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Luciano Faioni

Libreria Legolibri, 3 aprile 2003

 

L’AMORE

 

Dell’amore si è detto moltissimo dai tempi di Platone, una delle cose migliori come ciascuno sa è il Convivio di Platone, ma non è di questo che parleremo. Si considera generalmente l’amore uno stato d’animo, una sensazione, qualcosa che in ogni caso muove a fare, a parlare e fa pensare, fa sognare, fa immaginare storie, situazioni. Ciò che considereremo questa sera è esattamente questo, e cioè che cosa fa l’amore, o ciò che comunemente è inteso così, è chiaro che dare una definizione di amore è possibilissimo, possiamo darne quante ne volete, ciascuna definizione sarà sempre comunque assolutamente arbitraria, cioè sarà ciò che io penso che sia, ciò che lei pensa che sia, ciò che ciascuno pensa che sia. Ma l’aspetto più interessante consiste, come dicevo, nel fatto che muove a fare, muovendo a fare muove la persona a costruirsi delle scene, delle immagini, delle fantasie l’amore funziona prevalentemente così, attraverso delle costruzioni, delle fantasie, delle aspettative tutta una serie di cose che ciascuno conosce perfettamente. L’amore è una cosa transitiva, transita da una persona a un’altra, oppure a una cosa; è noto che può essere nei confronti di qualcuno o di qualcosa ma è sempre un muoversi verso qualcosa, un andare verso qualcosa. Ed è questo l’aspetto fondamentale, ciò per cui è così importante è, come già gli antichi sapevano, uno dei motori più forti. Come se gli umani avessero la necessità di trovare sempre, più frequentemente possibile, qualcosa che li muova. Questo avviene da sempre ovviamente, non è una cosa recente, perché la necessità di trovare qualcosa che muova verso qualche altra, anziché starsene fermi? A che scopo? Perché questa necessità? Trovare qualcosa che muove è come una costrizione, come se gli umani non potessero farne a meno, poi vedremo perché, ma cosa avviene esattamente, in questo frangente, cioè quando accade di provare una sensazione del genere? Cos’ha dunque di particolare questo cosiddetto oggetto d’amore? Perché attrae? Ora questa è una domanda che ciascuno a modo suo si pone o si è posta all’occorrenza, ma cosa accade ciascuna volta? Possiamo considerare sia il caso in cui l’oggetto d’amore sia qualcuno, sia il caso in cui sia qualcosa, perché anche quando è qualcosa non è meno forte, meno coinvolgente, pensate all’amore per la patria, l’amore per una fede, sono sicuramente molto potenti, fanno fare cose che generalmente le persone non fanno, morire per esempio è una di queste. Ciò che ha una persona per cui attrae è innanzi tutto l’idea che con quella persona sia possibile costruire una storia, questo è un luogo comune, la persona giusta e cioè quella che risponde a questa esigenza, rispondendo a questa esigenza, cioè consentendo di costruire una storia, cosa fa esattamente? Pone le condizioni perché un discorso possa proseguire, ora possono essere moltissimi gli elementi, i dettagli che inducono a pensare una cosa del genere, cioè che con una certa persona sia possibile costruire una storia, a seconda dell’esperienza, di ciò che piace, di una serie di elementi ma l’aspetto più importante dell’amore è la possibilità che qualcuno, visto che stiamo considerando questo caso, è che qualcuno consente di costruire una storia, ma di cosa è fatta questa storia? Innanzitutto delle cose che io immagino potranno accadere ovviamente, piacevoli o spiacevoli che siano è indifferente, però un sacco di cose, quindi cose che mi daranno da fare, da pensare, da dire, insomma sarà qualcosa di cui avrò modo di occuparmi a lungo, forse, ma sicuramente intensamente. Ma se ci pensate bene anche il caso in cui l’amore si rivolga a una fede, per esempio, o alla patria, adesso non è più di moda però una volta sì, l’amore per la patria! Lei ha l’amore per la patria? No, ecco, anche l’amore per una fede se ci pensate bene soddisfa gli stessi requisiti e cioè il pensiero che tutto ciò che sto facendo e che mi dà da fare è fortemente motivato dall’idea di costruire, per esempio, un mondo migliore, per cui ho un buon motivo per fare un sacco di cose da fare, sono quelle cose che comunemente si dice diano un senso alla vita. Ora perché gli umani cercano un senso alla loro vita? Anche questa è una domanda legittima, generalmente la domanda è “qual è il senso della mia vita?” e non “perché la mia vita dovrebbe avere un senso?”, formulata in questi termini la questione è differente cioè: perché la mia vita dovrebbe avere un senso? E se sì quale poi tra l’altro? Però l’amore è una di quelle cose che danno un senso alla vita cioè letteralmente potete considerare… buona sera, tutti ritardatari questa sera però vi accogliamo volentieri questa sera! Dunque dicevo che l’amore è una di quelle cose che danno un senso alla vita, un senso, cioè letteralmente una direzione, è una di quelle cose che danno da fare, e questo è un aspetto fondamentale perché si considera da sempre che gli umani invece fuggano quelle cose che non danno da fare, non danno da pensare, non danno da dire, perché quando si verificano queste cose allora avviene quel fenomeno che è noto come noia, cioè non c’è nulla da fare, più propriamente non c’è nulla che mi chiami a fare qualcosa, nulla che mi costringa a fare qualcosa. In molti casi viene vissuta l’assenza di un amore come una tragedia, una tragedia perché si considera a quel punto che la propria vita non abbia un senso, e questo pare che crei qualche problema, l’assenza di senso, e allora ci si dà da fare per trovare un amore cioè esattamente quelle cose che indicavo prima e cioè qualcuno, qualcosa che dia l’occasione di costruire una storia, di pensare, di dire, di fare, trovare cioè qualcosa o