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LA TECNICA NEL DISCORSO PARANOICO

 

26/10/1999

 

Come ricorderete la volta scorsa abbiamo cominciato a parlare del discorso paranoico, questa sera riprendiamo alcune questione e in particolare l’aspetto tecnico. La questione della tecnica nel discorso paranoico verte soprattutto sulla questione logica, come dire che nell’analisi del discorso paranoico ciò che occorre che avvenga è che la persona che si trova in questo discorso affronti in termini molto precisi tutto ciò che va sostenendo. La volta scorsa abbiamo accennato alla questione di portare alle estreme conseguenze le affermazioni che va facendo il discorso paranoico, non è casuale che tema la logica, che tema il rigore della logica, perché generalmente la logica impone delle motivazioni, impone delle prove e il discorso paranoico è lontanissimo da una cosa del genere: tutto ciò che afferma, lo afferma in modo assolutamente arbitrario, anche se lo afferma come se fosse una verità assoluta. Posto di fronte ciascuna volta alla necessità di dovere confortare le sue affermazioni con delle prove, chiamiamole così provvisoriamente, il discorso paranoico si trova in difficoltà. È chiaro che non farebbe mai una cosa del genere se non fosse costretto; la costrizione è data dal fatto che una persona che si trova in analisi ha rivolto una domanda di analisi e quindi si è mostrata, attirata quanto meno, disponibile ad affrontare il proprio discorso, più propriamente ad ascoltare il proprio discorso. Questa è la condizione perché l’analista possa intervenire, cioè che la persona sia disponibile ad ascoltare il proprio discorso. Se questo non si verifica l’analista non può fare assolutamente niente; fuori da un’analisi l’analista chiaramente ascolta ciò che accade, l’analista infatti è chi non può non ascoltare, tuttavia fuori da un’analisi non può intervenire, non può fare assolutamente niente, occorre una domanda, cioè occorre che la persona sia disponibile ad ascoltare il proprio discorso; può fare allora un lavoro che nel caso del discorso paranoico verte soprattutto su una richiesta continua di provare le cose che afferma. Dico provare qui… ma forse occorre precisare questa accezione. Vedete, il discorso paranoico, come dicevo la volta scorsa, afferma un sacco di cose con l’assoluta certezza di dire la verità. E’ ovvio che può fare questo se non si pone assolutamente nessuna domanda su questa verità, cosa che fa, cioè non si pone nessuna domanda, mentre la funzione dell’analista è porgli continuamente delle domande proprio intorno a quelle cose sulle quali non si sofferma affatto, che dà per scontate, che dà come ovvie, come naturali, come inevitabili, tutte cose che ovviamente non sono inevitabili. Dunque, con il discorso paranoico occorre intervenire spesso, contrariamente ad altri discorsi, facendo in modo che il minor numero di affermazioni del discorso paranoico passi. E’ una questione questa della quale abbiamo discusso l’anno scorso a proposito della retorica, perché così come esattamente allo stesso modo di un discorso retorico dove una qualunque affermazione che non venga confutata è automaticamente vera, nel senso che se una persona afferma qualcosa e io non ho i mezzi e i termini, non ci sono le condizioni per poter confutare questa affermazione, anche se questa affermazione mi infastidisce tuttavia rimane vera, come dire che retoricamente è vero tutto ciò di cui non si può provare che sia falso e questo in modo particolare nel discorso paranoico, tutto ciò che afferma con quella assoluta certezza di cui vi dicevo, per lui o per lei è assolutamente vero finché non trova un ostacolo ovviamente, questo ostacolo è quello che gli pone e gli impone per dirla così l’analista. Non è semplice l’analisi in un discorso paranoico; in questa struttura l’idea di dovere educare il prossimo è molto forte ed esercita una sorta di attrazione fatale dalla quale è difficile separarsi, così come è difficile separarsi dall’idea di avere ragione. Ciascuno, in genere, cerca in un modo o nell’altro di avere ragione, di avere ragione sul prossimo; il discorso paranoico muove dalla certezza di averla già questa ragione, si tratta soltanto di fare in modo che altri si accorgano del loro errore. Abbiamo posto l’accento la volta scorsa sull’educazione nel caso specifico di questa signora il cui problema era l’educazione dei figli nel senso che, nell’assoluta certezza di sapere quale fosse il loro bene, tuttavia non era sicurissima che questi figli avrebbero recepito il suo insegnamento e quindi sarebbero stati salvi… Il discorso paranoico insiste soprattutto nei confronti dei figli a mostrare che tutto ciò che esula da una sicurezza, fornita dalle certezze in questo caso della madre, è una minaccia, è pericoloso, quindi da evitare, perché solo all’interno dell’insegnamento materno c’è la salvezza oltre che la verità. Ora, nel caso specifico, questa sorta di addestramento riuscì almeno in parte, in parte è riuscito, nel senso che i figli hanno preso alla lettera l’insegnamento materno e hanno continuato a vedere nella madre una fonte di verità. Questione piuttosto complicata, molto complicata perché il credere che qualcuno….