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6-11-2013

 

Quando un elemento è sufficientemente compreso?

Intervento: quando soddisfa le aspettative di chi sta addestrando…

Esatto, e cioè quando la persona con la quale stai parlando non ti chiede più che cosa diavolo stai dicendo ma appare comprendere quello che dici, non c’è un’altra verifica. Un bambino dice delle cose e quando il suo interlocutore si comporta in modo tale da dargli l’impressione di avere capito quello che lui dice, a questo punto è padrone delle parole, senza stare a sapere se quello che dice è corretto, anche la madre potrebbe non avere una capacità lessicale e una padronanza del linguaggio così raffinata in molti casi, quindi si attesta su un significato che non è altro che una sequenza che il suo interlocutore riconosce e appare comprendere, non è richiesto nient’altro. È così che si impara a parlare. Avverrà dopo, eventualmente, un affinamento delle sue capacità a seconda degli studi che farà, della curiosità e di tante altre cose ma per comunicare ad altri non occorre un granché anzi, occorre molto poco in realtà, e non occorre neppure sapere qual è il significato corretto delle parole tra l’altro: quante sono le persone che mentre parlano saprebbero dire con precisione il significato di tutti i termini che stanno usando? Poche, basterebbe già domandare che cosa significa “usare”, eppure quante volte nell’arco della giornata si trova a usare questo verbo? Ma quanti saprebbero dire esattamente che cosa significa? Pochi, ma questo non impedisce alle genti di adoperarlo, come dire che hanno un concetto di questo verbo “usare” molto vago, addirittura improprio delle volte, però il concetto che hanno di questo verbo è sufficiente a comunicare con altri, a trasmettere ad altri delle informazioni. La questione che ha ingannato molti rispetto all’apprendimento del linguaggio, soprattutto con la costruzione delle macchine, è l’idea che sia necessario fornire alle macchine qualcosa di assolutamente preciso, e quindi a questo punto immaginare che anche per gli umani funzioni così, e cioè che si trasmettano, nel momento in cui si insegna a parlare, dei significati assolutamente precisi e corretti e inappuntabili, ma non avviene così per gli umani, da qui tutta una serie di problemi di comunicazione e di disastri. A questo punto torniamo alla questione posta da Eleonora, cioè “come un bambino apprende il linguaggio?”. Lo si informa che “questo è questo” per esempio. Quando si deve fornire un’indicazione più precisa del “questo” in realtà il più delle volte non la si fornisce affatto, ci si basa unicamente su una comprensione che non muove da argomentazioni ma utilizza le porte di ingresso degli umani che sono cinque: vista, udito, olfatto, tatto, gusto, e quindi non si usa un’argomentazione, se non raramente, ma usando queste porte di ingresso, preferenziale poi è la vista, si mostra un qualche cosa e gli si dice facendogli guardare il tavolo “questo è il tavolo”. Che cosa avviene in quel momento? Avviene che il bambino memorizza una forma, una forma generica in quel caso di quel tavolo, memorizzando questa forma e memorizzando poi altre forme e altri tavoli, giunge a concludere che il tavolo è una cosa fatta in un certo modo, che non saprebbe descrivere come un piano orizzontale supportato da uno o più supporti, ma direbbe quella cosa che è fatta in un certo modo e che non sa nemmeno descrivere, però sa riconoscerla, il che potrebbe apparire una cosa strana. Sto dicendo che la vaghezza del linguaggio è causata in buona parte proprio da questo, e cioè quando si definisce un tavolo in realtà non lo si definisce, lo si mostra ostensivamente, chiaramente è possibile compiere questa operazione dopo che sono state immesse certe informazioni e soprattutto certe istruzioni…

Intervento: il bambino ha capito qualcosa ma magari qualcosa che tu non intendevi dire…

