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1-7-2009

 

Allora Eleonora, hai considerate le cose dette in questi ultimi incontri sul metodo? Dicevamo che la psicanalisi è il metodo psicanalitico, e la formazione dell’analista comporta l’acquisizione del metodo psicanalitico. Ciascuno che si trovi in una analisi si forma come analista che lo voglia o no, che lo sappia o no, indipendentemente dal fatto che poi decida oppure no di praticare come analista, però occorre che l’analisi comunque formi analisti, persone che sono in condizione di ascoltare il proprio discorso e di conseguenza qualunque altro, se non avviene questo non si va molto lontani. Come si forma uno psicanalista?

Intervento: collegare un pensiero all’altro è un passo fondamentale, quando inizi a capire come si formano i pensieri più che altro la logica …

Cosa suggeriresti di leggere per esempio a uno che inizia l’analisi? I miei scritti, sono l’unica cosa che possa funzionare per preparasi come analista. C’è una buffa distinzione che hanno fatto in molti, la fanno anche tutt’ora per esempio la S.P.I. tra analisi personale e analisi didattica, già Lacan aveva notato che di per sé è una fesseria, ancor più si può considerare che un’analisi deve necessariamente giungere a condurre la persona a divenire analista, sempre e comunque, l’idea dell’analisi didattica è stata inventata e messa in piedi da alcuni per difendere certi privilegi di casta, non ha nessun altra funzione, però aldilà di questo ciò che abbiamo fatto in questi anni ma anche e soprattutto in questi ultimi incontri vertono appunto sul metodo e abbiamo sottolineato l’importanza dell’acquisizione del metodo, metodo per intendere, per interrogare i propri pensieri ed è questo che distingue radicalmente ciò che stiamo facendo da qualunque altra psicanalisi, dove questo metodo non c’è, non c’è assolutamente. Abbiamo detto molte volte che nessuna di queste teorie interroga se stessa, non lo fa né lo può fare, vuoi per motivi pratici, vuoi per incapacità, e quindi non rimane a loro che l’osservazione e ciascuno osserva quello che gli pare, che non è di sicuro un granché, d’altra parte in assenza di un metodo per interrogare le cose non si va avanti e costoro si attengono a quello che hanno letto ora qua ora là. Quindi Eleonora direi che la cosa più importante, essenziale che dobbiamo fare nelle conferenze, ma non solo, è fare intendere che l’acquisizione di questo metodo che andiamo ponendo è la condizione per potere pensare e che in caso contrario non si pensa ma si gira a vuoto, non si va da nessuna parte. Ma cosa ci serve per fare intendere la priorità dell’acquisizione di un metodo? Un metodo comporta sia intendere perché si pensano le cose che si pensano, belle o brutte che siano è totalmente indifferente, ma anche per mettere in condizioni di essere meno ingenui di fronte a tutto ciò che accade di ascoltare, di leggere. Fammi un esempio di questo metodo, stai preparando Freud, prendi uno dei testi che hai considerato e applica a questo testo il metodo che andiamo proponendo …

Intervento: per esempio Freud è abbastanza titubante in alcuni momenti c’è il dubbio …

Per molti è una virtù …

Intervento: beh ma una teoria se si fonda già subito sul dubbio …

A parte l’unica teoria che è fondata su qualcosa di assolutamente necessario, qualunque altra teoria lascia sempre comunque un margine più o meno grande al dubbio, cioè la possibilità di aperture verso altre cose. Ovviamente chi ha costruito quella teoria non avendo la possibilità di fondarla su qualcosa di assolutamente certo si rende conto, se ha un minimo di onestà intellettuale, che ciò che afferma potrebbe anche non essere così. Certo leggere il testo di Freud oggi in base alle acquisizioni di cui disponiamo è tutt’altra cosa, quando lo lessi tutto e più volte avevo più o meno la tua età e poi ho continuato a leggerlo anche dopo e in assenza di un metodo effettivamente tutto ciò che si legge va bene, a meno che non dica proprio cose talmente squinternate. Freud è partito dall’osservazione e questo come metodo consente di andare poco lontano, d’altra parte quali altri strumenti aveva Freud a disposizione? Quelli che avevano tutti a quell’epoca, osservare le cose e trarre delle conclusioni in base ad altre cose acquisite, cercare di trovare delle concordanze fra dei fenomeni, tutto qui. Che ci siano oppure non ci siano concordanze fra fenomeni questo è un fatto puramente soggettivo il più delle volte, nel senso che se uno vuole trovare delle concordanze e giustificare la sua teoria o per confortarla le trova, come sappiamo perfettamente dalla retorica è possibile provare o confutare qualunque cosa, se uno è sufficientemente abile: Ma c’è una cosa che hai dimenticata ed è importante quando si legge un testo o si ascolta una persona, e cioè intendere quali sono gli elementi su cui sostiene ciò che sta affermando; per esempio la teoria della libido a Freud era utile per sostenere alcuni aspetti della sua teoria, ma è sostenibile la teoria della libido? Sostenibile su che? Non sicuramente sull’osservazione perché se uno ci crede nella teoria della libido continuerà a osservare sempre cose che confermano la teoria della libido o la teoria sessuale o che quello che vi pare …

