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1-11-2006

 

Cosa ci aspettiamo dalle conferenze che faremo? Oltre al fatto che venga gente naturalmente?

Intervento: che qualcuno sia incuriosito come è accaduto a Nadia di quello che andiamo dicendo…

Intervento: che qualcuno sia incuriosito dal pensiero…

Sì, questo occorre che sia uno degli obiettivi anche nella preparazione della conferenza, incuriosire le persone, muovere il loro interesse intellettuale…

Intervento: mostrare la sua utilità nel quotidiano… poter giocare questo gioco… ci si aspetta che sia l’altro a cambiare, la realtà…

Modificare il mondo esterno, d’altra parte il corpo serve a questo. Beatrice, in che modo ciò che abbiamo fatto in questi undici anni ci ha modificati?

Intervento: il nostro discorso trae le emozioni e le sensazioni dal proprio percorso nel senso che non cerca nulla fuori da ciò che dice il suo discorso, non cerca la felicità non ne ha bisogno vive momento per momento… non ha più bisogno di divertirsi ma diverte il pensiero al momento in cui qualcosa si pone come ultima e incontrovertibile verità e il pensiero si diverte potendo scegliere le direzioni che…

In effetti la domanda potrebbe anche porsi in un altro modo, cioè in che modo la conoscenza irreversibile della verità assoluta modifica il pensiero? Poiché è questo che è accaduto…

Intervento: perché non ha più bisogno di cercare la verità

Ecco, con tutto ciò che questo comporta, il sapere e il non potere non sapere che qualunque altro gioco quindi qualunque altra verità si incontri, relativa a un gioco, comunque è arbitraria e di conseguenza non mi costringe ad adattare la mia condotta, poiché è questo che accade alla situazione contingente, se non ho bisogno di pensare, ché non lo posso più fare, che il bene, il bello, il giusto sono concetti fondamentali uguali per tutti e necessari, se non ho più bisogno di pensare questo ma posso tranquillamente pensare a tutto ciò come qualcosa di arbitrario e quindi come qualcosa che segue a un giudizio estetico in definitiva, ecco che allora non sono più costretto a credere a tutte queste cose, le prendo per quello che sono, particolari giochi linguistici, mentre in assenza di tale verità assoluta, allora la verità assoluta la si va a cercare nella fede, nella religione, nell’ideale politico, nell’ideale sentimentale, comunque si cerca la verità assoluta e questo ha delle implicazioni notevoli. Cosa succede se una persona cerca questa verità assoluta, anche se per lei ovviamente non si formula in questi termini, ma se la cerca in un ideale politico, religioso sentimentale, sociale?

Intervento: può succedere di tutto sarà costretto a difenderla…

Può passare tutta la vita a difendere e a mantenere e sostenere questa cosa che ritiene essere la verità assoluta oppure nel cercarla e chiaramente se la cerca e non la trova allora si condanna a una sorta di insoddisfazione perenne, se la trova si condanna a doverla difendere perché deve essere difesa continuamente perché non essendo ovviamente questa verità che suppone di aver trovata dimostrabile deve essere difesa contro tutti i suoi detrattori, contro le male lingue, contro gli infedeli…

Intervento: chi non riconosce questa verità assoluta nel linguaggio… che effetto ha il conoscere la verità… abbiamo detto che la verità ha per esempio effetti terapeutici effettivamente allora il conoscere la verità assoluta ha un effetto di terapia, per esempio… la verità è costrittiva in effetti costringe a pensare in un certo modo… e questo comporta anche una forte sicurezza “perché gli umani cercano la verità? Perché vogliono essere sicuri di quello che fanno, di quello che dicono, di quello che pensano laddove questa verità implica anche forte sicurezza, cioè ribaltare quello che noi abbiamo sempre detta della verità di come abbiamo sempre detto in termini religiosi, ribaltarla a nostro vantaggio…

Intervento: il negativo del discorso religioso in positivo per noi qui si solleva la curiosità…

