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10-3-2010

 

La libertà dalle proprie fantasie, non è facile, anche perché le fantasie sono ciò di cui le persone vivono, sono le cose in cui credono, i loro valori, le cose importanti sono comunque sempre rette da fantasie. Alla lettera la fantasia è ciò che appare, ciò che si manifesta. Nella fantasia si tende immediatamente a ritenere che ciò che appare, ciò che sembra, sia necessariamente vero, è il modo più rapido per stabilire quelle verità che servono alla persona per orientarsi nel mondo che lo circonda, ora che si orienti bene o male questo è un altro discorso però hanno questa funzione per lo più. La volta scorsa si accennava proprio al fatto che nella fantasia, questa costruzione, questa sequenza di proposizioni non è nient’altro che questo, è sorretta da premesse che in realtà non sono valutate né considerate per cui effettivamente si crede a ciò che appare, ciò che appare nei propri pensieri in prima istanza e di conseguenza ciò che si vede, si osserva, si ascolta etc. In questo senso sbarazzarsi della fantasia è sbarazzarsi di quella rapidità che caratterizza moltissime persone nel credere qualunque cosa gli passi per la mente, non basta che qualche cosa venga in mente perché sia vera, anche se il più delle volte avviene così, si avverte che una certa cosa non contraddice grosso modo ciò che si è appreso e poi appare magari bella, e da quel momento può diventare vera. Questo però ha delle implicazioni perché tutto ciò che è vero poi costringe a muoversi in quella direzione. Sbarazzarsi delle fantasie potrebbe anche tecnicamente essere possibile nel momento in cui qualunque cosa, qualunque pensiero, qualunque cosa venga in mente o si ascolti o si veda possa essere sottoposto a una considerazione più attenta, e cioè valutare se ciò che sostiene questa fantasia è legittimo oppure no, legittimo nel senso che può essere sostenuto, che può essere provato, può essere provato naturalmente all’interno del linguaggio, all’interno del discorso. Una fantasia di per sé non è provabile, è sempre arbitraria anche se scambiata per vera. Però molti dicono che non è sottoporre qualunque cosa a un criterio verofunzionale, potrebbe anche essere, però rimane il fatto che non potendo, non avendo la possibilità di accorgersi che praticamente tutto ciò che si pensa è totalmente arbitrario quindi frutto di una decisione estetica, dicevo non potendosi accorgere di questo ci si trova nella condizione non sempre favorevole di credere assolutamente vere alcune cose e muoversi di conseguenza. Una volta ritenute vere le implicazioni diventano quelle cose note come giudizi e i giudizi poi si applicano a tutto ciò che circonda, questo naturalmente limita la libertà: tutto ciò che è creduto essere vero è un limite alla libertà, libertà di pensiero in prima istanza, e in seconda battuta di movimento. È un limite alla libertà di pensiero nel senso che non consente, una volta che qualcosa è creduto vero, di porre le cose in altri termini, chiude il discorso: è così e basta. Spesso è così perché è evidente, perché lo vedo, perché me lo ha detto la nonna, perché mi piace, questo è irrilevante ma rimane il fatto che ci si aggancia a qualche cosa e da lì poi muoversi risulta straordinariamente difficile, cosa che accade per esempio nella costruzione di teorie scientifiche o no, funzionano così, a un certo punto si ha un’idea, una sorta di intuizione che appare bella e sembra anche che abbia qualche fondamento e la si accoglie immediatamente come vera, dopodiché si traggono tutte le conseguenze, le implicazioni. Tuttavia questa premessa da cui si è partiti e che sembra reggere se la si considera più attentamente risulta assolutamente arbitraria, questo non significa che non si debba utilizzare naturalmente, però potrebbe essere di notevole interesse considerarla arbitraria anziché necessaria, arbitraria e quindi utilizzata unicamente perché piace quella certa cosa, non c’è un altro motivo. Qualcuno anche fra i filosofi della scienza, rari, però qualcuno se ne è accorto che in fondo vince quella teoria scientifica che è più persuasiva, che è anche più bella esteticamente, anche se magari è meno efficace. Nella migliore delle ipotesi naturalmente, ché le cose poi di fatto generalmente non avvengono così, ma al di là di questo, come avvengono le cose? Quale teoria scientifica vince?

