HOME

 

 

 

Torino, 30 ottobre 2007

 

Libreria LegoLibri

 

SCRIVERE L’AMORE

 

Beatrice Dall’Ara

 

 

Questa conferenza come sapete si intitola Scrivere l’amore, è la seconda conferenza, martedì il mio amico Cesare ha tenuto una conferenza dal titolo La ricerca della felicità. Queste conferenze sono parte di una serie di incontri che siamo soliti fare a cicli regolari, è un ciclo che ha un titolo generale La psicanalisi le donne e l’amore con un sottotitolo molto carino che dice “ciò che ciascuna donna dovrebbe sapere sull’amore per essere felice”. Questo incontro è dedicato alle signore e ritengo importante, quello che voglio far notare è che è una signora, una donna che tiene questo incontro alle donne e questo è importante perché sono le donne che devono incominciare a dire qualcosa proprio riguardo all’amore. È ovvio che quello che io mi troverò a dire questa sera è frutto di un percorso analitico e non solo analitico ma di formazione cioè di quello che un analista deve sapere, ciò di cui deve tener conto un analista quando si trova ad ascoltare delle donne visto che parliamo di donne ma anche di uomini, ci saranno anche delle conferenze mirate all’uomo ma in questo caso la conferenza è specifica e riguarda le signore. Voi tutti sapete che un percorso analitico è il luogo in cui avviene e si ha modo di elaborare la questione dell’amore perché è un percorso d’amore come diceva anche Lacan… un percorso analitico è una percorso d’amore dove risulta come funziona l’amore della persona e quindi c’è modo di elaborarlo. Ciò che andrò a dire potrà essere inconsueto, potrà in alcuni casi essere dissacrante, discordare da ciò che ogni donna sa dell’amore, sa anche questo sa quello che io vado a dire però di solito la donna non ammette tutto questo però per essere felice occorre, per poter muovere il suo pensiero, occorre che la donna ne sia consapevole e quindi scrivere l’amore sono delle annotazioni, delle note affinché il pensiero di ciascuna donna possa cominciare a interrogare la propria storia d’amore, il proprio modo di amare e quindi possa inventare se lo vuole, se lo desidera, anche un nuovo modo di giocare questo gioco perché è importante per tutte le implicazioni che questo gioco comporta in fondo dai tempi in cui sono nati i poeti e hanno cominciato a scrivere, hanno cominciato a raccontare delle storie d’amore, anche quando queste storie d’amore erano storie di guerra, di lotte fra città, fra paesi, fra governi in fondo anche queste erano storie d’amore perché dicevo appunto delle implicazioni che comporta il gioco dell’amore. Dicevo perché scrivere l’amore? Dare queste annotazioni in fondo, in fondo dell’amore hanno scritto, hanno parlato tutti i più grandi poeti, si sono inventati e scritti i fotoromanzi, l’industria filmica funziona e soprattutto costruisce e svolge storie d’amore, sono state scritte delle favole e anche nelle favole rifulge la storia d’amore La bella addormentata nel bosco, per esempio, alla fine, l’epilogo dopo tanti problemi, tanti pericoli, tanti intoppi “e vissero felici e contenti” questo è l’epilogo ma dopo tanti problemi, tante peripezie finalmente la principessa incontra colui che la farà felice per tutta la vita e questo se ci pensiamo bene è un desiderio, è il desiderio dell’uomo e della donna quando si innamorano cioè quello di vivere una vita felice, l’epilogo della favola… però questo amore felice, desiderato, allucinato in alcuni casi, ecco che quando una storia è di un amore felice ecco si è detto tutto, non c’è nulla da aggiungere le persone possono vivere felici e cominciare a pensare ad altro perché non ci sono problemi, non ci sono ostacoli, come dire che questo desiderio di sogno, di favola poi non ha più nulla da dire, non c’è nulla da dire non è più una storia, certo nell’innamoramento quando due si incontrano per lo più è meraviglioso quello che accade loro, sono travolti da questa passione, da questo qualcosa che amano subire, da questa magia, da questo arcano… beh c’è da chiedersi se si potesse considerare il pensiero e di come non sia nient’altro che il pensiero che può costruire anzi che costruisce a tavolino quell’amore arcano, quell’amore magico, quella magia beh se si potesse considerare questo, se si potesse saperlo allora forse questo toglierebbe tutta la magia che travolge e che letteralmente stimola questi personaggi a scrivere e a riscrivere la loro storia d’amore. La magia nel luogo comune, l’amore quello che trascina, quello che è racconto nei romanzi, che è descritto nei film… Dante diceva “amor che tutto move” e non aveva torto, però come lo muove questo “tutto” l’amore? Quali sono le implicazioni di queste storie d’amore che l’umano ama costruire senza nessuna obiezione? l’essere travolti, il magicamente presi in questa vicenda comporta, come dicevo, essere assolutamente inconsapevoli che è soltanto il proprio pensiero che può costruire quella storia d’amore, il pensiero di ciascuno, il quale pensiero deve concludere che quella, per esempio, è una bella storia d’amore, una brutta storia d’amore, è solo il pensiero che può compiere questa operazione se il mio pensiero non conclude che quella certa cosa è fatta in un certo modo, è bella, è gradevole, è giusta se non c’è questa conclusione quella cosa mi è indifferente, non ha nessun significato per la persona e cioè per la persona ha un significato, un