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1-3-2005

 

Stiamo affrontando la questione del corpo, abbiamo dette varie cose a questo riguardo, che appartiene al linguaggio, è uno strumento nelle mani del linguaggio per così dire, ciò di cui il linguaggio si serve insieme ad altro per modificare le cose e quindi per crearne di nuove, cioè per costruire nuove proposizioni, nuove storie. Bisogna tenere conto che il corpo non può essere fuori del linguaggio, così come qualunque altra cosa, ché se fosse fuori dal linguaggio non ne sapremmo niente e che pertanto partecipando del linguaggio è governato dal linguaggio, se il linguaggio è la condizione della sua esistenza allora è anche la condizione del suo muoversi, e ovviamente si muoverà tendendo conto delle regole del linguaggio cioè del modo in cui funziona il linguaggio e cioè cercherà di costruire nuove storie, nuove proposizioni, nuove sequenze in modo da proseguire, visto che l’unico obiettivo del linguaggio è proseguire se stesso e fa questo costruendo proposizioni naturalmente. Queste proposizioni, come sappiamo, sono inserite all’interno di un gioco e questo gioco deve concludere con una proposizione vera e allora il corpo si muoverà modificando le varie cose in modo tale da ottenere questo, da ottenere la ragione che poi può avere varie connotazioni, varie configurazioni, può essere il successo, può essere il piegare qualcosa alla propria volontà, qualcosa o qualcuno è indifferente, vincere una partita in definitiva…

Intervento: per cui se deve raggiungere un certo obiettivo il corpo

Fa ciò che il discorso gli dice di fare esegue, esegue i pensieri, esegue le cose che io so che io voglio fare ma questo volere fare muove dal discorso…

Intervento:…

È come se il corpo, per usare una metafora, fosse il braccio secolare del discorso, del linguaggio, ciò che sicuramente gli appartiene, è un suo strumento, ciò su cui ha un potere assoluto, anche perché in fondo, almeno per gli umani, il corpo rappresenta un supporto, noi sappiamo che non è assolutamente necessario per il linguaggio averne uno, ma dal momento che c’è assume questa posizione assolutamente prioritaria su tutto, come se fosse lo strumento ideale per potere modificare, costruire, fare cose, cioè per potere porre in essere ciò che è l’obiettivo del linguaggio: costruire proposizioni, non ha nessuna altro utilizzo in realtà e quindi serve a questo, serve al linguaggio, contrariamente a ciò che gli umani pensano da quando c’è traccia di loro e cioè che il corpo sia fuori dal linguaggio, invece ne è uno strumento preferenziale certo, ma uno strumento e gli serve come dicevamo per creare differenze. Queste differenze hanno degli effetti, modificheranno la storia e consentiranno per tanto alla storia di proseguire in modo differente, ma soprattutto di proseguire, se in modo differente meglio perché proseguirà costruendo altre cose, che costringeranno a costruirne altre dopo e via così all’infinito, soddisfacendo in questo modo la struttura del linguaggio. Detto questo, considerando che il corpo è uno strumento del linguaggio e quindi è proprietà, tra virgolette oppure no, del linguaggio, si pone una questione di qualche interesse: fino a che punto il linguaggio può modificare il funzionamento del corpo. Sappiamo che lo modifica in moltissimi casi ma fino a che punto può farlo? Totalmente o parzialmente? Potrebbe apparire un discorso fantascientifico, potrebbe apparire e non è neanche escluso che non lo sia ma merita comunque di considerare la questione, visto che la posta in gioco è molto alta. Come dire che a questo punto potrebbe, uso il condizionale, potrebbe essere il linguaggio a deteriorare il corpo e allo stesso modo anche sanarlo, tecnicamente non è impossibile, praticamente è un po’ più complicato. Come dire: ho un tumore al cervello, non mi interessa e il tumore scompare, qualcosa del genere, per questo dicevo che potrebbe apparire fantascientifico però, torno a dirvi, tecnicamente è possibile. Perché il corpo viene modificato dal linguaggio in alcuni casi anche molto seriamente modificato, questo è noto dai tempi di Aristotele almeno, ma sicuramente anche da prima, che una persona che è avvilita si ammala molto più facilmente, poi questo fisiologicamente riguarda le varie difese immunitarie ma non è questo che ci interessa, non ci interessa perché il fatto che si abbassino dipende dal mio malumore e quindi posso ammalarmi. Tecnicamente, volendolo, io potrei ammalarmi, poi in genere ci si ammala per una distrazione, per un lapsus, magari non si tiene conto di una serie di cose, ci si distrae un momento…

