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2-7-2008

 

Questa sera Beatrice proporrà un asserto, e cioè che qualunque cosa è un elemento linguistico e ciascuno degli altri presenti dovrà trovare argomentazioni che mettano almeno in dubbio un’affermazione del genere. Beatrice preferisce enunciare l’asserto e attendere le obiezioni oppure argomentare tale asserto?

Intervento: “Qualsiasi cosa è un elemento linguistico” è l’assioma da cui partiamo, siamo partiti per costruire tutto ciò che abbiamo costruito … qualsiasi cosa è un elemento linguistico è un istruzione per giocare questo gioco e indica il funzionamento del linguaggio il quale linguaggio ciascuna volta in cui prosegue pone la premessa che è identica a sé e non può essere negata simultaneamente da un’affermazione contraria … potremmo dire inoltre per tutte le x (se x allora x) allora potremmo trasformare quello che andavamo dicendo e cioè che qualsiasi cosa è un elemento linguistico con un quantificatore universale per tutte le x (se x allora x) appartiene al linguaggio perché se non appartenesse al linguaggio questa x non ci sarebbe non potendola dire, perché la dico in quanto è un elemento linguistico quindi la posso affermare.

Bene, obiezioni? Dovete demolire quello che ha detto Beatrice a tutti i costi, l’esercizio consiste nel trovare argomentazioni, Cesare incominci lei …

Intervento: si potrebbe partire dal luogo comune il linguaggio è ciò che permette la conoscenza … che permette di mettere in relazione le cose tra loro, che permette di stabilire qualsiasi cosa però ovviamente c’è una realtà che esiste di per sé indipendente dal linguaggio … certo che senza linguaggio non potrei neanche accorgermi di questa realtà, nessun strumento per mettere in relazione, per dire, per cui certo il linguaggio è determinante per gli umani però le cose esistono indipendentemente da questa struttura … questa struttura ci permettere di metterle in relazione per dire per poterci giocare con queste cose …

Intervento: tu dici che la realtà è descrivibile ma esiste di per sé cioè fuori da una struttura ) (sì perché le cose le tocchiamo, le sentiamo …

Intervento: beh questo è pensabile cioè è ciò che pensa chiunque che la realtà esista di per sé ma è come dire che l’elemento linguistico è isolato da un altro elemento linguistico nel senso che c’è l’elemento linguistico e c’è la realtà da un’altra parte e questa realtà sono elementi fuori dal linguaggio però io come potrei sapere qualcosa della realtà se non ho gli strumenti che mi permettano di uscire dal linguaggio e di lì descrivere la realtà? Come potrei fare?

Intervento: certo senza linguaggio non sarebbe possibile però io posso descrivere questa realtà posso mettere in relazione, posso … sono sotto gli occhi di tutti le cose che si vedono, le cose che si toccano faccio un sacco di cose metto in relazione …

Intervento: ma come si può mettere in relazione degli elementi … è come se tu stessi affermando che un elemento linguistico è isolato da un altro elemento linguistico, isolato cosa vuol dire? vuol dire che c’è un elemento linguistico il quale ad un certo momento è connesso con un elemento che non è linguistico che non è linguaggio, ma come potrei dire che il linguaggio stabilisce le connessioni?

Intervento: diciamo che il mio corpo è provvisto di sensori che possono percepire che cosa esiste e il linguaggio mi serve appunto per mettere in relazione questa realtà …

Intervento: ma il linguaggio è una relazione fra elementi linguistici, come dire? che l’elemento linguistico non può essere isolato da un altro elemento linguistico perché se no il linguaggio non esisterebbe … cosa vuol dire mettere in relazione?

