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4-9-2003

 

L’assenza di linguaggio

 

Intervento: come distinguere fra linguaggio e discorso

Avevamo introdotta questa “distinzione”, tra virgolette, con l’unico scopo di intendere il linguaggio in atto, e abbiamo anche detto che il linguaggio non può non essere in atto per cui non può, in ogni caso, esserci discorso senza linguaggio e viceversa, il discorso è il linguaggio che funziona, nient’altro che questo. Per funzionare abbiamo anche aggiunto che deve potere distinguersi da qualunque altra cosa, così come un elemento linguistico deve potere essere distinguibile da qualunque altro, allo stesso modo il linguaggio quando funziona, e sappiamo che non può non funzionare, occorre che possa distinguersi, che possa distinguere delle affermazioni che appartengono, che sono localizzate in un certo modo da altre. Questa localizzazione l’abbiamo individuata come discorso, ma è chiaro che è una distinzione assolutamente arbitraria, didascalica, e questo discorso diciamo che è autoreferente così come lo è il linguaggio chiaramente, non può essere altrimenti. Parlando dell’autoreferenzialità del discorso dicevamo che tutto ciò che questo discorso, questo dire, afferma di sé, lo ritiene automaticamente vero, e in effetti affermare che io sento qualche cosa è la stessa cosa che dire che il linguaggio sta affermando qualche cosa di sé, visto che questo io che sento qualcosa, sono un effetto del linguaggio. E quindi tutto ciò che afferma di sé, dicevamo, lo ritiene automaticamente vero, perché? Affermando qualcosa di sé non fa che affermare l’esistenza di una affermazione, di una proposizione, di un elemento linguistico e quindi non lo può negare, non può negarlo perché se lo negasse allora il linguaggio si troverebbe di fronte a un impiccio non indifferente, e cioè potrebbe dire che qualcosa è un elemento linguistico ma anche che non è un elemento linguistico, e se non è un elemento linguistico è fuori dal linguaggio e questo non lo può fare perché non ha gli strumenti per farlo, e pertanto qualunque cosa il discorso affermi di sé è automaticamente vero ed è per questo, dicevamo, che un dolore, un acciacco, un’emozione, una qualunque cosa e cioè tutto ciò che il discorso afferma di sé non è negabile in nessun modo, è come se il discorso negasse che un elemento linguistico sia tale, non lo può fare, per questo non posso negare che ho mal di denti, negando questo io cesso di esistere. Teoricamente, e qui sta una questione piuttosto spinosa, non per noi ma per chi ci ascolta in generale, qualunque obiezione ci venga fatta, non si accorge, e non può farlo, che non può uscire dal linguaggio, ma più ancora noi abbiamo la possibilità di pensare che cosa sarebbe, certo è una ipotesi irrealizzabile, ma cosa sarebbe in assenza di linguaggio e cioè la cessazione di qualunque cosa la conseguenza. Per il luogo comune questo non è pensabile, cioè non può pensare cosa sarebbe senza linguaggio, per il luogo comune è tutto linguaggio, in un certo senso, è come se non potesse pensare l’assenza di linguaggio, non lo può pensare, è come dire ancora che tutte le obiezioni, quella diventata famosa quella della botta in testa: io sento la botta in testa, è ovvio che può dire una cosa del genere perché esiste il linguaggio ma questa persona non può pensare l’assenza di linguaggio, è come se…

Intervento: l’assenza di linguaggio sarebbe l’assenza della botta in testa e allora solo in quel modo può pensare

È come se non potesse pensare né l’assenza di linguaggio né, di conseguenza, la presenza di linguaggio. Vive di linguaggio ma nel senso che lo subisce, non lo agisce…

