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IL DISCORSO PARANOICO

4/11/1997

 

Che cosa definisce il discorso paranoico? Freud ha già dato alcune indicazioni soprattutto nel al saggio intorno al presidente Schreber, come dicevamo l’altra volta forse uno dei suoi saggi migliori, dice Lacan, però... dunque come sempre accade quando si tratta di definire una struttura di discorso sorgono una serie di problemi. La nosografia psicanalitica individua nel discorso paranoico soprattutto alcuni tic, alcuni atteggiamenti, ma soprattutto un modo di pensare. Ciò che distingue i quattro discorsi di cui stiamo dicendo è essenzialmente il modo in cui in ciascuno di questi discorsi pensa, e soprattutto come pensa a partire da alcune premesse, alcuni principi fondamentali, così come ciascun discorso. Ciò che possiamo dire intorno al discorso paranoico, così come abbiamo fatto rispetto ad altri discorsi, è qualcosa che attiene in definitiva ad un aspetto retorico. Dicevamo di questi quattro discorsi come figure retoriche e il discorso paranoico è una figura retorica che potremmo individuare attraverso altre figure, altri modi, la figura retorica non è altro che un modo di dire, un modo in cui le cose si dicono, dunque quali sono questi modi peculiari al discorso paranoico? Si tratta in prima istanza di una sorta di certezza, la certezza di avere ragione, una certezza incrollabile, difficile a scalfirsi. Qualunque elemento possa intervenire a mettere in dubbio questa certezza deve essere eliminato, se è un’altra persona a mettere in dubbio questa certezza viene eliminata come stupida, forse dicevamo qualche volta fa, l’enunciato peculiare del discorso paranoico potrebbe formularsi così: Io so che tu non sai che io so. Cioè io so, ma tu non sai che io so questo, e non lo sai perché non ci arrivi, perché non hai gli strumenti, perché in definitiva soltanto io so esattamente come stanno le cose. Ma, dicevamo, da dove viene questa certezza così incrollabile? Viene innanzi tutto dalla necessità di mantenere una posizione, una posizione di controllo su ciò che ci circonda e quindi in prima istanza soprattutto un controllo sul discorso, sul proprio discorso. Che cosa sfugge nel discorso? Tutto in linea di massima, ma in modo particolare sfuggono i pensieri. Il discorso paranoico ha una notevole abilità nel bloccare questi pensieri, renderli inamovibili, tant’è che intervenire rispetto a una struttura come questa può in alcuni casi essere arduo. È una struttura che non tollera le mezze misure, al contrario del discorso ossessivo come dicevamo la volta scorsa, che invece è un discorso che punta alla mediazione, a ricucire eventuali fratture, eventuali strappi, tutto deve rimanere calmo, deve rimanere fermo, immobile. Il discorso paranoico invece non deve mantenere la calma, deve mantenere le cose come sono, o meglio le cose come pensa che siano più propriamente e dunque o nero o bianco, non c’è possibilità di mediazione, o una cosa o l’altra. Dicevo dell’assenza totale di mediazione del discorso paranoico, perché non c’è l’eventualità né la possibilità neppure remota che possa pensare di avere torto, cioè che le cose non siano come pensa che siano e quindi non c’è nulla da mediare, evidentemente. La difficoltà che si incontra nell’analisi del discorso paranoico verte soprattutto sul fatto che un intervento volto a porre qualche obiezione a una certezza viene immediatamente rifiutato come falso, viene negato, nel senso che non è ammissibile l’eventualità che le cose non siano come pensa che siano, e allora non si tratta per esempio di contrapporre al nero il bianco, come talvolta verrebbe fatto di pensare, ma insinuare l’eventualità che possa esserci del grigio, con magari una sfumatura più bianca che nera, come dire inserire un elemento che il discorso paranoico possa accogliere anziché rigettare immediatamente come inaccettabile. Qualunque cosa venga detta in disaccordo al discorso paranoico (è come se io dicessi che questo non è un tavolo ma una mongolfiera) verrebbe rifiutata come qualunque tesi contraria alla sua con la stessa forza, con la stessa certezza, con la stessa incrollabile sicurezza. Ci sono molti aspetti, molti tic nel discorso paranoico, adesso raccontiamo in modo un po’ ameno alcune caratteristiche. Per esempio è una persona che quando vi