UN CASO DI ISTERIA
Allora questa sera introduciamo il discorso intorno all’isteria e c’è un intervento di Beatrice proprio intorno al discorso isterico….
L’interesse di definire una struttura di discorso cioè il modo di costruire strutturalmente un discorso, proviene dalla necessità non di arginare una parola che strutturalmente non ha confini, non ha soste, non ha limiti ma da un’urgenza di rendere non credibili e quindi non praticabili luoghi comuni che si pongono e che risolvono troppo velocemente questioni che nel loro porsi continuano ad insistere.
Certo, compiere questa operazione del porsi di fronte a una questione senza chiuderla immediatamente pare non comportare quel soddisfacimento che invece procura una degna risposta alla questione, degna perché si immagina possa essere degnamente accolta da chiunque.
Ma questo è ciò che fa l’analista, non accoglie una degna risposta ma si pone all’ascolto della questione perché sa, solo questo sa, che è una questione costruita dal discorso di chi lo pratica e lascia che il discorso si svolga, e svolgendosi si costruisca, si produca fino al punto che chi lo pratica lo possa ascoltare, si accorga delle sue costruzioni e ne possa giocare.
Giocare con il proprio discorso….e se si gioca con il proprio discorso si può fare qualsiasi gioco, proprio perché si sa che è un gioco e se è un gioco per definizione comporta il divertimento "divertere" alla lettera comporta altre direzioni, comporta piacere.
Ed è il piacere del gioco che interroga, per esempio, nel discorso isterico potremmo chiederci come gioca il suo gioco chi non sa di giocare. I tratti essenziali per cui si può parlare cioè riconoscere questo discorso, questo giocare del discorso per cui ogni altra direzione è vietata, sono dati da quel suo continuo muoversi, dal quel suo continuo cercare per cui non è mai questo, per quel suo ancora, ancora…. Una ricerca mai sazia di qualcosa o qualcuno, ma qualcuno che possa desiderare, un domandare per essere un "come tu mi vuoi" e a questo punto può fare, perché è come un ordine, un comando, un comando che proviene dall’altro, Altro che può desiderare, senza questo gesto, questo imperativo, resta sospeso, vaga nel nulla, l’incapacità di muovere, come se l’altro, il suo interlocutore avesse la funzione di produrre, con l’interesse nei suoi confronti, il suo fare.
Ma così come può immaginare e produrre l’interesse nei suoi confronti, può immaginare e costruire il disinteresse e quindi può staccare, staccarsi e abbandonare e può non essere un tradimento o può esserlo perché l’altro ha tradito e quindi rappresentare l’abbandono cioè quella scena che tanto teme ma che reinventa e riproduce laddove paradossalmente il discorso si pone in termini precisi.
E abbandona l’altro che non desidera più, scambiando il proprio desiderio per il desiderio dell’altro e quindi può continuare a piacere a praticare o a interrompere le due strade che quella scena comporta.
Questa fantasia, quella dell’abbandono una delle "pieces" che il discorso mette in atto e riproduce fino alla caricatura, questo distacco che in altri modi anche in altri discorsi ha la sua parte, nel discorso isterico serve a giustificare l’abbattimento di un dio, per poterne creare un altro, ancora un altro.
Ora ci si può chiedere come giunge al dio questo discorso? Certamente perché solo un dio può produrre tanto.
