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L'IMPOTENZA LA FRIGIDITÀ E LA PAURA DELL'ALTRO

 

8/4/1997

 

Abbiamo dato un titolo particolare questa sera, un titolo ad effetto, in effetti si parla molto e da sempre della questione dell'impotenza e della frigidità, sono questioni che non esistono da oggi e la letteratura, ultima quella psicanalitica, si è data molto da fare intorno a questi temi. Voi sapete anche delle infinite spiegazioni che sono state fornite sia per l'una cosa che per l'altra. Generalmente si attribuisce come causa di questi fenomeni per lo più la paura, la paura dell'altro in vario modo e per vari motivi, per esempio le tesi intorno all'impotenza a partire da alcuni psicanalisti fino ad oggi muovono generalmente su questi versanti: la paura della donna oppure un omaggio alla donna oppure ancora il timore, in questo caso non della donna in quanto tale ma di un giudizio eventuale, così come nel caso della frigidità le motivazioni che sono state addotte dai più in questo caso riguardano anche la paura nei confronti dell'uomo, poi l'idea di non mostrare il proprio godimento all'uomo, come se fosse una sorta di dispetto. Oppure ancora il timore del proprio godimento, come se di fronte all'idea di lasciarsi andare ci fosse il panico. Queste sono le tesi fra le più diffuse. Ora generalmente si è cercato di stabilire o meglio di reperire una sorta di legge universale che consentisse, in ciascun caso, di potere riportare ciascun caso ad una legge generale e potere quindi risolverlo. Ora questo non è avvenuto, non è avvenuto e non avviene e ciò che generalmente fanno le persone che si occupano di questi, chiamiamoli disturbi, cioè i sessuologi o gli psicanalisti, o gli psichiatri o i neurologi a seconda dei casi non ottengono dei risultati notevoli, a meno che la persona che si rivolge a loro non creda fermamente alle cose che gli vengono dette e allora in questo caso possono anche esserci dei vantaggi, in questo caso si tratta di una sostituzione. Una sostituzione di ciò che si credeva precedentemente a ciò che si crede adesso. Tutto ciò per dire che in effetti la questione che a noi interessa è l'intendere non tanto qual è di volta in volta la causa di un simile disagio, io vi ho elencato quelli più diffusi ma possono essere alcune migliaia non riconducibili a nessuna legge generale, ma qualcosa di più radicale e cioè che questa sorta di disturbi di disagi muovano da qualche cosa che si è costruito per vari motivi e possono anche essere dei buoni motivi, ma si è costruito in modo tale per cui ciascuna volta in cui ci si trova di fronte ad una certa situazione c'è sempre quella reazione. Che cosa sta alla base di tutto ciò? Una serie di elementi che sono accolti come veri, come necessari, se voi vi siete trovati ad ascoltare una fanciulla per esempio che lamenta questo fenomeno, chiamiamolo così, e cioè si lamenta della sua frigidità e se ascoltate il suo racconto giungerete ad un certo punto a sapere che cosa può averla indotta a assumere questa posizione, così determinata, però non saprete mai perché l'ha assunta, poteva non farlo, perché l'ha fatto? Perché ha creduto ad un certo numero di cose? Per esempio che il suo godimento sia un qualcosa di ingestibile o di spaventoso o comunque qualcosa da tenere assolutamente a bada, perché crede una cosa del genere? Nessuno glielo ha insegnato, e non è certamente sufficiente una educazione, per quanto religiosa o repressiva o tutto quello che vi pare a determinare una cosa del genere. Tantissime crescono in ambienti fortemente repressi sessualmente, come si suol dire, ma non per questo incontrano dei problemi. Dunque ascolterete un certo numero di cose che vi vengono raccontate e come dicevo verrete a sapere come si è costruita una sorta di certezza, in questo caso intorno al sesso e al godimento, ma come abbia creduta una cosa del genere, questo non lo saprete. Ma è proprio lì che ciascuna dottrina psicanalitica si arresta, immaginando che sia sufficiente sostituire una cattiva informazione con una migliore informazione, adesso la dico così in modo molto rozzo, ma la cosa può anche svolgersi in termini molto sofisticati, ma si tratta poi in definitiva di questo, di sostituire a ciò che è creduto un'altra cosa e come dicevo all'inizio questo talvolta funziona, funziona perché l'idea di possedere la spiegazione delle cose, quindi in definitiva la verità delle cose ha un fortissimo potere terapeutico. La conoscenza della verità è da sempre la migliore terapia, quella che guarisce di più e non è un caso che gli umani da sempre la cerchino questa verità più di ogni altra cosa. Ha un forte potere terapeutico perché dà una sensazione molto forte, un potere, anche di onnipotenza in alcuni casi, come se tutto fosse sotto controllo finalmente e quindi padrone di tutto e di tutti. Tuttavia non è esattamente così che le cose accadono, ciò che ci ha mossi, con alcuni amici, è un pensiero differente, cioè quello che non consisteva più nel trovare una religione da sostituire ad un'altra, così come le cose hanno sempre funzionato, non perché non funzionassero, tutto sommato funzionavano e funzionano, ma perché non ci pareva sufficiente o non era esattamente questo che ci interessava. Se una persona viene da me e mi racconta alcune cose io posso dargli una spiegazione dei suoi malanni, posso anche dargliene due, tre, quattro, cinque, cento spiegazioni, cento in un verso e cento in un verso contrario. Ora generalmente se ne dà una sola, anche perché fornirne un centinaio può risultare sospetto, se ne dà una sola e quella viene creduta, viene creduta e quindi che cosa succede? Succede che per esempio, nel caso della frigidità, una fanciulla può, non è detto che accada, ma può trovarsi in