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2-8-2001

 

Si discute sui temi per le prossime conferenze o corsi da tenere nel prossimo autunno.

Intervento: gli attacchi di panico vanno per la maggiore…

Allora teniamone conto, facciamo un intervento sugli attacchi di panico. A cosa serve l’attacco di panico? (…) curioso che ci siano delle sintomatologie che seguono delle mode, dei periodi, poi sì in parte l’immedesimazione con altri se tutti sono depressi… però non solo questo. Cosa dicevamo la volta scorsa?

Intervento: parlavamo della realtà

Sì dobbiamo affrontare il primo passo della realtà, dicevo, il discorso religioso la chiede, la questione a cui dobbiamo rispondere è come si incrina, come si mette in crisi il discorso religioso, antica questione però a questo punto siamo costretti, per così dire, a fare una cosa del genere. Cosa che sarà tutt’altro che semplice, ma ci darà le chiavi per accedere al discorso occidentale che è fatto di questo e quindi incominciamo.

Incominciamo dalle cose più banali, da domande molto semplici, per esempio a cosa serve il discorso religioso, l’abbiamo detto molte volte ma magari qualcosa ci è sfuggito, una persona cresce e a un certo punto acquisisce un linguaggio che gli viene trasmesso, insegnato a seconda dei casi, ma questo linguaggio a un certo punto fa parte di lui, anzi diventa lui stesso. Il linguaggio di cui dispone è fatto di luoghi comuni, adesso non ci interessa sapere cosa è accaduto nella notte dei tempi, non lo sapremo mai. Ciascuno si trova preso in questa struttura fatta di luoghi comuni, il cui funzionamento grosso modo conosciamo: si basa su un assioma fondamentale che è quello che afferma che almeno un elemento è fuori dal linguaggio, o non tutto è linguaggio, ora poco importa che questo elemento fuori dal linguaggio di fatto non sia mai stato possibile reperirlo in termini precisi; non importa niente a nessuno, l’essenziale è pensare una cosa del genere, oggi è diventato essenziale, oggi, negli ultimi duemila o tre mila anni, perché questo serve per mantenere lo stato, le istituzioni ecc. ecc. quindi è perfettamente funzionale ma nato per questo oppure no, non ha nessuna importanza, ciò che importa è che oggi funziona così. Si tratta di una struttura molto solida, molto forte, ed è un sistema autoriparantesi, se interviene una falla il sistema provvede a ripararla, come dire se un luogo comune non regge più, il sistema provvede a produrne un altro. L’essenziale è che ce ne sia sempre uno, un luogo comune cioè ciò che è creduto per lo più dai più. Che cosa è creduto per lo più dai più? La realtà,

