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9-9-2009

 

Eleonora, di ai nostri amici come pensa uno psicanalista.

Intervento: allora prima di tutto lo psicanalista pensa come …

In un certo senso sì, tecnicamente dovrebbe sapere in tempo reale perché pensa le cose che pensa, tecnicamente anche se non è sempre esattamente così, però dovrebbe …

Intervento: è un pensiero che ha oltrepassato il giudizio nel senso che non è basato su regole morali ma su regole logiche …

Beatrice, come pensa lo psicanalista?

Intervento: intanto risponde in tempo reale allo svolgimento dei suoi pensieri, conosce i giochi linguistici che avvengono nel suo pensiero e quindi sa quali sono le premesse, come giocano e la conclusione delle premesse si trova a utilizzare questi giochi se no non potrebbe neanche muoversi però ogni cosa rimane un gioco linguistico e i giochi linguistici che conosce lo psicanalista sono tantissimi i giochi peculiari al suo discorso e con quelli che man mano fa i conti dal suo ascolto in analisi a questo punto non ha più la necessità di fare i conti con le passioni, le paure che fanno muovere le persone e che ostentano, mostrano, delle quali vivono e delle quali credono di non poter fare a meno se non intendono appunto il gioco che vanno facendo …

È una questione importante questa visto che il tema generale è “la formazione dello psicanalista e il metodo psicanalitico” e occorre sapere almeno queste cose …

Intervento: lo psicanalista dobbiamo però distinguere perché di psicanalisti ce ne sono una certa quantità nella società in cui viviamo però nessuno prima di lui aveva mai portato la questione psicanalitica alle estreme conseguenze e nessuno aveva mai inteso qual è il fondamento né costruito un metodo per praticare costantemente e continuamente il linguaggio che è il fondamento anche per potere pensare un fondamento, un metodo per pensare, lo psicanalista nella società in cui viviamo si è formato acquisendo una tecnica per cui cerca di volgere il discorso della persona in un certo modo attraverso quello che lui ha acquisito come regole del suo gioco ma che non sa essere regole di un gioco linguistico, né gli interessa però non c’è come dicevo uno psicanalista che sia riuscito appunto a condurre le questioni così come sono state condotte da noi, anzi da lui e da noi quindi alla Scienza della parola, abbiamo inteso qual è il fondamento perché si dia qualsiasi pensiero, la condizione del pensiero, qualsiasi atto e quindi qualsiasi azione, qualsiasi cosa il fondamento, la condizione …gli umani parlano e quindi possono pensare stringhe infinite di giochi linguistici che vanno a connettersi a creare discorsi, a creare giudizi che legano queste stringhe e ciascuna volta partono da una premessa e attraverso passaggi giungono alla conclusione e sono stringhe di proposizioni che costruiscono per esempio una nevrosi, una psicosi, per esempio una fobia, per esempio un innamoramento …