Intervento: perché il linguaggio è un mezzo che mi permette di fare ciò … le persone possono constatare che la realtà esiste …

Intervento: questa non è una prova …

Va bene, adesso ci vogliono altre obiezioni. Beatrice ha accennato a una sorta di formula di una affermazione del genere usando un quantificatore universale, ora la cosa può essere resa ancora più precisa partendo dalla definizione di linguaggio che fornisce la logica: un linguaggio non è altro che una struttura composta da una sintassi e da una semantica, la semantica attribuisce il valore di verità, la sintassi non è nient’altro che un insieme di regole, primo occorre un vocabolario cioè degli elementi, possono essere delle variabili enunciative, poi dei connettivi che sono quattro il non, se allora, oppure, e, se e soltanto se; e poi indicatori di raggruppamento che sono le parentesi il punto e la virgola, e poi naturalmente la semantica cioè la possibilità di attribuire a questi elementi, a queste variabili, un valore vero/falso. Nella logica il linguaggio non necessita di nient’altro quindi una qualunque proposizione logica, per esempio, “se questo allora quest’altro”, ma è necessario che ci sia la possibilità di costruirla questa cosa e questa possibilità la fornisce un linguaggio che è appunto costituito da una sintassi e da una semantica, senza questo linguaggio scrivere se x allora x non sarebbe possibile, come dire che per scrivere se x allora x è necessario una sintassi che dia un ordine a questa sequenza tale per cui è riconoscibile e valutabile e anche una semantica che attribuisca un valore di verità. Adesso vi parlavo del linguaggio nella logica formale ma qualunque linguaggio non può esistere senza una sintassi e senza una semantica, anzi è fatto di queste due cose, il linguaggio è queste due cose che funzionano, una sintassi e una semantica cioè un modo per costruire delle proposizioni che abbiano un senso e un criterio per stabilire se sono vere o false, il linguaggio non ha bisogno di altro per funzionare quindi a questo punto potremmo dire, se volessimo scrivere in simboli:

 

L che sta per linguaggio, è uguale per definizione a S1 che è la sintassi e S2 che è la semantica,

L =def. (S1 & S2)

e ancora:

L  É (S1 & S2),

(S1 & S2) É L

(x É x) É (S1 & S2)

Assioma: (x É x) É L

 

nient’altro che questo. Sappiamo che per scrivere una qualunque inferenza, qualunque implicazione è necessaria una sintassi e senza una semantica questa implicazione non significa niente, se lei non sa se una certa cosa è vera o falsa non sa cosa farsene. Che cosa ci ha detto prima Beatrice? Ha costruito una proposizione dove ha inserito all’interno di un quantificatore universale la semplice esistenza di un elemento, per esempio, se io dicessi che per tutte le x se x è qualcosa allora x appartiene al linguaggio avrei detto sicuramente qualcosa anche se non è propriamente formulata in termini logici appropriati, per farlo dovremmo fare così: per tutte le x, se x allora x, se e soltanto se, se x allora L, dove L sta per linguaggio:

" x (x É x) É (x É L)

questo significa semplicemente: se qualsiasi cosa è quello che è allora questo qualcosa appartiene al linguaggio. L’altra volta dicevamo che per esempio un comando di base per avviare un qualunque tipo di linguaggio è “questo è questo” cioè l’identità di un elemento con se stesso, senza questo primo comando non è possibile andare oltre, anche un computer deve riconoscere che uno 0 è uno 0 e non un 1, soltanto se riconosce che un certo elemento è uno 0 e sa come usarlo allora può utilizzarlo, tenendo conto di questa sequenza scritta in simboli possiamo sostituire alla x, se x allora x e non cambia niente:

" x (x É x) É ((x É x) É L)

cioè per tutte le x, se x allora x se e soltanto se, se x allora x allora L. Questo è molto semplice in realtà perché si sta dicendo soltanto che in ogni caso se qualche cosa è se stesso questo avviene, se e soltanto se, questo qualche cosa essendo se stesso appartiene al linguaggio, adesso ve l’ho detta in termini più chiari prima era soltanto trasformata in simboli, ma perché trasformarla in simboli? Ci è utile se dovessimo seguire il gioco che fa la logica formale, perché siccome abbiamo stabilito in precedenza che se x allora x per definizione è linguaggio allora a questo punto troviamo una conferma che effettivamente che se qualche cosa è se stesso allora appartiene al linguaggio e ulteriore conferma la traiamo dalla sua negazione cioè dalla contraddittoria,