 cioè per antonomasia l’elemento extralinguistico. Però, il problema è appunto questo che è un sistema che si ripara da sé, potete minarlo in tutti i modi, ricuce immediatamente gli strappi. Come? C’è qualche cosa in questo sistema che funziona grosso modo così, qualunque cosa intervenga a minacciare il sistema stesso viene isolato, una volta isolato, viene cancellato. Esattamente come fa un antivirus, isola il virus e lo cancella, così funziona il sistema operativo, noto come il discorso occidentale. Questo rende le cose molto complicate perché ha un sistema difensivo molto efficace, molto ben protetto al punto che, dicevo, espelle qualunque cosa lo minacci. Potete poi riscontare in un modo molto folcloristico la reazione di una persona che si trova di fronte ad argomentazioni come quelle che forniamo, in alcuni casi non è possibile opporre alcunché ad una argomentazione necessaria e allora interviene questo sistema di autoriparazione, questo elemento viene isolato e cancellato. L’ipotesi che facemmo tantissimi anni fa e cioè che un elemento come quello non fosse cancellabile dal sistema, si è dimostrata errata, il sistema riesce a cancellarlo, ciò su cui dobbiamo lavorare è questo: a quali condizioni un elemento può insinuarsi nel sistema e non essere cancellato. Se ci pensate lo riscontrate continuamente, voi prendete e spiegate a una persona esattamente il funzionamento del linguaggio in modo assolutamente ineccepibile e inattaccabile, cosa succede? Niente, assolutamente niente, e ciò che rende questo elemento non cancellabile è qualche cosa dell’ordine di ciò che dicevo tempo fa e cioè se uno viene a sapere che il suo migliore amico in realtà è un noto mafioso da quel momento non riesce più a vederlo come lo vedeva prima, qualcosa è cambiato, qualcosa si è inserito nel suo sistema e non è stato cancellato. Occorre riuscire a intendere che cosa funziona in quel caso, che cosa è in gioco; a questo punto potremmo inserire degli elementi e fare in modo che non vengano cancellati, perché finché vengono cancellati siamo completamente disarmati. E allora dobbiamo riflettere su che cosa avviene quando un amico scopre che il suo migliore amico è un noto mafioso, e perché da quel momento cambia o molto più semplicemente quando una donna viene a sapere che il suo uomo la tradisce da quel momento non è più la stessa cosa, per fare un esempio più semplice, perché no? Perché questo elemento non viene cancellato? Cosa interviene? Sì certamente la prima cosa che passa per la testa è una serie di emozioni, sensazioni, tutte queste cose che sono poi le stesse cose che fanno soffermare su una certa cosa, cioè attraggono l’attenzione (…) a noi interessa sapere perché. Che cosa attrae dunque? Adesso usiamo queste categorie molto generiche, molto banali ma giusto per incominciare a indirizzarci da qualche parte, perché una cosa attrae e un’altra no? È una bella domanda, perché si aggancia a tutta una serie di altre cose precedenti, è senz’altro possibile, quali, perché? Dobbiamo riuscire a trovare qualcosa di più semplice anche perché questo ci sposterebbe soltanto la questione all’infinito e non verremmo a capo di nulla. Cosa attrae dunque? Dicevamo tempo fa del desiderio, parlavamo del desiderio, come lo definimmo così in prima approssimazione?

Intervento: la direzione che prende il discorso parlando

Esatto, sembra già una definizione soddisfacente “se desidero qualcosa sono mosso verso questo qualcosa” ciò che desidero è sicuramente ciò che mi attrae però non basta, che cos’è questa attrazione di cui stiamo parlando? Visto che sono proposizioni poi in definitiva…

Intervento: sono delle connessioni

Sì, però o queste connessioni non sempre funzionano, attraggono, oppure in alcuni casi non ci sono, allora perché ci sono in quel caso? E torniamo alla questione di prima perché qualcosa mi attrae e qualche altra no?

Intervento: il desiderio è qualcosa che muove… è proprio per questo perché qualcosa si muove

Lei adesso allude a qualcosa di più strutturale, certo, e in effetti ciò che muove non è altro che il linguaggio ovviamente il quale linguaggio è fatto in modo tale per cui a un elemento se ne connette un altro, questo indubbiamente…

