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2-8-2005

 

Allora c’è qualche questione che volete affrontare?

Intervento: il criterio di prova: un ipotetico interlocutore il quale afferma che i sensi sono il criterio di prova in quanto vedono etc. percepisce la realtà pur ammettendo che il linguaggio è ciò che permette di poterne dire, di poterne usufruire… invece noi affermiamo che qualsiasi cosa è un elemento linguistico, sono due tesi diametralmente opposte… lui mostrerà che le cose si vedono, si toccano… noi potremmo chiedere di dimostrare questa sua sicurezza… la questione è se io chiedessi a questo interlocutore di mostrare questa sua tesi

Sì che può farlo, dirà che sono i sensi, tutto ciò che cade sotto i sensi noi stabiliamo che esiste ed è il criterio di esistenza più affidabile, anche più antico e più sicuro perché tutto ciò che non cade né può cadere sotto i nostri sensi non esiste, semplicemente, non esistendo non ce ne occupiamo, infatti per esempio perché da 2000 anni si discute sull’esistenza di dio? Perché il problema è proprio questo, che non cade sotto i nostri sensi, mentre nessuno mette in dubbio l’esistenza di una montagna perché cade sotto i sensi di tutti

Intervento: a questo punto è ciò che può provare il discorso del luogo comune come verità lui continuerà a sostenere questo criterio e per lui questa è una prova…

È una prova inconfutabile perché non si possono confutare i sensi, se vedo qualcosa la vedo e non ho alcun dubbio, se urto contro uno spigolo sento male, se ho mal di denti non ho dubbi sul fatto di avere mal di denti…

Intervento: la difficoltà è di fare affermare a lui che non è una prova ma un fattore estetico è qualcosa che gli piace che sia così

Certo, lui in effetti decide che i sensi costituiscono il criterio di realtà però se noi domandassimo di provare che questa decisione è necessaria, cioè non ce ne possono essere altre al di fuori di questa, allora si troverebbe in difficoltà a dimostrare una cosa del genere, ché non lo può fare se non utilizzando una petizione di principio, che noi gli faremmo rilevare immediatamente e a questo punto, messo in difficoltà, potrebbe dire: “allora il criterio di realtà che io utilizzo è arbitrario, ma lo è anche il vostro”…

Intervento: e noi potremmo dire che il nostro non è arbitrario ma è provabile…

Potrebbe ribatterle che non ha nessuna importanza che non sia provabile, non ha nessuna importanza perché la provabilità logica di cui lei parla Cesare è aggirata dal fatto che viene utilizzato e consente agli umani, questo criterio di realtà fondato sui sensi, di muoversi, di pensare, di esistere e di fare tutto ciò che hanno fatto…

Intervento: si ma ciò che si ritiene utile non necessariamente è vero

No, ma allora, se è sufficientemente abile è avvertito del fatto che sta per condurlo in un vicolo cieco, il bravo retore si divincola chiedendo a lei a che cosa serve esattamente conoscere qualcosa di necessario, migliora forse l’esistenza? Conduce a una vita più facile e più felice? Se così fosse perché gli umani l’avrebbero già fatto, o forse è assolutamente inutile e per questo nessuno l’ha mai praticato…

Intervento: certo il mondo va avanti anche senza conoscere questo criterio… anche senza conoscere la condizione per cui gli umani si possono dire parlanti…

Esatto, e quindi qual è l’utilità di ciò che lei va proponendo? E se fosse nessuna?