Intervento: come dire che il linguaggio non è pensabile

Qualcosa del genere, non nella sua struttura, è pensabile come verbalizzazione, nella struttura non è pensabile e questo è un problema, uno dei problemi più grossi perché continuerà, questo signore, a obiettarci delle cose dando per scontato, in fondo, che esiste il linguaggio, non può né pensare che esiste né pensare che non esiste, si trova calato in questa cosa, la subisce, per lui è naturale, forse la cosa più inverosimile che siamo riusciti a fare è pensare la possibilità dell’assenza del linguaggio e considerare queste condizioni: qualunque cosa cesserebbe di esistere, anzi non sarebbe mai esistita e non esisterà mai. Ché se io posso pensare l’assenza di linguaggio allora posso rendermi conto delle conseguenze e quindi della portata del linguaggio, se io non lo posso pensare, se non posso pensare è un problema…

Intervento: non posso pensare l’assenza di linguaggio senza pensare che l’ho costruito

Posso costruire delle proposizioni, e in base al funzionamento del linguaggio valutare e considerare alcune cose certo, così come affermare che qualsiasi cosa è un elemento linguistico, e in un certo senso è un po’ la stessa cosa, ma pensare l’assenza del linguaggio è tenere conto di che cosa sta facendo in questo istante il linguaggio e immaginare di potere cancellare questo sistema operativo, è ovvio che non lo potrò fare mai, però posso costruire, cioè il linguaggio mi consente anche di fare questo, tant’è che io posso dire che se non ci fosse il linguaggio allora non ci sarebbe nulla. Per gli infiniti motivi che abbiamo detto infinite volte ma in fondo è questo, è stato questo uno degli strumenti che abbiamo utilizzato, cioè questo pensare l’assenza di linguaggio che ci ha fatti rendere conto della portata del linguaggio, senza linguaggio non posso pensare e quindi non esiste niente perché non c’è il sistema inferenziale, non c’è la possibilità di distinguere nulla, non c’è nessuna differenza e quindi non c’è niente. Certo è una deduzione, in effetti non ho mai provato questa sensazione, ma so che in assenza di linguaggio, di questo sistema operativo, tutto ciò che gli umani sono, sono stati e saranno, non sarebbe mai esistito, perché in assenza del sistema inferenziale non posso concludere niente e quindi non posso sapere niente. Ora le persone che abbiamo di fronte in linea di massima non possono né sanno pensare l’assenza del linguaggio, per loro è impensabile, è tutto naturale, è tutto reale…

Intervento: sembrerebbe che la sensazione non è descritta da un linguaggio che è esterno alla sensazione stessa ma intrinseca a un linguaggio suo… il mal di denti ha tutta una sua figura di esporre… sembrerebbe quasi che il mal di denti ponga in atto una certa cosa, sembrerebbe quasi un qualche cosa di fisico

Sì, la fisiologia certo ha dato delle informazioni circa un sommario funzionamento della macchina, e qui il mal di denti non è altro che una serie di terminazioni nervose che vengono illustrate in un certo modo e che producono effetti al sistema nervoso centrale e quindi a quello periferico, ma invece dove ci sono sensazioni differenti come la paura, o la sensazione di solitudine, ecco che lì nessuno sa assolutamente nulla, siccome non è possibile spiegare una cosa del genere non la si spiega e bell’è fatto, la si da così, come naturale…

Intervento: sì però ci sono delle figure della paura ovviamente… come il mal di denti tutto sommato anche se non è fisiologico…

E la solitudine?

Intervento: idem perché è una delle figure che mi fanno dire che è una solitudine

Intervento: sono termini proposizioni

Intervento: sì però alla base sembra quasi ci sia qualcosa di figurativo, di esistente… la figura anche in questo caso che dice queste cose

