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4-3-2009

 

Il discorso ossessivo sarà il tema della prossima conferenza di Eleonora. Parleremo di tutti i tic del discorso ossessivo, dell’aspetto folcloristico. Come si presenta l’ossessivo? Se può evita di presentarsi, ma una delle caratteristiche più evidenti, più manifeste del discorso ossessivo che riguarda la sua condotta che riflette il suo pensiero ovviamente è porsi come abbiamo detto mille volte in modo assolutamente dimesso, evita di esporsi. come se si sentisse accusato di qualche cosa, evita di mettersi in mostra, di esporre soprattutto il suo pensiero, le cose che desidera, evita, per esempio, di parlare in pubblico se può, sempre naturalmente per evitare il giudizio dell’altro che suppone sempre negativo nei suoi confronti ovviamente, tende a nascondersi, a passare inosservato: in una sala, per esempio, un’isterica e un ossessiva si distinguono immediatamente, l’isterica farà di tutto per non passare inosservata, l’ossessiva farà di tutto per passare inosservata perché nessuno la veda. Aldilà di questi aspetti come abbiamo detto prima folcloristici c’è una questione invece più interessante e cioè che cosa di fatto muove l’ossessivo a comportarsi in questa maniera e cioè a non osare mai, a non osare anche di fronte a delle decisioni, un ossessivo cerca di evitare la decisione fino all’ultimo cioè fino al momento in cui le cose, gli eventi decideranno per lui, evita la responsabilità ed evitando la responsabilità si addossa sempre la colpa e adesso vedremo perché. Ciò che la psicanalisi fino a ora ha affermato è che la questione che si pone nel discorso ossessivo ha a che fare con la sessualità, almeno così in Freud, ricordate che definisce l’isterica come fallica, l’ossessiva come anale. Vale a dire che la nevrosi ossessiva, che poi è stata chiamata discorso ossessivo con Lacan e da tutti quelli che si son formati con lui direttamente o indirettamente per mettere in evidenza non più l’aspetto medico della questione ma l’aspetto che riguarda invece il discorso, l’aspetto retorico, ma dicevo in Freud il discorso ossessivo si fissa alla fase anale, e che cosa caratterizza la fase anale per Freud?