$x (x É x) É (x É ~L)

esiste una x tale che, se x allora x, allora se x allora non L. Il problema è che l’ultima parte cioè il conseguente nega ciò che per definizione abbiamo stabilito e vale a dire che se x allora x, allora L, negandola cosa succede? Che neghiamo ciò stesso che abbiamo, per definizione, definito essere linguaggio come dire che neghiamo che qualcosa appartiene al linguaggio ma negandola andiamo contro la definizione stessa di linguaggio. In altri termini la contraddittoria della precedente non è sostenibile perché nega ciò che abbiamo dato come necessariamente vero e questo comporta un problema e il problema è che non si può concludere in modo vero, poiché l’antecedente è vero e il conseguente è falso: negare la proposizione che afferma che qualunque cosa è un elemento linguistico non si può fare …

Intervento: ma assumere come assioma quello che abbiamo detto è esattamente quello che si dovrebbe obiettare … se io parto dall’assioma che qualsiasi cosa è un elemento linguistico ovviamente …

Per definizione abbiamo detto che il linguaggio è dato dalla sintassi e dalla semantica però quando scriviamo se x allora x, a questo punto non diciamo più che il linguaggio è dato per definizione dalla sintassi e dalla semantica ma semplicemente mettiamo in atto qualche cosa, in questo caso un’implicazione, e perché ci sia questa implicazione è ovvio che ci devono essere la sintassi e la semantica, questo cosa comporta? Comporta che come abbiamo scritto con il nostro assioma e cioè che se x allora x allora L, come dire che se io posso scrivere questo allora c’è il linguaggio e questo lo pongo come assioma …

Intervento: ho capito e sono d’accordo con lei il problema è che qualcuno potrebbe non essere d’accordo … lei prende questo assioma come vero per definizione, no?

No l’assioma è necessariamente vero, non lo prendo come vero …

Intervento: che qualsiasi cosa è un elemento linguistico è una conclusione che poi diventa assioma nel senso che occorre che ci sia qualcosa che mi conduca a dire che qualsiasi cosa è un elemento linguistico …

Ho usata una dimostrazione per assurdo mostrando che negare la proposizione che segue a quell’assioma non è possibile, conduce a una falsità …

Intervento: sono d’accordo nel senso che c’è una sorta di costrizione logica ad accettare questa conclusione però in termini di formalismo logico questa cosa però … il problema è che se io pongo come vero che qualsiasi cosa è un elemento linguistico poi è chiaro che la contraddizione di lì viene che esista almeno una x tale che x non è x …

Stabiliamo che il linguaggio è dato da una sintassi e da una semantica … poi stabiliamo che per scrivere se x allora x la condizione è che ci siano una sintassi e una semantica, dopodiché costruiamo una proposizione che nessuno ci vieta di costruire e cioè che per tutte le x, se x allora x se e soltanto se, se x allora L , è come dire “se x allora x, allora L” soltanto che l’abbiamo come un quantificatore universale cioè abbiamo detto che è sempre così, dopodiché costruito questo quantificatore universale, a questo punto mostrando l’impossibilità di asserire la contraddittoria rimane valida l’affermazione …

Intervento: se a questo punto manca la protasi perché non possiamo accorgerci che stiamo scrivendo, come può sussistere l’apodosi? Come possiamo pensare di affermare qualcosa?

Intervento: sono d’accordo su questo ma lei parla di una sintassi e una semantica per dire che cosa?Quello che mi sfugge il passaggio è questa questione da cui da questo che abbiamo appena detto si passa al fatto che se x allora x allora L, mi sfugge il salto …

Che “se x allora x” necessita di una sintassi e di una semantica?

Intervento: però l’abbiamo deciso noi …

Potresti scrivere una cosa del genere che abbia un senso in assenza di una semantica e di una sintassi?