senso e quindi la può intendere perché c’è la conclusione di un pensiero, il pensiero suo e non di un altro ché è un altro pensiero, perché il pensiero funzionando in un certo modo e producendo e producendosi come si produce deve necessariamente concludere, il pensiero è fatto di inferenze, passaggi… inferenze che funzionano continuamente, per che cosa? Per produrre altro pensiero, però perché il pensiero possa proseguire, svolgersi e concludere altro, per vedere, per esempio, per ascoltare, per esempio, per annusare, per esempio, per amare, per esempio, occorre che ciascuna volta la sequenza inferenziale si concluda, ci sia una conclusione perché se no non significherebbe niente e qualsiasi cosa che la persona si trovi a vivere non avrebbe nessun significato, non si troverebbe a vivere nulla e quindi occorre necessariamente l’intervento del proprio pensiero, ora questo nessuno sa o meglio nessuno ne tiene conto che qualsiasi cosa è costruita dal suo pensiero, ha bisogno di credere all’arcano, ha bisogno di credere alla magia, ha bisogno di credere a quello che gli è stato insegnato tutto sommato ed è stato insegnato agli umani che le cose accadono per lo più senza l’intervento del proprio pensiero, il proprio pensiero può solo descrivere o descriversi le storie d’amore e quindi pare che il pensiero non abbia nessuna possibilità perché le cose sono naturali, il pensiero è naturale, esce da un cervello e funziona in un certo modo produce atti psichici che si differenziano dagli atti fisici. Sì è vero, però anche gli atti psichici sono chiamati così perché un pensiero li ha costruiti e li ha chiamati atti psichici, se non ci fosse stato un pensiero che avesse inventato questo gioco adesso noi saremmo sprovvisti di atti psichici, quindi la completa e assoluta ignoranza del pensiero in quello che ciascuno si trova a concludere e quindi a decidere comporta la magia di quell’amore senza volerne sapere assolutamente niente di cosa dice una donna, per esempio, quando dice di amare perché è diverso amare e invece trovarsi a richiedere di essere amata. Certo la donna dice ti amo e con questo pare che dica le più grandi cose, le basta, è contenta di questo, è felice, soprattutto appunto perché la donna è attratta forse più dell’uomo dall’amore, da questo sentimento, da questo travolgimento ma ecco di che cosa è fatto questo amore? cosa chiede? cosa dice la donna quando dice ti amo? E intanto perché si trova ad innamorasi di una persona anziché di un’altra? Perché quella persona è la persona che la fa sentire importante, la fa sentire la più importante, la fa sentire unica, la fa sentire effettivamente la cosa più importante, se mancasse questa condizione, e questo lo chiedo alle signore, la donna sarebbe attratta dall’amore? se non potesse essere importante per la persona che ama, desiderata dalla persona che ama, avrebbe un senso per la donna giocare all’amore? È una domanda che pongo e le signore se vorranno potranno dire la loro… si parlava in associazione, al corso una di queste sere, chiedeva qual è il criterio con cui una donna sceglie un uomo? E un’amica diceva “io cerco un uomo sensibile, ma sensibile a che cosa, se non a me?” Perché devo essere importante per lui, se qualche altra donna è importante per lui ecco che non lo considero più sensibile ma lo chiamo in un altro modo. La donna deve essere… cioè una delle condizioni per questo travolgimento deve essere proprio questa, l’essere importante per qualcuno, essere al centro del suo interesse… continuamente, continuamente la donna vuole questo, la donna vuole essere al centro dell’interesse, al centro dell’universo e sceglie quell’uomo che la fa sentire così, che le fa provare queste grandi emozioni di unicità e, come dicevo, c’è l’eventualità che se manca questa condizione allora la donna non sarebbe così attratta dall’amore ma questo interesse che lei ricerca continuamente perché è ciò che le da un valore è ciò che la rende appunto unica ma unica perché è un valore perché per le donne è una questione di esistenza, per questo è così, certe volte, tragico l’amore della donna, perché la donna esiste proprio in questo riconoscimento di esistenza, in questo riconoscimento della sua perfezione, della sua malia, della sua bellezza ed è un controllo lei deve sempre controllare che sia proprio così, perché? Beh perché ci sono sempre altre donne più belle che potrebbero mettere in gioco questa unicità, questo valore quasi a strapparmeli e non ci sarebbe più nessuno da cui poter cogliere un senso di quello che io vado dicendo, che io vado facendo se non questa richiesta di essere continuamente desiderata e che deve essere continuamente verificata perché se no qualcuno mi può rubare l’interesse e se ruba, mi si toglie l’interesse, l’importanza io non valgo più niente, non sono più niente per questo ciascuna volta, ciascuna volta ovviamente in cui la donna si innamora, chiede all’uomo di farla sentire la più importante, la più bella, la più seducente, la più intelligente, la più brava chiede questo ma da dove viene una cosa di questo genere? Perché una donna deve assolutamente e sempre essere confermata, essere confermato in qualche modo il suo valore? Perché non può fare a meno di questa conferma? E dicevo nell’innamoramento in questa fase per lo più il sesso funziona, funziona molto bene la donna gode, ma come gode? Ma come