Torino, 21 settembre 2010
Libreria LegoLibri
IL GIOCO DEL PENSIERO
Luciano Faioni
Il nuovo ordine mondiale e il controllo delle masse
Questa sera riprendiamo le conferenze in questa sede che ci ha visti già varie volte, la serie che stiamo presentando si chiama “Il gioco del pensiero”. Questa sera il titolo è particolare, differente da quelli soliti “Il nuovo ordine mondiale e il controllo delle masse” che è una bella questione nonostante sia molto antica, riguarda la necessità di controllare le masse, necessità che è sempre esistita da quando esiste un governo, uno stato. Ciò che a noi interessa non è tanto sapere come si controllano le masse, anche, ma indirettamente, ma perché e come avviene che le persone in generale credano. Per controllare le masse occorre fare credere a queste masse qualche cosa, perché dunque gli umani credono in qualche cosa? A che scopo? Come si sa il luogo comune ritiene che sia naturale che gli umani credano qualcosa anzi, molti sostengono che si debba credere in qualche cosa senza per altro dirci esattamente perché, questa sera e la successiva, cioè martedì prossimo, affronteremo questa questione. Inizierò con una serie di considerazioni che sono note a tutti ma che serviranno nel corso di questa conversazione per intendere meglio alcune cose. Dicevo che controllare le masse è uno degli obiettivi principali da quando esiste una qualunque forma di governo, di stato, di istituzione. Perché controllare le masse? Non ci sarebbe nessun bisogno in teoria se non ci fosse l’idea che le masse debbano essere controllate perché se sfuggono al controllo succedono dei problemi, ma per controllare queste masse occorre che le persone credano e di fatto le persone credono, credono fortemente, fermamente anche cose che di per sé potrebbero quanto meno porre dei dubbi, delle perplessità, credono in cose che per poco che ci si rifletta si manifestano tutt’altro che quello che dicono di essere. Farò qualche esempio giusto per rendere più chiara la questione: come sapete molti paesi si dichiarano democratici anzi, ce n’è uno in particolare che si ritiene il più democratico di tutti e vuole esportare la sua democrazia, ora se si considera che questo paese si è costruito su un massacro immane, mi riferisco agli Stati Uniti d’America, i quali Stati Uniti d’America come ciascuno sa si sono istituiti eliminando quasi totalmente le persone che democraticamente abitavano quel paese. Dunque una delle nazioni che si ritiene la più democratica è sorta su un massacro. Ora questo è un dettaglio irrilevante che non interessa nessuno, però può porre delle questioni tenendo conto anche che questo stesso paese intende, per esempio, aiutare umanitariamente altri paesi. Vi faccio un esempio, visto che sono questioni attuali, per esempio l’Irak, tutti sapete che è una grossa nazione, deserto per lo più, ma questo deserto ha una particolarità, se si pianta un ombrello dentro alla sabbia viene fuori il petrolio. Aiutare umanitariamente un popolo potrebbe tecnicamente intendersi come il porre questa nazione, questo popolo, nelle condizioni di potere sfruttare, utilizzare al meglio le proprie ricchezze e le proprie risorse anziché portargliele via, come avviene. Sapete anche che tutto ciò che sta avvenendo nel medio oriente è mosso da alcuni interessi, uno dei maggiori è quello delle compagnie petrolifere e questo è noto a tutti, nessuno lo ignora, nessuno ignora per altro che la stessa Italia è fortemente interessata nell’Irak, a una zona ricchissima di petrolio dove l’Eni che è l’ente nazionale idrocarburi ha dei grossissimi interessi, per mantenere questi interessi tutte le nazioni interessate cioè quelle che hanno dei pozzi di petrolio in questa regione hanno mandato delle loro truppe a difenderli, a difenderli contro delle persone che ponevano dei problemi ovviamente e anche noi naturalmente, l’Italia ha mandato delle truppe armate a difendere questi interessi nella regione dove l’Eni è particolarmente interessata. L’Eni ha una sede, questa città dove l’Eni ha una sede, si chiama Nassirya. Sto dicendo queste banalità per indicare un’altra questione che è interessante: il pianeta utilizza come fonte di energia il petrolio, anche questa è una banalità, tranne qualche rarissima e irrilevante eccezione la fonte di energia è il petrolio, è quello che manda avanti le macchine, gli autocarri, gli aerei, le navi e produce energia elettrica che serve in tutto il pianeta. Questo petrolio di cui dicevo è l’unica fonte di energia ma la domanda interessante da porsi è questa: perché è l’unica fonte di energia? Perché? Perché a un certo punto si è deciso che fosse il petrolio anziché altre fonti di energia, che potrebbero facilmente essere disponibili ma non lo sono. C’è naturalmente un interesse da parte di alcune compagnie, quelle che Enrico Mattei battezzò le “Sette sorelle” la Shell, la Texaco, la Esso, la StandardOil, la Exxon, la Gulf, queste compagnie hanno praticamente in ostaggio l’intero pianeta perché sono loro che forniscono l’energia all’intero pianeta, e non hanno interesse a modificare l’uso dell’unica fonte di energia e pertanto costringono il pianeta a utilizzare il petrolio, perché usiamo solo il petrolio? A questa domanda c’è una risposta, l’unica che abbia un senso: per arricchire le compagnie petrolifere, non ci sono altri motivi, ma è un buon motivo al quale le compagnie petrolifere tengono particolarmente. Nessuna delle persone che si occupano di ecologia o di ambiente per esempio si pone una questione del genere, cioè perché le compagnie petrolifere obbligano il pianeta a utilizzare il petrolio, nessuno va a infastidire le compagnie petrolifere, per un motivo, che se lo fa torna a casa in una cassa di mogano, perché quelli non scherzano. Il loro potere è immenso, come dicevo tengono in ostaggio l’intero pianeta, però non è tanto questa la questione che a noi interessa, quello che fanno le compagnie petrolifere o che fanno i grossi paesi è quello che in linea di massima farebbe qualunque paese se avesse le stesse possibilità economiche, politiche, militari, come sempre è avvenuto. Dalla koiné greca alla pax romana fino al Rinascimento quando la Spagna possedeva quasi tutta l’Europa, poi ci ha provato anche la Francia, ci ha provato l’Inghilterra, da ultima ci ha provato la Germania