Intervento:…

Per quanto riguarda lei forse, per quanto riguarda me per esempio non ne ha nessuna. Il criterio fondato sui sensi questo invece sì è utilizzato da chiunque, ed è necessario, perché consente alle persone per esempio di sopravvivere e non andare a schiantarsi malamente, mentre il criterio che propone lei non giova a niente né a alcuno, è inutile…

Intervento:…

Abbiamo detto tutto questo, ma a che cosa serve, perché dovremmo fare una cosa del genere quando campiamo benissimo…

Intervento: è una curiosità intellettuale…

Una curiosità intellettuale, certo! In questo lei ha ragione, una curiosità, così come può essere una curiosità sapere quanto è lontano il pianeta Plutone…

Intervento: possono trovarmi a dire delle cose che posso mostrare vere

Che importanza ha? Abbiamo già visto che tutti campano benissimo senza, non gli serve per vivere, e invece questo criterio di cui parlo e cioè quello fondato sui sensi quello sì, serve per vivere, ché per esempio gli fa riconoscere un pericolo, lo allontana da una situazione che minaccia la sua incolumità…

Intervento:…

Il sapere che un elemento linguistico è necessario non ci ripara dal pericolo di morte…

Intervento: se ho un disagio ho gli strumenti per elaborarlo

Posso essere anche d’accordo con lei che in alcune particolarissime situazioni questa cosa di cui lei sta parlando può essere utile, in particolarissime condizioni, se uno invece sta benissimo e non ha problemi allora in quel caso non gli serve a niente…

Intervento: nessuno fa analisi quando sta bene in linea di massima… è chiaro che non è necessario Faioni che la gente pensi in questa maniera perché funziona comunque però…

Allora dovremmo dire che è una cosa piacevole, se alcuni che hanno voglia di farlo lo possono fare, così come giocare a tressette…

Intervento: è un gioco tra gli altri…

Quindi non ha nessuna priorità rispetto agli altri, nessun merito particolare rispetto agli altri…

Intervento: dipende se la persona… se il suo discorso è curioso in prima istanza sapere come stanno le cose, se uno vuole soffrire può sapere di che cosa è fatta la sua sofferenza

Ma sì certo, in alcuni casi sottolineo può essere utile, in molti casi invece non serve assolutamente a niente…

Intervento: do atto perché ovviamente

Ah si?

Intervento: sì perché non è che sia una necessità questo discorso…

E se noi invece riuscissimo a mostrare che è una necessità sarebbe meglio, qualcuno saprebbe farlo?

Intervento: gli umani cercano sempre e comunque la verità noi sappiamo che è il linguaggio che li spinge a continuare a parlare e a vivere cercando la verità però se questa verità che gli umani via via cercano…

Mia nonna non ha mai cercato la verità…

Intervento: neanche il mio gatto tutto sommato

E sono già due, essendo già due allora questa affermazione non è più universale ma particolare, che è diverso, allora non più gli umani ma alcuni…

Intervento: sì

Come sì? No, tutti necessariamente!

Intervento: tutti cercano la verità infatti l’ho detto prima perché il linguaggio funziona così

È bastata una piccolissima, stupidissima obiezione…

Intervento: il linguaggio li costringe a cercare la verità e questo per potere parlare, per continuare a vivere però se gli umani sapessero che ciò che li spinge a parlare e quindi a costruire tutto ciò che il linguaggio gli propone di costruire per funzionare, comprese le tragedie, le paure, la sofferenza…

Ma siamo sicuri che è il linguaggio che fa tutto questo? E se fosse qualche cos’altro? Come fa a essere così sicura che è il linguaggio a fare tutte queste operazioni, e non un qualunque altra cosa? Cosa le da tanta certezza?

Intervento: che è il linguaggio e non qualcuno, che è il dio che ha decretato…

Da dove le viene dunque tanta certezza?