Intervento: poi la strada è fatta

Certo sì, però in che modo il linguaggio modifica il corpo? Come se effettivamente lo seguisse, il corpo seguisse l’andamento del mio discorso, sono di buon umore e il corpo sta bene, sono di cattivo umore e il corpo sta male, perché fa questo? Qui c’è qualcosa di più di una rispondenza diretta e immediata tra il corpo e il linguaggio, parlerei addirittura di controllo del linguaggio sul corpo, e certo la domanda è: fino a che punto il linguaggio riesce a esercitare tale controllo? Cioè a quali condizioni, certo è che se il discorso potesse, avesse l’occasione di considerare il totale e assoluto potere sul corpo beh, sicuramente riuscirebbe a controllarlo molto meglio, per fare questo occorre considerare il proprio corpo come uno strumento del linguaggio che serve esattamente così come servono infinite altre cose, cioè a costruire proposizioni, ma come lo strumento preferenziale, e perché lo strumento preferenziale? Perché risponde in tempo reale a ciò che il discorso decide? Altre cose no, se io decido di muovere la mano la muovo immediatamente, se decido di spostare quell’aggeggio lo faccio in modo mediato dal mio corpo, cioè non risponde immediatamente, il corpo sì, per questo è preferenziale, per la rapidità con cui risponde e per la immediatezza nel senso che non è mediato da niente. Essendo l’occasionale supporto del linguaggio, il corpo si presta a questa funzione, è il supporto, sappiamo che non è l’unico possibile, il linguaggio potrebbe darsi anche senza un corpo in effetti…

Intervento: come è possibile senza il corpo?

Per esempio un computer non ha un corpo…

Intervento: ma il computer è una macchina

Sì, e quindi?

Intervento: quindi non produce proposizioni

Ne produce una quantità sterminata e con una rapidità molto superire alla sua…

Intervento: sono stati costruiti e programmati dagli uomini

Sì certo, sono stati costruiti e programmati da esseri umani certo, questo non toglie il fatto che sia possibile tecnicamente una macchina che pensa esattamente come fa l’uomo, che cosa manca a una macchina per potere pensare come un essere umano? La possibilità di sapere perché fa certe operazioni, in fondo è questo ciò che gli umani chiamano coscienza, quindi sapere tornare indietro a ciò che ha fatto e domandarsi perché e quindi chiedersi se ha fatto bene o se ha fatto male. Per fare questo non è che ci voglia un granché, basta immettergli dei programmi tali che consentano di compiere questa operazioni e soprattutto di imparare dalle domande che si fa e dalle risposte che ottiene, a questo punto pensa come un essere umano, né più né meno, gli si immettono anche delle altre informazioni, per esempio se qualcuno schiaccia malamente un tasto sente male, o gli si può anche fare dire “ahi!” Oppure gli si può fare accendere un led rosso giallo, blu, e quindi si può fare in modo che lui si ricordi di quella persona che ha premuto il tasto malamente e quando la sente arrivare per esempio blocca il sistema, mentre un essere umano si innervosisce quando arriva qualcuno che gli è antipatico una macchina non può innervosirsi e avere delle reazioni, come avvengono queste reazioni? Attraverso un sistema inferenziale “se c’è quella persona allora…” questa persona mi farà del male quindi io mi chiudo che è esattamente quello che fa una persona. Tecnicamente non è impossibile compiere una cosa del genere, non sto dicendo che sia semplice, occorrono programmi molto complessi, talmente complessi che saranno in condizioni di autoprogrammarsi con sistemi ancora più elaborati, più sofisticati, fino a diventare ancora più sofisticati di quanto lo sia il cervello umano e allora si trapianteranno dei chip all’interno del cervello per farlo funzionare con la rapidità, precisione e perfezione delle macchine, cioè avverrà il contrario in un futuro…

Intervento: può essere più vicino di quanto non si creda. Mi interessava questa questione perché mi sembra che verta intorno alla questione del controllo lei diceva ci si ammala per un lapsus

Per il momento è un’ipotesi, una possibilità…

Intervento: io invece partire da questa questione che è molto importante nella ideologia, tutta la questione del controllo del corpo, della padronanza di sé… tutte le ricette che vengono propagandate dalla psicologia collettiva del poter realizzarsi, diventare il leader di se stessi… direi anche di cosmesi come se l’obiettivo fosse appunto quello del controllo del corpo, come se la questione centrale fosse quella di evitare il lapsus… la colpevolizzazione della malattia, la vergogna della malattia… la questione del lapsus in che termini può essere rapportato alla padronanza?