come sapete senza riuscirci ma ci ha provato. Oggi gli Stati Uniti pensano di avere questa missione da compiere e cioè impadronirsi del pianeta. Ma ci si potrebbe legittimante domandare perché, perché gli umani da quando c’è traccia di loro cercano di imporsi in un modo o nell’altro sul prossimo. Il modo più rapido, più facile per imporsi è quello militare, piegando semplicemente una nazione con le armi e così è stato per esempio negli Stati Uniti, ma non soltanto, anche in Europa la più parte degli stati è sorta attraverso atti di violenza, di sopraffazione, prevaricazione, questo appare essere assolutamente normale, è normale cioè che un paese, un qualunque paese elimini, se è possibile fisicamente, tutti coloro che sono considerati dissidenti. Il sorgere dell’Unione Sovietica si è compiuto attraverso l’eliminazione fisica di venti milioni di persone, un terzo della popolazione dell’Italia, eliminati perché dissidenti, secondo un modello antico di cui tra poco parleremo e cioè il modo migliore per eliminare chiunque possa creare qualche problema è toglierlo di mezzo fisicamente, lo fa anche la mafia, anche la mafia prima cerca di dare un avvertimento, poi l’avvertimento si fa più pesante poi incominciano a rapire il figlio e la moglie dopodiché, se proprio non capisce allora lo si elimina, ma è l’ultima ratio. Oggi la mafia non uccide più perché ormai è in politica, quindi non ne ha più nessun bisogno. Vi dicevo della necessità di eliminare chiunque pensi differentemente, questo viene da una questione che è ancora più interessante e vale a dire della necessità, come accennavo all’inizio, di ciascuno, non soltanto degli stati o dei governi o delle nazioni ma di ciascuno di imporre direttamente o indirettamente, in un modo o nell’altro la propria ragione, le proprie idee, il proprio modo di pensare. Questa imposizione del proprio modo di pensare sul prossimo ha un modello che è più antico degli Stati Uniti d’America ed è un modello politico economico molto potente, iniziato 2000 anni fa quasi ed è a tutt’oggi ancora potente, la Chiesa. Un modello straordinario, insieme con alcuni colpi di genio è riuscita a compiere, questo sì è un miracolo, a mantenere la fede di milioni di persone. Parlo della Chiesa per un motivo, non è che le altre religioni siano migliori, ne parlo perché è un modello economico politico, poi in realtà, della religione così come della Chiesa, di dio, non ce ne importa assolutamente nulla ovviamente. Questo modello anche lui sorge come tutti gli altri su un massacro e cioè sulla eliminazione fisica di tutte le persone contrarie. Sono noti i massacri compiuti già dall’inizio contro i non cristiani e poi contro gli albigesi, contro i patari e poi tutte le sette pauperistiche, i dolciniani, i valdesi, uno sterminio di proporzioni, è il caso di dire bibliche, visto il tema dell’argomento, certo non si sono mai avvicinati alle cifre messe in atto dai nazisti o dai sovietici, ma avevano anche altri mezzi, allora occorreva uccidere a uno a uno, un lavoro lungo e laborioso, non potevano ucciderne migliaia in un istante, questo rende conto del motivo per cui hanno ucciso molte meno persone. Questo modello è importante non solo perché ha riproposto esattamente come tutte le altre forme di governo il modo di imporre il proprio potere su altri ma per via di un altro dettaglio che riguarda proprio la persuasione di massa. Nel 1234, un certo Papa noto come Innocenzo IV impose in tutta la Francia del sud, dove c’era forte il dissenso religioso, l’obbligo della confessione, l’obbligo a tutti i credenti naturalmente ma chi non fosse stato credente sarebbe stato eliminato quindi erano tutti praticamente. L’organizzazione che fu incaricata di tutte queste operazioni è nota come la Santa Inquisizione, questa inquisizione dunque aveva elaborato, trovato modo per sapere tutto ciò che le persone pensavano, avere cioè un controllo sul pensiero delle persone, non un controllo fisico sulla persona che si può ottenere con le armi per esempio, ma un controllo sul pensiero, sul modo di pensare, su quello che le persone segretamente pensavano. Questo modello è stato poi utilizzato nel corso dei secoli da infinite altre istituzioni, soprattutto le agenzie che si occupano di politica la Cia, il Kgb, la Gestapo, il modello è sempre questo: costringere le persone a confessare. In particolare nell’Unione Sovietica le confessioni sono state straordinariamente simili a quelle imposte, sempre tramite tortura, dalla Santa Inquisizione. Come sapete fino a un certo periodo la tortura veniva accolta come metodo di prova, una persona confessava sotto tortura e questa sua confessione veniva accolta come valida senza tenere conto che sotto tortura una persona confessa qualunque cosa e il suo contrario ovviamente, però in entrambi i casi dicevo si imponeva la necessità di ottenere la confessione pubblica se possibile, perché più efficace. Ma come dicevo queste sono banalità note a tutti, ci servono solo per indicare come sia possibile che le persone continuino nonostante tutto a credere, come è possibile? Nonostante tutto ciò che le persone sanno o possono sapere facilmente, come se ci fosse, come dicevo all’inizio, una sorta di necessità quasi naturale nelle persone di credere. Non c’è nessuna necessità naturale naturalmente, questa risposta viene data quando non si sa assolutamente cosa rispondere alla domanda, rimane importante tuttavia: tutti sanno che le persone hanno bisogno di credere, devono credere in qualcosa ma nessuno sa dire esattamente perché, perché dovrebbero fare una cosa del genere, a che scopo? Visto tra l’altro gli effetti di una cosa del genere. Citavo all’inizio le guerre, i massacri. Ciascuna guerra, ciascun massacro è stato mosso da atti di fede per lo più, la quasi totalità delle guerre sono guerre di religione anche se non partono più con le croci e i preti in testa, ma guerre di religione nel senso che sono guerre di una verità contro un’altra, poi che questa verità sia rappresentata da un dio o da un credo politico cambia poco, ma è sempre una verità contro un’altra, che si scontrano e come si dice in questi casi “vinca il migliore” . Credere dunque, come vi ho detto è una questione di straordinario interesse sulla quale poco ci si è interrogati, dando la cosa per scontata, come