Sì certo, infatti ti stavo dicendo che perché avvenga questo e cioè perché una dimostrazione ostensiva sia possibile è necessario che al bambino siano state trasmesse delle istruzioni. Queste istruzioni che vengono trasmesse hanno a che fare con il modo in cui certi suoni vengono utilizzati, suoni che poi si riveleranno essere parole. Vediamo di fare un esempio, quali sono intanto le capacità di un bambino? Quelle di memorizzare, una sorta di database dei suoni, questo lo può fare, e come gli si immettono delle istruzioni? Sappiamo come questo avviene nelle macchine e cioè viene programmata una connessione, un rinvio attraverso passaggi elettrici, come abbiamo detto tante volte il bambino non ha bisogno di fili elettrici, ne è già provvisto, e anche di interruttori, bisogna però fare in modo che questi interruttori funzionino nel modo voluto, come avviene questo fenomeno? Non potendo programmarlo direttamente dal cervello, bisogna farlo in un altro modo, torniamo al “questo è questo”, di per sé questa frase non potrebbe essere compresa, infatti se dico a una tartaruga “questo è questo” la tartaruga non capisce niente, c’è la possibilità in un bambino di cogliere a partire da dei suoni una sorta di, potremmo dire di “intenzione” ma è ancora prematuro. Il modo di inserire delle istruzioni passa attraverso la visione, per gli umani per lo più viene utilizzata questa via di ingresso oltre che quella uditiva ovviamente, e si associa generalmente una immagine acustica con un’immagine visiva, una macchina non ne ha bisogno perché è come se si lavorasse direttamente sul cervello, adesso usiamo questi modi, con gli umani no, questo rende le cose più complicate con gli umani e più semplice anche per altro verso, perché non c’è bisogno di programmare, di digitare delle informazioni e poi trasmetterle, quindi bisogna trovare un altro modo: si immettono insieme con delle immagini acustiche, dei suoni, le immagini visive, il porre questo accostamento tra un’immagine acustica e un’immagine visiva è in condizioni di creare nel bambino, facciamo questa metafora, quella stessa connessione che si produce in una macchina fornendo alla macchina l’istruzione precisa, cioè “quando senti questo suono compi quell’operazione”. Per il bambino invece insieme con il suono si accosta o l’immagine visiva oppure una operazione, questo consente al bambino di accostare l’immagine visiva all’operazione immediatamente? No, non immediatamente, per una macchina avviene immediatamente, per un bambino non immediatamente, perché non potendo digitare, cioè immettere immediatamente un’istruzione che rimane nel database, gli si forniscono semplicemente delle sensazioni, una sensazione acustica, una sensazione visiva, la macchina non ha bisogno di sensazioni, che cos’è una sensazione? È l’effetto prodotto dall’ingresso attraverso una delle cinque porte di un’informazione, questo è la sensazione. Se si ragiona considerando i cinque sensi come porte di ingresso di informazioni è più facile poi intendere la questione e accostarla al funzionamento della macchina, perché anche la macchina ha una porta di ingresso ovviamente, prende le informazioni da una periferica che è la tastiera, il mouse e poi le porte usb. Ma torniamo alla macchina e al bambino e a quel che occorre immettergli: delle istruzioni, e per immettere delle istruzioni si usano le porte di ingresso di informazioni, i suoi occhi, le sue orecchie, sono porte da cui entrano informazioni e istruzioni e utilizziamo quelle perché non ce ne sono altre. Accostando le informazioni provenienti da queste due porte, quella visiva e quella uditiva, è possibile, mostrando un aggeggio e accostando un suono a questo aggeggio, fare in modo che lui dopo un po’ non subito, ovviamente, dopo un po’ sia in condizioni di ripetere questa cosa e cioè la parola “tavolo” la associa a questo aggeggio, certo in modo assolutamente provvisorio, confuso, dovrà acquisire altre informazioni prima di distinguere un tavolo da un posacenere, però non c’è un altro modo. Qui naturalmente sorge l’obiezione: “come è possibile che accosti una immagine visiva a una uditiva? Com’è che può fare questo?” È provvisto di un hardware che gli consente di farlo…