Si può considerare ciò che andavamo dicendo già tempo fa riguardo alla sofferenza psichica, dicevamo che una persona cerca la sofferenza, che cioè la sofferenza è funzionale ad un certo tipo di discorso, ora il discorso fa questo: crea una situazione che produce quella cosa che gli umani chiamano sofferenza che non è altro che un piacere del quale però come sappiamo bene non è possibile accogliere la responsabilità, salvo perderne tutti gli effetti cioè tutte le emozioni, le sensazioni, etc. ora un discorso simile potrebbe farsi rispetto al corpo, tenendo anche conto che talvolta la sofferenza psichica cosiddetta produce anche sofferenza fisica, in questo senso potremmo anche giungere a considerare che un mal funzionamento di questa macchina, che chiamiamo corpo in questo caso, è funzionale a un discorso, invece il buon funzionamento è funzionale a un altro discorso. Ora a seconda del discorso che si va facendo può essere funzionale l’una cosa o l’altra, funzionale al discorso e cioè funzionale alla costruzione all’interno di quel gioco di proposizioni, di eventi, di storie, di fatti per cui il corpo può ammalarsi allo scopo di soddisfare dei requisiti voluti dal discorso, poi il fatto che viva o che muoia può essere irrilevante dal momento che l’una cosa e l’altra sono comunque produzioni linguistiche e quindi di nuovo funzionali al discorso. La questione non è o comunque non va presa così come sappiamo da tempo in questi termini, e cioè costruire un sistema per guarire, non è questa la questione, e se posta in questi termini ho idea che si parta malissimo, no la questione va presa in termini teorici precisi, che poi ci possano essere effetti anche sul corpo questo è marginale, e per poterla porre in termini teorici occorre intendere, così come stiamo facendo, in che modo il linguaggio interviene sul corpo, cioè lo modifica al pari di qualunque altra cosa, al pari di una sequenza di proposizioni…

Intervento: lo può anche distruggere

Sì certo, può anche distruggere una sequenza di proposizioni ovviamente…

Intervento: se il linguaggio ha l’unico scopo di proseguire se stesso perché dovrebbe distruggere un discorso?

Intervento: perché deve costruire delle proposizioni vere

Intervento: sì però è autodistruttivo

Perché una persona si immola per la propria fede distruggendosi? Perché ritiene, il suo discorso, di essere di fronte a una verità suprema e assoluta, al di là della quale non c’è niente e quindi il discorso va in quella direzione e allora l’omino in questione si imbottisce di esplosivo e si fa saltare per aria. Il discorso può decidere di compiere una certa operazione per il vantaggio di una verità superiore facendo cessare il discorso stesso, ché poi il discorso, il linguaggio in questo caso, non può pensare l’assenza di linguaggio, per questo gli umani non possono pensare la morte, nel senso che la pensano da vivi non da morti, da morti non la possono pensare, non la possono pensare perché non c’è linguaggio e se non c’è linguaggio non si può fare e quindi per il discorso stesso l’assenza di sé non è pensabile, come già aveva intuito Epicuro: se c’è la vita non c’è la morte se c’è la morte non ci sono io e quindi perché preoccuparsi? Però tutta la questione ha notevole interesse teorico per intendere ancora meglio il funzionamento del linguaggio e ciò che utilizza per il suo scopo, cioè proseguire se stesso…

Intervento: anche clinico

È possibile certo, tecnicamente una persona che è ammalata e che dice di volere guarire potrebbe in base a ciò che andiamo dicendo costruire un’affermazione che è paradossale, se volesse guarire guarirebbe, se non guarisce è perché ha dei buoni motivi per non farlo, e non si tratta qui di onnipotenza del linguaggio, è semplicemente il suo funzionamento, ciò che per cui gli umani sanno di essere tali con tutto ciò che questo comporta, semplicemente lo strumento che hanno per esistere, per vivere e soprattutto per accorgersene. Qualche questione intanto?

