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8-6-2011

 

Intervento: la volta scorsa lei ha mostrato l’autocontraddittorietà delle teorie psicanalitiche, anche del pensiero così detto malato …

È su questo che verterà il dibattito, perché o si trova il modo per precisare che il pensiero non può essere malato o non c’è via di uscita, non c’è nessuna possibilità perché comunque qualunque cosa fa la psicanalisi, può essere detta psicoterapia o viceversa, non c’è modo di venirne fuori a meno che appunto non si consideri che il pensiero, che il disagio di cui la persona parla è prodotto dal pensiero e non da un virus, o da un bacillo …

Intervento: occorre uscire dall’idea della parola come farmaco …

Sì, quello che abbiamo detto la volta scorsa in effetti conduce a delle considerazioni ancora più interessanti, e cioè che se tutto l’impianto teorico della psicanalisi da Freud in poi non è sostenibile in nessun modo, non è sostenibile proprio perché per la teoria stessa è impossibile stabilire alcunché, allora ci si trova di fronte a una situazione come questa e cioè la psicanalisi tecnicamente non potrebbe affermare niente, perché non c’è niente; l’oggetto di cui parla la psicanalisi, oggetto che può essere anche oggetto del discorso, non necessariamente un aggeggio, questo oggetto non c’è, non è afferrabile, è preso in una continua variazione, una continua disseminazione quindi di fatto non può affermare niente, se afferma qualche cosa contraddice le stesse cose che afferma. Questo porta a una considerazione interessante: a questo punto tutta la teoria psicanalitica, la cosa si potrebbe allargare a qualunque teoria però adesso parliamo di quella psicanalitica, non è altro che un gioco, un gioco che di per sé non significa niente, cosa vuole dire questo? Che innanzi tutto afferma delle cose che non hanno nessun riferimento, non hanno un referente da qualche parte, quando si parla di oggetto, di soggetto, di rimozione, di inconscio sono tutte cose che non hanno un referente da qualche parte e che possa essere individuato, localizzato. Questo gioco di cui vi dicevo è un gioco che è fine a sé stesso, come qualunque teoria, qualunque teoria non è altro che un sistema assiomatico fornito di regole inferenziali per la produzione di proposizioni, di tutte quelle proposizioni e solo quelle proposizioni che sono derivabili dagli assiomi stabiliti, si modificano gli assiomi e si modificano le conclusioni e si modifica tutta la teoria. La teoria psicanalitica è un giocattolo per giocare il gioco del linguaggio ovviamente, cioè costruisce proposizioni. Il passo successivo ci dice che stando così le cose, cioè prendendo alla lettera la teoria psicanalitica non è possibile affermare niente se non all’interno di quel gioco e cioè in definitiva qualunque cosa che si affermi non prevede anzi, esclude la possibilità di avere fede in ciò che si afferma perché le cose non sono così come sto affermando, sono già altro per cui non posso avere fede in ciò che affermo e neanche in ciò che penso. La psicanalisi occorre che faccia proprio questo: giungere a non avere più nessuna fede in ciò che pensa e in ciò che afferma anzi, non potere più avere fede questa è l’unica psicanalisi laica.

Intervento: mi pareva che l’obiettivo anche di quelle teorie autocontraddittorie che partono da uno spostamento continuo del significante possa essere considerato simile solo che non partono dalla necessità del linguaggio …

Tecnicamente non potrebbe nemmeno affermarsi questo, però si continua a parlare, ad affermare cose, però la questione a quel punto diventa affermare cose all’interno di un gioco e cioè sapendo che queste cose che si affermano sono solo un gioco, non hanno appunto nessun referente, nessun riferimento da nessuna parte: quando si parla di inconscio tecnicamente non si sta parlando di niente, l’inconscio è soltanto una delle premesse che servono a fare funzionare una teoria, nient’altro che questo, perché non esiste un inconscio, a meno che non sia da qualche parte in una sorta di empireo, fermo e immobile e eterno come uno dei cieli di cui parla Dante, se no questo concetto è una costruzione, cosa significa dire che è una costruzione? Che ha un’utilità all’interno di una teoria, semplicemente all’interno di quella teoria, fuori di quella teoria non significa niente, quindi si tratta semplicemente, come abbiamo fatto la volta scorsa, di prendere la teoria psicanalitica e portarla alle estreme conseguenze, mostrare che di fatto qualunque affermazione di questa teoria non sta affermando niente, per via della stessa teoria, e indicare che probabilmente lo scopo della psicanalisi è proprio questo. Una psicanalisi laica mostra l’impossibilità di avere fede in ciò che si dice, in ciò che si afferma, perché ciò che dico, ciò che affermo non è niente, ma soltanto sequenze di elementi all’interno di una combinatoria regolata da certi assiomi e da certe procedure inferenziali, ma al di fuori di questo non significano assolutamente niente. Si tratta di portare una persona ad accorgersi di una cosa del genere e cioè portare una persona a cessare di avere fede in quello che pensa, che è la cosa più difficile che si possa immaginare, in alcuni casi appare addirittura impossibile, la persona non smette di avere fede in quello che pensa, per nessun motivo. Eppure tecnicamente sì, quando ci si accorge della assoluta non referenzialità di quello che si dice o cioè che il referente è fatto di altre catene, altre combinatorie, altri significanti che significano soltanto in base agli assiomi stabiliti e i connettivi che vengono usati. Una psicanalisi laica non ha altre chances se non questa: cessare di avere fede, di avere fede in ciò stesso che la psicanalisi afferma ma prendere atto che non è altro che un gioco come qualunque altra cosa, un gioco linguistico certo, che non ha nessun referente, e così quando si parla di oggetto, questo non è definibile in nessun modo per la teoria stessa della psicanalisi, poi di fatto non si tratta neanche di uno spostamento continuo, può anche accadere però direi che è abbastanza irrilevante, a questo punto diventa prioritario cessare di avere fede in quello che si afferma. È la cosa importante non avere fede in ciò che si afferma, ma come dicevo molto difficile da mettere in atto, d’altra parte se si incomincia a considerare una teoria come un giocattolo che non ha nessun altra velleità se non quella di fare giocare attraverso infinite combinazioni, ricombinazioni di significanti perché dovrebbe una persona avere fede in una cosa del genere? È un gioco, e potere considerare che non c’è nient’altro che questo, questo è un passo notevole da farsi perché ogni cosa è un gioco linguistico e che non c’è nient’altro che questo, ed è a questo punto che si può considerare effettivamente la possibilità di mostrare che il pensiero non può essere malato. L’aspetto teorico forse è quello meno efficace, sicuramente il più efficace è l’aspetto retorico, mostrare l’inconsistenza di questa idea di considerare il pensiero come qualcosa di malato, perché finché si pensa che il pensiero possa ammalarsi o essere ammalato allora effettivamente è una questione che riguarda la sanità, cioè la medicina, e da lì non se ne esce, a quel punto quindi tutto va giocato sul fatto che il pensiero non può in nessun modo essere considerato una malattia, mostrando retoricamente che se è una malattia allora ne seguono cose assolutamente inaccettabili e intollerabili per chiunque …