ovvia o appunto naturale eppure. Prima ho fatto degli esempi macroscopici di come le nazioni si impongano o tentino di imporsi le une sulle altre come i grossi complessi multinazionali cerchino di sopraffare gli altri, ma perché lo fanno? Perché gli umani sono in cerca del potere assoluto su tutto, su tutti? Perché, riprendendo l’esempio di prima, le compagnie petrolifere cercano sempre altri pozzi di petrolio, per vivere meglio? Forse no, perché accumulare altri miliardi di dollari, perché? È una questione antichissima, esiste da sempre e riguarda effettivamente tutti gli umani e questo ha indotti molti a pensare che fosse un fatto naturale, inevitabile, così come appare inevitabile che un governo, qualunque esso sia, menta, inganni, occulti sempre e comunque, ma la domanda interessante è questa: può fare altrimenti? Oppure no? Oppure è costretto se vuole governare a ingannare, mentire e occultare? È una domanda che pone dei risvolti interessanti se posta in modo preciso. Eisenstein, che forse molti di voi conoscono, regista russo che ha lavorato sotto il regime di Stalin, fece dire a un personaggio in un suo bellissimo film: “Il primo dovere di uno stato è mantenere se stesso e difendersi dai nemici esterni e interni”, questo è il primo dovere, certamente non l’interesse dei cittadini del quale interesse non importa niente a nessuno se non indirettamente, ma mantenere il potere. Ciascuna volta che il potere si ottiene deve essere mantenuto a qualunque costo. Ingannare il popolo, ma d’altra parte come dicevo c’è l’eventualità che non sia possibile fare altrimenti, e allora si inventa per esempio la storia degli aiuti umanitari, che serve a rubare il petrolio a chi ce l’ha, però se in un telegiornale mostro un filmato di un soldato americano, o italiano, con in braccio un bambino con in testa il cappellino del militare e questo bimbetto tiene in mano un fiore, questa immagine mostra immediatamente a chi è nella posizione di spettatore che effettivamente lì si stanno svolgendo compiti umanitari, si aiutano i bambini. Perché ingannare le persone anziché dire esplicitamente il motivo perché la ci sono truppe armate, carri armati, aviazione, marina e chi più ne ha, più ne metta? I bombardieri non sono stati mai utilizzati per usi umanitari, hanno un solo scopo, uno solo, però questa immagine di cui vi dicevo, costruita naturalmente, mostra la parte bella, esteticamente è più bella anziché mostrare scene più crude. In Afghanistan succedono cose che vanno molto aldilà di quanto ciascuno può immaginare, i russi, e questo si è venuto a sapere dopo, utilizzavano un sistema per eliminare i talebani: li facevano sdraiare per terra e ci passavano sopra con i carri armati, un sistema efficace. Non credo che gli americani facciano molto diversamente ma ciascuna nazione, come dicevo prima, posta in queste condizioni fa e ha fatto esattamente lo stesso. Senza stare a menzionare i tedeschi naturalmente, gli italiani in Africa hanno fatto cose di cui non andare fieri, durante il Risorgimento hanno compiuto dei massacri nel sud che sono poco noti ma non per questo meno devastanti. Ciascuna nazione lo fa, lo ha fatto e continuerà a farlo sempre e comunque, che lo si sappia oppure no, questa è un’altra questione. Ma perché dicevo prima, mentire? Cioè non dire che lo si fa esplicitamente per il petrolio e cioè perché ciascuno sia in condizioni di mettere la benzina nella mattina quando va a lavorare, costa un po’ di vite però se volete andare in macchina che si deve fare? C’è la possibilità che non succeda niente, proprio niente, cioè che nessuno si ribelli tranne forse, ecco le famiglie delle persone, dei ragazzi che ogni tanto vengono ammazzati, quelli magari potrebbero risentirsene a sapere che i loro figlioli sono morti non per difendere i valori umanitari della civiltà ma unicamente per difendere i pozzi di petrolio dell’Agip, per esempio, certo l’Agip ringrazia però detta così in un telegiornale potrebbe essere disdicevole e quindi occorre mentire su questa e su infinite altre cose, e così si fa. A questo punto potremmo porre la questione in termini più espliciti, cioè è possibile per uno stato, per un governo non mentire? La risposta è: no, non è possibile. Chiunque voglia governare deve mentire, ingannare necessariamente. Perché? La risposta potrebbe essere complessa certo ma anche molto semplice, spostiamo questa questione da ambiti di politica internazionale, mondiale, a un ambito molto più ristretto, personale: perché gli umani mentono? Perché una fanciullina mente al suo fanciullino, sempre e continuamente? Perché nessuno di fatto dice, come si suole dire, quello che pensa? Ammesso che sappia quello che pensa naturalmente, cosa che non è così automatica, perché non lo fa? Perché ciascuno di fatto mente, sempre continuamente? Al partner, al capoufficio, agli amici, sempre? Anche questa appare una cosa piuttosto antica. Mentire ha lo scopo, di evitare dei problemi, ma questo è secondario, quello prioritario è ingraziarsi la benevolenza altrui, addirittura è stata inventata una tecnica per mentire “graziosamente”, si chiama retorica, e esiste da quando esistono gli umani, e cioè ingannare amabilmente, dolcemente, cullare nella menzogna. È ovvio che qui non stiamo facendo nessuna considerazione di tipo morale, non ce ne importa assolutamente niente, non sto dicendo tutto ciò che ho detto fino adesso sia bene o sia male, la cosa è assolutamente irrilevante, ciò che ci interessa è sapere come funziona e perché funziona così, solo questo, non c’è nessuna notazione morale in tutto ciò, la morale è quella cosa che dice che si deve fare così perché è bene così, e se non lo fa deve essere eliminato, noi non abbiamo di queste velleità. La menzogna, dicevamo, mentire quasi che fosse necessario, che nessuno possa farne a meno se vuole ingraziarsi la benevolenza altrui, d’altra parte, fate una considerazione, la più banale che si possa immaginare. Supponiamo che la mia amica Eleonora non abbia voglia una sera di vedere il suo fanciullino, facciamo questa supposizione, potrebbe dire come stanno le cose e cioè dire a questo fanciullino che le chiede tutto gentile e premuroso di incontrarsi la sera “no, perché non ne ho nessuna voglia” . Che succederebbe Eleonora?
Intervento: che ci rimane un po’ male.