Intervento: quindi gli umani non possono fermarsi

Dunque c’è una struttura nota come linguaggio, questa struttura impone il movimento, direi per definizione, in quanto non può non farlo, è la sua stessa struttura, ora chiamiamo desiderio questo muoversi verso un qualche cosa però non una qualunque cosa, quando il linguaggio va verso qualcosa di preciso allora generalmente si chiama desiderio, in una prima approssimazione… c’è qualcosa che ci sfugge, costruisce delle proposizioni, alcune interessano e altre no, cos’hanno quelle che interessano? Potremmo anche dire che producono delle sensazioni, delle emozioni ma non andiamo molto lontani (…) ma sì, sì, ciò che è vero è ciò che soddisfa un certo requisito, non importa quale, quello che si è stabilito, quindi soddisfa comunque, però anche qui se ci riflettiamo bene torniamo esattamente al punto di partenza, soddisfa un requisito, il quale soddisfa qualcosa che aveva desiderato, come dire c’è qualcosa che segna una sorta di conclusione, se io voglio raggiungere una cosa e la raggiungo questo poi mi porterà a spostarmi altrove però intanto questo l’ho raggiunto e lì non ci torno più. Come se fosse stato acquisito un qualche cosa che affermavo di desiderare, la questione torna su questo qualche cosa che desidero, potremmo anche tirare in ballo la famosa questione della mancanza, ma anche qui andiamo poco lontani, cioè perché mi manchi qualcosa anziché un’altra, affermare che la mancanza è strutturale non ci serve a niente, c’è qualcosa che ci sta sfuggendo, però deve essere proprio nella struttura del linguaggio, dicevamo tempo fa “se dico, dico necessariamente qualcosa” e lì che la questione si svolge, che ne è di questo qualche cosa? Posso accoglierlo oppure scartarlo, tante volte vengono in mente delle cose e poi le considera meglio e le scarta, tante volte, no. Sandro dice le considera vere, cosa significa questo esattamente? C’è il caso che torniamo al punto di partenza un’altra volta e cioè le considera reali, perché considerarle reali? (…) sì un requisito, una volta stabilita una procedura se questa certa cosa soddisfa un determinato requisito allora dico che è vera, certo, (…) no, questo qualcosa che dico, dicevamo la volta scorsa, o è inserito in un sistema che consente la recursione oppure diventa lui la realtà, perché ormai è svincolato dal sistema operativo che l’ha prodotto e questo qualcosa diventa reale, con reale qui intendo extralinguistico naturalmente, e abbiamo visto come questo accade, a quel punto chiaramente il terzo elemento sarà esattamente come il secondo e cioè reale. Vengono costruite delle proposizioni che lo costruiscono come tale e cioè lo definiscono come qualcosa che non è più nel linguaggio, questo accade, teniamo conto che sono sempre proposizioni che affermano una certa cosa, da quel momento si è installata la struttura religiosa, cioè non funziona più il sistema operativo o meglio ancora, non c’è più accesso, non è che non funzioni più, dicevamo la volta scorsa che per intaccare il discorso religioso è necessario potere riconsentire l’accesso al sistema operativo, ora dicevamo che qualcosa interessa più di un’ altra, a questo punto che cosa potremmo dire? Che cosa interessa di più? Provo ad azzardarla così: ciò che si avvicina di più a qualcosa che si è allontanato dal sistema operativo e cioè per dirla più brevemente a qualcosa che meglio risponde a ciò che mi aspetto, qualunque cosa sia, non ha importanza, che cosa mi aspetto? Che cosa gli umani si aspettano? Ciò che hanno sempre cercato da quando esistono, sia il filosofo, sia la massaia, come chiunque, è la stessa cosa, cioè qualcosa che è ritenuto essenziale, importante, qualcosa che toglie le aspettative, toglie il desiderio in altri termini ancora, qualcosa che si avvicina all’assoluto, assoluto che può essere inteso come piacere assoluto, l’assoluto in generale o un successo assoluto. Una volta che si abbandona l’accesso al sistema operativo è ovvio che si installa un sistema fondato su domande che non hanno risposta perché non possono averla, inutile stare lì, come hanno fatto gli umani, a cercare risposte che non troveranno mai, perché non le possono trovare in nessun modo; ma, si chiederebbe qualcuno legittimamente perché le cercano e a che scopo? Un po’ come domandarsi perché cercare la verità? Eppure gli umani continuano a cercarla da sempre, in qualunque situazione, ma che cosa cercano esattamente? C’è l’eventualità che abbandonato l’accesso al sistema operativo il linguaggio stesso costringa a questa operazione e cioè incominci a girare in tondo, girare su se stesso impedendo sia ovviamente di uscirne sia di trovare una qualunque risposta a una qualunque domanda. Questa è la situazione attuale e cioè il linguaggio impedisce di rispondere a una qualunque domanda se è impedito l’accesso al sistema operativo, però se teniamo conto che da sempre gli umani cercano questo qualcosa, potremmo dire che cercano questo accesso, forse non è detto, però è fuori dubbio che qualcosa stanno cercando da quando c’è traccia di loro, in modo forsennato… (…) si modifica…