Ed è con queste grandi passioni, emozioni, che questo discorso deve confrontarsi, con il suo "teatro privato" istituito per le grandi sensazioni che non possono dirsi ma che il non dire produce. Con questi grandi sospiri, e se si sospira pare non esserci un rinvio, la parola si spacca e si stacca, la parola si stacca dall’altra parola, pare la parola abbandoni…manca la terra sotto i piedi, c’è fretta di concludere non si può aspettare un’altra parola, la conclusione è facile, interviene la verità: sono ancora sola e abbandonata…
E il piacere? Dipende dal gioco che fa: se decide, il Discorso Isterico, la sensazione che dà per esempio un tradimento, tradirà e abbandonerà all’infinito, se invece considererà il discorso, ora il Discorso, potrà giocare, potrà giocare con questa storia e la smonterà fino ad accorgersi che è un giochetto, un giochino di bambino e potrà andare finalmente oltre…al di là…
Beatrice ha detto l’essenziale per quanto riguarda il discorso isterico, vedrò di aggiungere qua e là qualche considerazione. Come avevamo accennato, forse la volta scorsa, inizierò dandovi alcune informazioni circa un caso di isteria, un caso di una fanciulla di giovane età ... questo tanti anni fa, magari nel frattempo è cresciuta. Una fanciulla, dunque, che venne a trovarmi per raccontarmi, qui la questione dell’abbandono di cui diceva Beatrice è molto precisa, che la sua vita non era altro che una serie di continui abbandoni e cioè tutte le persone, non soltanto gli uomini con cui aveva avuto delle relazioni ma anche amici, parenti, tutti prima o poi la abbandonavano. Apparentemente questo accadeva con una notevole regolarità e pertanto la sua vita si era trasformata in una invivibile situazione di solitudine e di disperazione per il futuro: "cosa farò? che senso ha la mia esistenza?". Il problema che enunciò fin da subito riguardava il senso che la sua vita aveva perduto, senso che è strettamente connesso con il fatto di trovarsi in questo continuo abbandono. Iniziava una relazione e nel giro di pochi mesi, al massimo un anno, questa relazione terminava. Ma tutte queste relazioni terminavano per una sorta di delusione, veniva delusa o da un uomo oppure da amici o amiche, ciò che la deludeva era l’inganno, era continuamente ingannata da chicchessia. In seguito a questo, come dicevo, viveva molto male, anche perché era sempre presa dal dubbio "sono io che sbaglio o sono così sfortunata da incontrare solo persone malevole?". Attanagliata da questo dubbio opta ora per una cosa ora per l’altra ma sempre in preda a una fortissima angoscia, per cui si rivolse a me. Che mi cosa indusse a pensare a una struttura isterica? Potremmo dire che questa persona di cui sto parlando riassumeva in sé tutti i tratti più noti e folcloristici del discorso isterico. Già nel colloquio preliminare, che come dicevo è importante, emerse immediatamente la necessità che qualcuno indipendentemente dal tipo di relazione, comunque la desiderasse; sentendosi non desiderata la sua vita non aveva nessun senso. Quindi, il senso della sua esistenza era direttamente proporzionale all’interesse che suscitava nel prossimo, in assenza di questo interesse il senso della sua esistenza cessava. Questione emblematica nel discorso isterico: la necessità che qualcuno, qualcosa anche, desideri o, più propriamente, la desideri. Questa persona non aveva figli né era sposata ma aveva avuto un certo numero di relazioni, tutte come vi dicevo assolutamente insoddisfacenti. Un’altra figura che trovate molto frequentemente nel discorso isterico è la delusione. La delusione nei confronti dell’altro che prima viene innalzato come se fosse quasi un dio e poi al momento in cui questa persona si mette in quella posizione viene abbattuto e delude. Che cosa delude il discorso isterico? Il discorso isterico è deluso dal fatto che l’altra persona possa cessare di desiderarla o comunque di mostrare il desiderio nei suoi confronti, è delusa perché necessita del desiderio dell’altro come dell’aria che respira dal momento che è soltanto il desiderio dell’altro che certifica non soltanto la sua esistenza ma, come dicevo, il senso della sua esistenza. Da qui naturalmente l’importanza che assume l’altro