parla vi fissa dritto negli occhi e scruta, scruta per vedere se capite quello che sta dicendo perché ha sempre il sospetto che nessuno capisca quello che lui dice, non lo capisca perché è stupido e quindi ha un atteggiamento sempre di assoluta sicurezza, di superiorità generalmente, tratta le altre persone come se fossero tutte un po’ andicappate. Mi è capitato tempo fa di vedere uno spettacolo alla televisione, di un certo Maurizio Costanzo, forse lo conoscete, costui si muove esattamente come un paranoico, proprio da manuale. Lo ho visto, mi è capitato una volta e il modo in cui si rapporta alle altre persone che gli stanno intorno con estrema arroganza, se immagina che siano dei suoi sottoposti, con estremo servilismo se invece li immagina superiori a lui. Questa è una delle caratteristiche fondamentali del discorso paranoico, la paura che qualcuno possa essere superiore, a quel punto c’è una sorta di scivolamento verso il discorso ossessivo, si fa piccolo, umile, disponibile, servile. Perché ha paura di qualcuno che immagina superiore? Perché se dovesse scontrarsi con questa persona potrebbe imbattersi nell’eventualità di essere eventualmente sconfitto, mettiamo in un agone dialettico per esempio, cosa che non potrebbe sopportare in nessun modo e quindi la evita assolutamente, mentre con le persone che ritiene inferiori, per un qualunque motivo, è straordinariamente arrogante, mostra una sicurezza in molti casi caricaturale. È una struttura di discorso molto più diffusa di quanto non si pensi, e spesso aiuta, questa struttura particolare di discorso nelle vicende quotidiane, perché offre quella sicurezza che altri discorsi magari vanno cercando, una sicurezza che nel discorso paranoico deve esser mantenuta sempre abbattendo il prossimo ovviamente, sempre molto attento a demolire altri, in modo diverso dal discorso isterico di cui dicevamo qualche volta fa, il discorso paranoico si atteggia (più che sapere la verità come il discorso isterico) a colui che sa come stanno le cose, nel senso che la rappresenta questa sorta di verità, ma come vi dicevo ha paura generalmente di coloro che ritiene superiori, e infatti li evita accuratamente oppure si fa piccolo e servile. Questa struttura così particolare ha quest’altra peculiarità e cioè una persona che si trova presa in questa struttura generalmente è un tipo di persona per qualcuno, e completamente differente per un’altra. È veloce a cambiare posizione, questa posizione che immagina di avere, cioè di assoluta sicurezza del mondo che lo circonda deve essere sempre sostenuta dal prossimo e quindi sempre in una continua ricerca che le persone che stanno intorno diano segno di approvazione del suo operato, quando chiacchiera in mezzo al pubblico si guarda sempre intorno per vedere se trova segni di approvazione, è fondamentale, come se fosse una sorta di prima donna, sempre molto attenta agli sguardi altrui che siano sempre rivolti verso di lui o di lei. Non è causale che Freud nel saggio che pareva più interessante per quanto riguarda la paranoia cioè un caso di omosessualità femminile, sembra alludere al fatto che la paranoia è strutturalmente femminile, ma non perché attenga alle donne in quanto tali, ma per una posizione che il paranoico o la paranoica assumono e cioè (qui femminile utilizzato in modo un po’ folcloristico) una posizione tale per cui si pone necessariamente e sempre nella posizione di colui che è al centro e deve essere comunque al centro dell’attenzione assolutamente, ma al centro dell’attenzione per diritto, mentre il discorso isterico, dicevamo qualche tempo fa si dà un grand’affare per essere al centro dell’attenzione, si agita, fa un sacco di cose, il discorso paranoico no, non si agita, dà per acquisito di essere al centro dell’attenzione, non immagina nemmeno che questo non possa darsi, a meno che non sia circondato da cretini. Con amici tempo fa si parlava così, un po’ scherzando, del paradosso del discorso paranoico, quello che dice di essere circondato da paranoici, perché è nota questa sorta di fantasia di persecuzione del discorso paranoico. Perché è perseguitato? È perseguitato perché ciascuno necessariamente è interessato a lui, a quello che pensa, a quello che fa, a quello che dice, non può immaginare che esista qualcuno che sia non immediatamente attratto