8-2-2006
Allora Beatrice, “La religione del sesso” è il titolo
del suo intervento. Dovreste fare qualunque conferenza con un preavviso di
cinque minuti…
Intervento: nell’epoca
in cui viviamo in cui tutto pare essere assolutamente libero… nei momenti in cui
si immaginano le vedute più ampie queste vedute si
basano sui fondamenti che danno le direzioni ai discorsi per cui qualsiasi cosa
pare assolutamente priva di vincoli di qualsiasi tipo… la questione dei gay, la
questione politica, questo potrebbe far pensare alla gran libertà di vedute
invece è proprio consacrare ciascuna volta quella che è la norma a favore di
una liberalità che non esiste cioè una volta stabilito che cos’è la norma
immediatamente nascono tutte le varie differenze cioè la varie differenze
vengono ipostatizzate
Sì, occorre una norma perché ci sia trasgressione, se no
cosa trasgredisce?
Intervento: da qui
religione del sesso ché la credenza è forte su quello
che deve essere il sesso, che è il sesso. Io voglio parlare del sesso come ciò
che viene praticato a partire da quelli sono i dettami
delle varie religioni, delle varie credenze, per esempio, perché il sesso è
diventato importante e quindi la repressione del sesso per cui esiste l’amore
che genera i figli… ma questo non significa una libertà di
pensiero ma sempre di più una ghettizzazione del pensiero cioè a partire da
qualcosa che è importante, importante per quella che è la storia della
sessualità e del sesso di come la sessualità sia stata proibita dalla chiesa e
da quel momento sia stata innalzata a qualcosa che genera effettivamente la
famiglia quindi tutto quello che può considerarsi buono ma genera anche tutte
le altre passioni… come queste storie
che vengono raccontate e che paiono nuove e paiono stimolare altre storie non
siano nient’altro che delle vecchie edizioni di qualcosa che per essere
importante, una delle grandi direzioni della chiesa ha dovuto e deve essere
sottoposta a divieti per produrre tutti quei discorsi che ha prodotto e che
continua a produrre…
Non è che ha detto un granché. Occorre muovere
dal fatto che la religione di per sé deve monopolizzare il sesso per potere
esistere, per potere controllare gli umani, e dire perché occorre controllare
il sesso e lì magari può citare Freud e il fatto che la sessualità sia uno
degli elementi che scardina ogni ordinamento sociale,
e poi dire come può accadere che per alcune persone il sesso possa diventare
una religione, cioè una speranza di felicità, una speranza di benessere, di
gioia etc. e come entrambe queste cose conducano a niente; sia il tentativo di
monopolizzare il sesso, sia quello di farne una religione, nel primo caso perché
non riesce comunque nel senso che ciò che ottiene è soltanto una repressione, secondo
perché adottando il sesso come religione comunque non mantiene le promesse e
cioè il sesso non fornisce quella felicità assoluta che taluni umani vanno
cercando e allora può dire perché questo non avviene, cosa in realtà cercano
gli umani cercando la felicità e immaginando che sia il sesso a fornirla, è un
abbaglio, e allora spiegare perché il sesso non può fare questo e che cosa
invece può farlo…
Intervento: certo se di
fronte alle questioni del sesso, delle passioni vado a proporre una ricerca
teoretica…
Sì, non è che dobbiamo porla in termini erotici, poi magari
spiegare perché il sesso ha avuto così tanta importanza, anche questo potrebbe
farsi da una parte perché è proibito: per avere il controllo sugli umani e
quindi come tutto ciò che è proibito solletica, crea attrazione e forte aspettativa, dall’altra invece porre la questione del corpo,
di tutto ciò che il corpo produce come sensazione e perché sia considerata
dagli umani la cosa più importante, più accreditata e più vera…
Intervento: io volevo
continuare quello che avevo cominciato in altra conferenza quella sul potere
delle donne dove parlavo della varie fantasie legate
al sesso, tipo l’invidia del pene o cose di questo genere, come queste siano le
storielle che vengono per lo più gustate dagli umani
Sì questa mitologia dell’invidia del pene in realtà
sorge dal fatto che gli umani in generale, da quando nascono, da quando sono parlanti sono soggetti ad un addestramento
per cui manca loro sempre qualcosa, allora per le bimbette è facile arrivare a
quella conclusione, che sono mancanti di qualcosa, ché se non ci fosse questa
sorta di addestramento non mancherebbe niente. L’addestramento è fondamentale,
perché occorre insegnare fin da piccoli che certe cose sono importanti e certe
no, in modo da farli crescere come bravi cittadini, obbedienti, che non creino
problemi e che facciano ciò che gli si dice di fare. Quindi
Beatrice? “La religione del sesso” può essere una conferenza divertente, e
occorre che lo sia. Invece Cesare? Qual è il titolo? “Perché si tradisce”, dunque perché si tradisce? Intanto si
tradiscono sempre le aspettative dell’altro, e perché
si tradiscono tali aspettative?
