11-01-2006
Ci sono questioni rispetto alle ultime cose che andiamo dicendo? Intorno al corpo e al linguaggio con tutti
gli annessi e connessi? Daniela ha riflettuto?
Intervento: volevo
riprendere delle cose dagli ultimi incontri. Dall’ultimo incontro del 4-1-06 da
una domanda di Cesare intanto poi ci sono altre questioni
però… Cesare diceva “se io dicessi sono felice sì ho concluso ma se non
è manifestata dal corpo come leggerezza questa proposizione non ha senso”
“felice rispetto a che cosa?” questa è la domanda che Cesare faceva rispetto
alle sensazioni del corpo
Quindi non c’è felicità senza moto
giubilatorio?
Intervento: no, lui
diceva proprio che legata all’affermazione “sono felice” corrispondeva una
sensazione corporea che era quella della leggerezza così come all’affermazione
“sono spaventato” corrisponde un’altra sensazione del corpo che è per esempio
la pesantezza… se sono felice, questa conclusione, questa sensazione che devo
“esprimere” corrisponde il benessere del corpo alla affermazione
“sono angosciato” corrisponde il malessere
Va bene, e allora?
Intervento: “sono felice” “sono angosciata” queste sono due affermazioni
che corrispondono alle sensazioni che producono variazioni nel corpo cioè sono
sensazioni, se non producessero ciò che compete loro e quindi “sono felice”
leggerezza e benessere e “sono angosciato” pesantezza e malessere non
produrrebbero nulla nel discorso di chi lo fa…
Solo se ci si accorge
produrrebbero una contraddizione, e quindi non ci sarebbe la ricerca della felicità o della calma e poi di
nuovo la ricostruzione, e la vita così, come è sentita,
sarebbe differente perché non ci sarebbe la paura della morte, cioè non ci
sarebbe questa alternanza, non ci sarebbe il bisogno di costruire il problema
per poi risolverlo…
Intervento: dicevamo
che vivere la vita comporta il morire, dal momento in
cui la vita è un significante tra gli altri la morte non è una questione
necessaria, sono regole del gioco, quindi anche questa questione del sono felice
o sono angosciato, anche nell’analisi questa alternanza è ciò che segna il
passo a quello che è il percorso per ricostruire il giro e riprendere il
discorso là dove si è interrotto
Mi è sfuggita la questione…
Intervento: intanto mi
pareva importante intendere come è codificato il
linguaggio cioè come si codifica il linguaggio a partire da quelle che sono le
regole del linguaggio come dire che se io affermo che “sono felice” devono
intervenire quelle “sensazioni” chiamiamole così che sono i corollari alla
felicità che è la leggerezza tutto ciò che nel parlare è il benessere che poi
per ciascuno la leggerezza sia un termine particolare che utilizza a modo suo
questo è un’altra questione, così come “sono angosciato” per colui che parla
necessariamente il suo discorso produrrà malessere nel senso che
necessariamente chi parla non potrà non sentire nel corpo… il suo corpo si
modificherà ma a partire da quelle che sono le regole del linguaggio se io sono
angosciato e affermo di essere angosciato e so parlare intanto non si produrrà
benessere
Lei ha detto: “se sono
angosciato e se so parlare”, ma se non sapesse parlare potrebbe essere
angosciato?
Intervento: se non
sapessi parlare non potrei essere angosciato no, assolutamente
però qui stavo parlando di come funziona il linguaggio che insieme con le
regole sintattiche e grammaticali comporta anche un campo semantico che è
quello che se so parlare è legato alle mie affermazioni…”sono angosciato” non
può produrre, se parlo, benessere sarebbe una contraddizione in termini che poi
torno a dire questi termini siano particolari per ciascuno nel senso che
l’angoscia per ciascuno funziona in un certo modo tanto è vero che ci sono le
persone che continuano a praticare l’angoscia e ci sono quelle che continuano a
praticare la felicità, però se parlano non possono che utilizzare quella che è
la produzione dell’angoscia e quindi…
Concluda con un’affermazione teorica…
Intervento: e quindi il
linguaggio al momento in cui uno crede in quello che dice e “sente” soprattutto
quello che lo fa dire ma crede di essere svincolato da
quello che il linguaggio produce continuerà assolutamente visto che parla a
praticare quelle direzioni… perché sono proposizioni coerenti una con l’altra
se uno dice “sono angosciato” e poi si accorge che è tutto contento per il suo
discorso è una contraddizione e quindi si pone la questione è per quello che
molte persone vanno in analisi, vanno in analisi perché trovano che c’è
qualcosa che non funziona in ciò che produce… che poi tendano a continuare il
loro discorso all’infinito perché questo è ciò che produce parola questo è un
altro discorso e quindi continuano a praticare l’angoscia per esempio, questa è
un’altra questione ma la coerenza di quello che vanno affermando… un masochista
che va in analisi è perché c’è qualcosa che forse potrebbe funzionare in una
altro modo, se no non avrebbe l’opportunità di accorgersi così come si diceva
qui “sono felice però se non provo la leggerezza questa proposizione non
avrebbe senso” sì ne avrebbe un altro, lei risponde… poi perché la persona
abbia la necessità di affermare “sono felice” o “sono angosciato” queste sono
le questioni che possono intervenire in un’analisi però la coerenza del
discorso che si trova a costruire con quella che è la struttura del linguaggio,
la struttura più banale e la coerenza in questa struttura se si afferma una
certa cosa questa è fatta di quel materiale… se io dico giù non dico qualsiasi
cosa e il suo contrario…
Altri che hanno qualche questione da porre?
