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2 settembre 1999

 

 

C'è qualcuno che vuol dire qualcosa intorno a ciò che sta leggendo, a ciò che sta riflettendo, considerando a vario tipo e vario motivo?

Intervento: Ho una domanda. Noi abbiamo parlato della verità in due discorsi, il discorso ossessivo e nel discorso paranoico specificatamente. Sto leggendo Todorov e parla a lungo del discorso schizofrenico e di quali sono le peculiarità di questo discorso. Mi pare che non ci sia una ricerca della verità ma, per esempio, una ricerca ritmica, cose di questo genere, non costruisce qualcosa intorno alla determinazione della verità. Questa è la cosa su cui mi sto interrogando.

Mi è sfuggita la questione.

Intervento: La questione è la differenza che lui fa tra il discorso paranoico e quello schizofrenico, dice che il discorso paranoico trova continuamente il referente mentre per il discorso schizofrenico è ciascuna cosa che dice, quasi che quel senso che il discorso paranoico conosce, sa per il discorso schizofrenico la definizione può essere questa laddove questo referente nel discorso paranoico è immediatamente trovato per come si pone il discorso, per il discorso schizofrenico distrugge continuamente per il modo, le figure che intervengono, le figure retoriche di cui è fatto. Distrugge questo senso perché non c'è referente che tenga, è tutto intrecciato, è tutto slegato, ma questo a cosa serve? Serve, se uno si pone domande in questo modo per distruggere quel referente che, per esempio, se voglio porre un'antitesi a questo discorso che è il discorso paranoico, laddove il discorso paranoico trova il referente il discorso schizofrenico distrugge il referente con il modo in cui si comporta, diciamo così. È facile concludere, se così vogliamo concludere, che il discorso paranoico ha bisogno della verità per esempio si parlava della stupidità dell'altro. Il discorso schizofrenico, se lo voglio contrapporre chiaramente, questa verità non la vuole e già ce l'ha la verità. Non è necessario contrapporre un discorso ad un altro però...

L'interrogazione era intorno al discorso schizofrenico e a che cos'è peculiare del discorso schizofrenico. Di come si situa la verità nel discorso schizofrenico, visto che abbiamo inteso distinguere i vari discorsi a seconda del modo in cui interviene il necessario. Dicevo qual è la superstizione? Nel discorso schizofrenico la superstizione è che le parole siano autoreferenziali. Nel senso che tutto ciò che si dice è ciò che viene detto. Se io parlo dell'orologio, queste mie parole sono l'orologio. L'intoppo nel discorso schizofrenico è che immagina che le parole siano il referente in senso ontologico, cioè siano la cosa di cui si sta parlando.

è questo il modo del discorso schizofrenico di porre la questione della verità, cioè è vero tutto ciò che si dice ma, per il solo fatto che essendo parole queste parole sono le cose. Se parlo dell'accendino le mie parole sono l'accendino. Questo, quando si psicotizza il discorso schizofrenico, è molto difficile da svolgere, perché non c'è più nessun elemento di aggancio, in quanto qualunque cosa che si dica questo elemento è la cosa che descrive, per esempio, e non essendoci un referente esterno alla parola è molto difficile trovare un aggancio. Le parole sono come chiuse in se stesse. Ciascuna parola è una certa cosa. Però, si tratta anche qui di porre una condizione fondamentale nell'analisi, a questo riguardo riprenderemo un aspetto che è essenziale, cioè l'analisi non è altro che un itinerario che insegna come si fa a pensare, nient'altro che questo.

Finché l'analizzante non ha inteso questo, sarà molto difficile che l'analisi abbia degli effetti.

Molte persone che avviano un'analisi, in effetti, pensano in modo un po' strampalato, come se il linguaggio fosse uno strumento, con tutto ciò che questo comporta.

Vale a dire questi vari tic di cui stiamo dicendo, quello del discorso schizofrenico. Le parole non sono delle cose né non lo sono; rappresentano, ovviamente, ciò che consente agli umani di dirsi tali, cioè quella struttura che consente di pensare, di vivere, di fare qualunque cosa, di far esistere qualunque cosa.

