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11-1-2005

 

Questioni intorno alle ultime cose che andiamo dicendo intorno alla struttura del linguaggio? Sul formarsi del linguaggio e come i primi elementi che vengono acquisiti diano l’avvio a tutta la struttura. Tra i primi elementi che vengono acquisiti e che consentiranno al linguaggio di costruirsi va tenuto in considerazione uno particolare, che è noto come il corpo. Che fa il corpo? Trasmette informazioni, a chi? Al linguaggio. Ora ovviamente perché ci sia corpo occorre che ci sia linguaggio, una volta che il linguaggio ha avuto occasione di avviarsi nel modo che sappiamo, cioè partendo dalle prime informazioni, qualunque esse siano, che costituiscono degli elementi che retroattivamente saranno stabiliti come incondizionatamente veri perché al momento in cui sono stati impartiti non c’era nessuna possibilità di metterli in gioco, non essendoci ancora nessun criterio verofunzionale disponibile, e dunque a questo punto quando il linguaggio è avviato incomincia a riceve informazioni esattamente così come ha ricevuto le prime informazioni, dicevamo nel modo “questo è questo” “guarda Pierino, questo è questo!” Il corpo fornisce informazioni attraverso quelle cose che comunemente sono note come sensazioni o prima ancora percezioni, senza il linguaggio sappiamo che queste percezioni, queste sensazioni non potrebbero avere alcun senso, perché ci sia un senso occorre già una struttura inferenziale e sappiamo anche che il chiederci se in assenza di linguaggio esisterebbero comunque queste percezioni è propriamente un non senso poiché questa domanda non ha nessuna possibile risposta se non un atto di fede “credo che sia così”. Dunque, avviato il linguaggio, il corpo trasmette informazioni che il linguaggio comincia a ordinare e a porre in una sequenza, in un sistema inferenziale, queste informazioni che vengono fornite appena il linguaggio è in condizioni di muoversi ovviamente, hanno la stessa posizione che hanno quelle altre informazioni che per esempio ha fornito la mamma “Pierino, questo è questo” cioè sono automaticamente vere…

Intervento: posizione in questo senso?

Sì, stessa funzione, vengono immediatamente acquisite come vere, ma badate bene, non è che vengano acquisite come vere in seguito a una considerazione, ma retroattivamente vengono considerate vere, verranno considerate vere nel momento in cui ci sarà un criterio, un parametro, un qualunque accidente che consente di dire: “è così”, per il momento non sono né vere né false, sono, e basta, ma siccome sono, proprio perché consentono al linguaggio di andare avanti e di costruire altre cose, verranno in seguito considerate immediatamente e irrimediabilmente vere, e su queste il linguaggio costruisce tutto quanto. Ecco perché il corpo per gli umani costituisce una sorta di serbatoio di verità, tutto ciò che proviene dal corpo tendenzialmente è considerato essere assolutamente vero, come se il corpo non mentisse mai, tant’è che se ho mal di denti abbiamo detto un miliardo di volte non mi confondo sul fatto che ce l’abbia Gabriele. Il corpo quindi è uno dei vari elementi fondamentali da cui il linguaggio è partito, e viene considerato automaticamente vero senza nessuna riflessione…

Intervento: diciamo che non c’è un utilizzo di quelle proposizioni che dicono “è mio il mal di denti o è di Gabriele?”