Intervento: anche questo fa parte di un sistema assiomatico …

Certo, qualunque teoria è costruita così …

Intervento: c’è un aspetto retorico ma anche un aspetto logico …

Sì, però porla in termini teorici è più complicato, le persone fanno fatica a seguire e non capiscono bene di che cosa si sta parlando, mentre retoricamente, costruendo argomentazioni retoriche efficaci, ad hoc, si può ottenere qualche risultato, se non altro mostrare l’assoluta incoerenza di una cosa del genere. Ci sono state persone che hanno posta la questione della follia, della malattia mentale come qualcosa che non è assolutamente medicalizzabile, ma tutto quanto è caduto nel nulla, bisogna trovare delle formulazioni talmente paradossali, talmente enormi che non possano essere ignorate, e si può fare, cioè porle in ridicolo, farle diventare affermazioni ridicole, il ridicolo è una delle forme più potenti di persuasione …

Intervento: una delle prime obiezioni è che il pensiero non è responsabile del disagio, delle malattie perché ci sono delle sostanze chimiche, le cellule impazzite o cose di questo genere, produzione di cose per cui la persona non è responsabile rientra dalla finestra l’inconscio …

Sì, ma sono cellule impazzite anche per le persone che vanno in chiesa tutte le domeniche? Anche loro hanno cellule impazzite?

Intervento: certo è proprio su queste questioni bisogna intervenire riportare la questione del normale e di ciò che non lo è …

Costruire una tale enormità che non può essere accettata in nessun modo e quindi costringere in qualche modo a rivedere la cosa, se non altro a pensarci. Una delle cose che la retorica insegna è che qualunque accusa può essere rovesciata sull’accusatore mettendolo alle strette, è legittima questa obiezione e sicuramente verrebbe fatta ma viene rovesciata immediatamente su chi la fa in modo che non sia possibile utilizzare nessuna difesa, cioè qualunque difesa da parte delle medicina, diciamo così, deve essere piegata su se stessa arrivando come dicevo a delle enormità inimmaginabili. La  via è puntare al ridicolo, mettere in ridicolo certe posizioni che sostengono che l’anoressia è una malattia, la depressione è una malattia, l’attacco d’ansia è una malattia eccetera. Puntare al ridicolo, quindi costruire delle argomentazioni che prevedono all’interno di esse anche tutte le possibili obiezioni in modo da togliere la possibilità di replicare alcunché dall’origine, perché se uno ha la possibilità di replicare, poi replicando si ringalluzzisce, pensa di avere ragione, si risolleva, se invece viene stroncato sul nascere qualunque tipo di obiezione e non c’è più niente da dire, c’è un attimo di panico, dopodiché magari c’è un’interrogazione, anche piccola, un dubbio, una perplessità …

Intervento: …

Lì avevo mostrato che considerare l’anoressia una malattia ha delle implicazioni che vanno in una direzione singolare, per esempio qualunque pilota di formula 1 potrebbe essere considerato malato, perché mette la sua vita a rischio, però bisogna pensarci bene e costruire una serie di argomentazioni utilizzabili da chiunque in qualunque momento e comprensive di tutte le possibile obiezioni. Se una cosa viene ridicolizzata poi utilizzarla diventa una cosa molto difficile, per la struttura stessa del linguaggio non può più venire utilizzata: il ridicolo è una delle cose peggiori che la persona possa temere.