La cosa fondamentale è che l’analista sa che cos’è il pensiero e soprattutto sa come funziona, sa che per pensare è necessaria una struttura senza la quale non potrebbe fare assolutamente niente e conoscendo esattamente come funziona questa struttura, che è il linguaggio, allora sa che qualunque cosa si trovi a pensare, in qualunque caso, comunque non è necessaria ma è arbitraria, muove cioè da altri pensieri, ma nulla di ciò che pensa lo costringe a pensare che ciò che sta pensando è necessariamente vero, tranne appunto la condizione per potere pensare e cioè che si trova continuamente, potremmo dire ventiquattrore su ventiquattro con giochi linguistici, giochi linguistici che hanno delle regole e che decide di fare oppure no ma ciò che non può non sapere è come funziona il pensiero e quindi che cosa accade ogni volta che pensa, e che le premesse da cui muove per pensare e costruire i pensieri sono sempre e comunque arbitrarie. Questo comporta che si assume la responsabilità, questo pensiero, se è arbitrario, nulla mi costringe a pensarlo, se lo faccio è perché sono io che ho deciso in questa direzione. Certo il modo in cui pensa è totalmente esente da morale, come diceva giustamente Eleonora, lo psicanalista non è immorale ma è amorale perché la morale non c’è, semplicemente, non che non la conosca ovviamente, la conosce perfettamente, conosce quella antica, quella moderna, tutte le varie e possibili combinazioni, le conosce in quanto giochi linguistici non come valore perché tendenzialmente non ha nessun valore e non ce l’ha per un motivo molto semplice: perché qualcosa possa stabilirsi come valore all’interno del suo discorso è necessario che qualche cosa abbia la priorità su qualunque altra cosa e cioè sia ritenuta incondizionatamente vera, lo psicanalista sa che ciò che può accadere di ritenere vero in realtà è vero all’interno di un gioco, al di fuori di questo non significa assolutamente niente e quindi si trova in una situazione, in una condizione particolare in cui tutto ciò che accade nei suoi pensieri accade lì e in quel momento, in un certo senso, badate, in un certo senso è come se non avesse né passato né futuro ma vivesse nell’immediato, qui e adesso, dico in un certo senso perché non è che non conosca né il passato né il futuro ovviamente ma intervengono unicamente come giochi linguistici al pari di qualunque altro, non hanno nessuna priorità rispetto ad altri giochi linguistici, per questo dicevo che non ha nessuna morale, la morale per esistere deve avere un passato, deve essere fondata su qualche cosa ma non c’è nulla né di fondato né di fondabile, questo naturalmente lo pone in una posizione assolutamente particolare, vale a dire al di fuori di ogni possibilità di comprensione da parte di chi invece è travolto dalle proprie fantasie. Dicevamo qualche tempo fa, che questo modo in cui pensa è tale per cui non è mai coinvolto dalle cose che pensa, non solo non è travolto ma non è neanche coinvolto dalle cose che pensa, potrebbe apparire come una sorta di macchina per pensare, o qualcosa del genere, però non per questo è privo di alcune delle cose che definiscono gli umani in quanto tali: emozioni, sensazioni, ma non ne è mai travolto, non può essere travolto in nessun modo così come è impossibile avere paura di una cosa che si sa non esistere, è impossibile, per lo stesso motivo e cioè la conoscenza di cui è in possesso è tale per cui non ha più la possibilità di avere paura di qualcosa, di temere qualcosa e si pone nei confronti del proprio discorso esattamente così come si porrebbe nei confronti di un testo qualunque che si snoda davanti ai suoi occhi mentre lo legge per esempio, esattamente allo stesso modo, quindi non è coinvolto da ciò che pensa però qui occorre una precisazione, perché in realtà non è coinvolto chi? L’analista? Sì, ma l’analista è un discorso anche lui, non è che sia altro, ma mentre il discorso comune, corrente, è preso in un inganno che è micidiale e cioè costruisce delle cose e una volta che le ha costruite le considera reali cioè al di fuori di sé, questo nell’analista non avviene mai, non può avvenire, sono sempre e comunque cose che sa perfettamente essere state costruite dal suo discorso, per qualche motivo che al quel punto è anche facile reperire, e avendo abbandonato tutto ciò che attrae gli umani cioè il dolore, la sofferenza, le emozioni etc. in effetti è libero, è libero di fare quello che a quel punto non può non fare e cioè continuare ad ascoltare il suo discorso, ascoltare nel senso di intendere e accogliere i pensieri che vengono prodotti e questa è un’altra delle differenze fondamentali fra il discorso dell’analista e qualunque altro discorso: l’analista è colui che non può non accogliere qualunque pensiero intervenga nel suo discorso, di qualunque tipo, anche quelli di fronte ai quali chiunque fuggirebbe via urlando inorridito, mentre appunto generalmente la persona fugge certi pensieri, li evita, l’analista non può farlo, non può evitarli facendo finta che certi pensieri non ci siano, evitando di ascoltarli e di elaborarli non è che questi pensieri scompaiano, ritornano generalmente. Già Freud aveva inteso come una sorta di rappresentazione: ciò che non si intende lo si rappresenta, su questo già Freud è stato abbastanza esplicito, ciò che non si è inteso si mette in scena, ma intendendo qualunque cosa immediatamente è ovvio che non c’è più niente da mettere in scena e quindi fa altro anziché fare queste rappresentazioni note come sintomi generalmente. Nel momento in cui qualunque gioco linguistico cessa di essere così interessante in quanto si conosce perfettamente come funziona, da dove viene e cosa lo sostiene, rimane effettivamente l’unico gioco linguistico che è quello che verte intorno alla condizione stessa del gioco linguistico cioè il linguaggio, come si costruiscono i miei pensieri? Perché? Che piega prendono una volta costruiti? In che direzione vanno? Conoscere tutto questo in tempo reale mette nella condizione di non avere più bisogno di credere in alcunché, di conseguenza di non avere più bisogno di avere paura; così pensa l’analista. Cosa accade se non ha più nessuna paura, né può averne in nessun modo?