gode e di che cosa gode? Visto che tutto quello che spinge la donna è questo controllo di essere desiderata e ha un modo la donna per verificare il desiderio dell’uomo nei suoi confronti, per controllarlo, anche perché lei deve essere sicura di essere quell’unica donna e lo controlla come? Beh ciascuna donna sa che l’uomo mostra l’eccitazione e conclude, anche questo la donna sa, sa, può vedere come conclude, e questa è la sua verifica e la donna gode di questo piacere che lei sente di aver donato all’uomo, questo nel caso dell’innamoramento perché le cose poi, come sappiamo bene, le cose possono evolvere, mentre l’uomo no, l’uomo sta alle parole della donna e a quello che la donna gli dice, a quello che la donna gli mostra diciamo che per la donna il piacere fisico, quello che è quasi automatico nell’uomo nella donna questo piacere fisico passa in seconda battuta proprio per la questione del controllo cioè di questa necessità di sentirsi unica e desiderata, la sola …dicevo passa in seconda linea come dire che la donna gode di questo, in qualche modo gode di avere il possesso sul desiderio dell’uomo. Ma come è possibile intendere tutto questo? Forse bisogna riandare alle storie infantili, si sa che quando si parla o si compie il percorso analitico il proprio discorso, il proprio pensiero torna molte volte a raccontare… intervengono a giustificare molte situazioni dei ricordi di quando si era bambini, di quando si giocava e si sa che per i bambini il gioco è la cosa più importante, i bambini giocano, giocano continuamente e proprio si può notare, si può vedere che già all’età di due o tre anni si picchiano, ne combinano di tutti i colori e una bambina a quella età non è molto differente dal maschio, ha la stessa forza del maschietto e molte volte lo butta a terra ma ecco poi la bambina cresce e man mano si accorge di una sorta di differenza fisica… si accorge che il maschio è più forte di lei e allora quella bambina che era un maschiaccio e che allo stesso modo del maschio amava il gioco in un modo forsennato perché con il gioco le si aprivano milioni di strade alla conquista dell’universo, beh la bambina a quel punto se vuole continuare giocare e se vuole continuare a conquistare l’universo deve cominciare a parlare con il maschio invece di picchiarlo perché se no le prende lei e quindi comincia nel suo pensiero proprio a formarsi tutta una serie di argomentazioni che la inducono a tener conto che lei è più piccola, che è indifesa che è meno forte di dell’uomo però rimane sempre nella donna il desiderio della conquista e dell’essere al centro dell’universo e infatti la questione dell’essere piccola, dell’essere più piccola è uno dei dati fondamentali della femminilità della donna, quella che la differenzia e che lei ricerca, fa parte del suo sex appeal. Questa questione delle fattezze della donna più piccola, più fragile, di questa donna che ha da essere protetta basti pensare ai drammi che insorgono quando l’aspetto fisico è difforme dal modello idealizzato e la donna si trova fare i conti con il suo corpo che pare non ubbidirla, un corpo che è brutto, che è grosso è simile a quello del maschio e questo la donna non lo può sopportare infatti pone molta, grande attenzione alla cura del corpo, anche gli uomini adesso cominciano a compiere questa operazione… ma soprattutto la donna perché la donna sa che il suo corpo è l’arma con la quale conquistare l’uomo, lo sa, anche se poi le cose vengono addolcite e ammantate di poesia però la questione è questa, si sa che l’arma della donna è il suo corpo e quindi questo corpo deve essere conforme a certi canoni dettati dalla moda, dalla cosmesi che facilitano l’operazione per la donna rendendo sempre importante questa operazione, questa differenza, basti pensare all’anoressia, per esempio, e di come questo modello… modello idealizzato e fondamentale per l’anoressia comporti in molti casi la morte pur di attenercisi, pur di poter, molto, molto banalmente in questo caso, pur di poter essere desiderata. Perché c’è un modello, fisso, fermo nel pensiero di quella persona per cui assolutamente non può non attenersi a questo modello che le è utile per i suoi scopi ma adesso non è di questo che ci interessa… ecco dicevo che nell’innamoramento, nella fase di innamoramento il sesso per la donna per lo più funziona, funziona perché solo in quel modo può verificare proprio con il sesso che lei è la più eccitante, la più attraente, l’unica, la sola nell’universo… e per questo lì pare funzionare tutto bene ma a lungo andare questa rinuncia al piacere fisico comporta delle implicazioni perché quando poi nella fase successiva all’innamoramento la coppia, l’uomo ha sedotto la donna, l’ha conquistata con quelle parole che lei voleva sentirsi dire, quando l’ha conquistata e si è chiusa in un certo modo una certa partita ecco che però per la donna questa partita è rimasta aperta perché lei vuole continuare a giocare quel gioco, deve continuare a sentirsi l’unica, la più importante, la più interessante perché vive di questo se non c’è questo, e per questo parlavo di esistenza, lei non c’è, lei non esiste e quindi è necessario per la donna ricercare questa scena, ricreare questa scena, questa scena in cui lei appunto è al centro dell’interesse del mondo intero, dell’uomo che in quel momento è il suo partner ma quando poi l’interesse dell’uomo non è più