Intervento: perché la
vita che si sta conducendo non ha molto da dire
Lei suppone che una persona tradisca la propria patria
per questo motivo? Perché si annoia?
Intervento: la patria
no…
Ma si può tradire una donna, si può
tradire un amico, si può tradire la patria appunto, si può tradire una fede, varie
cose si possono tradire…
Intervento: il motivo per cui si tradisce è che si suppone che un altro oggetto
sia finalmente l’oggetto che mi farò felice…
Ha affermato una verità alla quale altri si aspettano che
lui si attenga, mentre lui non ci si attiene, questo è lo schema del
tradimento, questa verità, gli altri si aspettano che avendola proferita si
attenga a essa, e che quindi avverrà quello che ha
detto mentre lui non si atterrà a questa verità, per vari motivi…
Intervento:…
Chi si aspetta? Lei per esempio?
Intervento: no,
normalmente il luogo comune si aspetta che qualcuno certifichi la propria
verità… per esempio quando in un rapporto di coppia
non si ritiene più una persona adatta a certificare il mio discorso ma
addirittura a metterlo in difficoltà il mio discorso… ecco che c’è questa
necessità perché non saprei più dove prendere… l’altra persona soprattutto
all’inizio “come sei bravo” “come parli bene”… si passa la vita a cercare un
referente…
Certo, però se dovessi fare io una conferenza con questo
titolo sì, farei forse un breve passaggio su questo aspetto del tradimento, cioè tradire un partner, ma è l’aspetto meno interessante,
ma invece punterei sul tradire il proprio desiderio, le proprie aspettative, i
propri sogni, su questo orienterei la conferenza, su come gli umani si riducano
a vivere male ché tradiscono in fondo i loro sogni, il loro desiderio e si
accontentano…
Intervento: vorrebbero
qualcosa di diverso
Possono averla se la vogliono, riappropriandosi di ciò
che appartiene loro, cioè del loro discorso mentre lei
insisteva sul tradimento di un partner. Questo è ciò che probabilmente attrae
la più parte delle persone che viene alle conferenze, sapere perché il proprio
partner ha tradito…
Intervento: la ricerca
della felicità come soluzione alle proprie inquietudini…
Ecco Daniela, lei come imposterebbe una conferenza con
questo titolo? “Perché si tradisce” è una risposta, cioè
perché si fa questa operazione, come la imposterebbe se mai fosse richiesta di
organizzare una conferenza?
