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2-3-2011

 

Mercoledì scorso abbiamo precisato che all’interno del linguaggio, per il suo funzionamento, è necessario che un elemento non sia autocontraddittorio, cioè non neghi se stesso, e questo per un motivo particolare, perché l’elemento che viene posto nell’istallarsi del linguaggio, per esempio una delle prime istruzioni, non può negare di essere un’istruzione, perché ogni volta che si afferma qualche cosa, questo qualche cosa che si è affermato diventa parte e partecipa di tutte le informazioni che sono utili al discorso per costruire delle altre cose, ma fino dal momento in cui il linguaggio si installa una istruzione che, per esempio, può essere A = A cioè il “questo è questo” per intenderci non può essere negato, non può affermare “questo non è questo”, semplicemente perché dicendo così dice che questa istruzione non è un’istruzione e quindi il linguaggio non può avviarsi in nessun modo. È per questo motivo che si mantiene all’interno del linguaggio e quindi in qualunque discorso, il linguaggio è una sequenza di istruzioni che costruiscono proposizioni, le proposizioni discorsi, e i discorsi storie di ogni genere, e quindi l’importanza di tutto ciò è che rende conto del motivo, del perché gli umani non possono contraddirsi, se non retoricamente, ma questo è un altro discorso, se si contraddice non può proseguire, e questo proviene dalla struttura stessa del linguaggio che impedisce che un’affermazione così come un’istruzione non possa contraddire se stessa, non possa dire che non è un’istruzione, se no il linguaggio, primo non può partire, secondo non può proseguire, nel caso fosse già partito. Una istruzione autocontraddittoria dice di sé di non essere quello che è, e quindi non può proseguire. È per questo che quando sorgono paradossi in qualunque teoria lì il discorso si arresta, deve trovare un’altra strada per procedere, e questo si mantiene in qualunque forma, gli umani non possono contraddirsi perché il linguaggio vieta che nel momento in cui qualche cosa si pone come un’istruzione cioè “questo è questo”, vieta che venga negata questa istruzione, per il solo fatto che negandola, come vi dicevo, il linguaggio non potrebbe avviarsi in nessun modo cioè non potrebbe esistere. Era questo che dicevamo grosso modo, quindi a questo punto, abbiamo gli strumenti per intendere in modo preciso il funzionamento del linguaggio, perché funziona in questo modo e perché non può funzionare altrimenti, e tutto questo è la base di ciò che ci interessa rispetto a un’introduzione alla psicanalisi, un’introduzione alla psicanalisi. Occorre naturalmente fornire degli insegnamenti alle persone che ci ascoltano, si può partire anche da Freud, anche perché le persone generalmente conoscono Freud, associano alla psicanalisi Freud, cosa ha fatto Freud? Ha inventato la psicanalisi ma come l’ha inventata? Ha immaginato un apparato psichico, questo è il fondamento della sua teoria, un apparato psichico che è fatto da un Es, un Io, un Super Io, nell’Es ci sono per esempio le pulsioni sessuali, queste pulsioni sessuali, per Freud naturalmente, tendono a essere messe in atto, però c’è il Super Io, il Super Io è l’istanza giudicante, l’istanza che impedisce, per via dell’addestramento, per via dell’educazione, per via di tutto ciò che la civiltà impone come morale sessuale civile, a impedire che queste pulsioni possano porsi in atto e l’Io che sta in mezzo, dice Freud, è tirato fra questi due padroni per cui non è padrone neanche a casa sua, dice Freud, appunto nell’Io e l’Es. Questa struttura, tutto questo che è l’apparato psichico tiene conto del fatto che questo Super Io è un’istanza che procede, come dicevo dall’educazione di ciascuno tant’è che lui stesso dirà poco dopo che la civiltà così come la conosciamo è potuta sorgere a partire dalla repressione di certe pulsioni, se no la civiltà così come la conosciamo non si sarebbe costruita. Detto questo occorre incominciare a riflettere su cosa significa una cosa del genere, intanto c’è questo Super Io che sembra responsabile non soltanto della rimozione di certe pulsioni, ma anche proprio a causa di questo, del sorgere delle nevrosi per esempio, tant’è che lui stesso dice che una persona normale è qualcosa a metà fra nevrosi e psicosi, questa per lui è la normalità, perché comunque questa rimozione delle pulsioni sessuali conduce sempre in ogni caso a una forzatura da parte dell’Io il quale Io trova una sorta di via di mezzo, di compromesso fra le due istanze che è sempre comunque qualcosa di artificioso, di forzato, da qui appunto le nevrosi. L’ho detta in modo molto spiccio, Freud si dilunga di più però