3-1-2007
Eleonora legge la Minuta J. di S. Freud.
Bene, quindi avete ascoltato questo brevissimo caso di Freud, ci sono già degli elementi su cui è possibile riflettere, c’è una questione curiosa, ad un certo punto lui dice: aspettavo di trovare qualcosa del genere, come dire che già aveva un’idea e si aspettava di trovare delle conferme a questa idea. Questo per un analista è preferibile evitarlo, il “farsi un idea”, per non pilotare necessariamente quello che penserà in seguito a ciò che avrà ascoltato. C’è anche da dire che il punto di arrivo cui Freud vuole giungere è nient’altro che ciò da cui noi partiamo generalmente, e cioè dal reperimento di una fantasia; una volta reperita la fantasia si tratta di cominciare il lavoro e cioè porre la persona nelle condizioni di sapere che cosa produce una fantasia e perché si produce, che comporta che dobbiamo arrivare a intendere la fantasia molto prima di quanto facesse Freud, molto più rapidamente. Poi la questione fondamentale: questa tizia dunque era eccitata da un ricordo sessuale che però creava dei problemi per cui l’attacco di ansia etc., ma considerate bene la questione tenendo conto di tutto ciò che sappiamo oggi e cioè il funzionamento del linguaggio, a cosa serve un attacco di ansia al posto di una eccitazione sessuale? Per difendersi da che cosa? Da pensieri erotici? Lei stessa o qualunque analizzante razionalmente è disponibile ad ammettere che non c’è nulla di male, e allora perché l’ansia? Perché si sposta? A che scopo? Come se creasse qualcosa che in realtà non serve assolutamente a niente, ma se il suo discorso la crea questa cosa, questa ansia in questo caso, allora c’è un motivo. Cosa fa l’ansia? Mantiene l’eccitazione che la razionalità invece non mantiene…
Intervento: crea
la possibilità di costruire emozioni…
Si, pensate a una persona ansiosa è eccitatissima, si agita, si dà da fare, una persona che non è ansiosa no, non è così eccitata, e allora ecco che non è un sostituto, è qualcosa che serve a mantenere l’eccitazione, perché mai la persona dovrebbe sostituire qualcosa che è piacevole? Qualcosa che razionalmente non produce nessuna emozione o comunque molto blanda, al contrario l’ansia, l’angoscia, producono emozioni fortissime e insieme con le emozioni tutta una serie di ricordi, di pensieri, di scene che è tutto ciò che consente al suo discorso di proseguire. Con l’ansia le cose cambiano. Tutto il lavoro che ha fatto Freud non ne ha tenuto conto in effetti, se non in ambito molto banale: perché una persona dovrebbe sostituire una cosa piacevole con un’altra cosa che è spiacevole? È di questo che occorre tenere conto, che la persona costruisce l’ansia o l’angoscia come qualunque altra cosa con l’unico scopo che sappiamo perfettamente, che è quello di proseguire, di continuare a parlare, a costruire rappresentazioni, immagini, scene, sensazioni, emozioni con tutti gli annessi e connessi. Ricordate ciò che dice negli scritti tecnici? Che il compito dell’analisi è “ricordare, ripetere, rielaborare” e è anche il motivo per cui probabilmente molte analisi si interrompono: togliere, quasi minacciare perché in un certo senso viene avvertita come una minaccia, togliere le sensazioni, togliere le emozioni. Dunque ricordare, ripetere e rielaborare, ricordare non è un grosso problema in genere, neppure ripetere, ma rielaborare… che cosa si intende con rielaborare? Per Freud è portare alla coscienza e accogliere un desiderio, un pensiero, questo per Freud costituiva generalmente il punto di arrivo, per noi è il punto di partenza, è quella cosa che generalmente chiamiamo responsabilità, accorgersi che sono io che ho creato una certa cosa, che va benissimo, ma nel momento stesso in cui mi accorgo che sono io che ho prodotto questa cosa occorre che sappia anche perché l’ho creata, con questo più