Esatto la questione è che come effetto noi potremmo dire che sono poste come vere, ma non sono poste in questo modo in realtà in quanto non sono sottoposte mai a un criterio verofunzionale, mai a un dubbio, questo dubbio non può mai essere posto così come non può essere posto rispetto al questo è questo, nessuno mette in dubbio che questo è questo anche perché non significa niente, sono gli elementi che hanno costituito l’impianto da cui il linguaggio è partito…

Intervento: mi pare che sia importante che di fronte a questi elementi non c’è la possibilità proprio nel discorso di porre la domanda… parlo proprio di struttura discorsiva “questa è una mela?” “sì è una mela. È mia o di tizio?” In quel caso c’è nel discorso la possibilità di compiere la domanda, nel caso invece in cui parliamo del mal di denti non c’è, come dire che è incluso che il mal di denti di cui sento è mio perché non posso sentire il mal di denti di tizio, solo attraverso un gioco particolare di identificazione posso credere che sia così che il mal di denti di pippo sia come il mio mal di denti

È la stessa questione che si pone nei confronti della realtà, la realtà esiste? Sì, certo che esiste, così come il mal di denti esiste, perché lo sento, così come la realtà la vedo, anche quella la sente in un certo senso perché se io spalancassi le finestre adesso voi sentireste freddo, nessuno avrebbe il dubbio che il freddo che sente lo senta qualcun altro, lo sente lui, non c’è la possibilità del dubbio e questo non è una magia ma il fatto che il discorso è partito, è potuto avviarsi da questi elementi che sono stati forniti e che hanno consentito al linguaggio di esistere, i primi input. Mettere in discussione questi elementi è come mettere in discussione lo stesso linguaggio, quindi la stessa possibilità di esistere tutto sommato e ovviamente a nessuno verrebbe in mente, a parte noi, di mettere in gioco una cosa del genere, perché non è possibile, perché le cose sono quelle che sono, questo è l’assunto fondamentale su cui sorge il linguaggio “le cose sono quelle che sono”. Per cui è ovvio che l’omino della botta in testa rimane sgomento quando si trova di fronte all’eventualità che senza linguaggio lui non proverebbe niente, ché senza il linguaggio non saprebbe niente neanche della botta in testa e il fatto che lui reagisca non significa assolutamente niente ed è qui che c’è sempre l’equivoco, il fatto che io vedo una reazione e allora immediatamente connetto questa reazione con tutta una serie di passaggi che io, provvisto di linguaggio creo, so produrre. La supposizione è che questo sentire avvenga immediatamente, senza nessun passaggio, mentre sono questi passaggi che consentono di sentire, se no non succede niente. Il fatto che il cane reagisca, che io senta il male alla testa, che il bicchiere si rompa sono la stessa cosa o il famoso termometro messo nel frigorifero sono esattamente la stessa cosa, eventi, che come sappiamo non hanno nessun significato, nessun senso, assolutamente nessuno, non sono neppure eventi, senza il linguaggio non sono niente né lo saranno mai, né lo furono prima dell’esistenza del linguaggio. Questo ci serve per intendere come il linguaggio si costruisca, è importante questo, che abbiamo in animo di intendere sempre meglio, come funziona e funziona così a partire da qualche elemento che retroattivamente, e torno a ripetere soltanto retroattivamente, potrà stabilire e dire che sono veri, anche se non lo farà poi in realtà, li utilizzerà ma senza pensare neppure all’eventualità che possano non esserlo, perché se hanno dato il via al linguaggio allora sono necessariamente veri, sono ciò che gli umani chiamano la realtà delle cose, sono le cose, sono loro stessi, e quindi effettivamente non c’è nessuna possibilità di metterli in gioco né peraltro alcun motivo, se non un motivo teorico. Tutto chiaro fin qui? C’è qualche questione intanto?

