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3-8-2011

 

Beatrice legge il suo scritto sulla conversazione analitica … nulla è fuori dalla parola ….

 

Interventi di Faioni

 

Come fa a saperlo? Come fa a sapere che nulla è fuori dalla parola? Glielo ha detto qualcuno? Ha avuto un’ispirazione divina?

Intervento: proprio nella conversazione analitica si giunge alla necessità della parola, all’unica necessità …

Una domanda interessante sarebbe: cosa intende con nulla? E la risposta è semplice: “ciò che è fuori dalla parola”, così come l’esistenza, l’unico modo per definirla in modo che abbia un senso è questo: “l’esistenza è l’appartenenza alla parola, al linguaggio” non c’è altra definizione di esistenza che sia sostenibile. Lei dice che gli umani non si accorgono che stanno parlando, beh alcuni lo sanno molto bene che stanno parlando, ma non per questo ammettono l’esistenza di un fondamento. Lei dice: “senza la parola non ci sarebbe nulla, senza la sua struttura, il suo funzionamento” a meno che immaginare che la parola venga da nulla, dicendo che venga da nulla è come dire che viene da un fuori della parola oppure che la parola accada magicamente, così, per volontà divina, però affermare questo è un atto di fede “credo che sia così” ma non c’è nessuna argomentazione che lo sostenga. Nella teoria di Verdiglione il linguaggio è una delle dimensioni della parola insieme alla sembianza e alla materia, per lui originaria è la parola, cosa vuole dire che la parola è originaria? Qui c’è un problema, perché nella teoria di Verdiglione non c’è una risposta sensata a questo, per questa teoria la parola accade così, accade perché a un certo punto si parla e parlando c’è la parola, ma da dove venga questa parola non si sa “accade”, mentre potremmo dire che la parola è originaria perché ciò che rimane, ciò che resta dopo che si è interrogata qualunque affermazione, qualunque istanza, e qualunque affermazione è risultata incapace di mostrare la sua necessità, ciò che rimane, dopo che si è eliminato tutto, ché ciascuna cosa che si considera non riesce a mostrare di sé di essere necessaria e quindi si appoggia su un’altra cosa, questa su un’altra, questa su un’altra eccetera, ciò che rimane alla fine di tutto è la parola, perché la parola è quella che ha consentito di fare questa operazione per esempio, è ciò che rimane, perché senza quella anche tutto questo percorso di eliminazione non sarebbe mai potuto esistere, in questo senso è originaria, che non significa che viene prima di tutto o che è originaria logicamente, come dice Verdiglione, senza spiegare cosa si intende con “logicamente”, ma rimane come la condizione di qualunque cosa, la condizione …

Intervento: chiedersi da dove arriva la parola …

Da dove arriva la parola?

Intervento: da altre parole …

Sì, ma queste altre parole non vengono da nulla, queste parole vengono da un addestramento. Abbiamo detto che la parola ha in sé quella struttura che le consente di funzionare, di relazionarsi con altre parole che sono le istruzioni di cui abbiamo parlato, e la parola non è nient’altro che l’esecuzione di queste istruzioni di cui è fatta.

Occorre trovare un modo per indicare che la parola è fatta di un qualche cosa, non è fatta di niente, e ciò di cui è fatta è ciò che la fa funzionare, qui si potrebbe citare Wittgenstein e mostrare molto rapidamente come si insegna a parlare, si insegna a parlare mostrando come si usa un certo termine. Qui c’è un’obiezione che faceva Sini, e cioè che per potere insegnare qualcosa a qualcuno occorre che questo sia già nella parola. È falso, primo perché posso insegnare delle istruzioni anche a un cane e a una macchina, e la macchina non è già nella parola quando io le fornisco le istruzioni perché all’origine la macchina è come un ferro da stiro, non c’è niente, gli fornisco delle istruzioni e queste istruzioni non sono nient’altro che istruzioni, e cioè gli scrivo cosa deve fare con certe cose, per questo si potrebbe anche considerare un dizionario come un libretto delle istruzioni, perché mostra come si usano le parole. L’obiezione di Sini non tiene conto del fatto che è possibile addestrare una macchina a pensare, oggi magari, no ma col tempo sicuramente sì, e avvalendosi anche, in questo caso è bene appoggiarsi anche alle auctoritates, parlare di Turing, e di come abbia mostrato che addestrare una macchina è esattamente la stessa cosa che addestrare un bambino a parlare, gli si immettono delle istruzioni e gli si dice come deve utilizzarle. Certo, con il bambino si utilizza un sistema che con la macchina non si può utilizzare però anche la macchina, anziché premio e punizione ha passaggio di corrente e assenza di corrente, che potrebbe essere la stessa cosa. Questa obiezione non regge, non si sostiene, se fosse così come dice Sini, non sarebbe in nessun modo possibile addestrare qualunque cosa, né un animale né una macchina né uno scimpanzé perché non potrebbe capire le istruzioni se non fosse nel linguaggio, ma uno scimpanzé, un cane, una zanzara, ammesso che si addestri una zanzara, non è nel linguaggio.