Intervento: dal fatto che ciò che sto dicendo non è negabile e cioè che è il linguaggio…

Beh questa non è che una petizione di principio, è ciò che deve dimostrare, io per esempio non sono affatto d’accordo, buona parte delle cose che sa le sa per esperienza e non per il linguaggio, impara che il fuoco brucia e la seconda volta non ci mette più la mano…

Intervento: uno può parlare di esperienza come dire che l’esperienza mi dice di fronte al fuoco che brucia fai attenzione a non bruciarti più, però, però io posso negare che sia l’esperienza però l’unica cosa che non posso negare è che siano delle proposizioni quelle che mi permettono di concludere che il fuoco brucia. Io tengo sempre presente questo dopo di che posso anche immaginare che sia dio, che sia qualcuno che mi vuol bruciare, che sia io che mi voglio bruciare ma intanto compiendo tutte queste operazioni che posso anche descrivere

Però lei confonde tra il prodursi dell’esperienza e la possibilità di descriverla, di dirne, di trasmetterla, che sono cose diverse…

Intervento: effettivamente l’esperienza…

Per ricordarsi non ha bisogno del linguaggio tant’è che un cane una volta bastonato quando fa una cosa la seconda volta non la fa più, però non può trasmettere questa informazione, non può utilizzarla per altre cose, almeno così ci appare né può dirne ovviamente…

Intervento: infatti, infatti così ci appare ci appare perché? Perché siamo stati addestrati a pensare in questo modo, a pensare che ci sia una causa di tutto ciò che avviene e che ci sia un perché

Che è quello che sta facendo lei, mettendo il linguaggio come causa di tutto

Intervento: no, io non sto ponendo il linguaggio come la causa di tutto

Quindi non è causa, se non è causa è effetto, o che cos’è?

Intervento: il linguaggio quello che mi consente per esempio di affermare in questo momento che il linguaggio non è la causa sostanziale né l’effetto sostanziale di quello che vado dicendo, vado dicendo e sto costruendo delle proposizioni

Quindi il linguaggio non è causa? Non è lui che lo produce? Per causa si intende questo: ciò che produce…

Intervento: il linguaggio ha prodotto questo gioco linguistico per cui posso parlare della causa e posso parlare dell’effetto, molti si sono interrogati sull’origine, sulla causa delle questioni senza poter tener conto che perché ci sia una causa o ci sia un effetto io questo lo devo concludere, quindi devo trarre questa inferenza, ci sono persone che assolutamente non possono immaginare che la causa e l’effetto siano ciò che io concludo, trarre un giudizio… potrei concludere in modo differente, potrei dire che dio ha imposto le cose in un certo modo per cui non è la causa… quindi in prima istanza è ciò che io vado concludendo

Quindi non è causa di nulla…

Intervento: il linguaggio? ma non è causa nel senso che il linguaggio non è l’origine delle questioni è ciò che le produce, è la condizione ed è differente parlare di origine e parlare di condizione perché la condizione è ciò che permette l’assoluta mobilità, se io parlo di causa…

Ma è solo perché lo preferisce, per una questione estetica?

Intervento: no, perché il linguaggio è la condizione della causa cioè è la condizione di questo gioco linguistico per cui io posso pensare che c’è una causa e c’è un effetto

Potremmo dire che la causa è la condizione di un effetto?

Intervento: potremmo anche dirlo e certo è così è utilizzato dalla grammatica la causa è la condizione dell’effetto, causa ed effetto sono legati grammaticalmente per cui se c’è la causa c’è l’effetto però al momento in cui parliamo di condizione ci sbarazziamo bellamente di questi problemi grammaticali

Non sono problemi. La causa dunque, visto che le piace il linguaggio potremmo porla così: “se… allora”, dove il “se” è la causa, l’“allora” è l’effetto. Questo le va bene? In un sistema inferenziale c’è una causa e c’è un effetto…

Intervento: va bene in effetti il linguaggio non è nient’altro che un sistema inferenziale

Allora se noi poniamo il linguaggio come causa allora tutto ciò che seguirà sarà un effetto, come se mettessimo il linguaggio al posto del “se…” e cioè “se il linguaggio allora tutte queste cose”, e se non c’è il linguaggio allora nessuna di queste cose…

Intervento:…

Sì, quindi il linguaggio è causa di tutto…

Intervento: in questo gioco, posto in questi termini…

È una causa necessaria…

Intervento: l’effetto di un elemento è un altro elemento

Intervento: ecco però parlare di causa ed effetto cioè se si da un elemento allora un altro però occorre precisare come questi elementi devono prodursi… devono essere elementi che io decido perché se non si ricade nella storia dell’emanazione: se si da una cosa allora un’altra cosa

È sempre un’inferenza: “se A allora B” perché è un’emanazione?