una condizione in cui la sua frigidità è almeno attenuata perché immagina che ci sia qualcuno che le abbia detto che tutto sommato non è il male e quindi in certo senso si sente autorizzata per esempio a confrontarsi con il suo godimento, per esempio, questo è un caso di sostituzione, come dire, adesso lo dico in un modo molto banale è come se si attenesse ad una religione che diceva che il godimento così detto sessuale è male, adesso invece ha incontrato un'altra religione che le dice che il godimento sessuale è bene, e allora va bene. L'ho detta in modo molto banale, molto rozzo, ma il più della volte funziona esattamente così, sapere da fonte autorevole, comunque attendibile, che non è male, che si può fare e allora si fa, se questa autorizzazione manca non si fa nulla. È come se la responsabilità fosse sempre dell'altro, il quale ha data la sua autorizzazione, un'autorizzazione a procedere né più né meno. Ecco ma la scommessa che ci ha mossi e che continua a muoverci va in un'altra direzione, e cioè pone le condizioni non perché a una religione se ne sostituisca un'altra, ma perché non sia possibile credere in nessuna religione. Se, tornando all'esempio di prima, una fanciullina crede ad una religione che le dice che una certa cosa è male, non ci interessa stabilire perché questa religione le insegna che è male e dirle che ce n'è un'altra che dice che è bene, ci interessa sapere perché crede questo, come qualunque altra cosa, può anche credere che sia bene, tutto sommato la struttura non cambia, cambierà la sua condotta ma non la struttura, porre dunque le condizioni perché credere non sia più possibile. Allora dicevamo la volta scorsa e forse anche in altri incontri che questa è indubbiamente l'operazione più difficile da compiere, la stessa cosa ovviamente per quanto riguarda la così detta impotenza. Intanto ci sono una quantità di luoghi comuni intorno tanto alla frigidità quanto all'impotenza, è risultato un luogo comune dire che non esistono donne frigide ma uomini incapaci, lo si può pensare certo, però anche dicendo questo non andiamo molto lontani, in effetti la stessa cosa la dicono rispetto all'impotenza, ma in questo caso si rimane esattamente dove siamo, cioè non si procede di un passo. Per esempio nel caso dell'impotenza, laddove questa possa eventualmente essere provocata della paura dell'uomo nei confronti della donna, non è tanto perché ha paura, ma perché crede quelle cose che producano la paura. Questo è l'aspetto più radicale della questione che mette in gioco questioni di proporzioni colossali. Sto parlando qui della frigidità e dell'impotenza come religioni, come effetto di strutture religiose e allora guarire dall'impotenza, dalla frigidità, in effetti si pone con lo stesso senso del guarire dalla religione, dal guarire dal credere nella scienza, dal guarire dal senso comune, dal guarire da tutta una serie di cose in cui si crede più o meno fortemente; la stessa cosa vale per la paura dell'altro che in alcuni casi può essere uno degli elementi che muove all'impotenza e alla frigidità, ma ciò che importa anche in questo caso non è tanto sapere perché uno abbia paura dell'altro, ma qual è la struttura che gli consente di avere paura dell'altro o di qualunque altra cosa. Certo, guarire dalla struttura religiosa di per sé può significare assolutamente niente, non ha nessun senso ovviamente, non ha nessun senso perché non si tratta di guarire da nulla, perché l'idea stessa di guarigione, e cioè che ci sia qualche cosa che è il male è il supporto più potente, più forte e più stabile a tutto ciò che fa sì che ciò che avverto come male si riproduca. Dicevo che non è così semplice cessare di credere, perché la cosa si pone generalmente in termini molto difficili da reperirsi, ché non si tratta evidentemente di cessare di credere di essere frigida una donna o impotente un uomo, non è che crede così per nulla, ci crede perché lo sa che è così, ci crede perché quella è la realtà delle cose, ci crede perché le cose sono esattamente così, e non ha torto in un certo senso, non ha torto perché la realtà non è altro che ciò che lui crede che sia, ma appunto crede che sia, e se non lo credesse? Né questa cosa né altre? Si troverebbe in una condizione, probabilmente, dove non essendoci nulla che lo costringa ad un assenso incondizionato potrebbe accogliere qualunque elemento senza dovere pensare che le cose siano esattamente così, se le cose non sono così allora tutta quella serie di premesse da cui muove per giungere alla conclusione che, per esempio, le donne fanno paura, tutto questo non potrebbe sostenersi dunque non avrebbe paura, né delle donne né di qualunque altra cosa, con l'eventualità magari di vivere meglio, c'è questa eventualità. Quando si parla di impotenza o di frigidità, ci si attende per lo più la soluzione o l'assoluzione in alcuni casi e cioè quella legge generale, universale che dice che ciascuna volta che si verifica questo fenomeno questa è la causa, se togliamo la causa, si risolve, semplice no? E quindi si cerca la risposta alla domanda "cosa devo fare?", domanda che in questi casi ciascuno si pone inesorabilmente, ma cosa sarebbe esattamente una risposta a questa domanda? Cioè per esempio faccia questo, questo e quest'altro (qualunque cosa sia non ha importanza), rispetto a quanto stiamo dicendo non sposterebbe di una virgola tutto ciò che costituisce il fondamento della sua credenza, della credenza che lo ha condotto a questi effetti, ammesso poi che questi consigli, questi suggerimenti abbiano una qualche utilità, cosa piuttosto discutibile, a meno che come dicevamo all'inizio non si verifichi quel caso particolare per cui credo fermamente a ciò che mi si dice e allora se l'ha detto lui sarà così...

