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4-8-2010

 

L’esempio che vi ho fatto la volta scorsa era soltanto un modo per illustrare il funzionamento delle istruzioni, nient’altro, della macchinetta non ce ne importa niente in quanto tale ovviamente, ma giusto per illustrare come le istruzioni procedano, costruiscano, istruiscano in quanto istruzioni. C’è un aspetto importante oltre a quelli già menzionati, il fatto che quando si da un’istruzione questa impone l’esistenza di qualche cosa. Mi spiego meglio, nel momento in cui qualche cosa si istituisce, in base a delle istruzioni ovviamente, è come se lì si attestasse l’esistenza, da quel momento qualcosa esiste. Lo abbiamo accennato la volta scorsa però la riprendiamo perché è la condizione: in quel momento si attesta l’esistenza, qualcosa si istituisce, qualcosa che prima non c’era, quella che comunemente si chiama realtà. Prima di questa attestazione, cioè prima che le istruzioni incomincino a costruire qualcosa non c’è nulla che possa rilevarla, possa considerarla, noi sappiamo anche che se non c’è qualcuno per cui qualcosa sia quello che è, affermare che questo qualcosa è quello che è, non significa niente, come dire in altri termini che ciò che si istituisce nel momento in cui le istruzioni incominciano a istruire, a costruire, solo a quel punto quell’elemento, quel quid che si istituisce costituisce una sorta di modello, è il primo, potremmo dirla così, il prototipo di fantasia. Fantasia vale a dire un’affermazione, un’asserzione che si fonda su qualche cosa che ritiene fuori dal linguaggio e sappiamo anche che non potrebbe essere altrimenti. Nel momento in cui il linguaggio si avvia non può esserci nessuna considerazione intorno alla struttura del linguaggio ovviamente, perché non c’è niente, c’è solo quella cosa che sto chiamando attestazione, uno stabilire qualcosa, anche perché i termini a disposizione difficilmente rendono effettivamente conto di ciò che ancora non c’è ma è lì che si sta costruendo …

Intervento: se io dicessi bianco, bianco di per sé non significa niente … posso dire bianco però per essere comparato con un’altra istruzione …

Sì, deve essere inserito all’interno di un gioco certo …

Intervento: cioè è un’istruzione, un input e finisce lì …

“Bianco” non è un’istruzione …

Intervento: istruzione è qualcosa che mi permette di dire qualcosa …

Mi permette di costruire una sequenza ma di per sé non è né bianco né nero, l’istruzione è un comando, dicevamo la volta scorsa per la macchina che dice per esempio “questo è questo” poi A è A, A può essere qualunque cosa …

Intervento: sì ho inteso però potrebbe essere anche bianco, però perché questo bianco significhi qualcosa bisogna inserirlo in un certo gioco perché acquisisca senso …