Già. Se invece Eleonora mente e cioè dice che ha mal di testa, non sta bene, ha un impegno con i genitori, che ha una riunione a scuola, che ha altre cose ecco che tutto fila liscio. Addirittura è stato inventato un nome per una menzogna del genere, è la cosiddetta malattia diplomatica. Quando un diplomatico si trovava in una situazione di grave imbarazzo, non può dire di no a una certa persona ma neanche di sì, semplicemente diceva che era ammalato e non si faceva trovare. Ecco, questa è la malattia diplomatica, in questo caso non è che il diplomatico non volesse mentire ma non poteva per una serie di circostanze perché la menzogna avrebbe causato magari guerre ed era lì proprio per evitarla, e qualche volta magari ci riuscivano anche. Ma a questo punto appare, come vi dicevo, che non soltanto i governi, le nazioni, gli stati, le istituzioni mentano necessariamente e sempre ma anche le persone. I governi sono fatti di persone che hanno gli stessi interessi delle altre persone e al pari di tutte le altre persone vogliono il potere e vogliono mantenerlo una volta che sono riusciti a ottenerlo, e per ottenere il potere, per mantenerlo soprattutto, occorre mentire e cioè dare a intendere che certe cose non le si fanno per ottenere il potere, ma per il “vostro bene” anzi, oggi si è più raffinati, non è tanto per il vostro bene ma per quello dei “vostri cari”: se volete bene ai vostri cari, se ci tenete a loro dovete fare quello che vi dico io. Prendete il caso dei bambini, avete presente i bambini? Fino a quasi mezzo secolo fa dei bambini non se ne occupava nessuno, cioè se ne occupavano i loro genitori naturalmente, come sempre, però è da qualche decina di anni che è sorta un’attenzione straordinaria attorno ai bambini, sembra che tutto il pianeta ruoti attorno a loro: tutto questo è avvenuto da quando i bambini sono diventati dei consumatori, indirettamente perché non hanno un reddito, un bambino di tre mesi non può spendere però i genitori sì, e allora gli si dice che per il bene del bambino occorre fare una certa cosa e allora i genitori la faranno, e questo è molto più efficace e più potente che indurli a fare qualcosa per il loro benessere, perché cristianamente parlando una cosa fatta solo per il proprio interesse risulta egoistica, ma se la faccio per il bene altrui allora no, allora sono perfettamente legittimato. Forse non tutti lo hanno notato questo fatto che i bambini sono diventati il centro del mondo perché consumano, c’è un giro di miliardi intorno ai bambini, per questo sono diventati importanti, se cessassero di produrre miliardi cesserebbero di essere interessanti, come avviene sempre. Ma torniamo alla questione centrale, quella che a noi interessa, tutto il resto è solo un prologo, occorre porre attenzione su un dettaglio e cioè come gli umani siano indotti a credere comunque e nonostante tutto, cioè nonostante tutto ciò che possono sapere, cionondimeno continuano a credere in una istituzione che è una delle più forti del pianeta, che ha compiuto massacri inenarrabili e che a tutt’oggi ancora lo farebbe se avesse il potere di farlo, come la Chiesa per esempio, eppure questo non scalfisce minimamente la più parte dei credenti, perché? Come avviene questo, è il caso di dirlo, miracolo? È a questo punto che ho iniziato a pormi delle domande insieme ad alcuni amici che insieme con me hanno voglia di farlo, sul modo in cui gli umani pensano. Abbandonata l’idea che si possa trattare di qualcosa di naturale, genetico o di chissà quali altre fantasie, allora la risposta a questa domanda e cioè perché gli umani credono e continuano a credere a qualunque cosa, a qualunque condizione, non può trovarsi che nel modo in cui gli umani pensano, lì deve esserci la risposta a questa domanda. Dire che fanno così perché sono fatti così, perché dio lo vuole o perché i marziani li hanno fatti così non ci portava da nessuna parte e allora una delle domande più semplici è stata proprio questa: perché gli umani cercano il potere? A che scopo? Certo per imporsi sul prossimo, è ovvio, e per essere tale deve essere esercitato su qualcuno, se no che potere ho? E occorre che qualcuno me lo accrediti questo potere, certo posso farlo come dicevo all’inizio utilizzando la forza, militarmente, però un potere ottenuto così è difficilissimo da mantenere perché se io sono riuscito con la forza a piegare qualcuno, se questo qualcuno poi riesce anche lui ad avere le armi è capace che mi restituisca la cortesia, se invece riesco a persuaderlo che ciò che sta facendo, cioè obbedire a me è una cosa giusta allora è perfetto. Quando una nazione si istaura, potremmo dire, o quando si è instaurata visto che molte sono instaurate da parecchio tempo, una delle prime cose importanti da fare è stabilire le leggi, chi farà queste leggi? Se io ho preso il potere magari le faccio io, e queste leggi secondo lei andranno contro di me? Magari no, farò in modo che mi siano favorevoli, però ancora non basta, ci vuole ancora una spinta alla quale ha provveduto la Chiesa, e cioè: non sono io che sono al potere per volontà mia, perché io voglio impormi sul popolo ma perché dio lo vuole, deus vult, come dicevano. Questa organizzazione ha avuto il successo che ha avuto anche per la abilità di alcuni personaggi che l’hanno fatta grande, e una delle abilità è stata quella di associarsi al potere vigente e poi con alcuni piccoli inganni ottenere il potere economico. Uno di questi piccoli inganni è stato svelato nel quindicesimo da Lorenzo Valla, rispetto alla falsa donazione di Costantino, una donazione sulla quale la Chiesa ha iniziato e giustificato il proprio potere temporale, che altrimenti non avrebbe potuto giustificare: si era detto che Costantino avesse fatto una donazione alla Chiesa e quindi su questa donazione fatta di palazzi, terreni eccetera la Chiesa aveva costruita la sua ricchezza. Questa donazione in realtà non c’è mai stata, anche questo è un dettaglio assolutamente irrilevante. Dunque fare in modo che il potere di cui dispongo non sia, non parta da me, non sia una mia volontà ma o di dio o di una necessità superiore, a seconda dell’epoca e delle circostanze, che può essere un’idea, un’ideale politico o sociale. Questo è il sistema migliore per garantire la solidità del potere e cioè per convincere, persuadere chiunque che tutto ciò che faccio non è per il mio interesse ma per il bene del