- Intervento: Cambiare partner?

Sì può cambiarlo anche tutti i giorni. Può incontrare rispetto a una certa persona un tratto, un qualche cosa che crea del disagio, del disturbo e infatti accade che una donna immagini di essere frigida e poi incontra un uomo e si accorge di non esserlo affatto e così rispetto all'impotenza, è la stessa questione uno può essere impotente con una donna e...

- Intervento:...

Ci sono alcuni casi in cui una persona cambia partner sempre più rapidamente ma il problema persiste e allora in quel caso ci si accorge che non è una questione di partner, ma è qualcosa di più antico di quel partner. Quello che dice è vero certo, in effetti perché le persone cambiano partner con una certa frequenza? Perché ad un certo punto avviene che la persona non interessa più (magari sessualmente) e quindi si incontra una sorta di impotenza, anche se magari non è proprio esattamente così, diciamo un calo di interesse, che può giungere anche all'impotenza certo, non provare nessun desiderio per il partner? Accade spesso nella società (anche la nostra tutto sommato) più timorose di dio e di alcuni aspetti che riguardano la sessualità, che le donne siano maggiormente esposte a una situazione tale per cui si trovano a tenersi una persona per moltissimi anni rispetto alla quale non hanno nessun interesse. Certo in questo caso cambiare partner potrebbe essere una soluzione, ma la questione che a noi interessa di più riguarda la struttura che consente in alcuni casi di avvertire un disagio e questo in modo molto forte e tale da non essere rimediabile con una sostituzione.

- Intervento: Non è il partner, è una questione personale...

