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2-4-2003

 

Intervento: Lei nella conferenza di Cesare parlava diceva che per modificare un pensiero occorre fornire una verità più vera

No, che sia credibile, la verità che noi imponiamo non ammette repliche ma non viene accolta, non viene accolta cioè non è credibile, non viene creduta, diciamo che può convincere ma non persuadere. E allora come dicevo forse tempo fa occorre rendere la verità da cui stiamo muovendo più credibile, sembra che diciamo un paradosso…

Intervento:

Credevo che fosse vero finché non mi sono accorto che invece la verità era questa, e allora non è che diventa più vera, è soltanto che questa a cui credevo diventa falsa e l’altra diventa vera…

Intervento: si tratta di fare nascere la domanda

La domanda è sempre domanda di verità, non può essere altrimenti rispetto al linguaggio…

Intervento:…

La questione estetica è sempre comunque connessa con la struttura del linguaggio. Ciò che sappiamo fino ad oggi del funzionamento del linguaggio ci consente di affermare che, per potere proseguire, il linguaggio deve costruire proposizioni vere, adesso diciamo così in modo improprio poi potremo precisare dicendo che se prosegue in una direzione allora chiama quella direzione vera, però per proseguire abbiamo individuato due condizioni, la prima è che ciò che segue non contraddica ciò che precede, la seconda è che lo verifichi, e come lo verifica? Lo verifica attraverso le regole di quel gioco. Questo ci è molto utile in questo caso perché la verità che andiamo ponendo viene accolta dal discorso che ci ascolta e per essere inserita all’interno delle sue conoscenze, del suo sapere deve compiere queste due operazioni, più o meno consapevolmente: controllare che non sia contraddittoria con se stessa e con ciò che la persona crede, dopo di che deve essere verificabile ma verificabile in base alle regole del suo discorso ovviamente e in base alle sue regole non è verificabile e quindi non viene accolta. Dobbiamo fornire questo strumento di verificabilità, solo a questo punto il discorso che ci ascolta potrà accogliere ciò che andiamo dicendo, ché se no non lo può fare, gli manca un elemento; si rende conto che non è autocontraddittorio però gli manca la possibilità della verifica e quindi non può proseguire in quella direzione, tant’è che si arresta perché non c’è nessun rinvio come di fronte a un paradosso, come di fronte a una proposizione falsa. Ora le regole che fanno funzionare il discorso occidentale, le regole di verifica di cosa sono fatte?

Intervento:…

Noi ci stiamo chiedendo quale sia tale criterio. Qual è il criterio che utilizza il discorso occidentale? Per lo più un elemento viene verificato se è utilizzabile, se vede il risvolto pratico, oppure tramite l’autorità. Allora se c’è l’autorità uno non capisce ma si adegua, non c’è scampo, sono questi due i criteri. Quindi dobbiamo inventarne un terzo che possa funzionare. In che modo possiamo porre le condizioni perché ciò che affermiamo possa essere verificato? Una via retorica potrebbe essere quella di mostrare in atto il funzionamento, la sua verifica mostrarla in atto nel discorso stesso, questo si può fare, non è semplice ma si può fare, in fondo è quello che ci viene chiesto continuamente…

Intervento:…

Il fatto è che chi riceve questo messaggio dovrà prendere ciò che ascolta o come realtà o come rappresentazione della realtà, in ogni caso avrà una rappresentazione di tale rappresentazione…

Intervento:…

Questa è una tesi abbastanza diffusa. Vedete, la questione del reale è la questione del vero tout court, dobbiamo domandarci se rispetto alla costruzione che fa il linguaggio sia vero ciò che è reale o il contrario. Da ciò che sappiamo del funzionamento del linguaggio possiamo affermare che è reale ciò che è vero cioè ciò che il linguaggio può costruire senza autocontraddirsi e verificando ciò che afferma, una volta che il linguaggio ha stabilito che qualcosa è vera diventa automaticamente reale cioè diventa quella cosa che si chiama reale, non ci sono altri passaggi in mezzo; ciò contro cui urtiamo è il fatto che ciò che il linguaggio ha affermato in modo non autocontraddittorio e stato verificato è vero, e quindi è reale. Certo noi possiamo porre delle obiezioni al metodo di verifica, il problema è che una volta che è passato a reale è assolutamente vero, pertanto non c’è più nessuna necessità di rimetterlo in gioco e cioè di verificarlo ché ormai è reale, è come se fosse un percorso unidirezionale, non torna più in dietro salvo casi rarissimi…

Intervento:…

L’escamotage che mette in atto il linguaggio è questo: non è che prima lo si considerasse reale e adesso non è più reale, no, prima lo consideravamo reale ma perché sbagliavamo, sbagliavamo e quindi ci siamo illusi che fosse reale ma non lo era reale…

Intervento: perché la realtà è questa

Esattamente la tesi di Popper ed è un sistema perfettamente congeniato…

Intervento: è qualche cosa che si è aggiunto

Anche per sottrazione, se si accorge che un elemento era falso lo elimina, tolto quell’elemento cambia la disposizione. Qualche volta ci si accorge che è falso e non c’è per il momento nessun’altra ipotesi e quindi si abbandona tutta la baracca, momentaneamente…

Intervento: perché c’è sempre un’idea di verità alla base

Si, rifacendo quel calcolo certo, c’è già un criterio di verità, se il calcolo è errato è lo stesso criterio di verità che indica, dopodiché si verifica che il calcolo era errato e quindi è tutto da rifare e non si sa dove porterà il nuovo calcolo; certo, si sa sempre che c’è la verità, questo sì, è il linguaggio che costringe a fare questo…

