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10-9-2008

 

Beatrice, di che cosa parlerà nella sua conferenza?

Intervento: stavo considerando la voglia e la paura tutte e due … consideravo la paura di amare, per esempio, che comunque mantiene la voglia di amare nel senso che non la cancella, potrebbe cancellarla, per esempio, si ha paura di una zanzara ci si allontana della zanzara e non si ha più necessità di vederla la zanzara, invece alla paura di amare si contrappone continuamente questa voglia di amare nel discorso della persona, quindi la voglia di amare mantiene in qualche modo un impianto che è quello della paura, come dire dove c’è paura di amare è perché c’è sempre la voglia di amare; in questo caso parlavo come di una contrapposizione cioè qualcosa che mantiene la paura è ciò che necessita perché ci sia voglia, lei ha detto la voglia è ciò che mantiene la paura. Volevo parlare della paura d’amare questa necessità di un discorso. Perché ci sia questa voglia di amare occorre che sia mantenuta continuamente dalla paura di amare quindi le premesse sono il gioco che sottostà alla questione della paura perché la necessità di costruire sempre questa paura d’amare, di volere sempre portare avanti questo chiamiamolo “sentimento” tale per cui è sempre presente, è sempre importante, è sempre la cosa più importante in quel discorso, beh perché ci sia la paura occorre che il discorso non sia responsabile delle sue costruzioni, dei suoi pensieri indubbiamente perché se ne fosse responsabile cioè sapesse che è lui che costruisce la paura come invece accade, se sapesse questo ovviamente la paura non avrebbe più la necessità di esserci a quel punto le cose evolverebbero tranquillamente e quindi questo modo di amare non manterrebbe la sua importanza, l’importanza che hanno per quel discorso. Ovviamente con paura di amare dobbiamo intendere l’attrazione …

Questo è un passaggio che in una conferenza va esplicitato se no le persone non capiscono “se ne ho paura allora vuole dire che non ne ho voglia” questo nel luogo comune, invece fare intere che la paura presuppone la voglia di amare ci vogliono un po’ di passaggi, non è così automatico …

Intervento: è ovvio che nel pensare comune che la persona sia responsabile di ciò che costruisce il suo pensiero questo è assolutamente non accessibile, inaccessibile, nessuno può pensare una cosa del genere ma perché diventi accessibile occorre tutto un percorso e quindi riportare anche la paura alla necessità di un pensiero che pensi, rifletta sulle cose che pensa perché è solo quel pensiero che può costruire e la voglia di amare e la paura di amare. La conferenza è tutta imperniata nel cercare di rendere esplicito che qualsiasi cosa accada alla persona questa persona ne è responsabile e soprattutto delle paure …

Sì questo è l’obiettivo cui tendere, mostrare questo, però per mostrarlo occorrono delle argomentazioni, come mostrerebbe lei che la paura di qualche cosa in realtà è determinata dal desiderio di quella stessa cosa?

Intervento: beh proprio attraverso la voglia, questa voglia che la persona continuamente enuncia, voglia che però ha un ostacolo e l’ostacolo è la paura di poterlo fare … nel discorso di quella persona c’è l’ostacolo al suo desiderio ed è la paura di questa scena che costruisce questo pensiero come se la potesse vedere. Questa paura è qualche cosa di assolutamente predominante, una cosa importante è ciò che la persona come dire si porta appresso dalle prime battute del suo discorso come se questa paura anzi poter mantenere questo amore, questo ideale d’amore mai … sempre in attesa di un compimento fosse l’unico obiettivo della persona, l’unico scopo, e questa scena che poi è quella che la persona enuncia … la scena della paura, quella scena che la persona si produce per immaginare la paura, per poterla considerare, per poterne godere …

Sta parlando della paura della paura, ché la scena fa paura se è una scena che fa paura, cioè che la paura diventi a sua volta una scena di paura se no la paura di per sé è una sensazione non è una scena …