Intervento: prima si diceva che il linguaggio non ha bisogno di sapere di essere linguaggio ha funzionato sempre

Definisca il linguaggio.

Intervento: quella serie di istruzioni che mi permettono di passare da un elemento ad un altro elemento

Sì, bene…

Intervento: però deve essere un elemento nel senso che per poterlo considerare tale…

Cosa significa, cosa sta dicendo, di quale elemento sta parlando?

Intervento: il se a…

La premessa, e allora questa premessa cosa deve fare?

Intervento: questa premessa deve essere affermata

Se è una premessa è già affermata in qualche modo, e una volta che lo è?

Intervento: a quel punto posso considerarla e quindi verificarla e questa premessa funziona e produce altri elementi

La premessa deve essere verificata e poi ci sono altri elementi… è un po’ sconclusionato questo discorso. Altre questioni, Cesare oppure Francesca?

Intervento: e se la premessa è arbitraria?

Che succede? Come quasi tutte le premesse che chiunque utilizza quotidianamente? Produrrà delle conclusioni che sono altrettanto arbitrarie…

Intervento: dal momento in cui si comprende che la premessa è arbitraria

Ci si rende conto che anche la conclusione è arbitraria, e quindi non costringe chi la incontra a doverci credere necessariamente, e questo è auspicabile che sia. Certo sì, solo una premessa necessaria può portare a una conclusione necessaria…

Intervento:…

Forse allora non sarebbe né quella cosa né nessun altra, e in effetti l’unica cosa che risponde a questo requisito è il linguaggio, l’unica cosa che se non fosse, se non esistesse, allora non si darebbe nessun altra cosa, ché non ci sarebbe nessuna possibilità di conoscere, di sapere…

Intervento: ciò che rende ovvio è il linguaggio

Perché dice: “ciò che rende ovvio”?

Intervento:…

Il linguaggio consente di sapere ed insieme con questo consente molte altre cose, che se non ci fosse il linguaggio nemmeno potremmo pensare, senza linguaggio non ci sarebbe pensiero e quindi nessuna domanda e di conseguenza nessuna risposta, per questo dicevo che è l’unica cosa che è necessaria per gli umani, qualunque altra è arbitraria, è sempre costruita dal linguaggio ma non è necessaria, una qualunque affermazione non è necessaria in quanto se non fosse quella affermazione non è che non sarebbe nessun altra cosa, sarebbe lo stesso, io per esempio posso credere in un dio e poi posso decidere di smettere di farlo, non cambia niente, cambia qualcosa nei miei pensieri ma di fatto continuo sempre a pensare, in un altro modo ma continuo a pensare, mentre se io tolgo il linguaggio l’umano non pensa più, è l’unica cosa che se tolta crea un grosso problema perché non si pensa più e non si possono fare né domande né riposte, né qualunque altra cosa. Se togliessimo il linguaggio non potremmo più chiederci se esiste una certa cosa, se esiste il linguaggio, tutto questo sarebbe non più pensabile. Non potremmo neanche domandarci che cos’è l’esistenza, chiederci se qualcosa esiste oppure no, pertanto se non c’è linguaggio non esiste niente perché non esiste neanche il concetto di esistenza, non esiste il concetto di esistenza. L’esistenza che cos’è esattamente? Non possiamo saperlo e neanche possiamo sapere se ci sia l’esistenza senza linguaggio, pertanto affermare che senza linguaggio comunque qualcosa esisterebbe è un non senso, non significa niente perché in assenza di linguaggio non c’è nessuna possibilità di sapere o di affermare alcunché compresa l’esistenza. Porta a una situazione paradossale come dicevamo tempo fa, per provare che qualcosa esiste fuori dal linguaggio io dovrei pormi fuori dal linguaggio e da lì affermarne l’esistenza, ma come posso affermare qualcosa se non ho più il linguaggio? Non posso fare niente, non c’è più esistenza, niente esiste più, si dissolve tutto, però l’eventualità che il linguaggio scompaia non mi pare probabile, almeno nell’immediato e quindi…