(…..) Dicevo che il fatto consiste che il credere che la propria madre, o chi per lei, possegga la verità, e quindi occorra attenersi al suo insegnamento, ha la stessa struttura ovviamente del discorso religioso e pertanto è molto difficile smuovere questa persona da questa posizione, difficilissimo. Tant’è che i figli, come dicevo, hanno continuato a immaginare che la mamma fosse un riferimento assoluto e che non potesse sbagliare, almeno nei loro confronti, un po’ come avviene con il Papa che in materia religiosa si ritiene infallibile; se gli si chiede la ricetta del minestrone magari può sbagliare ma in materia religiosa è considerato infallibile. E così nel caso di un’educazione messa in atto da un discorso paranoico, se questa riesce diventa infallibile come il Papa, che comporta come potete immaginare alcuni problemi dal momento che infallibile non è affatto e nemmeno sa qual è il bene dei figli; immagina quale sia ma la sua idea è costruita attraverso la sua paranoia, cioè è un prodotto della sua paranoia e come tale poco affidabile nonostante, torno a ripetere, che affermi le sue verità con assoluta certezza. La relazione con i figli nel caso di un discorso paranoico, essendo questo addestramento molto forte e molto potente, o si risolve in una cosa molto semplice, nel senso che i figli fanno quell’operazione di cui dicevo prima, cioè accolgono totalmente l’insegnamento della madre, oppure lo fuggono e quindi avviene che molto spesso, chiaramente non è una legge ma possiamo dire un luogo comune, o si adattano, e continuano a pensare alla madre come una sorta di dio, oppure l’abbandonano. Non è conciliabile un’opinione differente nel discorso paranoico, per questo è fortissimamente religioso, esattamente allo stesso modo per cui non è conciliabile una religione con un’altra, per ovvi motivi: se il mio dio è il dio vero è ovvio che qualunque altro sarà falso e quindi sarà difficilmente conciliabile… Un po’ come avviene, a proposito di religiosità, con chi subisce un addestramento da parte dei gesuiti, o diventa una persona molto pia, molto devota, ai gesuiti ovviamente, oppure diventa tutt’altro, proprio un’altra cosa, come il sottoscritto. Il discorso religioso, la fede religiosa, o la si accoglie oppure no, qualunque religione per quanto si mostri molto accondiscendente, molto umanitaria e tollerante, di fatto non può esimersi da una struttura che è quella del "con me o contro di me", non ci sono mezzi termini, proprio per una questione logica. Nel discorso paranoico è esattamente al stessa cosa, per cui anche nel caso di cui vi dicevo si è imposto questo aut-aut: o con me o contro di me. Che non ci siano mezze misure nel discorso paranoico, se da una parte comporta una serie di problemi che potete immaginare, dall’altra può essere utilizzato lungo l’analisi, perché non avendo mezzi termini e quindi è tutto da una parte, allora l’analista può portare questa parte alle estreme conseguenze mostrando al discorso paranoico l’assoluta inconsistenza delle sue affermazioni. Torno a ribadire che nel caso del discorso paranoico è la questione logica sulla quale occorre lavorare, attraverso la quale è possibile fare una breccia in una struttura apparentemente monolitica. In altre strutture questo non è possibile: per esempio, il discorso isterico della logica non sa cosa farsene né sa cosa sia .... ma di questo ci occuperemo fra quindici giorni quando parleremo del discorso isterico. Quindi, la relazione in questo caso del discorso paranoico tra madre e figli ha la struttura di qualunque discorso religioso, o con me o contro di me. Dicevamo la volta scorsa che se io sono dio qualunque altro si professi tale è falso e bugiardo. Che la logica sia l’unica arma contro il discorso paranoico questo lo stiamo andando dicendo da parecchio tempo, anche perché è l’unica cosa che in qualche modo arresti il delirio che altrimenti viene costruito incessantemente. Ma, così come il discorso paranoico da una parte è spaventato dalla logica perché avverte la minaccia, dall’altro è anche attratto, è fortemente attratto, per cui non vi sarà difficile condurlo lungo un cammino logico dal quale risulterà distrutto non potendo provare nulla di ciò che afferma. E’ curioso che gli umani debbano provare ciò che affermano, però funziona così il linguaggio: chiunque affermi qualche cosa che si discosta da ciò che chiunque crede è immediatamente richiesto di prove, se non altro gli si chiede perché affermi una cosa del genere. Questo occorre fare con il discorso paranoico, incessantemente, e non si stancherà il discorso paranoico, starà a questo gioco, perché avverte qualcosa che pur essendo molto pericoloso d’altra parte gli manca, gli manca nella sua fantasia per potere gestire il mondo intero, gli manca cioè un impianto logico che sostenga le sue affermazioni, non lo troverà ovviamente però il miraggio è questo e per questo starà a quel gioco…