Intervento: però perché ci sia paura dell’amore, di amare occorre che ci sia una scena tragica ed è di quella scena che ha paura, perché la costruisce il suo discorso cioè questa scena che costruisce è una scena tragica ed è per questo che ne ha paura ovviamente, una scena di massacro in qualche modo, in molti casi, pensiamo per esempio a quelle paure che ci sono in certi discorsi che alla persona amata accada qualche cosa, beh nessuno ha ordinato a questa persona di avere sempre presente la morte della persona “amata” tra virgolette … questo tanto per fare degli esempi, eppure, eppure succede e quindi è il discorso della persona che ha trovato questa direzione e continua a implementare questo discorso con delle descrizioni di questa scena che fa a se stesso ovviamente, questo perché ci sia la paura, per non poter affrontare questa cosa tutto sommato …

Se una persona dice “ho paura di amare perché tutte le volte”, supponiamo che sia una fanciullina, “tutte le volte che mi sono innamorata di qualcuno la relazione è andata a catafascio lui mi ha abbandonata nel peggiore dei modi e io sono stata malissimo e siccome si è verificato questo tutte le volte allora adesso non ho più voglia di amare perché ne ho paura”, cosa direbbe a questa fanciullina?

Intervento: se veramente il suo discorso fosse stanco di questa scena che si ripropone) fosse stanco che succederebbe? (non avrebbe più la necessità di ricostruirla nel senso …

Infatti è ciò che dice lei, non lo vuole più fare …

Intervento: però continua ad aver voglia di farlo …

Lei dice di no …

Intervento: perché se no non avrebbe senso, lei dice di no è ovvio che dice di no …

Lei dice di no, però per induzione decide che cessa di compiere questa operazione …

Intervento: decide così, certo però il suo pensiero è sempre attratto da queste questioni, però finché non si accorge di questo …

Però l’esperienza le ha insegnato che va sempre a catafascio e che quindi non c’è nessuna possibilità e chiaramente di argomentazioni a favore di questo ne trova quante ne vuole: tutte le amiche sono divorziate, tutte le amiche che hanno avuto una relazione sono state abbandonate malamente, la mamma è divorziata, la nonna è divorziata …

Intervento: questa è una realtà esterna, un gioco linguistico che è utilizzabile dal parlante per disfare il parlante della sua responsabilità … sto cercando dei modi per mostrarlo alla persona, mostrarlo alla persona fin che la persona non può tenere conto di tutti i passaggi che ciascuna volta le sono congeniali per raggiungere quell’obiettivo e quindi o la paura oppure l’amore sempre la costruzione dei soliti amori che hanno questo epilogo per cui lei conferma con questa realtà esterna il suo sapere e cioè che le cose sono tragiche e quindi sono universali in qualche modo … per la persona sono universali cioè accadono per lo più a tutti gli umani … qui cominciare spiegare di che cosa si tratta in una psicanalisi perché si tratta di quel percorso in cui si racconta quelle che sono le cose in cui si crede e mano a mano si incomincia anche ad ascoltare ciò che si dice ed ad accorgersi di molte cose di cui prima non ci si era accorti. È ovvio che poi la ragazza sceglierà come amici e amiche tutte quelle che hanno una storia che ha degli agganci con la sua e quindi continuerà a stabilire l’universalità delle cose che crede e solo attraverso il percorso analitico dove ciò che si afferma si ferma ed è creduto e per molto tempo continua a dirigere quel discorso, però se la persona ha opportunità di compiere anche un percorso intellettuale quindi quello di chiedersi qual è la condizione perché io possa pensare quello che penso, se ha l’opportunità di farlo allora può proseguire chiedendosi qual è la condizione del mio pensiero l’unica cosa che non potrà negare è che il suo pensiero è fatto di domande, risposte, affermazioni e quindi è una struttura linguistica che sta funzionando “qualsiasi cosa è un elemento linguistico” è quell’affermazione che le serve per poter affrontare di volta in volta tutte le questioni che sono inerenti al suo discorso, una delle implicazioni visto che sono anni che noi affermiamo che qualsiasi cosa è un elemento linguistico e le persone intendono questa cosa perché è talmente semplice che non possono non farlo e chiedono che cosa me ne faccio di tutto questo? Avevo voglia di spiegare una delle piccole implicazioni, cosa comporta tenere conto, per esempio, di fronte a una paura che costruisce il mio pensiero e che di lì il pensiero non può passare perché ci sono vari giochi che stanno funzionando … ecco se io posso tenere conto che quella conclusione che traggo e che mette in atto la mia paura perché ci vuole la mia conclusione perché in atto sia la mia paura, se io ho l’opportunità ciascuna volta di intervenire nel mio discorso e considerare che la paura non è necessaria ma è possibile visto che è un’affermazione che pertiene ad un gioco linguistico ecco che avrò l’opportunità di considerare anche quella paura …

