito la coscienza che cosa avremo fatto esattamente? Avremmo individuato qualcosa che è fuori dal linguaggio oppure avremmo semplicemente aggiunto altri elementi a un concetto che di fatto è costruito dal linguaggio? Certo si può obiettare che la coscienza viene dal sentire e allora si torna al sentire…

Intervento: il sentire, la coscienza ha a che fare con un sistema di valori… in fondo “ciascuno ha una coscienza” cosa vuol dire? Che in fondo c’è qualcosa, questi valori in una questione portata alle estreme conseguenze devono intervenire per forza…uno può far finta di niente nella quotidianità ma in fondo c’è una coscienza… le sensazioni… la morte di persone comporta gli stessi sentimenti

Quelle che avevano care queste persone, ché ad altri no, per esempio se un combattente iracheno viene a sapere che è morto un americano non se ne addolora per esempio, anzi ne gioisce immensamente, e quindi già bisogna restringere il campo, cioè non è un universale, è particolare… Cosa direbbe Sandro? Perché c’è la possibilità per esempio che si appelli a Kant, all’imperativo categorico, qualcosa dunque che è all’interno di ciascuno, che ciascuno sente indipendentemente dalla formazione culturale, religiosa, sociale etc. ma è presente in ciascuno…

Intervento: tutta una serie di informazioni tali dalle quali devono provenire sensazioni… il fatto che un combattente iracheno il fatto che lui provi sensazioni di gioia per la morte di un americano proviene da tutta una serie di informazioni che per questa persona hanno un valore di verità, assolutamente e quindi tutto questo imputa, inferisce altri elementi tali che possono condurre a provare o non provare una certa sensazione di gioia… è una sensazione che per lui è sostenuta da tutta una serie di proposizioni che per lui sono assolutamente vere

Esatto, questa è un’argomentazione…

Intervento: la sensazione è immediata così la si definisce ma è mediata in quanto tutto questo meccanismo inferenziale la produce automaticamente… la stessa cosa che uno fa nel suo lavoro teorico può metterci degli anni ma raggiunta quella per raggiungere quella successiva ci vogliono quindici secondi…

Vero anche questo…

Intervento: dipende dai tipi di automatismo… comunque le sensazioni sono date dal sistema di valori che circolano all’interno della struttura linguistica al momento in cui provo una sensazione, questa sensazione che provo, che dico chiaramente è una conclusione che è data dai valori di quella lingua

L’iracheno ammazza un americano e ne gioisce, ma la mamma di quell’americano ne soffrirà…

Intervento: valori di verità che è assolutamente indispensabile

Sì e il valore di verità è costruito, è costruibile dal linguaggio, non ce ne sono altri…

Intervento: un conto è costruire un criterio di verità come abbiamo fatto noi per cui partiamo da una proposizione necessaria e un conto invece è utilizzare il linguaggio utilizzando i valori, i valori di verità che contano nella struttura, che la fanno funzionare… in fondo in una analisi che cosa avviene? Il passo successivo è spiegare che cosa fa la psicanalisi… quando uno va in analisi cosa fa? Descrive le proprie sensazioni, le sue sensazioni sono sostenute da un sistema di valori attraverso un procedimento inferenziale che producono queste sensazioni e quello che fa l’analisi è quello di reperire questo sistema di valori, reperendone un certo senso l’arbitrarietà, quindi la non necessità… noi siamo psicanalisti e quindi…

Va bene, allora martedì prossimo proseguiamo la costruzione di questa conferenza.