Vi trovate di fronte qui a due posizioni, come accade spesso, e in genere ce ne sono anche molte di più, supponiamo che una persona sia convinta che la frigidità dipenda dal partner e che quindi la sostituzione del partner sia la migliore terapia mentre, diceva la mia amica, invece non è questione di partner ma una questione assolutamente personale, cioè un modo in cui si avverte, si esperisce, si considera, si avverte la propria sessualità. Ora ciò che avviene generalmente è cercare di stabilire se una di queste due posizioni è vera o se è più o meno vera di quell'altra, cioè se le cose stanno in un modo oppure in quell'altro, ma le cose stanno in entrambi i modi: se per una persona le cose stanno in modo tale per cui la terapia migliore è sostituire i partner, allora per quella persona le cose sono così; l'opposto nel caso contrario. Generalmente avviene proprio così, che ciascuno esprime la propria opinione, e vi siete mai chiesti perché ciascuno esprime la propria opinione? Potrebbe essere un fenomeno curioso: nell'esprimere la propria opinione ciascuno suppone che la propria sia degna, non solo di essere ascoltata ovviamente, ma che ci sia una forte eventualità che possa essere vera e quindi accolta e riconosciuta dal prossimo, non la esporrebbe se sapesse che la sua opinione è assolutamente falsa, non condivisa da nessuno e osteggiata da tutti, magari non lo farebbe, occorre almeno che la ritenga vera, possibilmente vera. Ora questa posizione è di notevole interesse dal momento che vi indica come accade che ciascuno creda ad un certo numero di cose; se io per esempio sostengo che la cosa migliore da fare nel caso della frigidità sia la sostituzione del partner quotidianamente, ciò che dico lo credo vero oppure no? Se lo sostengo lo credo vero perché se lo ritenessi assolutamente falso, se pensassi che fosse la cosa più errata da farsi in assoluto non lo sosterrei, sosterrei il contrario, direi: guardatevi bene dal sostituire il partner tutti i giorni. Dunque devo credere che sia così, e che cosa mi muove a credere una cosa del genere, questa o qualunque altra non ha importanza? Una serie di elementi di cui dispongo, se fosse un'argomentazione logica dovremmo chiamarli assiomi, cioè elementi che sono ritenuti necessariamente veri e da cui si procede per inferenza per giungere a una conclusione che si ritiene altrettanto vera, quindi se le cose stanno in un certo modo allora necessariamente nel caso della frigidità l'unica soluzione sarà la sostituzione del partner, date quelle premesse la conclusione è inevitabile. Ovviamente un'altra persona muove da premesse differenti e dalle sue premesse giunge altrettanto inevitabilmente e inesorabilmente a considerare una conclusione opposta, a questo punto si cerca di sapere qual è delle due quella vera senza rendersi conto che sono assolutamente vere entrambe e ne sarebbe vera anche una terza, poi una quarta, una quinta, anche la centomillesima sarebbe altrettanto vera, e quella che sostiene esattamente il contrario, altrettanto vera in quanto altrettanto coerentemente inferita, dalle premesse da cui è partita. Ciò che vi proponevo all'inizio riguardava esattamente questo, quando parlavo di credere le cose, quando dicevo che non si tratta tanto di sapere perché una persona ha paura di un'altra ma perché crede certe cose che la conducono ad avere paura, sono esattamente queste cose che indicavo un attimo fa come assiomi, quella sorta di principi che ciascuno in qualche modo ha costruito o ha acquisito e che per lui costituiscono la realtà delle cose, da qui ogni tanto qualche conflitto evidentemente, da quelli sentimentali a quelli mondiali, la struttura non è molto differente. Per una certa persona la realtà è questo e non può essere un'altra, non può perché muovendo dagli assiomi di cui dispone le conclusioni cui giunge inesorabilmente sono quelle e non altre, la stessa cosa ovviamente fa un'altra persona la quale continuerà a chiedersi perché quell'altra continua a pensare in modo così strampalato e non si accorge invece di come stanno le cose. Ciò che comunemente è inteso come le proprie opinioni è comunque interessante, in effetti se voi considerate un'analisi, questa muove inizialmente proprio dal listaggio delle proprie opinioni Se voi ascoltaste una persona che vi racconta le sue opinioni verreste a sapere abbastanza facilmente e rapidamente quali sono le cose in cui crede, quali sono le cose che teme, quali sono le cose che per questa persona sono assolutamente incrollabili, certe, sicure, in definitiva su che cosa ha costruito e costruisce la sua esistenza, e sapete anche quali sono i limiti che questa persona si impone, i limiti sono stabiliti dalle cose in cui crede. Se io credo che una certa cosa sia così non potrò mai pensare che possa essere altrimenti, questo è un limite, e non posso andare oltre per infiniti motivi, adesso non ci interessa sapere quali ma questo arresto che in qualche modo mi impongo costituisce l'unico limite che ho. In altri termini l'unico limite che ciascuno ha è dato dalle cose in cui crede e tanto più fermamente e fortemente ci crede tanto più è limitato... Sì dica...