da quello che fa e quindi immagina di avere sempre gli occhi altrui addosso, che è esattamente ciò che cerca poi in definitiva. Come sapete Freud aggiunge ancora un altro elemento rispetto al discorso paranoico, sempre nel saggio intorno a Schreber, la questione dell’omosessualità, laddove considera una serie di rovesciamenti a proposito della gelosia nel discorso paranoico, questo è proprio il caso di cui parla Freud, un uomo che è geloso di una donna e allora dice che lui odia questa donna ma in realtà, c’è un rovesciamento perché l’elemento scatenante non è la donna, ma l’uomo che attrae, questo tizio sarebbe attratto dal rivale per così dire, però questa attrazione crea qualche problema di vario genere, e allora ecco che ribalta la cosa, cioè io non lo amo questo rivale, ma è lei che lo ama e quindi è convintissimo che sia lei ad amare lui, mentre dice Freud che questo amore per l’altro uomo appartiene a lui in qualche modo. Dunque così Freud comincia ad affrontare la questione dell’omosessualità nel discorso paranoico, questione molto complessa, questione che alcuni hanno riassunto pensando che il discorso paranoico tenti di assumere la posizione della donna tutta, e cioè della donna che in definitiva assomma in sé tutte le caratteristiche che generalmente sono attribuite alla donna, ma per essere tutta occorre che abbia anche ciò che generalmente non ha, cioè il fallo, ma è a questa condizione che il discorso paranoico immagina che la donna sia di grande interesse e cioè sia una donna fallica, come è chiamata generalmente, solo a questa condizione diventa un oggetto di interesse assoluto. Generalmente si pensa così nella letteratura psicanalitica, poi che sia così oppure no... nel senso che si tratta di verificare in ciascun caso, come dicevamo all’inizio di questa serie di incontri è sempre problematico stabilire da alcuni tratti, da alcuni tic una struttura di discorso, io adesso enunciavo in modo un po’ ameno alcuni modi di muoversi, ma questi sono soltanto gli aspetti folcloristici in realtà ciò che interessa è intendere ciascuna volta quali sono gli elementi da cui muove cioè su quali principi si costruisce tutto il discorso, e se voi perseguite questa via trovate un fenomeno abbastanza curioso e cioè che tutto sommato queste varie strutture di discorso muovono da alcuni assiomi, alcuni principi che sono straordinariamente simili fra loro, l’unica differenza consiste nel modo in cui questi assiomi, questi principi vengono affrontati, vengono considerati. Si tratta di una questione prevalentemente retorica. In effetti un analista ha di fronte dei modi di dire in prima istanza, con modi di dire intendo questo dei modi, delle vie che ciascuno ha trovato per affermare alcune sue superstizioni, grosso modo sono le stesse in ciascun discorso però cambia il modo, cambia la scenografia. Ora è importante tenere conto di questo aspetto, quello retorico, perché è l’unico che consente di seguire un discorso senza dovere necessariamente ricondurlo a qualche altra cosa, alla ragione come talvolta si pensa o a un criterio comune o a ciò che si ritiene più opportuno, ché una figura retorica non ha da essere ricondotta a qualche altra cosa, non ha minore dignità, non è malata una figura retorica, semplicemente è una disposizione differente di elementi linguistici, differente da ciò che ci si aspetta, quindi è fatta per sorprendere la figura retorica, ha questo scopo, sorprendere e produrre degli effetti che possono essere di qualunque tipo. Allo stesso modo un discorso, così anche quello paranoico produce discorsi a questo fine, sorprendere o comunque consolidare o persuadere a seconda dei casi. Ma dicevo i modi, i modi peculiari del discorso paranoico che come ciascun discorso procede dalla necessità di confermare un principio, un assioma, e se voi vi trovaste a riflettere in termini radicali intorno a quale sia questo assioma, questo principio fondamentale, vi troverete di fronte a questo e cioè che occorre che almeno un elemento esista e sia fuori dalla parola perché soltanto a questa condizione è possibile costruire una certezza, un qualche cosa che sia solido, incrollabile, qualcosa quindi che muova al consenso o se preferite che sia credibile. Se invece è un elemento linguistico e cioè all’interno del linguaggio questo ha implicazioni e