Intervento: mi sembrava importante parlando di struttura così come si può sapere che sopra c’è il cielo e sotto c’è la terra per una questione grammaticale perché ci sono i modi nel linguaggio si sono costruiti i modi per cui possono interrogarmi sulla posizione del cielo e della terra e quindi ci si può porre questa domanda, mentre non può nascere una domanda laddove la questione si ponga su qualcosa di fisico in effetti noi dicevamo che si è assolutamente certi e sicuri del “mio” mal di denti, perché? Perché grammaticalmente non ci sono delle proposizioni contrarie nei confronti del sentire, non ci sono dei passaggi per cui sia possibile porre la domanda, lo possiamo fare soltanto noi perché costruiamo il linguaggio, una teoria del linguaggio, ma nell’uso comune del linguaggio, quello parlato non può avvenire che la persona si interroghi dice “è mio questo mal di denti?” Perché è costruita così la struttura, da qui l’impossibilità di interrogare e quindi di arrivare ad altre questioni, è importante per intendere” per arrivarci occorre tutta una serie di passaggi, questo è ovvio, a me sembra una questione abbastanza grande questa, la questione del corpo che trasmette informazioni… il corpo trasmette informazioni attraverso le percezioni del corpo…

Per questo dicevo che prima c’è il linguaggio e dopo c’è il corpo…

Intervento: in qualche modo codificato dal linguaggio… la questioni è di come il corpo trasmette informazioni nel senso di come la percezione diventa informazione, ora abbiamo detto che la percezione per essere qualcosa deve essere inserita in un sistema inferenziale tale per cui possa avere senso e quindi perché possa dire qualcosa, allora questo codice in qualche modo la figura di Jakobson l’emittente che emette qualche cosa che giunge al destinatario attraverso il codice… attraverso una decodificazione sa che cosa vuol dire quel messaggio allora in questo caso l’emittente è il corpo…come fa il corpo ad essere emittente? Cioè come si giunge a far si che il corpo abbia queste informazioni… questo è qualcosa che mi trae

Intervento: abbiamo imparato così

Intervento: sì probabilmente è questo che abbiamo imparato così… però come distinguere? Allora il destinatario chi è il linguaggio? mi manca qualcosa per quanto mi riguarda per dare uno statuto preciso al corpo come emittente di informazioni… però come si giunge prima a dire che il corpo è un emittente di informazioni…

Allora dobbiamo considerare il linguaggio, il linguaggio e la sua struttura che è in condizioni di cogliere variazioni di stato, vale a dire distinguere un elemento da un altro, per il suo stesso funzionamento, se no non potrebbe funzionare. Ora per il linguaggio tutto ciò che il linguaggio coglie, qualunque cosa sia, viene colto attraverso una serie di differenze da altre cose, qualunque informazione arrivi dalla mamma o chi per lei viene recepita come una variazione di stato, prima c’era il silenzio adesso non c’è più, è successo qualcosa, ma questa differenza viene colta perché il linguaggio coglie differenze soprattutto, come già De Saussure aveva intuito, perché se non fosse in condizioni di cogliere delle variazioni e quindi delle differenze, della variazioni di stato in accezione più ampia possibile, allora non succederebbe niente e il linguaggio non ci sarebbe…

Intervento: allora inizialmente potremmo dire che fra il bambino e la mamma non c’è nessuna differenza nel senso perché la mamma sia la mamma occorre che io colga una differenza, perché ci sia la mamma occorre anche un io, e quindi ci sia una distinzione

Intervento: in giochi successivi però

Intervento: no invece no è come se a questo punto tutto ciò può funzionare al momento in cui si instaura questa differenza… al momento in cui io dico lei è la mamma…

Nel momento in cui il linguaggio si instaura, per il fatto stesso di essersi instaurato è in condizioni di cogliere differenze, cioè di distinguere un elemento da un altro tra cui se stesso, che è un elemento linguistico al pari di qualunque altro, e quindi può percepire la differenza, può stabilire più che percepire direi una differenza tra il discorso e altro che non è discorso, tant’è che all’inizio può esserci qualche incertezza proprio all’istallarsi del linguaggio che immediatamente viene eliminata nel momento in cui il linguaggio è in condizioni di stabilire differenze, prima dico “questo è questo” bene! Poi questo è questo, bene, e allora già tra questo e questo c’è una differenza ecco che comincia la possibilità stessa di creare il linguaggio, cioè di formarsi, per cui il discorso ha già da subito la possibilità di distinguere sé da qualunque altra cosa, adesso non importa da che cosa ma da qualunque altra cosa…

