4-10-2005
Cesare, dicevamo
la volta scorsa che senza linguaggio non c’è la vita e quindi non c’è neanche
la morte, dicevamo così, significa che senza
linguaggio sono immortale?
Intervento:…
Al
di là del fatto che io mi possa porre o
non porre questa domanda, sarei immortale?
Intervento: senza linguaggio non sarebbe nulla non potrebbe
essere né mortale né immortale
Se non c’è la
vita non c’è neanche l’immortalità, certo, saprebbe
spiegarci perché senza linguaggio non ci sarebbe vita in poche parole?
Intervento: perché qualcosa abbia un valore deve partire da
premesse…
Anche una pianta
cresce e vive ma non parte da premesse, mai sentito
una pianta che parte da premesse e compie dei passaggi logici, eppure vive…
Intervento:…
È un’osservazione
non è un’attribuzione, vediamo una pianta che nasce, vive e muore ed essendo
provvista di questi tre attributi, nascita, vita e morte, stabiliamo che vive ma è soltanto un appellativo, potremmo chiamarlo in
qualunque altro modo, resta il fatto che passa queste tre fasi: nasce, vive, muore.
Intervento: come la vita dell’uomo nel luogo comune
Nel luogo
comune? Lei conosce qualche altro posto dove questo non si
verifica? Dove un uomo è vissuto senza mai nascere? O
è morto senza essere mai vissuto, conosce questo?
Intervento: la condizione perché si possa stabilire che uno
nasce, occorre che ci sia un qualche cosa che mi
permetta di attribuire queste questioni la nascita in sé…
Prima di
attribuirle io direi di osservarle, dopo di attribuirle, ma se non le osserva
non attribuisce niente…
Intervento: non sono fuori dalla
struttura del linguaggio
Questo bisogna
dimostrarlo…
Intervento: non sono fuori perché per stabilire che qualche
cosa, in questo caso che io osservo la vita posso stabilire che è una nascita
perché...
Lo ha detto
perché lo ha visto, se non l’avesse mai visto non
potrebbe attribuire niente, può attribuire qualcosa perché ha visto qualcosa…
Intervento: per cui se non ci
fosse la struttura linguistica non potrei vedere perché la vista fuori dal
linguaggio non è dimostrabile
Il fatto che io
lo veda e che anche altri lo vedano e possano
confermare ciò che io ho visto non è una prova sufficiente?
Intervento: no
Io vedo questo
posacenere, tutti gli altri presenti lo vedono allo stesso modo, quale altra
prova cerchiamo?
Intervento: per potere vedere questo posacenere è
necessaria questa struttura… sarebbe come dire che il
posacenere esiste indipendentemente da quanto io ne dica
E non è così? Perché l’osservazione
non è un criterio sufficiente? La percezione non è sufficiente? Il percepire le
cose?
Intervento: non è sufficiente perché certo il corpo umano
può reperire moltissime cose però il corpo umano non è
fuori dal linguaggio anzi è uno strumento del linguaggio
Il corpo dunque
è uno strumento del linguaggio, come è giunto a una
conclusione del genere?
Intervento: perché non è dimostrabile che il corpo sia fuori da una struttura si può presupporre…
È il corpo
stesso che dimostra, anzi mostra la percezione, e questo è più che sufficiente…
Intervento: questo è ciò che credono che il corpo sia la
condizione…
E si ingannano?
Intervento: si
Perché?
Intervento: compiono un’operazione che non possono
dimostrare ossia…
Ma è la percezione stessa la dimostrazione…
Intervento: no, perché la percezione se non è all’interno
della struttura del linguaggio che crea quella percezione
Non la crea, ma
la descrive, la analizza…
Intervento: no, la crea
Come fa a
crearla?
Intervento:…
Sì, muove da premesse però stiamo parlando della percezione, la percezione
non muove da premesse, uno percepisce un evento esterno con i sensi non con il
linguaggio, il linguaggio li organizza, non li percepisce…
Intervento: sì però se i sensi non fossero
all’interno di una struttura linguistica in prima istanza non si può sostenere
che i sensi preesistano al linguaggio, cioè che siano fuori dal linguaggio
perché a questo punto dovrei pormi fuori da questa struttura e di lì vedere
come sono le cose, però con quali strumenti? Lo posso sostenere così come è creduto da miliardi di persone
Si
ingannano dunque?