Sì, però le istruzioni di cui parlo sono qualcosa ancora al di qua, perché il bianco sì è qualcosa ma occorre che le istruzioni abbiano dato un comando per cui qualcosa è qualcosa, poi che sia bianco, nero o giallo questo è totalmente indifferente, questo seguirà dopo, quando si costruiscono delle stringhe e allora si incomincia a differire tra una cosa e l’altra, ma nelle istruzioni non c’è nessun differire, sono comandi quindi non differiscono da niente. Dicevo della fantasia, perché questo è un altro discorso che può avere molti sbocchi, su ciò che interviene con la fantasia e cioè come dicevo su una sequenza che si ritiene fuori dal linguaggio, è chiaro che ritenendosi fuori dal linguaggio, anche perché come stavo dicendo prima nel momento in cui si attesta una cosa del genere, si stabilisce una cosa del genere non c’è nessuna possibilità né di sapere che è fuori dal linguaggio, né che è nel linguaggio, semplicemente è qualche cosa che si pone anzi, si impone, e costituisce il modello di qualunque fantasia e ciascuna fantasia funziona esattamente così, cioè non considera, si ritiene autoevidente, si considera fuori dal linguaggio perché se fosse nel linguaggio allora così come avviene anzi può avvenire dopo, molto dopo, si riconduce questa sequenza a una sequenza di proposizioni, di elementi linguistici ai quali io do un significato o meglio un senso, e di questo senso sono responsabile perché le sequenze di per sé o le cose che vedo, che incontro, non sono niente finché non do un senso, naturalmente quello che ritengo più opportuno e cioè quello che altri giochi precedenti hanno stabilito. Una fantasia si costruisce sempre a partire da qualcosa che si è stabilito e naturalmente una volta stabilito è come se fosse vero di per sé, e abbiamo anche detto che accade che sia sempre qualcuno a stabilirlo, la mamma o chi per lei che illustra, che stabilisce qualche cosa e da qui l’attesa che qualcun altro sempre ricompia questa operazione, cioè sia quasi posto come il garante di ciò che afferma colui o colei che ha il potere sulla parola e quindi dell’esistenza di tutto, da qui tutte le fantasie su dio, la natura, su quello che volete cioè su qualche cosa che garantisca, ma questo ha ancora un altro corollario e cioè che negli umani uno dei motivi per cui è così praticata questa forma di pensiero che ritiene qualunque cosa fuori dal linguaggio procede molto probabilmente, ci rifletteremo ancora però inizialmente possiamo dire così, dal fatto che appare come una sorta di economia linguistica, forse più propriamente di economia retorica: se una qualunque affermazione appare garantita da uno stato di fatto, adesso usiamo termini così, un po’ rozzi, mi esonera dal fatto di considerarla come qualcosa che ho prodotto io e quindi dal dovere come abbiamo sempre detto assumersi la responsabilità, e poi considerare se è effettivamente così oppure se pare a me così, mentre lo stabilire un qualche cosa che è di per sé esonera dal compiere tutte queste operazioni, la cosa è evidente e non ha bisogno di nessuna conferma perché è così, cioè riproduce esattamente la modalità con cui si è instaurata tutto sommato, e vale a dire qualcuno che dice “è così”, ora che sia qualcuno o sia la realtà, visto che ciascuno è addestrato a considerare la realtà come la fonte di ogni certezza, che sia dunque qualcuno o la realtà può essere indifferente, l’importante è che sia così, a questo punto non c’è bisogno di altro, le cose procedono e cioè si stabilisce un qualche cosa che nel discorso come abbiamo detto mille volte viene considerata vera e quindi si può procedere, è così che funziona da sempre. Tutto questo per intendere forse un po’ meglio il funzionamento della fantasia e l’instaurarsi anche di una fantasia, e cioè di quella affermazione che non ha bisogno di verifica perché ha una garanzia che è fuori dal linguaggio, viene dalle cose e le cose sono vere per definizione …

Intervento: lo diceva anche Perelman per ciò che è evidente non c’è argomentazione …

Certamente, e ciò che è evidente è ciò che ciascuno pensa o crede, è evidente per il solo fatto che lo pensi, ma la potenza della fantasia sorge dal fatto che qualcuno ha dato questo avvio, ha mostrato all’origine che questo è questo. Verrebbe da domandarsi se in assenza di qualcuno che compia questa operazione possa esistere la fantasia, questo è difficile a dirsi, e per il momento non ci interessa neanche così tanto visto che a noi interessa soprattutto come funziona così come ci troviamo ad averci a che fare, non come potrebbe eventualmente o come sarebbe stato se … si rischia di andare a impegolarsi in ipotesi che non hanno nessuna possibilità di essere verificate, così come chiedersi da dove viene il linguaggio, si possono solo formulare delle ipotesi molti le hanno formulate, alcuni anche abbastanza ben congeniate, però che possibilità hanno di essere verificate? Nessuna e quindi direi che siamo sollevati dal compito di andare in quella direzione perché è già sufficiente e interessante indagare il funzionamento di una fantasia e cosa la supporta, come si costruisce. Stavo dicendo che questo primo comando “questo è questo” è ciò che istituisce, stabilisce la prima fantasia perché in questo primo comando che viene fornito da qualcuno non c’è anche l’istruzione che questa è un’istruzione e nient’altro che un’istruzione, anche perché non ci sono, per una serie di circostanze, le condizioni per recepire una cosa del genere, per questo parlavo di maledizione tempo fa perché non c’è uscita da una situazione del genere, non è possibile, c’è solo dopo, dopo è possibile informare il discorso delle istruzioni che lo costruiscono ma mentre si costruisce non lo può fare, con che cosa? Così come stanno le cose appare che la fantasia in effetti sia inevitabile, sia inevitabile che una persona si trovi presa in questa sorta di chiamiamolo “inganno” tra virgolette perché non è propriamente un inganno, non è che qualcuno voglia ingannare, accade …