Intervento: certo apre una serie infinita…

Ovvio, quindi ecco che il corpo che trasmette informazioni, comincia a trasmettere informazioni quando il linguaggio lo ha prodotto in quanto qualcosa che appartiene al linguaggio, gli appartiene così come costruisco proposizioni e me ne accorgo, mi accorgo di ciò che fa il mio corpo allo stesso modo, mi accorgo che parlo quindi mi accorgo allo stesso modo. Quando mi accorgo che sto parlando e quindi c’è il mio discorso che è altro da qualsiasi altra cosa

Intervento:…

A verbalizzare? No certo che no

Intervento: possiamo, noi, dedurre a quel punto lì

Però è arduo a quel punto finché non c’è linguaggio, a quel punto può darsi che ci siano già delle tracce però…

Intervento: se non altro un linguaggio che comunque non è verbalizzato

Intervento: è sempre una descrizione che facciamo noi

È arduo affermare una cosa del genere…

Intervento: però viene da pensare che comunque qualche cosa stiamo cominciando a funzionare

Possiamo dire che è una possibilità…

Intervento: come dire che il cane capisce quello che noi gli diciamo e quindi il cane parla

Intervento: la mia questione nasceva da cose precedenti dal fatto che occorre che si distingua in un certo qual modo che io sono io e la mamma è la mamma e allora verrebbe da dire che la distinzione…

La questione che dovremmo affrontare è se effettivamente si pone la possibilità per il linguaggio di distinguere tra il discorso e il corpo o, come potrebbe anche essere, che per il linguaggio siano esattamente la stessa cosa, è una possibilità, ci dobbiamo pensare bene…

Intervento: il bambino piccolo che non sa parlare e che dice bua per far capire che ha male ha già distinto il suo corpo

Ha già imparato. Adesso non dobbiamo intendere la possibilità di praticare il linguaggio a perfezione, all’inizio è ovvio che i vocaboli sono pochi…

Intervento: io volevo capire se il linguaggio si installa al momento in cui si percepisce la prima differenza oppure se installandosi il linguaggio si attua la prima differenza

Il linguaggio è la condizione…

Intervento: e quindi il bambino quando riesce a capire che non è un universo allora si installa il linguaggio… quando capisce che non è universo

A quel punto però è difficile che pensi, che possa pensare una cosa genere “di essere universo” Non so se ha gli strumenti per poterlo fare…

Intervento: ma non ha neanche gli strumenti per capire che fa parte di qualcosa

Quindi non si pone la questione, solo dopo può porsi una questione del genere all’inizio non esiste né l’universo né…

Intervento: così come il bambino non può parlare di percezione è quando i giochi si fanno più elaborati e aggiungendosi molti elementi che la percezione viene “parlata” viene definita nel senso che si può intendere quando parliamo di percezione o quando parliamo di guerra atomica, sono giochi differenti nel senso che occorre avere gli strumenti anche per parlare di percezione