l’apparato psichico è questo, non ce ne sono altri. Occorre anche dire che questo è ciò che dice, meglio che scrive Freud, perché come ciascuno di voi sa, Freud è stato interpretato in svariati modi, è stato fatto dire a Freud qualunque cosa e il suo contrario anche perché molti hanno letto Freud e poi hanno deciso di essere loro quelli che hanno, il primo fra tutti Lacan, che hanno capito quello che veramente Freud volesse dire, ma aldilà di questo rimane il fatto che il Super Io per esempio, è fatto di imposizioni, di divieti, divieti che vengono operati attraverso dei discorsi, anche attraverso dei gesti certo ma perché questi gesti abbiano degli effetti, abbiano un significato, occorre che siano inseriti all’interno di un discorso, e come sapete anche Freud ha insistito sulla parola, è stato forse, dopo moltissimi secoli, il primo che ha posto in evidenza la questione della parola e della sua importanza, e in effetti è nella parola che avviene qualche cosa, tant’è che Anna O chiamò questa cosa “talking cure” cioè la “cura parlando”. È la parola che interviene continuamente nei suoi discorsi, nei suoi scritti, parola che si altera, che veicola significati, parole che si contraddicono, tutto ciò che lui chiama nevrosi in realtà sono discorsi, discorsi che vanno a interagire fra loro e molto spesso a opporsi l’uno all’altro, sono due discorsi che giungono a conclusioni diverse e la persona non sa più che pesci pigliare, però una questione che Freud non si è mai posta, perché se l’avesse posta forse sarebbe andato molto più in là, è questa: l’apparato psichico esiste anche senza la parola oppure no? La questione è fondamentale, perché se esiste anche senza la parola allora questo crea dei problemi perché questo apparato psichico sarebbe un’entità posta al di fuori del discorso, posta al di fuori di qualunque cosa e immutabile, dimostrare però a questo punto la sua esistenza sarebbe un grosso problema, se invece, come ci appare verosimile, l’apparato psichico non esisterebbe in assenza di parole, allora la parola ha un rilievo e un’importanza che va aldilà di quella che Freud inizialmente le ha attribuita; a questo punto lo stesso apparato psichico, se non c’è senza la parola, è prodotto dalla parola, le stesse pulsioni che lui indica come qualche cosa di fisico, di naturale, in realtà non esisterebbero perché non ci sarebbe nessuno per il quale potrebbero esistere, non sarebbero segno per nessuno, non essendo segno per nessuno sarebbero niente e questa è una cosa rilevante, ed è quella che ci consente di fare quel passo che per un verso ci allontana da Freud per l’altro invece ci consente di costruire un sistema molto più robusto, molto più potente. Tutto ciò che ha affermato Freud in realtà non può essere provato, al punto tale che per molti psicanalisti, direi la quasi totalità degli psicanalisti, parlare di prova, di dimostrazione nei confronti della psicanalisi appare come una sorta di blasfemia, una cosa della quale non si può assolutamente parlare perché è, a loro dire, una sorta di contraddizione in termini. Questo procede, occorre dirlo, non tanto dal fatto che realmente la psicanalisi non possa in nessun modo essere provata e non ci sia nessun modo di dimostrare alcunché all’interno della psicanalisi, ma che nessuno è stato in grado di farlo, e allora si è stabilito che nulla che ciò che fa la psicanalisi può essere sottoposto a un criterio di verifica perché il criterio di verifica muove da concetti come quello di vero e di falso, che la psicanalisi invece avrebbe messo in discussione sostenendo una sorta di via di mezzo tra il vero e il falso, qualcosa che non è in nessun caso comunque verificabile e questo procede da un’altra considerazione teorica che è stata fatta dagli psicanalisti ma non solo, e cioè dal fatto che la parola e quindi più propriamente il significante è differente da sé, se è differente da sé è impossibile stabilirne la verità o la falsità. Siccome è stata teorizzata la differenza da sé del significante, questo successivamente a Lacan soprattutto, che ha ripreso De Saussure e Jakobson, Lacan non è che abbia letto un granché di linguistica, ha letto De Saussure e Jakobson e poco altro, non è un esperto né di linguistica né di semiotica tuttavia riprendendo la nozione di segno di De Saussure ha stabilito che questo segno non può in nessun modo racchiudersi in una unità perché c’è una barra, che Lacan ha stabilito che è quella della rimozione per cui se un elemento viene rimosso, per esempio la pulsione viene rimossa, questa pulsione da quel momento non è più la stessa cosa e ricompare sotto altra forma per cui non è mai la stessa, non è mai identificabile. Naturalmente