Intervento: mi chiedevo se è possibile acquisire il linguaggio in assenza di una persona che introduca questa istruzione? Si avvierebbe comunque il linguaggio in assenza di una persona che …? Sembrerebbe di no …

Appare che non ci sia modo, che non ci sia un altro modo per gli umani e cioè che qualcuno avvii la procedura. Per il momento possiamo considerare che avviene così, per altre possibilità non saprei, potrebbero anche essere considerate ma per il momento direi che sarebbe già interessante intendere come funziona questo, però che non ci sia qualcuno è possibile certo, comporterebbe sicuramente un maggior dispendio di tempo e di energia in quanto tutte le acquisizioni compiute in questi millenni, le acquisizioni compiute in questo lasso di tempo ovviamente dovrebbero essere ricostruite a una a una, cosa il che comporterebbe sicuramente un dispendio …

Intervento: nel corso che sto facendo che parla di bambini che nascono sordi il fatto di non essere inseriti in un contesto in cui acquisire questa prima istruzione produce un ritardo mentale …

Certo riceve meno informazioni, ma forse è possibile trovare altre forme, altre vie, per immettere qualche informazione, certo la rapidità con cui può acquisire informazioni è infinitamente rallentata, così come può essere per un cieco anche, che ha molte meno esperienze. Noi siamo abituati, proprio perché per gli umani, a orientarsi attraverso i sensi e quindi per questo a noi appare assolutamente normale, per cui una persona che possiede i sensi limitati è ovvio che apprenderà con una rapidità molto inferiore e magari alcune cose non le può apprendere per esempio, è possibilissimo, così come una macchina che rimane ferma lì dov’è oppure un’altra che invece ha la possibilità di andare in giro ad acquisire miliardi di informazioni al secondo, è diverso. Chi nasce sordo ovviamente è fortemente penalizzato, così come uno che nasce senza braccia e senza gambe, anche lui troverà difficoltà a andare avanti. Certamente il fatto di non ascoltare lo mette nelle condizioni di non ricevere la quantità, quella che noi riteniamo “normale” di informazioni, che invece potrebbe ricevere se tutto funzionasse regolarmente, è ovvio che se noi invece di avere cinque sensi ne avessimo solo due …

Intervento: …

Generalmente sì, poi può anche essere un codice scritto, un qualunque aggeggio, la parola è quello più rapido ma si potrebbe anche utilizzare un altro sistema, più lento, molto più lungo e soprattutto non si capisce l’utilità, anziché parlare, fare dei segni, dei simboli visivi. Alcuni sostengono che la lingua sia nata così utilizzando delle figure, per esempio la A sarebbe la testa di un toro rovesciata, è possibile, non lo so, ma è possibile stabilire un sistema di segni molto semplice che incomincia a costruire una sequenza, d’altra parte le macchine si addestrano così, con dei segni molto semplici che vengono ripetuti, vengono immagazzinati. L’altra volta facevo l’esempio di comandi molto semplici, nella macchina non sono verbali, sono scritti, anzi nel primo c’è solo corrente che passa e corrente che non passa, più manuale di così. La parola è il sistema più rapido in molti casi di comunicazione, di apprendimento, ma non è l’unico …