Intervento: una reazione all’interesse perché non sfugga l’oggetto… venendo meno l’interesse è perché questo oggetto non sfugga più

Sì, forse, e se la cosa fosse molto più semplice? Parliamo del luogo comune più banale, come dicevo prima, cioè il fatto che gli umani hanno sempre cercato qualcosa, l’essere, il denaro, il potere, qualunque cosa sia non ha importanza, questo ci dice il luogo comune, una risposta si diceva prima, sì certo potremmo dirla così sempre attenendoci al luogo comune, una risposta a ciò che affermo di desiderare, se io desidero guadagnare miliardi di dollari, se li guadagno ecco che ho dato una risposta soddisfacente al mio desiderio, che poi questo desiderio, questa risposta che la trovi questo è un altro discorso che per il momento ci interessa poco. Ora le persone cercano dunque delle risposte sempre, indipendentemente dalle domande che fanno, come dicevo prima intorno a “se l’essere sia e non possa non essere” oppure su come passare la serata… (…) ecco dunque qual è il problema che incontrano gli umani a questo punto? Che qualunque risposta si diano non è soddisfacente, dicevamo prima che il linguaggio impedisce l’accesso alla risposta, una volta che si è negato l’accesso al sistema operativo impedisce di rispondere in modo soddisfacente a qualunque domanda, perché rinvia sempre ad altro. Noi possiamo invece rispondere a qualunque domanda, di qualunque tipo e in modo straordinariamente efficace, e se la questione fosse tutta qui? Non abbiamo mai considerato, si accennava qualche tempo fa, non abbiamo mai considerato che forse è proprio questa la direzione, molto semplicemente: gli umani da tremila anni cercano qualcosa e noi gliela possiamo dare, a questo punto non ci interessa neanche più che cosa vogliono, né quale sia il loro desiderio, in altri termini, abbiamo in mano la risposta alla loro domanda, ora detto questo può risultare più semplice l’operazione, magari meno arzigogolata, forse, e cioè la questione verte sul come fare accogliere questa risposta che è già più semplice, che apparentemente come dicevamo fin dall’inizio non viene accolta ma forse, dovremo ancora riflettere ovviamente. Non viene accolta perché non viene avvertita come tale, come risposta, ma come un’altra domanda, un altro domandare su qualche cosa che non serve a niente o comunque non avrà mai risposta. Sul fatto che gli umani cerchino questa risposta direi che non c’è alcun dubbio, sono giunti a inventarsi le cose più strampalate, pur di tentare uno straccio di risposta, è certo che una volta se suppongono di averne trovata una…

Intervento: e qui c’è il colpo di genio dei padri della chiesa, hanno inventato qualche cosa che non può né vedersi né toccarsi ecc…