Intervento: glielo dai tu il significato …

Per potere scrivere una cosa del genere che abbia un senso cioè per potere fare un’inferenza, passare da un antecedente a un conseguente è necessaria una sintassi, qualche cosa che ti dica in che modo costruire una sequenza e una semantica che ti dica a quali condizioni la sequenza è vera quindi se scrivo “se x allora x” ho già messo in atto la sintassi e la semantica che è necessaria per stabilire il valore di verità …

Intervento: è una tautologia …

 però si mette sempre comunque la semantica sempre …pensi alla semantica dopo di che questa banalissima sequenza lo pongo come assioma d’altra parte quando si vuole dimostrare il teorema di deduzione e cioè “se p allora q” lo si pone come assioma dopodiché si parte con la dimostrazione per arrivare a ├ p É q, cioè come un teorema, l’ultima formula di una sequenza che risulti valida …

Intervento: la parte formale mi sta benissimo però mi viene da pensare questo che quando noi affermiamo che qualsiasi cosa è un elemento linguistico a monte ci deve essere tutta un’argomentazione …

In questo caso noi non abbiamo affermato all’inizio che qualunque cosa è un elemento linguistico, abbiamo semplicemente detto che il linguaggio è fatto di una sintassi e di una semantica dopodiché abbiamo costruito un assioma poi abbiamo inserito l’assioma all’interno di un quantificatore universale, abbiamo negato il quantificatore universale e mostrato che negando il quantificatore universale si produce una proposizione non valida rendiamo valido il quantificatore universale suddetto. Ora tutto questo in realtà è un gioco, non dovete preoccuparvi più di tanto, era Daniela che qualche giorno fa che mi ha sollecitato a mettere in simboli logici questo discorso … però in effetti qualcuno potrebbe suggerire l’eventualità che una dimostrazione del genere sarebbe più agevole utilizzando la logica modale anziché quella formale …

Intervento: cioè?

La logica modale è si occupa dei modi in cui qualche cosa può essere vero o falso, sono 4 i modi della logica modale: possibile, impossibile, necessario, contingente, con questi si gioca utilizzando le inferenze naturalmente, le negazioni, le congiunzioni etc. esattamente come la logica formale i connettivi sono gli stessi però in questo caso si rende più semplice, forse più chiaro il fatto della necessità ché in teoria nella logica formale non si parla mai di necessità ma di validità, di correttezza, non di necessità, è la logica modale che parla di necessità, se io dico per esempio è necessario che p è come dicessi che è impossibile che non p, è la stessa cosa, ci occuperemo di logica modale per vedere di rendere più semplice la cosa. Sulla logica modale potete leggere il testo di Lewis e Langford, non so se è tradotto in italiano e poi c’è un ottimo testo Logica Modale di Jan Łukasiewicz, polacco, però è il suggerimento di Daniela che mi ha indotto a fare questa operazione che di per sé non è che significhi molto, in realtà una cosa del genere può benissimo essere detta in discorso come abbiamo sempre fatto, era soltanto per ampliare l’accenno che ha fatto Beatrice prima e adesso naturalmente dovete confutare tutto questo …

Intervento: non so se sia giusto … mi è sembrato un ragionamento che può fare anche un teologo se al posto del linguaggio ci metto dio, dio è uguale a eternità e infinità e io posso fare lo stesso passaggio logico e di conseguenza che dio esiste … si può dire che dio per definizione è eterno e infinito in questo caso, per i teologi è una verità assoluta …

Certo ma a noi in questo caso interessava soltanto porre in termini logici una questione di cui parliamo spesso, se metti dio al posto del linguaggio qual è il problema? Rispondi tu.

Intervento: c’è una cosa che mi è venuta in mente parlando con la mia amica riguardo alla percezione degli uccelli, la percezione degli animali che hanno … però se noi avessimo una percezione diversa di quella che abbiamo potremmo dire delle cose diverse da quelle che diciamo?

Risponditi.