Intervento: per gli animali funziona così però …

Lì manca la possibilità di riflettere su ciò che si sta facendo e di modificarlo, per questo dicevo che è possibile costruire macchine che pensino come gli umani, basta immettergli questa istruzione, e cioè la possibilità di sapere quello che stanno facendo e perché lo stanno facendo, quindi modificare quello che stanno facendo, se non lo fanno eseguono solo degli ordini. Le istruzioni di cui abbiamo parlato la volta scorsa e le volte precedenti, sono la condizione per incominciare a pensare ma perché questo si dia occorre che incomincino a costruirsi delle stringhe sempre più complesse, sempre più sofisticate, sempre più elaborate. Certo ciò che caratterizza gli umani da qualunque altra specie è la possibilità di riflettere su quello che stanno facendo e modificarlo, sapere perché lo fanno, però questo in realtà è soltanto l’implementazione di istruzioni, la possibilità di inserire all’interno del sistema un sistema ricorsivo, che torna cioè al punto di partenza, torna al punto di partenza e verifica se il punto a cui si è arrivati è coerente con il punto di partenza. Negli animali c’è un sistema molto differente che è molto più lento, non c’è questo sistema ricorsivo, c’è soltanto un sistema esperienziale, l’esperienza, si prova un tot numero di volte finché si immagazzinano certe informazioni. Mentre il sistema ricorsivo consente un aggiustamento immediato, istantaneo. Gli umani hanno la possibilità di sapere quello che stanno facendo e perché lo stanno facendo, ed è anche questo che permette, come dicevo prima, una rapidità di pensiero che non esiste in altre forme di vita: pensare se stessi che si pensa, per esempio, questa operazione è consentita da alcune istruzioni, come accade che per esempio nel linguaggio sia possibile pensare che si sta pensando? Che non è altro che un altro gioco linguistico al pari di qualunque altro. Dicevamo che il sistema è avviato da un’istruzione e questa istruzione contiene la possibilità anche di considerare se stessa e questo lo consideravamo parlando della identificazione, della identificabilità: un elemento viene identificato nel momento stesso in cui viene posto perché viene posto come identificato, è un’istruzione questa non è, come dicevo l’altra volta, un procedimento, un processo, un percorso che giunge all’identità, ma è un’istruzione e quindi avendo questa possibilità di stabilire l’identità a quel punto le cose sono molto semplici perché costruisce, come la macchina, costruisce delle sequenze che consentono di stabilire se una certa cosa è funzionale, è identica, è riconosciuta dal programma che sta utilizzando, se non lo è allora si comporterà in un certo modo, per esempio, affermando che una certa sequenza è falsa, se no afferma che è vera, e in base a questa una serie infinita di giochi linguistici che gli umani sono capaci di costruire …

Intervento: riconducibili tutti a delle tautologie?

Sì, è questo che fa funzionare il sistema, ogni volta occorre giungere a una conclusione che abbia la possibilità di verificarsi, verificarsi naturalmente a partire dalle regole, se parliamo di discorso, dalle regole del gioco che sta facendo quel discorso, però deve sempre e comunque giungere a un’affermazione, a dire “è così” se no non può andare avanti …

Intervento: allora è quella la costruzione?

Esattamente …

Intervento: ma la decisione quindi si gioca tutta sul piano retorico … nell’ambito degli umani c’è la decisione che vuole andare in quella direzione … non rientra sulle istruzioni del linguaggio ma rientra sul piano retorico …

No, le istruzioni del linguaggio obbligano a reperire l’identità cioè la tautologia, nient’altro che questo, e la decisione che la persona può prendere va sempre in questa direzione: nella ricerca di una identità, di qualche cosa che possa venire confermato, qualunque cosa sia è assolutamente irrilevante, però deve essere confermato. Una decisione segue, parlavamo anche l’altra volta di macchine che in fondo prendono una decisione, se una macchina è programmata in un altro modo la prima la riconosce e quindi “decide” ma decide tra virgolette, è programmata per stabilire che di fronte a una certa cosa chiama questa cosa falsa e non la prosegue, è una decisione? Sì e no, potremmo anche stabilire che qualunque tipo di decisione sia retorica, cioè non riguardi la logica, cioè non riguardi le istruzioni propriamente dette, volendo potremmo anche fare questo, ma anche in questo caso allora la macchina decidendo questo già compie un’operazione retorica, prendendo una decisione …

Intervento: ma allora l’impianto sintattico? se è solo una decisione retorica non è guidata dai primi comandi del questo è questo e quindi dalle istruzioni …

Lei ritiene che la retorica non sia guidata?

Intervento: certo che è guidata ma è proprio questo che stavo dicendo e cioè che è data da un impianto sintattico e cioè dalle istruzioni …

Questa è una divisione che abbiamo fatta in modo didascalico, non è che significhi un granché, cioè lo stabilire che la logica sono le istruzioni e nient’altro che questo e la retorica qualunque altra cosa, è una distinzione che potrebbe tornare utile in alcuni casi ma non è di per sé necessaria, è un modo per indicare delle strutture, delle sequenze, indicare una differenza fra ciò che non può in nessun modo non essere cioè le istruzioni che consentono il tutto, e ciò che invece potrebbe non essere senza che il sistema si arresti, si blocchi, allo stesso modo in cui si costruisce una fantasia negli umani. Abbiamo visto come e perché si costruisce una fantasia, cioè si costruisce nel momento in cui si attesta, si stabilisce qualche cosa e questo qualche cosa non può essere ricondotto alle istruzioni che lo costruiscono, una macchina può avere fantasie? Potrebbe apparire una questione amena, però tecnicamente sì, potrebbe avere fantasie se quello che costruisce, cioè le sequenze che mette in atto non hanno accesso alle istruzioni che le hanno prodotte allora costruisce fantasie …

