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1-12-2010

 

Eleonora, visto che stai considerando alcune cose di Wittgenstein potresti dirci che cosa ci potrebbe interessare, secondo te ciò che hai studiato fino adesso ha qualche interesse per ciò che noi facciamo qui, o non ne ha nessuno?

Intervento: no, però quello che sto facendo adesso prepara un po’ il terreno a quello che si parla qua …

E invece noi dove siamo arrivati rispetto al linguaggio?

Intervento: a considerare le proposizioni istruzioni per altre proposizioni …

Sicura? La proposizione di per sé è già l’esecuzione di istruzioni, cosa c’è di nuovo in ciò che abbiamo fatto?

Intervento: il fatto che Wittgenstein confrontasse sempre il senso della proposizione con la realtà è una cosa che è completamente diversa più che altro perché la stessa realtà è creata da queste istruzioni …

Ma abbiamo fatto una cosa ancora più importante. Quando parliamo di senso, il senso di una proposizione o di qualunque altra cosa, ci siamo domandati: che cosa intendiamo con senso? Con questa parola “senso”, e perché intendiamo qualche cosa anziché qualche cos’altro? Da dove ci viene il significato per dire che vi è un senso? Perché utilizziamo un certo significato?

Intervento: perché lo decidiamo …

Sì, quindi il significante “senso” non ha un significato di per sé?

Intervento: no, di per sé no …

E questo che implicazioni ha? Ché anche questo termine lo utilizziamo in un certo modo quando è inserito all’interno di una certa combinatoria, cioè di un certo gioco linguistico, come dire che qualunque termine si inserisca o qualunque definizione ci interessi, questa definizione comunque sarà una costruzione, non ha nessun referente ma è stabilito all’interno del gioco che si deve fare, ma quali regole? È proprio cercando queste regole che abbiamo reperito le regole fondamentali, quelle che consentono la costruzione di qualunque sequenza che consenta di dare un significato alla parola “senso” per esempio, come dire che è a partire da queste uniche istruzioni che ci siamo accorti che di fatto non sono nient’altro che questo, delle istruzioni, cioè dei comandi che non hanno di per sé un senso né un significato, ma queste istruzioni sono quelle che consentono la costruzione di qualunque sequenza e di conseguenza di qualunque proposizione. Fra tutti gli autori che hai studiato o compulsato in questi ultimi anni di filosofia c’è qualcuno che si sia avvicinato a una cosa del genere?

Intervento: Wittgenstein ha posta la questione …

Prova ad applicare tutto ciò a quello che dice Wittgenstein, che cosa succede? Wittgenstein compie le sue affermazioni a partire da qualche cosa che glielo permette, gli permette di costruire delle sequenze e quindi delle argomentazioni, ciò che glielo consente è questa struttura cioè queste istruzioni, quindi quando lui si domanda se una certa cosa è così oppure no, che cosa sta facendo esattamente? È sulla buona strada per trovare come stanno realmente le cose oppure sta semplicemente eseguendo le istruzioni che gli consentono di costruire sequenze argomentative?

Intervento: lui lo dice che fuori dal linguaggio non si può dire niente …

Questo sicuramente …

Intervento: è il confronto con la realtà che lo limita … non rinvia sempre alle sole regole ma le rinvia sempre a qualcos’altro …