Intervento: il linguaggio costruisce la distruzione…

Nel senso che ha costruite le bombe atomiche?

Intervento: certo lei parla spesso di questa questione delle testate nucleari…

Si, è un esempio abbastanza semplice da capire…

Intervento: qualcuno potrebbe dire: ma il linguaggio è la condizione dell’uomo ma l’uomo può distruggersi, come pare essere uno dei suoi giochi preferiti… al momento in cui gli umani si distruggono non c’è più qualcuno… voglio dire per chi è significante? Per il linguaggio? Il linguaggio crea il parlante, crea il corpo e si è creato significante per qualcuno non per qualcosa… il linguaggio è un sistema che funziona all’infinito… qualcosa che potrebbe metterci in difficoltà è il fatto che al momento in cui gli umani o meglio il linguaggio costruisca la distruzione… la terra scompaia il linguaggio costruisce che la terra scompaia, gli uomini sono abituati a farsi la guerra, amano compiere questa operazione e quindi a quel punto per “chi” è significante il linguaggio? Il rinvio è automatico e rinvia incessantemente a un altro elemento

Avrei potuto porre la questione in termini molto più semplici: supponiamo un olocausto nucleare, cessa ogni vita sul pianeta, che ne è del linguaggio? La riposta corretta è questa: è una possibilità, che di fatto non è provabile, una possibilità…

Intervento: è una costruzione cioè è possibile immaginare una cosa del genere

Altre questioni che offrono dei dubbi?

Intervento: lei diceva rendere questo discorso necessario… anche sapendo che il proprio discorso è falso arriverà ad intendere che il suo discorso non è provabile, può continuare comunque a giocare il suo gioco sapendo che è un discorso falso… si diceva di renderlo necessario perché pur non conoscendolo può essere non giocato come avviene…

Sì, su tutto il pianeta, ininterrottamente…

Intervento: una volta si diceva che sapendo che qualcosa è falso…

Dipende Cesare, uno viene alle conferenze che facciamo, si accorge che le cose in cui crede non sono necessariamente vere però dice: va bene, però a che cosa mi serve, devo vivere…

Intervento: sì perché non ha inteso bene la questione… si accorgerà che non distrugge il proprio discorso

Però anche molte persone sono giunte a considerare che sì, sono cose interessanti, belle, anche vere, però per la vita di tutti i giorni, per i problemi che incontro non è che mi serve sapere chissà che cosa…

Intervento: almeno potersi confrontare… giungere alle implicazioni, per esempio l’altra volta mi pare che retoricamente abbiamo già posto delle questioni al progresso tutti credono di essere sulla via giusta e non si accorgono che il progresso non è nient’altro che l’aggiunta di nuove proposizioni per cui c’è la necessità continuamente di decostruire quello che si è fatto, per esempio la scienza ha la necessità di distruggere quello che è stato fatto per poter progredire… però cos’è che ha risolto l’umano da quando…

Cesare, retoricamente come si può mostrare che ciò che andiamo facendo è molto più interessante…

Intervento: interessante sì, ma non necessario

Retoricamente non può mostrarne la necessità, può soltanto…

Intervento: magari può servire quando una persona sta male

In quel caso è molto utile certo, però come dicevamo prima è un caso, in molti altri casi può non servire assolutamente a niente, come un antibiotico, se c’è l’infezione serve, se non c’è nessuna infezione serve a niente…

Intervento: non è un antibiotico!