connessioni tali da rendere impossibile questa operazione e cioè costruire un monolite, detto questo rimane da considerare come ciascun discorso affronta la questione cioè come per esempio in questo caso il discorso paranoico si occupa di stabilire con assoluta certezza che un elemento è vero, assolutamente vero, incrollabilmente vero. Che cosa racconta generalmente il discorso paranoico? Incomincia a raccontarvi del prossimo, mai di sé, raccontando del prossimo spiega perché gli altri sono stupidi, perché hanno combinato questo, hanno combinato quest’altro, perché non hanno capito nulla e perché sono in definitiva la causa dei mali del mondo, se gli altri facessero come lui sa che occorrerebbe fare il mondo prenderebbe un’altra piega, forse girerebbe anche in un altro senso, ed è a questo punto che occorre iniziare a intervenire, dal momento che ciò che attribuisce all’altro è, come abbiamo visto in varie occasioni, qualcosa che lo riguarda in prima istanza, e cioè una produzione del suo discorso, e cosa attribuisce al prossimo? O agli eventi esterni, ma generalmente al prossimo, più che agli eventi che generalmente non sono manipolabili? Attribuisce come dicevo la stupidità che è esattamente ciò che lo terrorizza, la cosa che più teme è essere posto in ridicolo, perché il ridicolo è un modo devastante di eliminare la rispettabilità, l’onorabilità, la dignità di qualcuno, mettere qualcuno in ridicolo è inficiare generalmente quel che è il suo discorso, si usava e si usa ancora come artificio retorico, uno degli aspetti del cosiddetto argomentum ad hominem. Una persona sostiene una certa tesi che a me da fastidio, io non controbatto la sua tesi ma metto in ridicolo lui attraverso per esempio un suo tic, una sua mania, le persone ridono di questa cosa e ciò che dice generalmente viene eliminato. È un modo fra infiniti altri, è un modo che peraltro viene utilizzato in modo massiccio dai giornali quando si tratta di eliminare qualcuno, eliminare non proprio fisicamente, può non essere necessario, se no intervengono altri personaggi, ma eliminarlo dall’opinione pubblica mettendolo in ridicolo. Per esempio negli Stati Uniti c’è un moralismo sfrenato ed è sufficiente che qualcuno, sposato, sia stato visto con un’altra fanciulla, già da quel punto non può più accedere alla carica di Presidente perché è un adultero. Dunque il discorso paranoico teme fortissimamente questo aspetto ed è uno degli elementi di cui ha paura di cui, dicevo all’inizio, con le persone che potrebbero metterlo in difficoltà o addirittura in ridicolo si fa umile e servile, deve evitare assolutamente questa eventualità che considera una delle catastrofi peggiori, mentre il discorso ossessivo fa esattamente il contrario, non teme di ridicolizzarsi anzi lo fa da sé prima che lo facciano gli altri, cioè toglie all’altro anche questa possibilità, ma resta che questa struttura può essere intesa e svolta ovviamente. Se dovessi dare (se qualcuno me lo chiedesse... nessuno me lo chiede però) un suggerimento lungo una pratica analitica sul come intervenire rispetto al discorso paranoico, direi questo, portarlo alle estreme conseguenze. Mi spiego meglio, il discorso paranoico crede per esempio che una certa cosa sia assolutamente così, e nega assolutamente l’ipotesi contraria, ora cosa avviene se cogliendo quali sono gli assiomi da cui muove e giungendo ad accogliere, muovendo dagli stessi assiomi, una tesi contraria? Avviene una sorta di imbarazzo del discorso paranoico, imbarazzo che costringe a eliminare questa cosa, cioè se una cosa non riesce a provarla, a dimostrarla e a convincere tutti quanti, la elimina, la cancella, non gli interessa più, questione che può giocare a vantaggio in una analisi perché andando avanti con questo sistema gli togliete tutti gli strumenti di cui dispone. Non è semplice e non è neanche rapida una cosa del genere perché è molto fortemente aggrappato alle cose in cui crede ma d’altra parte come in ciascun discorso si tratta sempre in ciascun caso di portarlo alle estreme conseguenze, perché la struttura chiamiamola così "portante" è sempre la stessa, ci sono alcuni principi ritenuti sacri e inviolabili e dai quali discendono tutta una serie di considerazioni fino alla conclusione finale che è assolutamente incrollabile a seconda poi dei modi, ma il procedimento