popolo. Il re d’Italia si proclamava Re d’Italia per grazia di dio e volontà del popolo. La grazia di dio, è quella che garantisce tutto ma, torno a dirvi, forse per l’ennesima volta che queste cose le sanno tutti, chi non le sa può reperirle con estrema facilità, perché nonostante questo le persone continuano a essere non soltanto dei bravi fedeli ma a credere in qualunque cosa il governo del momento le inviti a credere? Come è possibile? Non basta l’abilità dei governati che per altro in molti casi è risibile, ci vuole una partecipazione, e come accade questa partecipazione? Perché le persone, accettano, tollerano qualunque cosa? Il più delle volte ammettono la loro impotenza, per esempio di fronte allo strapotere delle compagnie petrolifere il singolo si chiede: ma io cosa posso fare? Assolutamente niente, e come dargli torto? Che fa, si mette da solo a combattere contro il mondo intero? Certo che no, e le rivoluzioni cosiddette non hanno mai sortito un grande effetto, ma hanno consolidato non il potere che veniva sovvertito ma quello successivo e soprattutto consolidata l’idea della necessità del potere. Durante la rivoluzione francese è sorto un termine, che poi è diventato famoso, quello di “terrorismo” che non esisteva prima della rivoluzione francese, esisteva la parola terrore ovviamente ma l’uso della parola terrorismo, così come lo conosciamo noi, non era ancora invalso nell’uso comune. L’idea politica in quel caso, l’idea di essere dalla parte del popolo, popolo che non ha fatto misfatti minori di quelli che hanno fatto prima. Gli Zar non hanno compiuto massacri minori di quelli compiuti da Stalin. Sembra che non ci sia nessuna via di uscita cioè che non si possa fare assolutamente niente, così è e così sarà fino alla fine dei tempi, finché esisteranno gli umani sarà sempre esattamente così. Tutto sembra indurci a pensare in questi termini: da quando esistono gli umani le cose sono sempre avvenute così, con piccolissime varianti dovute soprattutto a una migliore tecnica di informazione e di eliminazione, ma la struttura del pensiero degli umani di oggi non è differente da quella che avevano i nostri amici duemila anni fa, il cosiddetto processo che è stato fatto circa quindici anni fa “mani pulite” è assolutamente identico al processo intentato a Roma nei confronti di Verre, quasi duemila anni fa. Allora era Cicerone che se ne occupava, un processo per concussione, peculato, corruzione, e la corruzione allora era all’ordine del giorno. Molti lamentano la corruzione che c’è oggi vigente nel nostro paese l’Italia, ma la corruzione che c’era a Roma intorno al tredicesimo, quattordicesimo secolo non aveva niente da invidiare, tant’è che poi sfociò nella riforma di Lutero che ce l’aveva appunto con la Chiesa perché era corrotta e malefica. Naturalmente Lutero ebbe buon gioco perché spalleggiato dai principi tedeschi che volevano sbarazzarsi del potere economico di Roma, se no sarebbe rimasto un pretino di campagna, ma aldilà di queste amenità rimane il fatto che scandalizzarsi per una cosa del genere è abbastanza ingenuo, è ingenuo perché significa non tenere conto che è da quando esistono gli umani che le cose funzionano esattamente così, più o meno peggio a seconda dei momenti e anche della tecnologia a disposizione, e quindi? E quindi o ci si arrende di fronte all’evidenza di duemila cinquecento anni condotti sempre esattamente allo stesso modo, cioè massacri, sopraffazioni e inganni di ogni sorta, oppure si incomincia a porsi delle domande. Sì certo, gli umani è vero che fanno così da sempre, ma perché? Visto che nessuno al mondo li costringe, possono venire costretti ma chi costringe è mosso da qualche cosa che lo riguarda certo ma che non è né naturale né automatico che sia, cos’è che rende gli umani tali? Tutto quello che sono, qualunque cosa siano, cos’è che li rende tali? C’è un qualche cosa che li rende capaci di desiderare di avere potere, capaci di ingannare, capaci anche di fare cose notevoli, in un senso o nell’altro, cos’è che li rende abili in tutto ciò? Sicuramente quella cosa che si chiama comunemente la loro intelligenza e cioè la capacità di potere pensare, ragionare, compiere astuzie, per esempio, inganni ma anche opere notevoli. C’è qualche cosa che li rende assolutamente particolari su questo pianeta: il fatto di essere esseri pensanti, se non pensassero non sarebbero differenti da una lucertola, le quali lucertole non fanno danni ma neanche opere di grande rilievo, e allora di fronte a un’apparente impotenza totale, assoluta, di fronte al modo in cui gli umani di fatto appaiono e si muovono, come dicevo, è sorta la curiosità di sapere perché lo fanno, perché gli umani vogliono il potere? Non solo le nazioni le une sulle altre ma gli uomini uno sull’altro, perché vuole imporre la propria ragione? Perché crede nelle cose in cui crede? Perché pensa quello che pensa? Perché? C’è qualche possibilità di capire una cosa del genere? Perché se c’è, allora forse c’è anche la risposta a queste domande e cioè perché gli umani per esempio, cercano il potere anziché non cercarlo affatto per esempio. Perché Bill Gates continua a accumulare miliardi su miliardi di dollari, all’infinito? Perché? Per avere più potere. E perché vuole avere più potere? Cosa se ne fa? Apparentemente niente, ma non è così. Avere potere, esercitare il proprio potere sull’altro è una delle cose che per gli umani sono più importanti, oltre a essere più piacevoli, si tratta solo di sapere perché, finché non sapremo perché non potremo fare effettivamente assolutamente niente se non prendere atto di quello che accade e sperare che non accada di peggio, ma può sempre accadere. Che cos’è che rende gli umani esseri pensanti? Occorre incominciare a riflettere attentamente su una questione del genere, perché ne va non soltanto della comprensione esatta del motivo per cui gli umani sono quello che sono ma anche per incominciare a porre le condizioni perché almeno qualcuno non sia preso in questo gioco infinito e inarrestabile della corsa al potere, personale o collettiva, da dove viene dunque? E soprattutto è possibile sapere da dove viene? O ci troveremmo di fronte a uno sbarramento insuperabile? Intanto possiamo incominciare a lavorarci, poi vediamo cosa succede. Tutto ciò che vi ho detto fino adesso come ho accennato precedentemente è un prologo per muovere l’attenzione verso a un