È questo su cui occorre puntare nell'analisi. Senza questo non capita nulla, non cambia il modo di pensare.

Un po' come avviene, come è avvenuto storicamente nei cambi di governi, rivoluzioni ecc. però finché il modo di pensare rimane lo stesso non potrà in nessun modo cambiare. E così l'analisi se non avviene una variazione rispetto al modo in cui si pensa. Questa variazione avviene attraverso un addestramento al linguaggio. Una persona magari smette di fare una certa cosa e, purtroppo si accorge che ha paura di quell'altra, funziona come nell'ipnosi, nella suggestione. Credo che sia così, quindi, va bene così. Credo che ci sia un Dio che dopo la morte mi salverà quindi, sono tranquillo, più o meno, poi, c'è sempre qualche contraccolpo nella vita.

Dicevo la volta scorsa delle figure, quattro figure principalmente: l'isterico, l'ossessivo, il paranoico, lo schizofrenico, perché rispetto al progetto che abbiamo in animo, cioè di trovare degli algoritmi che siano in condizione di dissolvere queste superstizioni, può essere importante avere le idee precise sui discorsi in quanto indicano quali sono le paure e cioè le superstizioni, che cosa viene creduto, per lo più.

Questo è essenziale, perché è questo che si tratta da una parte, di sostenere, e, sostenendolo, dall'altra parte di dissolverlo. Questa è una cosa che può apparire paradossale ma, in realtà, in analisi occorre sostenere questa paura, cioè sostenere la superstizione. Viene sostenuta perché è lo strumento più potente che avete a vostro favore. Perché è un elemento che maggiormente importa ed interessa alla persona, e, quindi, va tenuta in seria considerazione, però è anche ciò stesso che occorrerà eliminare.

Non perché si debba eliminare la paura in quanto tale ma perché è connessa ad una superstizione. Questa superstizione è ciò che impedisce alla persona di pensare, questo è il motivo fondamentale.

Intervento: cosa intende con "ciò che sostiene la paura?"

Come dire, è presa sul serio. Fare in modo che la persona che sta raccontando la paura, abbia l'impressione che la sua paura è presa molto seriamente, è creduta. Se ha l'impressione che non crediate alla sua paura, possono crearsi dei problemi. Perché è la cosa più importante, quella. È la sua stessa esistenza.

Quindi prenderla seriamente, non che dobbiate crederci, ovviamente. Faccio un esempio banalissimo, uno ha paura del buio no? È inutile stare a dire che non c'è nulla da aver paura, non c'è nessun pericolo, invece considerare i pericoli che ci sono nel buio, che ne so? Quelli che lui immagina, che lui suppone. E insistere molto su quest'aspetto, mettere molta attenzione su questo.

La paura è un elemento fondamentale presso gli umani. Senza la paura o senza il senso di colpa non funziona niente. Occorre mantenere in ciascuno stato, come ciascun governo sa, la paura, il senso della paura. È una cosa irrinunciabile, è la superstizione per antonomasia, quella proprio fondamentale, quella fondante gli atti e i pensieri.

Se riuscite a sapere di che cosa ha paura una persona avrete già molti elementi. E, il discorso che si faceva intorno ai quattro discorsi principali è importante perché mostra quali sono le paure nei vari discorsi e cioè quali sono le varie superstizioni, per esempio, nel discorso ossessivo la paura è che ci sia la rottura, ci sia qualcosa che lo costringa a esporsi, a mostrarsi in prima persona, questa è la paura fondamentale, come se a questo dovesse succedere un dissolvimento. Una prerogativa del discorso ossessivo è quella di cercare sempre l'accomodamento, sempre di ricucire, sempre di sistemare, mai di rottura, esattamente il contrario del discorso isterico che invece fa della rottura la sua bandiera. Deve sempre rompere tutto con tutti. Quindi, facendo questo esempio, in questo caso la paura è del confronto, di qualcosa che costringa ad esporsi, cioè esporre i propri desideri, il proprio pensiero. E, allora, in che modo utilizzare una cosa del genere? Si tratta, in prima istanza, di, dicevo prima, utilizzare, fra virgolette, tale paura.