Consideri questa eventualità, che una fanciullina o potrebbe anche non essere necessariamente una fanciullina, potrebbe essere più cresciuta, vada in analisi proprio per questo motivo, perché ha voglia di amare ma ne ha una paura terribile, può succedere, e ha paura perché ogni volta che avvia questa operazione va tutto male e allora che fare a questo punto? È ovvio che occorre giungere come diceva lei a intendere questo, cioè che se le cose vanno male magari c’è il suo contributo, però intanto la fanciullina si barrica dietro ai dati di fatto, statistiche, la mamma, la nonna, tutte divorziate, allora cosa fare in questo caso? Intanto incominciare a porre una questione e cioè che cosa avviene ciascuna volta in cui queste relazioni vanno male, cosa avviene? E cioè vedere se in ciascuna di queste occasioni la fanciullina in questione fa qualche cosa che si ripete ciascuna volta ed è quasi sicuro che si troverà l’elemento che interviene ogni volta, ogni volta fa un qualche cosa senza accorgersene naturalmente perché per la fanciullina in questione ciò che sta facendo è assolutamente normale anzi è un suo diritto e non si accorge che in effetti quella cosa è precisamente quella cosa che determina la rottura più o meno immediata della relazione, come se fosse un automatismo e per lei funziona così, è un automatismo. Supponiamo che ritenga che il fanciullo ciascuna volta debba fare atto di totale assoluta e irreversibile sottomissione, facciamo questa ipotesi, può capitare, ora per la fanciullina in questione non si pone la domanda: quello che io esigo è giusto? È sbagliato? Va bene? Non va bene? Non si pone la domanda, per lei funziona un equazione: se c’è l’amore allora c’è questo e questa equazione non è modificabile, avviene in automatico per cui se l’altro non si comporta così allora vuole dire che non la ama e quindi se prima ha detto invece che l’amava ha mentito o l’ha presa in giro e quindi reagisce malissimo, reagendo malissimo cosa succede? Che il fanciullo in questione incomincia ad avere qualche perplessità nella migliore delle ipotesi. A questo punto è possibile fare notare alla fanciullina in questione che c’è del suo in tutto ciò che sta accadendo e che è sempre accaduto, a questo punto le cose incominciano a modificarsi se incomincia a prendere atto di una cosa del genere, allora tutti questi fenomeni che prima apparivano totalmente privi di una ragione, di un motivo, incominciano ad apparire forniti di motivo e allora l’interrogazione verte non più sul perché questi fuggono, perché la fanciullina in questione è pilotata da qualche cosa che la riguarda e che la costringe a comportarsi in quel modo e allora la questione verte sul suo pensiero non più su ciò che le accade, ma perché accadono nei suoi pensieri alcune cose che poi determinano la sua condotta. Come abbiamo sempre detto ciò che si pensa determina il modo in cui si agisce ed è anche questo che occorre trovare, il modo per esporlo anche in una conferenza perché in questo modo la cosa diventa più semplice per chi ascolta, intendere i vari passaggi, come da un evento apparentemente totalmente indipendente da me invece giungere a qualche cosa che mi appartiene, perché questo comportamento della fanciullina di cui dicevo prima è qualcosa che le appartiene, che è suo, che non può non fare finché non intende perché lo sta facendo e a che cosa serve, poi è chiaro che da lì si aprono un’infinità di altre questioni però è il primo passo per muovere dalla considerazione semplicissima che tutti i ragazzi sono delle carogne, che non è così automatico che sia, e invece perché io faccio di tutto perché loro si dimostrino tali nei miei confronti …

Intervento: qui siamo già a livello analisi del discorso perché la persona di fronte a quella questione ovviamente cambia …

Voi avete l’opportunità di partire da testi di Freud, De Saussure, in questo caso magari Freud con “Introduzione alla Psicanalisi” e muovere anche da citazioni che sono importanti soprattutto in ambienti come quello della Circoscrizione dove ci si aspetta che ci siano dei riferimenti teorici classici, quindi utilizzare quella nota figura retorica che si chiama auctoritas, muovere da questi e utilizzando un caso clinico portare le persone verso la questione del linguaggio. Quindi casi clinici, utilizzate l’auctoritas e poi casi clinici, inventatene qualcuno partendo dalla vostra esperienza ma tenete conto che sono sempre un buon punto di partenza perché attirano l’attenzione, l’attirano e la mantengono. Qualche suggerimento per Beatrice qualche questione che vi è venuta in mente mentre lei stava esponendo?