dettaglio, per affrontare in termini più radicali questa domanda fondamentale e cioè perché gli umani sono quello che sono, fanno quello che fanno o più propriamente pensano quello che pensano. E allora la nostra attenzione si è rivolta a qualche cosa che consente di pensare, qualcosa che è sempre peculiare agli umani, che altri esseri sul pianeta non posseggono ed è quella cosa che ci rende differenti dagli altri, altri animali o dalle piante o dai sassi, da tutto ciò che sta su questo pianeta, dunque gli umani pensano, in base a che cosa pensano? Come si fa a pensare? Questa è stata una domanda che può apparire assolutamente banale, ridicola. Tutti quanti sanno pensare, più o meno bene questo è irrilevante ma tutti sanno pensare, ma provate a chiedere a un amico come si fa esattamente a pensare? Sarà un po’ in difficoltà, eppure è una cosa che fa, almeno così dice lui, continuamente e si picca anche di saperlo fare bene, come si fa a pensare? È stata una domanda necessaria visto che la nostra interrogazione si è rivolta verso qualcosa che ci appariva inevitabile e cioè il fatto che gli umani pensano e in base a questo compiono tutti i maggiori misfatti ma anche le cose più notevoli, allora forse è nel pensiero che bisogna andare a cercare qualcosa, qualcosa che forse nessuno ha mai rilevato o alla quale non ha mai dato grande importanza, e allora appunto ci siamo domandati: come si fa pensare? Quando ci ponemmo questa domanda ci accorgemmo in effetti della stramberia di una domanda del genere, cionondimeno esigeva una risposta, come si fa a pensare? Qualcuno anticamente ci ha riflettuto e anche disposto uno schema generale, si muove da una premessa che si ritiene essere vera e attraverso dei passaggi che non dovrebbero contraddire la premessa si giunge a una conclusione, questo è lo schema inferenziale già noto ad Aristotele, quando si pensa si pensa così, se no non si pensa. Pensare è trarre conclusioni, prendere decisioni, riflettere, quindi cercare una soluzione, affrontare un problema, questo è pensare, e anche quando a qualcuno appare di pensare attraverso immagini queste immagini occorre che per questo qualcuno significhino qualche cosa cioè siano inserite all’interno di un sistema che sa valutare quello che sta facendo, quelle immagini di per sé sono niente, non più di quanto lo siano per questo foglio di carta, occorre che ci sia qualcuno che sia in condizioni di valutare e valutare appunto è una di quelle attività principali del pensiero. Valutare cioè giudicare, considerare, ora forse non avete fatto caso ma ho detto una cosa sulla quale si potrebbe discutere parecchio e sulla quale potrebbero sorgere dei dubbi, e in alcuni magari sono anche sorti, ho detto che per pensare occorre muovere da una premessa che si ritiene essere vera, ma è vera? Ché se non lo è, anche con passaggi coerenti si giunge a una conclusione totalmente sgangherata, vi faccio un esempio di ragionamento sgangherato: Pietro e Paolo sono apostoli, gli apostoli sono dodici, Pietro e Paolo sono dodici. Non fa una grinza, quindi Pietro e Paolo sono dodici e non c’è niente da fare. Questo schemino è quello che viene utilizzato per lo più per pensare, solo che non ci si accorge, in questo caso è evidente che Pietro e Paolo sono due, e due è diverso da dodici quindi si crea un problema, c’è qualcosa che non va, anche se magari non tutti saprebbero dire esattamente perché non funziona questo sillogismo che appare corretto, ha questa struttura: “se A allora B, se B allora C, allora se A allora C”, è assolutamente corretto e quindi Pietro e Paolo sono dodici e non ci sono santi! Ecco a questo punto ci si è aperta una sorta di baratro davanti e cioè la necessità che poi è stata cercata da tanti altri prima di noi naturalmente ma senza grossi risultati, di stabilire che cos’è il vero, che cos’è la verità, anche perché quando si riflette su qualche cosa si accolgono quelle conclusioni che appaiono vere e si scartano quelle false, qualcuno saprebbe dire perché? Anche questa è una domanda che occorre porsi, insomma per rispondere a una domanda che appariva assolutamente banale e semplice ci si è trovati presi in una tale serie di complessità che appariva piuttosto arduo venirne a capo, come accade sempre quando si incomincia a interrogare le cose. Diceva Agostino: “finché nessuno mi chiede che cos’è il tempo lo so, quando qualcuno me lo chiede non lo so più” come mai? Dunque per rispondere a una domanda stupidissima ci si è trovati di fronte a una quantità sterminata di complessità che occorreva risolvere, se no non si procedeva di un passo, se no tutto ciò che avremmo tratto, considerato sarebbe stato assolutamente risibile, arbitrario, arbitrario nel senso che ciascuno può pensare quello che gli pare e va sempre bene, ma per procedere occorre avere un criterio, un criterio per sapere se ciò che si sta affermando è vero e questo criterio dove lo si trova? Come trovare un criterio di verità se ancora non sappiamo neppure che cosa sia il vero? Altro problema, come venirne fuori? A questo punto in genere gli umani si arrendono, non si può andare oltre, non ci si può domandare all’infinito le cause delle cose, questo lo diceva già Tommaso, a un certo punto bisogna fermarsi. Ammettiamo che sia così, ma dove fermarsi? Chi decide dove fermarsi? Perché il punto preciso dove ci si ferma decide di tutto ciò che segue, diventa la premessa generale su cui costruire tutto, tutte le credenze, tutte le certezze, tutto quanto. Per esempio qualunque legge fisica che è considerata assolutamente certa e indubitabile non significherebbe assolutamente nulla se non si accordasse fiducia al sistema numerico e ancor meno ne accordasse all’osservazione, togliete questi due criteri e tutte le leggi fisiche non significano niente. Qualunque criterio si voglia utilizzare c’è sempre la possibilità di metterlo in discussione, di domandare perché viene utilizzato questo criterio, perché l’osservazione? Perché? È necessario? No. Perché non utilizzarne un altro, per esempio? La volontà di dio o la volontà dei marziani, a quel punto un criterio vale un altro e quindi ci troviamo di fronte a un'altra aporia: come scegliere un criterio per stabilire che cosa è vero, visto che qualunque criterio minaccia di essere assolutamente arbitrario? E quindi inaffidabile, perché a questo punto ne scelgo uno ma posso sceglierne qualunque altro, in