Intervento: è possibile perché non sapremo mai il loro modo di vedere e quindi non lo sapremo …

Il modo in cui le vedi è marginale però se ciò che vedi viene organizzato in un certo modo in modo tale da poterne trarre delle implicazioni allora devi pensare, e cosa dice Wittgenstein? O si pensa in questo modo o non si pensa affatto. Supponiamo che usi un linguaggio da marziano, se pensa, pensa in questo modo se fa altro allora non pensa comunque perché non esiste un altro modo e se esistesse non lo potremmo chiamare pensiero perché il pensiero è questo. Per esempio come vede una macchina? Se attacca la telecamera che c’è lì sopra si accende e incomincia a registrare immagini e il computer riceve immagini, noi potremmo domandarci cosa vede il computer in questo momento? Vede lei che sta fumando una sigaretta? O che altro?

Intervento: non vede punto e basta!

Brava, sì perché registrare delle variazioni, delle modificazioni di stato, di colori, di forma etc. non è vedere ovviamente …

Intervento: occorrerebbe che fosse consapevole …

Intervento: io posso fare domande? qualsiasi cosa è un elemento linguistico, qualsiasi cosa quindi tu stessa sei un elemento linguistico …

L’obiezione di Daniela è legittima, prima di potere parlare c’è un corpo, se no chi parla?

Intervento: posso pensarlo posso anche pensare che esista un dio che ha creato il mio corpo che parla però è un atto di fede quello che sto compiendo né più né meno quando avrò stabilito che cos’è il mio corpo in prima istanza posso stabilire e anche in ultima che è un elemento linguistico solo quello intanto e poi tutto quello che gli voglio attribuire …

Controargomenti Daniela, non si farà convincere subito, potrebbe dire che prima di potere parlare occorre che ci sia un corpo se no chi parla? Oppure qualcuno che parla e quindi ci vuole un supporto e il supporto è il corpo allora quando c’è il supporto allora può esserci linguaggio …

Intervento: è il linguaggio che crea un po’ di equivoco nel senso che …

L’ho appena detto: la sintassi e la semantica …

Intervento: lo dice lei però chi non è ancora in grado di fare questo ragionamento …

La logica stessa quando parla di linguaggio, in questo caso si parla di un metalinguaggio ma è sempre un linguaggio un linguaggio, ora questo linguaggio di che cosa necessita per essere tale, per essere un linguaggio? Intanto occorre un vocabolario, prima cosa, dei termini senza questi …

Intervento: però la gente non è che va in giro con il vocabolario in mano …

No, ma adesso non sto dicendo che debba usarlo, sto dicendo semplicemente che serve al linguaggio avere dei termini perché se non ci sono le parole che fa? Allora ci vogliono le parole poi ci vogliono degli elementi che connettono queste parole, per esempio, una “e” un “oppure” un “se … allora”, un “non”, le capita di dire di no qualche volta in vita sua? Ecco, per farlo ha bisogno di quello che i logici, chiamano connettivo cioè un “non”, ci vogliono queste cose perché un linguaggio sia tale cioè possiamo definirlo un linguaggio, che sia quello che serve per fare la spesa sia quello che serve per fare una dichiarazione d’amore o una dichiarazione di guerra o programmare un computer comunque occorrono queste istruzioni, dopodiché occorre anche un criterio per assemblarle queste parti, le parole e i connettivi, ci vogliono delle regole che stabiliscono se una certa sequenza fatta di parole e di connettivi è riconosciuta oppure no come sensata: se io dicessi: cinque e tre, ma penna, mare e foglio, a meno che questa sequenza squinternata non sia un codice, può essere una parola d’ordine per esempio, allora ha un senso ma se no non è riconosciuta dal sistema come una proposizione, non è niente e quindi ci vogliono delle regole per mettere insieme delle cose in un certo modo, il linguaggio è questo, è fatto di queste istruzioni, nient’altro che questo, lei si chiedeva che cos’è il linguaggio: è questo, delle istruzioni …

Intervento: …

Lo impara da subito appena dopo il primo vagito già c’è il secondo e si impara così, esattamente come si programmano i computer, la mamma in effetti anche se può sembrare strano programma un figlio esattamente come si fa con le macchine …