Intervento: chi
tradisce suppone che ci sia sempre un guadagno… è
comunque una persona che costruisce il tradimento
quindi è qualcosa che gli piace, questo diventa lampante nelle storie
truculente che si leggono sui giornali perché la persona non solo tradisce ma
fa in modo che chi è tradito venga a saperlo, per cui succedono tragedie
immani… se no una persona non si pone l’idea del tradimento… non ho più
colloquio, non ho riscontro non vedo perché non posso averlo con un'altra
persona però… e le cose vengono fatte ad arte se no il tradimento non ha senso
non è neanche più un tradimento…
Intervento: non è che accade
sempre ci sono persone che tradiscono…
Occorre anche dire che per
tradire occorre avere promesso fedeltà…
Intervento: per tradire
occorre dare come presupposto una promessa che può essere mantenuta… qualche
cosa che può essere indicata come coerenza
Sì, se ci pensate bene in effetti
in tempo di guerra se un militare si sottrae a un combattimento è un disertore
e come tale viene fucilato, ma c’è un motivo, è perché tutti i militari sono
soggetti all’obbligo del giuramento e giurano fedeltà alla patria, ecco perché
la patria è autorizzata nel caso che si rifiutino di combattere a fucilarli,
perché c’è stato un giuramento, se non c’è…
Intervento: c’è il
valore e la coerenza… dico una cosa e devo mantenere quello che dico
Ecco questa per esempio una cosa
interessante: la fedeltà al proprio discorso, a ciò che si dice, quindi
attenersi alle promesse, alla coerenza…
Intervento: il fatto
che poi qualcosa possa mutare se cambiano le premesse non viene
presa in considerazione dalle aspettative interne
A meno che venga esplicitato il mutamento delle
condizioni certo…
Intervento: non è comunque un discorso molto ben accettato quello
dell’incoerenza perché è come se fosse il massimo tradimento che si…
Questo è interessante, come definirebbe la coerenza? Se mai qualcuno glielo chiedesse un giorno? È molto semplice
Daniela, quando non contraddice le premesse, e a quali condizioni si può
contraddire una premessa? Cosa significa contraddire
una premessa?
Intervento: affermare
qualcosa di diverso, affermare qualcosa che la neghi
Quindi prima dire che è vera e
dopo che è falsa, certo, e se invece dovesse fare una conferenza dal titolo “La
religione del sesso” come la organizzerebbe, così su due piedi?
Intervento: il discorso
che facevamo sul corpo e sul funzionamento del corpo
come elemento del linguaggio… anche se mi rendo conto che non sia alla portata
che non sia molto semplice né da spiegare… come si diceva prima la ricerca
della felicità la possibilità di realizzare questa promessa mi sembra possa
essere interessante… comunque l’aggancio con il corpo è la cosa più tangibile e
più immediata come comprensione
Sì certo, cos’è il piacere? Chi
saprebbe dare una buona definizione? A questo sostantivo maschile singolare?
Intervento: la
soddisfazione di un desiderio
Intervento: sarebbe il
compimento di qualcosa che…
Si, non importa quale desiderio sia, questa è la
definizione più comune certo…
Intervento: (però pare
che sia assolutamente controverso così come diceva Daniela il piacere è il
soddisfacimento del desiderio, però perché proprio su un desiderio
sessuale è caduta la mannaia?
Beh, ci sono dei motivi…
Intervento: sì però è
abbastanza emblematico questa questione del piacere e
di come nel discorso occidentale il piacere sia qualche cosa che deve essere
mantenuto come piacere qualcosa effettivamente che deve essere come un
desiderio sessuale, come l’orgasmo in qualche modo
Intervento: io invece
consideravo il piacere come soddisfazione
Intervento: siccome
questa è una conferenza sulla religione del sesso
direi che il massimo piacere è considerato proprio l’orgasmo se no è ovvio uno
può parlare di felicità ma io portavo all’estremo parlavo proprio dell’orgasmo
come il compimento del piacere e come nasca il culto di questo, poi proprio per
questo molto probabilmente ci siano queste credenze Freud ha inventato la
psicanalisi ponendo il sintomo come qualcosa che interviene e ha a che fare con
questo desiderio in tutte le sue varie forme e sfaccettature e lì che va a
negarsi la possibilità di piacere che poi il piacere per ciascuno funzioni in
modo particolare questa è una altra questione però come dire quando si trova
qualcosa che funziona come piacere immediatamente il discorso deve premunirsi
contro il piacere e quindi trovare ciò per cui si deve mantenere e quindi le
proibizioni e quindi tutte queste cose qua, questa necessità di innalzare il
piacere negandolo… che ne so? Il paradiso è qualche cosa che non avviene qui ma avviene là e quindi è sempre procrastinato mai… difficile
che le persone vivano una vita di piacere e lo possono affermare non sono molte
quelle che hanno il coraggio di farlo quasi ci fosse una controindicazione… è
sempre tutto quando traslato in qualche modo, una di queste sere con Cesare si
parlava a casa mia delle emozioni, delle sensazioni tanto per cambiare e dopo
varie discussioni siamo arrivati a cercare di intendere perché nella
costruzione teoretica le sensazioni non dovrebbero intervenire, nel senso che
non sono necessarie, sono un incidente di percorso, perché non si può
accogliere il piacere di quello che io vado costruendo, pensando, sognando, perché?
