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STRUMENTI PSICANALITICI AD USO DELLA TECNICA DELL’INFORMAZIONE

 

25/1/2000

 

Talvolta c’è una sorta di confusione o di sovrapposizione fra comunicazione e informazione. In effetti, la comunicazione riveste qualcosa di più ampio di informazione, informazione non è altro che la trasmissione di un messaggio da un mittente ad un ricevente, e la comunicazione è in effetti una cosa più ampia, più complessa, è difficile dare una definizione di comunicazione che sia sufficientemente ampia. Potremmo però dirne così, che non è altro che tutto ciò che accade quando un emittente, o semplicemente mittente come diceva Jakobson, invia ad un ricevente una proposizione, tutto ciò che accade e quindi va molto al di là della pura e semplice trasmissione di un informazioni. Anche una macchina trasmette informazioni, quando si manda una e-mail tramite posta elettronica, è una trasmissione di informazione. La comunicazione ora più che mai ha rilievo nella vita di ciascuno, si parla moltissimo di comunicazione, per cui forse occorre provarsi a definirla in modo più ampio possibile, come abbiamo fatto, cioè di tutto ciò che accade ciascuna volta in cui il mittente invia un messaggio ad un destinatario, qualunque cosa accada questa è comunicazione. Ma il problema nella comunicazione ha sempre rivestito e riveste a tutt’oggi, tutto ciò che in questa trasmissione di elementi risulta non gestibile, ed è un problema questo sia nel campo dell’informatica, in parte, ma soprattutto nel discorso pubblicitario, cioè io formulo una proposizione, e allora che ne è di questa proposizione quando viene ricevuta dall’altra persona? Cosa ascolta, che cosa ci mette in questa proposizione? Come se una volta lanciato il messaggio, diceva anche De Saussure, di questo messaggio non ne ho più la padronanza, non so più che cosa ne è, si produce quello che i linguisti chiamano rumore, cioè tutta una quantità enorme di altri elementi che viaggiano insieme con questa proposizione e che magari l’emittente non aveva nessuna intenzione di metterci, però chi lo riceve lo riceve in quel modo, tutto ciò che deborda l’intenzione nei confronti del mittente è ciò che maggiormente interroga oggi, ed è, se considerate bene la questione, ciò di cui si occupa la psicanalisi. Ciascuna persona comunica anche con sé continuamente, cioè si dice delle cose. Ciò che avviene quando c’è un problema nella persona può anche essere inteso come un problema di comunicazione, come dire che ciò che si comunica è incompatibile per esempio con le cose in cui crede, le cose che per lui hanno un valore, c’è una sorta di incompatibilità, e allora si crea un problema di comunicazione, come dire ciò che mi dico crea dei problemi, incontra degli ostacoli. La stessa cosa avviene parlando col prossimo ovviamente, io comunico una certa cosa e questa cosa può avere nell’interlocutore, nel destinatario, effetti che io non posso prevedere. Però tutto ciò che deborda questa trasmissione di informazioni, tutto ciò che eccede, e che poi definisce in realtà la comunicazione, è ciò di cui si occupa la psicanalisi, tutto ciò che va al di là di ciò che la persona intende di sé, tutto ciò che sfugge, che non riesce a controllare, di questo si occupa, di ciò che non riesce a controllare e che crea dei problemi al momento, come dicevo prima l’incompatibilità.