quello dei primi momenti, dei primi tempi e lui comincia ad essere interessato anche ad altre cose… la donna può permettere all’uomo di essere interessato alla partita di pallone, può permettere all’uomo di fare delle navigazioni su internet ma non può essere interessato ad un’altra donna perché l’altra donna le sottrae quell’interesse che invece deve essere solo per lei, beh mi sembra abbastanza chiaro che a questo punto può risultare difficile per un certo verso per una donna non cogliere la paradossalità di questo gioco, cercare continuamente di giocare questo gioco che chiamo gioco d’amore ma soltanto per esercitare il potere su un altro essere, il quale essere non è che poverino lui non compia la stessa operazione, non è questo che sto dicendo, la compie in modo differente perché anche l’uomo costruisce le sue storie e le sue storie sono costruite, se mai l’uomo ha voglia di costruire storie, pensando è sempre il pensiero l’artefice di quello che l’uomo va facendo però ecco entrambi l’uomo e la donna pensano e il pensiero funziona esattamente allo stesso modo però le premesse dell’uomo, le credenze dell’uomo sono differenti, assolutamente differenti da quelle della donna per cui la donna crede di poter giocare con l’uomo il suo stesso gioco ma invece sono assolutamente due giochi differenti come giocare la dama con le carte di scala quaranta, non si può giocare e allora si torna all’antico modo di giocare quello dei bambini che fanno la lotta e godono di questa lotta, costruiscono il colpevole e si avviano a ricostruire la stessa scena di potenza in cui erano bambini. Pensate ancora una volta ai bambini… si dà tutto quello che si può dare ai figli, ai bambini perché ai bambini tutto si deve dare e i bambini hanno diritto di vita e di morte su tutti, hanno tutti ai loro piedi… I bambini sono il re, e il re ha il potere… cosa si intende e si invidia al re che ha il potere? Si invidia la soddisfazione di ogni desiderio, ogni suo desiderio è soddisfatto, per definizione direi. Laddove non si può tenere conto di come solo il proprio pensiero ponga le condizioni per l’amore che ci si troverà a vivere senza assolutamente saperlo, immaginando di giocare il gioco più bello del mondo… se non si può sapere appunto questo si sarà giocati dal gioco dell’amore, non ci sono chances la persona continuerà a cercare e a ricostruire esattamente quelle scene che hanno funzionato quando ha cominciato a pensare, questo è importante per tutte le implicazioni che questo comporta dalla rinuncia al piacere della donna per il controllo sul desiderio dell’uomo, per tutte le questioni che avvengono e che si scrivono le tragedie, per quelle tragedie in cui ci si trova coinvolti senza nulla sapere dell’agire del proprio pensiero, se si potesse avere cura e intendere come funziona il proprio pensiero ascoltando quello che avviene nel proprio pensiero, cosa produce il proprio pensiero ecco che non ci sarebbe più bisogno di scambiare l’amore per un esercizio di potere e si potrebbe godere, godere di ciascun gioco anche del sesso la donna potrebbe godere senza doverlo ciascuna volta finalizzare all’interesse dell’altro… c’è un caso in cui la donna può accorgersi della lotta di potere che è ciò che gli umani chiamano amore ed è la madre, la madre di un figlio maschio, dico questo perché poi io terrò un’altra conferenza dal titolo Madri che non uccidono (giovedì 29-11-2007) è soltanto un accenno, dicevo, che una madre che ha un figlio maschio, nel caso di una figlia le questioni sono differenti, ma la madre di un figlio può accorgersi della lotta di potere, può accorgersene appunto in questa occasione quando ha un figlio che si innamora, perché in quell’occasione potrà riflettere e potrà anche considerare “poverino” il figlio, questo se considera le cose naturali, alla naturalità dell’amore… l’amore è sempre avvenuto così si è svolto sempre così e quindi povero figlio però se invece potrà considerare la sua intelligenza ecco che forse ci sarà una chance anche per quella madre e forse anche per il figlio, madre che non dovrà patire il sacrificio, potrà rendere inutilizzabile la scena del figlio morto, ma è consapevole si accorge lei di come è paradossale nel discorso occidentale parlare d’amore senza poter sapere di che cosa è fatto… ma è fatto così è fatto in questo modo necessita di costruire di riprodurre la scena di potenza perché non può non farlo perché è costruito dal pensiero degli umani e il pensiero degli umani funziona così cioè deve ciascuna volta in cui ha trovato quella proposizione vera che soddisfa un certo gioco continuare a controllarla, a mantenerla vera, a continuare la sua linea di pensiero, a non poter mettere in gioco nulla perché se no non ha più nulla da dire e invece c’è molto da dire, tantissimo se solo lo vuole, se solo considera il suo pensiero e di quello che il suo pensiero si trova a costruire se non può obiettare nulla. Ecco direi che adesso possiamo se avete delle cose da chiedere, da dire, da obiettare, perché non è assolutamente semplice mi rendo conto quello che io questa sera sono andata a dire ma doveva essere “ciò che ciascuna donna dovrebbe sapere per essere felice” quindi un omaggio alle signore perché possano riflettere e possano dare una chance a se stesse in prima istanza e poi al pensiero… sì? Nessuno vuole intervenire? Nessuno ha delle cose da chiedere?