Sì è proprio questo il messaggio, come dice giustamente Sandro, mostrare che la conoscenza della verità assoluta, ed è assoluta perché necessaria, comporta una sicurezza altrettanto assoluta e questo è un argomento che è facile, una sicurezza di sé che non può essere scalfita da nulla perché non c’è un’argomentazione che possa demolire tale verità e quindi al pari la sua sicurezza non può essere scalfita da nulla, per scalfiggerla occorrerebbe provare che ciò su cui si fonda il discorso che abbiamo costruito è falso, e cioè dimostrare che affermare qualsiasi cosa è un elemento linguistico è falso, operazione straordinariamente difficile. Questo è uno degli aspetti che in ciascuna conferenza può intervenire, in ciascuna, come una sorta di refrein…

Intervento: la verità è la posta in gioco di qualunque discorso… come si traduce per ciascuno questa ricerca della verità) con soddisfazione ciascuno è soddisfatto al momento in cui ciò che fa si compie cioè raggiunge un obiettivo quindi è vero, rispetto al gioco in cui è inserito ovviamente allora è soddisfatto, se le cose invece non vanno come immagina allora è insoddisfatto perché non raggiungono l’obiettivo prefissato, l’obiettivo è quello che chiude la catena, quello che dà il senso a tutta l’operazione… l’interpretante logico finale, sì e quindi questa verità assoluta di fatto comporta una soddisfazione assoluta per quanto riguarda la propria esistenza, il proprio modo di pensare, il proprio modo di muoversi

Certo, e poi anche se dovesse trovarla comunque sarà una soddisfazione momentanea, caduca, peritura…

Intervento: legata ad un certo particolare

Esattamente, e quando quel gioco stufa ecco che non serve più…

Intervento: occorre che sia legata a un gioco universale… nel particolare ma con la possibilità di poterlo di rinviare ad altri giochi se invece tutto è chiuso in quel gioco è chiaro che non diverte più…

Sì perché la conoscenza della verità assoluta comporta l’essere soddisfatti del proprio pensiero, non di qualcosa di particolare ma del proprio pensiero, del modo in cui si muove, del modo in cui si pensa. Utilizzare questi concetti leva di mezzo anche la questione della felicità nel senso che la pone come irrilevante, cioè la persona non si pone più la questione se è felice oppure no, è soddisfatta di ciò che fa, di ciò che pensa, di come si muove il suo pensiero e quindi non ha bisogno di andare a cercare la verità altrove, e quindi non è più persuadibile quella persona e non è più ingenua, non crede qualunque cosa gli venga raccontata o qualunque cosa gli passi per la mente perché il suo pensiero è in condizione di verificarne la verità in tempo reale e sa quindi continuamente se la cosa che sta pensando è necessaria oppure arbitraria e di conseguenza si muoverà: se è necessaria allora non può non essere, se è arbitraria può non essere e se è, allora è perché io l’ho deciso e se l’ho deciso ho avuto dei buoni motivi dei quali mi assumo la completa responsabilità, responsabilità non pensale né giuridica, ovviamente, ma rispondo io perché sono i miei pensieri, rispondo io di ciò che ho deciso e senza dare la colpa ad altri, anche del fatto di continuare a vivere rispondo io e non altri, perché è ciò che ho deciso e se se l’ho deciso ho i miei motivi dei quali sono consapevole e dei quali, torno a dirvi, io rispondo. Semplice no? In effetti in questi ultimi quindi anni abbiamo costruita la cosa più incredibile e più inverosimile che mai sia stata costruita, e cioè un pensiero che ha la possibilità di pensare se stesso vale a dire le proprie condizioni, ché come sappiamo nessuno ha mai fatto prima una cosa del genere perché ponendo la condizione assoluta, e cioè il linguaggio, come la condizione di qualunque cosa, la condizione per pensare qualunque cosa, abbiamo potuto confrontarci con tutte le teorie presenti, passate e anche future e a quel punto diventava semplice chiedere a qualunque teoria di esibire i propri fondamenti, la necessità dei propri fondamenti, e quale teoria può fare una cosa del genere? Nessuna perché ciascuna volta pone a fondamento u qualche cosa che non può esibire come necessario, ma è arbitrario, frutto del ghiribizzo del momento, dell’osservazione di ciò che gli è parso e niente di più, invece ponendo la condizione stessa del pensare e quindi del teorizzare qualunque cosa la questione diventa molto semplice, straordinariamente semplice: il linguaggio, la sua struttura è la condizione per potere pensare qualunque teoria. Se mettiamo la struttura del linguaggio a fondamento di una teoria poniamo un fondamento necessario, era l’uovo di colombo, il linguaggio è la cosa che tutti hanno avuta sotto il naso da sempre, da quando esistono, e al quale linguaggio tuttavia nessuno ha prestato mai attenzione sufficiente, nessuno si è mai accorto che è la condizione per pensare e di conseguenza di fare qualunque cosa, perché senza linguaggio non si pensa, quindi non si conclude, quindi non si sa, quindi non si compie niente, neppure l’esistenza che in fondo è un concetto, per questo diciamo spesso che senza linguaggio non c’è neppure l’esistenza, perché senza linguaggio non è niente la stessa esistenza, né può darsi in alcun modo…