No, era un esempio, perché occorre distinguere tra un’argomentazione logica e una retorica, quella retorica non dimostra niente, costruisce un bel discorso che può persuadere eventualmente l’interlocutore, può persuadere oppure metterlo in difficoltà se insiste, però non dimostra niente, solo la logica può fare una cosa del genere…

Intervento: ci va una decisione da parte della persona “voglio che il mio discorso sia fondato, voglio che il mio linguaggio sappia ciò che sta facendo

Sì, è una decisione, infatti è per questo che nessuno lo fa dice “sì devo decidere questo, perché?” e quindi manca quel passo che consente invece di incominciare a accorgersi di tutta una serie di cose, è chiaro che dopo si vive meglio, ché in effetti come potremmo dire retoricamente: cessare di pensare in modo ingenuo come lei diceva e quindi giungere a conclusioni assolutamente errate che comportano poi che io mi muova in quella direzione che è errata, e quindi che mi trovi a fare danni, a fare catastrofi, a stare malissimo, a costruire scene di terrore che non esistono e danneggiare me e il prossimo apparentemente con un motivo, ma in realtà senza nessuno, perché questo motivo non è altro che una fantasia e quindi un’altra costruzione che io ho posta in atto credendola vera ma che tale non è, ma che finché la credo vera continuerò a muovermi di conseguenza e quindi a fare danni. Ma questo in ambito retorico, perché questo che ho detto non dimostra assolutamente niente

Intervento: forse proprio soltanto in una psicanalisi…

Sicuramente, è l’occasione preferenziale, anche perché è l’occasione in cui qualcuno ha preso quella famosa decisione di mettere in gioco quello che dice, quello che pensa, che fa, che congettura, che suppone, e quindi l’occasione di trovarsi di fronte a delle affermazioni e considerarle, metterle alla prova per così dire. Al momento attuale potrebbe essere anche l’unica situazione, però non è detto…

Intervento: per il momento, è ovvio che più questo discorso viene parlato e più ci saranno le possibilità per le persone che intendano per il momento è la persona in analisi che ha a che fare con il proprio sentire e quindi con le proprie verità solo al momento in cui può trovare un’altra direzione può intendere che c’è un’altra direzione, intendere che è per via di un proprio giudizio quello che sente, può mettere in gioco, non tutti ovviamente non tutti lo fanno però in certi casi e in certi momenti l’unico modo per proseguire è pensare non ce ne sono altri

Possiamo mostrare con facilità che questo modo di pensare è necessario perché muove da premesse necessarie, però il praticarlo, questo sembra che non sia necessario ché in effetti il linguaggio va avanti lo stesso, è andato avanti benissimo anche prima di noi e se noi non ci fossimo mai accorti di una cosa del genere avremmo continuato tranquillamente a praticarlo come chiunque senza sapere niente…

Intervento: quindi la psicanalisi avrebbe continuato nel suo modo di conversione per cui ad un certo momento dice “sento in questo modo perché… la causa” in effetti la psicanalisi è diventata una psicoterapia per questo motivo, perché del pensiero non importa nulla a nessuno

No, questa è la questione centrale, cionondimeno proseguiamo in modo sempre più fluido, più veloce, più efficace, in effetti l’esercizio che stiamo facendo serve a questo, a mettere il più rapidamente possibile l’interlocutore nella condizione di accorgersi di qualcosa, l’obiettivo è questo, non è vincere l’agone dialettico in quanto tale, una volta che l’abbiamo vinto non si va da nessuna parte, ma mettere la persona nelle condizioni di potere riflettere comporta intanto sbarazzarlo di alcune cose cui crede fortemente, e fin che crede fortemente queste cose non ha accesso…

Intervento:…

Smette di giocare con i soldatini e magari incomincia a fare giochi più interessanti, divertenti, più impegnativi, più sofisticati, che danno maggiori soddisfazioni, che lo portano più lontano…

