6-7-2011
La volta scorsa dicevamo di una premessa che non può essere negata, ché anche se pensassi di negare questa proposizione, per il fatto di averla pensata la confermo: confermo che sono parlante, Ma occorre proseguire perché abbiamo soltanto posta una premessa, una premessa necessaria certo, necessaria e non negabile in nessun modo, però costruendo questa proposizione e cioè che “i parlanti in quanto parlanti parlano” ho fatto qualcosa, cioè questa proposizione si è costruita, non è venuta dal nulla, essendo stata costruita, qualcosa l’ha costruita, ma questo qualcosa che l’ha costruita di sicuro non precede l’atto di parola, né è fuori dall’atto di parola, se qualcosa fosse fuori dalla parola non potrei saperne niente quindi è qualcosa che attiene alla parola necessariamente, che è nella parola, e cosa può essere? Ciò di cui la parola è fatta. Si può immaginare che la parola si costruisca a partire da qualche cosa che le appartiene, che cosa appartiene alla parola in modo a questo punto, potremmo dire, necessario? Ciò che è necessario perché si possa parlare è che l’atto di parola sia individuabile, che si possa distinguere l’atto di parola da qualunque altra cosa. Perché la parola funzioni, cioè sia tale, è necessario che ciò che la costruisce sia la parola stessa, cioè sia la stessa parola a costruire se stessa quindi alla parola devono appartenere quegli elementi che consentono alla parola di costruirsi, quali sono questi elementi? Perché un atto di parola sia tale occorre che sia riconosciuto come tale, quindi come dicevo la possibilità di essere individuato, cioè la parola ha la possibilità di individuare se stessa, e naturalmente oltre a questo anche la possibilità di connettersi con altre parole, direi che non occorre altro perché l’atto di parola sia tale, ed è a questo punto che tutto ciò che sappiamo della struttura del linguaggio ci torna utile, perché l’atto di parola, non solo per potere essere tale, ma perché l’atto di parola sappia di essere tale, è necessario che ci siano quegli elementi che abbiamo individuati rispetto al linguaggio, come se ciascun atto di parola avesse in sé non solo la possibilità di costruirsi ma anche la possibilità di individuarsi e di conseguenza di riconoscersi come tale. Adesso vediamo di intendere come compie tutte queste operazioni, consideriamo intanto che la parola si dice e questo è già un elemento, cioè si afferma, affermandosi si individua, individuandosi ha la possibilità di distinguersi da altro cioè incominciare a costruire delle inferenze, è ovvio che come ho detto prima ha in sé la struttura che le consente di costruirsi, questa struttura che le consente di costruirsi non sono nient’altro che quelle istruzioni di cui abbiamo parlato, delle istruzioni che incominciano a produrre degli elementi e quindi delle sequenze, le istruzioni che vengono fornite da chicchessia, questo non ha nessuna importanza, forniscono quegli input che mostrano come si fa a costruire proposizioni, per questo si chiamano istruzioni, mostrano letteralmente come si fa e cioè si individua qualcosa, lo si afferma, il “questo è questo” dopodiché, una volta che è stato individuato, si insegna come si connette con altre cose attraverso sempre delle istruzioni. L’atto di parola non è nient’altro che l’esecuzione delle istruzioni che costruiscono la parola: le istruzioni dicono come si fa, la parola esegue le istruzioni e a questo punto non c’è molto altro per la costruzione cioè per il funzionamento della parola. Con funzionamento della parola intendo che la parola possa essere utilizzata da altre parole innanzi tutto, ma anche da se stessa. Come la parola utilizza se stessa? Mettendo in atto le istruzioni di cui è fatta, in questo modo si utilizza, non ha altri modi …
Intervento: proprio per chiarire stavo pensando come poter rendere più semplice questa cosa perché appare che la parola appaia così magicamente perché la parola si individua …
Questa è l’esecuzione di un istruzione. La questione che riguarda le istruzioni mostra come accade che la parola si costruisca anziché venire dal nulla, si costruisca a partire da delle istruzioni e la parola, come vi dicevo, non è altro che l’esecuzione delle istruzioni …
Intervento: che differenza c’è fra regole e istruzioni?