In che modo nel discorso ossessivo? Portando questa paura, facendo in modo che questa persona si trovi a parlare di questa paura fino al punto in cui si trova di fronte a qualcosa che teme maggiormente.

Facendo parlare una persona intorno alla paura accade che ciò che teme di più affiori, cioè ci si trovi proprio di fronte. In questo caso l'esporsi, mostrare il proprio desiderio, mostrarsi desideranti, cioè mostrare il desiderio in atto. A questo punto ciò che occorre che questo faccia è portare la paura, come si diceva, alle estreme conseguenze. Cioè, non soltanto la accoglie ma la porta alle estreme conseguenze. Se il discorso ossessivo teme esporsi come rottura in quanto è foriera di responsabilità, se uno rompe con una persona deve, quanto meno, dire perché, per come e quindi esporre tutta una serie di desideri.

Quindi portare alle estreme conseguenze non è altro che fare il verso, in questo senso a questa paura, facendo in modo che nel raccontare le proprie paure, queste paure si manifestino, e cioè si accorga, ad un certo punto, che nel raccontare stesso di queste paure, incomincia a porsi. Comincia ad esporre il proprio desiderio, le proprie fantasie, i propri pensieri.

E lo fa perché, essendo ciò che più teme è ciò che più lo attrae. Per questo è fondamentale intendere molto bene le paure, non soltanto quali sono ma qual è la struttura di ciò che più teme e che desidera che si verifichi. Per esempio, il discorso ossessivo teme moltissimo la rottura, con tutto ciò che questo comporta e quindi dovere rispondere, dovere fare, dovere dire ecc...ma, al tempo stesso, la desidera fortemente come fantasia, tutte le sue fantasie, in effetti, sono fantasie di rotture, che però non si pongono mai in atto. Porle in atto comporta la necessità di assumersi la responsabilità di ciò che si dice, di ciò che si fa.

Ecco, dunque, dicevo che essendo ciò che più si desidera attrae fortissimamente e, quindi, è ciò che vincola la persona al discorso che state facendo, come se non potesse sottrarsi.

Per questo vi dicevo all'inizio che è un alleato formidabile la paura perché è anche, al tempo stesso, ciò che attrae. Se si riesce a compiere questa operazione sarà difficile che la persona abbandoni l'analisi, perché trova lì in ciò che dice qualcosa che esercita un'attrazione fatale.

La stessa cosa in altri discorsi. Individuare che cosa spaventa, qual è, quindi, il luogo comune più accreditato perché questo è anche ciò che attrae, sarà ciò che consentirà alla persona di proseguire l'analisi, e non riesce più a sganciarsi talmente è attratto da una cosa del genere.

Ora, trovare un algoritmo che consenta di mettere in opera un'operazione del genere è cosa assai complessa.

Come deve funzionare? Proviamo a considerare la cosa. Come occorre che funzioni un algoritmo? Cos'è un algoritmo?

Intervento: L'algoritmo è una formula.

È una formulazione che indica qual è la modalità attraverso la quale si può raggiungere un certo risultato, può essere anche una formula. E noi stiamo cercando qualcosa del genere.

Come deve essere fatto? Occorre, intanto, che attragga. Sì, deve attrarre. Deve, cioè, esercitare quell'attrazione che esercita la paura. Voi sapete la paura esercita un'attrazione fortissima molto superiore ad infinite altre cose che appaiono più piacevoli agli umani, ma che non attraggono quanto la paura. Deve essere dunque attraente, ma devo utilizzare la paura? Non necessariamente.

Ciò nonostante, se volete che qualche cosa sia fortemente attraente occorre utilizzare la paura. Forse si tratta di riflettere sul come utilizzarla.

Per esempio, la paura, nel discorso ossessivo, è che qualcosa possa costringere a esporsi, quindi un algoritmo di questo genere deve muovere una paura del genere. Ché da una parte è vero, sì, che è sfuggita questa eventualità, però attrae, attrae nella misura in cui si pensa che rimanga in atti ma non in potenza, Già Freud aveva colto questo aspetto particolare del discorso ossessivo, cioè che occorre che tutto rimanga in atto ma mai in potenza.