Intervento: non riteneva i legami affettivi ineliminabili …

Certo che no, è inevitabile concludere come ha concluso lui, e questo perché non si conduce l’interrogazione fino alle estreme conseguenze e cioè non si interrogano quei fondamenti, quei pilastri che sostengono tutto, quelle cose che sono date per acquisite perché sono ritenute vere da tutti, ritenute ovvie, ritenute scontate, naturali direbbero alcuni, invece proprio quelle vanno interrogate. Per fare questo occorre che ci sia non solo la volontà di farlo naturalmente ma anche un modo per poterlo fare, un criterio, finché non abbiamo trovato un criterio di verità era un problema perché qualunque affermazione si poteva affermare vera in base a che cosa esattamente? E in assenza di un criterio di verità potente è vero quello che mi pare in definitiva, non c’è altro criterio. Intervento: quando la scienza ha trovato il modello poi tutti i filosofi si adeguano …

Se si accoglie un modello poi lo si utilizza come chiave di interpretazione di tutto, è questa l’operazione che dovemmo compiere ai suoi tempi, e cioè scardinare il modello interrogandolo e chiedendogli conto della sua validità, ma per potere fare questo, prima di potere fare questo ci occorreva un criterio di verità, se no tutto questo non sarebbe stato possibile né continua ad essere possibile in assenza di un criterio di verità che consenta di valutare con assoluta precisione se una certa affermazione è necessaria oppure no. Necessaria, non soltanto vera, perché qualunque cosa può essere sì vera, ma rispetto alle regole del gioco in cui è inserita, come ho detto miliardi di volte, come è vero che due assi battono due jack a poker, è vero, nessuno lo negherebbe all’interno del gioco del poker, ma al di fuori non è niente, non significa assolutamente niente così come tutta la teoria di Freud è vera se si accolgono le regole del suo gioco allora le sue affermazioni sono vere, se non si accolgono le regole del suo gioco e lo si può fare benissimo perché non sono necessarie allora tutto quello che afferma non significa niente, esattamente come per il gioco del poker. È ciò che dicevamo alla conferenza, di per sé la psicanalisi così come è stata posta e a tutt’ora viene praticata non ha nessun interesse, in effetti il peggiore detrattore della psicanalisi ha assolutamente ragione perché è fondata su niente e dice cose che hanno un significato solo se la persona ci crede, così come buona parte di molte psicanalisi o molte psicoterapie sono effetti placebo, se una persona crede una certa cosa ha un effetto di benessere, come accade a qualunque neofita di qualunque religione, sta benissimo, inizialmente ha un grande vantaggio ma è questo che ci interessa? No, evidentemente, assolutamente no, ma imparare a pensare, cosa che detta così sembra molto semplice ma non lo è in realtà perché imparare a pensare comporta imparare a interrogare, e quindi acquisire gli strumenti per farlo, e a questo punto interrogare le premesse sulle quali si fonda e muove il proprio discorso, e così come il proprio discorso qualunque teoria, anche quelle più accreditate come la fisica per esempio. La retorica è stata molto utile in effetti e continua a esserlo, e anche la sofistica naturalmente, anche l’eristica che è l’arte di vincere gli agoni dialettici sempre e a qualunque costo, quella che praticavano i sofisti. È importante l’eristica anche e soprattutto per uno psicanalista che non voglia essere religioso naturalmente, né pio, e cioè piangere e compatire e soffrire insieme con la persona che va da lui, come fanno gli junghiani per esempio, perché una cosa del genere la faceva già mia nonna e non c’era bisogno di loro anzi, la cosa ideale sarebbe che l’analista non comprendesse affatto l’analizzante, proprio per nulla, e che in realtà gli fosse totalmente indifferente, solo a questa condizione in effetti può ascoltare quello che dice per quello che è, e cioè sequenze di significanti, proposizioni, se no si perde, e poi si innescano magari delle sue fantasie che magari non ha nemmeno intese e allora si mettono a piangere insieme, e che razza di storia è?