Sì, tenete conto che quando parliamo di bambino in realtà parliamo di linguaggio, usiamo il bambino così come metafora, ma è il linguaggio che è la condizione dell’articolazione del discorso e cioè il linguaggio, cioè istruzioni per la costruzione di proposizioni, quindi di discorsi, nient’altro che questo e quindi essendone la condizione, al momento in cui c’è questa condizione e c’è un avvio, la mamma che dice qualunque cosa non ha importanza “questo è questo” allora ecco che il tutto comincia a partire, se non ci fosse nessuna di queste istruzioni certo è difficile stabilire se comunque si porrebbe il linguaggio, forse sì, forse no, ma in ogni caso è una domanda alla quale non potremmo rispondere in nessun modo. ciò che sappiamo è che c’è questa condizione che chiamiamo linguaggio per la costruzione di proposizioni, e sappiamo anche quale, però ciò che a noi interessa è dal momento in cui si installa, cioè parte, che succede da quel momento in poi, perché prima non lo possiamo sapere quindi è inutile che stiamo qui a perderci tempo, però ciò che accade dal momento in cui parte tutto il marchingegno questo sì che ci riguarda, perché tutto ciò che ne seguirà dopo potrebbe essere una conseguenza indirettamente o direttamente di ciò che è avvenuto, tant’è che dicevamo, per il momento è solo un’ipotesi, che la persona continua a ricercare per tutta la sua esistenza quella cosa che per lui ha funzionato come la verità assoluta, incondizionata, quella che è così perché è così, cioè quella che ha dato l’avvio, quella che ha consentito al linguaggio di partire. Quale verità è più assoluta di quella che ha consentito al linguaggio di partire? E quindi è necessariamente vera, solo che al momento in cui c’è la possibilità, retroattivamente, di ritornare a quel punto, di ricostruirlo pari pari, allora ci si rende conto che questa verità non è propriamente quella verità assoluta che soddisfa quella condizione che il linguaggio stesso ha creato, e cioè di qualcosa che è e che non può non essere necessariamente, non la soddisfa perché potrebbe essere stata un’altra, ma ci dice che comunque per funzionare il linguaggio necessita di qualcosa che sia ritenuto essere tale dal discorso, come una verità assoluta ché se no di lì non prosegue, ma quell’elemento che ha consentito di costruire il linguaggio o meglio il discorso, e quello è stato preso per quello che è necessariamente, non c’era nessuna possibilità né di metterlo in gioco né di disquisirlo né di farne alcunché, è stato preso e basta, quale che sia poi non ha importanza ma in ogni caso rimane legata a quello. Sono cose che dovremo verificare ma rimane nel discorso qualche cosa che evoca quell’elemento che è assolutamente, necessariamente vero, che è la realtà assoluta, quello che ha dato l’avvio al linguaggio, da qui tutte le mitologie sull’origine, sulla genesi, sulle varie cosmogonie etc. altrimenti non avrebbero nessun interesse. Occorre il linguaggio come la condizione, dopodiché sì, un elemento e poi un altro elemento, è sempre più di uno necessariamente…

Intervento:…

Probabilmente sì, evoca la prima nozione di differenza, quella che consente poi di costruire qualunque differenza. Il sistema inferenziale già prevede la differenza “se questo allora quest’altro” sono già due cose diverse, questa è l’istruzione fondamentale: porta aperta, porta chiusa, di qua passi di la no…

Intervento: i principi aristotelici

Sì, questi sono i primi rudimenti di una elaborazione intorno all’avviarsi del linguaggio di cui abbiamo individuato qualche direzione, è ovvio che possiamo intendere l’avviarsi del linguaggio unicamente da ciò che abbiamo a disposizione e cioè il suo funzionamento, e siccome non può funzionare altrimenti deve funzionare così anche quando si avvia, non può fare altro, è questo che ci dà la certezza quando proseguiamo, il suo funzionamento, ciò che occorre che sia perché funzioni ché se non c’è non funziona, e quindi se si è avviato questo funziona necessariamente. È una questione complessa ma affrontare e risolvere questioni complesse ci rende tutto più semplice, se invece rimangono complesse…

Intervento:…

Il corpo sì, ma la questione va posta in questo modo: il corpo viene avvertito dal discorso, sempre restando ferma questa possibile obiezione che ci stiamo facendo, e cioè l’eventualità che per il linguaggio il corpo e il discorso in realtà siano la stessa cosa, è possibile, però dobbiamo pensarci bene, è un’ipotesi allettante perché ci risolverebbe tutta una serie di questioni…

Intervento: non ho capito bene il corpo e il linguaggio?