qualcuno per cui fare. Generalmente avviene così, e non solo da oggi, almeno da tre mila anni a questa parte, è una pratica ben consolidata; la cosa essenziale in tutto ciò è la necessità di trovare qualcosa che consenta di costruire una storia, di parlare in definitiva, perché costruire una storia non è altro che pensare e immaginare delle cose, quindi di parlare. Uno parla anche fra sé e sé e si chiede: “andrà così?”, “cosa devo fare perché vada in un certo modo?” “cosa non devo fare perché vada in quell’altro?” cioè ha una quantità di incombenze, e a questo punto dice, afferma che la sua vita ha un senso, o se preferite, letteralmente, una direzione. cioè c’è qualcuno o qualcosa per cui fare o come si suole dire talvolta, e a ciascuno di voi sarà accaduto di ascoltarlo: qualcosa o qualcuno per cui valga la pena fare o vivere. Detto questo dobbiamo porci una domanda, e cioè: come mai avviene tutto ciò? Domanda legittima. Anche se insolita mi rendo conto, in genere è una domanda che nessuno si pone, però in questa occasione possiamo farlo, e cioè perché è così importante cercare un senso, cercare una direzione, cercare un amore? Qualcosa che, come suole dirsi comunemente, soddisfi, ma soddisfa appunto l’esigenza di avere qualcosa da fare, da dire, da pensare, da immaginare, da congetturare. È chiaro che un partner per esempio, quindi una relazione cosiddetta amorosa dà da pensare, da interrogare, da chiedere, da fare molto più di quanto ne dia un aggeggio, il quale funziona o non funziona; invece una persona è molto più complessa, desidera cose e poi non le desidera più, fa delle cose che dice di non fare, oppure il contrario, insomma dà sempre molto da fare, quindi si presta molto bene. Ma veniamo alla domanda che abbiamo posta e cioè perché avviene una cosa del genere? Perché è nella natura dell’uomo? Questa è una risposta che non ci porta da nessuna parte, è come rispondere perché dio lo vuole. Una risposta che non ci porta da nessuna parte perché arresta la questione, non ci dice nulla, assolutamente niente, dunque è altrove che occorre che ci rivolgiamo, in qualcosa che esiste da sempre e che non può non esistere, visto che è una questione che in un modo o nell’altro riguarda ciascuno, che sia amore per qualcuno, amore per qualcosa, può anche essere amore per la letteratura, per la matematica… lei prova amore per la matematica? Neanche per la matematica. Va bene qualunque cosa, ma come dicevo riguarda ciascuno e ha sempre riguardato ciascuno, perché? Perché accade questo anziché no? Vediamo di rispondere a questa domanda visto che ce la siamo posta, e il motivo che troveremo non è molto dissimile dal fatto che, visto che ci siamo fatti una domanda occorre che troviamo una risposta. Però adesso spieghiamo un po’ meglio: cos’è che induce ciascuno, lo costringe anzi più che indurlo, a proseguire a dire? A pensare? In qualunque direzione vada? E perché soprattutto sempre qualcosa che lo induca a pensare ancora, a dire ancora, a raccontare ancora? Questa sorta di costrizione non è altro, se ci pensate bene, che il modo in cui funziona il pensiero. Ciascuno di voi non cessa mai di pensare, anche se in qualche occasione preferirebbe farlo, ma di fatto non cessa mai di farlo, il pensiero è una di quelle attività che funzionano ventiquattrore su ventiquattro, non si ferma mai, non ha mai un giorno di riposo, di sciopero, niente, funziona sempre e costruisce che cosa questo pensiero? Costruisce storie, scene, immagini, racconti; tutto ciò che viene costruito è ciò che comunemente si chiama pensiero, o sogno qualunque cosa non ha importanza, ma è come se gli umani non potessero non farlo. La costruzione di questi sogni però è vincolata a delle condizioni o anche a dei racconti, non è che uno può raccontarsi qualunque cosa, no, racconta sì ma attenendosi ad alcuni criteri dai quali non può derogare, tutto ciò che costruisce deve corrispondere in modo soddisfacente a qualcosa che ritiene essere vero, vero nel senso che può verificarsi, vero nel senso che corrisponde a una situazione, vero o verosimile ma non può costruire proposizioni che concludono con una affermazione che sa essere falsa. Vi siete mai chiesti per quale motivo quando considerate delle cose e vi accorgete che ciò che pensate è falso allora in quella direzione non potete andare in nessun modo? Perché? Eppure non lo potete fare, qualcosa lo impedisce e non è altro che la struttura del pensiero che è fatta così, vi impedisce di proseguire in una direzione che sapete essere falsa. Vi potete ingannare, questo non ha nessuna importanza, ma conta ciò che per voi in quel momento è vero. Le storie che si costruiscono si attengono a questo requisito fondamentale: devono essere storie verosimili, anche se fantasiose, se non c’è nessuna possibilità che sia vera la storia non viene costruita e questo è un aspetto. Ma ancora non abbiamo risposto alla domanda: perché? In parte abbiamo risposto e cioè il pensiero non si arresta mai e pertanto deve continuamente costruire qualcosa, una storia per esempio, ma per farlo gli occorrono degli strumenti, come si costruisce una storia? Lo schema base di qualunque storia è che ci sia una persona che voglia raggiungere un certo obiettivo, ma per raggiungerlo ha un ostacolo da superare, questo è lo schema di qualunque storia vogliate costruire. Dunque ha bisogno di elementi per costruire una storia, questi elementi vengono dalla sua esperienza, da ciò che sa, da ciò che suppone di sapere, da ciò che suppone sia vero, in tutto questo ovviamente c’è un altro aspetto che è noto come il sentire, e che con il vero parrebbe avere poco a che fare. Io sento, è un modo molto comune, molto diffuso di esprimere qualcosa, prendiamo in considerazione, potremmo dire che