Intervento: la molla è la curiosità

Quasi sempre. Intravedere qualche cosa che si coglie nella sua particolarità ma che tuttavia insiste, c’è qualche cosa ma non si riesce a individuarlo, la curiosità è questo, e allora ecco che si incomincia a informarsi, a leggere, a cercare di sapere cos’è quella cosa che si avverte che c’è ma che ancora sfugge, in fondo è ciò che ha condotto me per esempio a fare quello che ho fatto, la curiosità intellettuale, sapere in quel caso se fosse mai possibile costruire una teoria, un pensiero che non muovesse da un atto di fede, questo è stato il punto di partenza, il fatto di averlo trovato ha consentito di costruire la teoria del linguaggio, se non lo avessi trovato avrei continuato a seguire la teoria che seguivo in precedenza pensando che fosse la migliore, se uno non ha gli strumenti si adatta a quanto ritiene meglio per il suo pensiero, ma in realtà non è altro che una questione estetica: “a me piace più così”…

Intervento: supponendo che prima o poi si arrivi alla verità

Esattamente. Altre questioni?

Intervento: prima si diceva cosa fa uno psicanalista quando si trova una persona che espone le sue cose, racconta la sua storia e cioè porta la persona a sbarazzarsi le credenze che ingombrano quel discorso ecco mi chiedevo il linguaggio come funziona perché per smettere di credere qualche cosa occorre un giudizio perché qualcosa possa essere falso…

Anche se generalmente non avviene mai così, certo, sarebbe la condizione ideale ma non avviene così, avviene in un altro modo: “lo dice lui quindi è vero” in genere avviene così…

Intervento: però proseguendo e intervenendo la responsabilità delle proprie affermazioni il linguaggio dovrebbe immediatamente verificando quello che va facendo e giocando questo gioco che ha l’unica premessa necessaria per ogni cosa esiste in quanto io dico che esiste, in quanto una struttura ci offre tutto questo… a quel punto effettivamente dovrebbe “non posso più credere vero quello che so essere falso” non importa che me lo dica lui… e quindi dovrebbe diventare automatica l’elaborazione per cui automaticamente di fronte a una questione e di fronte a una mia affermazione “sto dicendo una scemenza, sto credendo a qualche cosa…” questo lavoro di sbarazzarsi in qualche modo di questioni che ingombrano e che fanno girare il proprio discorso…

E allora?

Intervento: l’automaticità. Proprio per via del linguaggio che ormai funziona in un certo modo dovrebbe, dovrebbe posta la questione in termini logici permettere l’esercizio continuo, diventa automatico tutto sommato, non c’è qualcuno che ci deve dire adesso voi fate esercizio per cui dovete confutare, confutare, negare dovrebbe avvenire normalmente

Dopo un po’ non dovrebbe più essere necessario…

Intervento: ma un interlocutore valido con cui costruire senza giocare degli anni su delle questioni che sono effettivamente “false” sono dei non sensi

Intervento: a proposito noi abbiamo sentito migliaia di volte certe proposizioni… però non viene così automatico come imparare una poesia… è molto più facile imparare una poesia e dirla perché qui si investe il proprio discorso… questa struttura che lei ha posta non viene imparata a memoria perché si potrebbe…

La questione è soggettiva, per un discorso è più semplice imparare a memoria per un altro è più semplice ricordare dei passaggi logici, per me per esempio è più difficile imparare a memoria qualcosa che ricordare una sequenza di passaggi, ché vengono da sé, mentre la poesia a memoria non viene da sé…

Intervento: date certe istruzioni non automaticamente tutto funziona

No, anche perché a nessuno è stato insegnato a pensare in termini logici, pensare logicamente e quindi è una cosa nuova per ciascuno. Va bene faremo ancora qualche esercizio, poi riprenderemo l’elaborazione teorica, mi sembra che siamo a buon punto. Bene, ci vedremo martedì prossimo.