Intervento: il controllo …

Sì esattamente, il controllo di ciò che rappresenta una produzione del suo corpo e infatti il discorso ossessivo trattiene, si trattiene, trattiene tutto in generale però in realtà nessuno ha mai saputo dire perché avviene una cosa del genere, lo stesso Freud di fronte a una domanda del genere glissa. A questo punto invece possiamo dire di che cosa si tratta e mostrare perché il discorso ossessivo si comporta come si comporta, perché non può prendere decisioni, fugge qualunque responsabilità, perché si sente in colpa, perché si sente sempre sotto gli occhi di tutti sempre e continuamente che lo giudicano e lo criticano e dal quale sguardo cerca di sottrarsi continuamente, e perché è fornito di un odio notevole nei confronti del prossimo che non manifesta mai direttamente. Il discorso ossessivo è sempre obliquo mentre quello isterico è diretto, c’è una rabbia permanente, costante contro il prossimo, una fantasia di distruzione, immagina talvolta che se dovesse lasciarsi andare opererebbe uno sterminio senza limiti, diremo perché è costretto a fare sempre pulizia, deve togliere lo sporco dovunque lo vede, dategli un foglietto di carta e incomincerà a sminuzzarlo in pezzetti sempre più piccoli fino all’infinito. L’approccio di Freud alla nevrosi ossessiva così come agli altri tre discorsi, isterico, paranoico, schizofrenico, è la nosografia psicanalitica di Freud, tutti questi aspetti sono stati colti attraverso l’osservazione, tutto il lavoro di Freud è basato sull’osservazione, non solo quello di Freud ma di qualunque altro psicanalista, sapete come ha inventato il complesso edipico? Osservando in teatro le reazioni degli spettatori mentre veniva recitato l’Edipo Re di Sofocle. Ma sia come sia l’osservazione è una cattiva consigliera, d’altra parte tutte le teorie psicanalitiche o psicologiche di vario genere, tipo e forma sorgono dall’osservazione e ciascuno osserva ciò che ritiene più opportuno e in base a ciò che osserva costruisce la sua teoria ovviamente. Come si sa è possibile osservare qualunque cosa in un modo o nel suo contrario, ma torniamo al discorso ossessivo. Qualche volta fa avevamo fatto un accenno rispetto a qualcosa di più preciso, più rigoroso e cioè come si pone un discorso nei confronti di ciò che il discorso stesso ha stabilito come principio su cui costruisce tutte le sue proposizioni, cioè la sua verità per dirla in modo molto rapido e dicevamo che il discorso ossessivo nasconde la verità, per questo dicevamo che è trasversale, non la esibisce, la tiene per sé. Non che non abbia la sua verità, anche se dice di non sapere in realtà non è propriamente così, non è così perché qualunque discorso per potere costruirsi necessita di una verità e non può farne a meno. Dunque il discorso ossessivo nasconde la propria verità come fosse un crimine, il discorso isterico la affida all’altro perché ne abbia cura, il discorso paranoico cerca di imporla sul mondo intero. In base dunque al modo in cui un discorso si pone nei confronti della verità prenderà una direzione oppure un’altra, perché il discorso ossessivo a un certo punto deve nascondere la verità? In questo caso la verità è il principio, è qualche cosa che funziona per un certo discorso come quell’elemento su cui costruire tutto, qualcosa che si è costituito come un principio fondamentale, se questo principio fondamentale viene minacciato in qualche modo allora questo può essere uno dei modi o dei motivi per cui il discorso ossessivo lo nasconde, per evitare che sia distrutta la sua verità, per esempio dal ridicolo. Non è casuale che il discorso ossessivo tema il ridicolo più della morte, per questo si nasconde, perché la sua idea è che se si mostra rideranno di lui o di lei a seconda dei casi, ma di che cosa esattamente? Dei suoi pensieri, dei suoi desideri come se avesse desiderato qualche cosa che dopo si è rivelato essere sconveniente, essere ridicolo, risibile, qualcosa comunque di cui vergognarsi e infatti l’ossessivo si vergogna per tutta la vita di qualunque cosa in generale. La verità da cui muove, una volta che per qualunque motivo abbia preso questa direzione, da allora non la cambierà così come avviene nel discorso isterico o paranoico nel senso che costituisce il principio. Occorre dire a questo punto una questione importante e cioè nessuno si è mai accorto che le persone seguono una direzione perché è esattamente quella che vogliono seguire, cioè quella che il loro discorso decide di seguire se no non lo farebbero e ciò che appare agli occhi dello psicologo, per esempio, come sintomo, in realtà è esattamente ciò che la persona intende fare. La persona dice che non vorrebbe farlo, ma se non lo volesse fare non lo farebbe, ma sappiamo che dice di non volerlo in modo da potere sbarazzarsi totalmente di ogni responsabilità. È una questione importante questa perché ci mostra che il discorso dell’ossessivo se a un certo punto ritiene di dovere nascondere la verità non è che è costretto a farlo per qualche motivo, è ciò che vuole fare, tant’è che lo fa e perché deve volere una cosa del genere? Ciò che sappiamo, ed è la cosa fondamentale, è che la verità per ciascuno deve essere difesa a qualunque costo perché è ciò che gli consente di esistere, di vivere, cioè di costruire i suoi discorsi le sue proposizioni e tutta la sua esistenza e dunque anche la verità nel discorso ossessivo deve mantenersi a qualunque costo, se viene bistrattata allora che succede? Se per esempio viene demolita da qualcuno? Certe volte basta anche molto poco, che un bambino esponga qualche cosa del suo corpo per esempio e tutti intorno a lui si mettano a ridere schernendolo, talvolta può essere sufficiente per dargli una direzione, da quel momento il suo discorso decide che questa verità deve essere tenuta nascosta. A questo punto però ha un vantaggio, tenendola nascosta intanto la conosce, perché per nascondere qualcosa occorre prima averlo e in secondo luogo avere l’opportunità di ripetere sempre quella scena che ha prodotto emozioni violentissime quando è stata demolita fa sì che la cosa diventi l’elemento su cui costruire la propria esistenza perché è quello che ha fornito le emozioni più forti, più violente e quindi la maggiore quantità di parole, di discorso che è ciò di cui il linguaggio necessita. D’altra parte qual è l’unico obiettivo del linguaggio? Proseguire se stesso costruendo proposizioni, non ha nessun altro obiettivo e questo fa. Quindi quella scena, qualunque essa sia, in cui questa verità è stata minacciata e ha prodotto quelle emozioni così forti, quella scena