 

Intervento: è destinato sempre a finire? E dobbiamo sottovalutare questo sentimento?

 

È destinato sempre a finire che cosa, l’amore? Vede non si tratta qui di sottovalutare i sentimenti, l’amore è ciò che ciascuno immagina che sia, ciò che pensa che sia quindi se costruisce quell’amore che non deve finire ovviamente non finisce, però ci sono altri casi in cui la persona ha necessità per motivi suoi di costruire un amore che termini, che finisca e allora la costruzione è fatta in questo modo perché è funzionale al suo modo di pensare, al suo modo di vivere, non si tratta di sottovalutare un sentimento come quello dell’amore, questo affetto grandissimo ma si tratta di considerare come funziona all’interno di un sistema come quello del discorso occidentale, di che cosa è fatto e perché produce quello che produce, è diverso non si tratta di distruggere una malia, una magia ma si tratta di far considerare alle persone, alle donne che necessitano sempre del responso dell’altro per vivere, far considerare che pensano, che sono pensanti, che possono pensare e che solo all’interno del proprio pensiero trovano le vie per continuare a pensare e quindi a non dover costruire la sofferenza, a non dover costruire ciò che chiamano malessere per pensare ché sono obbligate a farlo, perché il loro pensiero è attratto, costruisce la sofferenza perché scambiano il piacere per la sofferenza, lo confondono, se potessero accogliere il fatto che sono loro che costruiscono la sofferenza, il disagio, il malessere, potessero considerare questo che è il loro pensiero che compie questa operazione potrebbero considerare che sono attratte dalla sofferenza e quindi come quando io sono attratta da qualcuno sono responsabile del piacere che provo allo stesso modo se sono attratta dalla sofferenza provo piacere e sono responsabile di questo piacere, potessi considerare questo già comincerei ad interrogare perché il mio pensiero è attratto dalla sofferenza, gode della sofferenza, si diverte con la sofferenza, di solito è il piacere che compie questa operazione e quindi io sono responsabile del piacere che traggo dal gioco che vado facendo, qui non si tratta di svalutare o sminuire un sentimento si tratta di cominciare ad accorgersi di che cosa è fatto, perché si produce e a che cosa serve… serve a continuare a produrre pensiero, non ha nessun altro scopo né finalità perché gli umani vivono del loro pensiero, perché devono pensare continuamente 24 ore su 24 quindi devono far lavorare il loro pensiero, beh un conto è lavorare con un pensiero che produce cose piacevoli un conto è fare i conti con il disagio, il malessere… sì? Signora ha delle obiezioni?

 

Intervento: no, no sono assolutamente d’accordo bisogna nutrire il pensiero verso il positivo eliminare il più possibile le negatività e se c’è occorre interrogarsi perché…

 

Per compiere questa operazione bisogna affrontare… proprio mettersi di fronte a ciò che il proprio pensiero produce non averne paura e quindi anche del negativo di cui lei parlava, ad un certo punto quando si affrontano i propri pensieri, quando si mettono in gioco, quando si elabora ecco che qualsiasi cosa non è più negativa o positiva, è una cosa che interroga e come tale occorre svolgerla certo che se si crede alle favole poi ci troverà a fare i conti con le guerre, con le lotte però ecco se si comincia ad interrogarsi… tutto quello che noi andiamo dicendo alle persone che vengono ad ascoltarci è proprio una riflessione sul pensiero sull’unica ricchezza che è a disposizione degli umani è questa la parte centrale, la parte più importante… qui sono rimaste solo due trascrizioni di conferenze di cicli precedenti ma noi abbiamo sempre puntato sul pensiero e continuiamo a farlo, a dire del pensiero e di come funziona, di che cosa è fatto… il nostro interesse principale e specifico è questo far in modo che le persone si interessino al pensiero ma per interessarsi al loro pensiero devono cominciare a mettere in gioco ciò che credono, ciò che sono stati addestrati a credere in prima istanza, per esempio, a credere che il loro pensiero sia qualcosa di naturale che proviene da una mente cioè da un luogo fisico che funziona attraverso delle cellule, no il pensiero è quello che stabilisce e conclude le cellule, le chiama così poi inventa giochi ma la priorità è questa riuscire a intendere qualcosa dell’estrema ricchezza dell’umano, del proprio pensiero questo e quindi anche del negativo che può sembrare intervenire nel proprio discorso…