prossimi ad Aristotele che a Freud: “conoscere le cause”, non basta sapere che questa cosa funziona, bisogna sapere perché funziona, diceva così Aristotele il saggio, e questo noi lo sappiamo perché funziona in un certo modo, perché una persona si crea una storia incredibile piena di patemi d’animo, di sofferenze, di angosce, perché il discorso dovrebbe costruire una cosa del genere se non perché è fatto di linguaggio, e il linguaggio deve procedere e procede lungo la via che garantisce o almeno offre la maggiore possibilità di costruire discorsi, questa è la via che seguirà, cioè la via più semplice, fino all’obiettivo finale. Tutte queste informazioni che cerca Freud fino a che punto hanno qualche utilità? Per esempio il tenore che sembra che abbia fatto delle advances nei suoi confronti, può darsi di sì, può darsi di no, ma in ogni caso sono tutte idee connesse con un unico obiettivo, cioè fare permanere l’angoscia, così come la paura del dolore nel rapporto sessuale, che può accadere in una fanciulla, il timore del dolore fisico che poi non è il dolore fisico in quanto tale ché alla suddetta fanciulla si può amputare una mano senza anestesia e non batte ciglio… adesso ho esagerato un po’, però non è certo questo che la preoccupa ma ciò che ha creato e continua a creare intorno all’idea di un rapporto sessuale doloroso, e quindi più carico di emozioni. Tutte le fantasie che intercorrono così nel folclore popolare sulla dimensione del membro maschile, tutto questo serve soltanto a mantenere la possibilità di potere costruire rispetto a qualche cosa una sequenza di proposizioni, nient’altro che questo. È possibile, come dice Freud, che questa tizia fosse all’oscuro del fatto delle sensazioni avvertite al basso ventre potessero essere connesse con la questione sessuale, d’altra parte non possiamo neanche avere l’assoluta certezza che sia proprio così, lui stesso ci dice che si aspettava di trovare certe cose, e sicuramente quelle che si aspettava di trovare ha trovate, in un modo o nell’altro. Per questo dicevo che l’analista è preferibile che non abbia aspettative di questo tipo, ma dicevo che anche se la fanciulla in questione ignorava una cosa del genere non è così rilevante, anche perché il dolore le sarebbe potuto venire in qualunque altra parte del corpo, qualunque parte può essere erogena. Dunque tenere conto che una persona viene da voi e racconta ciò che il suo discorso ha costruito a partire da qualunque cosa, è importante che sia partita da una certa cosa anziché un’altra? È importante fare partire un caleidoscopio da un punto anziché da un altro? Non direi, ora Freud ha rilevato o ha supposto che la più parte dei disturbi avessero origine, traessero origine da qualche problema connesso con la sessualità, è possibile, ma perché con la sessualità anziché con la sete? Che cos’ha la sessualità di così importante? Tanto da essere considerata presso praticamente tutti i popoli come una delle attività più importanti e problematiche…
Intervento: tra
le più piacevoli…
Sì, ma è sufficiente questo a renderla più problematica?
Intervento:…
Sì non la si può mantenere sempre proprio perché è problematica, chiunque farebbe sesso con chiunque senza nessun problema ma questo non avviene perché è un problema, e torniamo da capo, perché è un problema?
Intervento: perché è caduta su questo la mannaia della chiesa?
Anche certo, questo ha dato un notevole contributo, ma questo problema esiste anche presso popolazioni che non hanno avuto il cattolicesimo, cosa c’è in questa sessualità? Occorre porsi la domanda perché tutto il lavoro di Freud ruota intorno a questo e non è marginale, e in conseguenza di questo tutti gli psicanalisti dopo di lui hanno cercato in qualche problema sessuale la causa di tutti i disagi possibili e immaginabili, ma è davvero così? Oppure no?