nel discorso isterico. Potremmo un po’ schematicamente dire così, che ciò che più teme il discorso isterico è che non ci sia qualche cosa che la desideri e quindi qualche cosa che le imponga di fare qualcosa, perché il discorso isterico può fare molte cose a condizione che le avverta come un’imposizione, un’imposizione necessaria, cioè "devo fare questo". Vive di questa necessità che insegue continuamente, di qualcosa che la costringa a fare. Ciò che più terrorizza l’isteria è l’eventualità che non ci sia nulla che la costringa a fare, cioè nulla di essenziale da fare; questo essenziale da fare non è altro che un qualcosa o un qualcuno che la desidera, può anche essere qualcosa, che in qualche modo è come se desiderasse che lei faccia una serie di cose. Anche in questa persona di cui vi dicevo era molto forte questo aspetto, la necessità dell’esistenza di un qualche cosa o qualcuno che, desiderando da lei qualcosa, la istigasse a fare, a muoversi. Nel caso in questione la ricerca era frenetica e l’assenza di senso, nell’eventualità che nessuno la desiderasse, muoveva proprio da questo: "se nessuno o nulla desidera qualcosa da me io non ho nulla da fare, non ho nulla che mi interessi perché mi interessa fare soltanto qualcosa che altri desiderano da me". Non è casuale che spesso il discorso isterico sia preda della depressione, moltissimi casi di depressioni pertengono al discorso isterico il quale si trova di fronte al nulla laddove avverta o comunque constati che non c’è un desiderio nei suoi confronti. Ora, una particolarità del discorso isterico consiste nel volgere questa figura, che è essenziale per la sua stessa esistenza, nella figura del persecutore. Avevamo visto la fantasia di persecuzione anche nel discorso paranoico ma nel discorso paranoico non è qualcuno in particolare, sono loro, sono altri, sono tutti, nel discorso isterico no, è una persona individuata con nome e cognome, ecc. Questa figura del persecutore nel discorso isterico è un tratto che incontrate praticamente sempre, perché non è altri il persecutore che la persona che desidera da lei, che viene trasformato nel persecutore, di cui tuttavia ha assoluta necessità. È emblematica la vicenda che non riguarda la persona di cui sto parlando ma in generale il discorso isterico e in modo ancora più specifico le donne. Riguarda la maternità ….un bimbetto che viene al mondo ha bisogno di tutto, non essendo in grado di procurarsi nulla da sé dunque è una persona che desidera tutto, perché ha bisogno di tutto. Ora, in questo modo una fanciulla isterica si assicura per un certo numero di anni qualche cosa che la costringa a fare o quantomeno una persona che desidererà da lei sempre tutto. Ora, accade che nel discorso isterico questo bimbetto si trasformi nel persecutore, colui che desiderando continuamente non dà spazio, non lascia respiro, impedisce di fare un sacco di cose, insomma è un persecutore, senza il quale la sua vita sarebbe chiaramente nulla, ma questo non può inizialmente accoglierlo perché comporterebbe accogliere una serie di altre questioni connesse con questo.
Dicevo, dunque, di questa giovane donna sui trent’anni, afflitta dal fatto che nessuna relazione si mostrava soddisfacente e quindi veniva interrotta, interrotta da lei generalmente. Contrariamente ad altre strutture di discorso il discorso isterico non ha grossi problemi a troncare una relazione, lo fa con discreta facilità, l’unica cosa che la trattiene è un eventuale senso di colpa, senso di colpa di cui è maestra. Tuttavia, risulta difficile pensare che la sfortuna si sia tanto accanita contro quella persona da farle incontrare sempre e soltanto persone malvagie, persone che ingannano, persone che nella loro esistenza hanno come unico obiettivo di farla soffrire, di crearle problemi. Difficile trovare persone del genere, solitamente le persone hanno anche molte altre occupazioni, mentre in questo caso la vicenda viene descritta come se effettivamente queste persone di volta in volta non avessero nessun altro scopo nella loro esistenza che rendere amara la sua. Ciò di cui si accorse questa persona, e anche molto rapidamente, della sua responsabilità se non addirittura della sua partecipazione