ciò che io sento, innanzitutto è una cosa che sento io, e questo è già un elemento non lo sente un altro, siccome lo sento io da dove arriva? Si è creato dal nulla? È poco probabile. Occorrono degli elementi, e cioè delle cose che io ho acquisite, queste cose che ho acquisite costituiscono una sorta di bagaglio di cose che so, che so e non posso non saperle a questo punto, quando affermo di sentire qualcosa in realtà sto dicendo questo, che avverto qualcosa che mi attrae per i motivi che dicevo prima cioè qualcosa che mi dà l’opportunità di costruire storie, di fare un sacco di cose ma non so esattamente perché e allora dico che lo sento e bell’è fatto, è una sorta di escamotage, in realtà di per sé non significherebbe assolutamente nulla se non fosse che a fianco a tutto questo c’è la consapevolezza per così dire di avere trovato un elemento che mi dà da dire, da fare, da pensare etc. ma non so qual è il motivo. Ecco che allora sorge questa formulazione “sento che mi attrae” per esempio “che lo amo, che mi ama” sento un sacco di cose, però se qualcuno mi chiedesse perché non saprei cosa rispondere, un po’ come accadeva ad Agostino, “finché nessuno mi chiede che cos’è il tempo, ma quando me lo chiede non lo so più”, ma in realtà non lo sapeva neanche prima, supponeva di saperlo, ma non lo sapeva affatto. È possibile sapere invece perché una persona si innamora di un’altra, è possibilissimo anche se c’è qualche complicazione, o può sorgere qualche complicazione, però di questo ce ne occuperemo tra poco, adesso terminiamo questo aspetto, quello del perché non è possibile non farlo e dicevo: ciascuno non trovandosi a pensare e non potendo non farlo è costretto dal suo stesso pensiero a cercare e trovare qualcosa che gli consenta di continuare a produrre pensiero, parole, scene, immagini tutto quello che volete. Al punto di costruire qualunque cosa pur di continuare a parlare, qualunque cosa, in molti casi non importa che cosa ma pur che sia, perché io possa, come si suole dire, continuare a sognare che non significa nient’altro che potere continuare a pensare, perché l’innamoramento è qualche cosa che consente, dicevo all’inizio di costruire, perché ci sono molti elementi da mettere a punto, da considerare, da riconsiderare etc., fornisce una quantità enorme di occasioni di pensiero, molto più di quanto ne consenta un registratore. Ma la cosa bizzarra in tutto questo, bizzarra anche se appare a assolutamente normale, è che gli umani necessitano di qualcuno per compiere tutte queste operazioni, qualcuno o qualcosa. Se lo scopo di tutto questo non è nient’altro che proseguire a pensare, ciò che ciascuno cerca è esattamente questo: potere continuare a pensare, anche se la cosa si configura molte volte in modo differente, uno può dire è lui o lei che mi interessa, per come è fatto, per come mi guarda quando mi parla, per come mi ascolta e infinite altre cose, ma questo che cosa vuole dire, esattamente? E qui, se interrogate la persona, sarà difficile che riesca a rispondervi qualcosa ma la questione è che tutti questi tratti e questi elementi che per qualche verso attraggono non sono altro che pretesti, occasioni per costruire storie “mi guada così quindi questo…” “mi capisce e quindi quest’altro…” “mi ascolta e quindi quest’altro ancora…” tutte occasioni per costruire, per sognare, cioè per costruire un romanzo, un romanzo non è nient’altro che questo. Dunque lo scopo di tutto questo non è nient’altro che pensare, consentire al proprio pensiero di proseguire, ma qualcuno potrebbe domandare: se non ci si innamora di qualcuno o qualcosa il pensiero si arresta? Certo che no, non si arresta, e allora a che scopo fare tutte queste operazioni? Perché il mio pensiero, almeno il più delle volte, è incerto, non sono sicuro, adesso parlo per voi io sono sicurissimo, ma non si è sicuri, diciamola così, in molte occasioni, la più parte delle decisioni che si prendono, di ciò che occorre fare, se è bene o se è male, vado di qui vado di là, chi mi dà la certezza di fronte a queste domande? Eppure una verità ci deve essere da qualche parte, perché? Perché mi hanno insegnato a pensare così e quindi se non lo so io allora qualcun altro lo sa; ciascuno è stato addestrato a pensare così fin dalle scuole materne, poi che sia così oppure no questo è un altro discorso però questo è l’addestramento, e allora ecco qualcuno che mi aiuti, mi agevoli, mi supporti, mi conforti perché da solo non ce la faccio, non ce la faccio nel senso che non ho la certezza di ciò che affermo, non sono sicurissimo e invece l’altro magari sì, magari no certo, però c’è sempre l’eventualità mentre io so che le cose che penso non sono sufficienti, non bastono mai, non arrivano mai a concludere in modo tale per cui io sia sicuro che è così. Ma se gli umani avessero la possibilità di sapere con certezza ciò che pensano è necessariamente vero cosa accadrebbe? Forse non avrebbero la necessità di appellarsi ad altri per reperire tale certezza, dal momento che la storia che ciascuno costruisce, sì, viene costruita certo, ma occorre che sia anche vera, perché una storia falsa non interessa a nessuno, assolutamente nessuno, che sa essere falsa ovviamente. Ecco allora la necessità di costruire tale storia che prenda spunto da qualche cos’altro, qualcosa che è fuori di me, cioè che non appartiene esclusivamente al mio pensiero, il mio pensiero lo utilizza per costruire una storia ma non appartiene al mio pensiero perché il mio pensiero non è così affidabile, è da cosa lo rilevate questo? Dal fatto che quando siete da soli con i vostri pensieri succedono dei problemi, ché i vostri pensieri vi portano là dove siete più incerti, vi pone di fronte a un sacco di cose alle quali non sapete rispondere, e questo