questo discorso che ha suggestionato molti intorno fra gli anni 60 e 80 e soprattutto anche per l’apporto della semiotica, ha confermato che in nessun modo la psicanalisi può essere dimostrata: non c’è nulla di provabile perché la provabilità di qualche cosa è al di fuori del discorso della psicanalisi, che invece ha proprio questo come obiettivo, sottolineare la non dimostrabilità di qualunque asserto, perché naturalmente questi asserti sono fatti di significanti e questi significanti differiscono da sé. Ciò che è sfuggito ai più, è che affermazioni del genere, cioè che il significante differisce da sé è autocontraddittoria, ché se noi affermiamo questo, “il significante differisce da sé” questo “sé”, questo pronome, a chi si riferisce esattamente? A qualcosa o a nulla? Se si riferisce a nulla, allora è nulla, e differisce da nulla. Ma queste disquisizioni sono possibili, compresa quella che “un significante differisce da sé” perché di fatto, questo significante, questo elemento linguistico non differisce da sé, se no non potrebbe in nessun modo non soltanto affermare che differisce da sé ma nemmeno porsi la questione perché a questo punto qualunque proposizione non potrebbe essere costruita, perché qualunque elemento differendo da sé non è individuato dalla proposizione e quindi non può essere messo in nessuna posizione né come soggetto, né come predicato, né come oggetto e quindi potremmo dire che per potere affermare una cosa del genere è necessario invece che il significante sia identico a sé, ma qui torniamo a qualcosa che abbiamo accennato la volta scorsa e cioè al problema della identità, che se posta come principio è un problema perché se posta come un principio gli toccherebbe di essere dimostrata, ma effettivamente non può essere dimostrata l’identità. Peano, abbiamo riportato forse l’altra volta, diceva A = A, ma perché queste due cose siano uguali occorre che abbiano tutte le stesse proprietà, ma una è a sinistra e l’altra è a destra e quindi già non sono uguali, ma dopo questa genialata non si è accorto che l’identità non è un principio, come abbiamo precisato, né ontologico, né metafisico ma è un’istruzione, il linguaggio pone un’istruzione A è A “questo è questo” non posso dimostrarlo perché è la condizione, la base, per la costruzione di proposizioni che poi serviranno eventualmente in seconda battuta per la dimostrazione o la confutazione di qualsivoglia cosa. È un’istruzione, proprio come ci diceva Turing. Istruzioni fornite alla macchina in questo caso per funzionare, però qui abbiamo fatto delle digressioni, ma la questione centrale per avviare un discorso sulla introduzione alla psicanalisi e affermare che alla psicanalisi è possibile dare un fondamento, sbaragliando quindi tutta la questione antica e risibile della scientificità della psicanalisi, poi mostrare che cosa ha fatto Freud, la costruzione dell’apparato psichico che è il fondamento di tutta la sua teoria, mostrare che questo apparato psichico non esisterebbe senza la parola, senza il discorso, e che quindi è costruito dalla parola e quindi mostrando che la questione della parola va molto aldilà di quanto lui avesse immaginato e anche molto aldilà di quanto altri dopo Freud hanno immaginato, per esempio Lacan, Verdiglione, che pure si sono molto soffermati sulla parola, sull’atto di parola e a questo punto la porta è aperta per incominciare a dire che tutto ciò che ha affermato Freud in realtà è costruito su affermazioni che non possono essere dimostrate. A questo punto si possono introdurre molto sommariamente le cose che ho detto prima rispetto alla dimostrabilità, però è bene invece soffermarsi su quegli elementi che costituiscono il fondamento della psicanalisi e vale a dire la parola. A questo punto lo psicanalista, in quanto colui che si occupa di psicanalisi, non può esimersi dall’interrogare la parola, dall’interrogare la sua struttura, il suo funzionamento, perché c’è l’eventualità che tutto ciò che la parola costruisce, così come lo stesso Freud ha detto, tutto ciò che dunque la parola costruisce sia vincolato al modo in cui funziona la parola, quindi al modo in cui funziona quella struttura che costruisce le parole e che chiamiamo linguaggio generalmente, cioè intendere come funziona la parola che non ha nessun altro riferimento, nessun altro referente se non altre parole. Questo è fondamentale, ciò di cui parla Freud e cioè l’Io, il Super Io, non esisterebbero senza le parole, e neanche l’Es esisterebbe se non ci fossero le parole, ognuna di queste istanze di cui parla Freud è costruita dalla parola, sarà importante allora sapere come funzionano queste parole oppure no? Direi proprio di sì, e