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10-4-2013

 

Possiamo iniziare la questione da quella cosa che chiamiamo “ascolto” che è forse la questione più importante posta dalla psicanalisi, sicuramente più della teoria psicanalitica in quanto tale. Come “ascolto” possiamo intendere la disposizione a rilevare in un discorso ciò che questo discorso tende ad affermare come dato di fatto, come stato di cose garantito dalla realtà. Questo modo di intendere l’ascolto è forse quello più interessante, con interessante intendo che dà l’occasione di aprire altre direzioni, altre opportunità di discorso. Ponendo l’ascolto in questi termini si pone immediatamente una questione, dicevamo che l’ascolto coglie ciò che il discorso vuole chiudere per potere stabilire come stanno le cose, ma perché il discorso vuole chiudersi per stabilire come stanno le cose? Sta qui la questione: tutto ciò che anche Freud ha rilevato nel suo percorso punta a questo, a considerare che le persone hanno la necessità di concludere, addirittura, aggiungeva Lacan, la fretta di concludere, ma rimane la questione, perché? A che scopo? Anziché proseguire il discorso, trovare nuove cose, confrontarsi con la novità per esempio, che è pure considerata una cosa ricercabile e invece il discorso mira a concludere con una cosa e fermarsi lì. C’è la necessità a questo punto di ristrutturare la psicoanalisi, ristrutturare la psicoanalisi significa trovare altri modi, più semplici e anche più efficaci per mostrare come avvengono alcuni fenomeni che sono stati rilevati da sempre, Freud li ha precisati, li ha precisati parlando delle dimenticanze, del motto di spirito, della psicopatologia della vita quotidiana, inventandosi quel marchingegno che ha chiamato “inconscio” “rimozione” eccetera, perché c’è l’eventualità che tutto quanto giri intorno alla necessità del discorso di chiudersi. Occorre intendere perché, si potrebbe dire che chiudere il discorso significhi stabilire una verità, e quindi da lì procedere per altri discorsi. È la risposta sicuramente più semplice, e non è neanche scorretta, però non è che una persona che ha inteso questo lungo un percorso di analisi non possa più proseguire i suoi discorsi perché non concludono con il vero, anzi li prosegue anche meglio, tuttavia in assenza della possibilità di sapere che non c’è la necessità per il discorso di giungere a una affermazione ritenuta vera fuori dal linguaggio per potere proseguire, le persone si adattano a questa situazione. C’è una questione da inserire a questo punto: il discorso procede da una premessa che è stata accolta dal discorso come vera, e su questa costruisce altre sequenze, altri discorsi, però lungo questa costruzione accade che ci siano delle affermazioni che, pur considerate vere, sono in contrasto con le affermazioni prodotte da una certa direzione. Questo interviene a mettere in difficoltà il raggiungimento della verità, quindi della conclusione di una certa direzione, tutto questo, o viene preso in considerazione nel senso che viene interrogato, però questo generalmente è già stato fatto in un discorso però rimane il fatto che questa cosa viene considerata fuori dal linguaggio, quindi se è vera una certa conclusione ed è vera anche un’altra conclusione che comunque è stata accolta come vera e che “danneggia”, usiamo questi termini provvisoriamente la prima, la seconda deve essere eliminata: tutto ciò che ostacola il cammino verso la verità deve essere eliminato. Questo rende conto del fatto che molte affermazioni all’interno del discorso è come se venissero rigettate, proprio perché ostacolano il cammino verso la verità. Una premessa, se è una premessa, è perché è stata accolta come vera dal discorso, però il cammino lungo la verità può essere ostacolato da altre affermazioni che pure vengono riconosciute o meglio accolte come vere dal discorso, se vengono accolte come vere allora possono creare un problema, che ne è di queste affermazioni? Non devono più costituire un problema quindi, come dicevo prima, vengono rigettate, non come false, ma semplicemente vengono rigettate come qualcosa che dà fastidio, adesso usiamo questi termini, poi mano a mano li preciseremo. Le cose che vengono rigettate non è che scompaiano, rimangono nel discorso come delle verità, perché il discorso le ha accolte come tali anche se infastidiscono, infastidiscono il raggiungimento della verità, quindi rimanendo possono comunque creare dei problemi, perché? Perché essendo accolte come vere, è ovvio che hanno delle connessioni, sono connesse con altre cose, e ogni qual volta queste connessioni vengono riattivate da qualche discorso, da qualche situazione, ecco che queste cose che davano fastidio vengono riattivate e ricompaiono, ricomparendo tornano a creare il problema e quindi bisogna di nuovo eliminarle perché continuano a minacciare una verità che è stata stabilita. Vi faccio un esempio molto banale: una persona che crede in dio deve eliminare tutte quelle cose che mettono in difficoltà la sua fede, non può falsificarle, perché non ci sono strumenti per farlo, ma le considera in un altro modo, Come opera del diavolo. Dunque le elimina perché danno fastidio al mantenimento della sua verità, danno fastidio cioè la minacciano, ma come dicevo queste cose non vengono cancellate, vengono soltanto rigettate dal discorso, rimangono lì, rimangono nella rete di connessioni come qualche cosa che è dovuto essere eliminato provvisoriamente però permane. È un po’ come quando nel computer si disinstalla un programma, o meglio ancora più propriamente si cancella il programma dal sistema senza rimuoverlo, rimane quasi tutto, rimangono