Visto che è il secondo intervento intorno alla paranoia possiamo magari proseguire da questo punto in poi attraverso il dialogo con voi, questioni, dubbi, domande, perplessità, illazioni, qualunque cosa è bene accetta. Ciascuno di voi ha avuto l’esperienza nella sua vita, lunga o breve che sia, di persone che si siano trovate in questo discorso, le riconoscete subito perché quando devono spiegarvi qualcosa vi guardano fisse dentro gli occhi per vedere che abbiate capito bene e insistono a spiegarvi perfettamente come stanno le cose. Molti discorsi si riconoscono da una sorta di caricatura quasi, di atteggiamento, di tic….

 

Intervento: Sembra che nel discorso paranoico ci sia una sorta di caricatura del principio del terzo escluso, o vero o falso, e che non ci possano essere ripensamenti mai, una sorta di dio....

 

Sì, però finché è preso da questo delirio il problema non si pone, sì certo il terzo è escluso ma è escluso anche il secondo, in questo caso essendo lui l’unico non c’è via di mezzo…

·          Intervento: ...

Sì, effettivamente si pone come una sorta di caricatura di una procedura linguistica, come se fosse il padrone del linguaggio e si pone come tale da qui il rigore, un rigore assoluto: "se io sono padrone del linguaggio, cioè so quali proposizioni sono vere e quali false, devo essere il primo ad attenermi a una cosa del genere". Infatti, non transige né per sé né per altri, deve costringere il prossimo a seguire la retta via. Dicevamo la volta scorsa che è costretto a compiere questa operazione perché non può in nessun modo ammettere l’eventualità che ci sia un’altra posizione differente dalla sua, non lo può proprio logicamente e quindi è costretto a fare questa sorta di rappresentazione della rigidità assoluta. Sempre naturalmente per l’altro. Nel discorso paranoico la figura dell’altro è fondamentale, ne ha bisogno, ne ha bisogno come dell’aria, se non c’è l’altro si deprime, se non c’è l’altro da educare il discorso perde la giustificazione della propria esistenza, non ha più nessun motivo per esistere e gli viene la depressione. Ma finché c’è qualcuno da educare allora è salvo, qualcuno cioè su cui esercitare la propria verità.

Intervento: ...

Nel discorso paranoico la depressione interviene in un modo particolare, così come in ciascun discorso. Ora, nel discorso paranoico la necessità di educare il prossimo è fondamentale perché si ritiene il centro dell’universo. Se l’altro non è educabile o non riesce in questa operazione allora diventa il persecutore, diventa colui che perseguita. Nel discorso paranoico non c’è propriamente il persecutore, ci sono i persecutori, sono gli altri, sono i loro, "loro ce l’hanno con me". È una sorta di rovesciamento, "o fanno come dico io oppure diventano il nemico, il nemico che incombe e che devo distruggere, devo distruggere perché cerca di distruggermi". Mentre nel discorso isterico c’è la figura del persecutore che è una persona ben precisa, nome e cognome, nel discorso paranoico sono gli altri, loro, essi ... non c’è mai qualcuno di preciso. Insomma, opera questa sorta di rovesciamento e quindi è sì il centro del mondo ma perché tutto il mondo ce l’ha con lui o con lei. E’ un altro modo per essere al centro dell’universo, se io immaginassi che tutto il mondo ce l’ha con me è chiaro che devo pensare che ognuno dei sei miliardi di persone quando si sveglia alla mattina ha come unico obiettivo quello di danneggiarmi, no? (………) No, non lo sono stati perché hanno accolto l’insegnamento materno, ma se uno di questi avesse rifiutato l’insegnamento materno sarebbe diventato nemico, ora non è che avrebbe fatto chissà che, però comunque avrebbe cercato in tutti i modi anche molto pesanti di ricondurlo alla ragione. Nel caso, adesso facciamo questa ipotesi, in cui tutti tre i figli si fossero ribellati al suo insegnamento allora sì sarebbe potuta cadere nella depressione, ma allora non sarebbero tanto i figli ma sarebbe tutto il mondo ad avercela con lei, tutti. Ecco allora la depressione. Altri che vogliano aggiungere qualcosa.