c’è anche la possibilità a questo punto che ciò che Freud ha indicato come sintomi, lui medico si esprimeva ancora in questo modo bislacco, sintomi, malattie, psicopatologie eccetera, in realtà sono solo modi di pensare e un modo di pensare non è né sano né malato, le conclusioni di questo modo di pensare possono essere vere oppure no a seconda delle regole del gioco che si sta facendo, niente di più. La cosa importante è condurre chi ascolterà queste cose a incominciare a porre delle domande al testo di Freud, cosa che non è mai stata fatta da nessuno, Freud è sempre stato considerato la legge, il testo di Freud una sorta di bibbia che può essere accolta o rigettata, accolta da tutti i freudiani ortodossi e non, e rigettata da tutti coloro che non sono freudiani, rigettata per esempio dagli junghiani, dai bioniani, dai kleiniani, i quali hanno semplicemente obiettato per lo più che non è vero che tutto procede dalle pulsioni sessuali ma da altre cose, vero o falso che sia è assolutamente irrilevante, anche ponendo al sessualità nei termini più recenti, non più dunque come la poneva Freud, come tutto ciò che appartiene a quelle cose che lui chiamava pulsioni sessuali con tutti gli annessi e connessi, ma alla schisi, facendo derivare il termine sessualità dal suo etimo “sec” che in indoeuropeo è il taglio, la schisi. Naturalmente si può discutere non soltanto sulla validità ma anche sulla utilità di un’argomentazione del genere, come se l’uso delle parole correnti veicolasse ancora, a distanza di migliaia e migliaia di anni, un significato possibile che questa parola aveva all’origine, è arduo sostenere una cosa del genere. Dunque interrogare Freud non per sapere se quello che dice è vero o è falso, ma da dove ha tratto le sue affermazioni, se c’è veramente modo di stabilire se ciò che Freud ha affermato corrisponde a qualcosa oppure sono soltanto fantasie, perché c’è anche questa eventualità, che si tratti unicamente di fantasie così come affermare per esempio che l’inconscio è strutturato come un linguaggio, come ha fatto Lacan ai suoi tempi, che affermazione è? Perché dovrebbe essere utile in qualche modo? Oppure le varie teorizzazioni, la fase dello specchio, per esempio, per cui la persona individuandosi diventa altra da sé, facendo l’esempio del bambino che in braccio alla mamma di fronte allo specchio si riconosce perché riconosce la mamma quindi dovrebbe stabilire che quella persona che è lì attaccata è lui, non si sa bene in base a quale criterio, e quindi si riconosce ma tramite lo specchio cioè tramite una sorta di alterazione che Lacan elabora come equivoco, equivoco strutturale per cui non c’è identità, la persona non riesce a identificarsi, è sempre altra da sé. Ma tutte queste affermazioni che utilità hanno oltre a quella di consentire alla teoria rispettivamente di Freud, di Lacan o di Verdiglione di potere proseguire? Rendono conto di qualche cosa oppure no? È una domanda legittima, queste ultime posizioni hanno sottolineata la priorità, l’importanza della parola senza tuttavia portare la cosa fino alle estreme conseguenze, cosa che invece occorre fare se si vuole prendere la cosa sul serio, come merita di essere presa. Dunque come funzionano le parole? Come si costruiscono? C’è una struttura che consente alle parole e quindi alle proposizioni e quindi ai discorsi di costruirsi oppure è tutto in mano al caso assoluto? Cosa che non è perché altrimenti non potrebbero esserci proposizioni, sarebbero sequenze di niente, e quindi occorre incominciare ad accorgersi che queste proposizioni sono vincolate per la loro costruzione a delle regole molto ferree, una di queste è che non può, per esempio una conclusione, contraddire se stessa, non lo può fare, un elemento non può essere simultaneamente un’altra, una parola del dizionario non può essere simultaneamente tutte le altre, il linguaggio, non potrebbe né funzionare e neanche incominciare a esistere di conseguenza; c’è qualche cosa che regola in modo ferreo il funzionamento delle parole, delle proposizioni e quindi dei discorsi, e quindi dei racconti, ora l’essere tutte queste cose vincolate a una struttura non va senza implicazioni perché se noi trovassimo altre cose che necessariamente questa struttura deve compiere allora dovremmo inesorabilmente concludere che anche gli umani devono compiere la stessa operazione, perché sono fatti di questa cosa, sono fatti di parole, di racconti, di discorsi, di proposizioni, naturalmente occorrerà inserire dei passaggi perché detta così la questione è troppo rapida per potere essere seguita da un pubblico ignaro di tutto ciò, occorre inserire molti altri passaggi, però la questione è questa.