Quindi, ecco, una delle prerogative occorre che sia questa. Ché per attrarre deve sì mostrare la paura ma mantenerla in potenza.

Quindi, come fare? Qualcuno ha un'idea brillante a questo proposito? Come costruire una proposizione visto che un algoritmo non è altro che una proposizione che operi questa sorta di racconto, cioè che attragga mostrando la paura ma in potenza. Beh!, consideriamo intanto una serie di proposizioni, poi vediamo se possiamo ridurle a una.

Torniamo a fare un esempio, tratto dalla clinica: il discorso ossessivo compie generalmente una sorta di denuncia delle cose che non vanno. In queste cose che non vanno, o meglio in questa denuncia, che cosa c'è esattamente? C'è un'indicazione di qualche cosa che occorrerebbe rompere, spezzare, ma, al tempo stesso, c'è il timore di fare. Quindi, questa serie di proposizioni occorre che tengano la denuncia in atto ma l'agire in potenza. Perché le prime proposizioni sono quelle che funzionano da vincolo, vincolano la persona a ciò che dice, quindi, perché vada in una direzione di una accentuazione, sì accentuare ciò che la persona dice; non soltanto porre l'accento, ma caricare d'ulteriore senso, questo in ciascun discorso, non soltanto nel discorso ossessivo. Caricare di senso. Questa operazione è molto importante se tenete conto che le persone fanno continuamente affermazioni di cui sanno molto poco, non per ignoranza nel senso che non conoscono i termini della questione ma, l'ignoranza riguardo alla struttura del linguaggio, cioè ciò che stanno facendo effettivamente. Quindi, dare senso e accentuare queste affermazioni è incominciare l'operazione di portare l'elemento alle estreme conseguenze di cui si diceva, tenendo conto che l'obbiettivo è quello di insegnare come funziona il linguaggio. Caricando di senso un elemento, una persona è come costretta a difenderlo, a difendere un suo pensiero, come difenderlo? Beh!, trovando le ragioni, solo che mentre generalmente quest'operazione avviene in modo molto superficiale e frammentario, può trovarsi di fronte alla necessità di farlo in modo rigoroso, incontrando qui, a questo punto, notevole difficoltà. Queste difficoltà sono utilissime. Dicevo di accentuare di senso, per esempio, una denuncia di cose che non vanno, come se fossero molte di più le cose che non vanno, ma non solo. Caricandolo di senso è come se diventassero più importanti di quanto la persona stessa immaginava. Questo la costringe a pensarci ulteriormente, cioè esporre questi suoi pensieri alla parola.

Questo è valido per tutti i discorsi, chiaramente, anche se stiamo parlando del discorso ossessivo.

Intervento:…

Sì, caricare il senso è caricare d'importanza, rendere la cosa molto più importante di quanto immaginava che fosse, al punto tale che non può più non confrontarsi con questa cosa. La paura si mantiene se e soltanto se non si sa che cosa è fatta, sennò non è più paura, può essere preoccupazione se la cosa incombe, ma qualche cosa che comunque muove in modo tale per cui ciò che incombe scompare, no? Cioè, vedo un camion che viene verso di me e mi scanso per esempio.

Ora siamo molto lontani ovviamente dall'algoritmo, però occorre cominciare a lavorare in questo senso, cioè trovare la direzione, intanto, da seguire, e una direzione può essere questa: incominciare a caricare di senso gli enunciati delle affermazioni in modo che non possano più passare in secondo piano, in secondo ordine, essere dati così come acquisiti.

Anche per il discorso isterico potete fare la stessa operazione. Il discorso isterico dove c'è la superstizione e la paura è che il suo agire o le cose da fare le cose che giustificano la sua esistenza possono cessare, possono fermarsi e, quindi, ritrovarsi nella eventualità che non ci sia nessuno di cui occuparsi, nulla che la costringa a fare. Questo è la catastrofe per il discorso isterico, in effetti laddove questo si verifica avviene una depressione fino alla psicosi. Di qui la rincorsa folle a qualunque cosa che le dia da fare.