Intervento: ...

Sì, dicevamo prima il padrone del linguaggio, certo. (…….) Sì, apposta dicevo portare la logica alle estreme conseguenze, in modo che questo linguaggio che stringe in un pugno gli si dissolva fra le mani. Certo, sì, una bella immagine….

Intervento: Mi sembra strano che il paranoico si rivolga all’analista, mi pare un paradosso ...

Sì, vede nel discorso paranoico, pur immaginando di essere una persona che in linea di massima non può avere torto, tutto sommato però ci sono dei casi in cui constata che alcune persone la sanno più lunga, cosa accade allora? In un modo o nell’altro la sanno più lunga o sono più potenti, ne sanno più di lui, allora di fronte a una persona che immagina più potente si fa umile, umile in qualunque accezione, può essere intellettuale, politica, economica non ha importanza, si fa umile nei confronti di questa persona, la teme, la teme moltissimo. Sono persone che come dice il luogo comune si fanno zerbino con i potenti e arroganti con i deboli, di quelli che ritengono tali, l’idea è quella di riuscire a sfruttare o a impadronirsi del sapere o del potere dell’altro per potercisi mettere al suo posto (……) No, perché anche se si trova nel discorso paranoico comunque non è completamente fuori di testa, cioè si accorge che esistono persone che sono economicamente e politicamente o intellettualmente più potenti di lui o di lei e di fronte a queste ha un atteggiamento molto servile, molto umile, molto spaventato, cosa che non avviene nel discorso isterico. L’inghippo è che se una persona che si trova in questa struttura di discorso fa domanda di analisi lo fa generalmente per acquisire qualcosa che immagina che gli manchi, per poterne usare…

CAMBIO CASSETTA

... Sì, chi altri? Magari le persone che sono venute per la prima volta e che io non conosco possono pormi delle domande di qualunque genere, ci sono persone che io non conosco? (…) Fate quindi l’università? Psicologia? Bene, non è proibito…la tesi quale sarà? (….) Può farla sulla retorica dell’inconscio, logica e retorica dell’inconscio…., cos’è che le piacerebbe in assoluto fare? Andare in una fabbrica a fare i test agli operai? (….) Se tocca quello, certo. Sì, perché la psicologia è nata per questo, lo sa? Nacque negli Stati Uniti negli anni ‘40, c’era ancora l’ultima guerra mondiale, l’ultima guerra mondiale in assoluto, serviva a stabilire chi era idoneo ad andare al fronte per ammazzare il prossimo, in questo caso i tedeschi, i giapponesi …serviva per questo e a tutt’oggi almeno negli Stati Uniti mantiene questo criterio fondamentale. Sia gli psicologi che gli psicanalisti, che gli psichiatri americani utilizzano queste quattro nozioni che hanno per consentire alle persone che hanno dei problemi di rimettersi in sesto e riprendere il lavoro, questo è l’utilizzo sociale della psicanalisi in America. A noi non è parso un granché come obiettivo, con gli strumenti che ha può fare di più… Qual è il suo nome (Stefania) E la sua amica? (Cristina) …..(……) Sì, non è difficile ingannare uno psicologo, si racconta quello che lui immagina che equivalga a una certa cosa…..Roberta? ho accennato alle cose di cui le chiedeva?

Intervento: ...