si impianta nel suo discorso come una sorta di modello da riprodurre all’infinito, quindi perché si vergogna di tutto il discorso ossessivo? Vergognarsi di qualunque cosa comporta avere qualcosa di cui vergognarsi e cioè avere commesso un qualche cosa cioè riprodurre in qualche modo “economicamente” direbbe Freud quella scena che ha prodotto una emozione così violenta insieme con la rabbia naturalmente verso chi lo ha così malamente aggredito. Però non affronta mai l’altro il discorso ossessivo ma sempre in modo obliquo, trasversale come dicevo prima, non c’è mai il confronto diretto anzi, se c’è uno screzio, una crepa, uno strappo deve assolutamente ricucirli, non sopporta un qualunque screzio, qualunque strappo fra le persone, deve ricondurre tutto all’armonia, perché questo? Deve ricondurre ogni cosa a qualcosa di gestibile, di controllabile, lo scontro impone l’esporsi ovviamente e l’ossessivo non può farlo perché se si espone allora l’altro viene a conoscere il suo segreto, cioè viene a conoscere la cosa che per tutta la vita ha cercato di nascondere, e cosa sono generalmente queste cose? Sono fantasie sessuali delle quali si vergogna in modo paralizzante. Una delle fantasie più comuni nelle ossessive è la fantasia di stupro della quale si avvale per raggiungere l’orgasmo. Subire quella scena di violenza inaudita che è la scena come direbbe Freud originaria, originaria ma non in accezione come la intende Freud, ma perché ha costituito quella verità su cui costruire tutti i discorsi che fanno seguito. Se non ci fosse questo dettaglio e cioè la necessità di mantenere una verità che è stata costruita, immaginata etc. tutto ciò che la psicanalisi afferma, come per altro molti hanno rilevato non significherebbe assolutamente niente: perché una persona dovrebbe avere una fantasia del genere? A che scopo? È necessario per intendere la questione tenere conto di ciò che abbiamo inteso in questi anni e cioè la priorità del linguaggio, vale a dire che il linguaggio costruisce ogni pensiero, quindi ogni fantasia comprese quelle sessuali e pertanto se non si tiene conto che queste fantasie non sono altro che una manifestazione di qualche cosa che il discorso mantiene come verità per costruire altre proposizioni non avrebbe nessun senso una cosa del genere e tutto ciò che sostiene la psicanalisi sarebbe niente, una cosa squinternata come per altro molti pensano. Ma sappiamo benissimo perché il discorso opera in un certo modo, perché deve mantenere ciò di cui è fatto, ciò che consente di proseguire a esistere cioè elementi che funzionino come verità su cui costruire altre sequenze, altre stringhe. La fantasia di stupro è perfettamente funzionale cioè sorge nel discorso ossessivo per ripetere quella scena che probabilmente aveva a che fare con il corpo o con un’idea sessuale, è stata derisa, è stata, un logico direbbe confutata cioè non è vero, quello che pensi è falso. È una violenza, esattamente così come la violenza di cui si avvale l’oratoria per stroncare l’avversario, sempre violenza è. Questa violenza che immagina di avere subita, che probabilmente ha costruito con l’unico scopo di provare delle emozioni, per potere essere mantenuta deve avere dei responsabili, occorre che ci sia qualcuno che ha perpetrato una cosa del genere e che magari continua a volerlo fare e quindi da una parte è fortemente attratta dall’idea di stupro, dall’altra invece mantiene una rabbia violentissima nei confronti di chiunque può fare una cosa del genere, da qui l’odio nei confronti del prossimo. Il discorso ossessivo per esempio prima di offendere qualcuno chiede il permesso, è una cosa emblematica. Tutto questo per illustrare il modo di pensare del discorso ossessivo, che è sempre straordinariamente gentile però questa gentilezza moltissime volte nasconde la violenza, la quale violenza si manifesta mai direttamente o raramente, in genere sempre in modo trasversale, obliquo, è un lavoro sotterraneo quello dell’ossessivo perché non può manifestare la rabbia, perché manifestandola si espone, esponendosi mette in luce quella stessa cosa che deve assolutamente nascondere e quindi tace. Detto questo, che è l’aspetto folcloristico, c’è un aspetto più importante. L’aspetto clinico, cioè il modo in cui l’analista interviene nei confronti del discorso ossessivo. C’è un elemento da aggiungere a questo punto che riguarda la tecnica psicanalitica. Voi tutti sapete o almeno una parte di voi sa che Freud ha scritte alcune cose attorno alla tecnica psicanalitica, per riassumerla in tre parole comporta il ripetere, ricordare, rielaborare, ma questo cosa ci dice esattamente? Ha degli effetti venire a sapere cioè spostare una superstizione su un’altra superstizione? D’altra parte tutto ciò su cui Freud fonda la sua teoria è assolutamente infondato, a questo punto se si spiega a qualcuno che la sua nevrosi ossessiva cioè il trovarsi a tornare indietro dieci volte per controllare se è chiuso oppure no il rubinetto del gas non ha altra funzione se non quella di controllare che sia aperto per fare saltare in aria tutto il palazzo, ha degli effetti sulla persona? Si e no, può considerarlo semplicemente una cosa che è meglio non fare, ho dei seri dubbi che abbia degli effetti una cosa del genere e cioè che la psicanalisi così come è stata praticata da sempre abbia qualche effetto. Si tratterebbe nel lavoro di Freud di rendere consapevole un gesto, reperendone la fantasia, ma non ciò che la sostiene, non ciò di cui è fatta questa fantasia e questo può essere un problema perché finché una certa verità è all’interno del discorso e all’interno del discorso funziona come principio primo sul quale costruire altre proposizioni non c’è nessun motivo di pensare che questa verità venga eliminata, perché mai dovrebbe? E infatti non si elimina per niente, rimane lì, e allora ecco che a questo punto interviene un altro tipo di lavoro: una volta intese le questioni fantasmatiche che tutto sommato sono abbastanza facili da intendere, potremmo dire così: che l’analisi così come viene praticata da noi cioè nel modo più rigoroso e in modo tale da porre la psicanalisi come scienza esatta, l’analisi propriamente inizia là dove per i più termina, e cioè inizia una analisi della struttura del discorso senza la quale analisi il discorso può spostare una questione sì, la mette da una parte anziché dall’altra ma non si risolve nulla, perché finché permane la stessa struttura all’interno del discorso cioè il principio permane nella sua posizione, non c’è nessuna possibilità che la questione si articoli, né si svolga, né scompaia …