in queste operazioni, come se avesse dovuto dimostrare ogni volta che la persona che incontrava era una persona malvagia. Aveva questo obiettivo di cui non si rendeva conto, però questa missione chiaramente veniva sempre portata a termine, perché se una persona si ingegna può trovare una quantità di difetti in una qualunque altra persona, sterminati, e quindi può trovare, se vuole, degli ottimi motivi perché quella determinata persona sia malvagia. Potrebbe fare esattamente il contrario e avrebbe chiaramente altrettanti motivi. Dimostrare cioè in altri termini ancora, che tutti non avevano nessun altro obiettivo nella loro vita che ingannarla. Questo è peculiare nel discorso isterico, perché immagina che tutti la ingannino. Queste figure di cui vi parlo sono molto frequenti, non costituiscono ovviamente una legge universale, stiamo parlando di luoghi comuni, di ciò che accade perlopiù, non necessariamente. Perché, dunque, immagina che tutti la ingannino? Perché più propriamente questa persona, questa fanciulla immaginava questo? Cioè, perché immaginava, credeva che tutti facessero esattamente quello che faceva lei? Non è così automatico, ché il discorso isterico inganna, finge, direi quasi per definizione, non per cattiveria o per una particolare malvagità ma perché, senza accorgersi, si trova continuamente a recitare una parte che è quella che immagina che l’altro voglia da lei. Il famoso enunciato che Beatrice riportava del discorso isterico "sono come tu mi vuoi", il problema è che l’isteria è costretta a essere come qualcun altro vuole, da qui la cessazione della propria esistenza se non c’è nessuno che la vuole. È ovvio che questa stessa persona, che supponiamo le dica come la vuole, diventa immediatamente il persecutore, quello che non la lascia vivere, quello che le impone una serie di cose. Se voi chiedete a questa persona che si trovi in un discorso come questo "perché fai queste cose, se questa persona ti tratta così male? abbandonala" non vi ascolterà, non capirà nemmeno di cosa state parlando, perché l’isteria si trova travolta in una serie di fantasie dove l’altro è parte integrale della sua esistenza. In assenza di questo altro desiderante, per l’isteria la propria esistenza non è in nessun modo pensabile, occorrono un certo numero di anni di analisi perché possa incominciare ad essere pensabile, non dico praticabile ma pensabile, che è diverso. E’ questo l’aspetto forse più complesso, più difficile anche se volete, per quanto riguarda l’analisi nel discorso isterico. Non può pensarsi se non in relazione a qualche cos’altro, questo ovviamente crea problemi laddove questo qualche cos’altro per qualche motivo venga a mancare, può creare qualche problema fino alla depressione anche in alcuni casi anche piuttosto grave. Anche perché poi a questa costruzione si agganciano molte altre cose che rendono la cosa ancora più complicata. La questione più difficile è porre le condizioni perché questa persona possa incominciare a pensare alla propria esistenza non in relazione a qualche cosa, e cioè a quello che di volta in volta assume la figura del persecutore, il persecutore nel discorso isterico non è nient’altro che ciò che le consente di esistere, del quale da una parte avverte la costrizione perché è costretta a fare quello che quell’altro vuole, dall’altra ha necessità, per cui, come questa stessa persona di cui vi sto parlando si trovò ad affermare, è meglio una relazione insoddisfacente e disdicevole, tutto quello che volete, piuttosto che niente, perché senza niente è la fine. Poi non è stato così, ovviamente, la difficoltà sta nell’accorgersene, come sempre accade. Ciò che di primo acchito mi colpì di questa persona era un’intelligenza piuttosto vivace, nascosta, come spesso accade nel discorso isterico, dalla necessità di costruire una rappresentazione dove si mostra stupida nei confronti dell’altro. Ora, se una persona per tutta la vita si adopera a rappresentare questa "pièce" di una persona stupida, ad un certo punto tanto si cala nella parte che può risultare tale di primo acchito, di secondo no, si avverte l’intelligenza che spesso nel discorso isterico è celata a vantaggio di ciò che suppone l’altro voglia...