base a che cosa ne scelgo uno? A questo punto è il caos generale, non c’è via di uscita, non c’è scampo da nessuna parte. È la condanna all’incapacità di pensare tutto sommato: visto che non è possibile stabilire con assoluta certezza una premessa che sia degna di essere tale e cioè necessaria e incontrovertibile, qualunque conclusione si trarrà sarà sempre totalmente e necessariamente arbitraria. Cosa vuole dire che è arbitraria? Che vale quanto la sua contraria per esempio, quindi dicevo, qui gli umani si sono fermati ed è su questo che giocavano i Sofisti già duemila anni fa, con la loro straordinaria abilità di porre una persona, un parlante di fronte a delle aporie irresolubili e quindi metterlo in una posizione di scacco, da cui non c’è uscita, fino ad arrivare alla più recente anzi recentissima ermeneutica che afferma che dopo il fallimento della metafisica non c’è nessuna possibilità di affermare alcunché con certezza, quindi non rimane che girare intorno alle cose, dire qualche cosa delle cose ma non sapremo mai, e questo già Kant lo aveva in qualche modo menzionato considerando che la cosa in sé non è conoscibile, si può dirne, dice l’ermeneutica più recente, si può dirne intorno, ma si può dirne che cosa? Quello che ciascuno ritiene più opportuno, che vale quanto qualunque altra cosa, da qui ancora il crollo del pensiero occidentale con la cosiddetta crisi dei fondamenti avvenuta all’inizio del secolo scorso. Anche i fondamenti più certi, più solidi, più inattaccabili come quelli dell’aritmetica sono stati messi in dubbio e fatti crollare dalle indagini di Gödel o di Cantor per quanto riguarda gli insiemi. Paradossi, mano a mano che si cerca di fermare qualche cosa, di stabilirla con assoluta certezza sorgono paradossi inarrestabili e irrisolvibili, avete presente i vecchi paradossi “Epimenide cretese afferma: tutti i cretesi mentono, mente o dice la verità?” ma basta solo affermare “io mento” per creare immediatamente un paradosso, perché non si può stabilire se mento o sto dicendo il vero. Questi paradossi sono stati la maledizione del pensiero degli umani da sempre, si dice addirittura che duemila anni fa un greco morì di paradosso, tanto si era preso a cuore la cosa che non riuscendo a risolverla ne morì, un certo Filita di Coo. Per le persone non è così rilevante sapere se ciò che stanno affermando è necessario, se lo si può affermare con assoluta certezza oppure no, ci si accontenta sempre dell’approssimazione, però se si vuole capire qualcosa di più di come funziona il pensiero allora l’approssimazione non è più sufficiente, occorre stabilire o se è possibile affermare qualcosa con assoluta certezza e cioè stabilire qualche cosa da cui partire con sicurezza oppure se effettivamente qualunque cosa vale il suo contrario, ma qualunque, e cioè qualunque affermazione, qualunque giudizio, qualunque decisione non è nient’altro che una decisione estetica e cioè l’unica giustificazione a qualunque, dico e sottolineo qualunque decisione, è questa “mi piace così” non c’è nessuna possibilità di dirne altro “mi piace così e tanto basta!”. Ma noi ci siamo chiesti se fosse possibile invece stabilire qualcosa di più di questo, o tutto è soltanto frutto di quello che passa per la testa in quel momento, di una decisione estetica: mi piace così in quel momento e dopo magari dopo dieci minuti piace il contrario, e ci è venuto il sospetto che ci fosse in realtà qualche cosa di più solido e qui c’è stato un colpo di genio, e cioè mettere in atto qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima. Molti sono arrivati a un passo, primo fra tutti Wittgenstein, Freud dal canto suo ha dato un contributo notevolissimo: Freud ha insegnato ad ascoltare, ad ascoltare ciò che le persone dicono e a intendere che cosa supporta queste cose, da dove arrivano, quali sono le cose sulle quali una persona crea tutte le sue considerazioni; Wittgenstein ha insegnato che il linguaggio è prioritario su qualunque cosa, che qualunque fatto è un atto linguistico, questo dice Wittgenstein, che non si può uscire da qui. Allora ecco: ascoltare la teoria, e cioè applicare ciò che mano a mano si andava trovando alla teoria stessa, retroattivamente. Per esempio se Wittgenstein afferma che qualunque fatto è un fatto linguistico, allora anche quella considerazione è un atto linguistico, con tutto ciò che questo comporta. Questo nessuno l’ha mai fatto prima, né Wittgenstein né Freud naturalmente, Freud non aveva gli strumenti che riguardano la filosofia del linguaggio, ma ha insegnato ad ascoltare, per questo occorreva uno psicanalista che fosse avvezzo alla filosofia del linguaggio e alla logica e cioè che sapesse applicare, sapesse ascoltare una teoria esattamente così come ascolta un discorso, un racconto, un sogno, interrogando questa teoria e chiedendo a questa teoria che cosa la supporta, da dove viene, di cosa è fatta, cosa l’autorizza a esistere, per esempio. Se si applica ciò stesso che mano a mano si trova alla teoria stessa allora il gioco è fatto, ci si accorge immediatamente che tutto ciò che si va elaborando è fatto di un materiale particolare e tutte le teorie per quanto elaborate, sofisticate e ingegnose in realtà sono fatte di sequenze, sequenze linguistiche, inferenze, deduzioni, considerazioni, giudizi: questo è vero, questo è falso, questo è vero quindi lo accolgo, questo è falso quindi no, esattamente come funzionano le macchine, fatte dagli umani e quindi pensano allo stesso modo, sì/no 1 uno/0 zero. Sembra un po’ arida detta così però lo schema del funzionamento di questa struttura che chiamiamo a questo punto col suo nome, cioè linguaggio, funziona così, ogni giudizio è fondato su una sequenza che valuta e afferma se un certo elemento può essere accolto oppure no, se è accolto lo tiene in conto, se non può essere accolto lo scarta e viene abbandonato. Questa prerogativa di applicare i risultati di una ricerca al metodo e alla struttura stessa della ricerca è quello che ci ha consentito di intendere con assoluta precisione come funziona il linguaggio, non soltanto ma di sapere a quel punto che se gli umani pensano nel modo in cui pensano è perché sono fatti di linguaggio, di quella cosa che consente di pensare. Ci siamo chiesti a un certo punto: supponiamo che non esista questa struttura, non c’è, non c’è mai stata, io con che cosa penso? Con che cosa ragiono? Con che cosa