- Intervento: le verità sono diverse...

Lei saprebbe definire la verità? No? E allora come facciamo a sapere se sono molteplici? Però Lei dice che le verità sono molteplici e allora un'idea di verità deve avercela per potere dire che sono molteplici...(...) saprebbe definire la realtà? (...) Per motivi oggettivi cosa intende? Quale potrebbe essere un motivo oggettivo? (...) Sì, ecco una bella domanda, uno si dice in effetti: secondo me, questo disturbo è determinato da queste cose però non so né se è così né se è soltanto così, per esempio, potrebbe esserci dell'altro che io ignoro, allora queste cose che penso che cosa sono? Sono sicuramente un modo per risolvere il problema, un modo per rispondere dicevamo prima, se io sapessi per quale motivo avverto questo disturbo allora conoscendo la causa potrei forse eliminarlo, ma in effetti le cose che Lei pensa rispetto a una qualunque cosa sono una sorta di costruzione che viene da Lei ovviamente, che costruisce Lei, è come una storia che produce, che inventa e che prende l'avvio da una particolare condizione, come una sorta di recita a soggetto, come se dicessi: questa sera parliamo di frigidità... Lei racconta una storia a questo riguardo e inventa una storia per esempio, ora che valore ha questo? Sono le cose che Lei pensa, non sono la causa, ma sono le cose che Lei pensa e dalle cose che Lei pensa noi possiamo trarre molti elementi che la riguardano e che possono anche condurci a intendere ciò che nel suo discorso funziona come assioma, su che cosa si basa, su che cosa si fonda, tutto ciò che Lei crede. Dice: io sono così. Di per sé non è che significhi un granché, possiamo dire che crede di essere così, così come può credere qualunque altra cosa, se noi dicessimo questa è la sua verità non diremmo un granché. La verità così come parola ha una caratteristica molto particolare e cioè che non può essere molteplice, se no si disintegra nel nulla, cessa di essere tale cioè cessa di avere quelle prerogative che si attribuiscono a questa parola. In effetti la verità che ciascuno cerca dagli antichi in poi non può che essere unica, necessariamente. Così come è stato formulato rispetto ai monoteismi, il dio deve essere unico non può essercene un altro, perché se è l'assoluto, se è la cosa più grande che possa pensarsi non possono essercene due, deve essercene uno soltanto. Le religioni sono state inventate anche per questo, una verità che si frammenti e che si divida in molte verità non è sostenibile, anche perché ad un certo punto si contraddicono e allora che cosa dobbiamo intendere con verità? È questo il problema, e per questo Le chiedevo che cosa intende con verità, perché se non si precisa questo possiamo parlare di verità o di qualunque altra cosa ma senza sapere assolutamente di cosa stiamo parlando, e la verità è uno di quei termini come il bene, come la giustizia, che sono straordinariamente ardui da definirsi È da tremila anni che gli umani cercano disperatamente di potere stabilire finalmente che cos'è. Oggi si sono un po' allentate le maniche ma rimane comunque l'idea più o meno forte che sia possibile comunque trovarla, anche se nessuno oserebbe oggi come oggi sostenere di averla trovata. Perché non può farlo? Perché sa che troverà sempre qualcuno che potrà confutare la sua affermazione come sanno perfettamente i logici, che anzi forse vanno più cauti di altri perché sanno molto bene come sia facilmente confutabile una affermazione che affermi di sé di essere vera. Basta pensare a questo, come si sa che una affermazione è vera? Quale criterio utilizzerà per poterlo stabilire, occorre pure un criterio altrimenti è un'affermazione di autorità, cioè è vero quello che dico io e tanto basta, si può anche fare, però... e allora ecco la famosa crisi dei fondamenti avvenuta ai primi del ‘900, quando ci si è accorti che nessuna affermazione, neanche quelle più rigorose riguardanti la matematica poteva essere affermata con assoluta certezza perché per poterlo fare occorreva un criterio, un criterio di verificazione della verità e poi un altro criterio che verificasse il primo e così via all'infinito ovviamente. Ciononostante la ricerca intorno alla verità continua, oggi si chiama per lo più epistemologia o in altri casi ermeneutica, ha assunto questo nome, ma in ogni caso ciò di cui non possiamo non dire della verità è che è necessariamente ciò che ciascuno crede che sia, ma con questo non diciamo che ce ne sono tante, diciamo che per ciascuno è una sola e non può essere altrimenti, che esclude necessariamente tutte le altre...