Intervento: è il discorso che faceva Turing della macchina che può errare …

Sì, adesso le macchine sono molto semplici così come le conosciamo certo, in macchine molto più sofisticate a questo punto bisogna stabilire cosa si intende con errore naturalmente, ha un’accezione differente da quella che consideriamo noi o forse la stessa nozione di errore che consideriamo noi andrebbe riconsiderata. Sono tutte questioni ancora da considerare, ancora appena abbozzate, ché ogni volta che ci si avvicina e si intende meglio una questione accade che se ne aprano infinite altre, d’altra parte va bene così. Le informazioni che otteniamo dall’analisi del discorso, sempre attenendoci alle sue istruzioni, aggiungono altri elementi, si implementano continuamente e inesorabilmente. Mi rendo conto che sono questioni appena dette, appena abbozzate, giusto per reperire una direzione, niente di più. Occorre lavorarci ovviamente, lavorarci sempre tenendo conto di ciò che non può non essere, e cioè il fatto che comunque, qualunque cosa si stia costruendo appartiene a quella struttura che consente di costruirla e cioè ciò che non può non essere, è la presenza di istruzioni che danno la possibilità, che costruiscono, istruiscono letteralmente tutto quanto. Queste considerazioni intorno al sorgere della fantasia potrebbero avere degli sbocchi, potrebbero, si tratta di lavorarci su però può essere una buona direzione e cioè porre, come abbiamo posto questa sera, la fantasia come qualcosa di inevitabile per il modo stesso in cui per gli umani si avvia il linguaggio, e naturalmente quali sono le implicazioni e le conseguenze di una cosa del genere per ciascuno ovviamente, altro aspetto tutt’altro che secondario, come dire la presenza costante di una sorta di modello in cui le cose sono quelle che sono magicamente e non in seguito a un comando, con tutte le conseguenze che ha una cosa del genere ovviamente, che non sono poche e neanche irrilevanti …

Intervento: sono confermate da qualcosa di esterno …

Sì la realtà ha questa funzione …

Intervento: le fa esistere, sono vere di per sé …

Può farlo, se e soltanto se muove dalle istruzioni che costruiscono tutto questo e allora sì, allora non ha più la necessità costruendo sequenze di una garanzia esterna. Questo qualcuno, questo qualcosa che le ha fatte esistere letteralmente …

Intervento: questo è sempre lo stesso modello anche quello che si attende la verifica dal mondo esterno, non solo parte così il questo è questo a partire dall’altro ma per sempre cerca la conferma dall’altro per proseguire …

Quello che stavo dicendo questa sera è che appare che non possa fare altrimenti, a meno che appunto non giunga a intendere che anziché essere una magia sono istruzioni, è come un bambino che non sa nulla e che immaginasse che quando si schiaccia lì e si accende il computer e vengono fuori delle immagini sia una magia, eppure il programmatore che ha costruito quell’aggeggio sa perfettamente come funziona il tutto, è un esempio molto semplice …

Intervento: quando diciamo che è la mamma che insegna al bambino a parlare cioè il questo è questo, questo è ciò che noi diciamo cioè ciò che noi sappiamo però finché non funziona il questo è questo la partenza del sistema che funziona per il bambino, la mamma può dire: questo è un registratore, questa sono io, questa eccetera … non succede assolutamente niente …

Certo, le istruzioni devono incominciare a istruire, quindi a costruire …

Intervento: quindi anche quando diciamo che è la mamma che insegna …

Non succede niente è come se spiegasse le cose a questo aggeggio …

Intervento: quindi la mamma “insegna” tra virgolette al bambino …

La mamma o chi per lei perché potrebbe essere chiunque anche una macchina. Continuiamo a procedere lungo questa direzione e vediamo dove ci porta, pensate alla questione della fantasia e come si costruisce e soprattutto, torno a dirvi, le implicazioni che potrebbe avere una cosa del genere.