CAMBIO CASSETTA
Sì, certo, luoghi comuni, quale? Devo dirlo ancora? L’opinione che ascoltate da parte di molti uomini nei confronti delle donne, e cioè di una scarsa intelligenza, procede in molti casi proprio da questo e cioè dal fatto che spesso le fanciulle mettono in atto questa rappresentazione di apparente incapacità, di apparente poca intelligenza, perché immaginano che sia questo che si vuole da loro e quindi rappresentano questo, con maggiore o minore abilità, questo dipende da ciascuno. Ma non è così, l’isterica che mette in atto questa rappresentazione è tutt’altro che stupida, e lei lo sa. Se poi la persona con cui lei ha a che fare casca nella trappola in cui lei fa di tutto perché caschi, allora diventa deludente, diventa un uomo dappoco. Perché dappoco? Perché persino lei è riuscita ad ingannarlo. Ma, certo, sono tutti luoghi comuni, sono luoghi comuni dei quali la buona parte degli umani si nutrono fin dalla più tenera età e di cui occorre tenere conto soprattutto in una pratica analitica, visto che una persona espone tutti i suoi luoghi comuni fin dall’inizio, tutte le sue superstizioni, i suoi tic, le sue credenze, le sue manie ecc., tutto ciò di cui è fatta in definitiva. Dunque, per riagganciarci al discorso precedente, questa fanciulla immaginava che tutti la ingannassero, che cioè tutti facessero esattamente quello che faceva lei. Come dicevo non è così automatico che tutti facessero esattamente quello che faceva lei, ci sono persone che non lo fanno perché hanno altro da fare, può succedere però questa sorta di proiezione. Chiaramente, se una persona vive di questo immagina che tutti quanti lo facciano, è diventato un luogo comune anche questo nella vulgata psicanalitica: se una persona mi dice che non vuole nuocermi, ci sono buone probabilità che lo farà, non perché semplicemente capovolga il suo discorso ma, per dirla più propriamente, comunque questa questione, questa idea "del nuocermi" gli è venuta in mente per negarla, però gli è venuta in mente e non era necessaria. Questo è un discorso un po’ complesso, adesso lo ho appena tratteggiato, meriterebbe ben altra discussione però lo faremo più in là. Nel frattempo vi ho accennato alla vicenda di questa persona che adesso, dalle notizie che ho, sta benissimo e soprattutto ha cessato di immaginare che esista sempre qualcuno di volta in volta con il preciso intento di farle del male, soprattutto ha cessato di esistere per conto terzi, che è fondamentale, anche perché i terzi cambiano umore spesso, non è che siano così affidabili, uno un giorno è in un modo il giorno dopo è nell’altro, e se uno affida la sua esistenza nella mani dell’altro, prima o poi succede qualche fattaccio, come spesso accade. È vero Cesare? Non ci sono più le persone di una volta, poco affidabili…..
Intervento: Una vita non è basata solo su questo pensiero… gli interessi sono tanti….(cioè si dedica alla filatelia, all’uncinetto?…) non è che uno si alza al mattino con quell’idea fissa…
Qualche volta sì, anche alla sera, anche dopo cena, talvolta sì, dipende chiaramente. In alcuni casi, come quello che ho tratteggiato prima, era esattamente in questi termini, cioè la persona da quando si svegliava al mattino aveva questo pensiero "che ne è della mia giornata, che ne è della mia vita senza che non ci sia nessuno di cui occuparmi?" Questa assenza di senso l’accompagnava anche dopo cena, nonostante il digestivo. Per cui si rende conto che la vita diventa pesantina e comporta anche un dispendio di energie notevolissimo. Ora, questa era giovane e piena di energie ma a lungo andare uno si sfibra, ecco, però certo non è sempre così, può essere più o meno drammatica la vicenda a seconda dei casi ma la struttura grosso modo ...
Intervento: Cioè, qualunque cosa faccia ha sempre presente il suo discorso?
Sì, qualcosa del genere. Certo che se una persona supponiamo immagina di essere rifiutata da tutti, chiunque incontri per la strada sarà l’occasione per produrre questo pensiero "ecco adesso ho stretto la mano, è andato via e sicuramente avrà pensato di me chissà che cosa, sicuramente adesso starà ridendo alle mie spalle, sicuramente non vorrà più incontrarmi, sicuramente parlerà male di me con gli altri, sicuramente…." e poi va avanti così, capace fino alla sera e magari anche il giorno dopo. Sì, può succedere, magari la questione non è sempre vissuta in modo così drammatico, può anche essere un po’ più leggera, ovviamente sono questioni che uno si porta appresso continuamente. Ci possono essere dei momenti in cui non è presente, però basta un esca, un nonnulla, perché arrivi tutta una valanga di pensieri, parti con uno e poi arrivano tutti quanti a seguito…..
Intervento: Fra dio e il persecutore….dà l’impressione che viva soltanto di tensione.