Dunque, potremmo cominciare a considerare l’uso delle strumento psicanalitico nella tecnica dell’informazione personale, cioè rispetto a tutte le informazioni che io vi do e che ricevo. Tutto ciò che io ricevo come informazione si scrive nel mio discorso in modo particolare, direi che questa ricezione di informazioni non è mai pulita, alcuni linguisti parlano appunto di rumore, informazioni che sono come sporcate dal rumore, contrariamente a ciò che avviene in una macchina dove invece la trasmissione pare che avvenga senza rumore, cioè così come viene trasmessa così viene ricevuta, non sempre ma il più delle volte, perché anche i computer non sempre funzionano bene. Però, vi dicevo, come utilizzare la tecnica psicanalitica? La questione può essere posta in questi termini, la psicanalisi non è altro che un’analisi propriamente di tutto ciò che deborda rispetto al messaggio che io vi do e che ricevo. Ma che ne fa di questo debordamento? Innanzitutto considera che questo debordamento è opera della persona interessata, se una persona mi trasmette una informazione e io ci costruisco su questa informazione tutta una serie di cose, questa costruzione è opera mia e non opera della persona che mi ha trasmesso questa informazione; quindi il debordamento di cui vi dicevo è una costruzione della persona, la quale costruzione, questo ci insegna la psicanalisi, non è del tutto casuale ma è in un certo senso pilotata, pilotata dal discorso in cui mi trovo, dalle cose in cui credo, da tutto ciò di cui sono fatto. Potremmo fare un esempio, io credo certe cose, bene, le informazioni che riceverò e che direttamente o indirettamente hanno a che fare con questa cosa in cui credo verranno comunque filtrate da questa stessa cosa in cui credo, più che filtrate potremmo anche dire costruite a partire da questa cosa in cui credo. Vi rendete conto della difficoltà per esempio nella trasmissioni di informazioni su vasta scala, tempo fa si diceva che Internet sarebbe diventato un sistema globale di informazione e quindi avendo tutti a disposizione tutte le informazioni sarebbe stata una libertà smisurata il che non è né può avvenire, per due motivi. Primo perché queste informazioni sono a loro volta pilotate; secondo, perché comunque una volta che queste informazioni sono partite non è possibile prevedere come ciascuna persona che le riceve le accoglierà. Non è prevedibile, non è prevedibile in quanto non è possibile conoscere tutti gli elementi che fanno di una persona quello che è, e sono proprio questi elementi quelli attraverso cui riceverà il messaggio, come se ciascuno fosse come dire schermato da una sorta di griglia, la quale fa passare alcune cose e altre no, ciascun messaggio che arriva viene filtrato attraverso questa griglia tant’è che è possibile inviare una serie notevolissima di informazioni anche importanti ma accorgersi che queste informazioni non vengono accolte, non sono credute o vengono distorte ma non dall’emittente, da colui che riceve. Di questa distorsione si occupa la psicanalisi e quindi, nel caso particolare di una persona, è chiaro che si tratta di cominciare a considerare che tutto ciò che si comunica ad un’altra persona verrà ricevuta da quell’altra persona in un modo che il più delle volte è molto differente da come io immagino che lei la riceverà. Di questo è possibile tenere conto, come? Incominciando a considerare che il fatto che abbia trasmesso una certa informazione per esempio non comporta automaticamente che l’altro la recepisca nello stesso modo, può averla capita in tutt’altro modo, non perché mi sono spiegato male ma perché viene filtrata dall’altra persona. Dunque, è ovvio che più io ho elementi di quest’altra persona minore sarà l’eventualità di fraintendimenti al punto che "rumore" viene utilizzato talvolta dalle persone, laddove due amici per esempio di fronte alla stessa situazione ammiccano perché già hanno inteso tutta una serie di cose che sono comuni ad entrambi e magari ridono fra loro perché si lanciano un messaggio percepibile solo da loro, come dire che questo messaggio è per entrambi ridondante ma allo stesso modo, cioè produce una stessa distorsione. Chiaramente, questo può avvenire anche in senso contrario, può cioè creare notevolissimi problemi nella comunicazione fra due persone e fare in modo che due persone, che fino ad un certo punto sembrava che si intendessero, cessino di colpo di intendersi. Come avviene questo? E’ come se prima venissero accettati da entrambi una serie di distorsioni del messaggio come una forma di intimità fra loro, se poi questa intimità per qualunque motivo cessa e non viene più accolta questa distorsione, il messaggio viene il più delle volte preso per quello che è per cui si interrompe quella sorta di complicità, come se uno dicesse "non sto più a questo gioco", e da qui inizia la incomprensione fra le persone.