una quantità notevole di connessioni e cioè di frammenti di file, questi frammenti di file possono creare dei problemi al sistema, perché per il sistema continuano ad essere “veri” tra virgolette cioè utilizzabili, e quindi li utilizza, li utilizza in certe connessioni, che non sono utili ai programmi che sono stati stabiliti e accolti, non essendo utili a questi programmi creano dei problemi a questi programmi nei computer, per esempio di rallentamento o blocco del sistema. Per gli umani non è così diverso, questi frammenti e queste stringhe permangono nel discorso e creano problemi, e anche presso gli umani possono bloccare il sistema, possono causare rallentamenti di pensiero eccetera, tutto ciò Freud lo ha chiamato “inconscio”. Ma tutto questo può essere illustrato in modo molto più semplice e più efficace intendendo il funzionamento del linguaggio, e cioè tenendo sempre conto che una qualunque sequenza punta a concludere con un’affermazione vera e quindi deve eliminare tutto ciò che le impedisce di raggiungere il suo obiettivo. Ora questo è noto da sempre, e cioè il fatto che dia fastidio a una persona l’essere messa in difficoltà con un’argomentazione, si sa da sempre, ciò che è meno noto è perché. Se il discorso deve concludere con un’affermazione vera, se questo cammino lungo la verità viene impedito, rallentato o minacciato da qualche altra verità, questo significa che non può concludere con un’affermazione vera, quindi non può essere utilizzato per costruire altre argomentazioni, quindi non ha nessun utilizzo, ma per potere proseguire occorre trovare invece qualche cosa che concluda, che poi si manifesta nelle persone nella ricerca di qualche cosa da esibire, propagandare, manifestare, da imporre a seconda delle situazioni. Però ciò che a noi interessa per il momento è il funzionamento cioè la struttura del linguaggio che costringe, per potere continuare a funzionare, di concludere con un’affermazione vera, quindi tutto ciò che inibisce, impedisce questo deve essere eliminato. A questo punto questi elementi che sono stati rigettati perché non confacenti alla verità che il discorso ha stabilito, una verità, chiamiamola provvisoriamente, “prioritaria” perché prioritaria? Perché è quella che consente una maggiore produzione di sequenze, di stringhe. Facciamo un esempio: è vero che la mamma è buona e mi vuole bene, ed è vero che la mamma è cattiva perché non mi dà la marmellata; di queste due affermazioni, accolte entrambe dal discorso come vere, “la mamma è buona perché mi porta a giocare, perché mi coccola, perché mi fa una serie di cose” “la mamma è cattiva perché non mi dà la marmellata che per me è bene”, queste due verità si minacciano a vicenda perché sono contraddittorie. Che succede a questo punto di queste due verità, entrambe accolte dal sistema, dal discorso? Quale offre una maggiore possibilità e quindi un maggiore utilizzo? Ovviamente la prima, cioè quella che afferma che la mamma è buona, perché risulta immediatamente evidente che è importante essere nutrito, accudito, riscaldato, coccolato piuttosto che mangiare una cucchiaiata di marmellata. Sto dicendo in modo molto rozzo, molto semplice, ma giusto per farvi intendere, quindi avrà la superiorità, la supremazia, verrà accolta nel sistema quella verità che offre una maggiore possibilità e quindi un maggiore utilizzo di sequenze, cioè in questo caso il fatto che la mamma è buona. Ma l’altra verità “la mamma è cattiva” non è che scompare, rimane, e troverà il modo di riproporsi ogni qual volta si riproporrà una situazione consona alla sua riproposizione, e ogni volta che questa altra verità che è stata rigettata perché meno utilizzabile, poi il motivo è solo questo, dal sistema, ogni volta che si ripropone, si ripropone di nuovo il dilemma, e cioè questa cosa è vera ma è anche falsa: la mamma buona / la mamma è cattiva. Cosa farne allora di questa altra verità? Questa verità “secondaria”, usiamo questi termini per il momento, il discorso non può eliminarla, il discorso può eliminare un’affermazione soltanto se la falsifica cioè se “dimostra” in un certo senso che è falsa, solo a questo punto la può abbandonare, se no, no, se no fa parte del sapere e il sapere come abbiamo detto varie volte non è nient’altro che la sommatoria di tutte le affermazioni accolte come vere dal sistema, questo è “ciò che so”. Quindi ogni qual volta questa prima verità viene minacciata dalla seconda, questa prima verità deve trovare il modo, rapidamente, per ristabilire la sua priorità eliminando la seconda. I modi per fare questo sono molti, per esempio si può spostare la “cattiveria” dalla mamma su un’altra cosa, questo Freud l’aveva inteso, spostandola su un’altra cosa non minaccia più la mamma ma un’altra cosa meno importante, meno prioritaria per il discorso, perché se dovesse rinunciare a questa verità cioè a quella prioritaria, quella che afferma che la mamma è buona, dovrebbe rinunciare praticamente a tutto e quindi deve rapidamente ripristinare una sorta di status quo in cui la verità non ha impicci, non ha impedimenti, non ha minacce. Come dicevo uno dei modi più frequenti è spostare la cattiveria dalla mamma a un’altra cosa, e in questo modo effettivamente funziona. La necessità di chiudere il discorso, torniamo a ciò che dicevo prima rispetto all’ascolto che rileva questa struttura, la necessità di chiudere il discorso pare avere a che fare con la fretta di chiudere per evitare che una qualunque cosa minacci quella verità, questo potrebbe essere il motivo per cui le persone hanno tanta fretta e tanta necessità di chiudere con una questione, per evitare ogni possibilità di minaccia.