Intervento: finché permane in quella posizione, nella posizione di verità assoluta quindi se nell’analisi interviene l’interesse sul perché si racconta, interviene l’interesse sul come è fatto il racconto e cosa supporta questo racconto ecco che il principio non è più nella posizione di verità assoluta …

Nell’analisi cosiddetta tradizionale si impiegano degli anni per fare intendere a un’sterica che non sopporta un ossessivo, ché data la sua struttura di discorso non può in nessun modo appoggiarsi a un ossessivo perché essendo una persona che non mostra sicurezza di sé non può a questo punto affidargli la propria verità, il proprio desiderio. In una analisi tradizionale, usiamo questi termini bislacchi, per venire a sapere una cosa del genere ci impiegherebbe degli anni, cosa che può venire a sapere in un battibaleno, la questione complessa è invece intendere il funzionamento del linguaggio cioè andare non tanto a reperire quel principio o quella verità che ha stabilito, che si è posta come principio generale su cui ha costruito tutto il suo discorso, ma intendendo il funzionamento del discorso cioè come funziona il linguaggio allora è in condizione di accorgersi immediatamente che qualunque elemento funzioni da supporto al suo discorso comunque è assolutamente arbitrario e cioè non comporta affatto la necessità di adeguarsi a una cosa del genere, se lo fa se ne assume la totale responsabilità. Altrove la questione della responsabilità è totalmente accantonata ed è accantonata necessariamente perché non è possibile reperire il motivo per cui una certa fantasia si struttura in un certo modo, non si può fare, si deve accogliere la fantasia così com’è, l’avrà mandata dio o qualche demone …

Intervento: non è che ci sia una grande varietà di fantasie …

No, non sono tante. Si tratta soltanto, come direbbero gli junghiani, di farsene una ragione, di conviverci “siamo nati per soffrire” lo diceva anche mia nonna, Jung non è che abbia detto un granché di più. Praticare dunque il linguaggio, praticare la sua struttura, intendere che il linguaggio come stiamo dicendo ultimamente è il fondamento, quindi qualunque cosa venga costruita, anche la fantasia erotica la più bizzarra non è altro che una sequenza di proposizioni e si attiene a una logica precisa, costruita al solo scopo di fare proseguire il linguaggio, non ha nessun altro obiettivo …