In questo caso utilizzare la paura nel discorso isterico è aumentare la paura di rimanere senza che qualcosa la costringa a fare; fino al punto in cui è costretto questo discorso a confrontarsi con questa costrizione. Non è un'operazione semplicissima ovviamente, però è già una traccia. Nel discorso isterico, sì, mostrare il colmo del suo terrore, cioè che possa esserci l'eventualità che non ci sia nessuno o alcunché che abbia bisogno di lei. Ovviamente ponendo la questione in modo che sia questa costrizione ad essere posta in gioco. Perché per ogni discorso si tratta sempre di una costrizione; l'isteria è costretta a cercare qualcosa che dia un motivo alla sua esistenza, cioè che la costringa a fare; il discorso ossessivo è costretto a cercare sempre un accomodamento, a cercare una mediazione; il discorso paranoico è costretto a fare in modo che l'altro capisca qual'è la verità ecc...

C'è qualcosa a cui non può sottrarsi e, in effetti anche il discorso isterico è più attratto da ciò che più teme.

Intervento: Nei discorsi isterico, ossessivo e paranoico ho l'impressione che sia indispensabile l'altro altrimenti il gioco non riesce, mentre nel discorso schizofrenico no, se ho capito bene.

Sì, solo che nel discorso schizofrenico l'altro è una parola, non è mai un qualcosa o qualcuno, rimane una parola. Questo può comportare una sorta di isolamento assoluto come avviene in alcuni casi di schizofrenia, di psicosi schizofrenica. Un isolamento inaccessibile, con la difficoltà di entrare in contatto, perché non esiste l'altro, né altre cose, esistono solo le parole in cui tutto è fatto ma, queste parole sono delle cose, non sono atti linguistici e quindi fatti di regole, di procedure ecc. Sono tutte queste cose.

Intervento:…

In alcuni casi può funzionare questa procedura, in altri casi, no. Però c'è qualcosa della struttura di cui diceva che è simile. Caricare di senso, possiamo anche intenderlo in questa sezione ma, di fatto le cose che teme sono peggiori di quanto immagina. Ma, chiaramente, nel compiere questa operazione, bisogna sempre tenere conto che l'obbiettivo è quello di fare in modo che questa paura di cui si tratta giunga là da dove viene, cioè il linguaggio, che è una costruzione di simili proposizioni e, dicevo, se lei compie questa operazione è possibile che la persona smetta di avere paura però ciò che ha sostenuto tale paura permane.

È un po' come può avvenire sotto ipnosi, la paura scompare, può scomparire, però la struttura che l'ha prodotta permane e, quindi, si produrrà un'altra paura.

Intervento:…

Per cui può fare quest'operazione però tenendo sempre conto che non basta che la persona, così, giunga a porre in ridicolo le cose che teme, ma che giunga a porre in gioco il timore stesso; perché uno può smettere di avere paura di una certa cosa perché si rende conto che l'ha costruita lui, poi, però, ha paura di quest'altro...

La paura stessa deve cessare. Il discorso ossessivo ha paura di esporsi, come se esponendosi dovesse succedere chissà che cosa, poi in effetti questo avviene che per qualche motivo veramente si espone c'è un moto giubilatorio perché si è accorto che non è successo niente.

Intervento:…

Però la paura permane, e la volta successiva è daccapo. non è cambiato nulla. Togliere il timore è togliere ciò che attrae, come si diceva prima. Una persona continua ad avere paure di vario genere perché ne è attratto.

Possono intervenire varie fantasie, a seconda del discorso. Fantasie di stupro, per esempio, di essere violentato. Perché l'altro spesso è temuto? Ma, temuto in vari modi, è un timore così, indistinto, indefinibile. L'altro è una figura, la figura che mette in atto tutte le varie paure, in alcuni casi la fantasia di stupro, teme di essere oggetto di stupro. Occorre svolgere questa paura, intendere che cosa attrae intorno ad una fantasia del genere. E ciò che attrae non a nulla a che fare con lo stupro in quanto tale, è la figura, un modo in cui si configurano tutta una serie di cose. Come uno che ha paura di essere ucciso, ma dice che ogni tanto c'è una persona che esce di casa e viene uccisa perché c'è una sparatoria o una pallottola vagante, è vero, però generalmente uno quando esce di casa non comincia a strisciare contro i muri col giubbetto antiproiettile, non lo fa pur sapendo che c'è questa eventualità, è un'eventualità che lo preoccupa, così come l'eventualità che un asteroide piombi sul pianeta e lo spacchi in due. Può succedere, però nessuno organizza la sua giornata tenendo conto di queste eventualità.