Intervento:…

No, non ci siamo intesi, io ho posto a fondamento non il linguaggio ma la struttura del linguaggio, quella struttura che noi generalmente formalizziamo in questa proposizione: che qualunque cosa è un elemento linguistico…

Intervento: come dire che se qualunque cosa è un elemento linguistico allora se è coerente con questa premessa…

E se questa premessa è necessaria allora tutto ciò che deduttivamente segue a questa premessa risulterà altrettanto necessario, per esempio se qualunque cosa è un elemento linguistico e questa proposizione è necessaria allora affermare che non c’è nulla fuori del linguaggio è necessario, o affermare che l’esistenza è un elemento linguistico è necessario che sia, e che io sono un elemento linguistico risulta al pari altrettanto necessario, se è necessaria la premessa ovviamente, se la premessa fosse arbitraria…

Intervento: per esempio non potrò mai dire in modo necessario per esempio, che sto male perché mi è morto qualcuno…

Sì e no, perché se si riferisce a un gioco particolare sì, cioè il fatto di utilizzare la morte di qualcuno per stare male, perché no? Può funzionare, oppure la morte di qualcuno gli sottrae qualcosa che per lui era fonte di piacere e gioia allora ecco sì, può servire ma nulla toglie al fatto che tutto ciò sia fatto di elementi linguistici…

Intervento: il fatto è che comunque la marte di qualcuno ha scatenato una serie di pensieri…

Potremmo dire che senza il linguaggio la morte di qualcuno non significa assolutamente niente…

Intervento: provare i sentimenti di dispiacere non sono necessari…

No, non lo sono…

Intervento: non necessariamente per la morte di qualcuno uno deve provare dispiacere, provi dispiacere perché magari la morte di questa persona… eri affezionato ma a questo punto ritorna il discorso che questo affetto è comunque un effetti di pensieri…

Abbiamo data una definizione di necessario molto potente dicendo che necessario è tutto ciò che in nessun modo può non essere perché se non fosse allora non sarebbe né lui né nessun altra cosa, il sentimento non risponde a questa definizione perché se non c’è sentimento non significa che per questo non ci sia tutto il resto, mentre se non c’è linguaggio allora non c’è niente, per questo il linguaggio è l’unica cosa necessaria, qualunque altra cosa voi la togliate cambia poco, ma togliete il linguaggio e non c’è più niente…

Intervento: questa è la premessa maggiore del sillogismo perché se non la poniamo…

Perché non la poniamo?

Intervento: nel senso che uno può accorgersi che qualsiasi cosa è un elemento linguistico ma se non lo afferma per tutte le x cioè se non è implicito in ogni sua affermazione e poi deduttivamente… Non lo farà mai perché come sappiamo non ha nessun motivo per farlo perché il discorso è supportato dal linguaggio il quale continua a costruire proposizioni e che siano proposizioni di gioia, di benessere, di malessere, di disperazione per il linguaggio è totalmente indifferente…

Intervento: ma per l’umano che non sa di essere discorso non è indifferente perché rimane un mezzo comunque qualcosa che non parte da una premessa universale per cui è implicita in ciascuna affermazione che compie…