decido, concludo, stabilisco, affermo, nego? Con che cosa? Manca a questo punto una struttura fondamentale, quella che mi consente di fare tutte queste cose, certo sappiamo tutti perfettamente che il sistema nervoso centrale reagisce a degli stimoli ma non è questo che chiamiamo pensare, anche una lampadina reagisce agli stimoli, basta che caschi e si spacca, possiamo dire che reagisce a uno stimolo? Un termometro, se lo metto nel frigorifero posso affermare che sente freddo? Eppure c’è una variazione di stato, il mercurio si restringe, ha freddo? Che senso ha farsi una domanda del genere? Con Wittgenstein dovremmo dire che sono non sensi, di nessun interesse, eppure invece gli umani pensano, è questo che ha iniziato a interessarci in modo straordinario perché se a questo punto si intende esattamente come funziona il linguaggio allora di conseguenza si intende esattamente come funzionano gli umani, e cioè perché pensano nel modo in cui pensano e allora tutto diventa straordinariamente chiaro, inequivocabile, semplice. Per quanto sia complesso arrivare a considerazioni del genere, il modo in cui gli umani pensano appare straordinariamente semplice pur nella sua complessità, ma la complessità è data dalla quantità sterminata di giochi linguistici che intervengono, in realtà la struttura che li fa funzionare è semplicissima, di una semplicità straordinaria, questa semplicità è quella che in effetti ha sempre diretto gli umani che si sono sempre mossi in modo straordinariamente semplice, se questo è vero si fa, se è falso non si fa. Voglio il potere, perché? Perché avere potere mi da importanza. Naturalmente perché sia potere occorre che sia riconosciuto cioè che tutti mi riconoscano questa importanza, questo valore, se sono persona di valore vuole dire che le cose che dico sono importanti, se le cose che dico sono importanti sono necessariamente vere anzi, se tutti quanti ci credono. Vi renderete conto a questo punto che la situazione in cui ci siamo trovati è stata sorprendente, come dire che si è posta di fronte a noi la possibilità di intendere esattamente come funziona ciascuno, come funziona necessariamente, non tanto quali sono i suoi ghiribizzi o le sue fantasie, questo di conseguenza, ma il modo in cui pensa, che è semplicissimo: ciascuno vuole esattamente sempre la stessa cosa e cioè avere ragione, quindi avere potere. Chi ha ragione ha anche potere in genere o comunque cerca di averlo, avere ragione dell’altro e sull’altro, se ci pensate bene è la cosa cui gli umani tengono di più, avere o supporre di avere ragione e quindi imporre la propria ragione sull’altro. Perché per esempio una delle cose più fastidiose per gli umani è che qualcuno dica loro che hanno torto, perché se la prendono a male anziché accogliere semplicemente l’eventualità di avere torto, e invece no, importa tantissimo. Intendere come funziona il linguaggio vale a intendere come necessariamente funzionano gli umani perché gli umani sono fatti di questa cosa, nel senso che pensano perché esiste il linguaggio e quindi sapendo come funziona il linguaggio si sa come pensano necessariamente, che cosa li muove, perché vanno in una direzione anziché in un’altra, perché seguono la via vera e abbandonano quella falsa per esempio, perché? Perché uno abbandona qualcosa che è falso anziché perseguirlo con fredda e determinata ostinazione? A questo punto è come se si aprisse un mondo meraviglioso al quale come vi dicevo molti si sono solo avvicinati. Una cosa del genere ha delle implicazioni devastanti per il modo di pensare occidentale: non solo crollano tutte quelle cose su cui si è costruito il pensiero occidentale, i valori, la necessità di credere in qualcosa, non esiste più la necessità, per esempio, di avere paura, non c’è più nessuna necessità di stare male, di provare angoscia, fobie e ansie, non c’è più la possibilità di credere in qualche cosa e questo ha delle implicazioni, come dicevo devastanti per tutto il sistema occidentale, perché se una persona non ha più bisogno di credere non è più ricattabile, e se non è più ricattabile è un grosso problema. Ci si è posto di fronte questo scenario, tutt’altro che semplice da introdurre, anche da mostrare semplicemente perché tutto ciò che gli umani apprendono da quando incominciano i primi vagiti è proprio questo, imparare a credere, imparare a fidarsi, imparare a distinguere ciò che è bene e ciò che è male, ad avere dei valori, ecco tutto questo ci è parso che potrebbe all’improvviso scomparire lasciando gli umani orfani della possibilità di stare male. Questo naturalmente, essendo psicanalisti, ha avuto dei risvolti non indifferenti nella pratica analitica, il primo è stato quello di dovere abbandonare necessariamente a questo punto qualunque dottrina psicanalitica precedente, abbandonarla in quanto totalmente inadeguata e irrilevante perché fondata su atti di fede del tutto arbitrari, e anche nella pratica alcune cose si sono modificate: in fondo ciò che una psicanalisi occorre che sia. Mostrando come funzionano necessariamente le cose la psicanalisi diventa sovversiva, cioè che sovverte questa sorta di ordinamento, di ordine mondiale su cui si è costruita l’umanità negli ultimi tremila anni e che è stata retta, come Platone ha notato, su una nobile menzogna. E se non ci fosse più la necessità di essere ingannati che succede? Questo è ciò di cui parleremo martedì prossimo. Diremo perché la psicanalisi se è tale è necessariamente sovversiva, diremo perché tutte le varie psicologie, psicologismi sono assolutamente risibili e che cosa occorre che faccia una psicanalisi che non può più non tenere conto di ciò che è a fondamento di tutto, e cioè la struttura di quella cosa che si chiama linguaggio, che appositamente ho chiamato struttura, linguaggio non è la verbalizzazione di qualcosa ovviamente ma la struttura che consente di pensare, di trarre conclusioni, di trarre inferenze, giudizi, che consente anche di avere paura, per esempio, e insieme con queste infinite altre cose naturalmente. Il tema dell’incontro successivo è “Per una psicanalisi sovversiva”, è questo che proponiamo: una psicanalisi che non può più credere in nulla che non sia assolutamente necessario e quindi mostreremo che cosa è assolutamente necessario, che cosa cioè non può non essere perché se non fosse non sarebbe né quella, né nessun altra cosa. Grazie a tutti e buona serata.