crea qualche problema, dunque occorre allontanarsi dai propri pensieri ma sempre per lo stesso motivo, perché sono incerti, e che cosa meglio per esempio di una storia d’amore in questo caso per non restare mai soli con i propri pensieri, cioè avere sempre altro di cui occuparsi, costantemente, ventiquattro ore su ventiquattro. E il vantaggio è che essendo altro da me ha una sua verità, e io non devo fare nient’altro che cercare di capirla, di intenderla, intendere cosa vuole, dove va, cosa fa. I propri pensieri possono essere devastanti al punto di preferire morire piuttosto che occuparsene, molte malattie vengono da lì, non tutte ma una parte, per avere qualcosa di cui occuparsi e cessare di occuparsi dei propri pensieri. Questo apre a una serie di questioni di proporzioni enormi, che riguardano la possibilità di ciascuno di evitarsi di mettersi nei guai, per esempio, di ogni genere, e di intendere perché si mette invece nei guai come si suol dire, la risposta l’abbiamo già data: un guaio, un accidente, un ostacolo è quello che è funzionale alla storia, è funzionale al pensiero perché costruisce, costringe a costruire una quantità enorme di pensieri atti a risolvere l’ostacolo, a risolvere il problema e pertanto occorre avere un problema, se non c’è il problema allora sorge un altro problema che è quello dell’assenza del problema, e senza problemi che succede? Che è quella cosa poi che tutti quanti cercano “potessi non avere problemi” può accadere per qualche breve istante di non avere problemi, ma potete avere la certezza che di lì a pochissimo sicuramente se ne creerà qualcuno, è inesorabile, più o meno grave a seconda delle fantasie del momento. Dunque l’amore, l’amore posto in questi termini appare essere nient’altro che la necessità di trovare un supporto per costruire una storia, uno potrebbe dire “bene, tutto qui?” Non è poco! Gli umani non fanno nient’altro che questo: costruire storie, inventare storie e quindi hanno la necessità di un ostacolo, di un antagonista. L’antagonista è quello che mi impedisce di raggiungere il mio obiettivo, quello che mi sono prefissato. Ma dicevamo del pensiero, di come questa attività che riguarda ciascuno ventiquattro ore su ventiquattro costringa inesorabilmente a cercare un qualche cosa che gli consenta di costruire una storia, bella o brutta che sia per il pensiero in quanto tale è marginale, l’importante è che ci sia, che ci sia questa possibilità. L’amore è una delle occasioni più favorevoli ma non solo, pensate alla religione per esempio, anche lì si parla di amore molto spesso, quasi sempre, sono poche quelle religioni che predicano l’odio fine a se stesso, anzi direi che è quasi una contraddizione in termini, l’odio per quelli che sono miscredenti, infedeli e malnati che con cattiveria non riconoscono il verbo, quelli sì, quelli vanno eliminati ma gli altri, quelli che credono quelli no, in questo caso l’amore é per la parola, è per il vero, per il dio vero, l’unico, è noto che ciascuno dei vari è l’unico ovviamente, ma anche in questo caso funziona esattamente allo stesso modo e cioè è un’occasione formidabile per avere un motivo, uno scopo della propria esistenza, come dire che finalmente io ho uno scopo, servo a qualcosa o a qualcuno, perché se non servo a nessuno allora mi ritrovo da solo con i miei pensieri, ecco la tragedia intollerabile. I miei pensieri, come faccio a stabilire che sono veri? Da solo, senza un qualche cosa che mi garantisca, un dio, un accidente, un qualche cosa? Appare che la questione della verità, per esempio, con l’amore abbia poco a che fare se non in casi particolarissimi, quando uno dei due chiede all’altra se l’ama oppure no, allora invece diventa importantissima ma se no apparentemente non ha molto a che fare, e invece se ci riflettete vi rendete conto che è fondato su questo: l’amore fondato su un criterio verofunzionale, pensate un po’ che strana cosa, però considerate bene: una persona si innamora di un’altra, cosa comunissima, che succede a questo punto? Innanzitutto comincia a chiedersi se questa persona è interessata a lui o a lei, oppure no, poi piacerò a questa persona? Che cosa vorrà avere? Che cosa vorrà fare? Sarà la persona giusta per me? Sarò felice con questa persona, sarò infelice? Per esempio uno può dirsi: sto benissimo con questa persona, tutto fila liscio. Ci sono anche questi momenti ovviamente, cosa deve fare perché vada avanti così anziché vada tutto a catafascio? Tutto funziona apparentemente perfettamente finché c’è un affidarsi totalmente all’altro, che nel luogo comune è la fase del così detto innamoramento, quello in cui ci si affida totalmente, si è come trasportati dall’idea “sacra” di avere trovato finalmente ciò che si era cercato da sempre. Ma questo accade anche in una conversione religiosa, è la stessa cosa, cioè si suppone di avere trovato quell’elemento che consentirà per sempre di potere raccontare storie e ancora, ancora e ancora e non si fermerà mai e ce ne sarà sempre un’altra da raccontare perché è questo e nient’altro che questo che si cerca, e cioè è come se avesse trovato ciò che gli umani cercano cioè la verità, la verità è quella cosa che funziona in modo tale per cui fornisce una certezza, non fa nient’altro che questo la verità: fornisce una certezza, in quel caso c’è la certezza che le cose andranno sempre così e cioè che questa storia letteralmente non finirà mai ci sarà sempre un nuovo capitolo da aprire e quindi in questo caso come tutte le domande precedenti è sempre una questione verofunzionale: vero/falso. Pensate a quante domande si pone una persona che inizia una relazione, uno sterminio, e cerca una risposta sì/no e in base alle risposte che riesce a ottenere modificherà la sua condotta, però sempre