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5-10-2011

 

C’è qualche questione intorno alle ultime cose che andiamo dicendo, Eleonora? Abbiamo posta una questione in termini abbastanza, potremmo usare questo aggettivo, pesanti, anche se la situazione è anche peggio di quanto l’abbia prospettata, questo naturalmente all’interno dell’ambito metafisico. Dal momento in cui la metafisica, cioè il discorso religioso, che sono la stessa cosa, stabilisce un elemento e incomincia a interrogare questo elemento perché risponda del suo fondamento, a quel punto è finita la storia, nel senso che incominciano ad avviarsi i paradossi, le antinomie, aporie di ogni sorta, e tutto questo ha condotto alcuni ad accorgersi che forse c’è qualche problema nel discorso occidentale, senza tuttavia intendere la questione, anche perché tutti quelli che si sono posti questa questione sono rimasti comunque all’interno del discorso religioso, e quindi i tentativi di uscita sono sempre inutili, anche la stessa ermeneutica in fondo ha soltanto spostata la questione dall’Essere in quanto tale all’Essere in quanto interpretazione, sulla scia di Heidegger. L’impossibilità di uscire da questa situazione è quella che abbiamo vista e che ha iniziata e determinata Parmenide, da quel momento non c’è più stato niente da fare: dal momento in cui un elemento è quello che è a causa di qualche cosa che è fuori di sé, cioè fuori dal linguaggio che lo costruisce, non c’è più nessuna possibilità di uscita e tutto il discorso occidentale, cioè il discorso metafisico, come dice sempre Heidegger, tutto questo percorso è stato un tentativo di rimediare, di trovare una via di uscita che non c’è, perché non può esserci, nel senso che non c’è fuori dal linguaggio qualche cosa che garantisca il linguaggio, una volta stabilito questo si è intesa la questione e quindi si cessa di cercare al di fuori del linguaggio il fondamento del linguaggio …

Intervento: lei ha detto: si cessa di ricercare il fondamento fuori dal linguaggio. Ma chi è Colui che compie questa operazione?

Io certamente, ed Eleonora. Dunque, ciò che ha trovato il discorso metafisico sono soltanto delle aporie, dei paradossi, che naturalmente non ha utilizzato per rendere la cosa più radicale, vi faccio un esempio, è l’esempio che ho fatto durante la conferenza se non ricordo male, quello tratto dal saggio di Freud sul diniego “ho sognato una donna ma non era mia madre” come dire che ciò che Freud ha posto è che il significato del significante “madre” non è tanto colei che ha dato alla luce, colei che è genitrice eccetera, cioè la definizione del dizionario, ma una rete di significati, a questo punto il significante “madre” non ha un significato, ma il significato è dato dall’insieme delle relazioni e delle connessioni che intervengono nel momento in cui ha pronunciato questo significante “madre”, quindi non c’è un significato o, più propriamente ancora, questo significato è un continuo rinvio che poi è quello che dice De Saussure, né più né meno, o comunque la semiotica in generale. Ma ponendo la cosa in questi termini c’è la possibilità che qualunque elemento, una volta che si dice, che interviene, subisca una sorte simile perché qualunque elemento, qualunque, già questo Freud avrebbe dovuto o potuto intenderlo, si porta appresso una quantità notevole di altri elementi cioè non è isolato, il suo significato è sempre una rete di relazioni interminabile, quindi questo significato non c’è di fatto, non si può individuare in un qualche cosa, in un quid, ciò di cui non si è accorto è che queste stesse considerazioni che lui faceva intorno alla psicanalisi erano fatte dello stesso materiale, come dire che tutto ciò che lui diceva non aveva nessun significato, tutto ciò che la psicanalisi dice: la psicanalisi, come qualunque altra disciplina, non ha nessun significato, non ha nessun significato perché si situa all’interno di un orizzonte metafisico e quindi prendendo alla lettera queste teorie e applicandole, che è il lavoro che abbiamo fatto noi, a ciò stesso che affermano ecco che si trova che queste teorie si dissolvono, si sfaldano, si sgretolano, di fatto non hanno più niente da affermare perché non possono affermare niente. Questo è mancato alla metafisica per potere cessare di essere metafisica, se io affermo per esempio che la verità è uno shifters, un operatore deittico, (cos’è un operatore deittico? È un indicatore, adesso io indico Cesare, questo dito indice qua, in questo momento è un operatore deittico, indica le parole “qui, là, adesso” sono operatori deittici cioè danno un indicazione del luogo, del tempo in cui avviene qualcosa, anche il soggetto può essere inteso come un operatore deittico cioè indica colui che compie l’azione di cui il verbo sta chiacchierando) porre dunque la verità come un operatore deittico è farla uscire da un ambito metafisico. Le parole “verità”, “essere”, “ente”, “essente” ma anche “identità/differenza” sono parole metafisiche, non che siano proprietà della metafisica, ma è la metafisica che ha fornito a questi termini il loro senso, il loro uso, almeno il loro uso filosofico. Tempo fa parlavamo di identità, al punto in cui siamo, penso che parlare di identità non abbia alcun senso, identità o differenza naturalmente, cosa significa parlare di identità? È porsi ancora all’interno di un ambito metafisico dove cioè un certo elemento si immagina che debba essere identico a sé, noi lo ponevamo sì, come un’istruzione, ma questa istruzione non è necessaria di fatto, è ridondante perché devo dire che un elemento è identico a sé una volta che ho posto la sua, chiamiamola “esistenza”, è tale in quanto serve per costruire un gioco, a produrre un gioco, un’articolazione, viene stabilito per potere giocare, non ha nessun altro scopo, nessun altra funzione, è identico a sé? È una domanda senza senso: un filo elettrico è identico a sé? Cosa ci stiamo chiedendo, direbbe Wittgenstein, chiedendoci una cosa del genere? Non c’è nessun bisogno di porre l’identità né la differenza, quando un gioco linguistico stabilisce delle regole e pone degli elementi, e cioè delle variabili che stanno al posto di qualunque cosa e dei connettivi, posso provare che un connettivo è identico a sé? Questa domanda è fuori di luogo, posso provare che il Re di fiori è identico a sé? Perché se non è identico a sé non posso giocare a poker …