Occorre lavorare molto sulle paure in un'analisi, non tanto per togliere la paura in quanto tale, ma perché sono le cose che indicano in modo molto chiaro in alcuni casi, le cose che sono credute più fortemente e fermamente, e quindi l'aspetto più religioso di un discorso, cioè ciò a cui la persona è più attaccata, anche se magari viene da voi dicendo che vuole sbarazzarsi di questa paura e non ha neanche torto, tuttavia è la cosa a cui è più fortemente attaccato.

Molte analisi s'interrompono proprio perché c'è l'eventualità, a un certo punto, che questa paura si dissolva.

Elisabetta cosa succede, come mai così assorta?

Intervento: È così, succede proprio così.

Se sapete quali sono le paure di una persona, sapete le cose in cui crede.

 

Intervento: Sì, perché se uno ha paura di essere rapinato ovviamente il suo modo di pensare è quello di avere tanta polizia intorno ecc...

 

Certo, comporta tutta una serie di cose, ovviamente. Ciò che vi dicevo è noto ad alcuni che governano, notissimo, come si fa a fare in modo che la cittadinanza tutta, come un sol uomo, invochi uno stato di polizia? Semplicissimo. Prendete un po' di scagnozzi, strafatti di crack o di qualunque altra cosa, mettete loro in mano un Kalaschnikoff e li mandate in giro ad uccidere le persone, che so? Una mamma col bambino in braccio, un vecchietto, un po' di tutti no? L'operaio che va a lavorare poi il professionista in modo che tutte le categorie si sentano minacciate... dopo di che questi scagnozzi devono essere eliminati, perché essendo persone poco affidabili sono pericolosi e, quindi, li trovano poi in un fossato con una pallottola in testa, a questo punto la cittadinanza tutta invocherà lo stato di polizia. Naturalmente ad un governo non è che serva che ci siano le camionette ad ogni angolo, non gliene importa assolutamente nulla, però è il primo passo per giustificare, come dicevo, qualunque altra cosa. Semplice no?

Ora, non tutti i governi mettono in atto una cosa del genere, molti lo fanno. O lo fanno magari in modo più soft no? Alcune stragi pare siano state fatte per questo motivo, la famosa strage di Bologna, sembra che avesse questo obbiettivo.

Poi, anche lì, occorrerebbero persone per fare una cosa del genere e molto determinate. Gente alla Luttwak, se questo è l'obbiettivo occorre farlo in modo preciso, no? Come vi ho illustrato poc'anzi. In modo che la popolazione sia terrorizzata, sarà sottomessa e disposta a qualunque cosa.

Questo per dirvi quanto è importante la paura e quanto una persona che ha paura di una certa cosa fa e pensa cose che sono assolutamente incredibili per altre, mentre per lui sono assolutamente normali. Così come una persona che ha subito in famiglia dei lutti e a causa di questi sconsiderati va in giro a sparare è assolutamente normale, ovvio e necessario che ci sia uno stato di polizia. Ma, il discorso che a noi interessa è invece che la persona che ha le sue paure si comporta esattamente allo stesso modo nei confronti delle proprie paure. Esattamente allo stesso modo. Quindi tutto ciò che pensa, costruisce, immagina, fa è pilotato da questa paure, cioè dalle cose in cui crede.

Intervento: Si parlava con Beatrice di aumenti, perché aumenta tutto. Anche questo fa parte di un certo gioco. Così la gente che lavora sarà sempre più oberata di spese.

Però, adesso l'aspetto che più ci interessa è come funziona rispetto al proprio discorso, la paura e intendere come tali paure mi costringano a muovermi, ossia a pensare e a fare e a muoversi e a prendere decisioni che sono pilotate da questa paura, questo è fondamentale da intendere. Bene, ci fermiamo qui.