Sì, ho inteso, ma è una distruzione che avviene a fianco alla ricostruzione. Qualunque proposizione che viene distrutta, usiamo questi termini, comunque viene conosciuta come non provabile, mostra la sua gratuità, mostrando la sua gratuità incomincia a insinuarsi nella persona l’idea che tutto ciò che afferma, non essendo provabile in nessun modo ma non avendo nessuna certezza, è arbitrario ed essendo arbitrario non è più una affermazione fatta perché le cose stanno così ma perché io ho deciso che sono così. Nel discorso paranoico non c’è la responsabilità di ciò che si afferma, nel senso che dice "sì, io voglio questo, io decido questo" ma perché le cose stanno così e non perché è una mia decisione. Se le cose stanno così e io so come stanno le impongo a questo modo, ma se mi accorgo che ciò che io affermo, anziché essere la descrizione di uno stato di fatto di cose, è di volta in volta una mia decisione, potremmo chiamarla una nozione estetica. cioè un "a me piace così" . "Perché tu devi fare questo? Perché mi piace così", suona diverso "tu devi fare così perché questo è il tuo bene", provi a sostituirla con "no, devi fare così perché mi piace così", è meno sostenibile, c’è un ritorno, la persona può chiedersi "perché mi piace così?" Questa decostruzione avviene praticamente simultaneamente a una costruzione laddove il discorso, se da una parte si smonta, dall’altra si accorge di infinite altre cose e cioè della responsabilità che ha nel dire, nel parlare, ché il linguaggio in cui si trova costruisce di volta in volta proposizioni e che la verità che va enunciando è una proposizione fra le infinite altre, niente più di questo. E’ possibile uscire dalla struttura paranoica, non è facilissimo ma è possibile, è possibile attraverso il sistema che suggerivo. Il discorso paranoico essendo affascinato anche dalla logica a mettere in atto un processo che ad un certo punto quasi procede da sé, cioè non riesce più ad affermare le cose che affermava prima o a stabilire una serie di deliri, ma incomincia a "giocare" con questi deliri accorgendosi che sono una sua produzione, una sua creazione con la quale può sì giocare ma giocare con qualcosa significa come qualche cosa che non ha nulla a che fare con una costrizione logica, ma ci gioco perché mi piace Certo, il discorso paranoico è un discorso come ciascun altro, è possibilissimo svolgerlo e trovarsi in una posizione assolutamente differente, non è facile certo, però occorre sempre questa condizione fondamentale cioè che la persona desideri farlo, se no non si fa assolutamente niente…

Intervento: Come interviene per porre la questione della responsabilità….

Passando dal generale al particolare e cioè nel caso che lei sottolineava della fantasia di persecuzione puntare a individuare un persecutore, ché se si mantiene il "loro", un "essi" generico, non si può fare niente. Cominciare a precisare, chi esattamente? Questa persona! Per quale motivo? Cosa ti ha fatto? E poi è proprio così? Cominciare a smontare pezzo per pezzo la costruzione, proprio perché si possa instaurare, come giustamente lei notava, questo aspetto della responsabilità, cioè non sono loro che ce l’hanno con me ma io immagino che la tale persona abbia motivo per avercela con me. Intanto io penso questo, non loro sono cattivi. Perché se si rimane al "loro sono cattivi" non si va molto lontani. Insistere per sapere chi esattamente e per quale motivo (…..) Cosa non semplice perché il discorso paranoico è molto scivoloso su questa questione….

Intervento: A proposito della proiezione c’è un caso su cui Freud ha costruito qualcosa di peculiare che riguarda la paranoia, il caso della gelosia, qui la paranoia è precisa nella sua universalità….