Intervento: è libero da ogni angoscia … cessa il ricatto …

Anche questo aspetto è interessante, una persona che pensa in questo modo in effetti non è ricattabile né da questioni affettive, morali, politiche, economiche, sociali di qualunque genere e specie, per questo tempo fa dicevamo anche che la psicanalisi produce di fatto non dei rivoluzionari ma dei sovversivi, cioè delle persone che non sono più ricattabili e non essendo più ricattabili non sono persone che per esempio il governo, lo stato possono facilmente controllare perché non avendo più paura di niente, come si fa a ricattare una persona che non ha paura di niente, è impossibile, non c’è modo e quindi non la si può persuadere di alcunché e se non la si può persuadere di alcunché come la si gestisce? Diventa un problema perché lo stato ha la necessità di gestire il prossimo. Poi che altro dire Eleonora a questo riguardo? Che altro fa lo psicanalista?

Intervento: ascolta il suo discorso …

Ascolta il suo discorso e anche quello altrui quando gli è richiesto se no, no, ma se glielo si richiede allora sì, qual è l’ostacolo principale secondo te per fare in modo che la persona divenga psicanalista? Quale tipo di struttura lo rende difficile?

Intervento: controllare quello che si pensa, quindi la struttura religiosa …

Bravissima, e cosa si intende con struttura religiosa? Cos’è la struttura religiosa? Cosa intendiamo? Intervento: credere che quello che si pensa sia la realtà …

Pensa a quello che dicevano gli antichi “credo quia absurdum” che è sempre il fondamento “è assurdo è inverosimile, non ha nessun senso però ci credo” questo è potremmo dire che sia la base del pensare religioso, cioè qualcosa di assolutamente indimostrabile, assolutamente arbitrario e vano …

Intervento: …

Certo sì però c’è l’eventualità che ciò che interviene come fede vada molto aldilà di ciò che comunemente si suppone che sia qualcosa di specificatamente religioso, cioè legato a una fede religiosa perché in questo caso invece il discorso religioso è una questione molto più ampia, anche la persona che si ritiene, per esempio, atea può trovarsi in un discorso religioso nel momento in cui crede …

Intervento: e viceversa …

Viceversa è già più complicato, cioè un credente è difficile che non si trovi in un discorso religioso. Intervento: un discorso più personale … non so se dio, non so se Budda, in un’energia …