Intervento: il passaggio lei diceva quando in una analisi tradizionale termina l’analisi qui invece comincia, comincia con questa impostazione … mi chiedevo praticamente come avviene questo passaggio di questo racconto all’infinito. Praticamente occorre che in qualche modo questa fantasia sia svolta perché possa poi essere percepita come una costruzione del linguaggio come dire dare una direzione diversa a questo punto … come avviene in un’analisi questo passaggio mi par di capire che non è necessario arrivare alla formulazione di questa fantasia originaria o arrivare a dire qual è questa verità …

Prendiamo il suo esempio, la persona a un certo punto si accorge delle fantasie che supportano il suo discorso, cose alle quali crede, supponiamo che un ossessivo sia giunto a intendere che la sua condotta segue a una fantasia sessuale che può essere una fantasia di stupro per esempio, allora a questo punto prende atto di questo ma prendere atto di questo significa soltanto dare un senso a qualche cosa che prima non aveva senso. Questo ha un effetto terapeutico è vero, quando si immagina di avere trovato qualche verità c’è sempre un effetto terapeutico, infatti la più parte del lavoro della psicologia è stata dare dei nomi a qualcosa che sapevano tutti da sempre, semplicemente li ha nominati in un altro modo. Ma questo effetto terapeutico è assolutamente risibile e anche provvisorio, così come qualunque conversione religiosa inizialmente dà una certa euforia, la persona sta benissimo perché ha trovato il nuovo dio, la nuova verità, ovviamente questo ha soltanto spostato la questione da una credenza a un’altra, da una superstizione a un’altra, una volta che abbiamo dato un nome alle sue fantasie non è che abbiamo fatto chissà che cosa. A questo una persona intelligente potrebbe chiedere: e desso, a questo punto che succede? Adesso che so come si chiama? È qui che occorre rispondere, e cioè mostrare cosa supporta la fantasia, che cos’è in realtà, e cioè una sequenza al pari di qualunque altra, una sequenza che se al pari di qualunque altra è creduta vera comporta necessariamente una condotta di conseguenza: ciò che una persona crede vero lo metterà in atto. Per esempio un fondamentalista islamico si muoverà di conseguenza a ciò in cui crede, e cioè cercherà di tagliare la gola a tutti i miscredenti, per esempio, se cessasse di credere in questa fantasia, in Allah in questo caso, cesserebbe di avere la necessità di tagliare la gola a tutti gli infedeli. Allo stesso modo se cessasse una fantasia di stupro e di conseguenza tutta la rabbia feroce che il discorso ossessivo ha nei confronti del prossimo non avrebbe bisogno di tornare in casa a verificare per dieci volte se ha lasciato bene aperto il rubinetto del gas per fare saltare per aria tutto il palazzo! Perché questo obiettivo possa essere raggiunto occorre intendere appunto di che cosa è fatta una fantasia, occorre ricondurla là da dove arriva e cioè alla struttura che le consente di esistere e senza la quale una fantasia non sarebbe mai esistita, nessuna fantasia di nessun tipo, non vengono dal nulla, vengono dalla struttura che le fa esistere …

Intervento: la premessa che è quella che ha dato l’avvio al discorso della persona e che sostiene tutto il ripetere è una sequenza ed è come se questa sequenza si imponesse continuamente nel suo discorso, il discorso della persona si effettua continuamente quindi questa sequenza in qualche modo è come se si riproducesse continuamente per far concludere e quindi anche per il suo comportamento …

Esattamente, come nei teoremi della logica formale, qualunque teorema si costruisca comunque conserverà sempre gli assiomi da cui è partito …

Intervento: e quindi è possibile risalire nella logica formale all’assioma di partenza, si può dedurlo e quindi non capisco perché non si possa reperire questa stringa proprio nella formalizzazione di ciò che è il discorso della persona …

Tutto ciò che per esempio il discorso ossessivo pensa, immagina, fa o non fa etc. tiene conto sempre e comunque di quella che Freud chiamava fantasia originaria che non è altro che un principio su cui si costruisce tutto il suo discorso, ne terrà sempre conto certo perché a questa non rinuncia, per lo stesso motivo per cui nessun discorso rinuncia al principio fondamentale su cui è costruito, se no verrebbe demolito, distrutto, così come nessun teorema può rinunciare agli assiomi su cui è stato costruito per lo stesso motivo …