Intervento: l’aspetto che si poneva proprio all’inizio della paura come l’altra faccia del desiderio è la questione più complessa la paura è presa come tale, si immagina che intervenga magicamente non si sa da dove viene ma si impone ad un certo punto in una situazione c’è questa sensazione di pericolo spiegare … la paura c’è un pericolo che incombe e quindi c’è questa reazione la paura, insistere appunto su dei casi clinici e insistere che ciò che si teme … questo pericolo è la conseguenza del proprio desiderio, come nella descrizione che facevamo prima è la conseguenza di tutta una serie di giochi, di pensieri ad un certo punto questa cosa che viene individuata come pericolo è esattamente ciò che si sta cercando, che magari risponde a un’altra cosa ovviamente … si parlava della ragazzina quella che fa sempre la gelosa … ogni volta che ha un rapporto interviene questa sensazione di gelosia che fa logorare la relazione e quindi la gelosia è funzionale sul desiderio assoluto, su una persona può essere una fantasia di abbandono può essere qualunque cosa … la questione che poneva Beatrice all’inizio sia proprio la più importante … porre la questione della paura come un’altra faccia del desiderio è un altro modo per porre la questione fondamentale della psicanalisi che è quella della responsabilità perché chiaramente ponendo la paura come un aspetto del desiderio ciascuno deve cominciare a fare i conti con il fatto che questa paura è funzionale a qualcosa …

Intervento: anche perché quando la paura riguarda qualche cosa di oggettivamente non riconoscibile ma quando per esempio la fanciulla in questione trova effettivamente che la sua paura è giustificata da ciò che è accaduto o accade ad altri … è più difficile capire tra questa paura e un’altra paura … perché è evidente quando una cosa è poco credibile perché devo avere paura dell’ascensore? Che cadano o si blocchino, non è giustificata la mia paura è più difficile, mentre se è giustificata la mia paura da tutti quei casi che succedono …

Se vuole ciascuno dovrebbe tecnicamente avere paura di una cosa, della morte, che sicuramente avverrà …

Intervento: però non tutti sono sempre lì a pensare alla morte … invece ci sono persone che continuamente immaginano la morte che è una cosa che nessuno può esperire tutto sommato … Eleonora, definisci la paura, come una definizione del dizionario …

Intervento: un’emozione …

Potrebbe essere la reazione emotiva di fronte a un pericolo, spesso irrazionale di fronte a un pericolo, è una delle emozioni alla quale gli umani non rinunciano e se non c’è nessun elemento di pericolo se lo costruiscono …

Intervento: con questo passaggio si può capire qualcosa del proprio desiderio …

Sì, per questo bisognerebbe lavorare e articolarlo per benino, dal fatto che se non c’è viene prodotto per provare la paura, come l’esempio che ho fatto mille volte: andare a vedere film del terrore, cosa che già Aristotele descrive nella Poetica a proposito della tragedia, circostanze in cui si prova una paura che è cercata, mentre una persona potrebbe benissimo evitarlo. Dunque insistere sul perché fa una cosa del genere e mostrare attraverso questo che c’è qualche cosa nella paura che attiene al desiderio …

Intervento: la paura quindi è il controllo di una certa scena che la persona produce per continuare a dire delle cose, a parlare …

Potrebbe anche essere il contrario, l’eventualità di perdere in controllo …

Intervento: sì perché la voglia di amore potrebbe alludere a una modificazione e alla ricerca di qualche cosa di nuovo …

Intervento: quando c’è la paura che comunque le cose vadano in un certo modo allora lei sta male. Intervento: l’abbandono è importantissimo perché ovviamente di questa scena che ciascuno a modo suo costruisce non può essere assolutamente responsabile, non deve certo, e quindi se non ci fosse la necessità di costruire questo abbandono uno potrebbe essere consapevole che è il proprio pensiero che costruisce questa piece ma non lo può essere proprio per via …