Questo è un modo abbastanza complicato e problematico di partire, e cioè credere in una cosa del genere qualunque essa sia, per questo ho detto prima credere in un dio non importa quale uno o l’altro però in ogni caso c’è un’idea che esista un qualche cosa che è al di fuori, al di sopra generalmente di me e che governa, regola, dirige, controlla, questa è un’idea che rientra nel “credo quia absurdum”, in realtà non ha nessun motivo di pensare una cosa del genere, è la cosa più strampalata però ci crede fortissimamente e questo è ciò che intendo esattamente con struttura del discorso religioso: credere che tutto quanto sia fondato su qualcosa che è assolutamente non provabile, non dimostrabile e che per rimanere in ambito religioso non sta né in cielo né in terra. Il fatto che gli umani da sempre abbiano pensato una cosa del genere questo di per sé non significa niente, se non il fatto che gli umani non abbiano mai prestato attenzione a cose magari più interessanti. Fondarsi su qualche cosa che di per sé è totalmente infondabile comporta degli effetti, effetti che in alcuni casi sono devastanti, in ambito sociale, politico, può comportare delle guerre, in ambito personale comporta quelle cose che Freud chiamava nevrosi che sono conflitti “interni” per chiamarli in modo spiccio ma sempre conflitti, e il conflitto si produce nel momento in cui una verità si contrappone a un’altra e perché questa contrapposizione possa accadere occorre che si creda fortemente all’una o all’altra, almeno a una delle due, se non si crede fortemente a nessuna delle due non c’è nessun conflitto né potrebbe prodursi alcun conflitto; nel momento in cui quella cosa che si chiama opinione generalmente si volge in credenza, percorso che è assolutamente facile da compiere, direi quasi inevitabile, da quel momento si crea una verità, qualche cosa che è lì da difendere sempre e comunque anche se in alcuni casi potrebbe apparire che non sia così, ma in ogni caso si muove sempre dalla supposizione che io so come stanno le cose, o qualcosa del genere, e chi non pensa in questo modo non conosce la verità e quindi bisogna trovare il modo, per esempio, di persuaderlo. Però tutto ciò potrebbe non solo non essere necessario ma anche essere assolutamente inutile. La questione singolare invece potrebbe essere proprio questa: che gli umani credono in qualche cosa, anziché porla come una questione normale, naturale delle cose porla invece come la più straordinaria prova del modo in cui gli umani pensano, cioè nel modo più squinternato, come è possibile che gli umani credano una cosa del genere? Perché? A che scopo? Come è accaduto, come è potuta accadere una cosa del genere?

Intervento: glielo hanno insegnato …

A me hanno insegnato un sacco di cose ma non lo ho seguite

Intervento: è anche comodo …

Sì certo, toglie la responsabilità è ovvio. Per tornare alla questione dello psicanalista, lo psicanalista è colui che non deroga mai per nessun motivo dalla propria responsabilità, anzi direi che non può farlo, non può più farlo. Come è potuto accadere Eleonora che gli umani siano diventati religiosi? Intervento: quando non sai spiegarti qualcosa e credi di rimanere nella …

In fondo la questione è la stessa: come accade che una persona si trovi a pensare in modo religioso, cioè nel singolo, cioè come è potuto accadere? E nel singolo è possibile ricostruire il percorso che lo ha condotto a costruirsi una superstizione, di qualunque tipo essa sia, e per gli umani in generale è la stessa cosa, cos’è che induce una persona costruirsi un discorso religioso, Eleonora?

Intervento: sto pensando …

Pensa più veloce, che vantaggio ne ha? Perché deve esserci un vantaggio se no non l’avrebbe mai fatto, qual è il vantaggio?

Intervento: dipende da che funzione ha …

Questo è vero, ciò che sappiamo, e dovresti saperlo anche tu, ci ha condotti a potere rispondere con facilità a questa domanda, visto che gli umani sono fatti di linguaggio, il linguaggio funziona in un certo modo, noi sappiamo perfettamente in che modo funziona: costringe gli umani a costruire delle proposizioni che concludano in un modo vero per potere proseguire a parlare, a pensare, ora però il linguaggio non ha necessità di mettere alla prova queste verità, semplicemente è sufficiente che risultino vere all’interno di quel gioco e che sia riconosciuto come tale da altri, è più che sufficiente, a questo punto la persona si troverà a credere in quella cosa, naturalmente non potendo in nessun modo provarne la necessità, però ci crede così come avviene per moltissime persone in infinite cose.

Intervento: con tutte le cose o con la verità assoluta?

Dipende da cosa intende con verità assoluta …

Intervento: quella verità che l’essere umano non ha necessità di vedere …

Sì questo lo ho inteso, ma che cos’è una verità assoluta? Prima occorrerebbe stabilire che cos’è. Intervento: qualche cosa che si può provare …

E come?