Nel luogo comune non funziona così, cioè non è questa l’idea, bisogna tener conto che il luogo comune non sa spiegare in linea di massima niente, muove solo per affermazioni, delle quali affermazioni non sa assolutamente niente e non può sapere nulla, tutto avviene così, questo “senza spiegazione” si chiama natura, avviene per natura e bell’è fatto. Che cos’è una spiegazione? Una serie di proposizioni che rendono conto delle condizioni del verificarsi di quell’evento, senza le quali condizioni quell’evento non potrebbe verificarsi, ma per tornare alla questione di prima, questa è una questione importante, anche se dovremmo chiarirla molto meglio, perché se io non so pensare l’assenza di linguaggio, non riuscirò mai a rendermi conto che io sono linguaggio, ho idea che non lo potrò fare, l’esistenza di tutto ciò che consente a ciascuno di esistere non essendo pensabile si impone, esattamente così come si impone un proverbio, è la stessa struttura in fondo, manca la premessa maggiore, quella che sostiene tutto. E quindi continuerà a obiettarci all’infinito perché non capirà, come accade d’altra parte. Retoricamente potrebbe essere un modo questo: costruire l’assenza di linguaggio, è un modo, non ho detto che sia l’unico, né il più efficace però ho idea che senza questo pensiero sia inaccessibile perché è dato comunque ma non c’è nessuna possibilità di pensarlo, retoricamente è forse il modo di potere riuscire a pensarlo e immaginarlo assente, come in fondo molte altre cose funzionano così, nessuno si occupa della sua mano finché la sua mano funziona, quando non funziona più comincia a pensarci. Provate a immaginare questa scena del tizio della botta in testa, proviamo a dirgli per gioco che non c’è linguaggio e quindi non può comunicarcelo, non può neanche dirselo, per sentirlo occorre che abbia un corpo, che sente, che sente delle cose, perché abbia un corpo occorre che lo sappia se non lo sapesse non potrebbe attribuirlo al suo corpo, non potendo attribuire questo al suo corpo non sente. A questo punto affermare che comunque il corpo sentirebbe qualcosa, certo è un atto di fede, così come pensare che un bicchiere che si infrange soffre, però ci mancano dei passaggi ancora rispetto al corpo perché ancora dobbiamo lavorarci, il fatto che il corpo sia una produzione del linguaggio, sì abbiamo detto varie cose però sono ancora molto complesse, l’elemento che ci manca è fare intendere in modo semplice e rapido che il suo corpo sente qualcosa a condizione che lui sappia di sapere che ha un corpo, questo è ancora da risolvere, risolvere in modo retorico cioè più semplice, più chiaro, fluido. È chiaro che le obiezioni più immediate: “ma io lo sentirei lo stesso se non sapessi che è il mio corpo”, e potrebbe anche aggiungere: “se do un calcio a un cane questo cane si lamenta e scappa, cioè reagisce a uno stimolo”, potremo addirittura retoricamente accogliere questa posizione, il fatto che reagisca a uno stimolo, potrebbe tornare a nostro vantaggio: il corpo reagisce a degli stimoli, la cosa più difficile è trasformare qualcosa in semplice. Come fare tornare a nostro vantaggio una cosa del genere, cioè l’affermazione che dice che il corpo avverte degli stimoli di qualunque genere? E qui non ci servono tutte le argomentazioni circa il fatto che l’io è un elemento che consente di distinguere, che verrebbe presa come una petizione di principio. Bisogna trovare un’altra via per risolvere questo quesito, il corpo avverte degli stimoli…

Intervento: la fame

Sì, qualunque sia, certo, questa è un’obiezione che verrebbe fatta immediatamente: un animale che ha fame cerca il cibo indipendentemente dal fatto che sia o non sia nel linguaggio. Qualcuno ha qualche idea su come potere utilizzare le cose che abbiamo dette in modo più semplice…

Intervento: senza il pensiero, senza il suo discorso cioè la capacità di trarre certe conclusioni non esisterebbe il piacere… se l’uomo non potesse concludere, non potesse pensare e non essendo lui la “misura di tutte le cose” cioè se non fosse il suo discorso non potrebbe neanche tra un momento e l’altro della sua vita ricordare ciò che ha appena considerato piacere, solo deducendo una struttura è possibile essere misura di tutte le cose

Lei pensa che nessuno avrebbe nulla da obiettare? Intanto non stavamo parlando di piacere ma delle reazioni del corpo, reazioni a stimoli, lei provi ad avvicinare una fiamma al muso di un cane, il cane cosa fa?