Ma torniamo alla questione della psicanalisi. I motivi della psicanalisi, di cui prima dicevamo, consistono, come già accennato, nel potere considerare che qualunque messaggio io enunci questo verrà recepito dall’altro in modo differente da come io l’ho inteso, inesorabilmente, e quindi la mia attesa delle risposta da parte dell’altro sarà differente dal caso in cui invece immagino che lui abbia ricevuto esattamente il messaggio così come l’ho inviato. La psicanalisi sa che ciascuno è preso incessantemente dal fluire di pensieri, tra i più disparati, anche la combinatoria in cui la persona si trova in quel momento influisce su come il messaggio viene accolto tant’è, per fare un esempio molto banale, una persona che è di pessimo umore sarà mal disposta a ricevere alcuni tipi di messaggi mentre se è di buon umore li accoglierà in tutt’altra maniera. In questo la psicanalisi ha una certa portata in quanto indica come ciascuno si trovi continuamente preso in una catena di pensieri che decide non soltanto di ciò che sta pensando ma di ciò che penserà, quindi prima cosa, dicevamo, tenere conto di questo semplicissimo elemento e cioè che se una persona non intende ciò che gli si dice non è perché necessariamente è stupido o distratto ma perché in quel momento qualcosa sta funzionando in quella persona per cui è come se non potesse in alcuni casi capire ciò che gli viene detto. Questo può avvenire spesso anche nell’insegnamento, chi ha esperienza in questo campo lo sa molto bene…ci sono delle persone, dei ragazzi in questo caso, che in alcuni casi sono attentissimi e recepiscono un sacco di cose ma in un altro momento sono come schermati, come se non capissero niente, perché in quel momento sta funzionando qualche cosa, per lui, ma questo avviene in ciascuno, ci sono dei momenti in cui appare essere recettivo a qualunque tipo di informazione altri invece in cui appare refrattario. Ora, per quanto riguarda la conversazione fra sé e sé, la psicanalisi aggiunge molti altri elementi, consente cioè di intendere che cosa supporta questo che indicavo come rumore, che cosa lo fa esistere, che cosa cioè impedisce ad un certo punto di intendere ciò che cosa sta accadendo; ciò che mi si sta dicendo per esempio, come lo si intende? Per esempio, avvertendo una sorta di impedimento nella ricezione anche di una semplice informazione, accade di accorgersi che questa informazione che viene ricevuta viene detta dalla persona in un certo particolare momento, in una situazione particolare e tutto questo, ci si accorge, che si aggancia ad altri elementi, così come accade spesso una persona che chiacchiera ad un certo punto l’interlocutore accenna a una certa cosa e gli si cambia l’umore per esempio, come dire qualcosa è intervenuto, una specie di interferenza, qualcosa si è agganciato ai miei pensieri e li trascina via. Di questo la psicanalisi può occuparsi e si occupa e una persona che si trova in un itinerario analitico ha gli strumenti per poter accorgersi di una cosa del genere e intendere anche che cosa ad un certo punto la trascina via da ciò che sta avvenendo. Questo rende la comunicazione fra sé e sé molto più semplice, più rapida, in quanto viene eliminato tutto ciò che costituisce un blocco, un impedimento, è come se io potessi conversare tra me e me, senza avere nessun ostacolo, senza che nessun elemento si frapponga nei miei pensieri a costituire una sorta di schermo, di deviazione, di sbarramento, tutto può fluire tranquillamente come se, in altri termini ancora, non ci fosse nulla che mi spaventa e quindi posso accogliere qualunque tipo di pensiero, perché anche se un solo pensiero non può essere accolto allora, ogni volta che la catena di pensieri in cui mi trovo accenna o sfiora la questione, io sono costretto a costruire una serie di sbarramenti per impedire che questo elemento si affacci, distraendomi ovviamente da ciò che sto facendo; come dire che sono impegnato totalmente in questa operazione di protezione e non soltanto non posso ascoltare questo pensiero ma sono costretto a mettere in atto un meccanismo talvolta enorme per proteggermi con una serie di conseguenze che vanno dalla distrazione, alla stanchezza, anche perché talvolta è un’operazione molto faticosa. Una delle finalità di una psicanalisi è proprio questa di cui vi sto dicendo, cioè consentire la comunicazione fra sé e sé in modo molto più fluido, più veloce. Fluido perché non ci sono intoppi, più veloce perché non c’è da stare a perdere tempo a proteggermi da una serie di cose che mi spaventano. Cosa accade a questo punto? Che primo, non avendo paura di nulla non ho da arrestarmi di fronte a qualunque cosa e, secondo, non ho neanche da credere in nulla, non ho cioè da compiere quell’operazione che in molti casi è molto laboriosa per stabilire se l’informazione che ricevo è vera o falsa, perché, se mi trovo in un certo percorso, non è più né vera né falsa, è una figura retorica e come tale appunto né vera né falsa, può essere piacevole oppure no, ma così come quando, per fare un esempio macroscopico, si ascoltano notizie dal telegiornale, non ho da chiedermi se sono vere o sono false, fanno parte di un modo di pensare di chi costruisce il telegiornale, fornire delle informazioni, che ovviamente sono pilotate ma inesorabilmente, non esiste una trasmissione svincolata dalla comunicazione, cioè da questo debordamento di cui si diceva prima, è assolutamente impensabile, per cui chiunque trasmetta informazioni ci mette necessariamente del suo. Nel caso del telegiornale la cosa è voluta indubbiamente e quindi non ho da pensare se "ma sarà vero o sarà falso?", è ciò che queste persone hanno detto, la cosa finisce lì, poi può esserci qualche riscontro qua e là ma non si pone più questo problema. Non ponendosi questo problema cosa avviene? Che il fatto che io accolga oppure no una certa informazione dipende a questo punto da me perché se è necessariamente vera allora mi costringe all’assenso se no è una mia decisione accoglierla oppure no, una mia decisione di cui ne accolgo la responsabilità, come dire a me va bene credere questo e allora lo credo ma nulla al mondo mi costringe a farlo. Così quando qualcuno mi dice un qualche cosa, qualunque cosa sia, non ho necessità di stabilirla vera o falsa o di sottoporla ad un criterio verofunzionale, è un qualche cosa che quella certa persona mi ha detto e che in buona parte riguarda questa persona, può avere qualche riscontro ma in ogni caso non mi obbliga a crederci, mentre la verità così come è intesa in termini terroristici è qualcosa che obbliga a credere e quando le persone cominciano a credere vera necessariamente una certa cosa lì cominciano i guai perché se credo che sia vera assolutamente allora devo difenderla da tutti coloro che non credono, devo proteggerla e qui tutta una serie di operazioni molto complicate e spesso anche molto tragiche.