Perché non posso essere responsabile di quello che deduco, inferisco
ma ho bisogno di una conferma da parte dell’altro, ho bisogno di un
interlocutore? Io stessa quando penso tra me e me mi
rivolgo in qualche modo come uno psicotico a qualcuno che risponda al mio
discorso, non posso inferire o per lo meno mi è molto difficile trovare, avere
presente il gioco che mi fa compiere una certa operazione e quindi
immediatamente trarre, o non immediatamente o comunque trarre da un discorso,
da delle premesse un’inferenza che mi fa concludere in un certo modo, no perché
è come se il discorso fosse effettivamente improntato, è stato addestrato così
a parlare con un altro che mi risponde quando penso tra me e me. Tutta la
questione dell’io, del tu di tutte queste istanze, operatori che funzionano a
far continuare un discorso come se quell’interlocutore che risponde alle mie
domande quando penso sia lo stesso interlocutore che per esempio, risponde alle
domande quando io parlo con un altro…è estremamente complesso e difficile
trarre dal mio discorso e quindi da questo gioco che vado facendo delle
inferenze, trattarle come inferenze perché effettivamente in quel punto
quell’interlocutore che mi fa compiere quelle operazioni alle quali sono
abituata… Wittgenstein stesso parlava della produzione di comandi, di ordini ma
finché funzionano come istanze nel discorso per cui io mi rivolgo a qualcuno
che deve giustificare o vietare qualche cosa è difficile improntare la
questione a un fatto puramente teorico di discorso e quindi questo
interlocutore che è all’interno di quel discorso che faccio tra me e me in
molti casi… però stiamo avviandoci a non aver più bisogno di questo
interlocutore che imperversa, sappiamo che facciamo noi tutte queste operazioni…
C’è una questione importante e di cui occorre sempre
tenere conto, cioè il fatto che quando io definisco il
piacere, così come qualunque altra cosa, in realtà che cosa faccio esattamente?
Cosa fa una definizione?
Intervento: impronta un
certo gioco
Questo non ci porta molto lontani…
Intervento: crea una
premessa
Può diventarlo certo, però di per sé de-finisce, cioè ritaglia letteralmente qualche cosa, ritaglia ciò che
si ritiene essere proprio a una certa cosa, appartenere necessariamente a una
certa cosa, la definizione fa questo, però chi decide che cosa appartenga?
Cos’è che mi fa dire che una certa cosa mi fa piacere
e un’altra no? Cosa, esattamente? O
formulata differentemente: a quali condizioni io affermo che una certa cosa mi
fa piacere? Quando soddisfa il mio desiderio? Forse in
alcuni casi sì, però la questione comunque può
spostarsi su un altro aspetto e cioè a quali condizioni qualcosa soddisfa il
mio desiderio? Ché potrebbe non essere una questione
semplicissima poiché le condizioni per cui qualcosa soddisfa il mio desiderio
sono quelle che il desiderio ha posto, e cioè un particolare gioco al quale mi
attengo in quel momento. Il mio discorso ha stabilito le condizioni, stabilendo
le regole di quel gioco, per cui soddisfare il desiderio
non è altro che soddisfare le regole del gioco che il mio desiderio ha
stabilito in quel momento. E il desiderio? Abbiamo
detto varie volte del desiderio, sappiamo che il linguaggio non può arrestarsi,
di conseguenza il discorso e pertanto ciascun elemento, poiché è un elemento linguistico, rinvia ad un altro elemento
necessariamente, non può non farlo, questo nel linguaggio, ma nel discorso? Questo
rinvio nel discorso è strutturato come stringhe di proposizioni, cioè discorso appunto, discorsi che si attendono un altro
discorso che necessariamente occorre che sia coerente con il precedente, se