Intervento: qualche psicanalista ha dato di testa …

Sì, e molti sono anche psicolabili. Taluni domandano: “ma lo psicanalista a fine giornata non ha la testa tutta piena di cose, non si sente schiacciato dal peso degli anni e dei problemi altrui?” no, assolutamente no, perché se è veramente uno psicanalista non si fa carico di nulla. Questa è la condizione perché possa ascoltare, non essere, non dico travolti, ma nemmeno coinvolti dal proprio discorso, in nessun modo. Non essere coinvolti dal proprio discorso significa trovarsi ad agire nei confronti di ciò che si dice e si pensa esattamente come si agirebbe nei confronti di un testo che si sta leggendo, né più né meno, che non è neanche un distacco, più propriamente non è essere distaccati né essere vicini, ma piuttosto essere consapevoli di ciò che sta accadendo, nient’altro che questo. Il metodo di cui parliamo conduce a questo, conduce a trovarsi ad ascoltare il proprio discorso esattamente come si legge un manuale di logica, con lo stesso interesse e la stessa attenzione. A proposito di logica, abbiamo dovuto studiarla parecchio perché anche questa è essenziale alla formazione dello psicanalista, deve sapere come funziona il pensiero, naturalmente abbiamo dovuto rivedere la logica, ricostruirla perché così come era costruita anche la logica era insoddisfacente. Cos’è la logica? La logica non è altro che la descrizione del modo corretto di ragionare, quando si ragiona correttamente, e quand’è che si ragiona correttamente Eleonora? Intervento: quando le premesse sono valide, cioè quando le premesse non contraddicono le conclusioni …

Sì certo, e perché in questo caso è valida? Chi l’ha stabilito? Perché un’argomentazione che procede da premesse vere e conclude con un teorema cioè con una proposizione necessariamente vera rappresenta il modo corretto di ragionare? Cosa diceva Quine? Che questo è il modo naturale di pensare, questo è tutto ciò che ha saputo produrre il pensiero dei logici circa i fondamenti della logica, cioè quelle norme, chiamiamole così, che definiscono quale argomentazione è corretta e quale no. Sembra ovvio, sembra naturale, effettivamente se uno muove da una premessa e attraverso dei passaggi giunge a una conclusione che non contraddice la premessa ha fatto un ragionamento corretto …

Intervento: è il modo corretto di ragionare perché il linguaggio funziona così …

Già, ma nessuno sapeva dire perché si pensa così. Alcuni si sono posti la questione, pochissimi, ma non sapevano rispondere alla domanda …

Intervento: ci sono un sacco di modi per rendere valida una proposizione …

Lo so ma il criterio di validità è quello che dice perché se procede in un certo modo l’argomentazione è valida …

Intervento: perché utilizza le tavole di verità …

Siamo ancora al di qua delle tavole di verità. Per esempio la regola che stabilisce “se A allora (se B allora A)” e che afferma che questa sequenza è sempre vera qualunque valore di verità sia attribuito alle variabili, qual è il criterio che dice che è così? È il modo in cui si pensa, non c’ altro, oppure stabilire che se A allora B e se B allora C allora se A allora C, perché? Perché è il modo in cui si pensa, il modo in cui tutti pensano e se non si pensa così non si pensa affatto, e da dove viene? Nessuno prima di me ha saputo rispondere a questa domanda, occorreva naturalmente accorgersi di che cosa sono fatti gli umani e di che cosa li fa esistere, se no non si trova una soluzione. Aristotele ha stabiliti dei principi ma non ha dato una spiegazione del motivo, del perché questi principi sono veri, e in effetti non sono né veri né falsi, affermare che il principio aristotelici di identità, di non contraddizione e terzo escluso, affermare che sono veri è una stupidaggine, non sono né veri né falsi sono semplicemente delle regole per giocare, sono quelle che fanno funzionare tutto quanto, una regola di per sé non è né vera né falsa, serve a stabilire e a costruire un qualunque criterio di verità. Senza quelle istruzioni non è possibile costruire niente, senza quelle istruzioni come le abbiamo chiamate in modo più appropriato non c’è nessuna possibilità di costruire nessuna proposizione, niente, ma sono istruzioni e come tali non sono né vere né false, sono quelle che consentono di costruire un criterio per stabilire se qualcosa è vero o falso …