Certo, la tensione è continua. Provate a pensare a quella persona che teme continuamente di essere rifiutato, pensate con quale animo si appresta a incontrare qualcuno "adesso farò così e succederà questa catastrofe, adesso sicuramente mi impapinerò quindi chissà cosa penserà", quindi arriva lì tesissimo e succedono tutte quelle cose che ha preventivato, generalmente succede così.
Intervento: Però la responsabilità non è mai della persona.
La colpa sì, gli umani sono propensi ad assumersi la colpa, ma non la responsabilità, che è tutta altra cosa.
Intervento: Il paranoico dice è colpa mia, l’isterico non dice è colpa mia.
No, anche l’isteria, ciascun discorso in genere si addossa la colpa, "nessuno mi guarda perché chissà cosa ho fatto". Uno può inventare colpe quante gli pare.
Intervento: Isteria come luogo comune per mettere in atto delle scene…..quello che emerge è la difficoltà a mettere in gioco il proprio discorso, e la difficoltà è il tornaconto cioè nel discorso isterico la necessità di addossarsi la colpa é nel contempo trovare negli altri la responsabilità di ciò che fa… credo che l’impasse più grosso nell’isterico sia di rendersi conto che deve trovare il tornaconto (se è un’impasse il tornaconto l’ha già trovato!) perché se no girerà sempre a vuoto….
Certo, sì in effetti l’isteria, come qualunque altra struttura di discorso, sono luoghi comuni, nient’altro che luoghi comuni, cioè i modi che vengono utilizzati per ovviare ad alcuni inconvenienti, per risolvere alcuni problemi che ciascuno risolve in un certo modo, quel modo potremo dire che delinea una certa struttura, però l’isteria è un luogo comune, certo.
Intervento: La figura del persecutore può anche essere necessaria al discorso isterico perché poi propone un alibi al fallimento, un alibi al fallimento della persona e quindi si crea la causa che può essere una persona o una situazione che poi si crea un bilanciamento, un alibi.
Sì. Come dicevo prima, la responsabilità del malessere di questa persona era da attribuirsi a tutte queste persone che di volta in volta le hanno rovinato la vita….
Intervento: Il discorso isterico si può anche non allargare così tanto a tutte le persone che si incontrano oppure si può circoscrivere anche ad un singolo rapporto che può essere, che so, con il padre o un’altra figura.
Può accadere ciò che dice lei, anche se una struttura di discorso rappresenta per ciascuno una sorta di modo di pensare quindi, la condotta che tiene per lo più, poi possono, come dice lei, esserci anche altri tratti o discorsi nella stessa persona, non è che nasce e muore in quella maniera, però diciamo che è il modo di pensare che gli è più confacente, che quindi utilizzerà più frequentemente soprattutto in caso di difficoltà. Però, effettivamente, non c’è solo questo. Certo, può accadere, come accade, una traversata dei vari discorsi, come può avvenire in una psicanalisi: si attraversano vari discorsi anche se ce n’è uno preferenziale, che è il modo di pensare di quella persona…. Sandro vuole chiudere lei in bellezza?
Intervento: Si parlava di desiderio nel discorso isterico, mentre in quello ossessivo questo desiderare per conto terzi ha bisogno di un autorizzazione.
Il discorso isterico dice "devo", il discorso ossessivo dice "posso?". Sì, è importante il desiderio e ne parleremo nel prossimo incontro perché rispetto alla tecnica psicanalitica del discorso isterico lì si gioca molto sul desiderio, cioè il desiderio dell’analista gioca molto nel desiderio dell’isteria, certo. Bene, abbiamo allargato il discorso introdotto questa sera, però in effetti pensavo che non soltanto nel discorso isterico c’è una sorta di mortificazione dell’intelligenza, ciascun altro discorso si costruisce su questo, cioè sulla mortificazione dell’intelligenza. Su questo possiamo chiudere e allora ci vediamo fra quindici giorni, parleremo della tecnica psicanalitica del discorso isterico e cioè come occorre intervenire nel caso del discorso isterico, precisando quindi alcuni aspetti particolare di questa struttura. L’incontro ancora successivo riprenderà la vicenda di questa fanciulla e vi dirò in termini un po’ schematici come è proseguita l’analisi, quali elementi e quali questioni sono intervenuti e come è stato possibile svolgerla.