Intervento: certamente
È
un’affermazione impegnativa questa…
Intervento: ci vuole un criterio perché qualsiasi cosa sia
vera o falsa e che il corpo sia fuori dalla struttura
si può solo crederlo e non potrà mai dimostrare la necessità
Sì, però
l’utilizzo del linguaggio come criterio di verifica è una sua decisione al pari
della mia, io ho deciso che invece del linguaggio è la percezione, perché il
suo criterio dovrebbe essere migliore del mio? Beatrice, perché dunque il
criterio che utilizza Cesare, cioè il linguaggio, è
meglio di quello che voglio utilizzare io, cioè la percezione?
Intervento: il linguaggio non deve ricorrere ad altri
criteri per stabilire…
Neanche la
percezione, la percezione è immediata, non è mediata da niente, il corpo recepisce immediatamente in modo appunto non mediato degli
stimoli, quindi non ha bisogno di altro…
Intervento: il corpo riceve degli stimoli esattamente come
un bicchiere
Sì certo, ciò
che ci distingue da un bicchiere è il fatto che noi
possiamo di questi stimoli farne un sistema, cioè organizzarli, il bicchiere
non lo può fare però anche lui riceve degli stimoli, infatti se cade si spacca
così come anch’io se cado da una certa altezza mi spacco…
Intervento: anche il corpo in assenza di linguaggio si
comporterebbe esattamente come quel bicchiere, si spacca
Esatto, e quindi
anche senza linguaggio il corpo si distruggerebbe e quindi si crea e si
distrugge al di fuori dal linguaggio, è questo che
dobbiamo concludere?
Intervento: no… la condizione per cui
esista il bicchiere comunque quello che noi vediamo cadere e spaccarsi
esattamente come il corpo in assenza di linguaggio reagisce a degli stimoli
come un bicchiere… la condizione per cui ci sia un corpo è che ci sia una struttura che fa
funzionare questo corpo…
La struttura
ossea fatta di sangue, di vene e tutti gli…
Intervento: questa è una decisione
No, non è una decisione è una necessità, se
lei viene privata delle ossa si affloscia come uno
straccio bagnato, non è una decisione…
Intervento: nel senso che affermare che il corpo in assenza
di linguaggio esisterebbe è una decisione non provabile
Ma viene provata dai sensi, dalla percezione, è questo il
criterio, e torniamo da dove siamo partiti, questo è il criterio che io utilizzo
come criterio di verità, la percezione, Cesare sosteneva invece che il criterio
di verità fosse il linguaggio e io chiesi a Cesare: “perché il suo criterio
dovrebbe essere meglio del mio?”
Intervento: perché non ha bisogno di andare a cercare fuori
di sé altri criteri che…
La percezione
non ha bisogno di altri criteri, se avverto un dolore
non ho nessun dubbio che questo sia mio anziché di Cesare, non ho più bisogno
di altri criteri…
Intervento: è solo il linguaggio che può dire
che questa cosa è vera oppure falsa
Il linguaggio mi
consente di enunciarla, di stabilirla, di organizzarla in vario modo ma la percezione di per sé non ha bisogno di nulla, se
sente dolore, se sente freddo o caldo lo sente e non ha nessun equivoco, non
c’è nessun ambiguità, è assolutamente certa, non ha nessun bisogno dunque di
nessun altro elemento per potersi percepire…
Intervento: certa… come possiamo stabilire che questa
proposizione, questa affermazione è un’affermazione
certa?
Ho appena detto che io utilizzo la percezione come criterio di verità,
ciò che la percezione mi dice è vero, utilizzo questo criterio…
Intervento: è un criterio non necessario…
Intervento: e io cosa stavo dicendo?
Siamo arrivati
alla questione da cui siamo partiti, perché il mio criterio non è valido né
buono quanto quello di Cesare, cioè il mio criterio
fondato sulla percezione?
Intervento: perché non è necessario
E il linguaggio sì?