Intervento: loro dicono che è tutto nella mente e loro parlandogli … è tutto innato, tutto naturale. Anche Chomsky diceva così, diceva che ci sono delle strutture grammaticali che sono innate …

Intervento: e dio non ci ha donato la parola? Non significa assolutamente niente …

Si addestra un bambino esattamente come si addestra una macchina, o viceversa, cioè fornendogli dei e le istruzioni per usare quello che gli si mostra, perché è vero, mostrare qualcosa non serve a niente se uno non ha già gli elementi per sapere cosa sta succedendo, vedendo, ma questi elementi gli vengono forniti, se no come si insegna a un bambino?

Intervento: il discorso di Sini in un certo senso lo faceva anche Lacan, Lacan diceva che il bambino anche se non parla è già predisposto per accogliere …

Per Lacan è differente, quando dice che il bambino si trova già nel linguaggio, intende che è già inserito al momento della nascita all’interno di un sistema linguistico. È già inserito nel linguaggio in quanto c’è già qualcuno che lo nomina, qualcuno che decide per lui quello che farà, quello che non farà, in questo senso è già inserito nel linguaggio, però perché incominci a parlare lui, che è la cosa che ci interessa, occorre che qualcuno glielo insegni, se no non succede niente. Gli umani potrebbero parlare senza che nessuno glielo insegni? Può darsi, fra un milione di anni forse, può darsi così come è avvenuto storicamente può darsi che fra un milione di anni alla fine riesca a elaborare il linguaggio, però non so se abbiamo tutto questo tempo.

La parola si impara perché qualcuno insegna a usare il linguaggio, dice come funziona, come si usa, e qui ciò che abbiamo detto rimane: la logica formale ha intuito molto bene anche senza accorgersi di quello che stava facendo, e cioè sono sufficienti delle variabili e dei connettivi e nient’altro perché funzioni il tutto, e insegnare queste cose significa usare appunto le proposizioni quindi il linguaggio, sapere come si costruisce una proposizione sensata, i logici dicono formula ben formata, è la stessa cosa …

Intervento: gli animali potrebbero divenire pensanti volendo, come una macchina …

C’è una difficoltà: la macchina la si può predisporre a ricevere certe istruzioni, invece l’animale è già strutturato, occorrerebbe intervenire sul suo codice genetico, su il sistema neuronale, cose complicate, mentre una macchina può farlo perché la si costruisce appositamente.

L’obiezione di Sini non è sostenibile, l’animale può essere addestrato certo, gli mancano gli strumenti per potere andare oltre, ma questo una macchina può farlo, ma forse voleva dire con questo Sini che c’è qualche cosa comunque di non spiegabile e che la tesi, la posizione di Wittgenstein arriva fino a un certo punto, però di fatto non dice come avviene questo fenomeno. Lui fa un esempio: se io parlo con un inglese e voglio spiegargli che questo aggeggio è rosso, e lui non capisce l’italiano, allora gli mostro qualcosa di rosso e lui capisce, ma questo è possibile perché è nel linguaggio, ma se invece non sapesse nulla, quando io indico questo, non capisce neanche a cosa mi sto riferendo dicendo rosso, non può capire niente ovviamente, ma se io gli fornisco le istruzioni per usare queste informazioni allora capisce, come una macchina capisce perfettamente. Si può addestrare un bambino, così come una macchina, a parlare mostrandogli come utilizzare le informazioni che gli si danno, esattamente come ha detto Turing …

Intervento: cioè in conclusione da dove arriva la parola?

Da dove arriva il linguaggio? Come facciamo a sapere da dove arriva il linguaggio? Sappiamo che il linguaggio viene insegnato ma quale sia stata l’origine questo non lo possiamo sapere perché non possiamo tornare indietro e verificare tutti i passaggi che l’hanno consentito, da quanto tempo esistono gli umani sul pianeta? Tre milioni e mezzo di anni circa, non c’è modo di tornare indietro e vedere tutti i passaggi che sono stati fatti, si può ipotizzare, si possono immaginare, ma non c’è nessuna verifica, è come domandarsi cosa c’è fuori dal linguaggio, non ha una risposta sensata, si può dire qualunque cosa e il suo contrario …

Intervento: possiamo solo prendere atto che esiste la parola …

Sì, che esiste il linguaggio e che le parole funzionano come il linguaggio ovviamente e che insegnare a parlare non è nient’altro che insegnare a usare il linguaggio, come diceva già Wittgenstein nelle Ricerche Filosofiche.