è sempre lo stesso. Per questo sapere individuare la struttura isterica rispetto a una ossessiva, paranoica, schizofrenica al di là del gusto personale e folcloristico non ha una grandissima utilità, anzi c’è l’eventualità, come accade in alcuni casi, che questo possa costituire un intoppo non indifferente, dicevo forse nel primo di questi incontri che in molti casi alcuni hanno il manuale, il prontuario, allora se è paranoico e il paranoico si riconosce da questo allora pensa questo, cioè crede questo. Ma no, le figure che il discorso paranoico mostra non hanno nessun rilievo in quanto tali, sono soltanto dei modi in cui si enuncia un’operazione che è in atto e che è quella di consolidare una serie di inferenze che hanno condotto alla conclusione a cui è giunto, qualunque essa sia e quindi si tratta in ciascun discorso di muoversi allo stesso modo e cioè in termini retorici soprattutto. Una analisi si svolge per tantissimo tempo in termini prettamente retorici, solo ad un certo punto può affrontare questioni logiche, sono ardue, e cioè dove ci si accorge che il proprio discorso ha una struttura retorica e una sequenza di figure retoriche, accorgersi di questo comporta allora una interrogazione intorno a che cosa la supporta e qual è la struttura che consente a queste figure retoriche di esistere, di muoversi, di combinarsi fra loro, a quel punto si instaura una ricerca logica, molto precisa e anche di straordinario interesse, ed è a quel punto che si determina un non ritorno, come dire che varcata questa sorta di colonne d’Ercole, non c’è modo né alcuna possibilità che una cosa possa essere creduta come necessariamente vera, non c’è più proprio la possibilità grammaticale, oserei dire. In effetti con gli amici si discuteva proprio di questo, cioè del fatto che ciascuna analisi occorre che giunga a una analisi linguistica, ma non in accezione della linguistica che si insegna nelle scuole, analisi linguistica in quanto ciascuno è continuamente e inevitabilmente di fronte al proprio discorso, agli effetti del proprio discorso, alla considerazione inesorabile che tutto ciò che dice è assolutamente arbitrario, e cioè una figura retorica. Così se dico che Stefano ha un cuore di leone questo non significa che dentro al suo petto batta il cuore di un mammifero noto con il nome di leone, cioè non credo questo e perché non lo credo dicendo che dentro il petto di Stefano batte il cuore di un leone, perché non lo credo se lo dico? Una figura retorica ha questa prerogativa, che si pone in un gioco particolare, un gioco che esclude l’eventualità e la possibilità di una verifica, di una prova verofunzionale, che non è sottoponibile a un criterio verofunzionale e quindi nessuno si sognerebbe di pensare che il cuore è effettivamente il cuore di un leone. Un figura retorica comporta che non c’è la necessità di sapere se ciò che dico è vero o è falso in modo assoluto, e purtroppo non ci sono altri modi per sapere se una cosa è vera o falsa se non in modo assoluto. O è vera o è falsa. Le varie vie di mezzo che sono state tentate, praticate, che vengono praticate sono degli escamotage. Alcune logiche hanno aggirato il problema, le famose logiche paraconsistenti, cosiddette, ma è solo un aggiramento della questione, per definizione un elemento non può essere vero e falso simultaneamente, come già gli antichi avevano perfettamente considerato, pena la dissoluzione della struttura stessa del linguaggio, ecco perché insisto a dire che non si tratta di muoversi tutto sommato in modo molto differente rispetto ad un discorso anziché un altro, ma ascoltare quali sono i principi su cui si regge e porre le condizioni perché questi principi possano essere elaborati, possano essere intesi e cioè che il discorso paranoico possa accorgersi che tutto ciò che dice, le sue certezze, le sue incrollabili sicurezze, sono figure retoriche e come tali accoglierle evidentemente, uno può usare dei significanti che hanno sempre molte accezioni, così come dice: credo di sì, quando vi fanno una domanda, non sta esponendo una sua religione, un suo credo, non necessariamente, è una figura retorica, solo che in questo caso magari ci si accorge, in altri no, si sovrappone una figura retorica a una procedura logica, a una necessità logica inesorabile. Chi ha qualcosa da dire intanto.