Certo, ma se invece ci atteniamo alle sole regole troviamo appunto le istruzioni ed è questo che è stato il passo fondamentale che ha reso inutile in effetti buona parte del pensiero degli umani, inutile in quanto riconducibile a una forma di interpretazione, nient’altro che questo, e cioè di ipotesi, di supposizioni: si suppone che sia così però la supposizione di per sé non è così interessante, mentre è interessante intendere come funziona il tutto e intendendo come funziona la quasi totalità delle affermazioni compiute dagli umani fino a oggi non ha una portata teorica, sono appunto delle ipotesi, delle supposizioni, delle superstizioni anche. La volta scorsa, in tua assenza, abbiamo posta una questione che può avere dei risvolti di qualche interesse. Dicevamo che gli umani partono male, cioè quando incominciano a parlare avviene un fenomeno che costituirà una sorta di vizio di pensiero, e cioè il comando che ricevono, che abbiamo esemplificato con il “questo è questo” viene colto, proprio per il modo in cui viene posto, come una verità assoluta. È ovvio che non ci sono neanche le condizioni per potere considerare che non lo sia, però viene posto come una verità assoluta, come l’esistenza stessa delle cose e ponendo a base un’affermazione del genere, cioè una verità assoluta, l’idea che permane sempre è quella che ci sia da qualche parte una verità assoluta, che anzi sia necessaria per il proseguire delle cose, per il manifestarsi delle cose, l’inganno consiste nel fatto che viene spacciata per verità assoluta ciò che è unicamente un’istruzione, se venisse posta questa questione cioè venisse posta la questione in questi termini, come un’istruzione nel momento in cui si fornisce, allora questo inganno non ci sarebbe. Aldilà del fatto che una cosa del genere sia possibile oppure no, praticabile oppure no, questo è un altro discorso, dicevamo che il passo che siamo riusciti a compiere è stato possibile grazie al fatto che siamo riusciti a pensare come penserebbe una macchina, una macchina che riceve queste istruzioni e che sa che questi input che riceve sono soltanto istruzioni e nient’altro che questo, e cioè non parte dall’idea di base di avere acquisita una verità assoluta, qualcosa che poi viene chiamata esistenza dagli umani dal loro discorso …

Intervento: mi chiedevo queste prime istruzioni che vengono fornite vengono scambiate verità assolute proprio perché provengono dall’altro …

È possibile certo, in effetti ci sono due aspetti, non solo una verità assoluta, ma è qualcun altro che la impone …

Intervento: in teoria è come se queste istruzioni potessero essere intese come istruzioni solo se si auto imponessero da sé, perché pare che sia molto importante la questione dell’altro in questo frangente perché è da lì che la cosa si impone come verità assoluta perché l’ha detto un altro e quest’altro ha una sua posizione particolare …

Sì, però occorre tenere conto che ponendo queste informazioni come semplici istruzioni anziché come verità assoluta si pone anche un’altra questione importante, e vale a dire che sono delle regole per potere giocare, che di per sé non sono né vere né false, sono solo regole e nient’altro, mentre la prima istruzione è posta come vera, mentre un’istruzione non è né vera né falsa, è soltanto un comando che dice come si svolgono certe operazioni, in fondo fornisce la grammatica di qualunque discorso, cioè dice in quali modi devono essere utilizzati degli elementi per costruire delle sequenze. È questo l’inganno originario, certo poi si aggiunge il fatto che sia qualcuno, qualcuno che non soltanto non dice che ciò di cui si tratta sono istruzioni per giocare questo gioco che si chiama linguaggio, ma si fa l’autore della verità, da qui tutte le fantasie intorno a dio e alle altre storie, cioè di qualcuno che è detentore di questa verità assoluta, che ha il controllo della verità, che è lui che sa tutto, un po’ come avviene quando il bambino incomincia a parlare e i genitori o chi per loro gli forniscono quelle cose che si configurano come verità assolute, che non sono poste come delle istruzioni, perché se così fosse, cambierebbe tutto. Dunque Eleonora come leggere tutto il pensiero non solo della filosofia ma della filosofia del linguaggio in particolare? Sono questioni che dovrai affrontare, allora affrontiamole. Pensa a tutto ciò che hai letto intorno alla logica, alla filosofia del linguaggio, tutte queste dottrine sono state costruite da umani propriamente, questi umani come sono stati costruiti? I loro pensieri? Attraverso quella superstizione fondamentale che dice che queste prime informazioni che ricevono sono delle verità assolute e quindi ripetono all’infinito questa stessa cosa, la ricerca di una verità assoluta, di qualche cosa che sia il fondamento, non tutti chiaramente, alcuni autori in ambito del linguaggio sono un pochino più avvertiti, però se avessero avuta l’opportunità di considerare che tutto ciò che hanno fatto è stato reso possibile da delle istruzioni che sono semplicemente degli strumenti per potere giocare allora tutte le loro affermazioni compiute nel corso dei secoli avrebbero avuto tutt’altra portata, e cioè tutte le loro affermazioni sarebbero state nient’altro che delle conclusioni tratte da premesse arbitrarie, il che significa che non hanno nessuna necessità e cioè che le loro affermazioni valgono quanto le conclusioni di una qualunque storiella, come quella di cappuccetto rosso per esempio …