Intervento: se io dico che quel posacenere è giallo tutti diranno “sì è giallo” …

Il consenso comune di per sé non è una prova, è semplicemente l’affermazione di un luogo comune accettato dai più, in realtà un’affermazione del genere potrebbe anche non significare niente, una prova deve essere di ben altro spessore e cioè riguardare qualcosa che non può non essere in nessun modo, infatti che sia giallo è una convenzione, ma qualcosa di molto più potente: pensi alla verità come è comunemente intesa, come la intendevano i medioevali come adæquatio rei et intellectus, vale a dire come adeguamento del pensiero alla cosa grosso modo, questo modo di pensare la verità offre il fianco a delle obiezioni: chi stabilisce in realtà che questo adeguamento sia avvenuto, il consenso generale che grado di attendibilità può fornire? Quindi ci vuole qualcosa di più potente, ma dove andare a cercarlo? Questo è una bella domanda visto che gli umani se la pongono da almeno tre mila anni, perché non soltanto deve essere qualcosa di provabile ma la prova stessa deve essere provabile e questo potrebbe condurre a una regressio ad infinitum, come talvolta è accaduto, e allora bisogna trovare un’altra direzione per potere stabilire in modo definitivo che cosa intendiamo con verità. Forse occorre andare in una direzione particolare, e cioè quella che è la condizione stessa per pensare la verità, qual è la condizione perché qualcuno possa porsi questa domanda, per esempio “che cos’è la verità?” o se una cosa è vera oppure non lo è, a quali condizioni può farsi questa domanda? Può porsi questa questione intorno alla verità per esempio? Occorre pure che ci sia una struttura che glielo consenta, per esempio questo orologio non potrebbe domandarsi cose intorno all’essenza della verità, quale struttura consente agli umani di porsi queste domande e darsi eventualmente anche delle risposte? Eppure è semplice: come si pensa? Si muove da una premessa si fanno dei passaggi che si cerca di costruire abbastanza coerenti e si giunge a una conclusione, si pensa così, non c’è altro modo, e questo che cos’è? Assomiglia straordinariamente a quella cosa che si chiama linguaggio, che è fatto così, linguaggio che non è la verbalizzazione di qualche cosa ma una struttura, quella che consente di pensare e cioè consente per esempio di distinguere una parola da un’altra e di trarre delle conclusioni, tutto questo possiamo chiamarlo linguaggio e di fatto è linguaggio, i linguisti si sono avvicinati molto senza riuscire a cogliere le implicazioni immense che aveva una cosa del genere. Ponendo il linguaggio come la condizione per pensare la verità o qualunque altra cosa siamo arrivati al punto in cui si ha a che fare con ciò che è necessario che ci sia anche per pensare la nozione stessa di necessità, più necessario di così! Posto il linguaggio come condizione, come il fondamento di qualunque cosa a questo punto ci si mette di fatto anche logicamente al riparo da qualunque possibile obiezione, qualunque possibile obiezione che venga fatta utilizzerà ciò stesso …

Intervento: il linguaggio è il linguaggio verbale?