Intervento: il linguaggio è necessario perché quello che
afferma la percezione non è provabile è un giudizio estetico
È sicura? Questa
è una petizione di principio, io le sto dicendo che
l’unico criterio di prova attendibile e verificabile da parte di tutti è la
percezione…
Intervento: da parte di tutti, cosa
significa?
Da parte di
ciascun umano che è in condizioni naturalmente di percepire delle variazioni di stato, e questa percezione è ciò che io utilizzo come
criterio di verità, lei dovrebbe dimostrarmi che…
Intervento: il criterio di verità è stabilito dal
linguaggio, è solo il linguaggio che costruisce cosa è vero e cosa è falso
Il linguaggio mi
permette di dargli un nome non di percepire…
Intervento: permette “anche” di dargli
un nome ma soprattutto di stabilire cosa è necessario e cosa non lo è, perché
solo il linguaggio può costruire una proposizione vera, un giudizio
verofunzionale
Ma se io ho freddo, sento freddo anche se non ho il linguaggio e non
lo posso dire a nessuno, non posso dirmelo neanche a me stesso, questo non
significa che non abbia freddo e non cerchi un riparo…
Intervento: se non ci fosse questa struttura linguistica
quali sarebbero gli strumenti che mi fanno percepire il freddo…
La percezione,
il sistema nervoso mi consente di percepire il freddo, il freddo
è dannoso alla mia salute e quindi fa in modo che io cerchi il calore,
esattamente così come una pianta cerca il sole…
Intervento: sono delle regole
No, nessuna
regola, la pianta non ha nessun linguaggio eppure
cerca il sole, si dirige verso il sole naturalmente, eppure è priva di
linguaggio, e almeno su questo siamo d’accordo…
Intervento: ma questo è quello che noi osserviamo, che ci
proviene dall’osservazione…
Esatto,
ed è il criterio principe, l’osservazione che si basa sui sensi e quindi sulla
percezione…
Intervento: glielo sta dicendo, glielo sta proprio dicendo
Sandro dia una
mano a Beatrice…
Intervento: la percezione è un criterio che non è
necessario perché potrebbe in teoria essere sostituito da un qualunque altro
criterio quindi la percezione percepisce l’esistenza di qualcosa, per esempio,
esiste quel portacenere in quanto lo vedo, lo tocco,
lo sento, quindi il criterio della percezione è un criterio che non è
necessario perché anche se in questo momento non lo stiamo utilizzando può
essere sostituito da un qualunque altro criterio, anche se in questo momento
non lo stiamo utilizzando può immaginarsene un altro il linguaggio invece è un
criterio necessario perché è lo strumento, è la condizione per costruire un
qualunque criterio… è quello che noi utilizziamo per costruire il criterio, per
esempio, della percezione che si struttura in un sistema inferenziale io
percepisco qualcosa quindi da questo ne traggo… e questa è un’inferenza che
viene costruita, questa inferenza è consentita dal linguaggio
Ma se noi considerassimo che in assenza di percezione non c’è nessuno
stimolo, di nessun tipo ,ora a questo punto non c’è nulla di cui dire, di cui
parlare, non esiste più niente perché io non sento niente, come se fossi morto,
non c’è nessun stimolo, di cosa parlo? Il linguaggio di cosa parlerebbe? Dove
troverà gli elementi per potere avviarsi, per potere iniziare la sua opera, per
potere esistere, da dove partirà ? Se in assenza totale di percezione, facciamo questa ipotesi per assurdo, se non ci fosse la
possibilità di esperire nulla, assolutamente niente, proprio come questo
posacenere…
Intervento:…
Sì, come se il
corpo fosse totalmente insensibile perché sprovvisto di organi
di senso e quindi non vede, non sente, non ascolta, ci sarebbe il linguaggio?
Intervento: come facciamo a porci una domanda di questo
genere al momento in cui siamo corpo e quindi stiamo
immaginando, così come possiamo immaginare che Cappuccetto Rosso sia dio,
possiamo continuare a fare delle ipotesi all’infinito, al momento in cui siamo
nel linguaggio non possiamo uscirne per nessun motivo e questo immaginare lo
possiamo fare proprio perché c’è il linguaggio, per esempio, possiamo
immaginare continuamente di uscire dal linguaggio…
Può fare ancora
di più e aggiungere che è un’ipotesi, un ipotesi che non
può essere verificata e un’ipotesi che non può essere verificata è niente.