prosegue, se il secondo discorso prosegue il primo ed è coerente con il primo
allora viene accolto. Potremmo dire che il primo
discorso desidera il secondo, cioè ciò che innesca, ciò che produce e così via,
il che potrebbe indurci a pensare che qualunque cosa si desideri, comunque
questo desiderio si configuri come rispetto all’esempio che facevo prima, come
il secondo discorso rispetto a uno che è il primo di questo secondo, e che non
ci sarebbe il secondo se non ci fosse il primo, e cioè non ci sarebbe nessun
desiderio se non ci fosse un discorso precedente che lo avvia, e lo avvia
semplicemente per il fatto che il primo è stato certificato essere vero e
quindi viene accolto e costituisce la premessa del secondo, di una sequenza per
cui qualunque cosa io desideri questo desiderio è qualcosa che si innesta su un
altro discorso che lo precede e dal quale segue, e seguendo ne costituisce il
desiderio, potremo dire che un primo discorso che si è rilevato essere vero
desidera il secondo…
Intervento: poi il
secondo desidera il terzo
Esattamente, per questo il desiderio non si arresta, perché
il discorso non si arresta, e non si arresta perché il
linguaggio non si arresta.
Intervento: c’è una
coerenza tra i vari discorsi… questa coerenza produce un piacere… il fatto che
esista un desiderio già contiene una quota di piacere per il fatto che è
coerente con l’elemento precedente…
Adesso la sua definizione di piacere è già più precisa,
non è tanto o soltanto un soddisfacimento di un desiderio, ma è la il rilevamento di una coerenza interna nella quale
coerenza ci sta anche la soddisfazione del desiderio, se il secondo discorso
procede coerentemente dal primo allora questa coerenza, il rilevamento di
questa coerenza è ciò che chiamiamo piacere…
Intervento: però si diceva che il piacere è il compimento di qualche cosa che si
desiderava
E la coerenza non è il compimento di
qualcosa che si desidera?
Intervento: sì però se
io raggiungo il piacere a questo punto io ho già fatto
quel gioco che mi ha dato quel piacere
Sì perché l’ha giocato ed è risultato
vincente, cioè coerente, che si produce il piacere, perché è stato esattamente
come doveva essere…
Intervento: sì però è
terminato quel gioco…
Sì, per questo ci sarà un terzo discorso che seguirà il
secondo che è seguito al primo. Ciascuna volta che la conclusione si mostra
coerente con tutto ciò che è seguito si prova piacere,
così come avviene in modo più evidente per quanto riguarda il piacere
intellettuale, l’accorgersi di avere costruito un altro discorso all’interno
per esempio di una teoria, che è assolutamente coerente e ineccepibile e
necessario rispetto al primo, ecco lì sta il piacere, che è sempre connesso con
la verità, che è strettamente legata al concetto di coerenza. Ora si tratta di
trovare il modo di consentire ad altri di intendere che anche in un qualunque
piacere anche non soltanto quello intellettuale
comunque segue alla coerenza, è vincolato saldissimamente alla coerenza, al
reperimento della coerenza di un discorso con quello che lo ha costruito, anche
nell’orgasmo, qui è più complicato da fare intendere, cionondimeno funziona
così. In fondo la questione è molto semplice, perché la coerenza dice che ciò che si è concluso non contraddice ciò da cui si
è partiti per concludere quella cosa, e l’orgasmo che cosa fa esattamente? Dice che ciò che si è raggiunto è coerente, cioè non nega le
aspettative: se tale è stata l’aspettativa tale è stata la conclusione, quindi
è coerente con ciò che mi aspettavo, da qui il piacere, tant’è che se non è
coerente non c’è piacere…
Intervento: io stavo
proprio pensando a questo a quando non c’è orgasmo?