e comunque in base a qualcosa che sa essere vero oppure falso, e da lì non scappa. Ciascuno non può proseguire in una direzione che sa essere falsa, non lo può fare, la struttura del pensiero glielo impedisce, per cui è costretto a seguire le cose che crede essere vere. Quindi perché attrae così tanto l’amore? Perché dà, fornisce un motivo per costruire storie e perché ha bisogno di costruire storie? Perché il pensiero non può arrestarsi, è continuamente alla ricerca di qualcosa per proseguire ma proseguire agganciandosi, appoggiandosi a qualcosa che ritiene fuori di sé, perché il proprio pensiero appare vacillante, insicuro e inaffidabile. Se invece risultasse dunque assolutamente affidabile? Non è che uno non si innamorerebbe più, nessuno glielo vieta, sicuramente ci sarebbe una differenza e cioè un cessare di attendere dall’altro la verità, per esempio, e cioè la condizione per il proprio benessere perché la condizione per il proprio benessere è sempre la verità, anzi potremmo indicarla così: la verità non è altro che questo, è la certezza, la sicurezza nel muoversi, nel pensare, nel dire etc. Allora essere attratti da qualcosa ma senza averne la necessità, cioè senza scaricare sull’altro la responsabilità della propria verità e quindi del proprio benessere, cosa pericolosissima, si sa, l’altro cambia di umore, cambia il pensiero, non è che sia sempre così a disposizione, è mutevole, e pertanto inaffidabile sotto questo aspetto. Talvolta la paura di rimanere soli, e quindi con i propri pensieri, è talmente forte da indurre ad accettare qualunque cosa, qualunque compromesso; non c’è nulla di male in tutto ciò ovviamente, la questione è che sarebbe possibile vivere meglio, naturalmente avendo una maggiore sicurezza, saldezza nei propri pensieri e questo è ottenibile, non è facile ma è ottenibile. Vi ho risparmiato tutta una serie di luoghi comuni sull’amore, sull’innamoramento, se volete i luoghi comuni ci sono le discussioni da bar oppure i libercoli di Alberoni, sono la stessa cosa, ciò che mi interessava dirvi è che l’amore non è una cosa che venga così dal nulla, è una costruzione, si costruisce l’amore come si costruisce un ponte, un computer, pare strano eppure… con ingredienti diversi naturalmente, non serve il calcestruzzo, non si usano putrelle e nemmeno schede, ma la struttura è questa: c’è un obiettivo da raggiungere, fare in modo di vivere quindi di raccontare una storia che ha come protagonista oltre a me quest’altra persona, a questo punto ci sono degli strumenti, ovviamente strumenti che vengono utilizzati per costruire una cosa del genere, strumenti che vengono dalla propria vita, dalla propria esperienza, è ciò che piace perlopiù, per esempio se a una persona piace la cioccolata sarà attratta da una vetrina che espone la cioccolata, ecco si può anche sapere perché una persona si innamora di un certa persona con certe caratteristiche, è possibile, lo si può fare. Vedete, ciascuno si porta appresso una serie di elementi ai quali non rinuncia, sono i fondamenti su cui costruisce la propria esistenza e sono quelli che cerca continuamente in un modo o in un altro, direttamente o indirettamente, ed è facile da illustrare una cosa del genere: sapete quando si comincia a pensare? Da piccolissimi, quando si incomincia a parlare ovviamente, incominciando a parlare a quel punto si cominciano a mettere insieme delle frasi, delle proposizioni secondo un ordine inizialmente magari un po’ incerto, è come i passi, e poi questo ordine diventa più saldo e allora si costruiscono quelle cose che si chiamano proposizioni, cioè sequenza di elementi che muovo da una premessa e giungono a una conclusione che non è altro che una considerazione, una considerazione è fatta di questo. Quando dunque il bimbetto comincia a pensare è ovvio che gli strumenti di cui dispone per affrontare ciò che lo circonda sono adeguati a quello che sa, poco, molto poco, gli strumenti per elaborare le informazioni che riceve sono pochissime, ecco perché a un bimbetto appare tutto di proporzioni enormi, tant’è che se voi gli levate la caramella succede un finimondo, se la levate alla mia amica Eugenia non succede niente, non è casuale, perché ha degli strumenti di pensiero che le consentono di elaborare la cosa in modo molto più sofisticato, si rende conto che la caramella non ha nessuna importanza e che va fuori e sene compra una quintalata e se le mangia tutte, per esempio, mentre il bimbetto non ha a disposizione questi elementi; ecco che ogni cosa diventa estrema, ma che cos’è una cosa estrema? La struttura è sempre la stessa, c’è il personaggio, c’è l’obiettivo e c’è l’ostacolo, qual è la cosa estrema? È l’obiettivo che è questione di vita o di morte, è un ostacolo insormontabile, è la struttura della storia, cioè costruisce una storia, in un certo senso una immagine, una sensazione che ha dimensioni enormi, smisurate rispetto alle sue forze per esempio, sì, così come se chiedessimo a un qualunque personaggio, Cesare per esempio, di risolvere la crisi mondiale adesso, subito, in 20 minuti, non potrebbe farlo, è un compito che va al di là delle possibilità, non ha gli strumenti né le informazioni sufficienti per compiere una operazione del genere e quindi per risolvere quel problema. È esattamente la condizione in cui si trova un umano piccolo, che ha appena cominciato a pensare, però cosa succede? Succede che prova, costruisce le scene, dei racconti, delle storie, dei romanzi, enormi, pensate a cosa può pensare un bimbetto al quale la mamma dice “se mangi la marmellata allora la mamma muore”, ora magari se fosse più grande direbbe “va bene, io la mangio e vediamo se è vero, facciamo questa verifica”, magari ha una impostazione scientifica e propone una verifica…