Brava. Ma se questa ipotesi noi stabiliamo che siano
proprio i sensi a verificarla, nessuno ce lo vieta, Sandro diceva che è un
criterio non necessario quello della percezione, però chi stabilisce che non è
necessario? E se io stabilissi che la percezione è un
criterio necessario?
Intervento: e allora lo provi che è un criterio necessario
Perché
in assenza di percezione non c’è niente, neanche il linguaggio…
Intervento: questo è quello che è successo esattamente al
discorso occidentale da quando è stata stabilita
questa premessa che il discorso occidentale ha posto a fondamento del suo
funzionamento e cioè il criterio della percezione, se avesse posto una
qualunque altra premessa il gioco che si sarebbe costruito sarebbe stato
differente
Non è casuale
che sia stata posta la percezione perché è l’unico criterio fondato di cui gli
umani dispongono…
Intervento: Feyerabend diceva che
gli uomini, per cui gli scienziati sono persuasi da una certa direzione di
ricerca si parte da assiomi indimostrabili, la ricerca scientifica parte da
indimostrabili, da percezioni e si avvia un percorso che si sa dove porta,
sappiamo dove ha portato il discorso occidentale perché possiamo verificarlo questo
dove lo ha portato, invece con un qualunque altro tipo di premessa non sappiamo
dove avrebbe potuto portare… non possiamo sapere come non possiamo sapere cosa
potrebbe produrre il nostro assioma
Beatrice, perché
invece il linguaggio è così assolutamente dimostrabile e certificabile, e non
mente? Che cos’ha di così particolare il linguaggio da
essere addirittura superiore alla percezione, al dato sensoriale, di cosa è
fatto il linguaggio? Da dove viene? Chi ce l’ha dato?
Intervento: il linguaggio funziona è una struttura che
funziona e possiamo immaginare che ce l’abbia data
dio, possiamo immaginare qualsiasi cosa e il suo contrario come è stato fatto,
in effetti possiamo soltanto dire che cos’è questo linguaggio mentre funziona
Ce
lo dica…
Intervento: una serie di comandi
Da dove vengono
questi comandi?
Intervento: il linguaggio per funzionare ha bisogno di istruzioni
E chi gliele fornisce queste istruzioni?
Intervento: lo stesso linguaggio se le fornisce queste istruzioni
E come fa?
Intervento: le regole…
È partita male,
non è che il linguaggio fornisce delle regole, il linguaggio è una serie di istruzioni, perché se lei dice che fornisce una serie di
istruzioni…
Intervento: ho detto che “se le
fornisce, queste istruzioni”…
Sono cose
diverse, il linguaggio è una serie di istruzioni, sì,
vada avanti dunque? Che cos’è e come funziona e perché è così
importante…
Intervento: il linguaggio appunto è una serie di
comandi che producono il suo movimento quello che noi chiamiamo discorso,
quello che ci fa vivere tutto sommato e questi comandi sono dati da regole che
il linguaggio stesso…
Quindi queste regole avvengono prima? Ci sono le regole e poi c’è
il linguaggio, è questo che mi sta dicendo?
Intervento: no
Però ha detto questo…
Intervento: il linguaggio è una struttura logica che non
può che funzionare attraverso la retorica per cui per
descrivere il suo funzionamento devo utilizzare gli strumenti per poter dire
come funziona
Dica come
funziona, non ho chiesto in che modo e quali sono gli
strumenti, le ho chiesto soltanto come funziona. Abbiamo detto
che sono delle istruzioni, cosa fanno queste istruzioni? Dicono cosa si fa e
cosa non si fa, giusto?
Intervento: sì
Cosa istruiscono? Delle sequenze di
proposizioni, e istruendole queste sequenze sono combinate in modo tale da
escludere delle possibilità e consentirne delle altre, come fanno tutte le
istruzioni…
Intervento: per cui man mano danno
delle direzioni, vietando certe mosse e favorendone delle altre, danno delle
direzioni…
E che cosa vieta il linguaggio?