Intervento: il principio di rivalsa è alla base del discorso paranoico oppure no?

Alla base no. C’è un problema che si incontra rispetto a questo e cioè stabilire perché esattamente diventa schizofrenica, paranoica, isterica oppure ossessiva, Freud si era sottratto a questa domanda dicendo: possiamo sapere alcune cose dopo molto tempo, ma sapere perché una persona diventa paranoica anziché qualunque altra cosa non ci è dato sapere, cioè non abbiamo nessun elemento per poterlo stabilire. Lungo un’analisi è possibile giungere ad intendere alcuni elementi che possono avere contribuito allo strutturarsi di un discorso anziché un altro, ma rimane sempre un’ipotesi la certezza non è mai… Intervento: la rivalsa è uno di questi

Esattamente, uno fra gli infiniti altri, per cui dire che la rivalsa è uno dei motivi dell’insorgere della struttura paranoica è un po’ azzardato, può essere insieme con infiniti altri elementi così un aiuto, però non è possibile, non ha nessun senso porlo come causa, non è in alcun modo verificabile una cosa del genere, e allora posso metterci quello che voglio tutto sommato, però dicevo lungo l’analisi, dal racconto della persona…

Intervento:…

Se sono paranoici anche loro (chiedeva dei parenti dei paranoici) certo! Però la questione che lei pone è importante certo, negli anni ‘80 si è lavorato molto su questo, cioè sul ruolo della famiglia, in particolare nei disagi mentali molto gravi, sono soprattutto in Inghilterra si sono dati moto da fare in questo senso, ma anche in Italia, Basaglia. Però l’influenza della famiglia… tutto ciò che possiamo dire la famiglia è che costituisce, che fornisce degli elementi che possono essere utilizzati a seconda della struttura che mano a mano si va formando, come dire che esiste una famiglia che è fatta in modo tale da essere schizogena, è molto azzardato, anche perché nessuno ha mai saputo per quale motivo in tale famiglia un figlio cresce schizofrenico e quell’altro viene su benissimo, e questo ha sempre creato molti problemi, si è trattato in molti casi di giudizi molto affrettati, la questione non è così semplice, certo coloro che stanno intorno sono importanti, importanti perché sono le persone con cui generalmente nell’infanzia si ha più a che fare che con altre. Per esempio un atteggiamento della mamma o del papà vengono utilizzati per costruire delle strutture, però un figlio le utilizza per costruire una certa cosa, un altro figlio per costruire un’altra cosa ancora, dire che la famiglia non c’entra niente non ha nessun senso, una cosa che possiamo dire con saggezza è che fornisce degli strumenti e degli elementi che poi vengono utilizzati, per cui in alcuni casi tra fratelli lei può rilevare dei tic che sono simili, però magari la struttura è totalmente differente, sono simili perché hanno preso un po’ dallo stesso ceppo, però poi ciascuno ha elaborato a modo suo, come dire che io posso vedere un paesaggio, però poi lo vede anche Tiziano e vede altre cose. Non è tanto ciò che si vede ma il modo in cui lo si elabora, lo si articola, il modo in cui funziona all’interno della propria struttura e modifica anche la struttura ovviamente, come ciascun elemento modifica e viene modificato, ci piace dirla così anche se potremmo né provare una cosa del genere... né provarla né confutarla, cioè potremmo fare anche entrambe le cose, possiamo provare che ciascun elemento modifica e viene modificato dalla struttura in cui esiste e poi negare assolutamente questa tesi con motivazioni altrettanto legittime e altrettanto indubitabili. Poi ecco la famiglia...

Intervento: Io stavo pensando, quand’è che si dice che una persona è normale?

Normale? Come me, e bell’e fatto. Chiaramente ciascuno può dire la stessa cosa, Freud si era data una risposta un pochino più bellina e ha detto che il discorso normale è un discorso che sta a metà fra la psicosi e la nevrosi, però anche questa non è una risposta, potremmo dire che "normale" è tutto ciò che si pensa che sia, questa è l’unica risposta che possiamo dare, è un po’ come il bene. Che cos’è il bene? Ciò che penso che sia...