No, la verbalizzazione è solo un aspetto, con linguaggio intendo semplicemente un sistema operativo, una serie di istruzioni che sono quelle che ciascuno segue per costruire proposizioni e quindi pensieri, uno degli elementi fondamentali è che ciascuna parola sia distinguibile da ciascun’altra, se non lo fosse non sarebbe più possibile parlare; un altro elemento è che questo elemento deve essere identico a sé per essere utilizzato, ché se fosse se stesso e altro simultaneamente sarebbe di nuovo un grosso problema, dopodiché c’è un sistema che comunemente si chiama sistema inferenziale, cioè quello che consente di passare da un elemento a un altro “se questo allora quest’altro”, li consideri semplicemente delle istruzioni, non delle verità, solo delle istruzioni. Un’istruzione di per sé non è né vera né falsa, è solo un’istruzione, però queste istruzioni consentono di costruire proposizioni che poi dopo consentiranno di costruire altre proposizioni che vertono intorno alla verità o alla falsità di altre cose: per decidere che una cosa è vera o falsa occorre appunto decidere quindi stabilire quindi avere premesse, avere dei parametri, avere tutta una serie di informazioni, e queste informazioni come vengono acquisite? Originariamente da semplicissime informazioni, è un po’ come i computer che sono stati costruiti in base al modo in cui pensiamo noi e funzionano in modo molto semplice: una serie di istruzioni che dicono soltanto questo si può fare e questo no, di qua vai e di là no, nient’altro che questo, e il linguaggio in buona parte funziona così, dice che cosa all’interno di un gioco è consentito e cosa no. Un gioco non è fatto da nient’altro che dalle sue regole, qualunque gioco, senza regole non può giocare niente, se si mette a giocare a poker con gli amici dicendo: “questa carta vale tutte le altre e tutte le altre valgono questa” che cosa gioca? Ci vogliono delle regole che restringano le possibilità delle mosse. Occorre pensare il linguaggio semplicemente come una sequenza di istruzioni per costruire proposizioni, è difficile da mettere in dubbio o comunque da eliminare perché va al fondamento e cioè verte su qualche cosa che è la condizione stessa anche per potere negare, affermare, obiettare o fare qualunque cosa perché comunque dovrà utilizzare ciò stesso che per esempio vuole negare. Per questo è un sistema molto potente, molto forte come direbbero i filosofi, non debole ma forte perché è come se avesse trovato quel fondamento che per esempio la metafisica ha sempre cercato senza mai trovarlo naturalmente, ma anche la scienza, la stessa linguistica ha cercato il fondamento nel fonema per esempio senza trovarlo, perché ogni volta gli scappa di mano eppure è lì, non è altro che la condizione per pensare, molto semplicemente. Stabilita questa condizione si incomincia a pensare, allora sì è possibile domandarsi se una cosa è vera o è falsa, naturalmente dopo avere costruito un criterio di verità o di falsità ma questo non è difficile, però a questo punto è possibile porsi delle domande e soprattutto darsi delle risposte, in assenza no, non è possibile, non c’è nessuna domanda e nessuna risposta. Come spesso accade che qualcuno ci chieda anche durante le conferenze, un animale non può farsi domande né risposte perché non c’è la possibilità di un articolazione del pensiero: premessa, passaggi coerenti e soprattutto la consapevolezza del proprio pensiero, delle proprie decisioni, potere dire che io ho deciso questo e me ne assumo la responsabilità, nessun altro al di fuori degli umani può fare una cosa del genere, ma perché hanno il linguaggio, perché sono provvisti di linguaggio e potremmo anche arrivare a dire che sono linguaggio e nient’altro che questo, perché di fatto vivono di questo, senza linguaggio non saprebbero neppure di vivere, e a questo punto la domanda fatidica “ma vivrebbero lo stesso?” è una domanda che non ha nessun senso perché se non c’è il concetto stesso di vivere, cosa significa? Ecco perché era importante arrivare a intendere qual è il fondamento e perché è importante che uno psicanalista lo conosca molto bene questo fondamento, perché è ciò che consente a ciascuno di pensare, a pensare di sé di essere interessante, di essere bello, affascinante o di essere indegno, reietto abbandonato da dio e dagli uomini o qualunque altra cosa, senza questa struttura quelle cose che per esempio Freud chiamava nevrosi, disagi di qualunque tipo dalla depressione, ansia, angoscia, anoressia etc. tutto questo non sarebbe mai potuto esistere, per questo è importante, perché fa esistere tutto quanto: le cose belle, brutte, i desideri, le speranze, le paure, le angosce, tutto, tutto questo senza quella cosa che chiamiamo linguaggio non sarebbe mai esistito …

Intervento:  posso dire? non è chiaro …

Cos’è che non è chiaro?