Intervento: ha la stessa funzione sempre ripetutamente …

Esatto, è un algoritmo, ha questa funzione all’interno del gioco e svolge la sua funzione, nient’altro che questo. Porre la questione in questi termini non è più metafisica, perché non c’è più la domanda intorno al come stanno le cose, a che cosa necessariamente c’è. Che cosa c’è in questa cosa? Non c’è niente, c’è quello che si è stabilito che ci sia, e cioè che le regole del discorso hanno stabilito per potere giocare …

Intervento: nel vocabolario le parole che ci sono, sono parole che servono per giocare per definirle allora sarebbe difficile a questo punto?

Potrebbe pensarla così: il dizionario non definisce le parole, semplicemente indica come usarle, qual è il loro uso all’interno del sistema, infatti sempre Wittgenstein, non a caso, aveva detto che il significato è l’uso, è questo: come uso questa parola? Il dizionario indica qual è l’uso, ogni volta che trova la parola “mare” questo bisillabo ha un certo uso, poi stabilito questo uso, stabilito in modo totalmente arbitrario naturalmente, poi a questo punto può avvenire tutto ciò che ci racconta Freud e cioè che sentendo questo significante “mare” a chiunque può venire in mente qualunque cosa ma il significante “mare” non posso sostituirlo con il significante “muro” a meno che non ci sia un accordo generale perché se no non si parla più, come dire che il 2 e il 3 non possono avere la stessa funzione all’interno del sistema aritmetico, perché se no l’aritmetica non funzionerebbe più, questo non toglie che se io dico 3, questo possa fare venire in mente a Eleonora la santissima trinità per esempio, oppure qualunque altra cosa, però questo tre occorre che all’interno di un sistema abbia una sua definizione, e cioè sia stato stabilito in che modo si usa. Quindi porre le cose in questo modo non è più porre dei termini in modo metafisico, e questo ha dei vantaggi, perché finché si permane all’interno del sistema metafisico non c’è nessuna possibilità di uscita come abbiamo mostrato tante volte, nessuna, assolutamente nessuna, è solo un girare in tondo all’infinito, ma non perché le cose stiano così, le cose non stanno come dice la metafisica, come vorrebbe la metafisica, non stanno affatto così. Tutto ciò che ho detto per esempio la volta scorsa in libreria è “falso” fra virgolette perché le cose non stanno così, ho soltanto descritto il modo in cui le pensa la metafisica, che è il discorso religioso, è il modo di pensare le cose dell’occidente da Parmenide in poi fino a tutt’oggi. Tuttavia, ciò che gli umani hanno fatto si è costruito “grazie” fra virgolette a questo sistema metafisico, tutto ciò che è stato pensato, detto, costruito, inventato, è stato possibile proprio perché il pensiero è fatto in quel modo, cioè metafisico, si domanda qual è l’Essere delle cose quindi cerca di stabilire come sono fatte le cose dentro in un certo modo, adesso detta così in un modo un po’ rozzo, però la chimica è questo: cerca di vedere come sono fatte “dentro” le cose, quali sono le molecole e le relazioni fra le molecole che le compongono, per esempio …