Ecco, potremmo dire che un apporto della psicanalisi nella tecnica dell’informazione e della comunicazione consiste nell’eliminare la tragicità che talvolta è veicolata dalla comunicazione, perché se indichiamo con comunicazione tutto ciò che accade dal momento in cui il mittente invia un messaggio al destinatario, tutto ciò che accade non comporta affatto che questa cosa sia sottoponibile ad un criterio vero funzionale, cioè che sia vera o falsa, è semplicemente il motore che innesca una serie di altri elementi e questi elementi, che sono i più disparati, chiaramente mi riguardano. E’ come se ogni volta questo messaggio che viene inviato fosse l’occasione del mio discorso per produrre, per costruire delle proposizioni, cioè per proseguire in altri termini, per cui per il momento l’uso della tecnica psicanalitica nell’informazione o nella comunicazione riguarda soltanto lo scambio tra due persone; laddove lo scambio avviene tra più persone fra loro la cosa può essere più complessa, ovviamente, se pensate a cosa avviene nella comunicazione nell’ambito sociale, politico, religioso ecc., constatate che il più delle volte il tipo di messaggio che viene inviato ha una struttura religiosa, cioè è fatto per essere creduto vero, esattamente come ciascuna religione.Chi si propone come dio, o propone altri come tale, è costretto a far pensare che ciò che sta dicendo sia necessariamente vero. Avviene così per esempio nella pubblicità, c’è sempre un fondamento religioso in questa trasmissione di messaggi, si suppone che chi riceve li debba considerare veri. Questo chiaramente non è casuale dal momento che queste persone che si occupano di questi aspetti sanno che il messaggio è rivolto ad una quantità di persone che pensano in questo modo e quindi si aspetta che il tipo di messaggio sia fatto in questo modo, cioè esattamente come si comunica la nascita di un nuovo dio, ogni volta che si lancia un detersivo sul mercato funziona così, è come la nascita di un dio di cui lo spot pubblicitario si fa profeta "da domani non avrete più questi falsi dei, ma avrete finalmente questo".