Intervento: il fatto di non avere verità assolute non rende ben disposti, è destabilizzante …

Sì perché sarebbe come levare a un discorso la premessa da cui parte, a quel punto non sa più dove andare. Si va a urtare contro l’insegnamento originario di cui dicevo prima, che ha fatto credere che esista una cosa del genere e ha fatto credere che sia la cosa più importante che deve essere ricercata sempre …

Intervento: perché è una necessità alla fine è anche più comodo …

Forse sì, ma facciamo questa ipotesi, che ci sia la possibilità di fare avviare il linguaggio mostrando al discorso che è costruito unicamente da istruzioni che di per sé non sono né vere né false, sono solo comandi, allora a questo punto è ovvio che il discorso prende tutt’altra direzione, cioè tutto ciò che gli umani hanno creduto, pensato, immaginato, supposto, ipotizzato, crolla immediatamente, non ha più nessun valore, così come tutte le conclusioni che sono state tratte per esempio dal pensiero filosofico …

Intervento: è pensabile una cosa di questo genere? perché mi viene da pensare che qualunque discorso è sempre in cerca di un referente quindi già porsi al di fuori di questa ricerca ma trovarsi nella consapevolezza che ciò che si sta dicendo risponde solo a delle istruzioni, è una cosa quasi impensabile …

Lo so, in effetti qualche tempo fa avevamo detto che di fatto appare che non ci sia un’altra via per avviare il linguaggio, adesso ci stiamo riflettendo meglio, è possibile? Non lo so, ma per esempio una macchina si pone problemi del genere? Una macchina può continuare a costruire proposizioni sensate, all’interno del suo sistema ovviamente, senza avere nessun bisogno di una verità assoluta, cioè il vero che gli interessa è soltanto quello che gli consente di prendere una direzione oppure no e cioè sono appunto istruzioni, in quel caso il vero e il falso sono solo istruzioni, la macchina lo può fare, certo il discorso è complesso, lo può fare perché è costruita in un certo modo e cioè perché è stata avviata in un certo modo, gli umani sono stati avviati in un altro modo, è come se negli umani il discorso partisse, si avviasse a partire da un inganno, una falsità, diciamola così, e tutto ciò che hanno costruito gli umani da quando esistono è una sorta di costruzione a partire da questo inganno, è stato consentito da questo inganno: tutto il pensiero filosofico non sarebbe mai potuto esistere se non ci fosse stato questo inganno, perché nessuno si sarebbe mai dato pena di trovare una verità assoluta, perché non c’è, perché non ha nessun senso, perché vero/falso sono istruzioni che vengono fornite alla macchina per lavorare, nient’altro, per dirgli di qua vai, di là no, e quindi sarebbe stata cancellata in un sol colpo tutta la filosofia. Ma non è tanto interessante stare a chiedersi come sarebbe potuto essere tutto ciò, è una cosa abbastanza improbabile da costruire però è indubbio che tutto ciò che gli umani hanno costruito con il loro pensiero è stato costruito su questo inganno e ne porta le conseguenze, la ricerca della verità è una di queste conseguenze, la necessità di imporre la propria ragione sull’altro e quindi la violenza per esempio è un’altra di queste conseguenze. A una macchina non può importare nulla di imporre la propria ragione su altro, costruisce proposizioni e basta, sequenze che abbiano un senso e cioè si attengano alla grammatica che gli è stata messa dentro, nient’altro che questo. Certamente è un modo totalmente differente per gli umani di considerare la loro esistenza, però sono conclusioni che appaiono inevitabili una volta che si è giunti a considerare, a stabilire che il linguaggio non è altro che una sequenza di istruzioni. Non è una questione semplice da approcciare, alcune volte risultano impensabili anche qui perché effettivamente è difficile pensare in un modo che non tenga conto dell’inganno da cui si è partiti, e cioè dalla convinzione che qualcosa debba essere necessariamente vero in assoluto e cioè al di fuori delle regole che lo costituiscono. Ma dicevamo Eleonora di cosa tu pensavi che fosse possibile, tenendo conto di tutte queste cose, pensare della filosofia del linguaggio, della logica e di tutti i giochi in cui si perdono i logici …