Perché è coerente con le premesse della sofferenza e di tutto quello che è il
discorso della persona… questo è quello che abbiamo
sempre detto da molto tempo a questa parte…
No, non esattamente…
Intervento: cioè una persona è l’artefice di quello che fa… la coerenza
della persona che soffre trae da questa sofferenza quello che le permette di
continuare a dire quindi la verità, l’orgasmo per esempio è inscritto in questa
storia per cui il non raggiungere l’orgasmo fa parte di quella storia, delle
premesse… allora qui in questo caso continuiamo a parlare di piacere nella
stessa accezione in cui lei sta parlando adesso?
Sì, può essere, ma non necessariamente, se per esempio,
visto che parliamo di orgasmo, quindi di un rapporto
sessuale, se prima del raggiungimento dell’orgasmo il partner si alza e se ne
va, è una possibilità, in questo caso qual è la responsabilità del fatto di non
aver compiuta l’operazione?
Intervento: del signore
che se ne è andato
Esattamente, quindi non sua diciamo, in quel caso, facciamo questa ipotesi, bisogna sempre costruire quando si
fa un’affermazione una controargomentazione, e cioè un esempio che nega quello
che si è affermato, se lo si trova con estrema facilità vuole dire che ciò che
si è affermato è possibile, è una possibilità, ma affermarlo con certezza è
problematico. Se invece rileva che ciò che si è affermato
non solo non ha, ma non può avere nessun controesempio, allora in quel caso lo
chiamiamo necessario. È possibile ciò che lei afferma, in alcuni casi può
avvenire che l’impossibilità di raggiungere tale orgasmo e quindi il compimento
sia prodotta da un altro gioco che in quel momento si
va facendo, e che magari è sconosciuto anzi, deve essere sconosciuto per
poterlo applicare e allora sì certo, l’orgasmo è mancato per un motivo ben
preciso, però se la casa va a fuoco, se la camera da letto in cui ci si trova
prende fuoco e va in fiamme ecco che in quel caso è difficile attribuire al
personaggio in questione una fantasia che gli impedisce di raggiungere il suo
obiettivo. Questa è un’operazione che è sempre fondamentale: ricondurre ciò che
si ritiene universale al particolare, perché se è universale allora è
costrittivo, è così sempre per tutti necessariamente e quindi diventa
un’imposizione, non può essere altrimenti, se invece è particolare no. Abituatevi
a pensare sempre in questo modo, qualunque cosa stiate
affermando, qualunque pensiero vi paia un bel pensiero, costruite subito una
controargomentazione, un controesempio che dimostri che le cose possono essere,
sì, come avete pensato, ma anche in un altro modo. In questo modo di
conseguenza non crederete a ciò che avrete pensato e ne sarete liberi, perché
se no non ne siete liberi, siete costretti così come siamo
costretti a pensare che qualunque cosa è un elemento linguistico e non possiamo
non farlo, però il necessario è diverso dal contingente. Contingente è ciò che
può non essere, qualche volta è e qualche altra non è, a
seconda dei casi, e cioè è particolare, mentre il necessario è
universale, non può non essere in nessun modo e la premessa da cui muoviamo è
necessaria, cioè non può essere altrimenti perché se fosse altrimenti non
sarebbe né questa né nessun altra cosa…
Intervento: diventa
l’elemento che non è più coerente con quello precedente…
Dipende, occorre che ci sia stato un giuramento, almeno
una promessa…
Intervento: c’è sempre
Come sempre?
Intervento: è implicito…
come in un amicizia si ritiene che siano tutti leali,
chi tradisce un amico
Certo, se qualcuno dice qualcosa comunemente
si ritiene che siccome l’ha detta allora è vera, questo è il luogo comune, da
qui il fatto di credere qualunque cosa che se ne dica per il solo fatto che sia
stata detta, è perché nessuno affermerebbe qualcosa di falso se non mentendo
spudoratamente, per cui se non si attiene a ciò che ha detto ecco che si
tradisce. Il discorso può tradirsi? Il linguaggio no in nessun modo, ma il
discorso? Forse in alcuni casi, comunque è da
verificare…
Intervento: perché?
Perché io vado più cauto di lei nel
compiere affermazioni, quando l’affermo ne sono sicuro, se no lo pongo come possibilità,
nel frattempo…