L’apporto psicanalitico, per tornare alla questione della psicanalisi, è di sbarazzare da una cosa del genere ovviamente non tanto perché chi si vede propinare un nuovo detersivo pensi che sia dio, non necessariamente, però in qualche modo è costretto a pensare che ci sia della verità in quel messaggio perché è stato indotto da quando esiste a pensare una cosa del genere, che se uno afferma una certa cosa qualcosa di vero c’è. La cosa eclatante per esempio è quando una persona viene incriminata, se la polizia lo ha arrestato sicuramente qualcosa ha fatto, il che non è così automatico, però si è indotti a pensare che di fronte a una certa asserzione questa sia necessariamente vera o che debba contenere qualcosa di vero. Ciascuno è come addestrato a pensare in questo modo da quando incomincia a parlare per cui gli riesce particolarmente difficile che possa essere in un altro modo e cioè che nessuna delle proposizioni che ascolta durante la giornata, dico nessuna, è logicamente sottoponibile ad un criterio verofunzionale e cioè che ciascuna di queste proposizioni, torno a dire logicamente, non è né vera né falsa, è una figura retorica, nient’altro che questo. Chiaramente questo lo sbarazzerebbe di una serie di problemi che incontra, prima vi parlavo della incompatibilità, ché uno crede vera una certa cosa …

CAMBIO CASSETTA

… è costretto a credere vera la seconda, può accogliere benissimo due cose che si contraddicono fra loro, è una figura retorica, per esempio l’ossimoro, l’antitesi, sono figure retoriche dove elementi fra loro opposti convivono benissimo e anzi creano un movente estetico per esempio, che è una figura retorica. Ma allora questa cosa è vera o è falsa? Questa è una domanda che non ha nessun senso, per la logica più stringata è una domanda senza senso dal momento che tutto ciò che utilizzerò per stabilire se questa cosa è vera o è falsa non è a sua volta sottoponibile a nessun criterio verofunzionale, e quindi ecco posso dire che, sì, è vero rispetto alle regole di un certo gioco, così come è vero che, giocando a poker, quattro assi battono due sette, ma una cosa del genere è vera all’interno di quel gioco particolarissimo, fuori non significa assolutamente niente. Ecco che allora tutta una serie di problemi enormi che molti stanno ponendo, soprattutto intorno alla comunicazione globale, vengono a dissolversi nel nulla perché ciascuna di queste informazioni, questa massa enorme di informazioni, non è né vera né falsa, racconta delle cose, prendetele come delle fiabe, raccontano delle cose in nessun modo sottoponibili ad un criterio verofunzionale. Quindi, tutto l’aspetto morale contenuto in queste nuove tecnologie, mi riferisco in pratica a Internet, di fatto è un non senso. Tuttavia, intorno alla comunicazione si sta parlando moltissimo anche perché ci sono dei buoni motivi, primo è che sta diventando un business di proporzioni enormi, l’altro è che molti grossi gruppi cercano di avere il controllo dell’informazione e chi ha il controllo dell’informazione ha il controllo su una quantità di altre cose oltre che persone e questo controllo può avercelo per il motivo che vi ho detto prima, perché le persone sono state indotte a pensare che le cose sono o vere o false, se ciascuno cessasse di credere una cosa del genere anche chi ha in mano tutti i mezzi di questo mondo dell’informazione in realtà si troverebbe in mano un pugno di mosche, perché tutte queste informazioni che vengono inviate non sono né credute né non credute, sono prese come delle favole, più o meno bene, più o meno divertenti, non essendo sottoponibili a nessun criterio verofunzionale non creano nessun problema. Certo, non è semplice una cosa del genere per poter giungere a considerare in termini estremi un aspetto come questo occorre considerare molto bene come funziona il linguaggio altrimenti è difficile che una persona di per sé giunga a potere considerare che ciascun elemento che incontra non può essere né vero né falso, se non come dicevo entro a questa restrizione all’interno delle regole del gioco per cui esiste, ma appunto in un gioco niente più di questo, vero Cesare? Vuole aggiungere qualcosa?