Intervento: come diceva Sandro senza il corpo non potrei dire questo è il mio
discorso… è come un gioco parallelo… perché una cosa sia una cosa mia la devo
verificare con il mio corpo… sembrerebbe che tutte le proposizioni che noi
costruiamo vengano verificate dal corpo…
Sandro ha qualche questione?
Intervento: io parlavo
più dei segni che il corpo rilascia sono segni proprio perché c’è linguaggio
Intervento: normalmente
il mio corpo manifesta reazioni di angoscia o
benessere e a partire da questo si ricavano delle affermazioni teoriche non il
contrario, sono reazioni di benessere e quindi sto bene non il contrario, non
che i pensieri producano emozioni ma il contrario…
Intervento: l’io l’abbiamo inteso più che altro come uno shifter… non volevo
parlare di un linguaggio del corpo ma di ciò che il corpo rilascia come effetti
e quindi elementi linguistici comunque… elementi che comunque hanno un
significato il tremore, il pallore… l’arrossamento, le palpitazioni sono tutte
cose che hanno un significato sono codificate e quindi sono dei segni e dicevo
questo sta al pari di quella che può essere la verbalizzazione e di quello che
può essere il pensiero che ha forme diverse che il linguaggio utilizza, sono
modi diversi quelli che il linguaggio utilizza, il linguaggio non è solo
verbalizzazione perché è una struttura ciò che il corpo rilascia non sono cose
che sono fuori dal linguaggio però potremmo dare un privilegio alla
verbalizzazione perché è ciò che ci consente di esprimere una proposizione
dall’inizio alla fine magari invece il corpo utilizza modi differenti era
questo che io volevo dire, ma non c’era una sorta di… come se il corpo venisse
prima o dopo…
Nessuno ha pensato questo…
Intervento: è
linguaggio e quindi… noi adesso siamo abituati a
immaginare la questione del corpo come la questione delle emozioni più
appariscenti come dicevo prima tremore, palpitazione ma qualunque
manifestazione del corpo che può essere anche non avvertita è comunque
linguaggio
Intervento: ma ci vuole
un criterio per stabilire se è un tremore, se è palpitazione…
Intervento: dire
all’interno del suo discorso ha una sua posizione…
Potremmo dire che il corpo ha una funzione rispetto al
linguaggio, per il momento diciamo questo: individua il discorso rispetto ad
altri, cioè è in condizioni di distinguere così come
ciascuno il proprio discorso da quello altrui, ma come fa a riconoscerlo? Perché non si confonde?
Intervento: perché è
particolare per ciascuno?
E perché è particolare per ciascuno?