 

Intervento: pensavo a quello che dicevi rispetto al costruire la sofferenza, a questo punto è possibile costruire la felicità, allo stesso modo, e considerare il fatto che sia il proprio pensiero artefice di questo della sofferenza o della sia alternativa la felicità, è una posizione completamente diversa rispetto a quella che siamo abituati ad affrontare, come dicevi giustamente, il luogo comune prevede che l’amore così come gli altri sentimenti siano una cosa che si subisce una cosa che capita tra capo e collo ad un certo punto si è travolti dalla passione, dalle passioni positive, negative riappropriarsi o forse appropriarsi di questa capacità creativa del proprio pensiero forse significa anche darsi una possibilità prima per essere felici oppure se si ha un altro obiettivo come talvolta accade, per esempio, dell’infelicità comunque di raggiungerla in ogni caso di raggiungere quello che si vuole…credo che questo gioco non abbia una posta di scarso rilievo cosa che da il peso alla vita racchiuso nel proprio pensiero mi sembra che questo sia abbastanza rivoluzionario…

 

Sì, inconsueto sì, le persone immaginano che esista qualcosa fuori dal proprio pensiero, fuori da una struttura perché il pensiero che cos’è? Non è nient’altro che una struttura che funziona in un certo modo e se le persone potessero divertire il proprio pensiero pensando e considerando l’arte, dicevi bene, con cui il pensiero costruisce qualsiasi cosa ecco che allora potrebbe esserci l’eventualità di modificare effettivamente le chances degli umani che per il momento hanno soltanto quella di costruire la felicità o l’infelicità, il bene o il male, il buono o il cattivo, il colpevole o il santo …non hanno molte chances, gli umani giocano con questi elementi utilizzando questi soli elementi e con questi costruiscono il loro mondo…

 

Intervento: è come dire non è la vita che modifica il pensiero ma è il pensiero che modifica e condiziona la vita…

 

Esattamente, esattamente ma questo solo a patto che si possa considerare di che cosa è fatto il pensiero, come funziona e perché funziona e questo direi che è prioritario… noi abbiamo un sito su internet http://xoomer.virgilio.it/lucianofaioni/ nel sito potrete trovare tutto il lavoro che è stato fatto da venti anni a questa parte, il lavoro che abbiamo fatto con corsi e conferenze e del pensiero, di questa cosa così importante per gli umani noi parliamo e ci troviamo ogni mercoledì in via Grassi e le cosa che ci troviamo ad affermare le affermiamo perché elaboriamo il pensiero, ci troviamo a confrontarci con le questioni che riguardano il funzionamento del pensiero che è linguaggio e quindi con il funzionamento del linguaggio se voi siete curiosi, avete voglia di compiere questo viaggio siete invitati soprattutto anche perché non è semplice, come diceva Daniela, cominciare a cambiare modo di considerare le cose, potersi considerare artefici di ciascuna cosa che ci si trova a vivere perché si è pensanti, perché si pensa e il proprio pensiero non è limitato da nulla se non dal proprio pensiero…

 

Intervento: io avrei una domanda, nella prospettiva del cambiamento personale, dell’autoconsapevolezza credo non ci sia tanto da fare, ma non crede che il pensiero sia anche interazione con gli altri e col mondo? Cioè nel senso che è una prospettiva migliore in cui una persona si pone al lavoro e comincia a compiere questa strada, penso che sia una strada che non ha mai fine …non crede che comunque il pensiero è anche interazione con quello degli altri, con il mondo. Il pensiero è qualcosa che ha a che fare anche con le relazioni, con tutto quello che un essere umano ha nella sua vita ci sono due versi molto belli di una poetessa all’inizio di una poesia che dice “arreda la tua mente…” e io sono stata sempre molto colpita da questa poesia della Patrizia Cavalli perché effettivamente è interessante questa prospettiva…il pensiero, comunque c’è la nostra vita è interazione se possiamo identificare la vita con pensiero non lo so però sicuramente la nostra vita è interazione dal momento in cui io lavoro su me stessa un altro lavora su se stesso comunque non è dato per scontato che questo porti alla felicità…

 

