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8-6-2000

 

Senso e significato 2

 

Dobbiamo riprendere la questione della volta scorsa prima di affrontare questa il senso e il significato. Ricordate che Frege parlando di significato lo definisce praticamente come la definizione del dizionario, tutto ciò che è proprio di un certo elemento, ora che cosa è assolutamente proprio? Che cosa è necessario che appartenga ad un elemento linguistico per essere tale e dicevamo la volta scorsa il fatto di essere identico a sé e di non essere altri e questo è il significato, cioè quanto di più radicale possa dirsi di questo termine e pertanto ciò che Freghe indica di questo termine significato si sposta verso il senso, perché la definizione del dizionario atteniamoci a quella per esempio non è necessario che sia potrebbe essere un’altra, ciò che è necessario assolutamente che sia è che un elemento sia identico a sé, e che ci sia anche una definizione ma non quale senso, ma non è necessario che sia quello può essere un altro funziona lo stesso, sì perché è all’interno di un gioco, quindi è necessario che ci sia ma non è necessario che sia quello, mentre l’elemento linguistico cioè il significato è necessario che sia quello cioè che sia quello cioè che sia identico a sé, perché se fosse altro il linguaggio si dissolverebbe. Quindi del senso possiamo dire questo che è tutto ciò che si dice, che si dice di quel elemento, cioè che quel elemento identico a sé dice, e tutta la direzione che prende la catena, la combinatoria significante mostra questa elemento da qualunque altro è il senso, tutto ciò che se ne dice è il senso, tutto ciò che quindi è utilizzabile, che ha un uso rispetto a quel elemento, o anche come dicevamo il modo in cui viene usato, sono tutti modi in cui il senso si produce, però ecco a differenza di Frege intendiamo come dicevo prima la definizione del dizionario come il senso e non il significato (fondamentale) sì ché il significato occorre che sia qualcosa di necessario così il senso, infatti abbiamo detto che il senso è necessario, è necessario che ci sia una definizione che ci siano altri termini che specificano un elemento, è necessario che ci siano, così come il gioco è necessario che ci sia, ma quale è, è ciascuna volta arbitrario. È chiaro? Abbiamo sì riflettuto intorno a ciò che i linguisti ha detto e hanno sempre cercato qualche cosa che fosse più stabile possibile, perché il significato deve essere quello, ora se noi proseguiamo radicalizzando la cosa, che cosa possiamo accogliere come assolutamente necessario di quel termine, l’unica cosa che rimane dopo aver sfrondato di tutto ciò che sia risultato arbitrario, è rimasto che il significato sia identico a sé, nient’altro che questo è la condizione perché questo significato sia un elemento linguistico, tutto il resto appartiene al senso, questo seguendo proprio anche la teorizzazione linguistica, i linguisti hanno sempre cercato di stabilire qualcosa di certo, di necessario rispetto ad un termine, l’unica cosa che è assolutamente certa e necessaria di un termine è che sia identico a sé, ciò che occorre che necessariamente che sia, (il proprio di cui parlava Aristotele) certo il proprio è quello di essere identico a sé e che questo elemento tavolo sia identico a sé, e non differisca da sé a questo punto tutto ciò che noi diciamo del tavolo risulta il senso in quanto la definizioni che possiamo dare non sono necessarie, sono sempre comunque arbitrarie però ciò che è necessario è che ci sia una definizione (il significato è il proprio di quel termine perché quel termine sia identico a sé) sì ma non di quel oggetto che la parola indica, ho detto indica e non denota per creare confusione) non ciò che quella parola indica ma il proprio di quella stessa parola, (cioè che quella parola sia quello che è) e cioè se stessa, e non altre in questo modo abbiamo reso la nozione di significato e di senso necessari (…) sì è l’essere di quel termine di quel elemento identico a sé e non potere essere altri elementi perché abbiamo detto tante volte che in questo caso il linguaggio si dissolverebbe, così abbiamo reso anche il senso assolutamente necessario perché occorre che sia il senso, il senso non è altro che l’essere di questo elemento, identico a sé, se inserito in una combinazione linguistica, nient’altro che questo (il tavolo pertanto può avere mille aspetti) (messa così allarghiamo la definizione e tutto può essere tutto) infatti io ho detto che il senso è necessario ma non quale, infatti dire che è un piano sorretto da quattro gambe, risulta straordinariamente arduo affermare che questa definizione che è quella del dizionario è necessaria (certo che il senso che do ad un elemento è arbitrario perché ne posso dare altre mille, però è necessario che sia quello il termine che produce tutte queste cose, perché se no comincia una profusione di cose) sì l’arbitrarietà del senso, quando dico arbitrario non intendo dire che è devoluto all’umore del singolo , è arbitrario in quanto riguarda, è specifico, attiene ad un gioco linguistico che sta facendo in quel momento, in questo senso arbitrario che se faccio un certo gioco allora questo qui è arbitrario ma non posso esimermene se voglio continuare a fare il mio gioco, arbitrario è importante molte persone hanno equivocato, è necessario che sia perché se no quel gioco non avviene, per cui se nella lingua italiana voglio designare questo oggetto, dirò che è un tavolo (…) se io faccio questo gioco che si chiama lingua italiana, per esempio, occorre che io mi attenga alle regole di questo gioco, questo aggeggio si chiama tavolo (e io usufruisco di questa definizione) se no non posso giocare, ciascuna volta che io faccio un gioco o mi attengo alle regole o non lo posso giocare, quindi non faccio niente se non gioco almeno un gioco non faccio niente, abbiamo visto che non è possibile non giocare almeno un gioco, anche per non volerlo giocare faccio un gioco con delle regole precise, stabilito questo dovevamo stabilire anche se poi lo riprenderemo passiamo alla questione che ha reperita Beatrice che è attigua, non è molto differente, leggiamo il passo incriminato, però tenete conto che arbitrario è sempre qualcosa che attiene, che è inserito all’interno di un gioco, nient’altro che questo, non che è il ghiribizzo del momento, perché è diverso