Sì, Freud fa questa operazione, la gelosia nel discorso paranoico ha una particolare configurazione, per Freud si tratta di un caso di omosessualità, omosessualità non riconosciuta come tale, in questo caso il paranoico è gelosissimo della compagna ma, attraverso una serie di rovesciamenti, Freud giunge a considerare che la gelosia, cioè il dire che la compagna sia attratta da un altro uomo, è un mascheramento del fatto che è lui ad essere attratto da un altro uomo. Può accadere, certo, ma anche in questo caso l’altro uomo è sempre vago, non c’è mai una persona precisa, nel discorso paranoico la gelosia è generalizzata (c’è unisenso, cioè un senso solo) (……) Poi c’è tutta la questione dell’omosessualità nel discorso paranoico che non abbiamo affrontato, però ci sarà modo parlando di altri discorsi di riprendere, parlando di altri discorsi riprendiamo varie cose dei discorsi affrontati precedentemente, per esempio fra dieci giorni l’incontro verterà sul discorso isterico, un caso tratto dal discorso isterico. Siccome i discorsi sono solo quattro, secondo la nosografia psicanalitica classica, isterico, ossessivo, paranoico, schizofrenico, esauriti questi discorsi li riprenderemo e ci sarà modo di precisare ulteriormente e di elaborare ancora sempre di più in modo che alla fine di questa serie di conferenze vi sia molto chiaro non soltanto come funzionano questi discorsi ma anche sia la tecnica per affrontarli in sede analitica, questo sia per le persone che intendono formarsi come analisti sia per chi abbia soltanto una curiosità intellettuale. Formare analisti non è una cosa semplicissima ma è una cosa che può farsi, occorre volerlo fare anche in questo caso come l’analisi. Se una persona lo vuole fare può divenire analista se no no, non posso costringere le persone a volere, posso accogliere la sua domanda, lo faccio sempre molto volentieri, però occorre che la persona voglia farlo. Tutto ciò che esiste attualmente nella letteratura psicanalitica, che voi sapete è sterminata, intorno alla tecnica lascia molto da desiderare, moltissimo a desiderare. Le scuole di psicanalisi insegnano pochissimo, poche nozioni molto spesso raffazzonate e insostenibili. Si tratta invece di partire da alcuni assunti molto solidi e da lì considerare come funziona il linguaggio. Non soltanto l’analisi si svolge attraverso la parola ma che qualunque "disturbo" chiamiamolo così, è un disturbo prodotto dal linguaggio, diciamo adesso in termini molto rozzi, non è esattamente così ma qualunque disturbo fra tutti quelli elencati nella nosografia psicanalitica muove dal fatto che c’è una proposizione data come assioma fondamentale dalla quale si traggono una serie di conclusioni che vanno ad entrare in conflitto, come si usa dire oggi con il computer, con altri assiomi, da qui una serie di problemi. Però ne parleremo in modo più dettagliato e le persone che sono interessate negli incontri che avvengono il giovedì vertono proprio su questi aspetti più teorici, lì si impara ad ascoltare ciò che avviene nel linguaggio, questione fondamentale per chi intenda praticare come analista ... Ci sono altri? Io chiacchiero per dare modo a voi di porre questioni…

Intervento: La relazione fra discorso ossessivo e paranoico ...

Di questo parleremo quando affronteremo il discorso ossessivo, posso fare un accenno. Diciamo così, che il discorso ossessivo immagina di fare quelle cose che il discorso paranoico fa. Il discorso ossessivo le immagina, dice che le vorrebbe fare, le farebbe se ci fossero le condizioni, il discorso paranoico invece le mette in atto, immediatamente e semplicemente. Anche il discorso ossessivo, come ciascuno ovviamente, immagina che le proprie idee, opinioni siano corrette, ecc., però non ha quella certezza che ha il discorso paranoico e che gli consentirebbe di esporle con la stessa determinazione. Non avendo questa certezza si trattiene dall’esporle, il discorso paranoico avendo tale certezza non si trattiene. Però è nulla ciò che ho detto, quando affronteremo il discorso ossessivo affronteremo in modo molto dettagliato questa struttura di discorso, discorso ossessivo che sfocia nel discorso paranoico dove si psicotizza in generale. C’è una prossimità molto forte tra le due strutture, però l’una rimane sui bordi…l’altra invece non si arresta…

Intervento: ...

Avviene che considerandosi oggetto delle angherie del mondo intero in alcuni momenti, almeno che non sia completamente psicotizzato, in alcuni momenti si accorge che forse sta esagerando e che magari non è proprio così, oppure può in alcuni casi rivolgersi allo psicanalista per trovare conferma delle sue certezze, non è che non avverta disagio, lo avverte in alcuni casi e anche molto forte, quindi può anche decidersi di rivolgersi allo psicanalista per eliminare questo disagio pur mantenendo la sua assoluta certezza di essere nel giusto, però c’è questo disagio e può valutare l’eventualità di sbarazzarsene. È chiaro che non sa che sbarazzarsi del disagio comporta mettere in discussione la struttura in cui si trova, però…..(….) perché sta male, perché in generale gli altri lo fanno soffrire, ché sono loro che lo opprimono, incombono….non è che mette in dubbio che siano loro ad essere il problema, però pensa che magari può trovare un rimedio….lo forzasse per esempio, essere tetragono ai colpi del nemico…la figura del nemico è tipica del discorso paranoico e del discorso religioso in generale, non a caso prima ho fatto questa connessione fra il discorso religioso e paranoico. Il nemico è chiunque o qualunque cosa sia differente da come io penso che debba essere, per questo dicevo "o con me o contro di me".