Intervento:  ciò si rappresenta nel discorso politico, si riscontra nel discorso politico, filosofico eccetera ma non si tiene conto nel discorso di ciascuno… il tornaconto del potere politico… non è solo un parallelismo…

È un’implicazione, la messa in atto del modo in cui ciascuno pensa la necessità, la fretta di concludere un discorso, cioè di affermare come stanno le cose, quindi di affermare la verità appare come la necessità di eliminare tutto ciò che potrebbe minacciarla. La necessità è di affermare la verità che viene minacciata da altre verità meno funzionali al discorso, meno funzionali significa che offrono meno opportunità, hanno meno utilizzi della verità prioritaria, ma anche queste sono verità, sono state accolte dal discorso come tali, sono quelle cose che generalmente nel discorso compaiono come dubbi, perplessità, come incertezze, si manifestano così, rinviano a delle affermazioni che sono state accolte come vere dal discorso ma sono state rigettate per mantenere la priorità di quella verità che ha maggiore utilizzo. Tutte queste cose che, come dicevo prima, il discorso le rigetta perché minacciano la verità che ha maggiore utilizzo, tutte queste cose sono quelle cose che Freud ha piazzato nell’inconscio. Le mette lì perché sono state rimosse, sono state rimosse perché creavano dei problemi alla persona, però di fatto non si capisce per quale motivo dovrebbero creare dei problemi alla persona, lui l’ha spiega rispetto alla questione della sessualità, alla morale sessuale civile, minacciano la morale sessuale civile, però perché una minaccia alla morale sessuale civile dovrebbe costituire un problema tale da dovere essere rimosso? Il bambino ha imparato che l’atto sessuale è “non buono”, poi col tempo modificherà la sua opinione, ma agli esordi gli viene trasmesso questo, quando lui fa delle domande che vanno in quella direzione o fa delle cose che non sono ritenute, sempre secondo la morale sessuale civile, pertinenti alla sua età, viene rimproverato, redarguito, quindi questa cosa è cattiva, quindi se la mamma e il babbo fanno questa cosa fanno una cosa cattiva, ma la mamma è buona quindi non può farla. Però questa questione rimane nonostante debba essere, come dice Freud, rimossa per mantenere intatta quella affermazione che riguarda la bontà della mamma, viene rimossa, dice Freud, però lui stesso si è accorto che se è rimossa non è che scompare, non viene cancellata, come dicevo prima, c’è un solo modo perché una certa cosa non minacci più una verità e cioè che venga falsificata dal discorso, allora non è più una minaccia, può stare lì tranquillamente come falsificata e non dare più fastidio, ma finché rimane vera allora sì, costituisce un problema. Ciò che è rimosso dunque costituisce, come dice Freud, una minaccia, all’integrità psichica, ma l’integrità psichica è data dal fatto che tutte le affermazioni accolte come vere dal discorso non siano minacciate. Se c’è un’altra verità che si impone e contraddice quella che io sostengo, è ovvio che, o riesco a falsificarla e allora dormo sonni tranquilli, se no rimane lì perché tutto ciò che è vero, abbiamo appena detto, rimane nel sistema, non lo elimina, c’è un solo modo per eliminarlo ed è falsificarlo.