(corso del 28-1-1999

Intervento: mi domandavo se la Seconda Sofistica non fosse un paradigma di ragionamento

Sì è nato anche con questo obiettivo… (buona parte dei giochi linguistici seguendo quelle regole di ragionamento risultano evidenti, mi domandavo se appunto non dovessimo tenere conto di questo elemento nelle regole di formazione con i giochi con cui abbiamo a che fare) sì per la costruzione di giochi linguistici sì, sicuramente, però i giochi linguistici che ci accade di ascoltare perlopiù durante la giornata non sono costruiti in quel modo (d’accordo ma io propongo di costruirli) certo per costruirli allora occorre utilizzare quella struttura… (quindi si porrebbe poi la questione puramente retorica del primum cioè di ciò che viene prima rispetto ad altro e il gioco verrebbe che a rivestire la veste retorica del procedimento logico cui la Seconda Sofistica) sì esattamente certo, altro aspetto importante di cui occorre tenere conto è questo per quanto riguarda più l’ascolto di giochi linguistici che la costruzione di altre proposizione che seguiranno questo andamento e la possibilità di potere reperire le regole di un gioco linguistico che sono come dicevo menzionate implicitamente o esplicitamente dall’intenzione di quel discorso e dal suo obiettivo, queste sono le regole fondamentali per giocare, ché un gioco occorre che abbia un motivo, generalmente, e un obiettivo e quindi già avete due regole del gioco, da valutare, senza queste regole il gioco non potrebbe farsi, la questione è che occorre inserire come dicevo un altro gioco, delle altre regole e se il gioco non ha fra le sue regole le proposizioni necessarie è sempre possibile farlo, inserire delle altre regole…

Intervento: sì però se quello che ho detto è plausibile non è possibile inserire altre regole, così come non posso inserire delle regole all’interno della Seconda Sofistica.