No, e il discorso, sono la stessa cosa, cioè per il linguaggio sono la stessa cosa poi sì, si distinguono certo come poi si distingue qualunque cosa…

Intervento: in qualche modo il corpo parla quindi è nel linguaggio

Così come quando io parlo con Gabriele, so quando sto parlando io e so quando sta parlando lui, ma le cose che lui mi dice, io, il mio discorso le elabora, le ascolta attraverso il mio discorso, non il suo, anche se evidentemente c’è tutta una serie di codici, di giochi che consentono di scambiarci una serie di informazioni ma io non potrò mai pensare con il suo discorso, sarò costretto a pensare con il mio…

Intervento:…

Sì, il discorso sa che ciò che ascolta arriva da un’altra parte, questo lo può sapere, ma le cose che vengono trasmesse…

Intervento: viene riconosciuto in qualche modo che ciascuno decodifica il discorso dell’altro ma la questione è un’altra allora perché parliamo e in qualche modo ci capiamo?

Intervento: perché questo lo affermiamo tranquillamente… perché la comunicazione efficace è un tema molto importante nella psicologia perché si ritiene che ci sia una sorta di malinteso originario perché tutto è filtrato dal proprio modo di pensare

Intervento: è un problema insoluto perché come accade per esempio che una persona sia persuasa?

È una bella questione questa, è ovvio che più informazioni si hanno più c’è la possibilità, come direbbe Hjelmslev, di encatalizzare, ricostruire a partire da elementi frammentari un discorso completo, più informazioni ho più è probabile che riesca a compiere questa operazione però la certezza assoluta è difficile poterla affermare…

Intervento: però Faioni sulla comunicazione alla televisione diciamo che parecchie persone accolgono questo messaggio che viene dato…

Cesare, anche molto più banalmente, se io le chiedo che ore sono lei mi risponde “le dieci meno cinque” come mai?

Intervento:…

Cioè ci siamo capiti perfettamente, io ho fatto una domanda e lei ha risposto esattamente quello che volevo sapere, quindi la comprensione e la comunicazione è stata assolutamente perfetta…

Intervento: Cesare cerchi di capire il mio mal di denti. È già più difficile

Non soltanto, uno stato d’animo, una storia, un racconto, potremmo parlare di semplicità e di complessità ma fino a che punto è semplice e fino a che punto è complesso? Dove avviene il passaggio per cui la comunicazione non è più efficace?

Intervento: la teoria dei giochi la possibilità in qualche modo di anticipare la mossa dell’altro…

Sì, ma questo sistema di pensiero è errato in realtà perché se l’altro, l’avversario non commette errori si va avanti all’infinito, è inevitabile, è come nel gioco del tris, se nessuno dei due sbaglia si va avanti per l’eternità, quindi occorre prevedere l’errore dell’altro dove e quando l’altro sbaglierà…

Intervento: è come se dicevamo prima dell’impossibilità di comprendere in quanto ciascuno filtra attraverso il suo discorso e questo è un gioco è come se ci fosse un altro gioco, chiamiamolo meta gioco che consente per esempio se chiedo che ore sono di rispondere in modo adeguato

Sì e perché se io lancio un programma quello si apre?

Intervento: perché ha dato le informazioni giuste

Esatto, come dire che Cesare risponde che sono le dieci perché ha ricevuto delle informazioni corrette…

Intervento: esatto… ma c’è sempre qualcosa che mi manca sono il padre delle complicazioni… io li vedo come se fossero dei registri diversi perché io recito la poesia l’Infinito tu ascolti una certa cosa… però comunque non ci comprendiamo anche se la poesia è sempre questa… è come si diceva una volta: “come se”…

Quando si affronta una questione occorre sempre muovere dal funzionamento del linguaggio, allora sì, riesce a intendere bene se no…

Intervento: però in questo caso rispetto al funzionamento del linguaggio la comunicazione efficace? si riesce a trascinare un popolo in guerra con la comunicazione efficace… partendo come?

Questo lo vedremo martedì prossimo, lei intanto ci rifletta.