Intervento: il cane si sposta, questo io lo so e non posso non saperlo. Però dicevamo anche che se io non potessi considerare questa questione cioè se non ci fosse il linguaggio io non potrei vedere il muso del cane che si allontana dalla fonte di calore

Intervento: cosa difficile da considerare

Sì perché direbbe immediatamente “il cane si sposta lo stesso” e il cane non è nel linguaggio…

Intervento: sì però se si potesse considerare che senza conclusione il cane che si sposta non ci sarebbe, è questo ciò cui io volevo giungere…

Rispetto al piacere sì, è ancora possibile, ma rispetto alle reazioni che ha un corpo è più complicato…

Intervento: è chiaro che si è più disposti a considerare la questione psichica come quella del piacere e quindi a considerare che si può trarre questo giudizio e che quindi c’è una struttura che può permettere anche queste operazioni, per il corpo la cosa solleva maggiori resistenze, maggiori contrasti al momento in cui si pone però se vogliamo è la stessa questione, se io non potessi trarre, utilizzare meglio in questo caso il linguaggio, perché lo so che la fiamma brucia, quindi fa male a me e fa male al cane

Sì, conosco questa argomentazione, però stiamo cercando una formulazione retorica molto più semplice e più rapida, meno astratta, certo che possiamo dimostrare qualunque cosa teoricamente, ma non retoricamente, la spiegazione retorica è un’ipotiposi, è immediatamente evidente. Mentre queste argomentazioni logiche che noi abbiamo, anche se molto potenti non sono evidenti, meno che mai autoevidenti, se lo fossero dovremmo affittare uno stadio ogni volta che diciamo qualcosa. Ciò che dobbiamo mostrare come autoevidente è proprio questo passo che dice che il fatto che il mio corpo senta qualche cosa, per esempio una scottatura, segue inevitabilmente all’esistenza del linguaggio che ne è la condizione. Cioè qualche cosa per cui chiunque ascolti non possa che dire “e già!” cosa che non si verifica. Tutto questo non è semplice, e non è semplice per il motivo che vi dicevo, e cioè che gli umani non possono pensare il linguaggio né la sua assenza, per cui lo subiscono, ne sono mossi senza saperne nulla…

Intervento: avevo tentato questa strada

E quali conclusioni ha raggiunte?

Intervento: la strada era quella di soffermarmi su un termine una proposizione e dimostrare che se non fosse utilizzabile cioè non fosse mai stata costruita dal linguaggio io non poteri vedere ciò che affermo di vedere è chiaro che è ciò che io cerco di pensare per raggiungere il mio obiettivo, se io mi taglio questa strada non posso considerare questa questione, anche la pensabilità dell’assenza di linguaggio la posso pensare attraverso quegli strumenti che sono a mia disposizione compresa la presenza e l’assenza, non riesco a trovare l’ipotiposi

No, lei per esempio può non conoscere il significato della parola mercurio, ma se lo beve muore lo stesso, e anche può non conoscere il significato della parola fuoco, ma se tiene la mano su un oggetto che ha la temperatura di 300 gradi quando la toglie si accorgerà che la mano è in fiamme, il che servirebbe al suo interlocutore per dire che quindi io apprendo l’esistenza del fuoco per esperienza e non il contrario, non parte dal significante fuoco per sapere, in alcuni casi sì, certo la tecnica funziona così, ma nell’esperienza percettiva no…

Intervento:…

Di molte altre cose magari non sa, ma nonostante questo quando le prova ne avverte gli effetti, pur non sapendo… c’era Sandro che forse voleva aggiungere qualcosa?

Intervento: un modo differente di approcciare la questione quando lei parla del cane che viene bruciato dalla fiamma ecc. quello che mi veniva in mente è che cosa stai facendo dicendo questo? dice “io vedo” e in quanto vedo sono vere…cosa sto facendo? Sto costruendo una scena… sta descrivendo immagina di descrivere

Se continuassi a fare l’avvocato del diavolo direi che quello che sta dicendo lei adesso è una petizione di principio, perché se io ammetto che è una scena allora certo, ma io non ammetto affatto che sia la costruzione di una scena, ma nient’altro che l’osservazione di un dato di fatto…