Un momento, puoi inserire delle regole in quanto le proposizioni di cui sono fatte le regole di un qualunque gioco linguistico non sono necessarie, sono assolutamente arbitrarie e quindi puoi inserirne altre (abbiamo detto se io prendo un discorso e lo costruisco come ho costruito la S.S…) in quel caso certo (se lo costruisco in questo modo non posso più inserire delle varianti per cui per esempio il fatto che due più due fa quattro sarebbe non negabile) se si accolgono le regole del calcolo numerico no, (anche se non si accolgono perché il fatto che nulla è fuori dal linguaggio non è negabile in nessun modo, seguendo le regole della S.S. ottengo un gioco che è uguale alla S.S. ) la costruzione di un gioco linguistico, perché funzioni il modo che tu indichi occorre che sia costruito da proposizioni necessarie cioè non negabili, come abbiamo visto, ora l’affermazione di una proposizione concernente una regola del calcolo numerico è negabile, è negabile in quanto puoi assumere altre regole e costruire strutture differenti (sì però è possibilissimo costruire altre proposizioni ma allo stesso modo non negabili) no, no perché qualunque premessa tu ponga alla costruzione di una serie di proposizioni che costruiranno le regole del tuo calcolo numerico, queste premesse risultano sempre gratuite cioè arbitrarie e quindi negabili (se sono riuscito a farlo con un ontologia riuscirò a farlo con il…) ma sei riuscito sì in parte, ci sono delle cose adesso non ho qui il testo… parleremo anche di questo ci sono delle cose cioè la possibilità di costruire una infinita serie di proposizioni non negabili, non è così semplice, in quanto puoi riuscire in questa operazione… (adesso facciamo l’esempio del calcolo numerico) che le regole che tu inventi per il calcolo numerico sono necessarie per potere proseguire a parlare, e questo può diventare difficile, non sono necessarie puoi farlo anche senza e in questo risultano negabili (sì ma a quel punto la parola cesserebbe di essere l’elemento portante del discorso e l’elemento portante del discorso verrebbe ad essere altro e venendo essere altro, se io metto l’essere elemento portante a quel punto la parola non è più perché è l’ente a quel punto posso dimostrare che la mia costruzione è necessaria per produrre altri giochi) ecco infatti tu hai posto l’ente come condizione però a questo punto qualcuno potrebbe chiederti di definirlo e come lo definisci l’ente perché risulti assolutamente necessario? Qualunque modo in cui tu lo definisca questa definizione sarà fatta comunque di altre cose e non solo l’ente e ritorni alla questione della parola, all’atto linguistico il quale risulta essere, lui, sì necessario, l’ente è un significante a cui puoi attribuire un significato ma… (io posso dire che la parola è un ente a cui posso attribuire un’essenza) tu aggiungi alla parola che è la condizione per potere fare qualunque cosa un altro attributo, questo lo puoi fare puoi dire che la parola è qualunque cosa, certo, il punto che mi interessa un gioco perché sia gioco occorre che funzioni ma che abbia delle regole che permettano la sua esecuzione quindi se uno si attiene al gioco del calcolo numerico non può forzare queste regole, se no uso qualsiasi elemento e tutto va bene) anche nel calcolo numerico gente come Gödel ha inserito degli elementi certo che hanno variato le regole del gioco (quindi hanno variato la struttura dopo di che dei passaggi non erano più utilizzabili… la domanda è come evitare dei giri…) è chiaro che in qualunque gioco se inserisco altre regole lo modifico cioè non è più esattamente lo stesso (qui l’operazione che intendeva Roberto era proprio quella di codificare un primo elemento renderlo identico a sé e da quel momento in poi giocare con quel elemento per cui cambiare il significante e giocare con quel significante senza accorgersi che in quel modo andava cambiava il gioco perché se una parola vale l’altra cioè lui credeva di poter fare lo stesso gioco con degli altri termini, non accorgendosi che l’unico modo che noi abbiamo individuato possibile è quello di giocare con il linguaggio perché con l’ente già non si poteva più fare, perché a quel punto l’affermazione diventava arbitraria e non più negabile. Non si accorgeva della regola linguistica che infrangeva) sì anche lui aveva equivocato sulla questione dell’arbitrarietà intendendola appunto come la possibilità di sostituire il senso se è arbitrario allora posso sostituirlo con qualunque altro, e non è esattamente così perché se il senso è inserito all’interno di un gioco non lo posso variare cioè lo posso variare ma varia il gioco, per cui se anziché di linguaggio parlo di ente, allora se equivale alla stessa cosa allora posso parlare anche di biscotti alla crema, però non è più possibile a questo punto proseguire il gioco, non è più possibile perché qualsiasi elemento potrebbe essere scambiato con qualunque altro e quindi non c’è la possibilità di fare quel gioco, allora facevo l’esempio, come se giocando a poker una qualunque carta valesse qualunque altra, dice è arbitrario e quindi anziché il sette di picche io lo faccio valere l’asso di quadri o di cuori (…) come dire che il senso è necessario che ci sia in questo caso non è altro che l’uso che ne viene fatto di volta ma perché ci sia un uso di un elemento occorre che