Intervento: il potere funziona a partire dall’atto sessuale… però la sessualità lui la pone… tutto il contrasto lo pone all’installarsi del linguaggio…
Intervento: sì non proprio in questi termini, non parlava certamente dell’installarsi del linguaggio ma parlava della sessualità infantile e cioè dell’apertura al mondo di tutte le pulsioni che subiscono una sorta di punto di arresto con l’educazione, per usare un termine caro a Freud…
Intervento: parlava del bambino perverso e polimorfo…
Intervento: parlava anche della donna come di quel bambino perverso e polimorfo nei saggi sulla sessualità femminile…
Consideriamo dunque la questione in termini più precisi, e cioè attraverso le sue condizioni perché si dia una questione del genere e cioè il linguaggio: nel momento in cui si installa il linguaggio è ovvio che è possibile cominciare ad avere la sensazione del piacere, che cosa dà piacere originariamente? Quando si installa, ha preso a funzionare, come sappiamo qualunque cosa si dica risulta vera, a questo punto il reperimento di una qualsiasi cosa vera, cioè qualsiasi cosa che dia la possibilità di continuare a pensare, a parlare, è accolta sicuramente con un notevole piacere, viene accolta così anche dagli adulti, a questo punto quale che sia l’elemento, uno dei primi elementi che intervengono a produrre tale piacere connesso con la verità, con il reperimento della verità cioè con la possibilità di continuare a parlare, a costruire proposizioni, lì si instaura come forse dicevamo tempo fa, molto probabilmente ciò che costituisce il modello di piacere per tutta la vita, vale a dire ciò che comunemente è noto come fantasia erotica. Quella che ciascuno utilizza per raggiungere il massimo piacere. Può venire da altrove? Il piacere è costruito letteralmente, costruito dal discorso di quell’essere che comincia a parlare, ad un certo punto degli elementi si connettono fra loro a combinare una prima formulazione di verità, il linguaggio è soddisfatto, il discorso incomincia a costruirsi, è in quel momento che c’è la nozione di piacere, prima ancora di quello fisico, quello fisico subentra in seconda battuta ma non può essere prioritario rispetto al linguaggio, perché non ci sono gli strumenti per accogliere qualche cosa, per considerarla, per intenderla, non c’è, non esiste. Dunque quella combinatoria costituisce il modello del piacere, è ciò che ha costituito il primo piacere, quello da cui ha preso il via il discorso, è stata la prima formulazione di qualcosa di vero che ha dato l’opportunità di costruire proposizioni e quindi di costruire un discorso. Il linguaggio ovviamente è indifferente a quale sia la prima combinatoria, non gli importa niente, ma il discorso che invece che non è altro che questa prima combinatoria, il discorso ne tiene conto, si è parata innanzi in quel preciso istante la possibilità di parlare, la possibilità di costruire il mondo, non è poco. Pensate all’entusiasmo che hanno i bambini di fronte a qualunque cosa, chiunque faccia una qualunque cosa desta immediatamente un grande interesse, qualunque cosa che si muove cosa produce? Una variazione di stato. Producendo una variazione di stato attira l’attenzione perché non è più come prima, cioè pone in essere una differenza del linguaggio, cosa diceva De Saussure?
Intervento: nella
lingua non si colgono che differenze…
Questo primo modello costituisce sicuramente il modello prioritario perché rimane comunque quello che ha prodotto la maggiore possibilità anche perché a quel punto non c’era nient’altro quindi qualunque cosa dà una possibilità immensa, come una persona che non abbia mai letto tutte le opere di Aristotele, tutto l’Organon aristotelico, ha una fortuna immensa perché ha di fronte a sé la possibilità di venire a sapere un sacco di cose. Quindi gli umani per raggiungere il massimo del piacere, possiamo aggiungere che sia in ambito sessuale o no badate bene, devono riproporre in qualche modo questo primo modello, questo primo modello che come dicevo costituisce l’avvio del discorso, l’avviarsi stesso del discorso, costituisce la possibilità di parola, di parlare, la più grande possibilità di parlare. Il discorso mantiene questo modello e lo utilizza parte ogni volta in cui gli pare, gli sembra che non ci sia la possibilità di proseguire nel modo in cui lui vorrebbe, ecco che allora lo recupera. Immagina che ci sia sempre questa possibilità e quindi viene mantenuta e tenuta come il modello del piacere assoluto, qualunque sia stata la combinatoria iniziale. Quando parlo della prima combinatoria che costruisce, che consente di costruire il discorso, lì si avvia anche l’idea del potere, l’idea stessa del potere, cioè il potere sul corpo, sul discorso quindi sul mondo…
Intervento:…
È perché si mantiene questa impossibilità di dubitare anche quando poi con l’età della ragione e avendo gli strumenti si continua in un certo senso a non dubitare di quella certa cosa che rimane il modello del piacere assoluto…
Intervento: ecco ma in un’analisi si tratta di ricostruire questo modello?