Intervento: sì perché il referente ha questa funzione costruire la scena, descrivere la scena

È diverso costruire una scena dal descriverla: io so descrivere questo accendino ma non so costruirlo…

Intervento: questo può porre l’accento non tanto sulla descrizione ma sulla costruzione della scena… voglio dire che se si avvicina la fiamma al naso del cane è ovvio che il cane possa non essere tanto d’accordo

Dicendo che è ovvio già è implicito il fatto naturale…

Intervento: sì, sto parlando nei termini del luogo comune… ma la questione è ciò che sto facendo in quel momento mentre lo sto dicendo cioè lo sto descrivendo, sto costruendo una scena la sto materializzando lì

Sì lo so, ma non è così efficace, se io dicessi: “su questo tavolo c’è questo pacchetto di sigarette, bianco e oro”, tutti quanti lo vedete, chiunque lo vedrebbe, quello che ho fatto è una descrizione o una costruzione? Ho costruito io questa scena o la ho solo descritta? Perché questo pacchetto…

Intervento: l’ha descritta e anche costruita tant’è che il pacchetto io posso anche non notarlo…

Ma al momento in cui io lo faccio notare lei la vede, certo che può anche non notarlo, ma se io glielo faccio notare allora lei lo vede, necessariamente, sta qui l’obiezione naturalistica per così dire, e non può non vederlo, poi può chiamarlo come vuole ma lo vede…

Intervento: è una bella distinzione fra io ho mal di denti e questo lo vedo

Esattamente, così come vede un palo davanti a sé mentre cammina, è chiaro che può essere distratto ma se lo vede da quel momento esiste…

Intervento: sembra peggio del mal di denti

Sì.

Intervento: io so che il mio mal di denti non è assolutamente dimostrabile ma il palo lo vedo io e può vederlo un altro

È questo che dobbiamo fare, rendere conto del fatto che, il corpo senta qualcosa, ha come condizione l’esistenza del linguaggio, tenendo conto di ciò che abbiamo detto recentemente cioè del fatto della costruzione dell’io, ma è una spiegazione che è servita a noi, in ambito logico certo, il linguaggio ha bisogno di distinguere gli elementi e pertanto per funzionare deve distinguere le sue affermazioni da quelle che non sono sue, anche se ancora dobbiamo sapere come fa a sapere che sono sue.

Intervento: il pacchetto di sigarette se lei glielo mostra… però il vedere di questa persona, il vedere è perché lui sa già certi giochi lui ha già tanti giochi linguistici alle spalle per vedere quel pacchetto di sigarette, la vista… lui ha imparato a vedere ha imparato a distinguere un colore da un altro.

È un’altra petizione di principio, io non ho mai imparato a vedere, ad un certo punto l’occhio fisiologicamente è stato in condizioni di percepire variazioni di colori, di profondità ecc. il fatto che lui non sappia che è un pacchetto di sigarette non significa niente, io potrei mettere sul tavolo un microchip e Beatrice non sapere che cos’è, ma non per questo non lo vede, anzi lo vede e dice che cos’è questo? Oppure potrebbe guardare incuriosita dell’esplosivo C4 innescato e chiedersi divertita: “cos’è questo?”

Intervento:…

È come se logicamente sapessimo come funziona ma retoricamente non sapessimo dirlo. Eppure siamo partiti da lì, la famosa questione della botta in testa, e che se non ci fosse il linguaggio non potrebbe comunicarcelo, non potrebbe neppure dirsela e fin lì siamo arrivati, ma rimane il fatto che non posso comunicarlo, non posso dirmela, e noi sappiamo logicamente ridurre a nulla questa obiezione, ma non retoricamente…

Intervento: dobbiamo spiegarlo a uno al quale non gliene importa niente del linguaggio, o meglio non possiamo spiegarlo a uno che non ha fatto tutto questo percorso

Potremmo imporlo come dogma, è il sistema più rapido… dovete pensare a questo: senza linguaggio non può comunicarlo, non può dirselo e noi dobbiamo trovare: non può nemmeno sentirlo, è questo che ci manca.