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Torino, 22 novembre 2007

 

Libreria LegoLibri

 

Il RACCONTO DELL’AMORE

 

Intervento di Sandro Degasperi

 

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Intervento di Luciano Faioni

 

Sono stati accostati tre significanti interessanti: amore, gioco, intelligenza, e si sarebbe tentati di accostarli in questo modo cioè l’amore come un gioco intelligente, che potrebbe anche accadere in effetti, si tratta di vedere se e in che modo l’intelligenza ha a che fare con l’amore. Generalmente si considerano le due cose nettamente e irreversibilmente separate anzi, l’amore come la cosa più irrazionale. Che cos’è che fa innamorare? Certamente cose che una persona vede, immagina in quell’altra indipendentemente dal fatto che quell’altra ce le abbia oppure no, tant’è che ci sono ottime probabilità che si accorga ad un certo punto che non le ha affatto e cioè che gliele ha attribuite, come accade nelle relazioni che dopo un po’ di tempo una persona si chieda come ha potuto innamorarsi di quell’altra che non aveva proprio niente, eppure invece all’inizio sembrava che le avesse, dove sono andate? Non le ha mai avute naturalmente, o non quelle comunque, e allora perché gli si attribuiscono? A che scopo? E da dove vengono soprattutto? Ovviamente dal proprio pensiero, è il proprio pensiero che attribuisce all’altro o all’altra certe cose e lo fa per un motivo, perché si cerca la complicità nell’altro, e di che cosa è fatta questa complicità? L’altro pensa le cose che penso io, si rallegra delle cose di cui io mi rallegro, si rattrista delle cose per le quali mi rattristo e via dicendo, vale a dire che entrambe le persone credono certe cose, ciò che comunemente si intende quando si dice una comunità di pensiero, pensiamo allo stesso modo, o la supposizione di fare uno di due, per dirla brevemente si credono le stesse cose o quanto meno almeno alcune o una, ritenuta fondamentale si suppone che sia creduta da entrambi, se no non succede niente e allora l’altro pensando le cose che penso io e quindi pensandole vere ovviamente le conferma. Così per lo stesso motivo si cerca la conferma quando si parla di qualunque cosa fra amici, perché si è amici? Perché si credono le stesse cose, perché ci si conferma a vicenda generalmente, oppure si mettono in discussione delle cose ma sempre comunque muovendo da un fondamento, da una base che si sa, si suppone essere comune cioè creduta da entrambi, in caso contrario si è nemici generalmente. Ma questi pensieri che si suppone che anche l’altro abbia confermano i miei? Cosa vuole dire che li confermano? È come se dicesse che fai bene a pensare così e perché uno fa bene a pensare nel modo in cui pensa? Perché quello che pensa è vero. Tant’è che se uno dei due incomincia a dare contro all’altro sistematicamente, incessantemente, e con metodo dopo un po’ quella relazione non prosegue. Dunque il pensiero, dicevo, viene confermato dall’altra persona, sostenuto, sorretto, ma perché è necessario che ci sia qualcun altro? E qui entra in ballo l’intelligenza, come se l’altro dovesse confermare la mia intelligenza: se pensa le cose che penso io vuole dire che sono giuste, che sono corrette, in definitiva che sono bravo, ma perché è necessario che l’altro le confermi? Perché non posso farlo da me? E soprattutto è proprio di questo che mi innamoro? Cioè del fatto che suppongo che l’altra persona pensi come penso io, almeno per le questioni fondamentali? Perché se così fosse allora in effetti è del suo pensiero che mi innamoro, del modo in cui pensa. Molte volte si dice, soprattutto per quanto riguarda le fanciulle che non è che si innamorano di un uomo perché è particolarmente bello, a meno che non abbiano quindi anni, se no vanno a cercare altre cose, lo sguardo, il modo di guardare, il tono della voce, il modo di muoversi e la sua intelligenza. Ora tutta la questione porta verso un’altra questione che sembra importante e vale a dire il fatto che ciascuno è attratto necessariamente da qualche cosa che è come l’immagine speculare della propria intelligenza, come dire ancora radicalizzando ulteriormente ancora la cosa che ciò di cui ci si innamora è della propria intelligenza, che si vede nell’altro perché l’altro la conferma, l’altro la rispecchia, la certifica ed è questo che trae in modo irresistibile e in modo saldo e duraturo, anche perché la propria intelligenza è l’unica ricchezza di cui la persona dispone, l’unica cosa che non tradirà, sulla quale potrà sempre fare conto. Se come vado dicendo è dell’intelligenza che ci si innamora occorre tenere conto che l’intelligenza è fatta di pensieri ovviamente e in effetti si costruisce l’amore, diceva giustamente Sandro, a partire da pensieri e siccome il pensiero funziona attraverso il linguaggio e cioè parla per pensare anche quando pensa tra sé e sé, si dice delle cose letteralmente, ecco perché è di un certo interesse intendere come funziona il linguaggio che è il supporto del pensiero, sapendo come funziona il linguaggio si sa come funziona il pensiero, sapendo come funziona il pensiero si sa come funziona l’amore e insieme con questo qualunque altra cosa e quindi non è casuale che ci si sia interrogati a lungo sul funzionamento del linguaggio e come, conoscendo perfettamente come funziona il linguaggio, a questo punto non ci sia più nulla che rimanga inspiegata perché qualunque cosa è prodotta dai pensieri e quindi dal linguaggio, se conosco come funziona il linguaggio non c’è nulla che non possa conoscere, e cioè da dove vengono le emozioni, perché esistono, perché gli umani le cercano, a che scopo, tutto diventa straordinariamente chiaro. Talvolta, proprio anche in questa sala, le persone hanno paventato l’idea che in questo modo le emozioni possano venire meno, invece no, è il contrario, perché sapendo di cosa sono fatte è possibile incontrarle in modo molto più consapevole, lucido e soprattutto senza subirle, ecco perché è molto più interessante, perché si agiscono anziché subirle passivamente come se fossero cose che capitano tra capo e collo perché qualche dio malvagio l’ha stabilito. Ciò che andiamo facendo non toglie niente anzi aggiunge continuamente cose, ininterrottamente, proprio come fa il linguaggio, per questo costituisce una ricchezza infinita, senza limiti…