Intervento: il linguaggio …

È una sequenza di istruzioni, nient’altro che questo …

Intervento: …

Sicuramente, qualunque codice, se non ci fosse il linguaggio non potrebbe costruirlo, anche quando lei fa un’espressione, che ne so? Le danno da mangiare qualche cosa che proprio non le piace e fa un’espressione disgustata, questa espressione è riconosciuta dagli altri che probabilmente da quel momento non le daranno più quella cosa, ma perché c’è un codice perché quindi ha un senso, perché ci sia un senso occorre che ci sia linguaggio se no la sua espressione non significherebbe niente, assolutamente niente, ecco perché anche il gesto perché sia tale, sia cioè riconosciuto come un gesto deve potere essere tradotto in qualche cosa e se non riesce a tradurlo comunque la sua istruzione è tale che la induce a pensare che ce l’abbia un senso e quindi la muove a cercarne uno, così come accade con gli animali, per esempio un gatto fa una certa espressione “ecco forse vuole dire questo…” non lo saprà mai cosa vuole dire, però è comunque indotta a supporre che una certa cosa comunque abbia un significato e perché è indotta a pensare una cosa del genere? Anziché non pensarci affatto? Da dove viene?

Intervento: quindi potrebbe non averlo?

Che ce l’abbia oppure no in questa caso è irrilevante, ma se si fa un gesto è comunque perché questo gesto ha una portata pubblica, cioè deve essere riconosciuto dagli altri perché c’è un’intesa, perché ci sia un’intesa occorre che in qualche modo lei lo abbia imparato, occorre che questo gesto per lei abbia un senso e allora lo fa se no non lo farebbe, e perché abbia un senso occorre ci sia una struttura e cioè appunto il linguaggio, quella cosa che consente di costruire proposizioni perché se fa un gesto si aspetta per esempio che questo gesto abbia degli effetti e perché se lo aspetta? Da dove viene questa attesa? C’è una premessa e ci sono dei passaggi e una conclusione cui lei giunge “se faccio questo gesto allora quell’altro probabilmente farà questo, si comporterà in questo modo”.

Eleonora fai una chiusura degna, nobile e straordinaria che lasci tutti senza fiato, insomma cosa pensi di tutto ciò? Come pensa uno psicanalista? L’analista di fatto può anche non pensare “cosa pensi di questo?” “niente, assolutamente niente” c’è anche questa possibilità; per esempio accade che qualcuno chieda all’analista “lei cosa pensa di me?” “niente assolutamente niente”, e per altro è anche la condizione perché possa ascoltare quello che la persona sta dicendo e cioè non sia vincolato a nessun giudizio e di conseguenza a nessun pregiudizio, non pensa niente, ascolta semplicemente e fa in modo che la persona si accorga di quello che sta dicendo perché generalmente non se ne accorge, parla ma non si accorge di ciò che sta dicendo e in moltissimi casi fare in modo che si accorga comporta dei contraccolpi, ché mai più immaginava di stare dicendo una cosa del genere …

Intervento: …

No, non fa nessuna analisi del comportamento della persona, semplicemente pone le condizioni perché la persona incominci ad ascoltarsi e cioè accorgersi del perché pensa le cose che pensa, no il comportamento è irrilevante, il suo compito, ed è lì per questo motivo, è porre le condizioni perché la persona che sta parlando e che si è rivolta a lui si accorga di quello che sta dicendo, del perché pensa le cose che pensa, perché sta dicendo le cose che dice, da dove vengono, cosa le supporta, perché ci crede, come accade in molti casi, questo è il suo compito …

Intervento: il comportamento è l’effetto di ciò che si dice, si pensa …

Non si analizza il comportamento, è irrilevante …

Intervento: analizza il pensiero mettiamola così …

Intervento: analizza la psiche, psicanalista, psiche – anima, voi analizzate l’anima in teoria?

L’anima dopo i greci ha preso una connotazione particolare, per i greci non aveva una connotazione necessariamente religiosa, è analista certo, anche l’analista informatico è analista, analizza dei dati, analizzarli significa accorgersi di che cosa nel discorso della persona si arresta e cioè cosa nel discorso della persona non vuole essere ulteriormente interrogato per qualche motivo, per esempio perché fa problema e allora lì fa in modo che il discorso prosegua e la nevrosi non è altro che l’arresto del discorso su un punto che viene immaginato, creduto vero e ineccepibile, e lì si arresta, il compito dell’analista è fare in modo che non si arresti mai, per nessun motivo …

Intervento: una definizione di analisi?

Letteralmente senza soluzione, letteralmente certo.