Forse lo dicevamo tempo fa, il soggetto ha la prerogativa di individuare il
discorso, quindi di distinguerlo da altri, che non è
poco, come se, adesso la dico così in modo molto rozzo oltreché problematico,
come se il corpo fosse il luogo da cui parte il mio discorso, poi non è
esattamente così, o più propriamente lo è in base a una certa regola e cioè si
è stabilito che il corpo è ciò da cui proviene il discorso, certo il mio
discorso può anche provenire da qualche cosa che non è il mio corpo, per
esempio dal registratore, posso anche non riconoscere la mia voce e a quel
punto non lo riconosco come il mio discorso, ma mentre sto parlando non ho
dubbi che sono io in questo momento che sto parlando e non Sandro per esempio. C’è
anche la possibilità che stiamo attribuendo al corpo
un rilievo che in realtà non ha per il linguaggio però se, e questo dovremo
verificarlo, se esiste una regola tale per cui il mio discorso appare provenire
dal mio corpo allora l’importanza che assume il corpo diventa fondamentale in
seguito a questo, il fatto che se danneggio il corpo allora corro il rischio di
arrestare il discorso e di fatto la morte si è pensata in questo modo, cioè
come il cessare di potere pensare, parlare, come quando si dice che non si vede
più, non ascolta più, sì ma perché questo importa? Perché
questo è connesso con le cose che dico, che penso, se no cosa gliene cale del
fatto che non vede più? Ma dicevamo anche che il corpo reagisce,
ma reagisce come qualunque altra cosa in realtà, e cioè come il mondo esterno. Abbiamo
imparato a distinguere il discorso, è il linguaggio che ci consente di
distinguere ciò che chiamiamo corpo da ciò che
chiamiamo mondo esterno, il fatto che abbiamo imparato una cosa del genere cioè
abbiamo acquisito e poi pratichiamo questa regola non significa che siano necessariamente
differenti, ci sono delle situazioni e delle condizioni in cui può accadere di
avvertire il proprio corpo come una sorta di qualcosa che appartiene al mondo
esterno, il corpo è noto che rilascia delle sensazioni, ma qualunque cosa
rilasci, sensazioni visive, olfattive, uditive… un’esplosione uno la sente e la
rileva, in effetti anche gli stimoli esterni vengono recepiti dal corpo, come
si diceva prima l’esplosione è recepita attraverso il sistema uditivo, se
questo cessasse di funzionare non sentirei più, quindi da una parte possiamo
considerare che forse non c’è differenza tra il corpo e il mondo esterno e
dall’altra parte però rimane la questione che pure occorre considerare, e cioè
il fatto che qualsiasi cosa viene percepita attraverso il corpo, come una sorta
di macchina come dicevamo tempo fa, provvista di sensori che rilevano
variazioni di stato di qualunque genere siano non importa, quindi è uno degli
strumenti del linguaggio per reperire differenze, in questo caso differenza di
stato, veramente una, perché l’altra è il linguaggio stesso che produce
differenze attraverso il pensiero, può essere che sia un dato puramente casuale
il fatto che esista un corpo, che questo corpo sia funzionale al linguaggio per
costruire proposizioni per una serie di circostanze, è avvenuto così, ma
sappiamo che tecnicamente non è necessario che ci sia il corpo, il linguaggio
come sequenza di elementi vincolati a certe regole e a certe procedure
tecnicamente non necessita di un supporto, o almeno così appare. Ciò che appare
ancora è che questa modificazione che avviene sul corpo da parte del linguaggio
avvenga anche in senso contrario, e cioè il linguaggio
utilizzi delle modificazioni del corpo, cioè delle variazioni di stato, per
utilizzarle nell’ambito di ciò che fa e cioè costruire proposizioni, quindi può
modificare delle proposizioni a partire da delle variazioni di stato che il
corpo mostra, ma il corpo non interviene sul linguaggio propriamente,
interviene sul discorso, non sul linguaggio, il corpo non è in condizioni di
modificare il linguaggio, non lo può fare. Può, rilasciando delle variazioni di
stato, fare in modo che delle proposizioni si mutino in altre proposizioni ma la struttura del linguaggio non può
cambiarla in nessun modo…
Intervento: il
linguaggio potrebbe cambiare la struttura del linguaggio?
può cambiare le direzioni ma cambiare la struttura del
linguaggio
Sto solo dicendo che per il momento non modifica il
linguaggio, mentre il linguaggio può modificare il
corpo. A questo punto
abbiamo un elemento che può essere importante e cioè
sappiamo che il corpo non può modificare il linguaggio mentre il linguaggio può
modificare il corpo, quindi in questo caso non più a doppio senso ma a senso
unico, è il linguaggio che modifica il corpo, modificando il corpo il corpo può,
rilasciando quelle cose che chiamiamo sensazioni modificare che cosa? Non il
linguaggio, ma ciò che il linguaggio produce, quindi
il discorso, tant’è che il discorso può variare ma il linguaggio no, questo che
cosa comporta? Che tutte le possibili variazioni che il corpo opera sono soltanto a livello di discorso, così come un evento
esterno modifica, può modificare il discorso ma non il linguaggio, quindi? Che succede a questo punto? In ogni caso appare anche che
non sia tanto il linguaggio a modificare il corpo ma il discorso, come dire che
c’è un interscambio tra discorso e corpo che lascia fuori il linguaggio il
quale non è modificabile né dall’una cosa né dall’altra. Ma
come il discorso modifica il corpo?