Intervento:

Adesso Paola è magari su un altro versante, però dicevo che si trova di fronte a delle sensazioni e quindi anche a delle emozioni che non è in condizioni di elaborare e quindi di ricondurre a altre proposizioni, altri pensieri, altre storie e pertanto questa scena è l’occasione per il bimbetto di costruire scene di proporzioni bibliche “adesso rimango da solo senza la mamma… e poi cosa faccio?” Cioè per lui la situazione che si prospetta è assolutamente catastrofica, terribilissima e pertanto le emozioni che prova in quel momento saranno difficilmente ripetibili in seguito, però queste emozioni che prova sono quelle che gli permettono, gli consentono, e consentono al suo pensiero di costruire una quantità enorme di altri pensieri, immagini, tentativi di soluzione magari abbozzati, magari tenuto conto anche degli strumenti di cui dispone, ma è la prima storia, è il primo romanza epico, quello che gli produce emozioni così forti e forti proprio perché non ha gli strumenti per elaborarlo differentemente, e tali per cui rimarrà il modello, insuperato, di tutte quelle successive. È come quando una persona si innamora di un romanzo per esempio, lo legge a 14, 15 anni, legge una cosa e si innamora di quella cosa e quella rimane magari per tutta la vita il modello per lui del romanzo. In questo modo cercherà di riprodurre all’infinito una scena del genere, più o meno ovviamente, non è che debba essere identica ma sicuramente per lui le emozioni più forti, più importanti saranno legate comunque a una certa scena, che può essere una qualunque non ha nessuna importanza, importante è che soddisfi questo requisito: che produca, che sia la condizione per costruire questo romanzo epico, a quel punto il modello è fatto, non c’è che da cercare di ripeterlo, ma come ripeterlo? Non posso emozionarmi così forte se mi sottraggono la marmellata oggi, non riesco in nessun modo, e quindi devo modificarlo- Facciamo un piccolo esempio, la paura che mi si sottragga qualche cosa, che mi venga portato via qualche cosa: per tutta la vita avrò sempre il timore, perché poi si formula così, che mi si porti via qualcosa mentre in realtà sto facendo di tutto e in effetti non faccio altro che pensare a questo, cioè che mi si porti via qualcosa, per ritrovare quella situazione e rivivere quella emozione fortissima e cioè ricominciare a sognare, per così dire, tutte quelle cose, quelle forti emozioni. Sapete che gli umani sono sempre alla ricerca di emozioni forti e più sono forti e più sono soddisfatti, la guerra è una delle occasioni di emozioni forti almeno per chi la fa ovviamente, perché è in gioco il bene che è ritenuto più prezioso e cioè la propria pelle, ma questa è un’altra storia. Bene c’è qualche considerazione intorno all’amore? Qualcuno dei presenti è mai stato innamorato? Chi lo è stato almeno una volta in vita sua può dire delle sue considerazioni, qualche questione che le mie parole vi hanno indotto a considerare… certo non è indifferente che il pensiero di cui abbiamo parlato, e che è ciò che costruisce tutte le storie, tutte le emozioni, tutti i romanzi etc. sia vincolato a una struttura, ché ciascuno pensa in un certo modo, che è necessariamente quello e cioè pensa attraverso un mezzo che è linguaggio, con linguaggio non intendo la chicchera, ma intendo una struttura ben precisa, la struttura inferenziale, quella che mi consente da un elemento, quando penso, di giungere a una conclusione cioè di fare un considerazione per esempio, e questo è un vincolo, non posso pensare in altro modo, sono costretto a pensare attraverso inferenze, se mi guarda così allora vuol dire che mi vuole bene, questa è un’inferenza della forma “se A allora B” se non mi chiama allora non mi vuole più, altra inferenza, sempre la stessa forma “se A allora B” se mi chiama ma non dice questa cosa allora vuol dire che non mi ama “se A e non B allora C”. Ecco, il pensiero funziona così, forse occorre saperlo, può esservi utile in alcuni casi…