Intervento: …

Anche questo può accadere però insegna delle cose: di qui vai e di là no, esattamente come una macchina 0/1 di qui non si passa, di là sì, di qui ti prendi una labbrata di là c’è il cioccolatino, funziona sempre allo stesso modo, attraverso punizioni e ricompense e in questo modo si addestrano gli esseri umani, è chiaro che nel caso degli esseri umani c’è una complessità notevole. Intervento: stavamo parlano del corpo che supporta il pensiero … il dolore per esempio non può essere soltanto una cosa creata dal pensiero se mi tagliano una mano … non è soltanto una mia idea e molti potrebbero dire che il corpo è il supporto del pensiero …

Infatti molti lo pensano …

Intervento: come fa ad essere il dolore soltanto qualche cosa che si crea il pensiero? Alla fine gli animali non hanno un pensiero però “spella un gatto” bisogna vedere come miagola …

Quante volte Eleonora abbiamo trattata questa questione …

Intervento: sto parlando proprio del dolore fisico, cioè anche se non vedo e qualcuno mi apre la schiena sento …

Certamente, allora Eleonora prova a pensare a questa questione: tu stai dicendo che un organismo, un corpo reagisce a uno stimolo, e in effetti il dolore potrebbe essere sostituito da un led che si accende, nelle macchine tendenzialmente si preferisce il led …

Intervento: ho capito dove vuoi arrivare e sul corpo umano ci sta il tuo discorso ma sul corpo di un animale questo animale non pensa, non è programmato non si può programmare un animale …

Pavlov si era dedicato a lungo a queste operazioni. Il corpo di un animale reagisce agli stimoli, è molto più sofisticato per esempio di quanto lo sia una lampadina che si spacca …

Intervento: non c’è un programma, gli animali non si creano concetti … se pesto la coda al mio gatto si fa male …

Tu sai soltanto che reagisce, atteniamoci a ciò che possiamo affermare …

Intervento: sì reagisce, infatti io non posso sapere cosa prova lui, questo è vero …

Sai soltanto che reagisce …

Intervento: perché ha sempre e soltanto questa reazione quando io gli pesto la coda …

Reagisce certo ma anche se prendo una lampadina e la faccio cadere si spacca, poi ne prendo un’altra e si spacca anche quella, ne prendo mille e si spaccano tutte, reagiscono sempre allo stesso modo, che cosa dobbiamo trarre da questo?

Intervento:  …

Possiamo anche dirlo certo però cosa diciamo esattamente?

Intervento: che l’animale provi dolore è soltanto un mio concetto di dolore …

È proprio quello che dice Wittgenstein, che il dolore che io sento non lo posso trasmettere a nessuno, e un’altra persona non sa assolutamente che cosa sto provando io, può pensarlo dicendo che se fa male a me in questo modo anche a lui farà male, ma che cosa prova esattamente? Non lo può sapere, come fa a sapere che è lo stesso se non potrà mai provare il suo? Il mio mal di denti diceva Wittgenstein io lo sento ma non lo posso descrivere a qualcuno e così l’altro proverà a descrivermi il suo mal di denti ma io non lo proverò mai, io provo il mio mal di denti ma non il suo. Intervento: se magari ci si scambia l’esperienza …

Non posso scambiare il mio mal di denti, non posso farglielo sentire …

Intervento: ma lo posso descrivere …

Rimarrà comunque qualcosa di suo perché appunto in base al suo non al mio che non sentirà mai il mio …

Intervento: è abbastanza probabile che sia la stessa cosa …

Non ha la certezza, è solo una possibilità, cioè lei crede, può continuare a credere ma lei non potendo mai in vita sua provare il mio mal di denti lei non saprà mai che cosa provo io …

Intervento:  …

Questi sono effetti, effetti collaterali, perché se io sparo in testa a una persona quella muore, se ripeto l’operazione con un’altra persona muore anche quella e posso andare avanti a lungo, io sono eccessivo ma è una questione inequivocabile. Ma con questo che cosa abbiamo stabilito? Che a un certo stimolo corrisponde una certa risposta, posso fare la stessa cosa con le lampadine, prendo mille lampadine e le faccio cadere sul selciato da dieci metri, si spaccano tutte regolarmente, ma che cosa dovremmo trarre da questo?