Intervento: quella che da la spiegazione migliore?

No, quella che è meglio sovvenzionata.

La fantasia funziona e si crea e si produce proprio come si produce la persuasione, in effetti la fantasia non è altro che qualcosa di cui la persona si è persuasa, se la persona ascolta qualcuno e questo qualcuno continua a ripetergli sempre la stessa verità la persona a un certo punto sarà indotta a credere che la cosa sia vera perché in effetti fornisce una risposta a qualcosa che magari per la persona costituisce una questione, una domanda, una interrogazione e quindi qualcosa che produce una sorta di inquietudine, la risposta toglie l’inquietudine e pone la quiete: “è così”. Da qui anche una certa disposizione di molte persone ad accogliere la cosa che viene ripetuta spesso, perché interviene questo pensiero: “se la ripete spesso sarà vera”, e il passo successivo è: “è vera”. Per farvi un esempio tratto dallo scenario politico attuale: un tale di nome Silvio Berlusconi utilizza un sistema, molto probabilmente è stato consigliato, per cui qualunque obiezione gli venga rivolta, qualunque domanda impertinente gli venga fatta insiste sempre con la stessa risposta e cioè: queste persone mi insultano. È molto efficace questa posizione perché svia dalla possibilità di interrogare la cosa e quindi magari giungere a conclusioni poco gradevoli, e d’altra parte insistendo in questa direzione incomincia a convincere molti che effettivamente i suoi nemici lo insultano e che di fatto non hanno nessuna proposta da fare, non hanno nessuna obiezione consistente. Naturalmente c’è sempre qualcuno che non accoglie una cosa del genere, nel caso in questione non importa che ci sia qualcuno che non è d’accordo, importa che la maggioranza lo sia. Dicevo che funziona una cosa del genere così come funziona il modo in cui la persona costruisce una sua fantasia, e cioè si persuade a un certo punto di qualche cosa; in effetti anche la persona non è propriamente che continui a ripetersi un certo enunciato, però è come se da quel momento, stabilita una certa cosa, si adoperasse a cercare conferme di quello che crede ovunque, e se le cerca le trova, per cui trova ininterrottamente delle conferme a quella cosa, a quella intuizione che ha avuta, e mano a mano che trova conferme le intuizioni si corroborano e si rafforzano diventando appunto una verità assoluta. È ovvio che ciò che sta a fondamento di questa cosa in cui si crede non viene mai messa in discussione né mai considerata anzi, questa è la condizione perché la fantasia possa permanere, e ha un utilizzo la fantasia, come dicevo prima sbarazza di qualche cosa che continua a interrogare e che quindi produce una sorta di inquietudine, e produce quella sorta di moto giubilatorio che interviene quando si scopre una verità. Ma sappiamo anche perché gli umani cercano questo: perché ciò di cui sono fatti e cioè il linguaggio li costringe comunque a reperire continuamente delle verità per potere continuare a costruire sopra queste cose delle altre cose, e quindi continuare a parlare, a pensare. Una fantasia è come un po’ quella nobile menzogna di cui parlava Platone: non è propriamente vero però è bene che lo si creda, è bene perché da tranquillità, da sicurezza e soprattutto consente di proseguire mentre il dubbio, l’incertezza, l’inquietudine arrestano il percorso e muovono alla ricerca e quindi può essere più impegnativo proseguire nella direzione della ricerca. La fantasia è la risposta immediata, corroborata poi naturalmente come dicevo prima da tutta una serie di elementi che la persona trova come conferme di quello che crede. Una fantasia si dissolve nel momento in cui ha la forza, la determinazione e qualche volta anche il “coraggio” mettiamolo tra virgolette, di affrontare ciò di cui è fatta e cioè le premesse su cui è fondata, che molto spesso per altro costituiscono quelle premesse che sono i capisaldi della persona, le cose che da per assolutamente vere e incrollabili, i suoi cosiddetti valori, quello per cui è disposto a difendere a combattere e anche a morire ...

Intervento: è anche vero che si può avviare una ricerca di questo genere solo laddove comincia ad esserci un’incrinatura in questa verità altrimenti non c’è non solo l’interesse ma non c’è proprio la necessità ...