“Istruzione” è il termine più preciso che ho trovato, perché in effetti sono letteralmente delle istruzioni, cioè viene istruita su come fare, la regola dà delle indicazioni, per esempio i giochi linguistici sono vincolati a delle regole, cioè è il gioco che ha bisogno di regole ma per avviare un qualche cosa che consenta l’esistenza di un gioco occorrono delle istruzioni, come dire che per giocare a poker ci vogliono le regole del poker, però ci vogliono prima delle istruzioni perché uno sappia che questa è una carta da gioco, che serve per giocare, che esiste una cosa che si chiama gioco delle carte, che esistono un sacco di cose, in questo senso sono propenso a chiamarle più istruzioni che regole, però sono soltanto definizioni che diamo per potere proseguire, in realtà, ho utilizzato, come dicevo prima, il termine “istruzione” perché mi è parso il termine più adatto perché istruisce letteralmente, istruisce in modo da incominciare a costruire parole. “istruire” “costruire” hanno tutte la stessa radice “struere” che vuole dire appunto mettere una cosa sull’altra, mettere insieme le cose. Dire che i parlanti in quanto parlanti parlano ha comportato il dovere rispondere alla domanda come lo so? E come lo so? Come abbiamo visto procede dalle istruzioni che sono nella parola o, più propriamente, istruzioni di cui è fatta la parola, costruendo la parola costruisce anche una sequenza di parole e quindi sequenze di argomentazioni, e tutto ciò che conclude in modo vero viene a fare parte di quella cosa che si chiama “sapere”. È chiaro fin qui? Bene. Dobbiamo costruire un’argomentazione che logicamente costringa ad accogliere una cosa del genere, la proposizione “i parlanti, in quanto parlanti, parlano” è abbastanza costrittiva, risulta piuttosto difficile negare una cosa del genere. Ponendo la questione che l’ho posta la volta scorsa riguardo a quella proposizione, uditori più raffinati avrebbero colto che non ho dato nessuna definizione di parola, né di atto di parola, non l’ho fatto per un motivo, perché che cosa intendo con “parola”, questo sarebbe dovuto emergere dal suo funzionamento, è il modo in cui funziona che la definisce, come dire che la parola è il suo funzionamento. Aldilà di questo, o tendendo conto anche di questo, ciò che ho detto la volta scorsa potrebbe anche ispirare a qualcuno la domanda “a che cosa serve questa proposizione?”. A questo punto la risposta è che mostra in atto il funzionamento della parola, ciò che a noi interessa è intendere qualche cosa che mostri ciò che produce la parola senza dovere ricorrere a un atto di magia, di creazione ex nihilo, perché la parola o viene da niente o qualcosa la produce, non può essere qualcosa che è fuori dalla parola, non può essere qualcosa che precede la parola, quindi è la parola stessa. Se è la parola allora questa parola ha in sé ciò che è necessario per la costruzione della parola. La parola non è altro che l’esecuzione di istruzioni che sono state fornite.
Porre la cosa in questi termini è ancora un po’ difficile perché la questione delle istruzioni potrebbe non essere così semplice, bisogna riprendere ciò che abbiamo detto intorno alle istruzioni e renderlo in modo molto più semplice, in modo da farlo intervenire in questa argomentazione in modo semplicissimo. Abbiamo parlato a lungo delle istruzioni e adesso dobbiamo riprenderla in modo tale da renderla immediatamente evidente, in modo da inserirla a questo punto in questa argomentazione e allora effettivamente potrebbe funzionare il tutto come sufficientemente persuasivo attraverso dei passaggi semplici, facili da capire e innegabili, inattaccabili. A questo punto avremmo un’argomentazione da esporre coram populo e con relativa certezza di essere compresi, e se dico che i parlanti in quanto parlanti parlano e che questa affermazione non può essere negata per i motivi che ho già spiegati, questo è abbastanza semplice da capire perché se io voglio negarla, qualunque cosa faccia costruisco delle proposizioni quindi parlo, quindi per poterla negare sono costretto a confermarla, questo non mi sembra particolarmente difficile …
Intervento: prima lei diceva la proposizione a che cosa serve? L’utilizzo?