Intervento: nelle teorie il tentativo è sempre quello di ricollegare qualunque cosa, c’è molto lavoro in tutto questo, tutto deve essere ricollegato e messo in relazione con quelli che sono i principi, c’è un idea di partenza e lì deve tornare cioè tutto in qualche modo deve quadrare …

Sì, e in più tutto questo modo di pensare è esattamente il modello del pensare metafisico, cioè quello deterministico, quello che suppone che le cose sono quelle che sono …

Intervento: e se sono quelle che sono è perché c’è un motivo …

Esatto infatti, il primo problema che sorse nel ‘900 a partire da Gödel, e nella fisica da Einstein: si riteneva che le la fisica newtoniana fosse l’unica possibile, perché il tempo e lo spazio sono quello che sono, non era pensabile per esempio che il tempo fosse una variabile, il tempo è quello che è, invece Einstein ha congetturato che il tempo potesse costituire una variabile, cioè potesse mutare, potesse andare in modo differente, e a questo punto ha dovuto inventare una fisica differente, che non avesse più i fondamenti stabili, certi, fissi, sicuri della fisica newtoniana, e ne ha inventata un’altra. Oggi ancor più con la meccanica quantistica: non è possibile stabilire al tempo stesso la posizione e la velocità di una particella, come dire che non si sa dov’è, c’è, ma non si sa dov’è. Tutto ciò crea un problema per il determinismo fisico: le cose sono quelle che sono e stanno lì ferme per cui le posso osservare, no, diceva Heisenberg, se io le osservo già questo osservarle le modifica e quindi dove sono? Come sono? Ma anche questo rimane comunque all’interno di un pensiero metafisico, la fisica rimane metafisica perché comunque si immagina nonostante tutto che le cose debbano stare in un certo modo, la fisica cerca questo: come stanno realmente le cose, come la filosofia, solo che rispetto al pensiero la fisica ha concentrato la sua ricerca sulla natura, cercando di intenderne le leggi e le leggi rendono stabile il fenomeno, il perché avviene così. Qualcosa può anche essere prevedibile e mostrarsi così, ma si mostra così non perché è così ma perché si è deciso che sia così, perché fa parte del gioco, e questo sovverte tutto, cambia completamente lo scenario e la fisica appare a questo punto come un gioco fra gli altri, né più né meno, le sue leggi non stabiliscono come stanno le cose, costruiscono un gioco …

Intervento: costruiscono degli enti, lei diceva alla conferenza, per uscire dalla metafisica basta accorgersi che si sta giocando …

Sta giocando il linguaggio, il linguaggio è la struttura che consente di potere giocare, però la metafisica costituisce qualcosa di più di un sistema filosofico, è l’orizzonte entro il quale ciascuno stabilisce i propri riferimenti, i propri parametri di pensiero quindi le proprie certezze, il proprio orientamento letteralmente, togliere la metafisica significa togliere l’orientamento …

Intervento: …

Il nulla è un concetto al pari di qualunque altro, dicevamo tempo fa che l’esistenza è trovarsi qualcosa all’interno del linguaggio, il nulla è ciò che si immagina che sia fuori dal linguaggio, ma lo si può solo immaginare ovviamente, non si può provare né l’esistenza, né il nulla.