Intervento: due verità incompatibili…

Sì, una volta si diceva incompossibili, un conflitto che secondo Freud si risolve costruendo quella formazione di compromesso, che prima indicava come spostamento dalla cattiveria dalla mamma a un’altra cosa. Dunque la struttura è questa: c’è una premessa accolta come vera, dei passaggi e una conclusione, vera; se io minaccio in qualche modo questa premessa è chiaro che tutta la costruzione ne è minacciata, quindi questa premessa deve essere mantenuta vera, se no tutto ciò che ho detto a partire da lì crolla, non ha più nessun senso, non è più sostenibile, quindi devo difendere e proteggere questa premessa, o premesse, a seconda dei casi, da tutto ciò che le minaccia, e tutto ciò che minaccia la premessa è un’altra affermazione accolta come vera, quindi questa altra verità che il discorso non può eliminare, e se è vera non la può eliminare, deve essere trattata in qualche modo. Perché per esempio una persona non ricorda certe cose? Si dimenticano delle cose perché connesse con qualcosa di spiacevole, è come se una verità prioritaria per mantenersi tale, cioè per non essere minacciata dovesse eliminare delle connessioni, ma pur eliminando delle connessioni con quell’altra verità, quella verità permane, eliminando le connessioni interviene quel fenomeno noto come “dimenticanza”, dimenticanza che può essere ricuperata, certo, attraverso il discorso e attraverso altri agganci, perché è importante il racconto? Perché se una via è bloccata, è come se fossero state “recise” le sue connessioni, quindi da quella via non si passa, occorre passare da un’altra via, ecco perché la necessità di raccontare, perché nel racconto si svolgono, si dipanano altre vie, altre connessioni che possono raggiungere quelle connessioni senza passare dalla via che è interrotta. Ora riconduciamo il “potere” alla struttura “la mamma è buona”, oppure posso dire “x è vero”; c’è un’altra verità che dice “x è falso”, allora la prima, diciamo x1 è vera, questa ha molti utilizzi cioè consente la costruzione di molte sequenze, l’altra, x2 consente la costruzione di una sola sequenza per esempio, allora perché viene accolta x1 come vera? Perché dà la possibilità di accesso a molte sequenze, è questo che chiamiamo “potere”. Il potere non è altro che la possibilità di avere più utilizzi attraverso una serie di agganci che sono disponibili, questo è il potere, nella forma, diciamo, della struttura del discorso. Si tratta di intendere quella che prima ho chiamata la “recisione” di connessioni, bisogna intendere come il linguaggio operi questo fatto, e visto che lo fa non c’è che da trovare il modo in cui lo mette in atto. Non si tratta propriamente di una “recisione”, ma semplicemente è la struttura stessa del linguaggio che impedisce che A e ~A siano vere simultaneamente, una soltanto deve esser vera, l’altra, logicamente, è falsa. Però in questo caso rimane vera, ma la questione importante è che questa “recisione” adesso possiamo metterla tra virgolette perché non è propriamente una recisione della connessione, implica semplicemente il funzionamento di una procedura del linguaggio che vieta che la stessa cosa sia vera e falsa simultaneamente, ecco perché non ci sono le connessioni, non può accadere, per questo questa connessione diretta non c’è più, non c’è più perché si contraddicono e il linguaggio non può accoglierle, ed è per questo che bisogna fare dei giri per arrivarci da un’altra parte aggirando la contraddizione, solo a questo punto è possibile riaccogliere un elemento e poi accorgersi che non c’è una contraddizione propriamente, cioè la contraddizione è stata costruita dal fatto di avere dato “valore” di verità a due elementi immaginandoli fuori dal linguaggio, se sono nel linguaggio di per sé non sono né veri né falsi. È la questione che Freud stesso si poneva: “perché è necessario un percorso lunghissimo in un’analisi?” anziché dire quelle quattro cose necessarie, come direbbe Eleonora “qualunque cosa, se è una cosa appartiene al linguaggio”. La questione è che ci si trova di fronte a uno sbarramento di infinite vie che sono contraddittorie, e non le può percorrere, è per questo motivo che, come Freud stesso ha rilevato, occorre fare infiniti giri per aggirare la contraddizione che immediatamente sbarra l’accesso. In una analisi accade di recuperare quegli elementi che sono stati rigettati perché autocontraddittori, per un’altra via, attraverso il discorso, ecco perché l’analisi è così lunga, perché deve fare lunghi giri.

Questo è un primissimo accenno, vi rendete conto che, da una parte la questione appare essere di notevole importanza, dall’altra è ancora troppo complicata, farraginosa, stentata, bisogna renderla molto semplice, intendere molto rapidamente e con facilità perché accade quel fenomeno che Freud ha chiamato “rimozione” e che cosa di fatto, di fatto nel senso che appartiene alla struttura del linguaggio, accade quando si parla di inconscio, che non ha niente a che fare con ciò che diceva Freud.