Intervento: fino a questo punto anche gli animali fanno più o meno così…

Possono sì, entro certi limiti possono fare delle cose, occorre passare dal suono alla parola, e questo è il passaggio che distingue gli umani dagli animali, che fanno delle cose, però rimane un suono associato a una cosa e non una parola, occorre qualche cosa di più perché il suono diventi parola, che cosa consente al suono di diventare una parola? Vediamo di rendere la cosa semplice, c’è una risposta da parte dell’interlocutore che è in grado di confermare se l’accostamento che fa il bambino fra immagine acustica e immagine visiva è corretto, usiamo questi termini, per esempio l’interlocutore dice “sì” e accompagna questo sì con un qualche cosa che consente al bambino di sapere che il suo interlocutore è soddisfatto, per esempio gli fa una carezza, un sorriso, o mostra comunque un accordo “ sì è così, bravo! eccetera” premi e punizioni come diceva anche Turing, quindi questo “sì” e questo “no” incominciano a significare qualche cosa, cioè il “sì” significa un’approvazione “no” una disapprovazione, e allora se ottengo il “sì”, ottengo anche per esempio il cioccolatino, la carezza eccetera ed è a questo punto che i suoni incominciano a trasformarsi in parole cioè quando questi suoni incominciano ad avere dei rinvii, quando hanno dei rinvii incominciano ad essere parole, la parola è un rinvio. In più nel bambino c’è la possibilità di riprodurre qualcosa allo scopo di ottenere un’altra cosa, cioè compiere esattamente un’operazione per ottenere un’altra cosa, per esempio un cioccolatino. Ma l’elemento essenziale che fa la differenza è la capacità del bambino di incominciare a riprodurre un’operazione in assenza delle cose che dovrebbero consentire l’operazione, cioè di astrarre, questa astrazione è quella che gli consente, compiendo correttamente un’operazione di riprodurre quel “bravo” anche in assenza di qualcuno che glielo dice, ma a questo punto lui astrae, cioè crea una scena che non c’è, però la crea in modo da ricreare quella situazione in cui ha avuto una soddisfazione, ha avuto un premio, ha avuto un cioccolatino, ha avuto un riconoscimento per dirla in modo più appropriato. Il riconoscimento è importante perché è ciò che innesca nel bambino la voglia di imparare a parlare. Il motivo per cui impara a parlare, non è per comunicare con altri, cosa della quale non può importargliene di meno per il momento, ma per avere un riconoscimento, cioè per avere una soddisfazione. Quanto il suo interlocutore gli dice “sì, va bene” in questo modo sta inserendo una istruzione che dice qual è il modo corretto di compiere un’operazione, a una macchina non c’è bisogno di fare tutte queste storie, però questa modalità è una modalità in cui si trasmette una istruzione che come vi dicevo dice in che modo va compiuta quell’operazione. Avendo appreso come si compie un’operazione questa modalità può essere utilizzata ciascuna volta in cui compie operazioni simili, la riproduce. Per esempio: “alza quel pacchetto”, se lui compie quest’operazione e riceve un sì in risposta, in questa maniera gli si è trasmesso una sorta di algoritmo, cioè di metodo di esecuzione di un’operazione, cioè in presenza di certi suoni che stanno diventando parole lui è in grado di alzare il pacchetto, a questo punto anche di alzare una penna, se sa cos’è una penna, di alzare un accendisigari, se sa che cos’è un accendisigari, di alzare qualunque cosa riconosca nel suo database, cioè di compiere la stessa operazione in tutti quei casi. A questo punto “alzare”, incomincia ad essere una parola, non più solo un suono perché è agganciata con vari utilizzi, questo suono diventa una parola e cioè un significato, cioè il bambino sa qual è il significato della parola “alzare”, di questo comando, perché gli è stato immesso un algoritmo che gli consente di utilizzare questa parola in tutte le circostanze in cui viene pronunciata questa parola, sotto forma di imperativo in questo caso. Ma la cosa più importante è che da quel momento in poi si avvia il linguaggio, cioè la possibilità di usare ogni volta delle parole come significati quindi come algoritmi, in fondo un significato è anche un algoritmo, dice che cosa si deve fare in occasione di una certa parola, dicevo che la cosa importante che interviene a questo punto è che l’istruzione che viene fornita fornendo altri singoli algoritmi, è che in questa cosa che gli si sta insegnando che noi chiamiamo “linguaggio”, ogni elemento ha un significato, ogni elemento ha un suo uso, e questo uso ha un uso corretto, può essere vero o falso, non solo, ma per potere utilizzare questa cosa che sta imparando e che chiamiamo “linguaggio” è necessario sapere distinguere fra ciò che è vero e ciò che è falso, tra ciò che è corretto e ciò che non lo è, soltanto in questo modo può ottenere il riconoscimento e cioè la conferma che ciò che fa è vero, deve sapere distinguere “questo è vero” “questo è falso” se questo è vero ottengo un riconoscimento che riconosce che è vero.

Intervento: è aiutato da chi sta vicino…

È letteralmente istruito, addestrato. Ma ora facciamo un passo indietro. Abbiamo tenuto conto del fatto che nel bambino ci sono delle strutture tali che gli consentono di fare delle operazioni, così come nelle macchine se invece di mettere dei fili elettrici ci metto dei nastrini di seta non funziona, e quindi si tiene conto di questo aspetto: che è predisposto, mettiamola così, ad accogliere dati e istruzioni, quindi il modo in cui il bambino apprende il linguaggio avviene attraverso premi e punizioni, proprio come dice Turing, e cioè attraverso riconoscimento o disconoscimento: riconoscimento vuole dire che quello che dici va bene, puoi andare avanti, disconoscimento quello che dici è errato e devi fermarti, devi andare da un’altra parte. Nelle macchine avviene attraverso il passaggio di corrente oppure no, se corrente si interrompe “non puoi andare avanti”. Nei bambini si usa un altro sistema che è quello vocale o visivo, nel senso vocale gli si dice “si”, “no” questi “si” e “no” sono come passaggi di corrente, né più né meno. Questi “sì” e “no” sono esattamente come i passaggi o interruzioni di corrente, per le macchine funziona così, se dessimo anche alla macchina la possibilità di cogliere i comandi vocali allora il “sì” e il “no” anche per le macchine funzionerebbero come se fossero interruzione di corrente attraverso i vari passaggi di 1/0. Quindi l’apprendimento del linguaggio avviene anche in modo ostensivo, anche, ma non solo ovviamente, molti si sono arrestati come se fosse l’unico modo, ma non può essere l’unico modo ovviamente, perché funzioni questo sistema ostensivo occorre che ci siano delle istruzioni per farlo funzionare, poi una volta che funziona allora sì, è un sistema molto comodo, molto rapido di apprendimento che fra gli adulti per altro è il più diffuso.