Bisogna intanto considerare che cosa intendiamo con pensiero perché possiamo intendere interazione con l’altro, possiamo intendere che il pensiero è una nebulosa come diceva De Saussure, possiamo intendere qualsiasi cosa e il suo contrario ma dobbiamo intendere cioè il mio pensiero deve concludere, per esempio, per rispondere a lei, deve intendere cioè deve pensare una risposta alla sua affermazione e quindi dobbiamo prima intenderci che cosa diciamo quando parliamo di pensiero, che cos’è il pensiero e perché è necessario che ci sia un pensiero che afferma che il pensiero è interazione, perché se non c’è un pensiero che conclude che il pensiero è interazione allora non è interazione ma è un’altra cosa, per esempio, De Saussure ha concluso che il pensiero è una nebulosa che deve diventare necessariamente una sequenza di elementi linguistici perché sia pensiero, come vede, il pensiero è quello che vogliamo che sia e necessariamente è una stringa di inferenze che concludono con un’altra inferenza che è una certa cosa e compiendo questa operazione escludono che sia un’altra cosa, continuamente, poi è tutto quello che io voglio che sia ma in questo caso non è che andiamo molto lontani, se per me il pensiero non è interazione con il pensiero dell’altro io e lei abbiamo finito di giocare, ciascuno ama pensare che le cose stiano in un certo modo anziché in un altro però questo non è definire il pensiero e non è ciò che io dico quando parlo dell’assoluta responsabilità del pensiero, è questa decisione che ciascuna volta interviene da parte del mio pensiero a concludere e quindi a giocare in un certo modo, a distinguere, a scegliere, il pensiero funziona così poi possiamo dire quello che vogliamo e trovarci affascinati dalle parole del poeta… d’accordo ma non è quello che io ho affermato questa sera…

 

Intervento di Luciano Faioni

 