Facciamo l’esempio più estremo, la morte di una persona cara, che è quello considerato uno degli eventi più drammatici, ora questo evento per il linguaggio è totalmente indifferente, è un evento che al pari di qualunque altro costruisce proposizioni, però per il discorso la questione è diversa, il discorso è costruito da giochi linguistici, fra questa infinità di giochi linguistici che lo costituiscono ne esiste uno in particolare il quale dice che se non c’è una persona che per me è importante, ed è importante per altri giochi linguistici, allora per me è un male, io questo lo credo e mi muovo di conseguenza cioè per me diventerà un male più o meno grande a seconda di quanto era importante la persona, cioè della posizione che questa persona occupava all’interno del discorso, ma per il linguaggio non significa niente, per il discorso sì, perché il discorso è fatto di giochi linguistici, e fra questi infiniti giochi linguistici di cui è fatto c’è anche questo. Questi giochi linguistici generalmente sono ritenuti, almeno la più parte di essi, necessari, e qui sta l’intoppo perché necessari non sono, credere che siano necessari comporta che io mi muova di conseguenza, se invece ho la possibilità di accorgermi, di sapere che sono arbitrari la mia condotta varia, abbiamo fatto mille volte l’esempio di un evento che accade, poi mi accorgo che non è così e la mia condotta cambia, se penso di avere perdute le chiavi di casa e poi mi accorgo che le ho in tasca ecco che smetto per esempio di fare tutta una serie di operazioni. In questo sta la potenza di tutto ciò, di potere accorgersi, potere considerare e dunque muoversi di conseguenza che la totalità dei giochi che costruisce il discorso sono arbitrari, non necessari, e essendo arbitrari non sono costretto a crederci, posso farlo se voglio ma è una mia decisione. Posso fare un gioco, per esempio, uno dei più diffusi: l’innamoramento. Ha le sue regole e se io voglio fare questo gioco devo attenermi alle sue regole, so quali sono quelle regole e se voglio compiere quel gioco, così se voglio giocare a poker con gli amici devo attenermi alle regole del poker, se no non gioco, ma so che non c’è nulla di naturale, nulla di inevitabile, nulla di al di fuori di me, non sono trasportato, preso da forze misteriose, magiche, come pensa il discorso occidentale che è fatto tutto di magie, tutto ciò cui non riesce a dare una risposta è una magia praticamente. Abbandonare l’idea di queste magie è ciò che ci è accaduto in questi quindici anni, abbiamo smesso di credere alla magia e abbiamo ricondotte le cose là da dove arrivano, e cioè nel linguaggio, nella sua struttura, e alla considerazione che il linguaggio costruisce giochi linguistici di cui è fatto il discorso di ciascuno, infiniti giochi linguistici, quantità sterminate, questo abbiamo fatto grosso modo in questi ultimi 15 anni…

Intervento: si potrebbe anche dire nelle conferenze che se ci fossero molti analisti della parola cambierebbero i luoghi comuni…

Ma a differenza dei religiosi non abbiamo bisogno di difendere questa verità, ne parliamo tranquillamente a chi è interessato ad ascoltarci ma non dobbiamo difendere niente: mentre la struttura religiosa è costretta a difendere la propria verità contro i suoi nemici noi non dobbiamo difendere niente perché si difende da sé, non dobbiamo difendere questa verità che adesso vi dico, che “se A allora B e se B allora C allora se A allora C” non dobbiamo difenderla…

Intervento: non dobbiamo difenderla ma visto che dobbiamo rendere esplicito il lato positivo della verità assoluta mi pareva che questo fosse un buon motivo di racconto…

Toglie la necessità di cercarla quindi di combattere le cose che si oppongono…

Intervento: la costruzione del nemico, se non c’è più la necessità di costruire la paura cadono anche tutti i luoghi…

Ecco, quindi cose del genere dovremo dire nelle conferenze, impostarle in modo tale che cose del genere partecipino delle conferenze, in modo di invogliare le persone a saperne di più, che è già un passo anziché volerne sapere di meno, passando perché attraverso queste figure della sicurezza assoluta per non essere più confusi. Detto questo, siete pronti per le conferenze?