Intervento: la risposta è sempre vera

Sì, ciò che appare vero al linguaggio diventa il reale, o meglio, viene chiamato così, una volta che viene chiamato tale diventa indistruttibile, quindi che cosa ci interessa a questo punto? Ciò che viene ritenuto vero per lo più? Ma non è che ci sia un granché oltre il fatto che lo sappiamo, e sappiamo anche che metterlo in discussione è arduo, è arduo perché per le persone rappresenta una proposizione vera rispetto al suo criterio di verità, assolutamente vera, non è scalfibile, ciò che diciamo convince ma non persuade perché la ragione viene piegata momentaneamente, però non hanno torto in un certo senso quelli che fanno delle obiezioni. non sanno utilizzare ciò che ascoltano, e quindi rimane lettera morta, come si suole dire, e quindi in nessun modo praticabile ma non soltanto non praticabile, neanche seguibile come discorso, si trovano di fronte come dicevo prima a un paradosso, non c’è nessuna direzione, nessun rinvio possibile…

Intervento: il gioco del pacchetto di sigarette è utilizzato come gioco linguistico, il gioco del mal di pancia non si può utilizzare come gioco linguistico… trovare una utilità di questi luoghi comuni

Dobbiamo costruire un’argomentazione tale, perché è con questo che dobbiamo confrontarci: il mal di denti è un gioco linguistico? Sì o no? Dobbiamo giungere a mostrare che il mal di denti per essere tale è necessariamente un gioco linguistico ché se non lo fosse non ci sarebbe mal di denti, perché noi possiamo fare questa operazione, l’abbiamo fatta un miliardo di volte ma qualcosa non è sufficiente, non è sufficiente retoricamente perché la persona dice “sì però il mal di denti è il mal di denti”, e chiude la questione immediatamente, e tutto può essere ricondotto in effetti a una cosa del genere. Dobbiamo lavorare su questo sul mal di denti… l’abbiamo fatto per esempio sabato, io ho spiegato che il fatto della botta in testa è un elemento linguistico, è logicamente ineccepibile ma retoricamente non funziona, urta così fortemente contro tutto ciò che sa e che esperisce continuamente che non ha nessun utilizzo, non consente nessun rinvio, dobbiamo lavorare su questo, sul mal di denti…

Intervento: la deduzione che non posso sapere perché il bambino piange perché dovrebbe essere lui a dirlo perché piange… la scienza parte da queste inferenze che provengono da dati esperienziali il bambino piange perché ha male cosa non permette alla scienza di partire da altre inferenze come se lì di fosse un divieto morale di proseguire in altro modo… come avviene che non si può considerare il funzionamento del linguaggio ciò poter considerare altre questioni se non quelle riguardanti il gioco dell’esistenza…

Altro problema gravissimo è che noi siamo avvezzi a inferire in modo deduttivo, mentre la maggior parte dell’umanità inferisce in modo induttivo, cioè siccome una certa cosa si è verificata un certo numero di volte allora viene accolta come vera, così come per esempio da quando c’è traccia degli umani tutte le mattine è sorto il sole e tutte le sere si addormenta, quindi domani succederà la stessa cosa, tant’è che c’è addirittura un detto: sicuro come il sorgere del sole. Sì, e questo dà una sicurezza tant’è che gli umani vivono in questo modo perlopiù, con certezze tratte induttivamente, ora in questo caso che facevo del sorgere del sole è difficile persuadere del contrario, si è sempre verificato, perché non dovrebbe verificarsi anche domani? La probabilità è altissima per cui diventa vero e questo riguardo al modo di pensare è un problema, ché in effetti tutto ciò che noi facciamo procedere procede deduttivamente, non per induzione e questo crea dei problemi, crea dei problemi perché mostra, questo sistema deduttivo, l’infondabilità del sistema induttivo ma il sistema induttivo dice che si è sempre verificato così da che mondo è mondo e quindi perché dovremmo cessare di pensare in questo modo? Sono molte le cose che ostacolano l’accoglimento del discorso che facciamo, delle quali cose però dobbiamo tenere conto. Però questo potrebbe già essere un primo passo, questo esercizio retorico, cioè trovare delle argomentazioni semplici tali da mostrare che il mal di denti è necessariamente un elemento linguistico, un gioco linguistico e non può essere altrimenti, usando che cosa? Un sistema deduttivo? Altre argomentazioni, in questo momento ancora non so quali però urge reperirle o inventarle forse. Come affrontare una cosa del genere, il mal denti? Bisogna trovare un modo molto evidente, molto semplice…

Intervento: gli umani hanno sempre bisogno di sapere a cosa serve la tal cosa

Sì, questa è una obiezione legittima: dopo che lo so non ho più mal di denti? Vedete che la questione è complessa, una bella questione questa, che ci costringe a cercare altrove…

Intervento: però se il mal di denti è un gioco linguistico e qualsiasi male è un gioco linguistico allora

Sì però anche se il mal di denti è un gioco linguistico il mal di denti io lo sento, è questo che dobbiamo smontare e un modo c’è. Se noi possiamo mostrare in modo molto semplice, in modo molto chiaro e ineccepibile che il corpo è una creazione del linguaggio ecco che allora ci si spiana la via, una volta che abbiamo passato questo scoglio allora tutto diventa più semplice. È un bello scoglio…

Intervento: significa dissolvere tutte il pensiero cartesiano, la sostanza e quindi anche questo dualismo sostanza /pensiero

Allora diamoci da fare, abbiamo parecchio lavoro. Bene ci fermiamo qui per il momento.