Intervento: per esempio vieta che un termine possa essere qualsiasi termine
Certo, questa è
una delle istruzioni fondamentali…
Intervento: quindi il termine che il linguaggio considera
deve essere quello e non un altro
Si, e nega anche
la possibilità di utilizzare quelle nozioni che sono state riscontrate false
all’interno di un certo gioco. Questo fanno le
istruzioni: consentono delle mosse e ne impediscono altre, nient’altro che questo.
E gli umani funzionano così a suo parere?
Intervento: certo, gli umani sono linguaggio
E i sentimenti? Non mi dirà che
procedono come un computer, come sequenze di 0\1…
Intervento: esatto, i sentimenti sono programmati
Come
programmati?
Intervento: sono un programma
Lei va dicendo che l’amore, le passioni…
Intervento: sto proprio dicendo questo, l’amore e la
passione è come un software applicato al linguaggio per cui
le direzioni sono tracciate, mi piace questa cosa, potrà non essere gradita
però…
E queste
istruzioni di cui è fatto il linguaggio, tutto il linguaggio, è una sequenza di istruzioni, queste istruzioni possono venire modificate?
Sono soggettive?
Intervento: no queste istruzioni no, queste sono procedure per cui mancando questo il linguaggio cesserebbe di
funzionare
Se cessa di funzionare che succede? Siamo in preda alle
passioni?
Intervento: se cessa di funzionare
tutto ciò che è, che è stato e che sarà non sarebbe mai esistito
E da dove viene il linguaggio? Possiamo compiere degli studi
filologici…
Intervento: no, da sempre hanno tentato di intendere da
dove viene il linguaggio ma questa è una ricerca
metafisica che non porta da nessuna parte perché tutto ciò che troveremo e
attribuiremo…
Usi il futuro
anteriore, viene meglio: tutto ciò che avremo trovato…
Intervento: tutto ciò che avremo trovato sarà un’opinione
nella migliore delle ipotesi quindi un’affermazione che nel campo teoretico non
può essere provata e quindi non serve a nulla per la costruzione di una teoria…
Perché per lei è sempre così importante la necessità di provare
quello che afferma? Tutto quanto deve essere provato? Anche
un’emozione? Una passione?
Intervento: no, non è vietato provare una passione, un’emozione
So che non è
vietato, ma perché è sempre così importante per lei dovere provare tutto?
Intervento: per mantenere la necessità del gioco quella che
afferma che qualsiasi cosa questa è un elemento linguistico perché tutto quanto
non mantiene la coerenza con questa premessa non ha nessuna dignità in quanto…
Coerenza? Eppure
tutto ciò che fanno gli umani è posta sotto l’egida
della più assoluta, totale e irreversibile incoerenza…
Intervento: sì
Come sì?
Intervento: sì, è proprio così
Sì, appare così
certo, è vero. Perché dunque è così importante la
coerenza? Intanto cos’è la coerenza?
Intervento: la non contraddizione di una proposizione con
la sua premessa
Sì, dunque
perché è così importante, tutti gli umani, dicevamo,
sembrano muoversi nella più assoluta incoerenza, contraddicendo allegramente e
bellamente tutte le premesse da cui muovono…
Intervento: sì a questo porta la contraddizione di tutte le
premesse…
Perché dunque? Aspetti, ce lo dice
Cesare, perché è importante potere provare le cose?
Intervento: è importante per far sì che il proprio discorso
sappia quello che sta dicendo, sappia quello che va facendo
Che gliene importa? Ma Cesare, è
perché è il linguaggio che costringe a farlo, e non può non farlo, perché se sa
che una certa cosa è falsa di lì non va, e perché non lo fa?