Intervento: Un aspetto psicanalitico, il comunicare fra sé e sé, è un’autoanalisi …

Avevamo discusso tempo fa dell’autoanalisi e della difficoltà che questo può comportare. Diciamo però che la comunicazione fra sé e sé occorre che sia resa possibile, in questo senso, che io abbia i termini e gli strumenti per accorgermi di tutto ciò che eccede e quindi le mie fantasie, i ricordi, tutto ciò di cui sono fatto interviene ciascuna volta in cui parlo a modificare ovviamente tutte le informazioni che ricevo e che mi do. Ora, l’intervento della psicanalisi consiste nel potere considerare tutto ciò che deborda un qualunque messaggio che interviene e potere considerare questo debordamento come tale perché altrimenti viene preso come parte integrante del messaggio e quindi accolto in questo senso, mentre non è parte integrante del messaggio, è un elemento che io aggiungo per fatti miei. Come dicevo, questo consente di poter usufruire dei messaggi in modo molto più semplice e più rapido, perché non ci metto nulla o meglio non è che non ci metta nulla, perché non posso non metterci tutta una serie di cose, ma so tutto ciò che ci aggiungo e anche per quale motivo, so anche che non posso non farlo perché ciascuna volta in cui ricevo un messaggio da un mittente questo mette in moto tutta una serie di discorsi, di proposizioni, di fantasie, di immagini, sensazioni, una quantità enorme di cose, però ho la possibilità di distinguerle e cioè di non supporre, di non pensare che tutto ciò che questo messaggio produce in me sia necessariamente parte integrante del messaggio. Questa è la differenza sostanziale che consente la psicanalisi e quindi non essere travolto da qualche cosa che io ho costruito che l’altro non ha costruito, ho costruito io, però se avviene questa sovrapposizione, immagino che l’abbia costruito l’altro, per cui posso accorgermi che l’ho costruita invece io.

Intervento: Come avviene che questo altro interviene anche lui nel discorso, in questo discorso fra me e me, per esempio a decretare la verità o la falsità…

Avviene dal momento che ciascuna persona è indotta a pensare che il linguaggio sia uno strumento, un veicolo di qualche cos’altro e quindi se ci sono delle parole queste parole hanno un referente fuori dal linguaggio il quale è identico a sé, ineffabile e quindi se mi dice certe cose allora queste cose che mi dice corrispondono…da un’altra parte ci sono queste altre cose ferme, solide, statiche…

Intervento: Soprattutto perché interviene questo altro….il discorso fra sé e sé continua va avanti ad un certo punto interviene l’altro con le sue proposizioni, questo altro non viene preso come un elemento, come un predicato di quella proposizione che interviene per cui l’altro è facente parte della proposizione ma è quello che ha detto l’altro per cui interviene come verità, la difficoltà è in questo discorso fra sé e sé considerare l’altro quella proposizione che interviene e perciò un elemento del mio pensiero, che trae il mio discorso….ma l’altro ha detto, ha stabilito e quindi io mi confronto a questo punto con un proposizione vera o falsa…

Certo, se ciascuno potesse considerare, per esempio, il proprio partner come una figura retorica allora molte relazioni propriamente non inizierebbero mai e in ogni caso se proseguono, proseguono in tutt’altro modo….Sandro, c’è qualche considerazione visto che anche lei sta interrogando questa questione?