Intervento: se questi principi sono necessari a questo punto sono veri …

Sì ma non tutto ciò che è vero è anche necessario, c’è una differenza …

Intervento: …

Abbiamo stabilito che le istruzioni di base in realtà sono riducibili a due, cioè identità e non contraddizione cioè un elemento è quello che è ed essendo quello che è non è altro da sé, non serve altro per costruire il linguaggio, e quindi tutto ciò che esiste, il resto è deducibile, in effetti anche l’implicazione come tu sai dalle leggi di De Morgan è riconducibile a una disgiunzione, quindi queste istruzioni in realtà sono riducibili a due semplici istruzioni, a due mosse: identità e non contraddizione, in base a queste è possibile costruire qualunque cosa. Sono in effetti gli elementi da cui parte il linguaggio, quelli che per esempio una qualunque mamma ignara di logica formale e filosofia aristotelica insegna a suo figlio dicendogli: “questo è questo” e ponendo così già una differenza, cioè questo è questo e quindi non è quest’altro, queste due istruzioni sono sufficienti a costruire il linguaggio perché a partire da questo poi a cascata seguono tutte le altre. Il bambino impara così, gli si forniscono queste istruzioni, dopodiché prosegue da solo in un certo senso, certo mano a mano si forniscono altre informazioni ma gli elementi di base a quel punto li ha già, non ha bisogno di altro. Esattamente come una macchina. Quando leggevamo Alan Turing abbiamo considerato che il modo per istruire la macchina che lui aveva inventata è esattamente lo stesso modo in cui si istruisce un bambino, gli si forniscono delle istruzioni di base e poi si forniscono gli strumenti per utilizzarle, nient’altro che questo, e il linguaggio funziona così e a questo punto il linguaggio è partito e può costruire tutte le considerazioni e tutte le costruzioni per esempio scientifiche, filosofiche, etiche o qualunque altra cosa che sono costruite da queste semplici istruzioni. Tutto ciò che la scienza, la filosofia, la medicina, la morale tutto ciò che queste cose hanno costruite sono state costruite da queste semplici istruzioni, quindi qual è la validità di tutte le affermazioni delle proposizioni delle scienze etc? Quella che queste istruzioni forniscono, anche la possibilità di costruire un criterio di verità che poi verrà utilizzato da queste altre, come dire che qualunque affermazione della scienza o della fisica è sempre riconducibile comunque a delle banalissime istruzioni e se queste affermazioni della fisica, visto che per esempio è considerata una delle scienze più accreditate, non certo la medicina che è una scienza empirica, ecco tutte queste scienze, la fisica stessa è naturalmente confutabile. Prova per esempio Eleonora a confutare la legge di gravità? Dimostra ai nostri amici che la legge di gravità è falsa. Intanto utilizza il metodo che abbiamo. Quindi in base a che cosa la legge di gravità è considerata vera? Dall’osservazione e anche dal calcolo, quindi per essere vera occorre che questi due criteri siano veri …

Intervento: Gödel ha dimostrato che la matematica non è fondabile, l’osservazione …

Adesso Eleonora l’ha fatta facile, ma in effetti non ha torto, perché la legge di gravità se dobbiamo provare che sia assolutamente vera e necessaria occorre che regga a qualunque obiezione e non possiamo naturalmente utilizzare l’osservazione stessa “io lo vedo”, lo vedo, e allora? Cosa vuole dire? Questa già per i retori sarebbe una scorrettezza, una petizione di principio cioè si usa ciò stesso che si deve provare come strumento di prova, e quindi l’osservazione e il calcolo numerico devono provare di sé di essere assolutamente veri …

Intervento: ma la stessa osservazione non è studiata dalla scienza con il calcolo?

Il calcolo fornisce un supporto all’osservazione, cioè io osservo che questo qui cade e allora posso calcolare la velocità di caduta in base …

Intervento: lo studio della luce sulla retina …

Anche la percezione, certo, tutto ciò è sempre fondato su calcoli e di nuovo sull’osservazione e questi criteri non possono provare di sé di essere assolutamente veri. Così funziona il metodo che abbiamo costruito, esattamente così: mette ciascuno nelle condizioni di potere interrogare qualunque cosa e accorgersi che la sola cosa di cui ha l’assoluta certezza è che gli serve il linguaggio per potere parlare e discutere anche dell’assoluta certezza, per esempio, e che senza linguaggio tutto ciò non solo non esisterebbe ma non sarebbe mai esistito. Il nostro pianeta è in rotta di collisione con una stella che si chiama Vega, per cui si schianterà sulla stella Vega fra un certo numero di miliardi di anni, il giorno in cui tutto il sistema solare si schianterà contro la stella Vega da quel momento in poi non è che la terra non esisterà più, da quel momento la terra non sarà mai esistita. Imparare a pensare significa questo e occorre farlo sempre più velocemente e in modo sempre più efficace, in prima istanza sempre nei confronti del proprio pensiero e poi di qualunque altra cosa, è questo che fa l’analista e non può non fare, sempre e continuamente.