È difficile abbandonarla, però a questo punto potrebbe non essere impossibile, se noi la poniamo come una risposta, anziché come talvolta è passata, cioè come un’altra dottrina, una fra le tante che ci sono, questo che forse non si è colto, che non è un modo per rispondere, ma è il modo, l’unico non ce ne sono altri, forse è in questa direzione che dobbiamo lavorare, forse tutto è molto più semplice. Perché se è posta come una teoria o una dottrina come mille altre, nella migliore delle ipotesi potremo avere dei credenti, degli adepti, dei fedeli, invece, c’è il rischio anche qui, il rischio c’è sempre, però non ce ne importa assolutamente nulla di questo rischio, ma non più come una dottrina o una teoria o quello che vi pare, ma come la risposta a qualunque domanda. Ora la domanda successiva è che cosa fa accogliere una risposta a ogni domanda? Certo gli umani sono soddisfatti almeno apparentemente di una risposta a una domanda quando, si diceva, questa risposta soddisfa certi requisiti, requisiti stupidissimi il più delle volte, occorre vanificare questi requisiti, vanificando questi requisiti a questo punto non è più sufficiente la risposta che si darà e lì interveniamo noi con l’unica risposta possibile, imponendo l’unico requisito accettabile e cioè che la risposta sia necessariamente vera, perché se fosse falsa non potrei neanche pormi la domanda, cosa sta pensando? (…) ma porrei l’accento sulla questione dei requisiti cioè una persona si accontenta generalmente di una risposta perché soddisfa certi requisiti che sono risibili, alzare la posta di questi requisiti ovviamente tutto questo può funzionare lungo l’analisi, può essere straordinariamente facile, bisogna forse modificare un po’ il registro, una persona viene da voi e sta male per esempio, non importa quale tipo di male, perché questo malanno? Perché la nevrosi? La nevrosi è una risposta, una risposta che soddisfa certi requisiti, una risposta molto banale certo, una risposta a una domanda che muove dall’assunto che qualcosa è fuori dal linguaggio, certo, però potrebbe essere molto semplice, fin troppo forse modificare i requisiti che ha la persona per accogliere una risposta alla sua domanda, è detta in modo ancora un po’ complicato, farraginoso, certo, ma sembra di intravedere la via perché possa diventare molto semplice, che è poi il percorso che abbiamo fatto se ci pensate bene, abbiamo incominciato a modificare i requisiti che consentivano di ritenere soddisfacente una risposta, tutto qui, non abbiamo fatto nient’altro che questo…

Intervento: prima Lei parlava di quell’elemento che non riesce a instaurarsi perché viene sempre ributtato e quindi come fare in modo che questo elemento invece permanga e quindi crei un altro discorso…

A questo punto però abbiamo aggirata la questione. Facciamo un esempio molto semplice, mettiamo che la persona abbia paura di una certa cosa, sapete qual è il requisito per cui accoglie una cosa come vera, il cosiddetto nevrotico? Che gli dia delle emozioni, è l’unico requisito, se gli procura delle forti emozioni è vero, se non gliene procura, no. Provate a installare qualcosa che faccia rendere conto che il requisito di veridicità di una certa cosa non è altro che una forte emozione, la sua eccitazione, e vedete che la cosa cambia. È una cosa, mi rendo conto anche per voi che mi ascoltate, molto confusa, troppo fumosa però, però può essere che abbiamo trovato una via, una via che ci consente di operare in un modo straordinariamente efficace, rapido, troppo rapido è meglio che lo rallentiamo…

Intervento: mettiamo che una persona accolga che tutto ciò che costruisce è per le sue emozioni, la sua eccitazione… e questa cosa che costruisce la sua eccitazione lui non la può trovare per mantenere questa eccitazione… uno può trovare delle connessioni tra questa cosa che gli piace di cui non trova una spiegazione…

Il discorso non è sapere perché gli piace, può trovarne infiniti motivi, questo può anche farlo certo, così magari fa un po’ di esercizio…

Intervento: Freud cosa faceva? Costruiva una scena per cui una proposizione era legata con un’altra proposizione e trovava un senso bene o male a questo sintomo…

La domanda è questa che farne di tutta l’eccitazione che gli umani cercano e trovano? Mi sembra di avere inteso…

Intervento: l’umano vuole la sua droga

Questa è una questione clinica che affronteremo più in là, cioè che ne è, che ne fa di tutta questa eccitazione di cui gli umani vivono e cercano e senza la quale si sentono perduti? Certo è una bella questione ma siamo ancora lontani dal poterla affrontare, un passo alla volta e verrà anche il momento di occuparci di questo. Va bene, ci fermiamo qui per il momento…