In una ricerca teorica una persona afferma delle cose ma è anche in condizione di dire perché le afferma, e non perché “è così”, e mostrando anche che se così non è allora questa affermazione di fatto è un atto di fede, ha esattamente la stessa struttura di un atto di fede “credo in unum deum”, e mostrare che quando si afferma qualche cosa occorre essere in condizione di argomentare ciò che si afferma. A noi interessa mostrare la differenza fra un percorso teorico e un percorso religioso, la differenza tra un’argomentazione teorica e il credo in unum deum. Una analisi non è altro che l’analisi del discorso religioso e quindi si tratta di intendere quali sono gli elementi religiosi all’interno del discorso che vanno ripetendosi e che sostengono tutto quanto e in base ai quali la persona agisce …

Intervento: è interessante intendere cosa ascolta il discorso religioso in un’analisi …

Molti psicanalisti non intervengono quasi mai durante l’analisi, come diceva Lacan l’analista fa il “morto”, cioè l’analizzante parla e poi a un certo punto, quando suppongono che il significante che è intervenuto costituisca un nodo cioè una questione importante all’interno del discorso, se è proprio lacaniano ortodosso, allora interrompe la seduta ripetendo quel significante, e questo è quanto, che ha anche degli effetti, perché no? La questione è che non si scalfisce per nulla la struttura religiosa, dell’analizzante in questo caso, perché non gli si forniscono gli strumenti per intendere la questione religiosa che è insita nel suo discorso e che continua a mantenere il suo discorso, continua a istruirlo in un certo senso e quindi trarrà dei benefici ma gli stessi benefici che uno può trarre da qualunque cosa, per esempio il neofita di una religione è felice come una pasqua, tutto il mondo gli sorride perché finalmente ha trovato la diritta via …

Intervento: è il beneficio di una conversione. Anche se il significante viene sottolineato cosa produce? Produce qualcosa che è in funzione del suo discorso e interverrà a creare una variante che diventa poi qualche cosa di importante da convertire il suo discorso in un’altra cosa …

L’obiettivo in tutto ciò sarebbe questo: fare intendere mano a mano alla persona, ciascuna volta sottolineando un significante, che c’è qualche cosa che sta lavorando nel suo discorso sulla quale cosa lui non ha il controllo, questa cosa determina le sue parole in modo sempre differente, costruisce discorsi e questa cosa è l’inconscio, è una tecnica che è stata utilizzata da Lacan. Freud interveniva nelle sedute, i freudiani intervengono molto poco però qui l’obiettivo, attraverso anche l’interpretazione, che comunque è fatta in modo discreto e non un bombardamento come fanno i kleiniani, attraverso l’interpretazione affiora la presenza dell’inconscio in quello che dice attenendosi all’antico detto di Freud “dov’era l’es occorre che io o l’Io avvenga” a seconda delle traduzioni, e cioè rendere consapevole ciò che è stato inconscio, farlo diventare conscio. A questo punto, considerato che secondo la teoria freudiana le magagne vengono dal fatto che alcune cose sono state rimosse e quindi sono inconsce, e quindi le persone non le conoscono, facendogli conoscere queste cose ecco che si dissolve il sintomo, cioè si dissolve tutta la costruzione che è stata fatta per mantenere questa cosa inconscia, in fondo il sintomo non è altro che una formazione di compromesso …

Intervento: …

La partecipazione sta nel fatto che ha deciso di esporre il suo discorso a una terapia analitica e quindi a mettersi in discussione, a confrontarsi con ciò che è inconscio nel suo discorso quindi venire a sapere cose che prima non poteva sapere, questo nella teoria freudiana e in buona parte anche in quella lacaniana …

Intervento: delle cose che viene a sapere non ne è responsabile …

Non è responsabile della sua rimozione questo sicuramente no, nella teoria freudiana una persona non è responsabile della rimozione, meno che mai nella teoria di Verdiglione dove la rimozione è il “non” originario che è appunto la rimozione originaria, che detta in altri termini ancora è un nome che funziona e quindi un significante rimosso che funziona come nome, questo è l’avvio, da qui si incomincia a parlare, proprio per via della rimozione, in questo senso originaria, perché questo? Non è dato sapere, come dicevamo prima “credo in unum deum” credo che sia così.

Ciascuna cosa che è nota come un sintomo procede da qualcosa che è creduto fortemente, ora si può spostare questa credenza su un’altra cosa, ma la credenza rimane e così la fede, perché rimane la necessità di credere in qualcosa, è questo che noi togliamo: la necessità di credere, questa è la differenza fondamentale. Eliminiamo la necessità di credere in qualcosa, che ci sia qualcosa in cui credere, la necessità di avere dei valori; parlare di eliminare la questione religiosa fa torcere il naso a molti perché da una parte è poco compresa la questione stessa, e dall’altra significa incominciare a interrogare tutto quanto …

Intervento: stavo pensando alla citazione di Freud rispetto alla questione religiosa può essere utile, Freud dice la nevosi ossessiva funziona come una religione …

Sì, dice questo, però questo non toglie nulla al fatto che la religione sia un’altra cosa, il discorso ossessivo scimmiotta la religione, però la religione è un’altra cosa, è un sistema bene organizzato che offre agli umani ciò di cui hanno bisogno, cioè una speranza, Freud in parte l’ha tolta, in parte però ha utilizzato la questione dell’inconscio, l’inconscio che potrebbe essere considerato  come l’animale fantastico della psicanalisi, e cioè ciò in cui crede, in cui crede fortemente, anche se inteso come la logica particolare a ciascuno, dato che non c’è nessuna definizione di logica in questa affermazione.