No, non ha nessun interesse…
Intervento: se
l’ansia serve per mantenere la carica emotiva…
Intervento: questa possibilità di emozioni, attesa di emozioni…
Intervento: una volta inteso come funziona capire perché funziona a questo modo… il modello del piacere una sorta di scena, una fantasia erotica è una scena erotica…
Ciò che dice è prossimo a ciò che dice Freud, l’emozione come una forma vuota di contenuto che mantiene solo la forma ma è sprovvista di contenuto…
Intervento: sì perché ciò che aveva prodotto quell’emozione ovviamente apparteneva a un gioco che ora sono altri giochi… vuota in quel senso no?
Sì, il linguaggio produce sì forme, forme logiche certo, ne parlavamo l’altra volta, non è una forma vuota è una forma e funziona proprio perché è una forma, potremmo chiamarla una forma logica cioè la forma di quella argomentazione, di quella argomentazione che ha scatenato originariamente il discorso stesso, la forma di qualche cosa che originariamente ha dato la possibilità di costruire un discorso, poi quale siano le variabili all’interno di questo può essere più o meno rilevante…
Intervento: alla
luce di tutto questo come si esplicita tutto questo perché?
Il primo motivo è che non si può non fare, il secondo è che in questo modo si sono soddisfatte le esigenze del linguaggio, non c’è nessun altro motivo, d’altra parte tutta la teoria psicanalitica sorge su un equivoco, sul fatto che una persona dice di volere sbarazzarsi di qualche cosa di cui la persona stessa con fredda determinazione ha create tutte le condizioni, se se ne volesse sbarazzare lo farebbe immediatamente, la questione è che non vuole farlo, quindi si rivolge a qualcuno per sottolineare che non ne è responsabile. In un’analisi intendere la fantasia che sta operando può essere importante al fine di mostrare che questa fantasia è stata costruita dalla persona stessa, ma a questo punto, là dove si arresta generalmente una psicanalisi noi incominciamo, incominciamo con il porre la questione in termini radicali e cioè perché si costruisce una fantasia, la persona comincia ad accorgersi che sì questa fantasia ha avuto un utilizzo, certo, ma questo utilizzo è assolutamente arbitrario, era funzionale ad un certo gioco. Perché si costruiscono giochi? Lo stesso Freud si è accorto che il discorso cosiddetto normale non è altro che una via di mezzo tra il discorso nevrotico e psicotico…
Intervento:…
Costruisce perché non può in nessun modo fermarsi, aldilà che costruisca delle emozioni oppure no, in ogni caso deve proseguire, le emozioni non sono altro che il nome che si dà a quella sensazione che si prova, che il discorso prova nel momento in cui raggiunge una verità inattesa, allora si chiama emozione, ma la struttura è sempre la stessa, che una persona si costruisca delle paure, delle fobie tali da rimanere paralizzato in casa o costruisca un rimedio per il cancro, per il linguaggio è esattamente la stessa cosa, sono sequenze di proposizioni. Al linguaggio l’utile sociale non importa assolutamente niente, funziona e basta. I discorsi incominciano a costruire storie, incominciano a venire in conflitto tra loro, un discorso è partito da una certa premessa che quindi ritiene vera e questo discorso va a collidere con l’altro gioco che è partito da un’altra premessa che contraddice la prima, ma ritenuta altrettanto vera all’interno del gioco da qui le difficoltà, ma per il linguaggio tutto questo è assolutamente indifferente…
Intervento: si
trova di fronte due giochi di cui deve in qualche modo far prevalere uno,
l’asino di Buridano che non sapendo in mezzo a due greppie da quale cominciare
è morto di fame…
L’impossibilità di scegliere tra due vantaggi equivalenti conduce, o può condurre alla paralisi…
Intervento:…
No, perché essendo un gioco muove da una premessa e questa premessa è vera, se sta facendo quel gioco è perché quella premessa è vera e quindi non la può eludere, il linguaggio gli impedisce di cancellare un elemento vero, questo è il problema che sorge…
Intervento: è
un problema logico una volta che un elemento esiste da quel momento non può non
esistere…
Se faccio un certo gioco è perché ho accolte le premesse, se ho accolta la premessa, quella premessa all’interno del discorso è necessariamente vera, non posso non accoglierla, non lo posso fare, così come non posso credere falso ciò che so essere vero, è una questione grammaticale. La domanda importante non è più che cosa è successo, ma perché succede qualcosa, una volta che si è risposto a questa domanda, qualunque cosa succeda non offre più nessun problema perché si sa perché succede, a quali condizioni, cosa la fa succedere. Bene, ci vedremo mercoledì prossimo.