 

Intervento: e come si fa a fare tutto questo? Volevo solo chiedere se ce l’ha un Bignami per l’uso…

 

Si e no, c’è ma ciascuna volta lo costruisce la persona stessa procedendo passo dopo passo, costruisce quel libro che Stefania voleva leggere…

 

Sandro Degasperi

 

La questione del racconto che ha a che fare anche con la scrittura… si tratta proprio di scrivere altre storie però come diceva prima Faioni siamo più intelligenti ovviamente anziché perdersi appunto nei vari giochi…

 

Luciano Faioni

 

Sì, ché la questione è che l’intelligenza la possiede ciascuno, si tratta di praticarla, è qui il segreto, praticarla, o la si pratica oppure si gira in tondo senza via di uscita, dicevamo l’altra volta che non c’è scampo, si gira in tondo per tutta la propria esistenza senza intendere nulla e allora praticare l’intelligenza, questa è la ricetta. Lei vuole sapere come praticare l’intelligenza? Incominciando a interrogare le cose sulle quali si è costruita la propria esistenza cioè le proprie superstizioni, credenze e tutto ciò che appare come ovvio, scontato, naturale, inevitabile, proprio quelle cose che hanno pilotato la propria esistenza da sempre, quelle occorre incominciare a mettere in gioco, parlarne, dirne, accorgersi di cosa sono fatte, che cosa le sostiene, perché continuano a esistere, ecco come si pratica…

 

Intervento: perché c’è sempre un motivo?

 

Se non ci fosse non esisterebbero…

 

Sandro Degasperi

 

Sì sono quelle cose che hanno costruito la storia di ciascuno in un certo modo anziché in un altro dal momento stesso in cui si intendono, si intende che non sono necessarie, che non sono più indispensabili ma che sono cose così credute tali, ad un certo punto cambia anche la storia…

 

Intervento: ci deve essere qualcosa che ad un certo punto fa cambiare questo pensiero…

 

Sandro Degasperi

 

Accorgersi come si diceva prima delle superstizioni, cos’è una superstizione? È qualche cosa che è creduto così senza alcuna giustificazione ma è creduto vero, come uno può credere che il gatto nero porti sfortuna, uno ci può credere un altro può non crederci, difficilmente è provabile una cosa di questo genere su diecimila casi ce ne sarà sempre uno che va contro a questa cosa, accorgersi che si è utilizzato alcuni pensieri, alcune fantasie si è utilizzato qualcosa credendoci ma accorgersi dell’arbitrarietà di questa cosa, accorgersi che questa cosa non è né vera né falsa, solo che ad un certo punto si è deciso che andava bene, che era vera questo può essere anche per una questione di addestramento, perché si è stati portati a credere anche non solo può essere per un’infinità di motivi però queste cose che sono credute vere che sono i propri valori, per esempio, i propri principi sono quelle cose che assolutamente non si mettono in discussione, sono così quasi che appartenessero alla natura delle cose mentre invece si tratta di interrogarli ecco che a questo punto interrogandoli possono mostrare la loro arbitrarietà perché rimangono veri fino a quando uno non li interroga, al momento stesso in cui li interroga comincia a inserire degli elementi tali che comunque modificano la struttura e quindi questi elementi possono… ci si può accorgere per esempio che sono stati creduti così…

 

Luciano Faioni

 

Dice bene Sandro, in effetti interrogando le cose c’è sempre qualche dettaglio che si aggiunge e che cambia storia per cui non è più la stessa, facciamo un esempio: la fanciullina interroga il suo fanciullo e chiede “mi hai tradita?” e lui risponde “sì”, questa risposta aggiunge un elemento e questa risposta modifica la storia, il più delle volte…

 

Sandro Degasperi

 

 È chiaro che si preferisce non interrogare, non mettere in gioco le questioni proprio per poter mantenere le cose così come stanno, di certe cose potremmo dire che non si può parlare, una sorta di omertà anche… e per tornare alla questione dell’analisi, l’analisi è l’unica occasione in cui questa interrogazione viene portata alle estreme conseguenze, non ci sono per il momento altri strumenti, è l’unico modo, l’unico modo per incominciare a interrogare le cose e non è sufficiente pensarci o rifletterci perché riflettendo e pensandoci utilizza quelle stesse cose che dovrebbe mettere in discussione e quindi non ne esce da una sorta di circolo vizioso come dire che continuerà a giudicare le cose secondo gli stessi criteri che ha utilizzato in tutta la sua vita, si tratta di mettere in discussione questo criterio mostrando che non è assolutamente necessario, che non è assolutamente diciamo indispensabile questo criterio che ha utilizzato per tutta la vita per giudicare, per valutare, per considerare, per decidere, per fare qualunque cosa.