Ci sono infinite cose che si possono riprendere fra quelle che ha detto Beatrice questa sera, ma c’è un curioso accostamento che è comparso fra l’amore e l’arte della guerra, curioso perché in genere non vengono accostati o almeno non in modo così esplicito. D’altra parte anche rifacendoci proprio al testo di Sun Zu “L’arte della guerra” è un testo di retorica, la retorica insegna a sedurre e la seduzione ha a che fare con l’amore in un modo o nell’altro, ora la questione interessante e in effetti Beatrice l’ha sottolineato, il gioco con cui si comincia a imparare a confrontarsi con il prossimo, il primo gioco, proprio appena si comincia a stare in piedi, la prima cosa che si fa è quella di atterrare l’altro, che è curioso, e poi si continua a farlo anche da grandini e poi, diceva Beatrice, la fanciullina si accorge che se deve fare la lotta perderà e quindi ripiega verso altre soluzioni, ma verso altre soluzioni perché? Per atterrare l’altro naturalmente, questo è sempre l’obiettivo, ma la questione fondamentale è perché deve fare una cosa del genere? Non solo la fanciullina, anche i fanciullini che per anni vanno avanti a giocare per fare la lotta, perché? A che scopo? Eppure vanno avanti anche poi da adulti quando sono proprietari di multinazionali e devono piegare un’altra multinazionale oppure sono a capo di un governo e devono mettere in ginocchio un altro stato, perché? Aldilà di considerazioni che possono farsi, economiche, militari e che comunque riconducono sempre al fatto che qualcuno vuole piegare sempre l’altro, rimane la domanda: perché? Ed è bizzarro che da quando esiste traccia degli umani, pare che da allora abbiano sempre fatto prevalentemente questo e nessuno ha mai saputo dire perché, è curioso. Ma la risposta è molto semplice. Beatrice giustamente parlava del pensiero, di come funziona il pensiero, funziona in un modo che è straordinariamente semplice ed è una prerogativa degli umani, ricordavo in varie occasioni che gli animali ne sono sprovvisti, e cioè funziona in questo modo: si muove da qualche cosa che si ritiene essere vero, a ragione o a torto non ha nessuna importanza, attraverso una serie di passaggi che si spera che siano coerenti fra loro si giunge a una conclusione, il pensiero funziona così o non funziona, quindi sappiamo come funziona il pensiero necessariamente perché anche se volessi obiettare qualunque cosa a questa affermazione comunque dovrei utilizzare questo sistema e questo rende obiettare qualcosa a questa affermazione particolarmente. Dunque funziona così e sappiamo che non può non funzionare così, sappiamo anche che conclude in qualche modo, cosa vuole dire concludere in qualche modo? Vuole dire escludere tutta una serie di possibilità per affermarne una, e chiamiamo questa una che affermiamo, vera, come dire che il pensiero deve concludere necessariamente in modo vero e questo che cos’altro comporta ancora? Che se io concludo in un certo modo che è vero qualunque altra conclusione che muove dalle stesse premesse che chiunque altro abbia l’ardire di compiere, se non collima con la mia allora lui dice il falso. Per piegare l’altro alla propria ragione c’è un’arte che si occupa di questo, antica, si chiama retorica, la nobile e antica arte della persuasione che è un altro modo per piegare l’altro alla mia ragione. Il modo più sicuro per piegare l’altro alla mia ragione è fare in modo che cessi di obiettare qualunque cosa e cioè ucciderlo, però è considerato un sistema eccessivo il più delle volte anche se comunque è praticato, e allora si usa quest’altro sistema che è il dialogo che in ambito più ampio è chiamato diplomazia ma l’obiettivo rimane sempre e comunque piegare l’altro. Ora torno all’accostamento iniziale, quello con l’amore, l’amore fa eccezione o funziona così come qualunque altra cosa? Se fa eccezione perché? Occorre considerare, e Beatrice lo ha fatto in modo preciso, come funziona effettivamente e che cosa si va cercando, perché gli umani si innamorano, e ha posto una questione fondamentale per rispondere a questa domanda, altra domanda alla quale mai nessuno ha saputo rispondere: “perché gli umani si innamorano”? A che scopo? Lo fanno da sempre e continuano a farlo e continuano nonostante in alcune occasioni magari abbiano avuto delusioni a questo riguardo ma non è che per questo cessano di farlo. Beatrice ha fornita una risposta a questa domanda: per riprodurre una scena, una scena straordinaria e tuttavia irripetibile, quella scena in cui il potere del bambino appare assoluto, non è così ovviamente ma a lui appare così, se qualunque cosa io desideri viene soddisfatta ancora prima che la chieda, più di così cosa posso volere? Cosa posso desiderare? È quella situazione che poi è stata descritta come l’Eden, il Paradiso Perduto e tutte quelle storie che sono state costruite, cioè la condizione ideale: qualunque cosa io desideri viene soddisfatta subito da qualcuno. È ovvio che poi crescendo le condizioni si modificano però rimane l’idea, un’idea di un paradiso perduto, di una situazione ideale dove l’altro fa esattamente quello che io voglio che faccia prima ancora che glielo chieda, dove l’altro capisce i miei desideri prima ancora che io li domandi, che è una meraviglia, non devo neanche aprire bocca, meglio di così cosa ci si aspetta? Beatrice lo diceva, lei parlava delle signore visto che la sera è dedicata alle signore, qualcuno che le capisca, cosa vuole dire che le capisca? Che non le costringa a dire quello che desiderano ma che non vogliono dire, è questo, nient’altro che questo e quindi soddisfi immediatamente un desiderio senza che ci sia la necessità di dirlo e cioè riproduca, in qualche modo ovviamente, quella scena di potere assoluto. Torniamo al potere, al potere sull’altro, totale, assoluto, l’altro fa esattamente quello che io voglio che faccia, come ho detto poi crescendo le condizioni si modificano e ci si accorge che non è sempre così e che l’altro non fa automaticamente tutto quello che io voglio che faccia, anche perché lui da me si aspetta la stessa cosa e allora succedono complicazioni. Ecco l’arte della guerra: piegare l’altro alla propria ragione per tornare a quella condizione ideale dove l’altro era automaticamente piegato alla mia ragione senza neanche il mio intervento, e nell’amore che cosa si cerca? C’è l’eventualità che si cerchi esattamente questo nell’altra persona, cioè qualcuno che capisca esattamente, capisce cioè sa come sono fatto, sa cosa desidero, sa cosa voglio prima ancora che io lo chieda, sa quali sono le mie esigenze, sa cosa mi piace e sa cosa non mi piace, ammesso che lo si trovi un personaggio così, anche ammesso che sia se lo si trovasse sarebbe comunque un problema, anche in quel caso ché gli umani come già Sun Zu voleva, cercano la guerra sempre e comunque. Forse la volta scorsa dicevo proprio a proposito della fanciulla, che se avverte di essere scontata per l’altro, che per l’altro va tutto bene, che non c’è nessun problema e che è una meraviglia, ci pensa lei a fare in modo che qualcosa cambi e cioè scatena la guerra. La guerra è un esercizio di potere, questo è fuori di dubbio, a cui gli umani si addestrano fin da piccoli facendo la lotta tra di loro per vedere chi vince, chi è più forte, e perché lo fanno? Magari per tornare ad essere quel re assoluto, di cui parlava Beatrice, incontrastato, e così va avanti da alcune migliaia di anni però ecco c’era la questione che posta in questi termini appare assolutamente inevitabile la guerra sia tra nazioni sia tra maschi e femmine sia fra chiunque in un certo senso lo è, però c’è una possibilità e veniva esposta in modo interessante attraverso il pensiero, visto che è il pensiero in fondo che costruisce tutta questa serie di cose che conducono alla guerra forse è lo stesso pensiero che può costruire anche altre cose e cioè sapere quello che sta facendo sempre e comunque, questo lo può fare e quindi continuamente, incessantemente consapevole e di conseguenza responsabile di quello che fa, la fanciullina che va incontro ad un amore catastrofico sapendolo può farlo naturalmente, andare incontro all’amore catastrofico, nessuno glielo proibisce, ma può farlo sapendo che è un gioco l’unico problema è che soffrirà di meno e questo è un problema perché sapendo questo la sofferenza si attenua ovviamente, scompare quasi del tutto e questo è un enorme problema perché a questo punto non ha neanche più voglia di giocare, questa è una possibilità, però è una possibilità che merita di essere provata, perché no? Uno ha sofferto per tutta la vita perché non prova un’altra direzione così, per curiosità, solo per curiosità? In fondo è quella che ci ha spinti, ci ha mossi in questi anni a fare ciò che abbiamo fatto.

 

Ci vediamo giovedì 8 novembre, ci sarà Sandro Degasperi con “La paura dell’amore”.