Intervento:…

Sì certo, è per questo che non ha grande interesse stare lì a fissarsi su queste strutture di discorso, per esempio lungo una analisi uno può trovarsi ad attraversare vari discorsi, anche se magari ha una predilezione, in alcuni casi invece questa predilezione è massiccia ma non necessariamente, non sempre. In questi casi uno può dire tutto quello che vuole, dire che non è paranoico ma una persona infantile, oppure sì è infantile ma anche paranoico, però questo tratto infantile è riscontrabile e assumibile alla nosografia paranoica, cioè se uno vuol fare entrare la paranoia in qualche cosa ce la fa entrare, non c’è problema, anche un’isteria delle più conclamate, però poi trova quell’elemento che per questo tratto è paranoico. A questo punto non è che la cosa sia molto interessante, sono dei tic che si attraversano lungo un’analisi e che in alcuni casi una persona può coltivare in modo più metodico, ci sono alcuni paranoici che sembra che facciano la caricatura al discorso paranoico, come da manuale, così come viene descritto dai prontuari dello psicanalista. Però in genere i paranoici sono propensi a tacciare tutti quanti di essere paranoici…

Intervento:…

Intanto occorre dire che il discorso ossessivo scivola spesso nel discorso paranoico quando si psicotizza, cioè quando si prende sul serio, allora sì certo può trovare degli episodi paranoici e allora eccola la fanciullina che pesa sette chili e quattro etti che afferma di fronte a tutto il mondo di essere di essere grassa e di non riuscire a passare dall’Arco di Trionfo, cosa che alle persone che la vedono non pare, ma non è tanto ciò che pare a chi la vede ma è una costruzione che ha una certezza che per alcuni versi è fondata, e se si riflette con molta attenzione si può scoprire che è fondata al pari di una verità scientifica e al pari di una verità scientifica è altrettanto incrollabile, almeno così come si pensa generalmente. Per cui soprattutto in questo caso se ci si trova di fronte a una struttura come questa paranoica, dire che non è vero che è grassissima ma è magrissima è ovvio che la risposta sarà quella di dire: non capisci niente, non riesci nemmeno a vedere che sono grassa, pur pesando sette chili e quattro etti, e allora ecco è un’altra la via da seguire, e considerare (si potrebbe aggiungere un incontro sull’anoressia) che in questo caso non si tratta di questo ma di intendere qual è l’assioma, qual è il principio dal quale necessariamente segue per ragionamenti, anche molto ferrei, la conseguenza necessaria che è grassissima. Certo si tratta di intendere qual è il gioco che sta facendo, il gioco linguistico, e cioè quali sono le premesse di questo gioco. Se questa anoressica accoglie quelle premesse allora le conclusioni sono queste, che lei è grassissima, non c’è niente da fare. È un po’ come nella religione, queste strutture sono molto prossime alla struttura del discorso religioso, se un mistico ha visto dio lei avrà pochi argomenti per persuaderlo che non è vero, lui l’ha visto, esattamente come l’anoressica... cioè è come una verità religiosa, non è dubitabile perché a partire da questi principi le conseguenze sono inevitabili e sono soprattutto necessarie, mentre una figura retorica mantiene sempre, qualunque siano le premesse da cui muove la conclusione, che tutto ciò che avviene è assolutamente arbitrario e gratuito, né falso, né vero.

Intervento: il tornaconto?

Dimagrire, se si vede grassa deve dimagrire no? Il tornaconto, questo è difficile da stabilire, soltanto lungo una analisi è possibile sapere le connessioni e perché sono stati accolti certi assiomi, certi principi che poi hanno condotto a quelle conclusioni, può essere un omaggio al papà, alla mamma, può essere qualunque cosa. Come sempre in questi casi può essere qualunque cosa e il suo contrario. Alle volte si sente dire questa persona è così, perché... potrebbe anche essere così certo, oppure in centomila modi diversi...È anche di moda, sì sembra di sì. Perché è di moda? Una volta c’era il ballo di San Vito, andava di moda, adesso nelle piazze non si balla più il ballo di San Vito. Una moda dicevamo con gli amici tempo fa, all’inizio del novecento erano tutti isterici, infatti Freud andò a Parigi dal famoso Charcot il quale le ipnotizzava, ne faceva di tutti i colori, e le isteriche si sottoponevano ad ogni tortura senza colpo ferire ed erano tutte isteriche, poi negli anni settanta erano tutti. Questa vi dà la misura, l’interesse dello stabilire le figure, queste strutture di discorso. Per esempio Lacan era innamorato dell’isteria, secondo lui l’analisi era la traversata del discorso isterico, si può pensare anche questo, perché no? Non è proibito.