Sì, è per questo che la persona inizia l’analisi solo se ha dei problemi, se no non lo fa, è difficile che avvenga per una semplice, pura e disinteressata curiosità intellettuale, cioè per sapere perché pensa le cose che pensa, perché la risposta a questa domanda e cioè perché pensa le cose che pensa è immediata e naturale: perché le cose sono così come le penso io. A questo punto non c’è nessuna interrogazione, ma soltanto, all’occorrenza, la guerra per combattere chi pensa altrimenti, perché ciascuno pensa che le cose che lui pensa siano quelle vere, se no d’altra parte non le penserebbe. Intervento: …

Un bel giochino sì, che se portato alle estreme conseguenze si chiama guerra. Effettivamente la fantasia deve essere difesa spesso anche dai propri pensieri che magari qualche volta, in qualche rara occasione, si accorgono che c’è qualche cosa nella fantasia che non è proprio così, e cioè un fatto sicuro, stabile, fermo, e allora questi pensieri fastidiosi devono essere eliminati a vantaggio della certezza acquisita. Tutto questo di per sé non è che rappresenti un problema, gli umani pensano così da sempre, però come dicevo tutto ciò può indurre la persona a considerare che questo modo di pensare fatto di fantasie possa costituire un limite, in alcuni casi anche una mortificazione della propria intelligenza a vantaggio della certezza, della certezza rappresentata dalla tranquillità di essere nel giusto, perché la più parte delle persone pensano così oppure un gruppo di persone cui io tengo, e se penso come loro io sono nel giusto, come dicevano una volta “vox populi vox dei” …

Intervento: ...

Sì certo, però mentre nel primo è esonerato dalla necessità di costruire argomentazioni che sostengano quello che pensa perché lo pensano tutti e quindi se lo pensano tutti è automaticamente vero, nell’altro caso invece è richiesto lui stesso nei sui propri confronti di argomentare e quindi di sostenere ciò che ritiene essere vero, se è da solo contro tutti, il che in alcuni casi è oltre che legittimo anche interessante. Non è detto che la maggioranza delle persone affermi cose vere, per esempio, qui siamo in pochi, la domenica mattina in piazza San Pietro sono tanti, ma non per questo ritengo che Papa Ratzinger dica delle cose che siano più interessanti o più vere di quelle che dico io. L’analisi è l’occasione per accorgersi di queste fantasie, perché se no effettivamente non sono reperite come tali, non c’è nessun modo per la persona di accorgersi che sono delle fantasie, per la persona sono la realtà delle cose e quindi …

Intervento: ...

Sarebbe il caso che ci pensasse, in quel caso entrano generalmente nel gruppo, se tutti quanti pensano così e io penso diversamente forse hanno ragione gli altri, succede anche questo. C’è un solo modo per sapere se è una fantasia: cioè portare l’interrogazione della fantasia alle estreme conseguenze, non ce ne sono altri, cioè arrivare al punto in cui si verifica da che cosa è effettivamente sostenuta …

Intervento: il punto di arrivo di considerare quello una fantasia se una persona si accorge che altri pensano diversamente la domanda è “se quello che penso io è vero come fanno gli altri a pensare così completamente in modo diverso? Non arriva a dirsi forse la mia è una fantasia perché quello che pensa quello che sta pensando è quello che pensa lui è vero e non si rende conto che gli altri possano pensare in modo assolutamente differente, se la mia è una verità come fa ad essere verità quella dell’altro?

C’è il caso limite Elisa dello psicotico, il quale invece non ha nessun interesse per quello che pensano gli altri perché quello che pensa lui è la realtà, totale e assoluta, non c’è nessun altra possibilità, per cui non c’è un’interrogazione rispetto a quello che pensa lui, assolutamente nessuna, è bloccato su questa idea e non può andare da nessuna parte ...

Intervento: è tutta una massa di stupidità ...

Forse. Ma se invece conduce una fantasia alle estreme conseguenze, vale a dire oltre e molto aldilà del consentito, consentito sarebbe ciò che comunemente si fa, allora constata che questa fantasia è retta su niente, nella migliore delle ipotesi su altre fantasie e a quel punto cosa succede? Succede una cosa interessante e cioè non è più vincolato a questa fantasia, quindi può muoversi in altre direzioni, ecco la questione della libertà cui accennavo prima …

Intervento: quindi lo psicotico è normale, il più normale di tutti ...