Intervento: …

Dipende, non è sempre necessariamente così, per esempio gente che si uccide per amore non ce n’è tantissima, che si uccide per la patria adesso che stiamo parlando ce n’è un certo numero, per cui è difficile fare una valutazione di questo genere. Certo, come è noto da sempre l’amore è uno dei motori più forti, essendo anche l’occasione, il motivo per vivere, come dire che in alcuni casi si pone proprio come una questione estrema, pensi ad un amore materno, cosiddetto, il figlio è considerato il motivo più importante, in effetti in molti casi è l’unico elemento di cui si è assolutamente sicuri, e quindi si è disposti anche a morire in quel caso ma la struttura è la stessa del palestinese che si uccide per Allah, in fondo muore per qualche cosa che è più grande di lui, per un amore. Fa la stessa cosa…

Intervento: l’amore è una malattia, è lì che ti voglio…

Sì, bisogna prendere due aspirine prima di coricarsi e si guarisce, però lei diceva della forza, da dove viene secondo lei questa forza? Che giustamente ha posto in evidenza, si dice che l’amore per qualcuno supera…

Intervento:…

Cosa intende dire, provi a riflettere, lo so che si dice così, generalmente, ma come lo descriverebbe lei se dovesse farlo per esempio? Se dovesse scrivere un dizionario e si trovasse di fronte alla parola Amore…

Intervento: stato d’animo

Sì, certo, anche la paura lo è, però generalmente si distinguono, cosa direbbe dell’amore, perché c’è qualche cosa in più nell’amore, è uno stato d’animo sicuramente, e se si guarda il dizionario gira in torno a dei sinonimi, come attrazione verso qualcuno, benevolenza nei confronti di qualcuno o di qualcosa etc., gira in torno a queste cose non è che vada molto lontano, e in effetti poi di questo si tratta, di un’attrazione molto forte ma che non viene da nulla, viene da ciò che ho indicato stasera, dal pensiero e dalla necessità del pensiero di non arrestarsi mai e l’amore e una delle occasioni migliori per costruire una storia anzi, è fatto di questo. La prima cosa che si fa è partire con una storia, già si pensa a cosa sarà fra…? Accade certe volte, è sufficiente, tra due persone, che una sfiori l’altro con lo sguardo e immediatamente si è già costruita tutta la storia che sarà nei prossimi trent’anni, può succedere qualche volta, non sempre fortunatamente, però può accadere e in quel caso è ancora più evidente una cosa del genere, e cioè che basta un nonnulla e che l’obiettivo in effetti è la costruzione della storia per quella persona. Se avesse l’occasione di ascoltare molte persone, potrebbe accorgersi che la persona in quanto tale in molti casi non è altro che l’occasione, il pretesto per costruire una storia, ma è quasi indifferente, l’importante è che ci sia questa storia, che sia pensabile cioè che sia possibile pensare una situazione, una serie di scene, di cose. Ma una persona da sola non lo può fare, ha bisogno di quest’altro elemento perché non ce la fa a stare sola con i suoi pensieri, se lo potesse sarebbe diverso. In effetti il lavoro che io faccio consiste prevalentemente in questo: consentire, non solo ma anche, alle persone di potere vivere tranquillamente stando benissimo con i propri pensieri e cioè non avere paura di ciò che si pensa, delle proprie costruzioni, della fantasie, dei fantasmi che si creano continuamente, non averne paura, propriamente non avere bisogno di averne paura. Ci sono altri che magari vuole aggiungere qualcosa? Ho detto cose difficili? Qualcosa in particolare? Così mi dà l’occasione di chiarire…