-Intervento: (si sente pochissimo) Pensavo alla credenza come se la funzione della credenza fosse quella di rimediare al debordamento della comunicazione…..riguardo al linguaggio quotidiano l’analisi si sforza di creare un metalinguaggio come se questo debordamento impedisse una sorta di godimento…parlavamo di impedimento e l’impedimento è alla comunicazione per ciascuno in un certo senso laddove si parla di impedimento anche in un’analisi si ha a che fare proprio con il godimento perché pensando, parlando non si riesce a chiudere

Sì, certo, la comunicazione eccede sempre rispetto all’intenzione

Intervento: C’è un’altra questione, domenica nell’inserto del "24 ore" c’era un articolo di uno psichiatra che dichiara definitivamente morta la psicanalisi, è sempre stata caldeggiata….. si tratta di insistere su questo aspetto, sembra che ci sia una sorta di battaglia nei confronti della psicanalisi, come se fosse una battaglia contro se stessi……muovono l’aria…forse tener conto di questo debordamento darebbe la possibilità……perché anche se il nemico non esiste comunque passa questo messaggio…

Sì, il cognitivismo attuale è una sorta di rivisitazione, certe volte anche ingenua del neopositivismo logico, si tratterebbe in effetti di fermare perché non è che uno possa dire tutta una serie di sciocchezze….bene….altri che vogliono aggiungere qualche cosa

Intervento: (si sente pochissimo) sull’informazione

Sì, perché no? Sia la comunicazione che l’informazione hanno questo risvolto di formazione, questo è un argomento che può essere considerato anche in altre conferenze….anzi può muovere qualche interesse, formazione, molti si occupano di formazione, si sono sempre occupati, però proprio a partire dall’informazione togliamo la in e rimane formazione, come si forma una persona, cosa vuol dire formare qualcuno? Questo potrebbe rientrare nel titolo della prossima conferenza…per esempio dalla comunicazione alla formazione….bene una buona idea…

Intervento: Legavo la comunicazione con la menzogna …

A questo riguardo c’era un articolo sulla stampa di oggi. In America, dove la ricerca nel campo dell’informatica è più avanzata, hanno costruito un’annunciatrice televisiva virtuale e una giornalista della nostra televisione, una certa Gruber, ha detto che era preoccupata da questo fatto perché si minaccia la credibilità dell’informazione. Chiaramente è un’uscita abbastanza buffa, considera il fatto che l’informazione televisiva possa essere credibile, mi sembra un po’ strano….per cui in effetti che ci sia anche una virtuale va benissimo, cioè non è che è più o meno credibile. La questione della credibilità… è come se dicendo questo desse per implicito che così com’è attualmente è credibile e cioè che le notizie sono vere, non pilotate, fa molto affidamento sull’ingenuità delle persone, ovviamente pensano che tutto ciò che si trasmette per televisione sia vero, molti filmati che fanno vedere per un certo scopo non hanno nulla a che fare con l’evento di cui parlano sono altre cose, come è noto, che hanno costruito, per far vedere un bambino che piange della guerra qua posso prendere anche un bambino della guerra del Vietnam, tanto che ne sanno, l'importante è ottenere un certo effetto. Va bene ci vediamo qui fra quindici giorni il tema la comunicazione, la formazione, la menzogna, devo pensare un titolo adatto, ci vediamo fra quindici giorni, grazie e arrivederci.