Molte persone lo sono in effetti, senza saperlo, anche senza fare quelle rappresentazioni che sono poi così folcloristiche, quelli che sono i cosiddetti matti, però effettivamente pensa in modo psicotico chiunque si trovi a pensare che le sue idee sono assolutamente certe, non ha assolutamente nessun dubbio intorno a ciò che pensa senza naturalmente avere mai considerato quello che pensa, può essere definita psicotico la quasi totalità delle persone che abitano questo pianeta ...

Intervento: il discorso paranoico ... è un discorso che porta come ideale nella società chi comanda deve essere così ...

Dicevamo tempo fa che questi master per divenire capitani di industria sono un addestramento alla paranoia, a essere più paranoici di quello che spesso già sono, più convinti ancora dell’assoluta verità. Tutti i grandi condottieri e capi sono spesso in questa struttura, perché è l’unica che impone all’altro una verità e se l’altro come spesso accade non ha la voglia, i mezzi, gli strumenti e come direbbe la nostra amica Elisa, l’intelligenza di valutare quello che l’altra persona dice, basta che sia ripetuta un numero sufficiente di volte e sarà creduta vera. Si potrebbe fare una conferenza, magari forse l’ultima, adesso ci penserò, con un titolo sul nuovo ordine mondiale e il controllo della masse, una conferenza di stampo politico, spiegare perché le masse sono controllabili. Già Freud aveva intuita la cosa. Per esempio alcuni animali si possono addomesticare altri no, come i rettili per esempio, e lui aveva avuto un’intuizione che poi non ha potuto perseguire ma effettivamente è la presenza del linguaggio nelle persone che le rende così facilmente persuadibili. Ma se ciascuno avesse, torniamo al discorso di prima, se ciascuno avesse la possibilità e gli strumenti per potere considerare le proprie fantasie e questo avvenisse, come occorre che avvenga, potremmo dire in automatico, allora non sarebbe più persuadibile di niente, in nessun modo, e quindi non sarebbe più gestibile. Per queste persone non esisterebbe più nessun pericolo e non avrebbe più nessun interesse né a aggredire né a imporre alcunché su nessuno ...

Intervento: nella persuasione al momento in cui una certa cosa da emozione questa cosa diventa vera …

Intervento: che differenza c’è fra emozione e soddisfazione? Nel caso della persuasione sembra che questa emozione sia una soddisfazione nel senso che se tutti quanti pensano così, la mia emozione è una soddisfazione perché penso giusto come tutti gli altri, ha a che fare con il sentirsi nel gruppo, mi attengo alle regole e quindi ...

È sempre difficile fare queste distinzioni, però la soddisfazione generalmente è considerata come qualche cosa che interviene in seguito alla riuscita di qualcosa che è ritenuta importante ...

Intervento: la soddisfazione gioca di più sul bene e il male, il giusto o lo sbagliato ...

Non necessariamente, qualcuno è soddisfatto quando per esempio ha compiuto il suo dovere di uomo e di cittadino, allora è soddisfazione non emozionato, l’emozione non è altro che il raggiungimento di un obiettivo fortemente desiderato e grandemente importante per la persona, deve essere molto importante e allora quando si verifica quella cosa prova la cosiddetta emozione. Parrebbe che la soddisfazione produca anche un emozione: se tu compi un gioco e ti riesce la cosa allora sei soddisfatta di quello che hai fatto, anche senza provare un’emozione, anche perché magari è un lavoro che compi molto spesso, è riuscito bene e sei soddisfatta. Parlare di emozione in questo caso mi sembra un po’ eccessivo ...

Intervento: io parlavo della emozione e della soddisfazione proprio per porre una differenza … L’emozione si avverte al momento in cui si conclude qualcosa di assolutamente vero e importante, ma riguarda esattamente e solamente il proprio discorso; la soddisfazione invece è qualcosa che riguarda me ma me all’interno di un gruppo le cui verità sono le mie verità, e allora muovo secondo le regole del gruppo, in questo caso provo soddisfazione, non certo emozione, come nell’esempio del gioco e del lavoro, non sono gli altri a produrre questa soddisfazione, io, mi sento soddisfatto, anche se poi come sfondo ci sarà comunque sempre l’approvazione degli altri.