Qui interviene un’argomentazione retorica (…) l’utilizzo è questo: stabilire una proposizione necessaria per costruire una teoria la più potente che sia mai stata pensata, perché a questo punto se la premessa è necessaria e tutti i passaggi non contraddicono la premessa, tutti i passaggi e tutte le conseguenze, implicazioni e conclusioni saranno necessarie, questo perché? Per smetterla di dire stupidaggini, se volete dirla tutta è così, cioè per fare qualcosa di differente che ripetere all’infinito degli atti di fede e delle cose assolutamente insostenibili, logicamente inconsistenti …
Intervento: è interessante la questione del sistema assiomatico cioè a dire che ciascun discorso portato alle estreme conseguenze parte da un indimostrabile, forse è il sistema migliore per poter approcciare la questione perché in effetti qualunque discorso se portato alle estreme conseguenze può dimostrare che qualunque premessa è un indimostrabile cioè qualche cosa che non è assolutamente messo alla prova, si può codificare in termini differenti il termine rimosso perché il rimosso avrebbe questa valenza nel discorso, di indimostrabile in quanto sconosciuta. L’indimostrabile è qualche cosa che viene assunto come vero e come tale persino dimenticato, non viene neanche più considerato …
Produce quel sillogismo noto come entimema …
Intervento: quindi il rimosso ha a che fare anche con questa cosa …
Si potrebbe fare in modo che abbia a che fare, anche per Freud il rimosso non è noto appunto, è inconscio, quindi però è quello che deve diventare consapevole lui dice “dov’era l’Es occorre che l’Io avvenga” …
Intervento: comunque è ciò che pilota il tutto, funziona da premessa, quanto meno per certi giochi linguistici ...
Sì certo, che è rimosso non è che non esiste più, ma da quella posizione costruisce per esempio formazioni di compromesso, come diceva Freud, e quindi effettivamente una persona può costruire, questo direbbe Freud, la propria esistenza in base a degli elementi rimossi.
Fare funzionare questa proposizione che vi ho detto, cioè che i parlanti in quanto parlanti parlano, farla funzionare come premessa, e costruire un sillogismo perché “i parlanti in quanto parlanti parlano, gli umani sono parlanti, quindi parlano”, questo è un sillogismo, però non è che ci porta molto lontani, a meno che si intenda il funzionamento della parola e la connessione potrebbe essere la domanda “come so che sto parlando?” cioè il fatto che ci sia una struttura, che la parola sia una struttura, nient’altro che una struttura.
È il funzionamento della parola su cui occorre lavorare, come dicevo prima se io costruisco questa proposizione che è innegabile, se la costruisco qualche cosa me lo permette non viene da niente. Quindi il passo successivo alla descrizione di questa proposizione inattaccabile, innegabile, è dimostrare che qualcosa l’ha costruita perché non si costruisce da niente, se qualcosa l’ha costruita allora nella parola c’è una struttura o la parola è essa stessa la struttura che consente la costruzione di sé e il come, questo lo sappiamo …
Intervento: se non si pone l’istruzione come fondamento ricadiamo immediatamente nella metafisica e non c’è soluzione …
No, non c’è, nella metafisica oppure in aporie irresolubili che rendono impossibile rispondere alla domanda “come lo so?”. La parola è costruita da qualche cosa e questo qualche cosa non può essere nient’altro che se stessa, quindi la parola è una struttura, è una struttura che la costruisce e occorre arrivare all’affermazione che la parola non è altro che l’esecuzione di istruzioni, nient’altro che questo. La proposizione che ho avanzata l’altra volta non è negabile, per negarla non posso che utilizzarla, in nessun modo posso fare altrimenti, anche se solo pensassi di poterla negare comunque la starei utilizzando.