- Intervento: Non esiste una verità oggettiva...

Non è che non esista, è che non si può provare, però ciascuno lo può pensare... intanto incomincio a rispondere al signore laggiù in fondo, Lei si chiedeva se fosse possibile per esempio la teoria di Wilhem Reich, certo che è possibile, è possibile come qualunque altra cosa. Perché non dovrebbe essere vero? Perché non dovrebbe essere vero quello che afferma Papa Giovanni Paolo II, le sue tesi non sono meno interessanti né meno discutibili. Voglio dire che ciascuna teoria muove (esattamente così come il discorso di ciascuno) da un certo numero di assiomi che coglie così, come un atto di fede. Mi chiede che cosa ne penso, io non ne penso assolutamente nulla, cioè non mi pongo il problema se sia così oppure no, in definitiva non ho nessuna opinione rispetto a nulla cioè non mi chiedo se una cosa sia vera oppure no, è un non senso, posso interrogarla ovviamente, e chiedere a questa cosa di rispondere, di dirmi tutto ciò che ha da dire ma non mi chiedo se è vera o se è falsa, se è così oppure no, rispetto a che? E invece diceva il nostro amico che siamo bombardati da, non mi ricordo più da che cosa, da una serie di cose e (dalle top model siamo bombardati?)... C'era Freud che sosteneva che una società libera sessualmente è un controsenso, nessuna società può essere libera sessualmente, nessuna istituzione potrebbe reggere, potrebbe esistere senza la repressione sessuale Come dire che perché sia possibile una istituzione, una società pensabile così come esistono sul pianeta, è necessaria la repressione sessuale, da qui una qualche sua amarezza e sconforto sull'eventualità che le cose possano mai mutare. Se Lei pensa per esempio alle religioni, sono le più grandi monopolizzatrici del sesso. Per esempio quella cattolica, visto che ci troviamo in un paese fondamentalmente cattolico (ma l'islamica non è da meno e così le altre) fa di tutto per monopolizzare il sesso (non soltanto ma soprattutto) rendendosi conto perfettamente che soltanto attraverso questo può governare, senza questo non è governabile, non è pensabile di potere costruire un'istituzione. Ora certo rimane da valutare se e in quali termini una cosa del genere possa affermarsi, però come diceva la mia amica laggiù in fondo: meno male che c'è la religione, in un certo senso, in un certo particolarissimo senso. Nella religione c'è sempre stata la repressione sessuale, così come le religioni sono sempre state come dicono da che mondo è mondo, almeno da quando abbiamo testimonianza cioè tremila anni fa. Da almeno tremila anni tutto ciò funziona esattamente come adesso, con qualche piccolissima variante, ma la struttura è sempre esattamente la stessa, non è cambiata una virgola e probabilmente non cambierà, diciamo che le condizioni attuali fanno pensare che tutto rimarrà immutato per i prossimi tremila anni, quindi state tranquilli, comodi, ci sarà un'attesa lunga... (...) non c'è la speranza? e cosa se ne fa della speranza? Come la utilizza?

- Intervento:...