Intervento: Lei
distingue il corpo dal discorso
Per il momento sì, poi vedremo se è distinguibile oppure
no. Per il momento stavo riconsiderando la questione per
vedere se ci è sfuggito qualcosa…
Intervento: l’impressione
è che il corpo non si distingue dal discorso
È probabile, e in effetti
avevamo detto questo tempo fa, sì il corpo mostra, diceva Cesare il moto
giubilatorio, anche il discorso lo fa, in modo diverso, anziché muovere degli
oggetti muove delle parole per esempio. Occorre valutare molto attentamente se
possiamo in effetti con assoluta certezza affermare
che il discorso è il corpo, è probabile, però bisogna valutare molto bene, non
è facile giungere ad affermare in modo assoluto questa affermazione…
Intervento: è stato
stabilito dal discorso occidentale
Sì, una macchina provvista di sensori, cosa fanno questi
sensori? Quello che fanno tutti i sensori, rilevano
delle variazioni e quindi delle differenze, a questo punto potremmo domandarci
che cosa distingue un sensore da un significante, se sono la stessa cosa allora
effettivamente il discorso è il corpo, il discorso, non il linguaggio abbiamo detto, il linguaggio è ciò che fa funzionare il
discorso, è la condizione perché possa darsi il discorso, che è l’esecuzione di
qualcosa che è consentito dal linguaggio; è casuale che il corpo possa soltanto
rilevare differenze? È esattamente ciò che fa il discorso? Rileva differenze,
costruisce in base a differenze? Probabilmente questa
è la direzione che l’altra volta si stava cercando, in
effetti sia il corpo che il discorso fanno la stessa cosa: muovono da
differenze per costruire altre cose…
Intervento: quando mi
fanno una radiografia ciò che rilevano è una proposizione, quindi
è una proposizione differente rispetto a un’altra
radiografia…
Certo, dobbiamo considerare meglio questa questione del
corpo come sensore, in definitiva il fatto che noi lo possiamo cogliere come
tale e lo facciamo funzionare e lo rileviamo come tale
è molto probabile che segua al fatto che il linguaggio di cui siamo fatti, e
quindi il discorso che è la sua messa in atto, sia fatto in un certo modo, come
dire che il nostro corpo è un sensore e rileva variazioni di stato perché il
linguaggio funziona così, se il linguaggio funzionasse per assurdo in
tutt’altro modo il nostro corpo sarebbe in tutt’altro modo, lo vedremmo in un
altro modo, verrebbe colto in un modo completamente differente e invece
funziona, guarda caso, proprio come funziona il linguaggio, magari non è
casuale. Di fatto il corpo non ha nessun altra
funzione se non quella di essere uno strumento del linguaggio, serve a questo,
al linguaggio, o non serve assolutamente a niente. Così come l’esistenza, in
assenza di linguaggio è assolutamente niente…
Intervento: il corpo
serve a rilevare differenze… quand’è che mi accorgo di avere un corpo? Quando produce una sensazione
Sì, questo è noto, nessuno si accorge di avere un
mignolo finché non se lo pesta…
Intervento: produce una
variazione di stato che impone di proseguire il mio discorso
Sì, questa è la direzione, trovare tutti gli elementi
che possano esserci utili per rilevare che il corpo funziona esattamente come
il discorso e non può funzionare altrimenti, a questo punto, una volta
stabilito che il linguaggio è la condizione del discorso e quindi del corpo
allora avremo in parte risolta la questione, in parte.
Da questa via riusciamo ad approcciarla in modo interessante, vero Daniela?
Intervento: stavo
pensando a quello che dicevamo un po’ di tempo fa della coerenza come
collegarla alla questione di oggi e cioè del discorso
che procede rilevando differenze però rimane comunque che queste differenze
siano inserite coerentemente tra di loro, in che modo se si riflette sul corpo?
Probabilmente sì, bisogna rifletterci, non è così
semplice la questione, teoricamente sì, deve funzionare così, ma bisogna porre
in modo preciso il fatto che il corpo come il discorso non possa contraddirsi, qui
si apre una questione adesso la butto lì così: “se si
contraddice si ammala?”
Intervento: stavo
pensando la stessa cosa
È una boutade per il momento, si tratta di lavorarci su
parecchio, perché non ci basta che appaia che sia così, occorre che sia così,
però la direzione mi pare quella giusta, e questo è importante.