Intervento: secondo me i logici hanno in mente le istruzioni ma per capire come è organizzata l’esperienza …

Ciò che abbiamo fatto qui non è tanto intendere, anche se inizialmente sì, come è organizzata l’esperienza, ma a quali condizioni esiste l’esperienza e quindi a quali condizioni esiste l’esistenza stessa …

Intervento: l’esistenza la hanno data per scontata …

Invece è proprio questo che non abbiamo più data per scontata, non abbiamo più potuto farlo perché basta dare per scontata una cosa che poi si dà per scontato tutto ciò che ne segue, cosa che è stata fatta e che continua ad essere fatta nel pensiero degli umani: una volta che è dato per scontato che qualche cosa esiste perché c’è una verità che lo sostiene, tutto ciò che ne segue terrà conto di questo inesorabilmente e cercherà di giustificarlo, come è stato fatto, si è cercato di giustificare anche dio. Intervento: sembrava una persona istruita, parlava dell’ambiguità del linguaggio mi colpiva questo che viene considerato il linguaggio per la logica eccetera ma è come se il linguaggio in qualche modo avesse dei limiti cioè si parte sempre da un’idea che esiste una realtà e un linguaggio che non ha gli strumenti sufficienti per poter esprimerla questa realtà, quindi si parla dell’ambiguità, si parla dei limiti del linguaggio, la questione dei paradossi ma addebitando questo … perché si considera che ci sia qualche cosa fuori dal linguaggio …

Intervento: che il linguaggio non può cogliere e non è in grado di coglierlo …

Questo è un altra delle conseguenze dell’inganno da cui si parte quando si avvia il linguaggio …

Intervento: poi ciascuno vive in prima persona semplicemente con quell’affermazione che il linguaggio non riesce ad esprimere i pensieri – soprattutto i sentimenti, le emozioni – i pensieri come se fosse qualche cosa di diverso …

Intervento: probabilmente invece il linguaggio è talmente ricco che ha fatto tutto questo … cioè il limite non sta nel linguaggio ma nel discorso …

Sì, il linguaggio è solo una sequenza di istruzioni, nient’altro che questo, fornisce gli elementi per potere giocare, e occorre mostrare che tutto ciò che gli umani hanno costruito, pensato, immaginato è stato possibile perché esiste questa struttura. Eleonora, come spiegheresti questo a un bambino di dieci anni? In poche parole, allo stesso modo in cui lo spiegheresti alle persone che sono alle conferenze, facendo esempi molto semplici come questo: che solo gli esseri umani hanno certe caratteristiche, possono pensare di sé di essere umani per esempio, domandarsi delle cose, rappresentare delle cose e da qui sorge l’arte, e poi si tratta di spiegare l’inganno da cui sorgono gli umani, questo potrebbe essere un po’ più complicato, come mostreresti questo inganno in due parole?

Intervento: il “questo è questo” produce qualche cosa di extralinguistico, e da qui si crea tutta una storia …

Dal momento in cui dici che qualcosa è fuori dal linguaggio e poni questa cosa come una verità assoluta, l’esistenza stessa da quel momento in poi e tutto ciò che segue terrà conto di questa premessa generale da cui si costruisce il tuo discorso, che quindi sarà costruito a partire da qui, e cioè dal fatto che esiste una verità assoluta, perché è quella che ha dato avvio al discorso e quindi c’è per forza, è questo l’inganno …

Intervento: come se ci fosse qualcosa che garantisce … ma questo qualcosa in effetti è qualche cosa che non è afferrabile, è visto come inafferrabile quindi questo qualcosa lavora …

Rimane come inafferrabile, come indicibile, qualcosa è dicibile, cioè il “questo è questo”, a partire da qualcosa che è indicibile, che è la verità assoluta …

Intervento: tutta la filosofia è partita da qualcosa che è indicibile ma che in un certo senso garantisce tutto …

Esattamente dio generalmente, di cui si può dire solo ciò che non è, come diceva Dionigi Aereopagita nella sua teologia apofatica. Tutta la filosofia medioevale rappresenta uno degli sforzi più colossali compiuti dal pensiero degli umani, dimostrare qualcosa che assolutamente non può essere dimostrato e cioè l’esistenza di dio, hanno compiuta un’operazione straordinaria, uno sforzo immane.