Intervento: il linguaggio è ciò che consente di rispondere
a tutte le domande che gli umani si sono posti…
Beh sì, lei
aggiunge un passaggio in più in effetti, perché è possibile rispondere a tutte
le domande? Perché costituisce la struttura fondamentale di qualunque domanda e
quindi di qualunque risposta certo, sì, va benissimo aggiungere questa passaggio certo…
Intervento: perché il pensiero non può barare con se stesso
al momento in cui…
Che è come dire che non può credere vero ciò che sa essere falso,
perché questo sarebbe barare, e non lo può fare…
Intervento: una cosa a proposito dell’origine del
linguaggio io l’avrei posta nei termini… l’origine del linguaggio è comunque qualche cosa che funziona come condizione del
linguaggio e quindi come qualcosa che è fuori dal linguaggio cosa che non è
assolutamente pensabile né dicibile perché fuori dal linguaggio non si può
pensare né si può dire nulla, quindi ciascuna volta rispetto alla questione
della domanda… la questione di trovare quel qualcosa fuori dal linguaggio
comporta che cosa? Che al momento stesso in cui lo penso e lo dico è già nel
linguaggio e quindi è questo che ha comportato tutta una sorta di regressio ad
infinitum, poi un’altra questione io stavo pensando alla questione del sillogismo
perfetto di Aristotele allora si parte da una premessa
che è universale per poter giungere a una conclusione ecc.
Sì, è il sillogismo BARBARA, costituito da tre affermazioni: 1)
tutti gli umani sono mortali, 2) Beatrice è umana, 3) Beatrice è mortale;
Aristotele vuole così…
Intervento: la questione è perché questo sillogismo sia
perfetto occorre che la premessa universale sia vera e quindi l’unico
sillogismo perfetto è quello costruito dal linguaggio quella che parte dalla
premessa unica
Tutti sono
costruiti dal linguaggio…
Intervento: l’unico sillogismo perfetto è quello che
prevede nella premessa l’affermazione che dicevamo noi perché è l’unica
proposizione vera per cui universale, perché in
effetti Aristotele parte da delle premesse che non sono certo universali ma
indimostrabili o già dimostrate più che altro, assunte come dimostrate
Anche nel suo famoso sillogismo pone a premessa universale
un’induzione, e un’induzione non può essere posta a premessa universale…
Intervento: l’affermazione che qualsiasi cosa è un elemento
linguistico è l’unica premessa certa che consente di costruire il sillogismo
perfetto, non esiste nessun sillogismo perfetto che non preveda
come premessa questa…
Certo, l’articoli bene però, può essere utile anche in una conferenza
porre la questione, in effetti lei pone come premessa che qualsiasi cosa è un
elemento linguistico, però non è così immediatamente evidente, cioè questa
premessa che lei utilizza a sua volta necessita di essere dimostrata, dovremmo
trovare qualche cosa che è a base di tutto e che sia molto più semplice di
questa affermazione, quella che dice che qualsiasi cosa è un elemento
linguistico, di modo che costituisca effettivamente la premessa maggiore, ma
sia immediatamente evidente, cioè non abbia bisogno…
Intervento: di essere spiegata
Esattamente, a
quel punto saremmo prossimi al virus, dobbiamo trovarla la premessa maggiore,
semplice immediata, immediatamente evidente e autoevidente. Dobbiamo trovarla,
però devo ammettere che siete diventati bravi.
Intervento: Aristotele, non ricordo più se negli Analitici,
quando fonda la metafisica per cui fonda la cosa in sé
avulsa dalla parola, lo dice proprio ad un certo momento, dice di non
considerare in qualche modo l’affermazione che avviene dice lui nel secondo
passaggio perché ovviamente è un’affermazione dopo di che è linguaggio, per cui
la premessa maggiore di tutto ciò che sostiene la metafisica l’aldilà è
un’ineffabile, in effetti deve essere un’ineffabile perché se no anche la prima
cosa, la prima affermazione è ciò che dà l’avvio alla sequenza linguistica… una parola che
inibisce di poterne pensare un’altra come condizione
Sì certo, questo
deve essere il suo requisito. Bene, questo sarà il progetto per questo inverno
prossimo venturo, trovare questa premessa…
Intervento: il sillogismo perfetto
Qualcosa del
genere…
Intervento: una premessa universale deve essere qualcosa
che porta, deve essere immediatamente autoevidente ma che deve portare a considerare il fatto che qualsiasi cosa è un elemento
linguistico
Perché dobbiamo spiegarlo? È perché non partiamo da questa
premessa…
Intervento: qualsiasi cosa è un
elemento linguistico era importante per creare la contraddizione
Lo spieghiamo attraverso il criterio che utilizziamo, quindi deve essere qualcosa che ha a che fare col fatto che per pensare occorre il linguaggio, che è l’unico criterio. Però in effetti è ancora da pensare.