questo sia all’interno di un gioco, se è fuori da un gioco non ha nessun uso, è niente (quando si parlava di arbitrario perché il gioco di Roberto era senza sbocco rispetto al gioco che facciamo perché comunque si trovava a fare delle considerazioni che erano assolutamente negabili, quindi arbitrario in un certo senso può anche essere inteso in questo modo, cioè il produrre qualcosa che non è non negabile, mentre invece parlavamo della verità assoluta nella Seconda Sofistica si pone come un qualcosa di non negabile cioè di non arbitrario ma di necessario, è vero che arbitrario in quanto attiene ciascuna volta ad un gioco linguistico però arbitrario comunque in quanto non è non negabile è sempre confutabile una qualunque costruzione) (all’interno di un gioco però questa arbitrarietà diventa necessaria) diventa indispensabile, indispensabile che io parlando di un tavolo dica tavolo non posso farne a meno ma risulta comunque non necessario, ma indispensabile, mi trovo qui a distinguere per non fare confusione, intendo con necessario unicamente ciò che non può non essere (c’era un problema rispetto alla parola per Roberto, come dire da dove parto? lui diceva che era necessario qualunque cosa io mettessi all’inizio, a questo punto la costruzione diventa necessaria, non è vero…) (la questione delle regole, per esempio la verità assoluta, nell’ultima conferenza “qualsiasi cosa è un atto linguistico” occorre che renda inutilizzabile la sua contraria, perché è inutilizzabile la prova) perché è inutilizzabile? (…) perché fa simultaneamente due operazioni cioè affermare e negare una certa cosa, nega e afferma contemporaneamente la stessa cosa, per questo non è utilizzabile (è un po’ come un più o un meno di un calcolo numerico) non esattamente, no nella logica il principio del terzo escluso o afferma una cosa o la nega non posso fare entrambe le cose se faccio entrambe le cose non è più utilizzabile questa cosa, per questo motivo perché sto affermando e negando la stessa cosa, come abbiamo visto mille volte posso farlo in ambito retorico, ma proprio perché c’è un elemento che è identico a sé ed ecco che ritorniamo alla questione di prima del significato, di cui necessariamente dobbiamo dire che è un elemento che occorre che sia identico a sé, e se è identico a sé perché il linguaggio funzioni non posso affermarlo e negarlo simultaneamente, come dire che è differente da sé e se è differente da sé il linguaggio cessa di esistere (è un po’ come una figura retorica, che è una variante e mantiene la propria significanza…) non può variare proprio in nessun modo, è una variante proprio perché c’è qualcosa che non varia che è il significato (che rimane identico) infatti il paradosso nella retorica è praticabile, è praticato nella logica no, non è possibile non significa niente, non è utilizzabile in nessun modo, perché se lo utilizzassi allora il linguaggio si dissolverebbe, cesserei di affermare qualunque cosa anche questa cosa che sto dicendo, questa è una pietra angolare uno dei cardini di tutto il discorso che sto facendo, si regge in effetti è molto robusta questa teorizzazione (è necessario che io dica non quello che io dico, laddove si trova la verità assoluta non c’è contraria quindi si rende inutilizzabile la contraria come dire da quella parte il discorso non può andare, manca il file, non si può più considerare quella via a questo punto la struttura cambia il discorso, si variano le procedure e quindi si parla in un altro modo….a cosa serve? mi pare per questa via si possa eliminare…) sì però se ci interroga in modo preciso e anche rigoroso è anche più facile trovare una risposta all’interrogazione, se ci si interroga in modo confuso e un po’ arruffato poi non ci si raccapezza più (mi sto interrogando sull’utilizzo delle questioni) abbiamo chiarito intanto l’oggetto della questione, l’utilizzo delle proposizioni (…) perché è importante l’utilizzo di proposizioni che non hanno possibilità di gioco? Cosa vuol dire? (…) subentra un problema del genere quando non si riesce ad esporre in un modo chiaro anche un problema, anche se una cosa è un problema è necessario trovare un modo preciso di esporla se no non si troverà mai una risposta è impossibile… (…) tanto la questione verteva intorno all’utilizzabilità della proposizione, qual è la domanda esattamente, questo è il tema più che la domanda, la domanda può essere a quali condizioni la proposizione è utilizzabile, per esempio, o che cosa impedisce l’utilizzo di una proposizione, per variare il più possibile, però occorre una domanda più precisa (che cosa impedisce nel caso della verità assoluta cosa impedisce l’utilizzo della sua contraria, il fatto che è autocontraddittoria…se questa proposizione “qualsiasi cosa è un atto di parola” si inserisce si evita l’utilizzo di quelle proposizioni che sono autocontraddittorie (si eliminano giri di discorso che non dicono nulla) rendere inutilizzabile le proposizioni autocontraddittorie significa smantellare un apparato, intaccare la struttura occidentale le sue fondamento) il discorso che abbiamo inventato impedisce di giocare a rimpiattino con il linguaggio nascondersi dietro… (far entrare nella struttura questa proposizione.) sì è difficile inserire questa proposizione necessaria nel discorso occidentale certo, stiamo lavorando per questo.