Intervento: in ambito clinico può essere semplice intendere il tornaconto

Intervento: tornando alla questione del lapsus che interviene in qualche modo a riconfermare il gioco… il linguaggio deve costruire proposizioni, proposizioni vere ovviamente vere all’interno di un certo gioco

Indipendentemente da quale tipo di proposizione, questo è assolutamente irrilevante…

Intervento: il lapsus come spia del gioco che si sta facendo

Certo, perché il più delle volte il lapsus produce un malanno, quando invece produce qualcosa di buono non si considera un errore, però il più delle volte comporta un malanno perché sappiamo benissimo che i malanni sono più facilmente utilizzabili producono un sacco di emozioni, sensazioni, cose da fare, se non altro per riparare al malanno

Intervento: il fatto che nella ideologia comune il corpo ha una sacralità

Perché cristianamente è il tempio di dio, offendere il corpo è offendere dio, non è che questa sia un granché come idea…

Intervento: sarebbe interessante porre obiezioni al luogo comune la padronanza sarebbe evitare il malanno di qualunque genere sia

In un certo senso sì, c’è una padronanza, è il linguaggio che è il padrone…

Intervento: il corpo è poi una macchina che si può programmare

Così è in effetti, solo che è il discorso a farlo…

Intervento: dicevamo che ciò che dice il corpo, quindi che sente dolore, gioia, queste proposizioni sono automaticamente accolte dal parlante nel senso che non può metterle in gioco, non c’è un sistema di verifica nei confronti delle sensazioni…

La questione è se il pensiero ha modo di distinguersi dal corpo oppure no, questa è una questione che va affrontata, apparentemente no, non ha nessuna possibilità di distinguersi, e perché?

Intervento:…

Se il pensiero abbia la possibilità di distinguersi dal corpo cioè se ciò che penso posso disgiungerlo dal corpo oppure no, se questa operazione è consentita dal sistema operativo oppure no…

Intervento: forse i computer che colloquiano fra di loro possono compiere questa operazione

Anche se noi colloquiamo tra di noi compiamo questa operazione, io che quello che sta dicendo lei non lo sto dicendo io, tant’è che spesso mi oppongo ma il “mio” pensiero e il “mio” corpo si distinguono?

Intervento: torniamo alla distinzione tra spirito e materia

Intervento: secondo me è impossibile distinguere lo spirito dal corpo… al momento in cui muoio non penso più

Sì, ci sono ottime probabilità che sia così come lei dice in effetti, quindi se così è allora il corpo reagisce a una qualunque proposizione esattamente come il discorso, cioè è discorso né più né meno, con tutto ciò che questo comporta: alterazione di una proposizione, alterazione del fegato, sì è possibile certo. La questione è complessa sicuramente, però merita di essere affrontata così come stiamo facendo, ché può avere molti sbocchi, oltre a un dettaglio, che potrebbe essere: gli umani immortali…

Intervento: così non c’è più bisogno di cercare dio

Lei è ancora lì che cerca? Si sono tante le direzioni che si affacciano però la direzione al momento più interessante è questa: ciò che chiamiamo corpo in realtà è linguaggio e quindi si comporta di conseguenza. Il funzionamento di un gioco linguistico che cessa di essere vero, per esempio, non interessa più, per fare un esempio molto banale, e si abbandona il gioco? Allo stesso modo e per lo stesso motivo il funzionamento di qualche aggeggio può essere connesso a qualcosa che cessa di interessare, oppure il mal funzionamento di qualcosa può essere funzionale a qualche cos’altro. Così come il mal funzionamento del discorso e il non volere sapere, il non volere capire, mentire in alcuni casi, mentire potrebbe essere inteso come il mal funzionamento nel senso che io affermo come vero ciò che so essere falso, in ambito retorico questo è possibile…

Intervento: può mentire quando sa di farlo

Certo, quando sa di mentire, che potrebbe corrispondere a una sorta di mal funzionamento nel marchingegno, ché l’affermo vera mentre so che è falsa, torno a sottolineare in ambito retorico, ché in ambito logico questo non è possibile, però esistono anche dei mal funzionamenti all’interno delle proposizioni che hanno sempre un obiettivo e così allo stesso modo il mal funzionamento nel corpo… comunque la questione è appena abbozzata.