Intervento: ha capovolto il pensiero…

Com’era prima? Lo rimetta dritto…

Intervento:…

È quello che ho detto, ho soltanto aggiunto nient’altro che questo, forse è questo che è stato devastante… lo sapevo, sì, già, succede. Non è tanto perdere delle illusioni che è interessante ma sapere di cosa sono fatte e perché ci sono, a cosa servono, questo è l’aspetto più interessante… altri che vogliono aggiungere qualcosa prima che chiudiamo …

Intervento: la differenza fra innamoramento e amore

Vede, per rispondere alla sua domanda dovremmo sapere cos’è l’uno e cos’è l’altro, ma quando avremo definito l’amore cosa avremo fatto esattamente? Avremo detto qualcosa che immaginiamo che sia ma l’amore; in effetti, così come l’innamoramento, di fatto non è nient’altro che ciò che lei pensa che sia, perché non è qualcosa che esiste da qualche parte in un altro mondo e noi dobbiamo definirlo, è qualcosa che costruisce lei, se vuole distinguerli li distingua, è legittimata a farlo, se non vuole distinguerli non li distingua ed è legittimata a non distinguerli, è un po’ come quelle cose che si dicono così, per esempio che non c’è il sesso senza l’amore oppure l’amore senza il sesso, sono delle cose che riguardano ciascuno ché non significano niente di per sé, assolutamente nulla, per una persona un certo momento va bene così, per un'altra va bene cosà, si considera così nel dizionario l’innamoramento come una fase in cui l’amore si costruisce, l’amore quando è costruito. Ma non vuole dire niente, l’amore non è nient’altro che ciò che lei pensa che sia, perché è lei che lo costruisce, lei stabilisce che l’amore è questo, quindi se corrisponde a questi requisiti allora è amore se no, no. Ci hanno provato a definirlo, ma non funziona, perché ciascuno poi lo modifica a seconda della sua storia. Sì lei come definirebbe l’amore, così d’acchito?

Intervento: l’amore come la non morte e quindi la non noia, la non morte del pensiero…non noia

L’amore come non noia, sì il contrario della morte, in effetti in generale è pensato così in molti casi, se non c’è l’amore uno si annoia, se non sono innamorato di qualcuno non so cosa fare, succede… Lo sapeva già? Sì, so che c’è Francesco Alberoni che ha scritto un libro che si chiama “Innamoramento e amore” lì trova una quantità di banalità sorprendenti, in effetti se lei chiede a sua nonna sicuramente avrà informazioni molto più precise, più sagge e più accurate, lì si fa una distinzione che non significa assolutamente niente, certe sono talmente arbitrarie e gratuite che sono sgangherate e inesistenti come accade spesso…

Intervento: a me interessava una precisazione: quella dell’utilizzo, del motivo economico prima lei parlava del bambino che non ha gli strumenti per elaborare le questioni e che si trova davanti alla sgridata della madre “se mangi la marmellata la mamma muore” l’economia di questa proposizione…

Sì il ricatto…

Intervento: sì il ricatto, il bambino si troverà a costruire questa scena esattamente capovolta in qualche modo

A temere che possa verificarsi. Lei pone la questione economica…

Intervento: noi ci troviamo sempre a fare i conti con questa illusione

Sì, potremmo dire che per potere continuare a usufruire di una cosa del genere occorre che io non me ne ritenga responsabile, e cioè pensare che mi sia capitato fra capo e collo, un po’ come l’innamoramento, che sia in qualche modo subito, cioè che Cupido lancia la freccia e allora mi colpisce, come qualcosa di cui non c’è quasi consapevolezza, accade, ed è la condizione, una delle condizioni per potere usufruire di una cosa del genere, non esserne responsabile, perché se potessi considerare che lo sto costruendo le cose cambierebbero per una serie di motivi, però non abbiamo il tempo di esporli adesso.

Intervento: per il discorso che ha fatto questa sera in realtà molti saranno rimasti un po’ sgomenti da ciò che è stato detto, però quello che si viene a creare è il massimo recupero dell’azione del sentimento perché forse quello che non si è potuto notare è che l’agire della persona è propria costruzione quindi per un suo passaggio di proposizioni è chiaro che può decidere senza l’azione dell’agente esterno e quindi dell’ostacolo, può decidere quello che vuole fare e quello che gli piace, a suo uso e consumo e di conseguenza si recupera anche l’amore e si vede l’aspetto più strettamente economico.

Sì, anche più divertente se vuoi, adesso bisognerebbe cominciare con un’altra conferenza ma non c’è tempo. Ci fermiamo qui, l’appuntamento è per giovedì prossimo con Sandro Degasperi, l’amico Sandro, psicanalista oltre ad essere Vicepresidente dell’Associazione, che interverrà e parlerà della clinica psicanalitica, un aspetto fondamentale in ciò che stiamo facendo.

Buona notte e grazie a ciascuno di voi.