Intervento: sì però il discorso ossessivo non è che con l’input del linguaggio diventa ossessivo, diventa ossessivo dopo ovviamente … il trauma lo ha preso in quel momento …

Non serve un trauma …

Intervento: non necessariamente, è con l’input che diventa ossessivo …

Quando il linguaggio si installa qualunque cosa intervenga viene preso come una verità perché non ha gli strumenti per potere sottoporre ciò che accade, ciò che ascolta a un criterio vero funzionale, non può decidere se è vero o falso perché non ha dei parametri, quindi qualunque cosa viene accolta come vera soprattutto se lo dice la mamma, e la mamma ha sempre ragione, è quindi qualche cosa che va a interferire quando il linguaggio si è istallato con il discorso che mano a mano si costruisce produce una forte emozione cioè produce una quantità enorme di proposizioni, allora questa cosa che le ha prodotte diventa vera. Cosa serve agli umani, perché gli umani cercano la verità? È un fatto semplicissimo: è che soltanto quando l’hanno trovata possono da lì costruire altre cose cioè proseguire, per questo motivo soltanto, e quando il linguaggio si installa ha già queste istruzioni, e quindi sa perfettamente che qualunque cosa produca proposizioni quella cosa è vera: se il linguaggio può proseguire in una direzione allora chiama questa direzione vera, se non può proseguire la chiama falsa. Ma quando non può proseguire? Quando ciò che sta affermando contraddice ciò da cui è partito, molto semplicemente, allora in quel caso non prosegue, se invece non contraddice le premesse da cui è partito allora è vero e quindi chiama queste sequenze vere, non è che il vero esista prima, se può proseguire allora è vero se non può proseguire allora è falso e quando il linguaggio si avvia. Se accade qualche cosa che produce una serie di pensieri, di sensazioni, quindi di linguaggio, allora questa è vera necessariamente …

Intervento: però intendo il punto in cui uno può cambiare struttura del pensiero …

Per cambiare la struttura dovrebbe cambiare il principio da cui è partito, e questo è arduo. Per cambiare occorre l’analisi, cioè occorre giungere a intendere la struttura che fa funzionare il tutto. Intervento: non è possibile che uno a un certo punto diventa ossessivo?

Questa nosografia che ha inventata Freud si potrebbe anche abbandonarla al suo destino, la utilizziamo perché ci è comoda per il momento, vedremo in seguito il da farsi. In fondo è stato lui che ha stabilito: questo discorso è ossessivo, questo è paranoico, questo è isterico, in base a delle osservazioni che spesso lasciano il tempo che trovano, diceva che in molti casi il discorso ossessivo se si psicotizza diventa discorso paranoico, così come il discorso isterico se si psicotizza diventa schizofrenico, ci sono molti casi in cui la persona è sulla linea di confine tra il discorso ossessivo e quello paranoico, in alcuni casi per esempio un ossessivo se si arrabbia fortissimamente può diventare paranoico, si comporta come un paranoico, aggredisce come un paranoico, sono confini molto labili in realtà e c’è da considerare come ho detto prima se questa nosografia è ancora utile oppure no, per il momento la utilizziamo poi si vedrà il da farsi …

Intervento: la verità dell’ossessivo viene ricondotta alla struttura che la sostiene? Quindi viene costruita come una sequenza da parte di altre con la differenza che è ritenuta vera e questo è arbitrario ma se viene confutata …

Sì, viene abbandonata, come un matematico che costruisce una dimostrazione, se si accorge che all’interno della sua dimostrazione una certa sequenza che a lui era apparsa vera in realtà è falsa la abbandona, il risultato è falso e quindi non è più utilizzabile. Questa fantasia che regge tutto, questa scena originaria per usare un termine di Freud diventa inutilizzabile, è questa la questione più importante, non è più necessaria quando vengo a sapere che ciò che io credo vero in realtà è falso, allora abbandono questa cosa, non posso più crederla vera, è una questione grammaticale, non posso credere vero ciò che so essere falso o come ha detto giustamente anche lei arbitraria, se è arbitraria non posso crederla necessaria, non posso più farlo.