Intervento: c’è chi direbbe che questa mancanza sia nella struttura fisiologica…

È una possibilità, è il modo in cui è combinato il cervello umano, d’altra parte anche una macchina funziona perché il suo hardware è combinato in un certo modo, non è un grosso problema, c’è una base che serve per molte cose, ma questo non ci autorizza a dire che questa base è necessaria, intendiamoci bene, diciamo che noi la utilizziamo sia per quanto ci riguarda sia per costruire delle macchine, ma da qui a dire che è necessario che sia ce ne passa…

Intervento: dalle premesse che abbiamo messe non so se non sia necessario. In termini logici o fattuali? Direi che i termini fattuali procedono da termini logici, e cioè dal modo in cui noi siamo addestrati e avvezzi a utilizzare il nostro modo di pensare, il nostro linguaggio: è questo nostro modo di pensare che ci dice che c’è una certa cosa e quella certa cosa è necessaria che sia, se tu la poni in questi termini allora parlare di fattuale o di logico si sposta perché il fattuale procede dal logico e cioè dal modo in cui è strutturato il linguaggio. È questa struttura che ci consente di parlare di “fattuale”, cioè di fatti nel modo in cui ne parliamo, se no “fattuale” non significa un accidente di niente. Siamo addestrati a pensare così, il linguaggio ci porta a pensare così. Sto dicendo che dire che questo è necessario è un po’ azzardato, è come dire che non è in nessun modo possibile una trasmissione di informazioni senza una base fisica, per venirti incontro posso dirti che non è impossibile che sia così, ma dire che non è impossibile che sia così non significa ancora che è necessario, bisogna andare cauti con queste affermazioni così definitive e definitorie, possiamo dire che gli umani funzionano così, questo è tutto ciò che possiamo dire, e che il corpo umano appare funzionare in un certo modo. Noi abbiamo imparato come funziona il corpo umano perché siamo provvisti di linguaggio, quindi lo abbiamo imparato, sappiamo come funziona il corpo umano a partire da una struttura che è quella linguistica fatta in un certo modo, quindi sappiamo come è fatto il corpo umano in modo che è dipendente dal modo in cui è fatto il linguaggio, è il linguaggio che ci ha consentito di costruire delle inferenze, costruire delle ipotesi, costruire delle teorie, costruire l’anatomia, la fisiologia eccetera, quindi noi comprendiamo e pensiamo e vediamo il corpo umano dipendentemente dal modo in cui funziona il linguaggio, se il linguaggio funzionasse in tutt’altro modo, facciamo delle ipotesi assurde: se il linguaggio fosse tutt’altra cosa da quello in cui noi ci troviamo, il corpo umano sarebbe la stessa cosa? È una domanda che non ha nessun senso, nessuna possibilità di risposta, non significa niente, possiamo dire sì, no, possiamo dire tutto quello che vogliamo, però non lo sapremo mai, per cui ci atteniamo ovviamente a quella struttura che chiamiamo linguaggio che è quella che ci fa essere umani…

Intervento: sì ma definire come è fatto il corpo umano è arbitrario…

È arbitrario se si considera l’idea che possa e debba essere definito in modo ultimativo, cioè non posso sapere che cos’è esattamente, posso farmi questa domanda perché c’è il linguaggio, e tutte le risposte che darò a questa domanda saranno comunque vincolare alla struttura del linguaggio, al modo in cui il linguaggio funziona, quindi, sì, puoi anche dire che gli umani possono apprendere il linguaggio perché esiste una struttura fisica che glielo consente, proprio così come un computer può elaborare dei dati perché c’è una struttura che glielo consente, in quel caso un processore e tutti i vari ammennicoli annessi e connessi, ma poi esiste questa struttura? A noi fa comodo pensare di sì, perché facendo conto che esista questa struttura riusciamo a costruire una serie di proposizioni eccetera, ma ciò di cui dobbiamo tenere conto, se vogliamo essere dei teorici corretti, è che quello che stiamo facendo è un gioco linguistico, né più né meno. Affermare che esiste un sostrato fisico, per esempio il tuo cervello dentro la scatola cranica con tutte le sue involuzioni, i suoi passaggi di corrente, i suoi neuroni e tutte le varie cose, dire tutto questo è un gioco linguistico, non stai definendo una realtà che esiste di per sé, perché tutto ciò che sappiamo del cervello e di qualunque altra cosa è debitore del modo in cui il linguaggio funziona.