Sì in questa accezione sì, questa però è l'accezione religiosa...(...) no, dicevo religiosa non nel senso che quello che Lei dice si accorda con il Papa, ma religiosa in quanto muove dalla posizione che afferma che se ciò che Lei fa è mosso da un motivo che Lei ritiene valido, interessante e piacevole, allora le cose vanno meglio, ma o Lei crede una cosa del genere oppure sa che non è così, nel senso che questo obiettivo che Lei si prefigge di per sé non ha nessun valore, solo quello che Lei gli attribuisce. Certo è un discorso che a questo punto si arresta perché uno potrebbe dire: il mio obiettivo è come quello di Erode, tagliare la gola a tutti i ragazzini, compresi fra gli zero e i quindici mesi, e sono appagato quando faccio questo...

- Intervento: io pensavo a qualcosa di positivo, qualcosa di diverso...

Per lui (Erode) magari era positivissimo perché in questo modo pensava di salvarsi la pelle, più positivo di così... però è una operazione che generalmente non si fa. Dicevo che è un discorso che si arresta rapidamente, si arresta su alcune convenzioni ovviamente. Ecco l'aspetto invece interessante è che ciascuna religiosa funziona esattamente così, cioè offre una speranza. Il caso emblematico è quello della promessa della vita dopo la morte...

- Intervento: È possibile che si mostri la repressione mentre in realtà....

Sì può accadere per convenienza, per esempio una fanciulla va a fare un viaggio in un paese arabo e allora si copre le gambe, il viso, tutta quanta, non perché Lei voglia nascondersi tutta ma perché se no la prendono a sassate, e questo può essere un buon motivo per coprirsi. Allo stesso modo una persona che è omosessuale difficilmente sbandiera sul posto di lavoro la sua omosessualità, perché in molti casi la cosa può creargli qualche problema e quindi tace come in tempo di guerra: taci il nemico ti ascolta. Uno valuta gli inconvenienti a cui può andare incontro e poi decide il da farsi...

- Intervento: se un individuo funziona come un represso e quindi la società la società funziona perfettamente per questo motivo, non c'è problema...

Finché sono un piccolo numero sì, se diventassero molti comincerebbe qualche problema.

- Intervento:...

La questione della predisposizione ha sempre interessato gli umani fino ad arrivare al codice genetico, trovare quel gene, il gene della frigidità per esempio, il gene dell'omosessualità, il gene dell'allegria, il gene che controlla il gusto dei gelati, poi ci si sbizzarrisce con le fantasie però nulla di tutto ciò è sostenibile in nessun modo, per cui parlare di predisposizione sì... se ne può parlare ma è come dire che lo ha voluto dio, tutto sommato ha la stessa fondabilità, come se dicessimo dio ha ordinato le cose in questo modo. Provalo! Non posso provarlo e così la predisposizione subisce la stessa vicissitudine e cioè come si diceva prima una opinione si può sostenere certo, come quella contraria.

- Intervento: allora cosa deve fare la povera persona frigida ?

Forse l'ho detto in modo poco esplicito dicendo che laddove si verifica un fenomeno come questo dell'impotenza c'è necessariamente una struttura che consente di credere a quelle cose che producono impotenza o frigidità, e anche dicevo che generalmente le psicanalisi si arrestano al sapere quali possono essere i motivi che hanno indotto per esempio ad avere paura di un uomo, e quindi sostituendo una cosa che viene creduta con un'altra, poi facevo anche l'esempio dell'autorizzazione, uno persona può essere frigida perché teme il proprio godimento, e allora se una persona dice che è bene allora c'è l'autorizzazione a fare e può fare e può anche vincere almeno parzialmente la frigidità, però dicevo che la questione può affrontarsi in termini più radicali intendendo che cosa consente di credere le cose su cui si costruisce e si sorregge la frigidità, anche la frigidità ma qualunque altra cosa a quel punto. Ho risposto molto rapidamente, se Lei pone la questione essenziale alla fine...

- Intervento: non puoi fare diversamente, è talmente forte la tua convinzione della cosa...

Lei in effetti parlava in termini psicologici, io alludevo ai termini logici e cioè a quali sono gli elementi che consentono logicamente una certa inferenza, però certo si avverte generalmente così come un'imposizione, se la persona potesse scegliere di essere frigida oppure no probabilmente sceglierebbe di non esserlo.

- Intervento: o forse invece sì, o quello o un altro simbolo...

Certo, il fatto è che in effetti può sceglierlo, in un certo senso, la difficoltà sta nel porre le condizioni perché se ne accorga, la difficoltà sta tutta qui, il resto è facilissimo. Bene, grazie a tutti e buona notte.